In ritardo. Come sempre.
In ritardo. Come sempre.
In ritardo. Come sempre.
- Accelera! Accelera, cazzo!
- Sono già a tavoletta!
La vecchia Punto traballa lungo la Litoranea di Salerno. Il motore, non abituato alla velocità insolita, emette un muggito poderoso.
- L’appuntamento era venti minuti fa, accidenti a te! Ci stai facendo fare una figura di merda!
- Fanculo, King! Non è colpa mia se abbiamo sbagliato l’incrocio di Battipaglia. Eri tu che dovevi indicarmi la strada!
Il mio amico si toglie di bocca lo stecco di liquirizia e soffoca un’imprecazione.
– E l’ho fatto! Sei tu che non sei in grado di interpretare un semplice “gira a destra”. Solo un imbecille potrebbe avrebbe potuto sbagliare.
- Mi stai dando dell’imbecille?
- No, sto solo dicendo che avrei potuto farmela a piedi. Tanto ci avrei impiegato lo stesso tempo!
I fanali illuminano la strada vuota. Siamo gli unici nel raggio di almeno due chilometri.
Il muggito del motore aumenta d’intensità.
- Forse saremmo anche potuti arrivare in orario, se solo tu non fossi partito in ritardo da casa.
- Ti ho già detto che ho avuto dei problemi…
- Tu i problemi ce li hai da quando sei nato, Austin. Devi avere qualche tara genetica che ti obbliga ad arrivare sempre in ritardo, qualunque cosa tu faccia.
- Ma non dire stronzate.
- No, no, dico sul serio: dovresti farti studiare da uno bravo, così magari potrebbero dare il tuo nome a questa malattia. “Morbo di Austin, il male che fa arrivare in ritardo gli uomini” – si ferma un istante. – Ma sei impazzito? Perché stai rallentando.
- Non sono io che rallento. È il motore che sta perdendo giri.
È solo in quel momento che entrambi ci rendiamo conto che il motore ha smesso di muggire. E che dal cofano ha cominciato ad uscire una nuvola di fumo decisamente preoccupante.
Io e King ci guardiamo in faccia in silenzio. Poi lo diciamo assieme.
- Porca puttana!
***
- Quindi?
- Beh, il motore non funziona.
- Brillante deduzione, Watson. Non venirmi anche a dire che l’acqua è bagnata.
- Spiritoso – borbotto io, chiudendo il cofano. – Non ho idea di quale sia il problema: lo sai benissimo che non ci capisco niente di macchine.
- Eccellente.
- Tu, piuttosto? Preso qualcosa da quel locale?
- Duecento metri a piedi e quindici euri ben spesi – dice sollevando una busta di carta. – Birra e camogli per due.
- Ma lo sai che sono astemio…
- Non ho mai detto che le birre fossero per te.
Senza tante cerimonie, King si siede sul cofano e comincia a scartare la sua focaccina.
- Pare proprio che ci perderemo la prima di “Star Wars Episodio XV: Dart Fener conquista Mordor” – sospiro. –Ho chiamato Sharran. Gli ho detto che non riusciremo ad arrivare al cinema.
- Come l’ha presa?
- Mi ha maledetto, augurandomi quindici anni di castità forzata.
- Tipico.
Mi siedo accanto a lui e scarto a mia volta il camogli. Senza dir nulla, King pigia qualche tasto sul cellulare. Nell’aria si diffonde la musica di “Rotta per casa di zio” dei Gem Boy.
- Ehi.
-Si?
- Scusa se prima ti ho quasi dato dell’imbecille.
- Scuse accettate – rispondo io. – Ma, se è un approccio per provare a limonare, ti avviso che non attacca.
- Sei una testa di cazzo.
-Anche tu, vecchio. Anche tu.
Alziamo in silenzio le bottiglie (la sua di birra, la mia d’acqua) e brindiamo.
di Agostino Langellotti.
(un grazie particolare al buon King, che mi sta revisionando il racconto e che lo certifica come storia quasi vera).
- Accelera! Accelera, cazzo!
- Sono già a tavoletta!
La vecchia Punto traballa lungo la Litoranea di Salerno. Il motore, non abituato alla velocità insolita, emette un muggito poderoso.
- L’appuntamento era venti minuti fa, accidenti a te! Ci stai facendo fare una figura di merda!
- Fanculo, King! Non è colpa mia se abbiamo sbagliato l’incrocio di Battipaglia. Eri tu che dovevi indicarmi la strada!
Il mio amico si toglie di bocca lo stecco di liquirizia e soffoca un’imprecazione.
