[A] Il carrozziere di fiducia – Francesca Di Galbo


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Questo argomento contiene 13 risposte, ha 10 partecipanti, ed è stato aggiornato da L'Antico L’Antico 10 anni fa.

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  • #5134
    Francesca
    Francesca
    Partecipante

    Palermo-Messina.
    14.30 di un assolato sabato pomeriggio.
    Al volante della vecchia e cara 500.
    Il sole tiepido d’aprile gli scalda il viso mentre l’autoradio trasmette un’improbabile Pugni Chiusi de I Ribelli.
    Quest’immagine d’altri tempi lo mette stranamente di buon umore. Arriva persino a canticchiare il ritornello della canzone mentre spinge sull’acceleratore.
    Demetrio ha quasi terminato di cantare quando Sergio concede uno sguardo allo specchietto retrovisore.
    Fumo.
    Tanto fumo.
    Scatta la freccia a destra e accosta sulla corsia d’emergenza.
    Scende quasi al volo, correndo ad aprire il cofano. Una coltre nera lo avvolge: «Cazzo…» non doveva spingere così tanto. Ha permesso di lasciarsi andare una volta ed ecco il risultato. Butta uno sguardo attorno a sé: «Cazzo!» non proprio su un viadotto, non lui che soffre di vertigini.
    Rientra in macchina. Estrae lo smartphone e compone in fretta il numero del carrozziere di fiducia. Riferisce il punto esatto nel quale è intrappolato e chiude la chiamata, ansioso.
    Cerca di distrarsi concentrandosi sulla musica. Niente, solo un cumulo di parole e suoni distorti. Non fanno altro che agitarlo maggiormente.
    Spegne la radio. Sposta lo sguardo sull’orizzonte. Non sulle colline vicine ma lontano, sul mare.
    Funziona. I battiti rallentano. La sudorazione è quasi cessata. Il respiro è più regolare.
    Inspira ed espira profondamente, riportando lo sguardo sulla strada. E’ in quel momento che nota un gruppo di persone poco più avanti, sul guardrail del viadotto.
    Scende in fretta, allarmato. Corre verso di loro: «Ma cosa sta succedendo qui?! Siete impazziti?!» bercia verso uno di essi.
    «Ecco il prossimo!» esclama il ragazzotto, squadrandolo per bene, come se stesse prendendogli le misure. «Forza ragazzi!»
    In tre lo afferrano, agghindandolo e attaccando una lunga corda a dei ganci presenti sull’imbracatura. Sergio resta immobile, basito, non capisce cosa sta accadendo.
    Solo quando viene malamente spintonato su una scaletta inizia a comprendere. Troppo tardi. Il suo corpo è già nel vuoto e lui sta gridando a squarciagola. In realtà sembra non respirare affatto, forse sta solo immaginandosi le urla. Anche il cuore sembra essersi fermato.
    Un violento scossone lo riporta su. Ma qualcosa non va, il secondo scossone non avviene.
    Sergio è terrorizzato. Va giù. Giù. Sempre più giù. Gli alberi e i campi gli vengono incontro.
    Vede il volto della sua amata. Non di Antonella, non di sua moglie. E’ il volto giovane di Anna, che gli sorride dal banco accanto al proprio.
    Scusami. Le sta chiedendo scusa. Per tutto quello che non ha avuto il coraggio di dirle e di fare. Vorrebbe parlargli, spiegargli ma sa che quei pochi attimi non basteranno. Non si aspetta di certo una sua reazione. Che ella gli risponda.
    E invece lei lo guarda con dolcezza. Dischiude le labbra.
    «Ehi! Signor Sergio. Si svegli. Ha fatto proprio una bella dormita!» lo riconosce, è il volto grassoccio e sempre sorridente di Mario, il suo carrozziere «Siamo a Palermo!»

