Morte per scetticismo
- Andrea Partiti
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Morte per scetticismo
Aveva otto anni quando notò per la prima volta il suo doppio.
Pensò a uno specchio, vedendosi nel corridoio in penombra. Ma non c’erano specchi nel corridoio.
Il doppio compariva quando lui era solo, sempre attento a non avvicinarsi troppo.
Ne parlò alla madre, spaventato. La madre la liquidò come una fantasia da bambino, lo abbracciò e gli disse che sarebbe sparito presto.
Aveva dieci anni quando il suo doppio entrò nella camera da letto e prese a osservarlo. Urlò, sua madre accorse e lo cercarono ovunque, ma si era dileguato. Tornò appena i passi della madre arrivarono in fondo alle scale, lontani.
Ne parlò ai suoi amici il giorno successivo. Gli dissero che non li avrebbe spaventati così facilmente, doveva inventare una storia migliore.
Aveva dodici anni quando trovò il suo doppio seduto a tavola al suo posto. Sorrideva. Aspettò in piedi finché i genitori non gli chiesero perché stesse lì fermo anziché sedersi a mangiare.
Il doppio si fece da parte e si mise in un angolo della cucina. Non lo lasciò più solo da quel momento.
Ne parlò a suo padre, da uomo a uomo per essere preso sul serio. Suo padre scosse la testa, deluso da un figlio così impressionabile.
Aveva quattordici anni quando per sbaglio urtò il suo doppio. Era a scuola, nel corridoio. Perse l’equilibrio, cadde a terra e i presenti risero di lui. Anche il suo doppio rise.
Ne parlò al professore di italiano, che lo ascoltò con attenzione, ma era chiaro che non credeva a una parola.
Aveva sedici anni quando il suo doppio lo colpì per la prima volta. Una botta sulla nuca mentre prendeva appunti durante una lezione. Picchiò sul banco con la faccia e corse fuori dall’aula tenendo all’insù il naso sanguinante.
Ne parlò allo psicologo della scuola, che lo ascoltò con attenzione e gli spiegò che era suo dovere segnalare gli episodi di bullismo.
Aveva diciotto anni quando il suo doppio lo mandò all’ospedale. Un occhio nero, tre costole incrinate e lesioni alla milza.
La polizia gli chiese chi l’aveva aggredito, ma rifiutò di rispondere e guardò nel vuoto finché non rinunciarono. Il suo doppio, seduto al bordo del letto, osservava con curiosità gli agenti.
Ne parlò al suo medico, che sparì dalla stanza in un baleno e chiese un consulto psichiatrico.
Aveva vent’anni quando lo trovarono morto nella sua stanza d’ospedale.
Vennero tutti al funerale: i genitori, gli amici, i professori, i medici che l’avevano curato.
La bara era aperta durante la funzione. Il trucco nascondeva le ferite degli ultimi anni, guarite, rimarginate o ancora fresche.
Chiusero la bara solo quando, finita la cerimonia, venne il momento della processione funebre.
Solo allora medici, professori, amici, genitori, notarono il doppio seduto sulla cassa, che sorrideva beffardo come aveva sorriso per dodici anni protetto dallo scetticismo di tutti loro.
Solo allora capirono di aver sbagliato.
Pensò a uno specchio, vedendosi nel corridoio in penombra. Ma non c’erano specchi nel corridoio.
Il doppio compariva quando lui era solo, sempre attento a non avvicinarsi troppo.
Ne parlò alla madre, spaventato. La madre la liquidò come una fantasia da bambino, lo abbracciò e gli disse che sarebbe sparito presto.
Aveva dieci anni quando il suo doppio entrò nella camera da letto e prese a osservarlo. Urlò, sua madre accorse e lo cercarono ovunque, ma si era dileguato. Tornò appena i passi della madre arrivarono in fondo alle scale, lontani.
Ne parlò ai suoi amici il giorno successivo. Gli dissero che non li avrebbe spaventati così facilmente, doveva inventare una storia migliore.
