[M] L'ultima spiaggia
[M] L'ultima spiaggia
Sono rimasto solo con un cane.
Hog Island mi era sembrata l’ultima spiaggia per evitare il contagio, e invece alla fine è diventata la mia tomba.
Ho deciso di salire sulla torre di controllo con Bruce, il mio Jack Russel, e di restarci fino all’alba.
La struttura è solida grazie a David, l’uomo che mi ha accolto in questo posto, che ha creduto di poter creare una comunità autonoma.
E all’inizio c’era riuscito. Tutti gli davano retta, eseguivano gli ordini senza contraddirlo.
Ma alla morte della figlia, per uno stupidissimo incidente, ogni regola è venuta a mancare, e nessuno si è accorto dell’arrivo di una barca con delle persone infette.
«Ecco la luce» esclamo.
Anche se ormai non c’è più speranza, quando vedo sulla terraferma la luce accendersi mi sento come un bambino.
Abbiamo fatto mille ipotesi sulla sua esistenza in questi mesi. C’era chi affermava che prima dell’epidemia a Shore Park non ci fosse nessuna luce, e che quindi poteva essere un segnale di aiuto, o un segnale per aiutare i superstiti. C’era chi invece ipotizzava che fosse automatizzata, visto che ogni sera si accendeva alla stessa ora. Ed era per diversi motivi che David aveva deciso di mettere in cima alla nostra torre una luce come quella. Si accendeva esattamente dieci minuti dopo.
«Che dici, lasciamo l’isola e andiamo là?» domando al cane.
«Hai ragione, meglio stare qua. Se non siamo stati al sicuro su un’isola, se il contagio ci ha raggiunti, figuriamoci cos’è successo sulla terraferma». Dalla radio non c’erano più informazioni da un pezzo.
All’inizio dell’apocalisse mi ero salvato il culo solo perché ero un agorafobico del cazzo, uno che si faceva mille seghe mentali per uscire con le tipe, uno che preferiva giocare seduto sul proprio divano.
Se non vivevo ancora con la mamma, era solo perché era morta presto.
Essendo perennemente collegato alla rete avevo appreso subito la notizia. Si parlava di panico, centri accoglienza, coprifuoco… solita manfrina da film apocalittico.
Avevo guidato fino al primo lago. Avevo uno zio che aveva vissuto da eremita per anni su un isolotto, e seguire il suo esempio mi era sembrata l’idea più geniale che avessi mai avuto.
Ma non ero l’unico ad avere avuto l’illuminazione.
Ho ucciso un uomo per prendermi la barca. L’avevo vista per primo, ma dal calcio arrivato senza preavviso compresi che non aveva nessuna voglia di condividere.
Non reagii bene.
Chiamiamola legittima difesa, che ne dite?
Se adesso penso alla mia vita mi viene da ridere. Mi ero rinchiuso in casa per quasi trent’anni, e quando finalmente ero riuscito a integrarmi nella società, a farmi degli amici, a portarmi a letto un paio di ragazze, ecco che la morte mi aveva fregato… se li era portati via, uno a uno.
Oltre al cane, mi è rimasta solo quella maledetta luce, che ogni sera, alle nove, si accende.
Forse è davvero automatica, o forse c’è un fottuto idiota come me, rimasto solo, a guardare una luce che si accende dieci minuti dopo la sua.
Io però non ho nessuna voglia di scoprirlo…
Hog Island mi era sembrata l’ultima spiaggia per evitare il contagio, e invece alla fine è diventata la mia tomba.
Ho deciso di salire sulla torre di controllo con Bruce, il mio Jack Russel, e di restarci fino all’alba.
La struttura è solida grazie a David, l’uomo che mi ha accolto in questo posto, che ha creduto di poter creare una comunità autonoma.
E all’inizio c’era riuscito. Tutti gli davano retta, eseguivano gli ordini senza contraddirlo.
Ma alla morte della figlia, per uno stupidissimo incidente, ogni regola è venuta a mancare, e nessuno si è accorto dell’arrivo di una barca con delle persone infette.
«Ecco la luce» esclamo.
Anche se ormai non c’è più speranza, quando vedo sulla terraferma la luce accendersi mi sento come un bambino.
Abbiamo fatto mille ipotesi sulla sua esistenza in questi mesi. C’era chi affermava che prima dell’epidemia a Shore Park non ci fosse nessuna luce, e che quindi poteva essere un segnale di aiuto, o un segnale per aiutare i superstiti. C’era chi invece ipotizzava che fosse automatizzata, visto che ogni sera si accendeva alla stessa ora. Ed era per diversi motivi che David aveva deciso di mettere in cima alla nostra torre una luce come quella. Si accendeva esattamente dieci minuti dopo.
