Into the Ocean
Into the Ocean
«Le onde potrebbero arrivare a cinque metri.»
«Smettila Mat! Devi essere positivo sennò non puoi essere un pescatore. Siamo molto vicini al nostro obiettivo, me lo sento!»
«Questa aragosta è un maschio ed è piccola. La ributto.» Mat lancia l’ennesima aragosta, sono più quelle rigettate in mare che quelle nelle vasche della stiva.
La marea è ancora alta. Le onde sballottano il peschereccio incuranti degli uomini sopra.
«Abbiamo solo poche ore e ne abbiamo prese solo un centinaio. Non ce la faremo mai, perderemo anche questo cliente.»
La voce di Mat si fa più bassa, come se lo volesse dire solo a sé.
Le nasse sono pronte per una nuova gettata. “Kevin non si arrende. Non si arrende neppure di fronte all’evidenza” pensa Mat, “quando ha un obiettivo, neanche la rabbia dell’oceano può fermarlo”. Dalla cabina di comando, Kevin osserva l’ecoscandaglio in cerca di nuove rocce.
«Adesso! Getta la nassa!»
Mat sente il comando ed esegue, ormai senza speranza. Il cliente avrebbe aspettato fino alle quindici, non un minuto di più e ne voleva almeno trecento. In cinque ore solo centosei, cosa di poco valore.
«Getta!»
E con movimenti meccanici Mat esegue. Le onde, sempre più alte, tentano di fargli perdere l’equilibrio, cosa alquanto difficile per lui. Conosce ogni angolo della Norman Sea, sa come sorreggersi e, nel caso, dove aggrapparsi.
«Bene, direi che è ora di tirarne su alcune.» Kevin è uscito, si sporge dalla paratia e osserva soddisfatto le varie boe seminate e sparse nel raggio di un miglio.
«Invidio la tua sicurezza. Quando va bene ne prendiamo duecentocinquanta in un giorno, e tu oggi, con questo mare, pretendi di superare le trecento in sole sette ore.»
«Ce la faremo. È il nostro lavoro, non ci rimane altro. Abbiamo mutui da pagare. Lo dobbiamo a noi, alle nostre famiglie. Non possiamo arrenderci.»
«Cominciamo a tirare su.»
Sono le quattordici. Il vento si è acquietato e le acque cominciano a placarsi. Mat vede risalire per la trentesima o quarantesima volta una delle sue nasse. Vuota, anche questa. La Norman Sea si avvicina a quella dopo. Due aragoste!
“Forza, dai” gli dice lo sguardo positivo di Kevin. Apre la terza e non crede ai suoi occhi: cinque aragoste insieme a un bel polpo. Lo toglie subito e lo getta a terra con rabbia. Alza la prima aragosta e, come temeva, il polpo le ha portato via due zampe. “Cazzo”. Anche le altre hanno subito dei danni.
«Mat, Mat, vieni qui! Guarda!» gli urla Kevin con uno strano tono.
L’uomo si avvicina. “Tanto, peggio di così”.
«Guarda! Hai mai visto una cosa del genere?» Kevin alza l’aragosta, una mega aragosta. «Solo questa vale cinquecento dollari! E non è finita, ce n’è un’altra uguale!»
Mat rimane senza parole. Tira su col naso poi se lo struscia mentre espira. Guarda l’orologio.
«Lasciamo le altre nasse, torneremo domani a prenderle. Andiamo al porto. Presto.»
E finalmente Mat sorride.
Paola Rossini
«Smettila Mat! Devi essere positivo sennò non puoi essere un pescatore. Siamo molto vicini al nostro obiettivo, me lo sento!»
«Questa aragosta è un maschio ed è piccola. La ributto.» Mat lancia l’ennesima aragosta, sono più quelle rigettate in mare che quelle nelle vasche della stiva.
La marea è ancora alta. Le onde sballottano il peschereccio incuranti degli uomini sopra.
