356 - Giulio Marchese
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356 - Giulio Marchese
354.
Rebecca pensò si trattasse di un terremoto. Il lampadario oscillava come un pendolo; aveva un che di ipnotico. Di colpo la stanza smise di tremare e si sentì un forte boato proveniente dal piano di sotto.
La donna scese velocemente le scale che portavano alla cantina, Alfred stava armeggiando con uno dei suoi marchingegni.
- Al, cos’è successo stavolta? Al!
Adesso stava urlando ma dal marito nessuna risposta, provò ancora con voce decisa
– Alfred!
– Si! Eccomi! Non ti ho sentita arrivare
– Per forza dopo quel botto! Cos’è successo?
– Però ha funzionato vero? -
Continuava a non risponderle; non c’era cosa che la infastidisse di più.
– Cosa ha funzionato?
– Dai Reb! Non fare così però! Quando capirò come far funzionare questo affare al cento per cento ti spiegherò tutto, giuro. Per ora, fidati di me.
Non si fidava di lui. Quel progetto lo aveva cambiato. Aveva lasciato il lavoro, non parlava con nessuno, e le rare volte in cui saliva in camera a dormire non la sfiorava nemmeno. Lo amava, ma non poteva vivere così. Decise di farsi coraggio.
– Alfred, voglio il divorzio.
Lo sguardo di lui la fulminò, Rebecca si sentì trafiggere da migliaia di spilli
– Dannazione! È successo di nuovo! Eppure i miei calcoli erano esatti, maledizione.
– Al sei serio?
Alfred armeggiò nuovamente con l’aggeggio che aveva davanti, poi tutto divenne bianco.
355.
Le stoviglie vibrarono nella credenza, il lampadario oscillava, “boom”, il boato veniva dal piano di sotto. Rebecca scese le scale più velocemente che poteva
– Al!
– Allora Reb, ha funzionato?
– Cosa?
– Paolo? Cosa mi dici di Paolo?
– Ancora? Basta Al! Sono passati più di vent’anni! È stata una ragazzata! Nemmeno ti conoscevo…
– Non capisci!?
Rebecca rimase interdetta, nella voce di Alfred c’era qualcosa di strano, di folle.
– Non importa se mi conoscevi o meno, mi conoscevi ed è comunque successo, non mi conoscevi ed è successo, non conoscevi lui e succedeva per caso ad una festa!
Rebecca era letteralmente senza parole, l’uomo continuò a parlare a un volume sempre più alto, le faceva paura.
– Tutto! Tutte le possibilità, i calcoli sono esatti ma evidentemente la matematica è una scienza sopravvalutata!
Le urlava contro ma Rebecca, malgrado la paura, malgrado non capisse assolutamente di cosa stava parlando, malgrado lo amasse, malgrado tutto questo, trovò la forza di pronunciare quelle tre parole
– Voglio il divorzio.
Alfred la guardò paonazzo, ma la donna non si sottrasse al suo sguardo.
– No! No, no e no!
Urlò lui sbattendo i pugni sul tavolo, poi si mise ad armeggiare con l’apparecchio, tutto divenne bianco.
356.
Il lampadario oscillò. Alfred, con le orecchie che fischiavano per il boato, guardò le scale per qualche minuto. Nessuna traccia di sua moglie. Salì le scale barcollando
– Reb? Rebecca?
Si guardò intorno, nessuno. Poi sentì una voce alle sue spalle.
– Fermo lì! Stia fermo e non le accadrà niente, si volti lentamente e con le mani alzate.
Alfred ubbidì e vide di fronte a sé un giovane uomo in giacca scura; era armato.
– La dichiaro in arresto per violazione retroattiva del protocollo VST, lei è accusato di aver viaggiato 356 volte indietro nel tempo per modificare il suo presente, sarà applicata la legge VST più vicina al suo tempo. Adesso mi segua.
– Ma Rebecca? Mia moglie?
– A seguito delle ultime modifiche da lei poste in essere, ad oggi, lei risulta celibe.
Rebecca pensò si trattasse di un terremoto. Il lampadario oscillava come un pendolo; aveva un che di ipnotico. Di colpo la stanza smise di tremare e si sentì un forte boato proveniente dal piano di sotto.