Aveva dodici anni quando trovò il suo doppio seduto a tavola al suo posto. Sorrideva. Aspettò in piedi finché i genitori non gli chiesero perché stesse lì fermo anziché sedersi a mangiare.
Il doppio si fece da parte e si mise in un angolo della cucina. Non lo lasciò più solo da quel momento.
Ne parlò a suo padre, da uomo a uomo per essere preso sul serio. Suo padre scosse la testa, deluso da un figlio così impressionabile.
Aveva quattordici anni quando per sbaglio urtò il suo doppio. Era a scuola, nel corridoio. Perse l’equilibrio, cadde a terra e i presenti risero di lui. Anche il suo doppio rise.
Ne parlò al professore di italiano, che lo ascoltò con attenzione, ma era chiaro che non credeva a una parola.
Aveva sedici anni quando il suo doppio lo colpì per la prima volta. Una botta sulla nuca mentre prendeva appunti durante una lezione. Picchiò sul banco con la faccia e corse fuori dall’aula tenendo all’insù il naso sanguinante.
Ne parlò allo psicologo della scuola, che lo ascoltò con attenzione e gli spiegò che era suo dovere segnalare gli episodi di bullismo.
Aveva diciotto anni quando il suo doppio lo mandò all’ospedale. Un occhio nero, tre costole incrinate e lesioni alla milza.
La polizia gli chiese chi l’aveva aggredito, ma rifiutò di rispondere e guardò nel vuoto finché non rinunciarono. Il suo doppio, seduto al bordo del letto, osservava con curiosità gli agenti.
Ne parlò al suo medico, che sparì dalla stanza in un baleno e chiese un consulto psichiatrico.
Aveva vent’anni quando lo trovarono morto nella sua stanza d’ospedale.
Vennero tutti al funerale: i genitori, gli amici, i professori, i medici che l’avevano curato.
La bara era aperta durante la funzione. Il trucco nascondeva le ferite degli ultimi anni, guarite, rimarginate o ancora fresche.
Chiusero la bara solo quando, finita la cerimonia, venne il momento della processione funebre.
Solo allora medici, professori, amici, genitori, notarono il doppio seduto sulla cassa, che sorrideva beffardo come aveva sorriso per dodici anni protetto dallo scetticismo di tutti loro.
Solo allora capirono di aver sbagliato.
Re: Morte per scetticismo
Andrea! Sei mancato parecchio nell'ultima edizione! Bene bene, tutto a posto con i parametri, divertiti in questa Arona Edition!
- Marco Travaglini
- Messaggi: 196
Re: Morte per scetticismo
Ciao Andrea, piacere di conoscerti.
Sette scene per un racconto di 3000 caratteri mi sembrano veramente tante. Infatti sei stato costretto a raccontare molto e a usare anche il discorso indiretto; fa eccezione l’ultima scena. Probabilmente avresti potuto tagliare almeno un paio di scene, sebbene sia chiaro che siano lì per mostrare lo scetticismo degli altri. Va detto che comunque, quasi in ogni scena, riesci a dare almeno un piccolo accenno di mostrato che ci consente di immaginare bene almeno una parte della vicenda.
Il tema è sicuramente centrato.
Sette scene per un racconto di 3000 caratteri mi sembrano veramente tante. Infatti sei stato costretto a raccontare molto e a usare anche il discorso indiretto; fa eccezione l’ultima scena. Probabilmente avresti potuto tagliare almeno un paio di scene, sebbene sia chiaro che siano lì per mostrare lo scetticismo degli altri. Va detto che comunque, quasi in ogni scena, riesci a dare almeno un piccolo accenno di mostrato che ci consente di immaginare bene almeno una parte della vicenda.
Il tema è sicuramente centrato.
- Emiliano Maramonte
- Messaggi: 1053
- Contatta:
Re: Morte per scetticismo
Ciao Andrea!
