Gli occhiali di Dewey – di Sara Tirabassi


Questo argomento contiene 11 risposte, ha 11 partecipanti, ed è stato aggiornato da L'Antico L’Antico 9 anni, 7 mesi fa.

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  • #10046
    Zebratigrata
    Zebratigrata
    Partecipante

    Esattezza.
    Inclinò un pelo il capo per liberarsi del riflesso ma nulla cambiò. Sul battente aperto della finestra del terzo piano campeggiavano, ribaltate, proprio quelle nove bianche lettere. Gli altri vetri sacrificavano la propria essenziale trasparenza in nome della conoscenza tutta. Informatica, Arte, Musica… finanche Profondità e certamente Curiosità, insostituibili tasselli dell’animo umano cui scienza e filosofia devono senza dubbio qualcosa. Esattezza, tuttavia, non era la parola che avrebbe scritto sulla finestra di una biblioteca.
    Entrò.
    Veloce su per i gradini guatò con acrimonia le righe nere della classificazione Dewey che risalivano ostentatamente il muro interno fino al terzo piano.
    Esattezza.
    Classificare Esattamente ogni libro possibile. Come no. Non era certo il primo bibliotecario a sperare fiducioso che qualcun’altro prima di lui si fosse preso la responsabilità di dare un numero all’autobiografia di Pimone, sovrano di Maldur, ritrovata e data alle stampe da uno sciamannato archeologo che avrebbe fatto minor danno passando il tempo a classificare olle in un seminterrato.
    Facile. Un roboante 320: “Biografia di Pensatori Politici”. Ma a leggerla, la sua vita, pareva proprio che questo Pimone pasticciasse ai fornelli tutto il giorno. Un timido 641: “Cibi e Alimenti” faceva capolino da dietro l’etichettatrice. Ma non sarebbe stato impietoso prendere quest’uomo antico, saggio, sfuggito per così poco all’oblio e metterlo accanto a Cracco? Seppure lo scaffale dei libri di cucina era stato riabilitato con un bel cartello “Cultura del Cibo”. L’utente più moderno bramava vedersi ben lontano dagli antri in cui le massaie producono lasagne con la noncuranza di grosse e rumorose macchine industriali. Piuttosto, ecco, su una soglia oltre cui elevare l’ego insieme coi sensi.
    Pimone invece cucinava e basta. Con un nobile scopo però.
    Benevolo tiranno, sorvegliato a vista da guardie, sicari e sudditi lamentosi, voleva determinare con la massima Esattezza la ricetta dell’invisibilità.
    Ma allora, è un 500: “Scienze Pure”! Magari un 540: “Chimica e Scienze Connesse”. S’intende, se l’ha trovata la ricetta. Sennò, proprio a voler essere accomodanti, un 895: “Letterature Uraloaltaiche, Paleosiberiane, Dravidiche”. O un bel calcio e il bollino blu dell’area “Fantascienza”, senza la dignità della rituale consacrazione numerica.
    Si rese conto che dovunque lo avesse messo, quel libro sarebbe stato trovato solo da chi cercava qualcos’altro.
    Versò una lacrima per i libri invisibili, inclassificabili, scomparsi agli occhi del lettore che cerca indossando le lenti dell’analisi e dell’Esattezza.
    La beffa è che Pimone la sua ricetta l’aveva trovata. Un piatto rustico e robusto, uno di quei sughi di spezie forti che trasudano per giorni (ancora meglio se si cammina di buon passo nei bassifondi durante la digestione). Con la puzza addosso, il sovrano non lo vedeva più nessuno. Non era Esattamente ciò che si aspettavano da un sovrano.

    #10089
    Cristina Danini
    Cristina Danini
    Partecipante

    Ciao Sara :-)
    il tuo racconto mi ha ricordato la favola “I vestiti dell’imperatore”, anche se solo il finale ci si avvicina davvero. Mi sembra di vederlo questo povero bibliotecario, ossessionato dall’esattezza. Certo hai delineato molto bene il personaggio principale! Mi piace anche l’idea dei libri invisibili, quelli che nessuno vede perché sconosciuti, quelli andati persi e quelli che sono solo leggenda. Chissà se Pimome era invisibile ma rintracciabile dall’odore…
    Complimenti!