«Abbiamo solo poche ore e ne abbiamo prese solo un centinaio. Non ce la faremo mai, perderemo anche questo cliente.»
La voce di Mat si fa più bassa, come se lo volesse dire solo a sé.
Le nasse sono pronte per una nuova gettata. “Kevin non si arrende. Non si arrende neppure di fronte all’evidenza” pensa Mat, “quando ha un obiettivo, neanche la rabbia dell’oceano può fermarlo”. Dalla cabina di comando, Kevin osserva l’ecoscandaglio in cerca di nuove rocce.
«Adesso! Getta la nassa!»
Mat sente il comando ed esegue, ormai senza speranza. Il cliente avrebbe aspettato fino alle quindici, non un minuto di più e ne voleva almeno trecento. In cinque ore solo centosei, cosa di poco valore.
«Getta!»
E con movimenti meccanici Mat esegue. Le onde, sempre più alte, tentano di fargli perdere l’equilibrio, cosa alquanto difficile per lui. Conosce ogni angolo della Norman Sea, sa come sorreggersi e, nel caso, dove aggrapparsi.
«Bene, direi che è ora di tirarne su alcune.» Kevin è uscito, si sporge dalla paratia e osserva soddisfatto le varie boe seminate e sparse nel raggio di un miglio.
«Invidio la tua sicurezza. Quando va bene ne prendiamo duecentocinquanta in un giorno, e tu oggi, con questo mare, pretendi di superare le trecento in sole sette ore.»
«Ce la faremo. È il nostro lavoro, non ci rimane altro. Abbiamo mutui da pagare. Lo dobbiamo a noi, alle nostre famiglie. Non possiamo arrenderci.»
«Cominciamo a tirare su.»
Sono le quattordici. Il vento si è acquietato e le acque cominciano a placarsi. Mat vede risalire per la trentesima o quarantesima volta una delle sue nasse. Vuota, anche questa. La Norman Sea si avvicina a quella dopo. Due aragoste!
“Forza, dai” gli dice lo sguardo positivo di Kevin. Apre la terza e non crede ai suoi occhi: cinque aragoste insieme a un bel polpo. Lo toglie subito e lo getta a terra con rabbia. Alza la prima aragosta e, come temeva, il polpo le ha portato via due zampe. “Cazzo”. Anche le altre hanno subito dei danni.
«Mat, Mat, vieni qui! Guarda!» gli urla Kevin con uno strano tono.
L’uomo si avvicina. “Tanto, peggio di così”.
«Guarda! Hai mai visto una cosa del genere?» Kevin alza l’aragosta, una mega aragosta. «Solo questa vale cinquecento dollari! E non è finita, ce n’è un’altra uguale!»
Mat rimane senza parole. Tira su col naso poi se lo struscia mentre espira. Guarda l’orologio.
«Lasciamo le altre nasse, torneremo domani a prenderle. Andiamo al porto. Presto.»
E finalmente Mat sorride.
Paola Rossini
Re: Into the Ocean
Ciao Paola! Tutto ok con i parametri, buona Urania Christmas Edition!
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Re: Into the Ocean
INTO THE OCEAN di Paola Rossini Bella l’idea del poco tempo dei pescatori e del troppo spazio (tante, tantissime aragoste da prendere, ma sparse nel mare). Sono contenta che, a parte le due danneggiate dal polipo affamato, i Nostri ne trovino due abbastanza da grandi da compensare la pescata insufficiente (manca circa la metà della quantità voluta dal committente) e assicurare il compenso.
Attenta:
al titolo. Perché in inglese? Abbiamo una lingua bellissima, usala. Quello lascialo ai tuoi traduttori futuri.
Smettila Mat! (Smettila, Mat!)
C’è troppo narratore. Attenta ai punti di vista. Questo Kevin che si alterna a Mat confonde il lettore. Hai due opzioni: dare un nome a chi narra la storia e farlo parlare di Kevin a Mat, oppure scrivere direttamente che è Kevin a dare ordini a Mat, magari rendendolo esigente, sì, ma con un fondo di umanità tipo: so di essere duro, ma il cliente vuole un certo tipo di pescato e noi glielo dobbiamo per pagare i mutui e mandare avanti le nostre famiglie.