«Che dici, lasciamo l’isola e andiamo là?» domando al cane.
«Hai ragione, meglio stare qua. Se non siamo stati al sicuro su un’isola, se il contagio ci ha raggiunti, figuriamoci cos’è successo sulla terraferma». Dalla radio non c’erano più informazioni da un pezzo.
All’inizio dell’apocalisse mi ero salvato il culo solo perché ero un agorafobico del cazzo, uno che si faceva mille seghe mentali per uscire con le tipe, uno che preferiva giocare seduto sul proprio divano.
Se non vivevo ancora con la mamma, era solo perché era morta presto.
Essendo perennemente collegato alla rete avevo appreso subito la notizia. Si parlava di panico, centri accoglienza, coprifuoco… solita manfrina da film apocalittico.
Avevo guidato fino al primo lago. Avevo uno zio che aveva vissuto da eremita per anni su un isolotto, e seguire il suo esempio mi era sembrata l’idea più geniale che avessi mai avuto.
Ma non ero l’unico ad avere avuto l’illuminazione.
Ho ucciso un uomo per prendermi la barca. L’avevo vista per primo, ma dal calcio arrivato senza preavviso compresi che non aveva nessuna voglia di condividere.
Non reagii bene.
Chiamiamola legittima difesa, che ne dite?
Se adesso penso alla mia vita mi viene da ridere. Mi ero rinchiuso in casa per quasi trent’anni, e quando finalmente ero riuscito a integrarmi nella società, a farmi degli amici, a portarmi a letto un paio di ragazze, ecco che la morte mi aveva fregato… se li era portati via, uno a uno.
Oltre al cane, mi è rimasta solo quella maledetta luce, che ogni sera, alle nove, si accende.
Forse è davvero automatica, o forse c’è un fottuto idiota come me, rimasto solo, a guardare una luce che si accende dieci minuti dopo la sua.
Io però non ho nessuna voglia di scoprirlo…
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Racconto che funziona, ben scritto. La trama sa creare al contempo attesa in chi legge per sapere quale sarà la mossa successiva del protagonista e potrebbe essere ampliato in una storia più corposa. Lo stile è pulito e diretto. Sarebbe stato interessante avere una maggiore percezione delle emozioni e dei sentimenti del protagonista al di là delle definizioni che fornisce di se stesso (agorafobico del cazzo) perché sembra muoversi in un mondo al di fuori di quello della narrazione, come se non ne facesse parte.
Ciao Alexia, piacere di conoscerti.
Il tuo racconto ha due problemi; il primo è la scelta di scrivere di un mondo post apocalittico. A me piace, ma è una cosa estremamente abusata, quindi per far bene bisogna trovare l'idea che stravolga tutto.
Il secondo è che non è un racconto, questo è più l'intro per un libro o per un racconto più lungo.
Dal punto di vista tecnico posso solo consigliarti di snellire un po' le frasi. Ma nel complesso ho riscontrato una buona tecnica.
Sulla trama ho un solo dubbio. Descrivi un uomo normalissimo che io immagino poco atletico, eppure lui riesce a sconfiggere un aggressore che lo colpisce senza nessun preavviso, quindi immagino sia decisamente agguerrito. Non lo so, secondo me potevi evitare quel passaggio, che lascia poco e fa storcere il naso.
Nonostante tutto quello che ho detto il tuo racconto mi è piaciuto.
Ciao e alla prossima
Il tuo racconto ha due problemi; il primo è la scelta di scrivere di un mondo post apocalittico. A me piace, ma è una cosa estremamente abusata, quindi per far bene bisogna trovare l'idea che stravolga tutto.
Il secondo è che non è un racconto, questo è più l'intro per un libro o per un racconto più lungo.
Dal punto di vista tecnico posso solo consigliarti di snellire un po' le frasi. Ma nel complesso ho riscontrato una buona tecnica.
Sulla trama ho un solo dubbio. Descrivi un uomo normalissimo che io immagino poco atletico, eppure lui riesce a sconfiggere un aggressore che lo colpisce senza nessun preavviso, quindi immagino sia decisamente agguerrito. Non lo so, secondo me potevi evitare quel passaggio, che lascia poco e fa storcere il naso.
Nonostante tutto quello che ho detto il tuo racconto mi è piaciuto.