La donna scese velocemente le scale che portavano alla cantina, Alfred stava armeggiando con uno dei suoi marchingegni.
- Al, cos’è successo stavolta? Al!
Adesso stava urlando ma dal marito nessuna risposta, provò ancora con voce decisa
– Alfred!
– Si! Eccomi! Non ti ho sentita arrivare
– Per forza dopo quel botto! Cos’è successo?
– Però ha funzionato vero? -
Continuava a non risponderle; non c’era cosa che la infastidisse di più.
– Cosa ha funzionato?
– Dai Reb! Non fare così però! Quando capirò come far funzionare questo affare al cento per cento ti spiegherò tutto, giuro. Per ora, fidati di me.
Non si fidava di lui. Quel progetto lo aveva cambiato. Aveva lasciato il lavoro, non parlava con nessuno, e le rare volte in cui saliva in camera a dormire non la sfiorava nemmeno. Lo amava, ma non poteva vivere così. Decise di farsi coraggio.
– Alfred, voglio il divorzio.
Lo sguardo di lui la fulminò, Rebecca si sentì trafiggere da migliaia di spilli
– Dannazione! È successo di nuovo! Eppure i miei calcoli erano esatti, maledizione.
– Al sei serio?
Alfred armeggiò nuovamente con l’aggeggio che aveva davanti, poi tutto divenne bianco.
355.
Le stoviglie vibrarono nella credenza, il lampadario oscillava, “boom”, il boato veniva dal piano di sotto. Rebecca scese le scale più velocemente che poteva
– Al!
– Allora Reb, ha funzionato?
– Cosa?
– Paolo? Cosa mi dici di Paolo?
– Ancora? Basta Al! Sono passati più di vent’anni! È stata una ragazzata! Nemmeno ti conoscevo…
– Non capisci!?
Rebecca rimase interdetta, nella voce di Alfred c’era qualcosa di strano, di folle.
– Non importa se mi conoscevi o meno, mi conoscevi ed è comunque successo, non mi conoscevi ed è successo, non conoscevi lui e succedeva per caso ad una festa!
Rebecca era letteralmente senza parole, l’uomo continuò a parlare a un volume sempre più alto, le faceva paura.
– Tutto! Tutte le possibilità, i calcoli sono esatti ma evidentemente la matematica è una scienza sopravvalutata!
Le urlava contro ma Rebecca, malgrado la paura, malgrado non capisse assolutamente di cosa stava parlando, malgrado lo amasse, malgrado tutto questo, trovò la forza di pronunciare quelle tre parole
– Voglio il divorzio.
Alfred la guardò paonazzo, ma la donna non si sottrasse al suo sguardo.
– No! No, no e no!
Urlò lui sbattendo i pugni sul tavolo, poi si mise ad armeggiare con l’apparecchio, tutto divenne bianco.
356.
Il lampadario oscillò. Alfred, con le orecchie che fischiavano per il boato, guardò le scale per qualche minuto. Nessuna traccia di sua moglie. Salì le scale barcollando
– Reb? Rebecca?
Si guardò intorno, nessuno. Poi sentì una voce alle sue spalle.
– Fermo lì! Stia fermo e non le accadrà niente, si volti lentamente e con le mani alzate.
Alfred ubbidì e vide di fronte a sé un giovane uomo in giacca scura; era armato.
– La dichiaro in arresto per violazione retroattiva del protocollo VST, lei è accusato di aver viaggiato 356 volte indietro nel tempo per modificare il suo presente, sarà applicata la legge VST più vicina al suo tempo. Adesso mi segua.
– Ma Rebecca? Mia moglie?
– A seguito delle ultime modifiche da lei poste in essere, ad oggi, lei risulta celibe.
Re: 356 - Giulio Marchese
Ciao Giulio! Felicissimo di rivederti nell'Arena dopo così tanto tempo! Parametri tutti ok, divertiti in questa Francesca Bertuzzi Edition!
