L'Editoriale, di Andrea Lauro
- Andrea Lauro
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L'Editoriale, di Andrea Lauro
Cari lettori,
mia figlia maggiore mi comunica che partecipa ad un compleanno.
"Certo, ti ci porto", le dico.
Lei inclina la testa da un lato, sorride e risponde: “È qui vicino pa’, ci vado da sola.”
Un bacio, imbocca l’uscio e mi abbandona lì, a fissare la porta come uno scemo. Dalla cucina arriva mia moglie: ha sentito e ora si gode la scena madre di un uomo che ha perso tutto in otto parole, la sadica.
Cari lettori, io ho capito che la festa è a un tiro di sputo e ho poco da preoccuparmi. Da Piano Regolatore quest’area residenziale è pensata per “l’agevole trasloco di bimbi da festa a festa”; senza contare che a piedi ci si arriva prima che in auto, ci sono dieci rotonde in cinquanta metri con nonni vigile appostati ovunque. È sicuro.
Ma più sgradevole della peluria sul labbro alle medie, più forte di quando ti bocciano all’esame per la patente, arriva il magico momento in cui il padre pensa ecco, la sto perdendo.
Mia moglie tenta la via del sillogismo: “Guarda che tua figlia va a piedi anche a scuola. Che sarà mai?”
Già, ma chissà perché pensavo che quel tragitto fosse diverso. Forse perché in fondo fa comodo a me, la mattina posso partire più tardi senza strozzarmi con la brioche.
Il problema è che mia figlia è sulla soglia della zona rossa, quella che ogni tre mesi posticipo mentalmente di sei, così da rimandare l’avvento a tempo indefinito. Bravo.
Il prossimo passo sarà il telefonino; nemmeno più si chiama così, lo so, ma abbiate pietà per quest’uomo addolorato. L’effetto social, fammi vedere cosa posti, mangia e non guardare quell’affare e via così.
Viene il turno dei cosmetici, e non quelli idrosolubili che le bimbe si divertono a spalmarmi in faccia mentre dormo, cosicché al lavoro tutti mi guardano, ridono e cadono dalle sedie. Parlo di cosmetici veri.
Parliamo del passo successivo senza sembrar di vedute medievali? Un accenno. Inevitabile come le tasse entrerà in campo lui: sguardo da scemo, motorino e testa che odora di gel. Che bestia.
Ho finito di leggere il mio primo Jane Austen. Non chiedetemi quale, il titolo che tutti ricordano. Sul perché l’abbia letto, credo che in fondo cominciassi a sentirmi impotente in una casa gestita da ferree femministe: un po’ tardi, dirà qualcuno, comunque sia avevo bisogno di studiare il nemico, e la Austen mi sembrava un alleato formidabile.
Va da sé che non ho trovato risposte, almeno non quelle che cercavo. In compenso tra i personaggi compare questo padre di famiglia che è un amore, soverchiato dalle figlie eppure meraviglioso: riesce a cogliere la sfumatura ironica in ogni piccola disgrazia che sembra capitargli. Allora mi chiedo: cosa farebbe Mr Bennet nella mia situazione?
Riflettendoci, però, le vere paure su mia figlia sono altre.
Forse sono stato io quello troppo incollato al telefono, quando potevo godermi i suoi momenti.
Quando si farà una propria vita, come tutti del resto, temo che mi troverò a guardare le sue foto sui social per sentirla vicina.
La vera paura, forse, è di averle trasmesso un’errata immagine di padre; ora è tardi.
Come posso pretendere che non mutuerà questo atteggiamento con i propri figli? Passeremo il Natale a postarci GIF animate da un lato all’altro della tavola?
Insomma, sono stato il Mr Bennet che speravo di essere? Ironico, amorevole, un papà che non sta a chattare mentre sua figlia cresce?
mia figlia maggiore mi comunica che partecipa ad un compleanno.
"Certo, ti ci porto", le dico.
Lei inclina la testa da un lato, sorride e risponde: “È qui vicino pa’, ci vado da sola.”
