[C] Sordo Cieco Muto (Alessandro Duino)


Home Arena Ossario 66ª EDIZIONE – Tonani Edition – 1ª della 4ª Era [C] Sordo Cieco Muto (Alessandro Duino)

Questo argomento contiene 9 risposte, ha 10 partecipanti, ed è stato aggiornato da L'Antico L’Antico 10 anni fa.

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  • #5206

    Alessandro Duino
    Partecipante

    Un piccolo sole si accese all’improvviso. La sua luce pulsò diversi secondi, prima di stabilizzarsi. Tomas alzò gli occhi dal libro che teneva volò sul pavimento, accompagnato da un calice di rosso. Non aveva tempo da perdere. A fatica raggiunse la carrozzina e corse al laboratorio. Lì ogni schermo davanti ai suoi occhi recava la scritta di errore. Aprì il suo palmare e iniziò a digitare freneticamente stringhe di codice. Gli ci volle un po’ di tempo per trovare il guasto. Troppo tempo. Una torre di stoccaggio aveva una perdita. Altro tempo lo perse nel cercare quale torre stesse perdendo il suo venefico contenuto. Quando trovò la risposta si mise le mani nei pochi capelli che aveva,ma forse poteva ancora porre rimedio a quel casino. Aveva bisogno solo di un po di fortuna. Controllò il livello del gas rimasto all’interno della torre. Non ci poteva credere. Scoppiò a ridere,mentre con le mani si strappava intere ciocche di capelli. La torre era quasi vuota. Attivò immediatamente le procedure di isolamento. Non sarebbe più uscito da li. Sarebbe stata la sua tomba.
     
    13 Aprile 2045
     
    Sono diverse settimane che sto male,credo che sia arrivata la mia ora. Ho assistito alla fine del mondo, anzi ne sono stato la concausa e di questo mi scuso con tutti voi. Per quasi trenta anni sono stato l’unica e ultima persona normale su questo pianeta. Ora che il male è arrivato qui dentro è giunto il tempo di congedarmi da questa vita. Sono giorni che le mie corde vocali non emettono più alcun suono e da ieri sera sono diventato sordo anche io. Ci vedo ancora un pochino ma oramai è questione di poco tempo. Prima che il buio e il silenzio calino anche su di me.

    #5288
    STEFANIA FIORIN
    STEFANIA FIORIN
    Partecipante

    Buona l’idea, traccia centrata.
    Trovo lo sviluppo del racconto poco scorrevole, a tratti confuso, ho dovuto soffermami più volte su alcuni punti per capirli.
    Mi è arrivata la debole descrizione di una tragedia che avrebbe potuto essere descritta in modo più coinvolgente, lo stesso personaggio ” concausa” , cosa fa? Si scusa e si definisce ” unica e ultima persona normale sul pianeta “… mi vien da dire: meglio tardi che mai 😉
    ” a fatica raggiunse la carrozzina e corse al laboratorio”, pare che il protagonista sia diversamente abile ma a che scopo metterlo in carrozzina, qual è la ragione della scelta? E se ha pochi capelli, come fa a strapparsi delle intere ciocche?

    #5361
    Linda De Santi
    Linda De Santi
    Partecipante

    La traccia è stata sicuramente centrata, ma in generale il racconto (pur con l’attenuante del limite di caratteri) sembra un po’ affrettato.
    Alcune immagini mi risultano oscure (il protagonista è un disabile? Prima di raggiungere la carrozzina dov’era? E come fa a “correre” in laboratorio se è su una carrozzina?), così come alcune frasi (è il libro o il protagonista che vola sul pavimento?).
    Emerge comunque chiaramente quello che sta accadendo, anche se la sensazione che ho provato è stata quella di veder passare un enorme carrello di torte bellissime senza poterne assaggiare neanche una. Avrei voluto leggere qualche considerazione del protagonista in più: forse i caratteri rimasti a disposizione potevano servire a dare un’idea più coinvolgente della tragedia accaduta 😉

    #5437
    Angelo Frascella
    Angelo Frascella
    Partecipante

    Ciao, Alessandro.