Attenta:
al titolo. Perché in inglese? Abbiamo una lingua bellissima, usala. Quello lascialo ai tuoi traduttori futuri.
Smettila Mat! (Smettila, Mat!)
C’è troppo narratore. Attenta ai punti di vista. Questo Kevin che si alterna a Mat confonde il lettore. Hai due opzioni: dare un nome a chi narra la storia e farlo parlare di Kevin a Mat, oppure scrivere direttamente che è Kevin a dare ordini a Mat, magari rendendolo esigente, sì, ma con un fondo di umanità tipo: so di essere duro, ma il cliente vuole un certo tipo di pescato e noi glielo dobbiamo per pagare i mutui e mandare avanti le nostre famiglie.
Re: Into the Ocean
Ciao Alexandra, grazie dei suggerimenti. Mi fa piacere che almeno l'idea ti sia piaciuta.
Perché il titolo in inglese? Ti dirò: non avevo idee, mio figlio mette uno di quei programmi americani che parla proprio di questo argomento, la pesca alle aragoste, e quando ho pensato a un titolo, proprio in quel momento hanno detto:"Into the Ocean". Sono fatalista.
Perché il titolo in inglese? Ti dirò: non avevo idee, mio figlio mette uno di quei programmi americani che parla proprio di questo argomento, la pesca alle aragoste, e quando ho pensato a un titolo, proprio in quel momento hanno detto:"Into the Ocean". Sono fatalista.
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Re: Into the Ocean
Bella l'idea, inusuale rispetto ai racconti che ho letto finora il setting, ben caratterizzato tra l'altro.
Ben reso anche il contrasto tra i personaggi.
Il ritmo si potrebbe migliorare - aggiungerei qualche virgola in più qui e là, quantomeno - e il testo a volte risulta un po' troppo contorto rispetto agli eventi e ai concetti che esprime:
Meglio Le onde [...] tentano di fargli perdere l'equilibrio, impresa non facile [sottinteso: per loro] o, se proprio vuoi esprimere l'idea in questo modo indiretto, sottolinearlo: Le onde [...] tentano di fargli perdere l'equilibrio - ma, con un'esperienza del calibro della sua, l'uomo non riuscirebbe a cadere neanche provandoci.
Una buona revisione formale alzerebbe il livello pezzo, già buono, di una tacca.
Complimenti, e a presto.
Ben reso anche il contrasto tra i personaggi.
Il ritmo si potrebbe migliorare - aggiungerei qualche virgola in più qui e là, quantomeno - e il testo a volte risulta un po' troppo contorto rispetto agli eventi e ai concetti che esprime:
Le onde, sempre più alte, tentano di fargli perdere l’equilibrio, cosa alquanto difficile per lui. Conosce ogni angolo della Norman Sea, sa come sorreggersi e, nel caso, dove aggrapparsi.
Meglio Le onde [...] tentano di fargli perdere l'equilibrio, impresa non facile [sottinteso: per loro] o, se proprio vuoi esprimere l'idea in questo modo indiretto, sottolinearlo: Le onde [...] tentano di fargli perdere l'equilibrio - ma, con un'esperienza del calibro della sua, l'uomo non riuscirebbe a cadere neanche provandoci.
Una buona revisione formale alzerebbe il livello pezzo, già buono, di una tacca.
Complimenti, e a presto.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
- maurizio.ferrero
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Re: Into the Ocean
Ciao Paola,
L'attinenza con il tema c'è tutta e il racconto è ben scritto, con il giusto mix di dialoghi e descrizioni. Riesce nel compito di mantenere vivo l'interesse, sperando che giunga qualche evento a capovolgere la situazione... Cosa che in realtà non accade, perché la maxi-aragosta genera un finale piuttosto prevedibile.