Un bacio, imbocca l’uscio e mi abbandona lì, a fissare la porta come uno scemo. Dalla cucina arriva mia moglie: ha sentito e ora si gode la scena madre di un uomo che ha perso tutto in otto parole, la sadica.
Cari lettori, io ho capito che la festa è a un tiro di sputo e ho poco da preoccuparmi. Da Piano Regolatore quest’area residenziale è pensata per “l’agevole trasloco di bimbi da festa a festa”; senza contare che a piedi ci si arriva prima che in auto, ci sono dieci rotonde in cinquanta metri con nonni vigile appostati ovunque. È sicuro.
Ma più sgradevole della peluria sul labbro alle medie, più forte di quando ti bocciano all’esame per la patente, arriva il magico momento in cui il padre pensa ecco, la sto perdendo.
Mia moglie tenta la via del sillogismo: “Guarda che tua figlia va a piedi anche a scuola. Che sarà mai?”
Già, ma chissà perché pensavo che quel tragitto fosse diverso. Forse perché in fondo fa comodo a me, la mattina posso partire più tardi senza strozzarmi con la brioche.
Il problema è che mia figlia è sulla soglia della zona rossa, quella che ogni tre mesi posticipo mentalmente di sei, così da rimandare l’avvento a tempo indefinito. Bravo.
Il prossimo passo sarà il telefonino; nemmeno più si chiama così, lo so, ma abbiate pietà per quest’uomo addolorato. L’effetto social, fammi vedere cosa posti, mangia e non guardare quell’affare e via così.
Viene il turno dei cosmetici, e non quelli idrosolubili che le bimbe si divertono a spalmarmi in faccia mentre dormo, cosicché al lavoro tutti mi guardano, ridono e cadono dalle sedie. Parlo di cosmetici veri.
Parliamo del passo successivo senza sembrar di vedute medievali? Un accenno. Inevitabile come le tasse entrerà in campo lui: sguardo da scemo, motorino e testa che odora di gel. Che bestia.
Ho finito di leggere il mio primo Jane Austen. Non chiedetemi quale, il titolo che tutti ricordano. Sul perché l’abbia letto, credo che in fondo cominciassi a sentirmi impotente in una casa gestita da ferree femministe: un po’ tardi, dirà qualcuno, comunque sia avevo bisogno di studiare il nemico, e la Austen mi sembrava un alleato formidabile.
Va da sé che non ho trovato risposte, almeno non quelle che cercavo. In compenso tra i personaggi compare questo padre di famiglia che è un amore, soverchiato dalle figlie eppure meraviglioso: riesce a cogliere la sfumatura ironica in ogni piccola disgrazia che sembra capitargli. Allora mi chiedo: cosa farebbe Mr Bennet nella mia situazione?
Riflettendoci, però, le vere paure su mia figlia sono altre.
Forse sono stato io quello troppo incollato al telefono, quando potevo godermi i suoi momenti.
Quando si farà una propria vita, come tutti del resto, temo che mi troverò a guardare le sue foto sui social per sentirla vicina.
La vera paura, forse, è di averle trasmesso un’errata immagine di padre; ora è tardi.
Come posso pretendere che non mutuerà questo atteggiamento con i propri figli? Passeremo il Natale a postarci GIF animate da un lato all’altro della tavola?
Insomma, sono stato il Mr Bennet che speravo di essere? Ironico, amorevole, un papà che non sta a chattare mentre sua figlia cresce?
Ultima modifica di Andrea Lauro il martedì 18 febbraio 2020, 0:49, modificato 1 volta in totale.
Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
Ciao Andrea! Tutto ok con i parametri, buona Lorenzo Marone Edition!