    #10108
    Leonardo
    Leonardo
    Partecipante

    L’ho dovuto rileggere due/tre volte ma m’è piaciuto molto!! Non soltanto per l’idea dei libri invisibili (vere e proprie anime perse nell’universo delle biblioteche) ma anche per la figura di un re che più volte mi ha ricordato vecchi trascorsi del liceo e la buffa versione latina del re assiro Sardanapalo e della sua mollezza effeminata. Ma proprio in fin di vita, stretto d’assedio, si dimostrerà uomo coraggioso e forte. Fare il re spesso è noioso, e pur qualcos’altro bisogna trovar da fare. Anche Pimone lo sa…

    #10161
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Come lettrice amo molto lo stile minimalista e la scrittura semplice e chiara. Devo dire che nel tuo testo, almeno dal mio punto di vista, ho trovato diversi inciampi. Usi termini che non sono comuni, hai uno stile ricercato e per certi versi pregevole, però io fatico quando incontro termini non di uso comune. Non avertene a male se il mio non è un commento positivo, considera che non mi piace neppure Proust :)
    A parte lo stile, anche la trama l’ho trovata troppo elaborata. Tuttavia scrivi molto bene e anche se il racconto non è tra i miei preferiti, sono sicura che sarà apprezzato da chi cerca nella lettura un maggiore impegno piuttosto che un mero svago.
    Qualche considerazione nello specifico:

    Musica… finanche Profondità e certamente
    Non è un errore, ma “finanche” è un termine poco usato.

    Veloce su per i gradini guatò con acrimonia
    Sono da sempre per la scrittura semplice, leggere “guatà con acrimonia” non aiuta né rende più scorrevole la lettura.

    “Letterature Uraloaltaiche, Paleosiberiane, Dravidiche”.
    Anche qui, citazioni che non sono a beneficio di una lettura agevole.

    #10323
    invernomuto
    invernomuto
    Partecipante

    Ciao Sara! Benvenuta a Minuti Contati è un piacere fare la tua conoscenza.

    Devo dire che il tuo racconto è riuscito a stupirmi, un po’ per l’originalità nello sviluppare il tema proposto, un po’ per il tuo stile alto e arzigogolato che sembra andare a cercare con il lanternino lemmi inusuali per sorprendere e spiazzare il lettore.

    Al centro del dedalo linguistico che hai costruito si trova una bella trama con la disperazione del povero classificatore che traspare in modo esasperato molto vicino agli standard della commedia.

    L’argomento è stato pienamente rispettato, l’invisibile come inclassificabile, mentre lo stile dividerà in due i lettori, io personalmente l’ho apprezzato ma riesco a comprendere il punto di vista di coloro che si troveranno spiazzati dalle tue scelte lessicali a volte eccessivamente ricercate.

    Prova molto buona, spero di rileggerti presto.

    #10334
    Andrea Partiti
    Andrea Partiti
    Partecipante

    Mi è piaciuto davvero molto come hai interpretato il tema dell’Invisibile, penso nel modo più originale di tutto il nostro gruppo. Adoro lo stile surreale, sia al cinema che in letteratura, e in più apprezzo in generale le metastorie che parlano di libri e letteratura, quindi non sono del tutto imparziale.
    Il linguaggio esageratamente forbito si adatta bene all’atmosfera che crei e fa da legante tra il presente e la leggenda, ma a volte è esagerato. Non mi capita spesso di dover cercare parole sul dizionario, ormai, ma “guatare” mi ha preso in contropiede, anche se immaginavo grossomodo il significato.
    Mi è capitato diverse volte, frugando in una biblioteca, di trovare un libro classificato per una sua caratteristica specifica, che stonava con i volumi attorno a lui. Leggendo il tuo racconto mi sono tornate in mente tutte queste occasioni in cui ho sfogliato e magari apprezzato un libro proprio per la sua invisibilità/inclassificabilità!

