[A] Quel cielo color cobalto


Home Arena Ossario 66ª EDIZIONE – Tonani Edition – 1ª della 4ª Era [A] Quel cielo color cobalto

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  • #5171
    Alessandra Corrà
    Alessandra Corrà
    Partecipante

    QUEL CIELO COLOR COBALTO
     
    Due minuti ed è fatta. Che succederà dopo?
    Mi trovo in questa sala gremita di gente. Odore di sudore e caldo, un’aria irrespirabile.
    Si accalcano per entrare in questo museo. Vogliono vederle le opere di questo imbonitore. Come si chiama? Chagall. Puah! Sarà un uomo qualunque, come tutti.
    Per gli occidentali è importante andare alle mostre; se divorano ogni evento culturale, se ne ingozzano, non è perché ne capiscono qualcosa, figuriamoci, sono più ignoranti di me, ma vogliono accrescere il loro fascino e con questo il loro potere.
    Immagino le persone che vedendo il mio volto sui giornali ne proveranno disgusto. Penseranno che ho agito in nome della mia fede; ma in realtà è tutta una facciata. La religione è una copertura, che nasconde il mio odio verso gli umani.
    Un odio primitivo, che risale a quando ero bambino. Allora ero minuto, quasi strabico, qualche chilo di troppo e per giunta un secchione. A scuola andavo bene solo per suggerire le risposte durante i compiti in classe, ma sempre emarginato se si trattava di qualche attività ludica.
    Tutto è continuato così fino all’università. Poi ho incontrato quella gente, mi hanno coinvolto nei loro progetti, per una volta gratificato. E’ stata dura la strada, ma adesso è fatta, ed è arrivata l’ora tanto attesa.
    Basta azionare il dispositivo. Pigerò il tasto e salteremo in aria tutti quanti. Come sarà eccitante la carneficina.
    1,2,3… Il cuore mi batte. In fondo ho paura, il sudore mi cola sulla fronte e…
    Qualcosa non va. Non succede niente. Ci dev’essere un guasto.
    Cosa faccio adesso?
    Guardo il cellulare. E’ spento, scarico. Maledizione. Mai fidarsi delle tecnologie degli occidentali.
    E ora? Panico.
    Per calmare la mia ansia mi alzo. Giro per le sale. L’unica cosa è distrarsi, poi qualcosa verrà in mente.
    Guardo i dipinti sulle pareti. In effetti il signor Chagall ci sapeva fare con i colori. Ammetto che la loro intensità ha il potere di calmarmi. E le scene, come sono strampalate! Vedo un uomo con la testa capovolta. Poi galli che oscillano in quel cielo cobalto, capre che suonano violini, orologi con le ali.
     
    “Signore, signore, si sente bene?”
    La voce del custode della sala mi risveglia. Devo essermi assopito, abbacinato da tutte quelle immagini.
    Seggo su una panca davanti al ritratto “dell’ebreo errante”. L’ho guardato per ore.
    Ho passato il tempo a combattere la vita, a ostacolarla; invece, è così semplice. Chagall l’aveva intuito. Basta lasciarsi andare, seguire il flusso degli eventi, provare a gioire di ogni piccola cosa.
    L’arte e l’innocenza possono redimere le colpe dell’umanità, per la prima volta lo intravedo, più che la violenza.
    Adesso anche io sarò come l’ebreo errante. Probabilmente, se andrà bene, passerò il resto della mia vita a vagare da un luogo all’altro. Mi inseguiranno, cercheranno di catturarmi. Ma io voglio vivere. Avere ancora una possibilità. La mia scelta non è saggia, ma non ho più scampo; ho sempre ascoltato la ragione, adesso darò retta al cuore. Costi quel che costi.
     
    Alessandra Corrà

    #5269
    Cristina Danini
    Cristina Danini
    Partecipante

    Ciao Alessandra, bel racconto di speranza =)

    Il testo scorre bene ed è lineare, salvo per alcuni termini che non avrei usato, come “attività ludica” (nel contesto secondo me sarebbe stato meglio un banale “gioco” ma è gusto personale). Mi piace molto invece il fatto che in questo caso il guasto di un meccanismo “aggiusti” qualcosa dentro il protagonista, riportandolo a credere nella bellezza e nella vita. Complimenti!

    #5355
    Alessandra Corrà
    Alessandra Corrà
    Partecipante

    Ciao Cristina,
    è la prima volta che ci incrociamo su MC, piacere di conoscerti.
    Sono contenta che il racconto ti sia piaciuto e soprattutto che ne abbia apprezzato il messaggio positivo e costruttivo.
    Su “attività ludica” concordo, “gioco” suonava meglio.
    Grazie per il commento. Alla prossima!

    #5454
    Tina Caramanico
    Tina Caramanico
    Partecipante

    Il racconto è, per i miei gusti, un po’ troppo buonista: la psicologia del terrorista che si rifà delle sue frustrazioni e che poi si redime guardando Chagall mi è sembrata un po’ ingenua e semplificata. Dal punto di vista stilistico, mi pare che il monologo interiore sia reso in modo troppo “pulito” e ordinato per farci immedesimare in un terrorista sul punto di compiere un attentato in cui, tra l’altro, dovrebbe perdere lui stesso la vita.