Non che mi aspettassi il colpo di scena pazzesco (che spesso fa più male che bene), ma messo giù così il racconto non lascia molto al lettore. Quasi più un esercizio di stile che un racconto vero e proprio.
A presto!
L'attinenza con il tema c'è tutta e il racconto è ben scritto, con il giusto mix di dialoghi e descrizioni. Riesce nel compito di mantenere vivo l'interesse, sperando che giunga qualche evento a capovolgere la situazione... Cosa che in realtà non accade, perché la maxi-aragosta genera un finale piuttosto prevedibile.
Non che mi aspettassi il colpo di scena pazzesco (che spesso fa più male che bene), ma messo giù così il racconto non lascia molto al lettore. Quasi più un esercizio di stile che un racconto vero e proprio.
A presto!
Re: Into the Ocean
"
Non che mi aspettassi il colpo di scena pazzesco (che spesso fa più male che bene), ma messo giù così il racconto non lascia molto al lettore. Quasi più un esercizio di stile che un racconto vero "
Ciao Maurizio, grazie del commento. Guarda ero indecisa se farlo finire male o se dargli un lieto fine. Ho scelto una via di mezzo: le due mega aragoste non accontenteranno quel cliente, ma daranno ai due pescatori altre possibilità di mercato.
A pensarci adesso potevo fargli incontrare una navicella spaziale di extraterrestri a forma di aragosta :D :D :D
A rileggerci
Non che mi aspettassi il colpo di scena pazzesco (che spesso fa più male che bene), ma messo giù così il racconto non lascia molto al lettore. Quasi più un esercizio di stile che un racconto vero "
Ciao Maurizio, grazie del commento. Guarda ero indecisa se farlo finire male o se dargli un lieto fine. Ho scelto una via di mezzo: le due mega aragoste non accontenteranno quel cliente, ma daranno ai due pescatori altre possibilità di mercato.
A pensarci adesso potevo fargli incontrare una navicella spaziale di extraterrestri a forma di aragosta :D :D :D
A rileggerci
Re: Into the Ocean
Into the Ocean, di Paola Rossini
Ciao Paola,
tema centrato alla grande!
Bello l’incipit, ma:
«Le onde potrebbero arrivare a cinque metri.»
«Smettila Mat! Devi essere positivo sennò non puoi essere un pescatore. Siamo molto vicini al nostro obiettivo, me lo sento!»
Toglierei “sennò”, suona male, meglio “altrimenti” o cose simili.
Il racconto è scritto bene, brava, ma cercherei di migliorare il ritmo altalenante con qualche virgola in più.
Il finale è un po’ scontato, lo ripenserei in una prospettiva diversa.
Nel complesso buona prova
Ciao
Adriano
Ciao Paola,
tema centrato alla grande!
Bello l’incipit, ma:
«Le onde potrebbero arrivare a cinque metri.»
«Smettila Mat! Devi essere positivo sennò non puoi essere un pescatore. Siamo molto vicini al nostro obiettivo, me lo sento!»
Toglierei “sennò”, suona male, meglio “altrimenti” o cose simili.
Il racconto è scritto bene, brava, ma cercherei di migliorare il ritmo altalenante con qualche virgola in più.
Il finale è un po’ scontato, lo ripenserei in una prospettiva diversa.
Nel complesso buona prova
Ciao
Adriano
Re: Into the Ocean
Mi piace il mare, mi piace il tuo racconto, ho sentito gli schizzi d’acqua e il freddo della notte.
A me non è neppure spiaciuto il finale. Certo, la navicella spaziale a forma di aragosta gli avrebbe dato una botta di originalità in più ;) Comunque, mi piace come hai gestito la suspense, il poco tempo a disposizione dei marinai, con i due diversi atteggiamenti che si scontrano come le onde e danno movimento alla storia.
Ciao e a rileggerti!