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Re: 356 - Giulio Marchese
356 di Giulio Marchese Tema centrato. Ho capito cosa vuole fare Alfred. Impazzito per la gelosia nei riguardi della moglie Rebecca (esasperata al punto da volere il divorzio). C’è da capirla, in una casa dove c’è il terremoto di continuo causato da un non meglio precisato marchingegno e un marito che ha lasciato il lavoro per starci dietro giorno e notte). Il marchingegno si svela nel finale (è una macchina per viaggiare nel tempo con le implicazioni del caso: spunto sempreverde, usato magistralmente da Bradbury. E anche tu, qui dai il meglio. Il congegno, a furia di prove ripetute (vedi la successione numerica degli esperimenti: 354, 355, e il 356 del titolo) si guasta e una non meglio specificata autorità lo arresta per Violazione del protocollo VST (abuso dei viaggi nel tempo, credo) con tanto di doccia fredda finale: Alfred è diventato celibe nel tentativo di impedire un vecchio tradimento della moglie.
Attento a:
Si! Eccomi!
Si (forma impersonale) Sì (affermazione)
Un altro appunto: Si! Eccomi! (meglio: Sì, eccomi!) e non abusare dei punti esclamativi a uso dell’Editor Esigente.
Vanno bene nell’escalation finale, ma non in tutti i dialoghi.
Per forza dopo quel botto! (Per forza, dopo quel botto.)
Però ha funzionato vero? (Però ha funzionato, vero?)
Continuava a non risponderle… (questa frase è da rivedere: lei avrebbe dovuto rispondere a lui. Quindi non capisco il suo fastidio. Suggerimento: Riscriverei la frase. In questo modo: Non c’era niente che la infastidisse di più di quella continua domanda di lui.)
Dai Reb! Non fare così però! (Dai, Reb. Non fare così, però)
Altro appunto: quando capirò come far funzionare questo affare al cento per cento (insomma, prima le dice che ha funzionato e ora è incerto che funzioni al cento per cento. Decidiamoci).
Dannazione! È successo di nuovo! (Dannazione. È successo di nuovo!)
Al sei serio? (Al, sei serio?)
‟boom” (Meglio: BOOM)
Capisco la follia di Alfred, però: − Non mi importa se mi conoscevi o meno, mi conoscevi ed è comunque successo, Non mi conoscevi ed è successo, non conoscevi lui e succedeva per caso ad una festa!
Andrebbe riformulata: − Mi conoscevi, ed è successo. Non mi conoscevi, ed è successo comunque. Non conoscevi lui e succedeva per caso a una festa.
Attento a:
Si! Eccomi!
Si (forma impersonale) Sì (affermazione)
Un altro appunto: Si! Eccomi! (meglio: Sì, eccomi!) e non abusare dei punti esclamativi a uso dell’Editor Esigente.
Vanno bene nell’escalation finale, ma non in tutti i dialoghi.
Per forza dopo quel botto! (Per forza, dopo quel botto.)
Però ha funzionato vero? (Però ha funzionato, vero?)
Continuava a non risponderle… (questa frase è da rivedere: lei avrebbe dovuto rispondere a lui. Quindi non capisco il suo fastidio. Suggerimento: Riscriverei la frase. In questo modo: Non c’era niente che la infastidisse di più di quella continua domanda di lui.)
Dai Reb! Non fare così però! (Dai, Reb. Non fare così, però)
Altro appunto: quando capirò come far funzionare questo affare al cento per cento (insomma, prima le dice che ha funzionato e ora è incerto che funzioni al cento per cento. Decidiamoci).
Dannazione! È successo di nuovo! (Dannazione. È successo di nuovo!)
Al sei serio? (Al, sei serio?)
‟boom” (Meglio: BOOM)
Capisco la follia di Alfred, però: − Non mi importa se mi conoscevi o meno, mi conoscevi ed è comunque successo, Non mi conoscevi ed è successo, non conoscevi lui e succedeva per caso ad una festa!
Andrebbe riformulata: − Mi conoscevi, ed è successo. Non mi conoscevi, ed è successo comunque. Non conoscevi lui e succedeva per caso a una festa.
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Re: 356 - Giulio Marchese
Ciao Giulio. Questo è il racconto del gruppo che ho apprezzato di più per l’idea. A metà ho capito dove si andava a parare ma questo non mi ha per niente tolto il piacere della lettura. I dialoghi sono ben strutturati anche se forse andrebbero un po' asciugati, il finale una chicca. Di viaggi nel tempo se ne sono letti a bizzeffe ormai, questo però mi è piaciuto e mi ha fatto pure sorridere, che di questi tempi non è poco, davvero bella idea.