Ciao e alla prossima
Ciao Alexia!!! Finalmente un po' di girl power tra tutti questi ragazzacci!!! Comunque... la tua storia ha un sapore che mi piace. Nonostante sia un tema che credo abbia ormai ben poco da regalare, tu sei riuscita a dargli in gusto un pochino diverso. Il personaggio non sembra molto motivato a trovare altri vivi! Anzi... l'unica cosa mi ha un po' fatto pensare è proprio il fatto che tu dipingi il personaggio come un apatico, un nerd che vive incollato al computer, che si farebbe campare da mamma se fosse ancora viva... insomma, uno poco adatto a scamparla in un'apocalisse! Ecco... devi stare attenta a non creare un personaggio che poi cozza con il resto della storia. Per i resto, anche la fine mi è piaciuta... così disfattista!
A presto!
A presto!
- Flavia Imperi
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Ciao Alexia!
Ho trovato interessante il parallelo fra la vita da isolato pre e post<span style="line-height: 1.5;">-cataclisma</span><span style="line-height: 1.5;">. Come se tutta l'ambientazione fosse parte di lui. </span>
<span style="line-height: 1.5;">Per il finale, personalmente avrei apprezzato di più una crescita del personaggio, una svolta, ma ho colto il velo di ironia nella scelta di lasciarlo lì, ancora isolato anche in una situazione così estrema. </span>
<span style="line-height: 1.5;">C'è una luce che lo chiama, potrebbe essere l'ultimo uomo sulla terra, e lui preferisce non scoprirlo. L'ho detestato per questo. Quindi comunque mi ha colpito.</span>
<span style="line-height: 1.5;">La scena in cui ammette di aver ucciso per sopravvivere invece l'ho trovato un po' troppo leggera. </span>
Ho trovato interessante il parallelo fra la vita da isolato pre e post<span style="line-height: 1.5;">-cataclisma</span><span style="line-height: 1.5;">. Come se tutta l'ambientazione fosse parte di lui. </span>
<span style="line-height: 1.5;">Per il finale, personalmente avrei apprezzato di più una crescita del personaggio, una svolta, ma ho colto il velo di ironia nella scelta di lasciarlo lì, ancora isolato anche in una situazione così estrema. </span>
<span style="line-height: 1.5;">C'è una luce che lo chiama, potrebbe essere l'ultimo uomo sulla terra, e lui preferisce non scoprirlo. L'ho detestato per questo. Quindi comunque mi ha colpito.</span>
<span style="line-height: 1.5;">La scena in cui ammette di aver ucciso per sopravvivere invece l'ho trovato un po' troppo leggera. </span>
Siamo storie di storie
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Ciao Alexia, l'argomento è intrigante, almeno per me, e quindi l'ho letto con particolare attenzione. Purtroppo l'ho trovato ripetitivo rispetto ad altre mille mila storie sull'argomento, non per ultimo una serie tv molto nota in cui c'è un personaggio simile. Ad ogni modo ho trovato il tuo stile molto buono e a parte un paio di punti un pò traballanti ho trovato il racconto leggibile. Buona fortuna.
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Ambientazione narrativamente ormai un po’ abusata, ma del resto si chiarisce proseguendo nella lettura, come essa sia utilizzata solo quale espediente per ‘canzonare’ il destino del protagonista, condannato per scelta o per forza alla propria natura solinga. È anche vero che questa caratterizzazione del personaggio risulta altrettanto inflazionata, per cui nell’insieme mi è rimasta, come dire, l’attesa di un’accelerazione da parte della trama, l’evento di un colpo di scena attraverso il quale rivalutare in modo originale questa struttura fatta un po’ di déjà vu letterari.
L’immobilismo del finale, che pur rispecchia e sottolinea l’amara ironia delle scelte/non scelte del ragazzo, in realtà frena un incedere già lento. Secondo me diverso sarebbe stato il suo effetto, se il racconto avesse riguardato i preparativi frenetici per raggiungere quella luce lontana, quali la costruzione di una zattera, la raccolta e lo stoccaggio dei viveri, il rincorrersi nella testa delle aspettative, i progetti, le speranze ecc.
L’immobilismo del finale, che pur rispecchia e sottolinea l’amara ironia delle scelte/non scelte del ragazzo, in realtà frena un incedere già lento. Secondo me diverso sarebbe stato il suo effetto, se il racconto avesse riguardato i preparativi frenetici per raggiungere quella luce lontana, quali la costruzione di una zattera, la raccolta e lo stoccaggio dei viveri, il rincorrersi nella testa delle aspettative, i progetti, le speranze ecc.
