Una bara da quattro soldi


Questo argomento contiene 1 risposta, ha 2 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Veronica Cani 9 anni, 6 mesi fa.

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    chiara.rufino
    chiara.rufino
    Partecipante

    L’odore acre del sudore e del vino lo investì come una carrozza lanciata nella sua corsa.
    James si turò il naso con un fazzoletto che aveva nel bavero della giacca e cominciò a tastare le figure che si trovavano sotto di lui.
    Constatò che era davvero facile derubare quei poveri morti di fame; venivano là, nel suo dormitorio, e lo pagavano per dormire nelle bare non usate.
    Quelli ancora troppo coscienti li ammazzava, passandogli sotto il naso una potente dose di laudano.
    Sei mesi di attività e ancora non l’avevano beccato.
    “Devo farti i miei complimenti, sei stato molto sveglio; dopo tutto il caos successo coi tuoi genitori”.
    Si complimentò con sé stesso e sorrise.
    E dire che suo padre l’aveva pure sbattuto fuori di casa, quando aveva saputo che se n’era andato da Eton per iniziare la sua carriera di scienziato alle fiere.
    Era riuscito a brevettare un velivolo che gli permetteva, sfruttando il vapore, di sorvolare Londra indisturbato.
    Le ali erano il calco di quelle dei falchi, rapide e veloci nelle escursioni notturne.
    Trovò un orologio d’argento e il suo possessore si mosse nel sonno, brandendo una mano per riaverlo.
    “A cuccia!”
    James gli diede uno schiaffo e la mano tornò al suo posto, confusa dalla botta ricevuta.
    Con quell’ultimo oggetto gli mancavano solo mille sterline per completare il suo progetto; rendere ancora più efficace il suo brevetto.
    Uno sghignazzare sommesso lo fece trasalire e James si girò nella direzione indicatagli dal suo udito; un barbone, piuttosto sporco e mal nutrito, rideva nel sonno, stringendo al petto una borsa che sembrava piena.
    Il fazzoletto col laudano era ormai inutilizzabile e James si maledì, sprecarne due in una sera lo considerava un abominio ma quella borsa pareva piena delle sterline mancanti.
    Si avvicinò all’uomo e, stappata la boccetta, gliela posizionò direttamente sotto il naso, aspettando.
    Una civetta cantò alla luna e James fu preso dal panico, lasciò cadere la boccetta ed inciampò sulla caviglia dell’uomo.
    Il barbone, rimasto immobile, pareva essere morto e James tirò un sospiro di sollievo.
    Sgusciò in avanti e spostò le braccia del barbone sopra la sua testa, liberando così la borsa.
    S’alzò in piedi e constatò che non solo era piena di quelli che parevano orologi, ma erano anche funzionanti.
    Fece un salto indietro e gioì.
    “La mia macchina, i miei soldi, il mio…”
    BAM!
    Una legnata lo colpì sulla testa, facendogli perdere i sensi.
    “Il mio brevetto!”.
    James finì la frase e sbatté le palpebre. Era buio e non si spiegava come fosse possibile.
    Tese le orecchie e cercò di origliare.
    “Era un così bravo giovane!”
    Sua madre? Perché?!
    Una botta arrivò dall’alto, colpendo il coperchio della bara.
    Suo padre gettò la prima manciata di terra, concludendo il funerale prematuro del suo unico figlio.
    Urla sorde proruppero dalla tomba.

    • Questo argomento è stato modificato 9 anni, 6 mesi fa da chiara.rufino chiara.rufino.
    #12072

    Veronica Cani
    Partecipante

    Racconto divertente e scorrevole, idea originale. Riguardo al tema della gara, direi che è rispettato, visto che lo espliciti nel passaggio in cui descrivi il brevetto di James. Ti faccio due appunti sulla forma: nella frase “Quelli ancora troppo coscienti li ammazzava, passandogli sotto il naso” correggi il pronome di “passandogli”; visto che è concordato con una forma al plurale, meglio scrivere “passando loro sotto il naso”. Il secondo appunto riguarda il periodo “Il fazzoletto col laudano era ormai inutilizzabile e James si maledì, sprecarne due in una sera lo considerava un abominio ma quella borsa pareva piena delle sterline mancanti.”: è troppo lunga e faticosa; io la spezzerei inserendo due punti tra “maledì” e “sprecarne”. Buon racconto, complimenti! :)

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