Il commento è fine a se stesso, visto che sono stordito, comunque ti può essere comunque utile. Ciao!
Il commento è fine a se stesso, visto che sono stordito, comunque ti può essere comunque utile. Ciao!
- filippo.mammoli
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Re: 356 - Giulio Marchese
Ciao Giulio,
Bello il racconto, bellissimo il finale e come ci arrivi. Forse entra un po' troppo di striscio il tema, la gelosia riesco a vederla solo nella moglie, gelosa del tempo e delle attenzioni che il marito dedica sempre di più a quella sua creazione, il macchinario.
La scrittura è molto buona e i dialoghi molto credibili e riusciti.
354 poi 355 e infine 356...cosa mai vorrà dire?
La bomba finale fa sorridere e chiude degnamente un gran bel racconto.
Bello il racconto, bellissimo il finale e come ci arrivi. Forse entra un po' troppo di striscio il tema, la gelosia riesco a vederla solo nella moglie, gelosa del tempo e delle attenzioni che il marito dedica sempre di più a quella sua creazione, il macchinario.
La scrittura è molto buona e i dialoghi molto credibili e riusciti.
354 poi 355 e infine 356...cosa mai vorrà dire?
La bomba finale fa sorridere e chiude degnamente un gran bel racconto.
Re: 356 - Giulio Marchese
Ho letto con molto interesse il racconto e gli riconosco due grandi pregi: originalità e ritmo, che in un racconto breve fanno la differenza.
Devo erò riscontrare due difetti: il tema secondo me è poco sviluppato, forse a causa della scena che hai scelto di farci vedere, sarebbe stato più efficace forse focalizzarsi su qualcosa di mggior impatto, anche perché nella prima parte non si capisce molto dove si va a parare.
Il secondo difetto è il finale che per il mio gusto ammoscia tutto e fa anche effetto spiegone.
Devo ancora leggere gli altri e poi valutare comunque restano valide le prime due note di merito.
Devo erò riscontrare due difetti: il tema secondo me è poco sviluppato, forse a causa della scena che hai scelto di farci vedere, sarebbe stato più efficace forse focalizzarsi su qualcosa di mggior impatto, anche perché nella prima parte non si capisce molto dove si va a parare.
Il secondo difetto è il finale che per il mio gusto ammoscia tutto e fa anche effetto spiegone.
Devo ancora leggere gli altri e poi valutare comunque restano valide le prime due note di merito.
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Re: 356 - Giulio Marchese
Ciao Giulio,
Mi è piaciuta molto l'idea del tuo racconto e trovo che l'hai sviluppata bene nel poco spazio a disposizione. Il finale dà una chiusura netta, ma mi puzza di incongruenza: la scena dell'arresto dà a intendere che siamo in un multiverso in cui i viaggi nel tempo sono regolati e, quindi, è conoscenza comune che sono possibile (benché vietati). Nei dialoghi tra Al e Rebecca, sembra invece che lei non capisca né sospetti quello che sta succedendo. Forse però sono io che mi sto perdendo qualcosa.
Al di là di questo, ho trovato il racconto originale e ben scritto (a parte qualche sbavatura di punteggiatura che ti è già stata segnalata), complimenti.
Mi è piaciuta molto l'idea del tuo racconto e trovo che l'hai sviluppata bene nel poco spazio a disposizione. Il finale dà una chiusura netta, ma mi puzza di incongruenza: la scena dell'arresto dà a intendere che siamo in un multiverso in cui i viaggi nel tempo sono regolati e, quindi, è conoscenza comune che sono possibile (benché vietati). Nei dialoghi tra Al e Rebecca, sembra invece che lei non capisca né sospetti quello che sta succedendo. Forse però sono io che mi sto perdendo qualcosa.
Al di là di questo, ho trovato il racconto originale e ben scritto (a parte qualche sbavatura di punteggiatura che ti è già stata segnalata), complimenti.
- emiliano.maramonte
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Re: 356 - Giulio Marchese
Ciao Giulio!