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- Messaggi: 2993
Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
L’EDITORIALE di Andrea Lauro Mi piace la forma che hai usato, quella della lettera ai Lettori e anche per come hai centrato le Paure del Presente (perdere la crescita dei figli per colpa della tecnologia e del tempo che avanza inesorabile). Questo padre è davvero molto ben reso: dapprima si arrende al desiderio di indipendenza lasciandola andare a scuola da sola, e poi alla festa di compleanno (a misura di piccolo invitato: arrivare a casa del festeggiato a piedi è uno scherzo, con nonni preposti alla sorveglianza di rotonde). Però, non è finita: ci saranno i passaggi dell’acquisto del cellulare, del controllo sui social, dell’arrivo dell’adolescenza con il corredo di trucchi veri e Fidanzatino di turno (immaginato nella peggiore luce possibile: capelli con il gel, in possesso da motorino e con lo sguardo da scemo). Altro che trucchi idrosolubili. Mi piace il riferimento al romanzo della Austen con il padre immerso in una famiglia di donne (ma lì le figlie da sistemare erano cinque e alla fine va bene a tutte). Posso solo tifare per questo padre. E gli risponderei che Mr Bennet si è forse goduto le figlie meno di quanto lui non abbia fatto con la propria (meglio pochi minuti con qualcuno che si ama teneramente che le lunghe giornate vittoriane nelle quali le figlie erano trattate severamente e il padre incuteva terrore).
Attento:
le bimbe (ma non ne ha una sola?)
Attento:
le bimbe (ma non ne ha una sola?)
- maurizio.ferrero
- Messaggi: 529
Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
Ciao Andrea,
Ti dico subito che la forma giornalistica non è tra le mie preferite, ma non voglio che un gusto soggettivo vada a influire sul commento.
Il racconto è buono. Ben scritto, dà le informazioni giuste ed evoca delle belle immagini nella mente. Sfrutta bene l'ironia di un padre un po' indietro con i tempi e forse anche condizionato da un velato maschilismo (anche se dalle sue parole pare che stia cercando di porvi rimedio).
Alla fine, ci sono nuove domande e non risposte. Perfettamente in linea con un editoriale giornalistico. Ben fatto.
Quello che non trovo è l'attinenza con il tema. C'è la paura di vedere il proprio figlio crescere, ma non mi verrebbe da dire che si tratta di una "fobia figlia del nostro tempo". È un timore che credo possano avere tutti i genitori, senza che per questo si crei il vero e proprio allarmismo richiesto dal contest.
Ti dico subito che la forma giornalistica non è tra le mie preferite, ma non voglio che un gusto soggettivo vada a influire sul commento.
Il racconto è buono. Ben scritto, dà le informazioni giuste ed evoca delle belle immagini nella mente. Sfrutta bene l'ironia di un padre un po' indietro con i tempi e forse anche condizionato da un velato maschilismo (anche se dalle sue parole pare che stia cercando di porvi rimedio).
Alla fine, ci sono nuove domande e non risposte. Perfettamente in linea con un editoriale giornalistico. Ben fatto.
Quello che non trovo è l'attinenza con il tema. C'è la paura di vedere il proprio figlio crescere, ma non mi verrebbe da dire che si tratta di una "fobia figlia del nostro tempo". È un timore che credo possano avere tutti i genitori, senza che per questo si crei il vero e proprio allarmismo richiesto dal contest.
- Andrea Lauro
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Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
maurizio.ferrero ha scritto:Alla fine, ci sono nuove domande e non risposte. Perfettamente in linea con un editoriale giornalistico. Ben fatto.
Quello che non trovo è l'attinenza con il tema. C'è la paura di vedere il proprio figlio crescere, ma non mi verrebbe da dire che si tratta di una "fobia figlia del nostro tempo". È un timore che credo possano avere tutti i genitori, senza che per questo si crei il vero e proprio allarmismo richiesto dal contest.
grazie Maurizio, soprattutto per l’impegno di aver valutato con criterio una tipologia di stile che apprezzi meno rispetto ad altre.
per quanto riguarda l’attinenza al tema, il padre lo espone soprattutto nelle ultime righe, quando si accorge che la sua vera fobia è di essere egli stesso possibile vittima cronica della tecnologia e della asocialità a cui questa puó portare. non è in effetti un allarmismo da testata giornalistica, nessun virus, nessuno straniero da combattere, è invece un allarmismo di tipo psicosociale e diagnosticabile: gli individui si rendono conto di passare troppo tempo sui social, vorrebbero far qualcosa, ma uscirne completamente è difficile. qui si pone quindi la vera differenza nella preoccupazione dei padri di un tempo rispetto a quelli attuali.