A me non è neppure spiaciuto il finale. Certo, la navicella spaziale a forma di aragosta gli avrebbe dato una botta di originalità in più ;) Comunque, mi piace come hai gestito la suspense, il poco tempo a disposizione dei marinai, con i due diversi atteggiamenti che si scontrano come le onde e danno movimento alla storia.
Ciao e a rileggerti!
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Re: Into the Ocean
Ciao Paola,
Racconto scorrevole, con un'ambientazione ben resa e dialoghi che funzionano, ma per come la vedo io, c'è un problema con il finale: la situazione dei protagonisti si risolve (o almeno, si risolleva) con un colpo di fortuna. Immagino che l'idea fosse far vedere la perseveranza che premia, ma la mia impressione leggendo il racconto è di essere davanti a due personaggi in balia degli eventi, a cui prima le cose vanno male e poi bene, senza che da parte loro ci sia nessuna azione particolare. Avrei preferito vedere un po' più di tensione nella prima parte, una discussione più accesa sulla scelta tra perseverare o abbandonare la pesca (magari, con un'argomentazione forte a favore del tornare subito in porto).
Racconto scorrevole, con un'ambientazione ben resa e dialoghi che funzionano, ma per come la vedo io, c'è un problema con il finale: la situazione dei protagonisti si risolve (o almeno, si risolleva) con un colpo di fortuna. Immagino che l'idea fosse far vedere la perseveranza che premia, ma la mia impressione leggendo il racconto è di essere davanti a due personaggi in balia degli eventi, a cui prima le cose vanno male e poi bene, senza che da parte loro ci sia nessuna azione particolare. Avrei preferito vedere un po' più di tensione nella prima parte, una discussione più accesa sulla scelta tra perseverare o abbandonare la pesca (magari, con un'argomentazione forte a favore del tornare subito in porto).
- romina.braggion
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Re: Into the Ocean
Into the Ocean di Paola Rossini.
Ciao Paola, piacere di conoscerti.
Mi piace l’ambientazione, si vede il piccolo peschereccio solcare una grande distesa d’acqua. Ecco il tanto spazio.
Le nasse o le reti vuote sono purtroppo una triste realtà che affligge gli equipaggi dei natanti da pesca che hanno scadenze da rispettare. Ecco il poco tempo.
C’è una storia credibile, bei personaggi, una bella ambientazione. Peccato per un po’ di confusione nei punti di vista, a volte si fatica a capire chi sta parlando, narratore compreso.
Il finale avrebbe dovuto essere più incisivo, non per forza negativo, magari solo più sofferto o vissuto.
Bella l’idea, forse si può lavorare sulla fluidità della scrittura. Alla prossima e a presto.
Ciao Paola, piacere di conoscerti.
Mi piace l’ambientazione, si vede il piccolo peschereccio solcare una grande distesa d’acqua. Ecco il tanto spazio.
Le nasse o le reti vuote sono purtroppo una triste realtà che affligge gli equipaggi dei natanti da pesca che hanno scadenze da rispettare. Ecco il poco tempo.
C’è una storia credibile, bei personaggi, una bella ambientazione. Peccato per un po’ di confusione nei punti di vista, a volte si fatica a capire chi sta parlando, narratore compreso.
Il finale avrebbe dovuto essere più incisivo, non per forza negativo, magari solo più sofferto o vissuto.
Bella l’idea, forse si può lavorare sulla fluidità della scrittura. Alla prossima e a presto.
Re: Into the Ocean
Sì, si respira aria di mare in questo racconto e la cosa è decisamente positiva. Il punto debole mi sembra, effettivamente, il finale perché è vero che sembra tutto sgonfiarsi in un nulla di fatto o, per essere più precisi, in un "poteva andare peggio" che non è sbagliato, ma che non mi sembra essere stato preparato. La mia idea è che il finale giusto non debba essere quello con i fuochi d'artificio, ma quello che fa deflagrare tutto quanto lo precede. Detto questo, per me qui siamo in presenza di un pollice tendente verso l'alto.
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