Lasciami dire che il racconto mi è piaciuto molto e mi ha inquietato. Soprattutto la seconda e l'ultima sequenza mi hanno fatto scorrere un brivido dietro la schiena.
Ho amato la scansione degli episodi, lungo un arco temporale di ben 12 anni condensati in 3000 caratteri, e il crescendo è ben costruito, con una spavalderia da parte del doppio che si fa sempre più ardita e dannosa.
Fino alla chiusura quando il doppelganger, secondo le leggende, compie la sua missione, protetto dall'incredulità generale e dall'indifferenza di chi ha il compito di intervenire.
Forse si coglie anche una venatura di critica sociale: la nostra realtà è crudele, vive e si nutre di indifferenza, nonostante le atrocità o le brutture di cui è colma. E questo è molto interessante.
Se proprio devo rimproverarti qualcosa, è la ripetitività di qualche episodio, soprattutto nella parte centrale, dove la storia ristagna un po', ma poi, per fortuna si riprende in conclusione.
Ben scritto e ben costruito. Si merita una sufficienza piena.
In bocca al lupo!
Emiliano.
Lasciami dire che il racconto mi è piaciuto molto e mi ha inquietato. Soprattutto la seconda e l'ultima sequenza mi hanno fatto scorrere un brivido dietro la schiena.
Ho amato la scansione degli episodi, lungo un arco temporale di ben 12 anni condensati in 3000 caratteri, e il crescendo è ben costruito, con una spavalderia da parte del doppio che si fa sempre più ardita e dannosa.
Fino alla chiusura quando il doppelganger, secondo le leggende, compie la sua missione, protetto dall'incredulità generale e dall'indifferenza di chi ha il compito di intervenire.
Forse si coglie anche una venatura di critica sociale: la nostra realtà è crudele, vive e si nutre di indifferenza, nonostante le atrocità o le brutture di cui è colma. E questo è molto interessante.
Se proprio devo rimproverarti qualcosa, è la ripetitività di qualche episodio, soprattutto nella parte centrale, dove la storia ristagna un po', ma poi, per fortuna si riprende in conclusione.
Ben scritto e ben costruito. Si merita una sufficienza piena.
In bocca al lupo!
Emiliano.
- maurizio.ferrero
- Messaggi: 529
Re: Morte per scetticismo
Ciao Andrea,
Il tuo racconto mi è piaciuto molto, una sorta di versione uguale è contraria di "Al lupo, al lupo!". La critica alla società è evidente, ma ben piazzata. Mi fa pensare ai tanti casi di persone con problemi che rimangono nell'ombra, salvo poi diventare evidenti solamente quando è troppo tardi. E tutti a dire "era tanto una brava persona".
Ottimo lavoro!
Il tuo racconto mi è piaciuto molto, una sorta di versione uguale è contraria di "Al lupo, al lupo!". La critica alla società è evidente, ma ben piazzata. Mi fa pensare ai tanti casi di persone con problemi che rimangono nell'ombra, salvo poi diventare evidenti solamente quando è troppo tardi. E tutti a dire "era tanto una brava persona".
Ottimo lavoro!
Re: Morte per scetticismo
Ciao Andrea.
Senti vado subito al punto. Per me funziona. È semplice ed è il pregio migliore.
Non si presta a fraintendimenti. È interessante che tutti blocchi di racconto inizino nello stesso modo. Forse avrei fatto una scansione temporale più lunga, vent’anni sono pochi e avrei voluto un episodio in meno nel mezzo e uno oltre i vent’anni, magari qualcosa ancora di più grave per aumentare la tensione.
È solo una mia idea ovviamente ma nel complesso molto bene.
Senti vado subito al punto. Per me funziona. È semplice ed è il pregio migliore.
Non si presta a fraintendimenti. È interessante che tutti blocchi di racconto inizino nello stesso modo. Forse avrei fatto una scansione temporale più lunga, vent’anni sono pochi e avrei voluto un episodio in meno nel mezzo e uno oltre i vent’anni, magari qualcosa ancora di più grave per aumentare la tensione.