grazie ancora per il commento, spero di aver chiarito!
andrea
- Andrea Lauro
- Messaggi: 596
Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
alexandra.fischer ha scritto:Posso solo tifare per questo padre. E gli risponderei che Mr Bennet si è forse goduto le figlie meno di quanto lui non abbia fatto con la propria (meglio pochi minuti con qualcuno che si ama teneramente che le lunghe giornate vittoriane nelle quali le figlie erano trattate severamente e il padre incuteva terrore).
Attento:
le bimbe (ma non ne ha una sola?)
grazie Alexandra per i commenti, sempre velocissima! mi chiedo se tu sia umana..
il padre dell'editoriale ti ringrazia per la fiducia e la solidarietà dimostrata, oltre che per l'acquisto della rivista XD
per quanto riguarda "le bimbe", in incipit indico che a voler andare al compleanno è la figlia maggiore, quindi è possibile in effetti che ce ne sia un'altra..
grazie e ciao!
andrea
- Andrea Partiti
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Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
Io penso che il tema ci sia.
In una versione più interiorizzata, sugli effetti della tecnologia e di una società di cui il protagonista sta perdendo il polso sul suo rapporto con la figlia. E' la solita distanza tra generazioni, ma con in più questo piede di porco della tecnologia e dei social media che si impegna per aumentare la frattura, mi sembra una fobia del presente più che dignitosa, che se viene da dentro anziché dal mondo esterno che ci vuole spaventati.
Approvo anche lo stile.
L'inizio secco, quella frase semplice che scatena le riflessioni, la moglie che capisce esattamente cosa passa per la testa del protagonista dopo quell'uscita e ci delinea in maniera molto semplice una meccanica famigliare fatta di complicità e comprensione tra i due. C'è la paura di aver sbagliato, ma anche la volontà di fare tutto il possibile per arginare il problema.
E' quasi un quadro di famiglia, un attimo di cambiamento nelle dinamiche interne individuato in maniera precisa dall'"È qui vicino pa’, ci vado da sola".
E' un ottimo momento da raccontare.
In una versione più interiorizzata, sugli effetti della tecnologia e di una società di cui il protagonista sta perdendo il polso sul suo rapporto con la figlia. E' la solita distanza tra generazioni, ma con in più questo piede di porco della tecnologia e dei social media che si impegna per aumentare la frattura, mi sembra una fobia del presente più che dignitosa, che se viene da dentro anziché dal mondo esterno che ci vuole spaventati.
Approvo anche lo stile.
L'inizio secco, quella frase semplice che scatena le riflessioni, la moglie che capisce esattamente cosa passa per la testa del protagonista dopo quell'uscita e ci delinea in maniera molto semplice una meccanica famigliare fatta di complicità e comprensione tra i due. C'è la paura di aver sbagliato, ma anche la volontà di fare tutto il possibile per arginare il problema.
E' quasi un quadro di famiglia, un attimo di cambiamento nelle dinamiche interne individuato in maniera precisa dall'"È qui vicino pa’, ci vado da sola".
E' un ottimo momento da raccontare.
- Andrea Lauro
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Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
Andrea Partiti ha scritto:Io penso che il tema ci sia.
In una versione più interiorizzata, sugli effetti della tecnologia e di una società di cui il protagonista sta perdendo il polso sul suo rapporto con la figlia. E' la solita distanza tra generazioni, ma con in più questo piede di porco della tecnologia e dei social media che si impegna per aumentare la frattura, mi sembra una fobia del presente più che dignitosa, che se viene da dentro anziché dal mondo esterno che ci vuole spaventati.
Approvo anche lo stile.