    #5310
    Cristina Danini
    Cristina Danini
    Partecipante

    Ciao Francesca =)

    Mi spiace dire che anche dopo aver letto il tuo racconto un paio di volte ci sono alcuni passaggi che mi sfuggono. In particolare non capisco come faccia il protagonista a risvegliarsi nella macchina del suo carrozziere dopo essere caduto (o aver fatto il volo dell’angelo?)

    Mi piace l’atmosfera serena iniziale, la classica gita fuori porta guastata da un problema al motore, come anche lo stato d’animo descritto nella digressione su Anna, anche se messa così la vedo un po’ fine a se stessa. Credo che se l’avessi ripresa nel finale, dopo che si è risvegliato, sarebbe stata molto più potente.

    Comunque complimenti!

    #5312
    Francesca
    Francesca
    Partecipante

    Ciao Cristina e grazie del commento innanzitutto :)

    Nel racconto sottintendo che il protagonista si sia addormentato in macchina, mentre cercava di rilassarsi guardando il mare… Tutto il resto fa parte dei sogni di Sergio, torniamo alla realtà quando il carrozziere lo sveglia, dopo averlo trasportato in autostrada (continua a dormire durante tutto il tragitto) ed essere arrivati a Palermo.

    I ragazzi che vede sul viadotto stanno facendo bungee jumping, Sergio viene coinvolto da loro (involontariamente) nello sport. Non cade ne fa il salto dell’angelo.

     

    Spero che la spiegazione ti abbia aiutata a chiarire i tuoi dubbi, poi beh, il limite dei 3000 caratteri non ti permette di ampliare più del necessario i vari concetti.

    Buona serata!

    • Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da Francesca Francesca.
    #5320

    Giulio Marchese
    Partecipante

    Ciao Fra!

    Ti ripeto qui quello che ti ho già detto in privato il racconto funziona, si legge piacevolmente e senza problemi. Il problema secondo me è il finale. Il cliché del sogno stra abusato fa perdere il senso di tutto. Sostanzialmente alla fine ti rendi conto di avere letto il niente, perché niente è successo davvero. Secondo me sarebbe stato più interessante se tutto fosse accaduto davvero magari spiegando il perché, ma anche buttandola sulla serie di coincidenze. Poi c’è qualche termine che non mi piace ma sono inezie. Benvenuta 😉

    #5325
    Francesca
    Francesca
    Partecipante

    Ciao Giù :) fondamentalmente tutto ciò che succede in sogno è parte della vita reale di Sergio. La moglie, Anna (vecchia fiamma dei tempi del liceo), se vogliamo anche i ragazzi che “giocano” un po’ con la sua paura dell’altezza. E’ una vita rivisitata in sogno più che coscientemente, fatti comunque che dovrebbero portarlo a riflettere una volta sveglio…o almeno così me lo sono immaginata io. Sul cliché del sogno stra abusato non posso darti torto, è un elemento ridondante ultimamente 😉

     

    Grazie!

    • Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da Francesca Francesca.
    #5360
    lailmil
    lailmil
    Partecipante

    Racconto scritto molto bene, scivola sotto gli occhi quasi. Sarà una stupidata, ma ho apprezzato come vai a capo, il testo è molto arioso. La prima parte mi è piaciuta molto, hai inquadrato con pochissimi dettagli Sergio, attraverso la Cinquecento, i Ribelli. L’incipit cattura subito l’attenzione. Sei stata anche molto brava a giocare con la paura delle altezze del protagonista, trasferendo le vertigini per il viadotto  nel sogno del salto. La frase “Ecco il prossimo!” è esilarante e collega bene il prima e il dopo. Fila tutto liscio fino ad Anna che dischiude le labbra. Il finale invece non mi è piaciuto. Non perché sia scritto male, anzi! E oltretutto, riprende il tono ironico dell’inizio. Però la storia muore completamente se alla fine scopro che è stato tutto un sogno. Non so, magari potevi fare intervenire all’ultimo un elastico di salvataggio (sarebbe stato quasi catartico, per Sergio, aver superato la prova dell’altezza) oppure fare svegliare il protagonista in ospedale, tutto scassato per la caduta. Faccio schifo a trovare finali altrui, scusami. Però, ecco, credo che il tempo non abbia giocato a tuo favore, avresti potuto trovare una soluzione migliore del sogno. A parte questo, comunque, è stato un vero piacere leggerti!