– E l’ho fatto! Sei tu che non sei in grado di interpretare un semplice “gira a destra”. Solo un imbecille potrebbe avrebbe potuto sbagliare.
- Mi stai dando dell’imbecille?
- No, sto solo dicendo che avrei potuto farmela a piedi. Tanto ci avrei impiegato lo stesso tempo!
I fanali illuminano la strada vuota. Siamo gli unici nel raggio di almeno due chilometri.
Il muggito del motore aumenta d’intensità.
- Forse saremmo anche potuti arrivare in orario, se solo tu non fossi partito in ritardo da casa.
- Ti ho già detto che ho avuto dei problemi…
- Tu i problemi ce li hai da quando sei nato, Austin. Devi avere qualche tara genetica che ti obbliga ad arrivare sempre in ritardo, qualunque cosa tu faccia.
- Ma non dire stronzate.
- No, no, dico sul serio: dovresti farti studiare da uno bravo, così magari potrebbero dare il tuo nome a questa malattia. “Morbo di Austin, il male che fa arrivare in ritardo gli uomini” – si ferma un istante. – Ma sei impazzito? Perché stai rallentando.
- Non sono io che rallento. È il motore che sta perdendo giri.
È solo in quel momento che entrambi ci rendiamo conto che il motore ha smesso di muggire. E che dal cofano ha cominciato ad uscire una nuvola di fumo decisamente preoccupante.
Io e King ci guardiamo in faccia in silenzio. Poi lo diciamo assieme.
- Porca puttana!
***
- Quindi?
- Beh, il motore non funziona.
- Brillante deduzione, Watson. Non venirmi anche a dire che l’acqua è bagnata.
- Spiritoso – borbotto io, chiudendo il cofano. – Non ho idea di quale sia il problema: lo sai benissimo che non ci capisco niente di macchine.
- Eccellente.
- Tu, piuttosto? Preso qualcosa da quel locale?
- Duecento metri a piedi e quindici euri ben spesi – dice sollevando una busta di carta. – Birra e camogli per due.
- Ma lo sai che sono astemio…
- Non ho mai detto che le birre fossero per te.
Senza tante cerimonie, King si siede sul cofano e comincia a scartare la sua focaccina.
- Pare proprio che ci perderemo la prima di “Star Wars Episodio XV: Dart Fener conquista Mordor” – sospiro. –Ho chiamato Sharran. Gli ho detto che non riusciremo ad arrivare al cinema.
- Come l’ha presa?
- Mi ha maledetto, augurandomi quindici anni di castità forzata.
- Tipico.
Mi siedo accanto a lui e scarto a mia volta il camogli. Senza dir nulla, King pigia qualche tasto sul cellulare. Nell’aria si diffonde la musica di “Rotta per casa di zio” dei Gem Boy.
- Ehi.
-Si?
- Scusa se prima ti ho quasi dato dell’imbecille.
- Scuse accettate – rispondo io. – Ma, se è un approccio per provare a limonare, ti avviso che non attacca.
- Sei una testa di cazzo.
-Anche tu, vecchio. Anche tu.
Alziamo in silenzio le bottiglie (la sua di birra, la mia d’acqua) e brindiamo.
di Agostino Langellotti.
(un grazie particolare al buon King, che mi sta revisionando il racconto e che lo certifica come storia quasi vera).
Re: In ritardo. Come sempre.
Ciao Agostino! Tutto ok con i parametri, ma se farai correzioni occhio che conteggio anche la firma e la dedica perché mi sembrano narrativi ;) Buona Urania Christmas Edition!
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Re: In ritardo. Come sempre.
IN RITARDO COME SEMPRE di Agostino Langellotti. Dialoghi scoppiettanti in questo racconto dal tema centrato. Povero Austin, è ritardatario cronico e non ha usato le attenzioni dovute all’auto. Mi dispiace che si perderanno la prima del film (unire Star Wars a Tolkien è veramente da vedere, poveri sceneggiatori hollywoodiani, sono al limite). E dire che Austin è astemio. Forse, King, per vedere il film, avrebbe dovuto bere meno birra e scegliersi da lucido un compagno di viaggio più simile a lui. La Dedica finale io la vedo narrativa. Forse hai immaginato davvero il Re dell’Horror come compagno di viaggio?
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Re: In ritardo. Come sempre.
Un road movie in 3000 battute, o giù di lì.
Occhio agli errori di distrazione (potrebbe avrebbe potuto). Il dialogo gira bene, un sacco di noi ne ha avuto uno simile, o tanti, e il finale con la meta ormai irraggiungibile, lo stress che evapora e la bromance che torna protagonista, è un classico del genere.
