Oscurità


Questo argomento contiene 5 risposte, ha 3 partecipanti, ed è stato aggiornato da Ceranu Ceranu 9 anni, 6 mesi fa.

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  • #11908

    carla anastasio
    Partecipante

    Si ricordava di averlo visto anche lui, una volta, da piccolo: un uomo magro, pallido, interamente vestito di nero e con un ampio mantello a ruota. Dicevano che era uno di quei pazzi che predicavano della fine del mondo, della discesa dell’oscurità’. Ma nessuno sapeva il significato di quella parola.
    Ultimamente, però, di quei fanatici ne erano comparsi parecchi: mettevano, come al solito, in guardia dall’’oscurità’ e dicevano di prepararsi. Ma a che cosa?
    Così rimuginava Vane mentre si inerpicava sulle pendici del monte alla ricerca della caverna assieme a Tara: l’aveva convinta a fare quel sopralluogo per via dell’insolito movimento delle quattro lune.
    Qualcosa gli diceva che l’anomalia aveva a che fare con l’’oscurità’ predicata da quei  fanatici vestiti di nero.
    Da quando le lune non viaggiavano più per il cielo ad intervalli regolari, ma si stavano sfasando, lui  aveva calcolato che ci sarebbero state delle ore poco luminose. O addirittura senza luce.
    I governanti non ne parlavano e questo non era un buon segno. Ma intanto, come spinto da un’urgenza improvvisa, aveva deciso di cercare l’antro.

    Nessuno ci si era mai addentrato perché la luce spariva a pochi metri dall’entrata ed era appunto per questo che lui voleva provarne l’esperienza.
    “Vieni Tara, fatti forza, dobbiamo capire cosa si prova.” disse prendendola per mano.
    La luce si affievolì velocemente, ma ancora vedevano qualcosa.
    “Vane, non ce la faccio, la paura mi blocca il respiro.”
    “Va bene, aspettiamo un po’ qui nella penombra, così ti abituerai.” Concesse lui.
    Si sedettero spalla a spalla aspettando che il respiro si regolarizzasse.
    “Guarda, la luce si sta affievolendo!” disse Tara indicando l’imbocco della caverna.
    Scattarono simultaneamente in piedi e fecero appena in tempo a raggiungere l’entrata che la luce scomparve del tutto: nel cielo non c’era neanche una luna, ma una miriade di piccoli punti lucenti che incombevano sulle loro teste.
    Prima che il terrore li bloccasse, Vane trascinò la ragazza all’interno della caverna per ripararsi dalla caduta di quelle cose dal cielo, ma invece di sentire dei tonfi o dei boati, sentirono salire dal fondo della vallata delle grida di terrore, risa folli, urla angosciate.
    I suoni della paura di chi, per la prima volta, viene privato della luce, della certezza del giorno, e cade nell’angoscia dell’ignoto.
    Le urla di chi, improvvisamente, vede scendere sul proprio mondo il sudario delle nere ali della notte.

    • Questo argomento è stato modificato 9 anni, 6 mesi fa da  carla anastasio.
    • Questo argomento è stato modificato 9 anni, 6 mesi fa da  carla anastasio.
    #12000
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    Brava Carla, hai scritto un fantasy che aggancia il lettore fin dalle prime righe. Mi è piaciuta la caratterizzazione del predicatore “un uomo magro, pallido, interamente vestito di nero e con un ampio mantello a ruota” una specie di Mandrake ma più lugubre. Su tutto il racconto incombe la paura dell’oscurità che poi culmina nel finale descritto magistralmente, tra l’altro. Ottima l’idea che precede la caduta dei corpi celesti ovvero di inoltrasi in una grotta per vedere che effetto fa. Mi è piaciuta perché hai cambiato prospettiva e vedi la luce che si affievolisce all’esterno come se fossi in un tunnel. Un bell’effetto, complimenti.
    Passiamo alle critiche, altrimenti che commento sarebbe? 😛
    Ho trovato alcuni passi carichi di virgole che spezzano la lettura costringendo il lettore a diverse pause, come per esempio nella frase che cito:
    … ne erano comparsi parecchi: mettevano, come al solito, in guardia dall’’oscurità’
    A parte questo dettaglio, ho trovato un verbo dichiarativo in maiuscolo e poco altro. Ottima prova. Brava.
    “Va bene, aspettiamo un po’ qui nella penombra, così ti abituerai.” Concesse lui.
    Dimenticavo: trama rispettata in modo originale.

    #12019

    carla anastasio
    Partecipante

    Grazie Angela, per me è tutto nuovo e inconsueto, anche provare a criticare i lavori degli altri.

    Per quanto riguarda le tue osservazioni sulle troppe virgole, asserisco che per me hanno proprio il compito di spezzare il ritmo per dare forza all’inciso. Prova a leggere a voce alta senza le virgole e poi con le virgole e vedrai che il suono ed il peso delle parole nell’inciso cambiano non poco il senso o il peso della frase.

    Poi grazie per avermi insegnato che esiste un dichiarativo: posso assicurarti che finché ho frequentato le scuole, ed è passato veramente molto, ma molto tempo, non ne ho mai sentito parlare. Non si finisce mai di imparare!!

    Andrò a leggere il tuo racconto sperando di farne una  critica altrettanto efficace.

     

    #12036
    Ceranu
    Ceranu
    Keymaster

    Ciao Carla, è stato un piacere leggere il tuo racconto.
    La trama è interessante e resa molto bene. È lineare, non ci sono colpi di scena o che, ma rimane sempre interessante. Mi piace il modo in cui sei riuscita a descrivere questo mondo senza cadere mai nell’infodump. Brava.
    Però tutta la storia rimane un po’ fredda. Non sono riuscito a immedesimarmi nei protagonisti. Secondo me è colpa di come spiattelli i sentimenti. Ti faccio un esempio eclatante:

    “Vane, non ce la faccio, la paura mi blocca il respiro.”

    Qui mi dici che è spaventata, ma non me lo fai vivere, manca l’immagine. Fermati a non ce la faccio e poi descrivi lei.
    Lo stesso succede alla fine, con le urla che salgono dalla valle.
    Nel complesso un buon lavoro.
    Ciao e alla prossima.

    #12051

    carla anastasio
    Partecipante

    Ciao Cerano, la paura bloccava me: la paura di avere poco tempo e poco spazio. Ho scritto di getto con il terrore del contabattute quindi, come prima volta, mi posso accontentare. Come esercizio riprenderò il racconto per mettere in pratica gli approfondimenti che hai suggerito e valutarne il diverso impatto ottenuto.

    Tra l’altro mi fai venire in mente che questa critica era la stessa che facevo a Lovercraft (si scrive così? Sono secoli che non prendo in mani un suo libro, anzi, li ho regalati), esattamente la stessa: scriveva ad esempio ‘ Sara giaceva terrorizzata dal suono che proveniva dal corridoio‘ , ma non descriveva il suono e non riusciva ad evocare nessun terrore nel lettore, non faceva ‘sentire’ il terrore di Sara, non c’era pathos, non c’era crescendo. eppure lui aveva tutte le battute e tutto il tempo che voleva, quindi … grazie ai tuoi suggerimenti io, almeno, avrò la possibilità di migliorare. A proposito, penso che ricorderai che lui era considerato, dalla critica, il maestro dell’horror !!!.

    Ciao e ancora grazie

     

    #12058
    Ceranu
    Ceranu
    Keymaster

    Vero, ma dopo Lovercraft è arrivato il cinema e ora la sfida dello scrittore è far vivere emozioni simili a quelle.

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