L'inizio secco, quella frase semplice che scatena le riflessioni, la moglie che capisce esattamente cosa passa per la testa del protagonista dopo quell'uscita e ci delinea in maniera molto semplice una meccanica famigliare fatta di complicità e comprensione tra i due. C'è la paura di aver sbagliato, ma anche la volontà di fare tutto il possibile per arginare il problema.
E' quasi un quadro di famiglia, un attimo di cambiamento nelle dinamiche interne individuato in maniera precisa dall'"È qui vicino pa’, ci vado da sola".
E' un ottimo momento da raccontare.
grazie mille, Andrea, un bellissimo commento (che fa sempre piacere, perchè negarlo?)
a presto
andrea
- Gabriele Dolzadelli
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Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
Ciao Andrea, ben ritrovato.
Secondo me il tema c'è: Le paure odierne dell'effetto social sulle nostre relazioni (anche io l'ho trattato con il mio racconto, seppur in chiave diversa). Lo stile è fluido e la tua penna è come sempre efficace. Il fatto che sia scritto come una lettera non mi è particolarmente piaciuto, ma capisco il valido motivo di questa scelta, dal momento che il padre sta scrivendo al suo pubblico del web a dimostrazione che vive la sua vita solamente online (da quello che ho capito).
Il finale così aperto mi ha fatto storcere un po' le labbra, ma viene ben compensato dal contenuto e da come hai gestito il ritmo. Come direbbe l'Antico, per me è un NI tendente al positivo. A presto. :)
Secondo me il tema c'è: Le paure odierne dell'effetto social sulle nostre relazioni (anche io l'ho trattato con il mio racconto, seppur in chiave diversa). Lo stile è fluido e la tua penna è come sempre efficace. Il fatto che sia scritto come una lettera non mi è particolarmente piaciuto, ma capisco il valido motivo di questa scelta, dal momento che il padre sta scrivendo al suo pubblico del web a dimostrazione che vive la sua vita solamente online (da quello che ho capito).
Il finale così aperto mi ha fatto storcere un po' le labbra, ma viene ben compensato dal contenuto e da come hai gestito il ritmo. Come direbbe l'Antico, per me è un NI tendente al positivo. A presto. :)
- Andrea Lauro
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Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
Gabriele Dolzadelli ha scritto:Ciao Andrea, ben ritrovato.
Secondo me il tema c'è: Le paure odierne dell'effetto social sulle nostre relazioni (anche io l'ho trattato con il mio racconto, seppur in chiave diversa).
Grazie Gabriele! Tra l'altro ho letto il tuo racconto e mi è piaciuto molto; narrato molto bene, scorrevole e con un finale che per me è stato commovente.
Gabriele Dolzadelli ha scritto:Lo stile è fluido e la tua penna è come sempre efficace. Il fatto che sia scritto come una lettera non mi è particolarmente piaciuto, ma capisco il valido motivo di questa scelta, dal momento che il padre sta scrivendo al suo pubblico del web a dimostrazione che vive la sua vita solamente online (da quello che ho capito).
Il finale così aperto mi ha fatto storcere un po' le labbra, ma viene ben compensato dal contenuto e da come hai gestito il ritmo. Come direbbe l'Antico, per me è un NI tendente al positivo. A presto. :)
Grazie, in realtà avevo pensato ad un editoriale più classico, da rivista patinata (e quindi più retrò), ma non c'è nessun elemento a supporto e quindi potrebbe benissimo uscire da una webzine.
grazie ancora per il commento e buona edition!
andrea
- Luca Nesler
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Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
Ciao Andrea, stavo commentando i racconti di rito, ma vista l'ora tarda sto in giro a cazzeggiare. Ho letto quasi tutti i racconti, il tuo non lo rileggo ora perché non lo devo commentare (e ho sonno), ma l'ho fatto martedì. Sei senz'altro molto capace e hai toccato tasti non scontati in modo intelligente. Per me davvero un buon racconto.
Ma mi devi spiegare perché hai scelto il taglio giornalistico... Che ti è saltato in mente?!
Scherzo :D
Però sono curioso.
Ma mi devi spiegare perché hai scelto il taglio giornalistico... Che ti è saltato in mente?!