    #5459
    Tina Caramanico
    Tina Caramanico
    Partecipante

    Non mi è chiarissimo quando il protagonista si addormenti e cominci a sognare; comunque ritrovarlo alla fine del racconto addormentato è abbastanza irritante, quello di “Sorpresa! Era tutto un sogno” è un espediente narrativo abbastanza ingenuo e sicuramente abusato. Insomma, non mi ha convinto del tutto.

    #5483
    Francesca
    Francesca
    Partecipante

    Ciao Sara e ciao Tina, grazie per i commenti :)

    E’ la seconda volta che leggo nei commenti che non si capisce bene quando il protagonista si addormenti. In realtà questo è assolutamente voluto e necessario per l’andamento del racconto, comunque ho già spiegato a Cristina dov’è che si assopisce.

    Sara, anche il finale del sogno era assolutamente voluto fin dall’inizio, non è stato solo un espediente per concludere dettato dai 3000 caratteri. Non preoccuparti per i finali alternativi, sono uno stimolo in più! Ed è stato simpatico immaginare Sergio che viene rimbalzato su all’improvviso o che si sveglia all’ospedale, con tutto quello che ne consegue nella sua mente. Detto questo posso capire la vostra delusione, è capitato anche a me leggendo altri testi di restare delusa proprio perché era stato utilizzato l’espediente del sogno 😛

    #5527

    Francesca Nozzolillo
    Partecipante

    Ciao Francesca :)

    Che dire… inizio travolgente, ottimo linguaggio e belle descrizioni. Ho apprezzato il personaggio di Sergio, la sua paura dell’altezza e il tuo utilizzo ‘sadico’ della sua debolezza (non per niente, si trova su un viadotto, e non per niente viene costretto allo sport meno indicato per chi soffre di vertigini) su questo, ottimo. All’inizio proprio il fatto che lo ‘costringessero’ non mi era piaciuto per niente, mi chiedevo ‘ come cavolo fanno a costringerlo, se uno non vuole non vuole’ … ovviamente trattandosi di un sogno poi prende tutto un altro significato. Secondo me, se il tentativo era conciliare le paure e i sentimenti del protagonista con le immagini di un incubo, avresti forse fatto meglio a concentrarti solo su un argomento: ha paura dell’altezza? il bundy jumping è perfetto. Ma perchè inserire anche un ex amore liceale? non sappiamo niente di questa ragazza, è un po’ buttato lì. Mi viene da pensare: che c’entra con tutto quello che sta accadendo? forse mi sarei concentrata sulla paura del vuoto e basta. Però sono gusti  ^^ eeee poi…  capisco che il sogno fosse necessario, però un po’ è vero ti lascia sempre l’amaro in bocca.  Comunque vabe, è stata una scelta mirata e quindi per me va bene così :) personalmente senza sogno forse sarebbe stato più vero, però anche sti cavoli!

    A parte queste cose (cristo ho scritto un botto) brava! :)

    #5731
    Gian de Steja
    Gian de Steja
    Partecipante

    Dunque, tema ok, perfettamente centrato. Forma direi nulla da segnalare, è scritto molto bene. Il racconto in generale mi sarebbe anche piaciuto ma ci sono diversi difetti. Innanzi tutto, scusa l’Ignoranza ma io pensavo che insieme a Sergio ci fosse anche Demetrio e sono dovuto andare su Wikipedia per ricordarmi che Demetrio era il cantante dei Ribelli. Io sono ignorante, ok, però i ribelli non sono i Beatles eh! 😉

    Il punto in cui lo vestono per prepararlo al salto è molto confuso e sinceramente poco credibile, anche se poi col barbatrucco del sogno si può accettare tutto e di più. L’espediente del finale a sogno lo trovo davvero brutto e rovina un po’ il racconto. :(

