[B] Testa a testa di Erika Adale


Home Arena Ossario 66ª EDIZIONE – Tonani Edition – 1ª della 4ª Era [B] Testa a testa di Erika Adale

Questo argomento contiene 8 risposte, ha 8 partecipanti, ed è stato aggiornato da Alberto Della Rossa Alberto Della Rossa 10 anni fa.

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  • #5152
    LeggEri
    LeggEri
    Partecipante

    “Le faccio qualche domanda, professore. Quando è stanco chiudiamo l’intervista, d’accordo?”
    “Si stancherà prima lei. Ha più massa muscolare, produce più acido lattico”
    Paolo finse di cercare una penna. Quel volto lo metteva a disagio.
    “Lei era molto ammalato”
    “Ora invece sto bene, vero?”
    I sensori posti sulle guance e nella lingua trasmettevano le parole al sintetizzatore. La risposta risuonò ironica nonostante il timbro da navigatore satellitare.
    “Non volevo dire questo”
    “La scienza deve andare avanti, giusto? Le sconfitte di oggi saranno vittorie domani.”
    “La sua anima vive”
    “Siamo anima e non corpo? Mi risparmi la filosofia da posta del cuore, la prego”
    “Anche Stephen Hawkins è immobilizzato”
    Paolo sobbalzò. Non aveva mai sentito un navigatore imprecare.
    “Crede sia la stessa cosa?”
    “Mi racconti lei com’è. Dall’inizio.”
    “ Mi diagnosticarono un carcinoma intestinale. Le metastasi già mi divoravano fegato e polmoni. Mi resi disponibile per qualunque cura sperimentale.”
    “Conosceva il professor Bartelli.”
    “Era un vecchio amico. Un chirurgo straordinario. Fu lui a parlarmi del trapianto. Dapprima parlò solo di fegato e polmoni. Poi si accorse di alcune erosioni sulle vertebre. Non bastava cambiare un paio di pezzi, dovevo sostituire tutto. Un tentativo estremo e geniale. Credevo di non avere nulla da perdere, che la mia mente fosse quanto possedessi di più prezioso.”
    “ E poi?”
    “Trovarono un donatore, un ragazzo vittima di un trauma cranico, dichiarato cerebralmente morto. Avevamo la medesima corporatura, un quadro immunitario compatibile. Mi addormentarono e mi posero in circolazione extracorporea: una macchina pompava sangue ossigenato nelle mie carotidi e raccoglieva quello refluo dalle giugulari. A quel punto mi decapitarono.”
    Paolo deglutì e lasciò che il professore continuasse.
    “Decapitarono anche il donatore ma, durante la sezione, l’attività elettrica del cuore impazzì. Nulla di inatteso, erano già pronte le piastre per la defibrillazione. Caricarono a 150 Joule, schiacciarono il tasto e si udì uno schiocco. Dal defibrillatore si sollevò un filo di fumo. Corsero nella sala a fianco, ne presero un altro e lo collegarono alle piastre ancora adese al petto del poveretto. Un altro schiocco, ancora fumo. Nel frattempo, il cuore si era fermato; l’anestesista praticava il massaggio cardiaco, l’assistente di Bartelli correva alla ricerca di un altro defibrillatore. Mi hanno raccontato che ne mandarono in cortocircuito otto, quella mattina, senza erogare la scarica. Erano le piastre a essere difettose.”
    “Quando si risvegliò?”
    “Alcune settimane più tardi. Non sapevano come comportarsi con quanto rimaneva di me.”
    Paolo fissò la testa appoggiata sul cuscino come un trofeo, i tubi che pompavano sangue nel collo mozzato.
    “Non ci sono stati altri donatori?”
    “Certo. Ma l’unico chirurgo in grado di eseguire l’intervento era Bartelli. Che, come certo sa, ebbe un infarto quando si accorse che il cuore del donatore non ripartiva. E ormai non era rimasto nessun defibrillatore funzionante per rianimarlo.”

    #5561
    Ceranu
    Ceranu
    Keymaster

    Ciao Erika, è sempre un piacere leggere le tue storie.
    Bel racconto. È resa molto bene la rabbia sarcastica dell’intervistato e anche l’imbarazzo del giornalista. I personaggi e i dialoghi sono resi alla perfezione. Mi piace anche la trama, magari non originalissima, ma ben articolata. Ho un dubbio sul guasto, non riesco a capire come le piastre possano aver fuso i defibrillatori, ma l’idea che il più grande chirurgo del pianeta e la sua equipe non siano riusciti a capire che dovevano cambiarle mi diverte molto. Geniale la fine con il chirurgo che muore senza poter essere defibrillato.
    Nel complesso un’ottima prova.
    Ciao e alla prossima

    #5615
    LeggEri
    LeggEri
    Partecipante

    Ciao Francesco, sono molto contenta che tu abbia gradito il racconto anche se, come ben osservi, non è proprio originalissimo. L’osservazione che fai sulla questione piastre è pertinente, mi sono permessa di sbirciare su FB che lavoro fai e ho capito perché sei arrivato così diretto sull’aspetto meno credibile. Cosa vuoi che ti dica…”licenza poetica”, o meglio, “licenza fantascientifica”. Però di cambiare il defi (una volta sola!) quando erano le placche a non funzionare mi è capitato davvero.