Scherzo :D
Però sono curioso.
- Andrea Lauro
- Messaggi: 596
Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
Luca Nesler ha scritto:Ciao Andrea, stavo commentando i racconti di rito, ma vista l'ora tarda sto in giro a cazzeggiare. Ho letto quasi tutti i racconti, il tuo non lo rileggo ora perché non lo devo commentare (e ho sonno), ma l'ho fatto martedì. Sei senz'altro molto capace e hai toccato tasti non scontati in modo intelligente. Per me davvero un buon racconto.
Ma mi devi spiegare perché hai scelto il taglio giornalistico... Che ti è saltato in mente?!
Scherzo :D
Però sono curioso.
grazie Luca! soddisfo la tua curiosità: devi sapere che sono un avido lettore di editoriali e di prefazioni. che siano di quotidiani, libri, riviste o fumetti poco importa, ho quest'ossessione di andare a pagina uno ("I" nei libri) e scoprire i retroscena!
e allora va da sè, uno dei miei sogni nel cassetto è sempre stato di scriverne uno... ma credevo fosse impossibile, visto che non dirigo testate giornalistiche né tanto meno ho l'autorevolezza per curare delle prefazioni!
quindi grazie a voi e ad MC per avermi dato questa possibilità, un desiderio esaudito!
buona edition (e ottimo racconto Underground, mi è piaciuto)
andrea
- Luca Nesler
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Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
Andrea Lauro ha scritto: devi sapere che sono un avido lettore di editoriali e di prefazioni.
Ora me lo spiego! Non è un format che sceglierei (io, praticamente, vado avanti a dialoghi) ma a te è venuto bene. Originale, senz'altro!
Alla prossima!
Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
Ciao Andrea, lieto di rileggerti!
Sono tra quelli che non amano molto il formato giornalistico, perché non apprezzo molto la ricerca costante del sensazionalismo che a volte deve trasparire per forza di cose da un format del genere, ma tu l'hai saputo gestire davvero bene, credimi.
Si empatizza con il padre dopo poche righe, si evincono le sue intenzioni oneste e non subdole, la ricerca di rimanere aggrappato all'infanzia ormai lontana di sua figlia che fa spazio all'adolescenza sgomitando giorno per giorno.
Le piccole chicche che dettagliano il rapporto che ha con lei nella sua mente aiutano ad entrare nella sua sfera emotiva, ed è la cosa che ho apprezzato maggiormente. Il finale rimane aperto ed è giusto così, non è stato impostato in modo da chiudersi in maniera brusca e farlo sarebbe stato una forzatura. Leggero, scorrevole, ma prende.
Il tema più o meno c'è, il modo in cui hai tentato di portarlo all'attenzione di chi legge non è molto funzionale, va ricercato un po', ma tutto sommato è presente.
Nel complesso bel racconto leggero e fresco, nonostante il format che, ripeto, non apprezzo, ma sei riuscito a farmi andare oltre, quindi chapeau. Assai gradevole, mi è piaciuto.
Alla prossima!
Sono tra quelli che non amano molto il formato giornalistico, perché non apprezzo molto la ricerca costante del sensazionalismo che a volte deve trasparire per forza di cose da un format del genere, ma tu l'hai saputo gestire davvero bene, credimi.
Si empatizza con il padre dopo poche righe, si evincono le sue intenzioni oneste e non subdole, la ricerca di rimanere aggrappato all'infanzia ormai lontana di sua figlia che fa spazio all'adolescenza sgomitando giorno per giorno.
Le piccole chicche che dettagliano il rapporto che ha con lei nella sua mente aiutano ad entrare nella sua sfera emotiva, ed è la cosa che ho apprezzato maggiormente. Il finale rimane aperto ed è giusto così, non è stato impostato in modo da chiudersi in maniera brusca e farlo sarebbe stato una forzatura. Leggero, scorrevole, ma prende.
Il tema più o meno c'è, il modo in cui hai tentato di portarlo all'attenzione di chi legge non è molto funzionale, va ricercato un po', ma tutto sommato è presente.