Lieto di conoscerti. Se non sbaglio è la prima volta che ci incontriamo nell'Arena.
Dunque... finalmente fantascienza! Ne sono un grande appassionato, quindi ho letto il tuo testo avendo grande curiosità di capire come avresti gestito il tema attraverso la prospettiva di questo genere. E hai sfruttato i meccanismi dei viaggi nel tempo. Mi sono divertito, e non ho approfondito paradossi temporali, incongruenze e buchi di trama perché ogni storia che contempli i viaggi nel tempo non è immune da questi inconvenienti.
La storia non è malaccio e gradisco sempre quando si gioca sulla ricorsività di un evento. Nel tuo caso lo hai fatto senza indispettire troppo il lettore, arrivando a una ragionevole risoluzione dell'intera vicenda.
C'è qualcosa da calibrare a livello tecnico (sorvolo sugli inconvenienti poiché te li hanno già fatti notare altri prima di me con dovizia di particolari), non tutto fila per il verso giusto da un punto di vista logico, ma se valuto il tutto sotto il profilo fantascientifico e dello sviluppo del tema, il tuo racconto è positivo.
In bocca al lupo!
Emiliano.
Lieto di conoscerti. Se non sbaglio è la prima volta che ci incontriamo nell'Arena.
Dunque... finalmente fantascienza! Ne sono un grande appassionato, quindi ho letto il tuo testo avendo grande curiosità di capire come avresti gestito il tema attraverso la prospettiva di questo genere. E hai sfruttato i meccanismi dei viaggi nel tempo. Mi sono divertito, e non ho approfondito paradossi temporali, incongruenze e buchi di trama perché ogni storia che contempli i viaggi nel tempo non è immune da questi inconvenienti.
La storia non è malaccio e gradisco sempre quando si gioca sulla ricorsività di un evento. Nel tuo caso lo hai fatto senza indispettire troppo il lettore, arrivando a una ragionevole risoluzione dell'intera vicenda.
C'è qualcosa da calibrare a livello tecnico (sorvolo sugli inconvenienti poiché te li hanno già fatti notare altri prima di me con dovizia di particolari), non tutto fila per il verso giusto da un punto di vista logico, ma se valuto il tutto sotto il profilo fantascientifico e dello sviluppo del tema, il tuo racconto è positivo.
In bocca al lupo!
Emiliano.
- romina.braggion
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Re: 356 - Giulio Marchese
Ciao Giulio,
sono l'ultima e altri ti hanno già fatto notare particolari che ho riscontrato anch'io. Inutile ribadire. In linea generale mi piace il tuo racconto di fantascienza. Scorre bene, con ritmo. Il tema è centrato anche se, forse, la gelosia è solo nella testa dello scienziato pazzo. Tenendo conto che si tratta di fantascienza, trovo che il finale presenti un paradosso: A seguito delle ultime modifiche da lei poste in essere, ad oggi, lei risulta celibe. Forse sarebbe stato meglio scrivere semplicemente: Lei è celibe. Il fatto che i tentativi siano numerosi, non può dare la certezza al poliziotto che lo scienziato fosse inizialmente sposato.
Buona continuazione.
sono l'ultima e altri ti hanno già fatto notare particolari che ho riscontrato anch'io. Inutile ribadire. In linea generale mi piace il tuo racconto di fantascienza. Scorre bene, con ritmo. Il tema è centrato anche se, forse, la gelosia è solo nella testa dello scienziato pazzo. Tenendo conto che si tratta di fantascienza, trovo che il finale presenti un paradosso: A seguito delle ultime modifiche da lei poste in essere, ad oggi, lei risulta celibe. Forse sarebbe stato meglio scrivere semplicemente: Lei è celibe. Il fatto che i tentativi siano numerosi, non può dare la certezza al poliziotto che lo scienziato fosse inizialmente sposato.
Buona continuazione.
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Re: 356 - Giulio Marchese
Bel racconto, bel modo di declinare il tema e struttura azzeccata.
La forma, come la trama, hanno una semplicità funzionale che magari non salta all'occhio, ma serve bene un racconto efficace.