    #5885
    Alberto Priora
    Alberto Priora
    Partecipante

    Un saluto da Alberto
    Partiamo col dire che il Gusato c’è ed è un guasto classico e che lo spunto andava benissimo per mettere il protagonista in una situazione problematica. Ed è stato fatto: ma perché “rovinare” tutto dicendo poi che è un sogno, che è un modo di sminuire il proprio racconto, perché si pone il lettore di fronte a una narrazione per poi dire che era tutto finto. Molto meglio sarebbe stato se la “sfiga” del guasto (o aver forzato la macchina, quindi averse creato un destino) fosse davvero la prima parte di una conseguenza. Così la cosa si perde e basta.
    Già che ci siamo segnalo che la frase “Scatta la freccia a destra e accosta sulla corsia d’emergenza” ha questo cambio di soggetto che non va molto bene. In altri punti il fatto di avere tante piccole frasi un po’ nette non favorisce sempre la scorrevolezza.

    #5888
    Francesca
    Francesca
    Partecipante

    Grazie per i commenti :) per i complimenti e per le critiche, sempre utili.

    Francesca e Gian, avete perfettamente centrato la forzatura del momento in cui lo imbracano, è proprio il sogno che me lo permette. L’amore ex liceale non è stato inserito per caso, è mirato a far intendere che forse il guasto non è solo nella macchina o nell’elastico che si spezza… Questo piccolo aneddoto, insieme ad altri piccoli particolari del protagonista, cercano di comunicare che il vero guasto sta proprio nella vita che ha condotto Sergio, nelle scelte sicure ma limitanti che ha preso (vedi “Ha permesso di lasciarsi andare una volta ed ecco il risultato”).

    Alberto, sono assolutamente consapevole di quegli errori, purtroppo molte frasi sono state acciaccate dai tagli necessari al limite dei caratteri(tra l’altro ho utilizzato un contatore di caratteri che si è rivelato essere sfalsato). In particolare la frase che hai segnalato era strutturata in maniera completamente diversa.

    • Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da Francesca Francesca.
    #6010
    Alessandra Corrà
    Alessandra Corrà
    Partecipante

    Ciao Francesca,

    Mi è piaciuta molto la psicologia del protagonista e che il guasto della macchina fosse solo simbolico, ma che il vero problema, invece, era proprio dentro di lui. Una persona che ha vissuto sempre tutto in modo limitante, senza lasciarsi mai andare e che proprio per questo non è riuscito a fare le scelte giuste ed è rimasto insoddisfatto da se stesso. L’introduzione di Anna, secondo me, avrebbe avuto bisogno di maggior spazio, perché inserita così brevemente e solo sul finale rischia di sembrare una deviazione, come se fosse stata buttata li per caso. Invece, era una chiave importante per far capire al lettore la psiche inquieta di Sergio.

    #6062
    L'Antico
    L’Antico
    Keymaster

    Francesca, benvenuta nell’Arena. Francesca? Francesca sveglia! Stai di nuovo sognando di saltare dal ponte? Incorreggibile…
     
    Un racconto formalmente corretto, si legge con piacere, rispetta il tema. Non rilevo questo problema del sogno, non è tutto dentro il sogno, ma solo la parte finale e mi sembra anche abbastanza chiaro. Tra l’altro, molto ben gestito quel pezzo con il lettore che segue il protagonista lungo il ponte fin giù quasi a schiantarsi. Lo vedo un merito e non un demerito l’aver utilizzato il sogno in questo contesto, insomma. Però rilevo un problema fondamentale: cosa volevi raccontare? Mi sembra tutto un pretesto per il tema, arrivato a fine lettura mi sono ritrovato sperso nella ricerca del senso, di quel non so che che potesse dare una connotazione alla storia. Un consiglio: in fase lab inseriscici la questione del ponte che sta cedendo, trai spunto dalla realtà, e lavora su quello per dargli una connotazione anche sociale.

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