    #5626
    Eleonora Rossetti
    Eleonora Rossetti
    Partecipante

    Ciao Erika!
    Racconto divertente e inquietante al contempo XD il tema è rispettato; più che “testa a testa” forse era meglio “faccia a faccia” (dato che la prima locuzione mi dà l’idea di una gara anziché di un’intervista 😉 ) ma sono dettagli, capisco che volevi focalizzarti sul cranio decapitato del paziente.
    Su alcune risposte dell’intervistato ho trovato un tono più “forzato”, non so come spiegarmi: per esempio, qui:

    “Caricarono a 150 Joule, schiacciarono il tasto e si udì uno schiocco. Dal defibrillatore si sollevò un filo di fumo. “

    l’avrei resa più discorsiva. Del tipo “quando hanno schiacciato il tasto, CLACK! e quell’affare si è messo a fumare.”
    Alternativa scritta sui due piedi, ma spero di aver almeno suggerito il senso della mia osservazione 😉
    Per il resto è un buon lavoro, mi piace molto il tono sarcastico dell’intervistato :)

    #5645

    alphaorg
    Partecipante

    Ciao erika, trovo che la trama sia perfetta per il tema proposto, il racconto risulta bilanciato, e trovo ottimo il finale anche se amaro, perché toglie al lettore la speranza che il paziente possa guarire in tempi brevi. Da un punto di vista formale, i primi passaggi risultano ambigui: si capisce che Paolo è l’intervistatore, e non il professore, soltanto a metà racconto, quando scrivi:

    Paolo deglutì e lasciò che il professore continuasse

    Inoltre, il fatto che il professore comunica attraverso una macchina doveva essere spiegato prima possibile, meglio se nella prima riga, e non dopo il secondo scambio di battute.
    Non te la prendere se ho fatto le pulci al racconto, d’altronde nel tuo caso gli errori erano proprio pochi!

    #5680
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Erika, perdonami se ho tralasciato il tuo racconto ma non l’avevo notato essendo separato dalla lista. Corro ai ripari dicendo che hai centrato il tema del guasto e che lo stile mi è piaciuto anche se in certi punti ho faticato a immergermi nella storia, soprattutto durante l’incipit perché non si capisce subito quale battuta di dialogo appartiene a Paolo e quale al professore. La storia di per sé mi ha convinto, però trovo che la scelta dell’intervista non sia del tutto azzeccata. Il racconto accelera troppo bruscamente per arrivare al cuore della spiegazione del professore che sfocia nell’infodump e l’intervistatore quindi esce dal racconto appiattito, semplice strumento “voce” per raccontare una vicenda che sì, è bizzarra e grottesca, ma in fin dei conti non mi stupisce più di tanto. Alla prossima, ciao!

    #5858
    L'Antico
    L’Antico
    Keymaster

    Bentrovata Erika, dopo il bel racconto della DEMO Edition, eccoti con un altro pezzo di spessore. Bene bene, la tua attività nell’Arena mi sollazza un bel po’, continua così.
     
    Racconto senza difetti evidenti, tutto incentrato sul dialogo eppure chiaro e capace di delineare per bene la situazione nella mente del lettore. L’idea, tra l’altro, è decisamente buona. Forse rispetto ad altri succede poco, nel senso che alla fine si tratta di un’operazione andata male e basta con l’aggravante della sfiga di una partita di piastre andate a male proprio durante un’operazione così unica, ma non è un problema in quanto l’immagine di questa testa vivente rimane ben impressa ed è difficilmente dimenticabile, risultato ottimo per un racconto così breve. Pollice su, non proprio al 100%, ma su.

    • Questa risposta è stata modificata 10 anni fa da L'Antico L'Antico.
    #5909
    Patty Barale
    Patty Barale
    Partecipante

    TESTA A TESTA: racconto originale, con doppio approccio al tema: malattia (come guasto del corpo) e guasto del rimedio.

    Che dire? Hai affrontato il tema in maniera originale e interessante, con un ritmo sostenuto e uno stile ineccepibile.

    Mi è piaciuta, in particolare, l’amara ironia del finale, e il senso di sconfitta di una scienza che vuole, a ogni costo, sconfiggere la morte.

    Complimenti!

     

     

    #5982
    Alberto Della Rossa
    Alberto Della Rossa
    Partecipante

    Head Anastomosys Venture, chiamato anche HEAVEN, ovvero il progetto del professor Canavero di trapiantare teste. Un racconto che affronta un tema di cronaca quindi. Beh, devo dirti che il conoscere bene la vicenda mi ha reso ancora più gustoso il racconto. D’altro canto quello che inizia con davvero un ottimo piglio si perde un pochino nell’infodump. La suggestione migliore, data dalla testa mozzata e tenuta in vita (perché di quello si tratta, vero?), è lasciata morire – passami il terribile gioco di parole – a favore della narrazione degli eventi operatori. Un ultimo appunto, relativo alla sospensione d’incredulità: una piastra difettosa è un caso, due un evento. Otto è magia nera…sempre che non sia voluto. Una coincidenza? Io non credo. :)

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