Nel complesso bel racconto leggero e fresco, nonostante il format che, ripeto, non apprezzo, ma sei riuscito a farmi andare oltre, quindi chapeau. Assai gradevole, mi è piaciuto.
Alla prossima!
- Andrea Lauro
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Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
Puch89 ha scritto:Ciao Andrea, lieto di rileggerti!
Sono tra quelli che non amano molto il formato giornalistico, perché non apprezzo molto la ricerca costante del sensazionalismo che a volte deve trasparire per forza di cose da un format del genere, ma tu l'hai saputo gestire davvero bene, credimi.
Si empatizza con il padre dopo poche righe, si evincono le sue intenzioni oneste e non subdole, la ricerca di rimanere aggrappato all'infanzia ormai lontana di sua figlia che fa spazio all'adolescenza sgomitando giorno per giorno.
Le piccole chicche che dettagliano il rapporto che ha con lei nella sua mente aiutano ad entrare nella sua sfera emotiva, ed è la cosa che ho apprezzato maggiormente. Il finale rimane aperto ed è giusto così, non è stato impostato in modo da chiudersi in maniera brusca e farlo sarebbe stato una forzatura. Leggero, scorrevole, ma prende.
Il tema più o meno c'è, il modo in cui hai tentato di portarlo all'attenzione di chi legge non è molto funzionale, va ricercato un po', ma tutto sommato è presente.
Nel complesso bel racconto leggero e fresco, nonostante il format che, ripeto, non apprezzo, ma sei riuscito a farmi andare oltre, quindi chapeau. Assai gradevole, mi è piaciuto.
Alla prossima!
grazie infinite, Alessio, mi fa piacere che la lettura ti sia arrivata nonostante il format.
grazie ancora
andrea
- roberto.masini
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Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
Ciao, Andrea. Racconto bellissimo. mi sono ritrovato nelle mie situazioni di padre apprensivo che deve rendersi conto che i figli devono poter volare via da soli dal nido. La forma della lettera ai lettori è secondo me molto persuasiva. Ma c'è un ma. Secondo me il tema non è affatto centrato. Qui non c'è nessuna fobia , figlia dell'allarmismo: qui ci sono tutte ( e magnificamente descritte!) le preoccupazioni (non le fobie!) di un padre. Se il racconto fosse stato a tema libero, l'avrei collocato in cima alla classifica.
- Andrea Lauro
- Messaggi: 596
Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
roberto.masini ha scritto:Ciao, Andrea. Racconto bellissimo. mi sono ritrovato nelle mie situazioni di padre apprensivo che deve rendersi conto che i figli devono poter volare via da soli dal nido. La forma della lettera ai lettori è secondo me molto persuasiva. Ma c'è un ma. Secondo me il tema non è affatto centrato. Qui non c'è nessuna fobia , figlia dell'allarmismo: qui ci sono tutte ( e magnificamente descritte!) le preoccupazioni (non le fobie!) di un padre. Se il racconto fosse stato a tema libero, l'avrei collocato in cima alla classifica.
grazie Roberto;
quanto al tema centrato o meno, ti rimando al mio post in risposta a Maurizio Ferrero e al commento di Andrea Partiti: li trovi sopra (evito di riscrivere o fare copia /incolla)
a presto
andrea
Re: L'Editoriale, di Andrea Lauro
I tuoi racconti hanno il grandissimo pregio della eccezionale coerenza interna, qualunque sia il taglio che tu decida di dare loro. Sulle prime, questa forma da editoriale non mi aveva convinto (parlo in corso di lettura), ma frase dopo frase mi ci hai portato dentro e, cosa ancora più fondamentale, mi hai fatto recedere anche dall'altro grande dubbio che mi attanagliava: quello sul fatto se considerarlo racconto o meno. Lo è proprio per la forma editoriale che hai voluto dargli. E il tema c'è tutto. Infine, ultima nota di merito che mi sento di sottolineare: il tuo non dire tutto, ma facendolo uscire pian piano (esempio: il titolo del romanzo). Pollice su, per me.
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