Forse un difetto, volendolo trovare, è questo: è un dialogo tanto classico da poter quasi recitare a memoria la battuta successiva, alla prima lettura - il che non rovina il pezzo, intendiamoci.
Complimenti e a presto.
Occhio agli errori di distrazione (potrebbe avrebbe potuto). Il dialogo gira bene, un sacco di noi ne ha avuto uno simile, o tanti, e il finale con la meta ormai irraggiungibile, lo stress che evapora e la bromance che torna protagonista, è un classico del genere.
Forse un difetto, volendolo trovare, è questo: è un dialogo tanto classico da poter quasi recitare a memoria la battuta successiva, alla prima lettura - il che non rovina il pezzo, intendiamoci.
Complimenti e a presto.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
Re: In ritardo. Come sempre.
alexandra.fischer ha scritto:IN RITARDO COME SEMPRE di Agostino Langellotti. Dialoghi scoppiettanti in questo racconto dal tema centrato. Povero Austin, è ritardatario cronico e non ha usato le attenzioni dovute all’auto. Mi dispiace che si perderanno la prima del film (unire Star Wars a Tolkien è veramente da vedere, poveri sceneggiatori hollywoodiani, sono al limite). E dire che Austin è astemio. Forse, King, per vedere il film, avrebbe dovuto bere meno birra e scegliersi da lucido un compagno di viaggio più simile a lui. La Dedica finale io la vedo narrativa. Forse hai immaginato davvero il Re dell’Horror come compagno di viaggio?
Ciao Ale!
Nono, sei fuori strada: Austin sono io, ma King non è QUEL King. Si tratta di un mio amico a cui, per motivi troppo lumghi da spiegare, abbiamo dato quel soprannome ed è così che compare nei racconti in cui compaiono i miei amici.
Re: In ritardo. Come sempre.
Daniel Travis ha scritto:Un road movie in 3000 battute, o giù di lì.
Occhio agli errori di distrazione (potrebbe avrebbe potuto). Il dialogo gira bene, un sacco di noi ne ha avuto uno simile, o tanti, e il finale con la meta ormai irraggiungibile, lo stress che evapora e la bromance che torna protagonista, è un classico del genere.
Forse un difetto, volendolo trovare, è questo: è un dialogo tanto classico da poter quasi recitare a memoria la battuta successiva, alla prima lettura - il che non rovina il pezzo, intendiamoci.
Complimenti e a presto.
Grazie del commento, Daniel. So che il dialogo non è proprio originale, ma, a mia discolpa, ho cercato di scrivere più o meno quello che avremmo detto in quelle circostanze. Purtroppo, siamo noi ad non essere originali.
Grazie.
- maurizio.ferrero
- Messaggi: 529
Re: In ritardo. Come sempre.
Ciao Agostino,
Il dialogo è buono e ha la giusta dose di realismo, mixato a un po' di umorismo pulp che non fa mai male. Però rimane solo questo: un dialogo. Il tema è centrato, ma tutta la storia porta a ben poco (per non dire niente). Si tratta di un episodio di vita comune narrato giusto con qualche battuta sopra le righe per dargli un po' di colore.
In un contesto più ampio, con una storia più interessante a fronte e a posteriori, mi avrebbe certamente catturato, perché è uno stile che mi piace molto. Ma messo così, da solo... Non so. Una bella fotografia, ma poco altro.
Il dialogo è buono e ha la giusta dose di realismo, mixato a un po' di umorismo pulp che non fa mai male. Però rimane solo questo: un dialogo. Il tema è centrato, ma tutta la storia porta a ben poco (per non dire niente). Si tratta di un episodio di vita comune narrato giusto con qualche battuta sopra le righe per dargli un po' di colore.
In un contesto più ampio, con una storia più interessante a fronte e a posteriori, mi avrebbe certamente catturato, perché è uno stile che mi piace molto. Ma messo così, da solo... Non so. Una bella fotografia, ma poco altro.
Re: In ritardo. Come sempre.
In ritardo. Come sempre., di Agostino Langellotti
Ciao Agostino,
tema centrato.
Il dialogo tra amici scorre bene, è una scelta che non mi dispiace, anche io ho scelto il dialogo tra i due protagonisti per il mio racconto in questo contest. Certo, come ho letto in altri commenti, l’idea è debole ma nello stesso tempo dà la possibilità al lettore di leggere con facilità e immedesimarsi nei personaggi.
Buona prova nel complesso
Ciao
Adriano
Ciao Agostino,
tema centrato.