    #5531

    Francesca Nozzolillo
    Partecipante

    Ciao! 😀

    Allora mi è piaciuto molto l’attacco, la descrizione degli ‘occidentali’ e la visione del mondo del terrorista. Mi  è piaciuto come hai reso la sua frustrazione e i brevi accenni alla sua infanzia. Mi sembra però un po’ repentino il suo cambiamento. Più che i quadri, è come se il messaggio finale fosse ‘la notte porta consiglio’, il fatto che si sia assopito forse spezza il ritmo. Avrei calcato più sui suoi sentimenti nella parte finale, del perchè effettivamente decide di cambiare vita e come ci arriva. Però è bello! :)

    #5600

    Giulio Marchese
    Partecipante

    Ciao Alessandra,

    Devo ammettere che il tuo racconto per i miei gusti è un po troppo buonista e anche un po pretenzioso. Però scorre piacevolmente e ho trovato molto originale il fatto che il guasto porti non a qualcosa di negativo ma a un finale positivo. Dal punto di vista della lingua ti hanno già fatto notare il termine ludico che anche secondo me dovrebbe essere sostituito da gioco. Ti faccio notare anche un altro piccolo dettaglio, quando descrivi il terrorista bambino dici che è “minuto, con qualche kg di troppo” secondo me è un ossimoro XD è come dire mingherlino ma grassottello, forse avresti dovuto dire tarchiato o semplicemente basso…

    #5728
    Gian de Steja
    Gian de Steja
    Partecipante

    Il tema è centrato anche se un po’ forzato (il panico è appena accennato e parte insignificante del racconto). Come forma direi che non c’è molto da segnalare, è scritto bene e, a parte qualche difettuccio che ti hanno fatto già notare, scorre. Il racconto in sè non è male anche se un po’ forzatamente buonista. Hai avuto un bel coraggio ad affrontare un tema simile in così pochi caratteri. Il tentativo è riuscito… ma solo in parte. 😉

    #5825
    lailmil
    lailmil
    Partecipante

    Racconto ben scritto, mi è piaciuto molto come hai descritto gli occidentali e, in generale, l’idea che c’è alla base. Hai sfruttato un argomento che a me piace molto, le impressioni da un’opera d’arte e l’umanità che emerge in situazioni inaspettate. Per quanto mi riguarda, non l’ho trovato buonista né ingenuo, ma speranzoso. Sarebbe stato più coinvolgente se avessi insistito sul panico causato dal guasto e, dopo, sulla trasformazione davanti al dipinto dell’ebreo errante, magari descrivendo cosa esattamente nel ritratto ha suscitato quelle emozioni nel terrorista, tanto da fargli cambiare idea. A parte questo, molto bello!

    #5882
    Alberto Priora
    Alberto Priora
    Partecipante

    Un saluto da Alberto
    Altro Guasto classico è quello della bomba che non esplode, che qui serve da spartiacque alle due fasi di pensiero del protagonista. Proprio questa trasformazione così repentina non mi ha convinto molto, mi sembra inverosimile che passi così da un istante prima di fare una strage (con tutto l’astrio che cova da anni) a ravvedersi ragionando su quadri di cui ammette lui stesso di non sapere nulla. Mi sembra un “deus ex machina” un po’ troppo forzato. Sarà poi che il racconto ricalca la cronaca recente, ma non sono riuscito a cogliere davvero la tensione della situazione, che prima è smorzata dalla spegazione delle ragioni e poi diventa anticlimatico.

    #5940
    Francesca
    Francesca
    Partecipante

    Ciao Alessandra :)

    Mi piace davvero molto l’idea che c’è di fondo, sfruttare il guasto per arrivare a qualcosa di positivo, per dare un messaggio di speranza. Purtroppo però non mi convince il racconto per com’è scritto. Il testo è semplicistica, dai troppe spiegazioni che uccidono l’empatia che potrebbe e dovrebbe crearsi con il protagonista. Sarebbe stato più incisivo se avessi tagliato un po’ di spiegazioni e ti fossi invece concentrata sulla descrizione degli stati d’animo del protagonista. Probabilmente la narrazione in terza persona anziché in prima ti avrebbe aiutata in questo. Mi trovi inoltre d’accordo con gli altri autori, il limite dei 3000 caratteri rende il cambio d’atteggiamento del protagonista troppo repentino, forse pretenzioso. Invece devo dirti che io preferisco “attività ludica” a “gioco” in questo particolare contesto.

    A rileggerci!

    #6060
    L'Antico
    L’Antico
    Keymaster

    Bentrovata Alessandra nella mia nuova Arena? Ti piace l’atmosfera? Fa più Chagall o Rembrand o Sangue e Arena?
     
    L’arte che redime un falso fondamentalista pronto al suicidio terroristico… Avrebbe retto se ci avessi dato più elementi sul protagonista, ma separandolo dal contesto. Mi spiego, potrebbe benissimo essere uno qualunque che abbraccia un’idea a livello superficiale pur di rompere la quotidianità e vendicarsi del monto katifo nei suoi confronti. A quel punto sarebbe anche accettabile una redenzione simile, ma allo stato attuale non la vedo possibile. Il discorso è da affrontare più approfonditamente, soprattutto se vuoi toccare i tasti che hai toccato in questo racconto. Un tentativo lodevole, imperniato di positivismo, ma minato alle sue fondamenta. Però… Se passi dal LAB e lo rivedi secondo il suggerimento che ti ho lanciato…

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