Labirinti
- White Duke
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Labirinti
LABIRINTI di Nicola Digirolamo
«Sei pronta?»
«Si»
«Iniziamo»
Claudia camminava per il lunghissimo corridoio, il rumore dei tacchi delle sue scarpe risuonava nel silenzio assoluto di quell’ambiente.
Dal corridoio principale, di cui non si vedeva la fine, come in un labirinto si dipanavano a destra e a sinistra altri corridoi più stretti di quello di partenza. All’imbocco di ognuno di questi corridoi si trovava una targa metallica su cui erano riportate delle indicazioni, gli occhi di Claudia correvano rapidamente su quelle targhe, nella speranza di trovare in tempi brevi la scritta che stava cercando.
All’improvviso su una targa vide il nome “Alessandro”. Era il corridoio che cercava, lo imboccò a passo svelto e iniziò a percorrerlo accelerando il passo, scrutando una ad una tutte le porte che si trovavano ai suoi lati.
“Dovrebbe essere riconoscibile” pensò “altrimenti sarò costretta ad aprirle una ad una. Ci vorrà un’eternità”. Rise di quel pensiero, era perfettamente consapevole che in quel “luogo” il tempo non aveva significato.
All’improvviso si trovò di fronte ad una porta sigillata con del nastro giallo, come quello delle scene del crimine che si vedono nelle serie poliziesche. “Ci siamo” pensò, sentiva di essere nel posto giusto.
Tolse con cura il sigillo ed entrò nella stanza, appena fu dentro vide due bambini che giocavano vicino alla finestra aperta. Il più piccolo dei due salì sul cornicione della finestra e dopo pochi istanti scivolò precipitando di sotto, il più grande corse fuori dalla stanza chiedendo disperatamente della mamma.
“Non può essere questo, non ha senso. Deve esserci necessariamente altro” si disse Claudia. Iniziò a guardarsi attorno e poi notò che sulle pareti spoglie campeggiava solo un mobile, una libreria alta e colma di libri.
Si avvicinò alla libreria e tolse alcuni volumi dagli scaffali, aprendoli ebbe la conferma dei suoi sospetti: le pagine erano tutte bianche, quella libreria era un trucco. La rovesciò senza pensarci due volte e trovò una porta nascosta, mimetizzata nel muro, che conduceva ad una camera segreta.
Spinse la porzione di parete mobile ed entrò in una stanza identica alla precedente. I due bambini giocavano vicino alla finestra aperta, ma stavolta il più grande dei due sollevò di peso il più piccolo e lo scaraventò di sotto.
«Ti odio!» disse il ragazzino dopo aver commesso quel terribile delitto.
Claudia premette il bottone del telecomando che portava in tasca e tutto svanì
«Hai fatto?»
Claudia iniziò a togliersi i sensori e gli elettrodi dal cranio.
«Si Alessio. Non è stato facile, la sua psiche ha cercato di mascherarlo in diversi modi, alla fine ho trovato quello che cercavo in una camera segreta. Il motivo dell’autismo selettivo di questo ragazzo, come sospettavamo, è di natura prettamente psicologica ed è dovuto al fratello maggiore. Quando erano piccoli ha cercato di ucciderlo, e da allora ha paura di lui e in sua presenza il suo cervello regredisce»
«Sei un fenomeno! Sei stata nel cervello del paziente neanche mezz’ora»
«A me è sembrato molto di più. Comunque grazie per il complimento, ma la realtà è che la psicoterapia è diventata molto più semplice da quando esiste la tecnologia Mind Labyrinth. Da domani possiamo iniziare la terapia»
«Sei pronta?»
«Si»
«Iniziamo»
Claudia camminava per il lunghissimo corridoio, il rumore dei tacchi delle sue scarpe risuonava nel silenzio assoluto di quell’ambiente.
Dal corridoio principale, di cui non si vedeva la fine, come in un labirinto si dipanavano a destra e a sinistra altri corridoi più stretti di quello di partenza. All’imbocco di ognuno di questi corridoi si trovava una targa metallica su cui erano riportate delle indicazioni, gli occhi di Claudia correvano rapidamente su quelle targhe, nella speranza di trovare in tempi brevi la scritta che stava cercando.
All’improvviso su una targa vide il nome “Alessandro”. Era il corridoio che cercava, lo imboccò a passo svelto e iniziò a percorrerlo accelerando il passo, scrutando una ad una tutte le porte che si trovavano ai suoi lati.
“Dovrebbe essere riconoscibile” pensò “altrimenti sarò costretta ad aprirle una ad una. Ci vorrà un’eternità”. Rise di quel pensiero, era perfettamente consapevole che in quel “luogo” il tempo non aveva significato.