    Il racconto risulta piuttosto ermetico. Chi è il protagonista? Cosa si è guastato? Quali effetti ha sul mondo? Perché il protagonista dice di essere stato l’unica persona al mondo? Perché sta diventando sordo, cieco e muto?
    Forse per effetto del tempo e dei caratteri limitati tutto è rimasto nella tastiera, ma ne risulta un lavoro incompiuto di cui è difficile afferrare il senso. Ti segnalo un paio di imperfezioni: una è “un po” senza apostrofo e l’altra la frase “Tomas alzò gli occhi dal libro che teneva volò sul pavimento”: probabilmente in fase di taglio si è perso un pezzo e non si capisce se sia Tomas o il libro a cadere sul pavimento

    A rileggerci
    Angelo

    #5462
    invernomuto
    invernomuto
    Partecipante

    È un bel gap temporale lo stratagemma narrativo dietro questo racconto.
    Uno stratagemma che a me piace parecchio e che riesce a dare grandi soddisfazioni se utilizzato nel modo corretto.
    Purtroppo nel caso del tuo racconto non riesco a sentire i trent’anni trascorsi dal personaggio tra un paragrafo e l’altro, non leggo nelle sue parole il pathos e la disperazione di chi per trenta lunghi anni è rimasto solo con i suoi fantasmi.
    Altro stratagemma interessante ma non sfruttato a pieno è quello della carrozzina, sarebbe stato bello spendere qualche carattere in più per farci vedere lo sforzo mentale e fisico del protagonista proteso verso la carrozzina e la sua corsa al cardiopalma verso il laboratorio, invece resta tutto limitato a un paio di parole.
    Buone idee, limitate forse dalla fretta e dal conteggio caratteri.

    #5546
    Carolina Pelosi
    Carolina Pelosi
    Partecipante

    Ciao Alessandro.

    Ok, mi ha un pochino confusa questa storia. Non ho ben capito la vicenda né il personaggio, probabilmente avresti dovuto servirti di più spazio per gestire il racconto, per sviluppare una trama più chiara e anche un certo carattere del personaggio.
    Non so, non mi ha convinta troppo. Un peccato perché l’idea sembra molto carina.
    Mi è piaciuta però la situazione finale, quasi apocalittica, dove lui si distrugge poco alla volta.

    #5647
    Andrea Viscusi
    Andrea Viscusi
    Partecipante

    uhm, mi sembra tutto piuttosto confuso e nebuloso. non è chiaro chi sia il protagonista, cosa succeda, perché lui sia in grado di controllare e arginare il problema, che cosa provochi l’estinzione (o la mutazione? non ho ben capito) dell’umanità, perché lui ne è la causa… credo che tu non sia riusicto a far emergere dal testo quello che avevi in mente. tutto quello che se ne ricava è: catastrofe mondiale, unico sopravvissuto, muore anche lui. non si può definire una storia completa, anche considerando che di “ultimi uomini sulla terra” se ne sono visti a secchiate. ci sono anche diverse imprecisioni del testo e alcune contraddizioni (“si mise le mani nei pochi capelli che aveva” / “si strappò ciocche di capelli”).

    #5868
    Raffaele Marra
    Raffaele Marra
    Partecipante

    Mi sono chiesto più volte se la sensazione di “confusione” che traspare dal tuo racconto fosse dovuta ad una mia incapacità di entrare nella storia o ad una oggettiva impenetrabilità del testo. Mi resta il dubbio, così come resta la sensazione di un racconto che ha un bel potenziale, sia a livello di stile che a livello di contenuti. Secondo me, la brevità non ha giovato al contenuto lasciando alcuni particolari, che stuzzicano la curiosità e risultano praticamente indispensabili, nascosti nel “non detto”.

    #5900
    willy
    willy
    Partecipante

    Ciao Alessandro,
    provo a dirti le mie impressioni: è come se questo racconto fosse rimasto in bozza, come se i minuti a disposizione non fossero bastati per sistemare le imperfezioni che contiene. Peccato perché la storia aveva del potenziale e il guasto è descritto bene. Non sono chiare alcune dinamiche, il limite di caratteri e di tempo non hanno certo aiutato o forse l’idea non era ancora ben centrata. A rileggerti!

    #6131
    L'Antico
    L’Antico
    Keymaster

    Alessandro, benvenuto nell’Arena. Alessandro? Mi senti? Alessandro? Lo vedi che ti sto salutanto? Alessandro? Ma non dici niente?!?
     
    Racconto che allo stato attuale mi sembra in fase di bozza. Diciamo una sorta di soggetto ancora da sviluppare. Abbiamo questo tipo in carrozzella che controlla questi container con gas che possono portare, se liberati, alla cecità, alla sordità e alla mutezza. Puntualmente accade un problema e trent’anni dopo questo tizio, ultimo rimasto sulla faccia della Terra a non avere problemi, decide di scrivere una lettera d’addio prima di suicidarsi. Domanda: chi mai potrà anche solo vederla questa lettera? Occhio che non sto sostenendo che non debba scriverla, ma semmai che sarebbe molto più interessante strutturare il racconto in toto sui motivi che spingono quest’uomo a scrivere in un tempo in cui nessuno potrà leggerlo. Ecco, lì vedo un racconto plausibile con un senso mentre in questa forma attuale mi arriva solo un insieme d’idee non ben tenute insieme. Un pollice giù per il momento, ma se passi dal MIO laboratorio ci possiamo lavorare.

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