Il dialogo tra amici scorre bene, è una scelta che non mi dispiace, anche io ho scelto il dialogo tra i due protagonisti per il mio racconto in questo contest. Certo, come ho letto in altri commenti, l’idea è debole ma nello stesso tempo dà la possibilità al lettore di leggere con facilità e immedesimarsi nei personaggi.
Buona prova nel complesso
Ciao
Adriano
Re: In ritardo. Come sempre.
Ciao Agostino, di questo racconto ho apprezzato i dialoghi, si legge bene, a parte qualche piccolo intoppo dovuto probabilmente al poco tempo e al bisogno di revisionare velocemente. Trovo anche io che non sia qualcosa di originale ma piuttosto una fedele trascrizione di una possibilissima avventura, nonostante ciò trovo anche io che la storia sia debole, anche se comunque l’ho letta con piacere.
Alla prossima!
Alla prossima!
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Re: In ritardo. Come sempre.
Ciao Agostino,
Racconto simpatico, anche se sono d'accordo con gli altri nel vederlo come una scenetta a cui manca ancora qualcosa per diventare una storia vera e propria.
I dialoghi li ho trovati per lo più brillanti, unica nota che secondo me stona è il titolo del film citato per esteso. Il dettaglio in sé è simpatico, ma stona un po' all'interno del dialogo (avrei trovato più naturale che dicesse solo "la prima di Episodio XV" o solo " la prima di Dart Fener conquista Mordor"). Per il resto, racconto godibile e buona caratterizzazione dei personaggi.
Racconto simpatico, anche se sono d'accordo con gli altri nel vederlo come una scenetta a cui manca ancora qualcosa per diventare una storia vera e propria.
I dialoghi li ho trovati per lo più brillanti, unica nota che secondo me stona è il titolo del film citato per esteso. Il dettaglio in sé è simpatico, ma stona un po' all'interno del dialogo (avrei trovato più naturale che dicesse solo "la prima di Episodio XV" o solo " la prima di Dart Fener conquista Mordor"). Per il resto, racconto godibile e buona caratterizzazione dei personaggi.
- romina.braggion
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Re: In ritardo. Come sempre.
In ritardo. Come sempre. Di Agostino Langellotti.
Ciao Agostino, piacere di conoscerti.
Mi piace il ritmo del racconto, il dialogo serrato è un ottimo antefatto per qualsiasi situazione si possa immaginare in seguito.
Il battibecco tra i due è divertente e l’ambientazione è pennellata alla perfezione, nella frase della strada vuota, rendendo perfettamente l’idea del grande spazio. Bella la trovata dell’auto in panne.
L’obiettivo, vedere una prima cinematografica, parrebbe banale ma dona la chiave di lettura di tutto il racconto: sono in ritardo, difficilmente arriveranno al cinema in tempo.
Il finale mi ha un po’ delusa, lo avrei voluto scoppiettante come tutto il resto del racconto e avrei sperato di trovare un elemento che rendesse il racconto una storia. Così è rimasto una scena.
Però, nel complesso, mi è piaciuto.
A presto.
Ciao Agostino, piacere di conoscerti.
Mi piace il ritmo del racconto, il dialogo serrato è un ottimo antefatto per qualsiasi situazione si possa immaginare in seguito.
Il battibecco tra i due è divertente e l’ambientazione è pennellata alla perfezione, nella frase della strada vuota, rendendo perfettamente l’idea del grande spazio. Bella la trovata dell’auto in panne.
L’obiettivo, vedere una prima cinematografica, parrebbe banale ma dona la chiave di lettura di tutto il racconto: sono in ritardo, difficilmente arriveranno al cinema in tempo.
Il finale mi ha un po’ delusa, lo avrei voluto scoppiettante come tutto il resto del racconto e avrei sperato di trovare un elemento che rendesse il racconto una storia. Così è rimasto una scena.
Però, nel complesso, mi è piaciuto.
A presto.
Re: In ritardo. Come sempre.
Un racconto un po' all'acqua di rose che vuole essere un esercizio sui dialoghi e sul tema assegnato, ma che comunque intrattiene e che risulta essere esattamente quello per cui era stato pensato. I dialoghi sono centrali, pertanto mi ci soffermo e sottolineo come siano assolutamente naturali e ben condotti. Come valutazione, assegno il massimo da cui parto per il tipo di racconto, ovvero un pollice tendente all'alto. Se non morisse nella sua fruizione e assurgesse a qualcosa di più di semplice scenetta sarebbe potuto tranquillamente arrivare al massimo.
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