All’improvviso si trovò di fronte ad una porta sigillata con del nastro giallo, come quello delle scene del crimine che si vedono nelle serie poliziesche. “Ci siamo” pensò, sentiva di essere nel posto giusto.
Tolse con cura il sigillo ed entrò nella stanza, appena fu dentro vide due bambini che giocavano vicino alla finestra aperta. Il più piccolo dei due salì sul cornicione della finestra e dopo pochi istanti scivolò precipitando di sotto, il più grande corse fuori dalla stanza chiedendo disperatamente della mamma.
“Non può essere questo, non ha senso. Deve esserci necessariamente altro” si disse Claudia. Iniziò a guardarsi attorno e poi notò che sulle pareti spoglie campeggiava solo un mobile, una libreria alta e colma di libri.
Si avvicinò alla libreria e tolse alcuni volumi dagli scaffali, aprendoli ebbe la conferma dei suoi sospetti: le pagine erano tutte bianche, quella libreria era un trucco. La rovesciò senza pensarci due volte e trovò una porta nascosta, mimetizzata nel muro, che conduceva ad una camera segreta.
Spinse la porzione di parete mobile ed entrò in una stanza identica alla precedente. I due bambini giocavano vicino alla finestra aperta, ma stavolta il più grande dei due sollevò di peso il più piccolo e lo scaraventò di sotto.
«Ti odio!» disse il ragazzino dopo aver commesso quel terribile delitto.
Claudia premette il bottone del telecomando che portava in tasca e tutto svanì
«Hai fatto?»
Claudia iniziò a togliersi i sensori e gli elettrodi dal cranio.
«Si Alessio. Non è stato facile, la sua psiche ha cercato di mascherarlo in diversi modi, alla fine ho trovato quello che cercavo in una camera segreta. Il motivo dell’autismo selettivo di questo ragazzo, come sospettavamo, è di natura prettamente psicologica ed è dovuto al fratello maggiore. Quando erano piccoli ha cercato di ucciderlo, e da allora ha paura di lui e in sua presenza il suo cervello regredisce»
«Sei un fenomeno! Sei stata nel cervello del paziente neanche mezz’ora»
«A me è sembrato molto di più. Comunque grazie per il complimento, ma la realtà è che la psicoterapia è diventata molto più semplice da quando esiste la tecnologia Mind Labyrinth. Da domani possiamo iniziare la terapia»
Portate dei fiori sulla tomba di Algernon
- Il Dottore
- Messaggi: 516
Re: Labirinti
Ciao Duca Bianco.
Tutto ok con i parametri, buona Valery Esperian Edition!
PS Puoi modificare il racconto fino all’una, sempre rimanendo nei parametri. In caso di modifiche nell’intervallo compreso tra le 01.01 e le 01.33 verrà assegnato un malus tempo.
Tutto ok con i parametri, buona Valery Esperian Edition!
PS Puoi modificare il racconto fino all’una, sempre rimanendo nei parametri. In caso di modifiche nell’intervallo compreso tra le 01.01 e le 01.33 verrà assegnato un malus tempo.
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!
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- Messaggi: 3144
Re: Labirinti
Originalissima l’idea del “Mind Labyrinth”: ecco che la realtà virtuale serve a scopi terapeutici. In questo caso, per curare l’autismo di un ragazzo segnato da un terribile trauma (aver rischiato di essere scaraventato dalla finestra dal fratello maggiore colto da raptus omicida). La metafora della psiche come serie di corridoi contrassegnati da una targa e disseminati da porte è davvero efficace. La camera segreta con dentro la scena terrificante del tentato omicidio mette i brividi (come pure la libreria che la occulta, colma di volumi dalle pagine bianche).
ATTENZIONE:
Si (si scrive: Sì)
ATTENZIONE:
Si (si scrive: Sì)
- Emiliano Maramonte
- Messaggi: 1241
- Contatta:
Re: Labirinti
Ciao!
Questa storia mi ha lasciato un po' interdetto. L'idea di base è carina ma non mi ha entusiasmato. Non mi ha entusiasmato perché l'espediente della realtà virtuale (se lo intendiamo come meccanismo narrativo per risolvere una trama, anche con colpo di scena) è abusato. Come pure il "viaggio nella mente" a scopo psichiatrico e terapeutico, mi ha fatto subito sovvenire un bellissimo film di Tarsem Singh del 2000, ossia "The Cell", dove un'operatrice sociale, grazie a un'avveniristica apparecchiatura, s'immerge nella mente di un bambino in coma per liberarlo da alcune costrizioni interiori.
A parte questo, ci sono un paio di sequenze interessanti (il bambino che viene scaraventato giù dal cornicione e il labirinto, che, associato al concetto di "mente" fa sempre il suo effetto, sin dai tempi del diabolico labirinto di Shining...), e degli accenni a dei sottotesti sulla psiche umana su cui si può riflettere.