Forse mi piacerebbe vedere qualcosa in più dell'agente che punisce la violazione del protocollo Viaggi Spazio-Temporali (ho visto giusto? Non ho controllato le altre risposte), ma si tratta più di un capriccio mio che di una mancanza del racconto.
Complimenti.
La forma, come la trama, hanno una semplicità funzionale che magari non salta all'occhio, ma serve bene un racconto efficace.
Forse mi piacerebbe vedere qualcosa in più dell'agente che punisce la violazione del protocollo Viaggi Spazio-Temporali (ho visto giusto? Non ho controllato le altre risposte), ma si tratta più di un capriccio mio che di una mancanza del racconto.
Complimenti.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
- daniele.mammana-torrisi
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Re: 356 - Giulio Marchese
Ciao, Giulio!
Quella del tuo scritto è stata una lettura che definirei bizzarra. La prima volta, quando l'avevi appena postato, non mi aveva lasciato l'idea che fosse dentro i binari della traccia. Rileggerlo, a distanza di qualche tempo, ha prodotto una diversa reazione, quindi sono contento di aver avuto una seconda occasione per affrontare 356.
Infilarci viaggi temporali e leggi in merito è stata una scelta coraggiosa. Offrono un qualcosa di diverso a tutto il contesto, dove la gelosia è una motivazione per continuare ossessivamente a viaggiare nel tempo. Cosa sia successo vent'anni prima, però, soffre di un po' di mancanza di chiarezza. Il loro matrimonio è stata una ragazzata? L'incontro, di cui sappiamo quasi nulla, con l'altro? Entrambi?
Per come la metti, può essere una e l'altra cosa. Il che è interessante, se l'hai fatto volutamente, perché agli scoppi e al surreale viaggiare nel tempo per sistemare una relazione aggiunge la confusione del perché. Magari, proprio per i vari viaggi, questo continua a cambiare.
Non so se ho colto o meno, ma sarebbe una faccenda molto particolare se fosse vera. Da un paragrafo all'altro cambiano i perché, dato che da un paragrafo all'altro c'è un nuovo viaggio.
Interessante declinazione, anche se un po' spigolosa da capire subito! Bravo! ^^
Quella del tuo scritto è stata una lettura che definirei bizzarra. La prima volta, quando l'avevi appena postato, non mi aveva lasciato l'idea che fosse dentro i binari della traccia. Rileggerlo, a distanza di qualche tempo, ha prodotto una diversa reazione, quindi sono contento di aver avuto una seconda occasione per affrontare 356.
Infilarci viaggi temporali e leggi in merito è stata una scelta coraggiosa. Offrono un qualcosa di diverso a tutto il contesto, dove la gelosia è una motivazione per continuare ossessivamente a viaggiare nel tempo. Cosa sia successo vent'anni prima, però, soffre di un po' di mancanza di chiarezza. Il loro matrimonio è stata una ragazzata? L'incontro, di cui sappiamo quasi nulla, con l'altro? Entrambi?
Per come la metti, può essere una e l'altra cosa. Il che è interessante, se l'hai fatto volutamente, perché agli scoppi e al surreale viaggiare nel tempo per sistemare una relazione aggiunge la confusione del perché. Magari, proprio per i vari viaggi, questo continua a cambiare.
Non so se ho colto o meno, ma sarebbe una faccenda molto particolare se fosse vera. Da un paragrafo all'altro cambiano i perché, dato che da un paragrafo all'altro c'è un nuovo viaggio.
Interessante declinazione, anche se un po' spigolosa da capire subito! Bravo! ^^
Re: 356 - Giulio Marchese
Un'idea davvero buona e uno stile che si legge con piacere. C'è un po' di confusione nei singoli pezzi: parti con una situazione, poi declini con la storia di Paolo, infine la chiusa. Ecco, non comprendo la correlazione con Paolo, nel senso che è una storia vecchia eppure sembra che lui abbia voluto studiarla con i viaggi del tempo per proporre tutte le variabili anche in quel caso. E' come se ci fosse troppo in poco spazio e, di conseguenza, qualcosa ne rimanga fuori. Da riscrivere in almeno diecimila caratteri (quindi da mantenere come corto, ma da ampliare). Al momento un pollice tendente verso l'alto anche se in modo non brillante.
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