    #10354

    Veronica Cani
    Partecipante

    Ciao, Sara!
    L’idea del tuo racconto è molto originale e ben sviluppata, anche se la lettura è stata spesso faticosa, anche a causa delle tue ricercate scelte lessicali. Ti segnalo due refusi: uno è “qualcun’altro”, che va scritto senza l’apostrofo; l’altro riguarda la sintassi della frase “Seppure lo scaffale dei libri di cucina era stato riabilitato”: seppure regge il congiuntivo e non l’indicativo, ma anche volendo usare l’indicativo la frase risulta comunque incompleta. A rileggerti! :)

    #10366
    Vastatio
    Vastatio
    Keymaster

    Ciao, una originale interpretazione del tema che perde parte della sua forza per lo stile e le citazioni non sempre facili da seguire. Chiariamo, ci sta tutto visto l’ambiente del racconto, ma dover ricorrere a google più di una volta in 3000 caratteri non giova alla scorrevolezza ( e nemmeno al mio ego fargli presente che non sa tutto!)

    #10440
    Zebratigrata
    Zebratigrata
    Partecipante

    Grazie a tutti per i commenti, gli apprezzamenti e le correzioni: mi cospargo il capo di cenere per i refusi (oddio, l’apostrofo, che vergogna!).

    In questo racconto il lessico un po’ arzigogolato era intenzionale: speravo contribuisse a creare un’atmosfera semiseria e a far emergere meglio la figura un po’ caricaturale del bibliotecario. È molto interessante leggere i vostri commenti per vedere come viene percepita questa scelta linguistica. Ad esempio non pensavo fossero davvero tutti termini così inusuali o che rallentassero la lettura. Può darsi che qualcuno di essi mi sia familiare perché ha lasciato qualche traccia a livello locale nel dialetto, o forse ho letto troppi libri in traduzioni ‘datate’ :-)

    Ad ogni modo la prossima volta cercherò di fare più attenzione alla scorrevolezza del testo, che mi sembra l’inghippo maggiore. E spero di cimentarmi presto in un’altra edizione di Minuti Contati :-)

    #10479
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Sara,
    il tuo più che un racconto sembra essere una divertente disquisizione sui problemi derivanti dal sistema di catalogazione Dewey in relazione al povero Pimone. Per come la vedo io un racconto dovrebbe partire da un punto A e arrivare a un punto B attraverso un movimento che porta, attraverso le difficoltà che incontra, al cambiamento del protagonista. Qui invece la drammaturgia mi sembra del tutto assente. Ho trovato comunque spassosi tutti i paradossi che segnali derivanti dalla illusione di riuscire a classificare con esattezza ogni tipo di libro.

    #10556
    Enrico Nottoli
    Enrico Nottoli
    Partecipante

    Ciao Sara,
    ho letto il tuo racconto più volte e come storia mi piace, l’idea che sta alla base è buona però, secondo me, lo stile usato appesantisce molto sia la lettura che la comprensione. Il problema, per me (sempre bene ribadire che è un mio gusto 😉 ) è che la scrittura andrebbe rinfrescata e ringiovanita, sia chiaro i termini alti a me piacciono molto, è la composizione vera e proprio delle frasi che a volte mi ha lasciato spiazzato. Ad esempio: “proprio quelle nove bianche lettere”, stona molto, si sente pesante alla lettura.
    Peccato perché l’idea mi era piaciuta molto.
    Comunque spero di poterci rileggere e alla prossima :)

    #10602
    L'Antico
    L’Antico
    Keymaster

    Ciao Sara e benvenuta a Minuti Contati!
    Più che un racconto, un divertissement. Ottima l’applicazione del tema, ma ho faticato a capire la direzione del narrato. Si parte dalla parola ESATTEZZA affissa sulle finestre di una biblioteca per dare il via a una ricerca, mi è sfuggito se il libro di Pimone lo portasse appresso il protagonista o se lo cercasse in quel reparto. Un po’ fumuso insomma e con soluzioni formali anche un pelo arzigogolate (però utilizzi l’espressione “un pelo”, mia costante, e ti becchi un GRANDISSIMA già solo per quello). Detto questo, pollice ni perché non mi sento di bocciarlo, ma al contempo la sensazione è che manchi qualcosa, forse molto. Il laboratorio ti aspetta e sono curioso di scoprire come diventerà il racconto con i 5000 caratteri che mette a disposizione.

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