Non dico che non sia scritto bene, solo che, ad esempio, nella prima parte la narrazione è "scolastica", con un ritmo appesantito da periodi sicuramente da rivedere ("Dal corridoio principale, di cui non si vedeva la fine, come in un labirinto si dipanavano a destra e a sinistra altri corridoi più stretti di quello di partenza. All’imbocco di ognuno di questi corridoi si trovava una targa metallica su cui erano riportate delle indicazioni, gli occhi di Claudia correvano rapidamente su quelle targhe, nella speranza di trovare in tempi brevi la scritta che stava cercando. All’improvviso su una targa vide il nome “Alessandro”. Era il corridoio che cercava, lo imboccò a passo svelto e iniziò a percorrerlo accelerando il passo, scrutando una ad una tutte le porte che si trovavano ai suoi lati." Tutto questo blocco va riscritto alleggerendolo e sfoltendo qua e là. I periodi sono lunghi con ripetizioni fastidiose...).
Secondo me, una prova che rasenta appena la sufficienza.
In bocca al lupo!!
Emiliano.
Questa storia mi ha lasciato un po' interdetto. L'idea di base è carina ma non mi ha entusiasmato. Non mi ha entusiasmato perché l'espediente della realtà virtuale (se lo intendiamo come meccanismo narrativo per risolvere una trama, anche con colpo di scena) è abusato. Come pure il "viaggio nella mente" a scopo psichiatrico e terapeutico, mi ha fatto subito sovvenire un bellissimo film di Tarsem Singh del 2000, ossia "The Cell", dove un'operatrice sociale, grazie a un'avveniristica apparecchiatura, s'immerge nella mente di un bambino in coma per liberarlo da alcune costrizioni interiori.
A parte questo, ci sono un paio di sequenze interessanti (il bambino che viene scaraventato giù dal cornicione e il labirinto, che, associato al concetto di "mente" fa sempre il suo effetto, sin dai tempi del diabolico labirinto di Shining...), e degli accenni a dei sottotesti sulla psiche umana su cui si può riflettere.
Non dico che non sia scritto bene, solo che, ad esempio, nella prima parte la narrazione è "scolastica", con un ritmo appesantito da periodi sicuramente da rivedere ("Dal corridoio principale, di cui non si vedeva la fine, come in un labirinto si dipanavano a destra e a sinistra altri corridoi più stretti di quello di partenza. All’imbocco di ognuno di questi corridoi si trovava una targa metallica su cui erano riportate delle indicazioni, gli occhi di Claudia correvano rapidamente su quelle targhe, nella speranza di trovare in tempi brevi la scritta che stava cercando. All’improvviso su una targa vide il nome “Alessandro”. Era il corridoio che cercava, lo imboccò a passo svelto e iniziò a percorrerlo accelerando il passo, scrutando una ad una tutte le porte che si trovavano ai suoi lati." Tutto questo blocco va riscritto alleggerendolo e sfoltendo qua e là. I periodi sono lunghi con ripetizioni fastidiose...).
Secondo me, una prova che rasenta appena la sufficienza.
In bocca al lupo!!
Emiliano.
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- Messaggi: 171
Re: Labirinti
Mi sono sempre domandato come ci si possa sentire quando si è 'dentro' la mente di un altro. Questo racconto mi risponde che le due menti rimangono separate, una è l'osservatore, l'altra è l'osservato. Dal punto di vista narrativo questo approccio risulta debole, privo di passione, non desta nessuna empatia fra i due. La scelta di usare un narratore esterno accentua questa freddezza di esposizione. Molto più coinvolgente sarebbe stato, credo, usare Claudia come io narrante.
Lo stile narrativo è pulito, ma un po' scolastico. Sufficiente senz'altro, ma non di più.
Giuseppe
Lo stile narrativo è pulito, ma un po' scolastico. Sufficiente senz'altro, ma non di più.
Giuseppe
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- Messaggi: 592
Re: Labirinti
Ciao Nicola,
L'idea alla base del tuo racconto è non originalissima, ma potenzialmente interessante. Purtroppo, ho trovato che queste potenzialità non siano state sviluppate al meglio e che il racconto rimanga molto asettico. Non so se l'idea fosse quella di mostrare la storia come un lavoro di routine, ma penso avresti potuto comunque valorizzare un po' di più l'ambientazione lasciando comunque l'atteggiamento "freddo" della protagonista. Concordo inoltre con Emiliano sul fatto che certi periodi andrebbero un po' rivisiti per rendere meno piatta la narrazione.