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racconti simili, i nostri. l'apocalisse, la fuga dalla civiltà, la luce che arriva da lontano e fa pensare che qualcosa di civilizzato esista ancora, anche se il protagonista non ha intenzione di scoprirlo, perché in realtà sta bene dov'è, e quindi non sapremo mai cosa la origina. considerando tutto questo, sarei abbastanza ipocrita se dicessi che non mi è piaciuto... hai scelto un tipo diverso di fine del mondo, ma per il resto siamo lì. più snello e leggero del mio da seguire, quindi probabilmente migliore.
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Lo ribattezzerei: "la rivincita del nerd!" La consapevolezza che ne viene lascia spazio a diverse interpretazioni. Ma quella più importante credo che sia la sfiducia verso l'umanità, destinata alla fine per un'implosione dovuta alla sua stessa iper-socializzazione. Si salverà chi non ha voglia di far niente e guarda il mondo da un oblò...ops! Da un pc. E se anche i pc scomparissero, sempre meglio relazionarsi con una luce in remoto o con un cane che non parla. Da sociologo la vedo così: comunicare fa male (e fa anche morire...) e il protagonista lo sa. Un anti-eroe figlio di questi tempi da bulimia dell'informazione. La storia sarebbe un'ottima intro per una storia molto più grande. Comunque, davvero ben scritta, complimenti Alexia!
Bentornata a Minuti Contati! Racconto con tanta roba, forse troppa. Durante i poco meno di 3000 caratteri mi sembra che ci siamo persi per strada David, ma poteva anche starci che tu non fossi interessata a raccontarci altro di lui. Quello di cui ho davvero sentito la mancanza è l'improvvisa scomparsa della barca arrivata con infetti... Insomma, che è successo? Mi sembra chiaro che su quell'isola non si potrà più vivere, eppure il protagonista sostiene, parlando con il suo cane (Io sono leggenda... Ma anche Fallout 3 e infiniti altri, vabbeh... Sono discretamente nerd dai), di rimanere. Sì, lo dici che non ci sarà più speranza comunque, ma in quel momento stesso abbandoni il discorso e non lo si sente più uscire tra le righe, è come se tu passassi ad altro, ma senza considerare l'ineluttabilità della fine ormai vicina. Perché? Inoltre la comunità richiama un sacco quelle di THE WALKING DEAD e mi sarebbe piaciuto saperne di più, anche in relazione a come il protagonista ci si può essere integrato. Insomma, un mosaico di plurimi elementi che non mi sembra assumere una forma compiuta, perlomento in questo limite di carattere, anche se tu hai fatto davvero i salti mortali per fornirgli una cornice e una conclusione verosimile e accettabile. In definitiva, un pollice NI tendente verso l'alto perché non può che migliorare: la mano ce l'hai e si vede, la tua unica pecca è stata di voler infilare troppa roba.
ciao Alexia,
racconto molto scorrevole e con una visione post-apocalittica non banale. Essendo amante del genere mi è piaciuto molto.
L'unica critica che posso fare è che non è pienamente autoconclusivo, ovvero non noto un finale completo. Magari con più battute a disposizione lo avresti potuto approfondire di più.
Buona fortuna
Gaia
racconto molto scorrevole e con una visione post-apocalittica non banale. Essendo amante del genere mi è piaciuto molto.
L'unica critica che posso fare è che non è pienamente autoconclusivo, ovvero non noto un finale completo. Magari con più battute a disposizione lo avresti potuto approfondire di più.
Buona fortuna
Gaia
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Il racconto è molto bello: piano piano, apparentemente divagando, si arriva alla “rivelazione” finale, abbastanza sorprendente e inquietante. La luce ha un ruolo importante e ci resta in mente nell’immagine finale dei due misantropi che si scrutano e si evitano, sospettosi malgrado la solitudine del mondo post-apocalittico e la distanza.
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Hola! Racconto molto bello, interessante, e scorrevole. Anche io sono amante del genere, e mi fa sempre piacere leggere storie come le tue. Forse già visto l'uomo col cane, forse già visto anche il nerd che si salva perchè non esce mai di casa, ma bello il finale, (che hanno apprezzato tutti) e il mondo che descrivi. Quindi non mi ha annoiato. Solo, avrei tolto il pezzo dove lui ricorda di aver ammazzato il tipo. Non lo trovo importante, o almeno mi sembra che tu lo abbia un po' buttato li (per questo non sembra importante) e mi allontana troppo violentemente dal bel contesto che hai creato. Per il resto, complimenti!
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