È solo una mia idea ovviamente ma nel complesso molto bene.
- giancarmine trotta
- Messaggi: 383
Re: Morte per scetticismo
Ciao Andrea,
ci presenti un racconto dalla struttura ripetitiva, essenziale, pulita.
Le prime due sequenze sono splendide: inquietano e fanno venire voglia di continuare.
Le ultime scene sono azzeccate e anche il finale ha senso, è appropriato.
Gli unici problemi li ho riscontrati nel mezzo; la scelta di troppe scene, appunto ripetitive, mi è sembrata esagerata. Dai 12 anni potevi benissimo passare ai venti inserendo delle descrizioni evocative: qualcosa che ci facesse immaginare lo stato d'animo di questo bambino/ragazzo durante l'adolescenza o ancora dopo.
In definitiva è certamente tra i lavori migliori del gruppo: una grande idea sviluppata ottimamente per due terzi del racconto.
Alla prossima,
G.
***
ci presenti un racconto dalla struttura ripetitiva, essenziale, pulita.
Le prime due sequenze sono splendide: inquietano e fanno venire voglia di continuare.
Le ultime scene sono azzeccate e anche il finale ha senso, è appropriato.
Gli unici problemi li ho riscontrati nel mezzo; la scelta di troppe scene, appunto ripetitive, mi è sembrata esagerata. Dai 12 anni potevi benissimo passare ai venti inserendo delle descrizioni evocative: qualcosa che ci facesse immaginare lo stato d'animo di questo bambino/ragazzo durante l'adolescenza o ancora dopo.
In definitiva è certamente tra i lavori migliori del gruppo: una grande idea sviluppata ottimamente per due terzi del racconto.
Alla prossima,
G.
***
- invernomuto
- Messaggi: 270
Re: Morte per scetticismo
Ciao Andrea, è un piacere rileggerti.
Morte per scetticismo ha la morale e la struttura di una "cautionary tale" (mi perdonerai l'inglesismo, ma non sono riuscito a trovare un termine italiano che rendesse il concetto altrettanto bene), è chiaramente limitata dall'imposizione del limite di caratteri, ma probabilmente il ritmo frettoloso che gli hai dovuto imporre funziona anche a suo favore, dato che nella sua semplicità il messaggio diventa più incisivo e diretto.
Personalmente trovo che sia uno dei racconti migliori del tuo girone, complimenti.
Morte per scetticismo ha la morale e la struttura di una "cautionary tale" (mi perdonerai l'inglesismo, ma non sono riuscito a trovare un termine italiano che rendesse il concetto altrettanto bene), è chiaramente limitata dall'imposizione del limite di caratteri, ma probabilmente il ritmo frettoloso che gli hai dovuto imporre funziona anche a suo favore, dato che nella sua semplicità il messaggio diventa più incisivo e diretto.
Personalmente trovo che sia uno dei racconti migliori del tuo girone, complimenti.
- diego.martelli
- Messaggi: 133
Re: Morte per scetticismo
Credo che la cosa migliore del racconto sia il fatto che il doppio, alla fine, si veda! Mi apprestavo a un finale che ripristinava tutto in una angosciosa ma mondana realtà (che so, ferite autoinferte, o lui che si ingannava in qualche modo) ma... no: il doppio esiste e nello stupore e nel dolore generale appare, sovvertendo la realtà con la sua sola presenza malvagia. Semplice, bello, chiaro e scorrevole, mi è piaciuto molto: e anche il messaggio di critica sociale verso chi cerca sempre di "normalizzare" ogni situazione mi sembra elegante e ben espresso. Complimenti!
Re: Morte per scetticismo
Molto, molto, molto bene. Qui abbiamo un messaggio asservito alla storia e non il contrario. Stile semplice, immediato, ordinato, anche fantasioso nella sua messa in scena. E il tema è preso alla perfezione. Non ho appunti da fare, un racconto pronto per la vetrina, un pollice su senza dubbio alcuno.
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