L'idea alla base del tuo racconto è non originalissima, ma potenzialmente interessante. Purtroppo, ho trovato che queste potenzialità non siano state sviluppate al meglio e che il racconto rimanga molto asettico. Non so se l'idea fosse quella di mostrare la storia come un lavoro di routine, ma penso avresti potuto comunque valorizzare un po' di più l'ambientazione lasciando comunque l'atteggiamento "freddo" della protagonista. Concordo inoltre con Emiliano sul fatto che certi periodi andrebbero un po' rivisiti per rendere meno piatta la narrazione.
- SalvatoreStefanelli
- Messaggi: 376
Re: Labirinti
Arrivo dopo i commenti precedenti e mi trovo in buona parte d'accordo con ognuno di loro. L'idea, pur non originale, è carina ma qui non è stata trasposta in maniere avvincente. La prima parte, come diceva Emiliano, va sfoltita anche di molto secondo me. Come dice mezzomatto ha suggerito bene: migliore l'utilizzo di un punto di vista centrato dentro la protagonista. Un tale espediente rende più empatica la lettura di un testo del genere, può creare la giusta ansia della ricerca e della scoperta del motivo per cui l'altro protagonista ha quel certo comportamento. Anche il finale mi sembre con poco mordente. Tutto troppo spiegato e poco vivibile. Mi spiace.
- Linda De Santi
- Messaggi: 497
Re: Labirinti
Ciao Nicola!
L’idea della diagnosi psicopatologica effettuata attraverso un’immersione nella mente è molto carina e ha sempre il suo fascino.
Ho trovato molto belle alcune immagini del racconto, in particolare i due bambini che giocano vicino alla finestra, i libri bianchi e la porta segreta dietro alla libreria che si apre su una stanza uguale alla precedente.
Quello che non mi ha convinto troppo è il linguaggio, che in alcuni passaggi tende a essere un po’ impreciso. Un esempio è “chiedendo disperatamente della mamma” (è molto meglio “chiamando disperatamente la mamma”), oppure “il suo cervello regredisce”, che è una frase che uno psicologo non direbbe mai (meglio “la paura inibisce fortemente le sue capacità cognitive” o qualcosa del genere).
In ogni caso, il racconto non mi è dispiaciuto e la lettura è stata piacevole.
Alla prossima! :)
L’idea della diagnosi psicopatologica effettuata attraverso un’immersione nella mente è molto carina e ha sempre il suo fascino.
Ho trovato molto belle alcune immagini del racconto, in particolare i due bambini che giocano vicino alla finestra, i libri bianchi e la porta segreta dietro alla libreria che si apre su una stanza uguale alla precedente.
Quello che non mi ha convinto troppo è il linguaggio, che in alcuni passaggi tende a essere un po’ impreciso. Un esempio è “chiedendo disperatamente della mamma” (è molto meglio “chiamando disperatamente la mamma”), oppure “il suo cervello regredisce”, che è una frase che uno psicologo non direbbe mai (meglio “la paura inibisce fortemente le sue capacità cognitive” o qualcosa del genere).
In ogni caso, il racconto non mi è dispiaciuto e la lettura è stata piacevole.
Alla prossima! :)
- raffaele.marra
- Messaggi: 397
Re: Labirinti
Interpretazione totalmente psicologica del concetto di stanza segreta. Non so niente di psicologia, ma immagino sia un tema presente nella disciplina, una sorta di metafora diffusa al punto che anche io credo di averne sentito parlare in qualche film o in qualche libro. Anche la metafora della memoria come corridoio dalle innumerevoli stanze mi risulta una sorta di "già visto". Detto ciò, la declinazione del tema del mese è comunque originale. Tuttavia non mi convince del tutto questo racconto che fin dal principio sembra svelare tutto suggerendo da subito quale sarà il possibile finale. Forse sarebbe stato meglio creare un po' più di suspence, magari rendendo un po' più misteriosa l'ambientazione che, ribadisco, è facilmente e immediatamente ricollegabile alle "stanze" della memoria (con conseguente sillogistica previsione di quale sarà la "stanza segreta"). Intendiamoci, non dico che un racconto debba necessariamente suscitare mistero per poi svelare con gran sorpresa come stanno le cose solo nel finale. Dico, però, che senza questa caratteristica questo racconto particolare risulta un tantino "scontato". Parere personale, ovviamente. Nulla da dire sullo stile, preciso ed equilibrato, ben collimato alla storia e all'ambientazione del racconto.
- diego.martelli
- Messaggi: 133
Re: Labirinti
Piacevole, scorrevole e divertente, trovo un po' troppo espositivo il dialogo finale. La parte migliore credo sia lo scarto del ricordo falso e il ritrovamento di quello vero, che trasmette bene la professionalità, il "mestiere" della protagonista. Avrei tagliato un po' "lo spiegone" e usato quello spazio per arricchire la parte esplorativa, che era più interessante, ma mi sembra che comunque sia un buon racconto.
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