Punta al sole

Partenza: 01/07/2020
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micheleapicella
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Punta al sole

Messaggio#1 » venerdì 10 luglio 2020, 8:29

Caldo.
È tutto ciò che so sentire, pensare, in questo momento.
Caldo.
Caldo.
Ma che razza di sole è questo? Tanto forte da non morire mai, inchiodato nel cielo.
Guardalo.
Noi, stremati, con le ossa rotte, la lingua di fuori come cani.
Lui, a picco, sereno, del tutto indifferente alla battaglia che abbiamo combattuto ai suoi piedi da gigante fino a pochi minuti fa.
Adesso, la resa dei conti. Neanche questa vuol perdersi.
E del resto, chi se la perderebbe?
Ma la gente non lo capisce, non se ne è accorta: è col sole che abbiamo lottato, col sole e con nessun altro.
E ora che in quest’arena bollente ho addosso gli occhi di tutti i centomila presenti, ora che anche i compagni, lessati nel loro stesso sudore, rivolgono a me l’implorazione estrema dello sguardo, ora che il colpo decisivo è mio affare esclusivo… non faccio che pensare al caldo che c’è.
Concentrati su altro. Su quello che ti aspetta. Libera la mente da tutto il resto. Lo sai come si fa.
Ma questo caldo bruciante è ovunque, segue ogni respiro, ogni movimento; è come… è come se fosse nella coda dell’occhio della mente.
Tocca a te. Datti una mossa, su.
Niente, le gambe non rispondono.
È il caldo che me le fa tremare? È lo sforzo della corsa, dello scontro fisico, del tiremmolla infinito di tensione e rilascio muscolare?
È tutte queste cose insieme.
Sì, certo, è un orario balordo, in un forno a cielo aperto, col sole… col sole… basta pensare al sole, basta pensare al sole, che diavolo!
A che serve lamentarsi? Sbarazzarsi dei pensieri negativi, ecco ciò che serve. Serve sbarazzarsi di qualunque pensiero che non sia quello, ciò che mi attende a pochi metri. Il caldo, oggi, è di tutti; questo momento è soltanto mio.
Muoviti. Cammina. Su la testa.
Niente, mi cade giù.
Tentare di buttar dentro aria, ossigeno, è inutile, non c’è aria, non c’è ossigeno.
È tutto biancastro, intorno, biancastro e colloso.
Avanzo, e non si muove un alito di vento. È come camminare a filo di pareti in fiamme.
Compagni miei: vorrei regalarvi la speranza del successo, sento questa responsabilità più di quanto desideri vincere per me.
Ho paura. Ho troppa paura di sbagliare. Non è il caldo, non è lo sforzo, è la paura, ad agitarmi il corpo.
È normale, la paura.
«Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà… per vincerla». L’ha detta qualcuno, non ricordo chi.
Ma è di me stesso che ho paura. Di quello che sono. Della versione di me che è arrivata a questo giorno.
È che… volevo esserci, volevo troppo esserci, e invece, forse, sarebbe stato meglio farsi da parte. Perché non c’era magia, oggi. Non l’ho trovata. Nessuna scintilla.
Si sbaglia sempre quando si vuole troppo. Bisogna imparare la rinuncia.
«Dai, dai…!».
Sì, sì, Paolo, ci sono, vado. Lo so che tocca a me.
Tra chi si è accasciato, sfinito o affranto, tra chi ha smesso di guardare davanti a sé… ci sono io.
Ci sono io, che a passo legnoso mi avvicino al punto di snodo del mio destino, anzi, non solo del mio, magari fosse solo del mio!
Me le sono sempre prese, le responsabilità, ma questa è dura, è la più dura di tutte.
Quanti passi ci saranno da qui al punto di esecuzione? Cinquanta? Sessanta?
Ha senso contarli? È un modo per non pensare a quello che mi aspetta? Sicuramente sì. E non deve essere così.
Uno, due, concentrati, quattro, cinque, sei… non guardare indietro, punta dritto… nove, dieci… tutto passa, ad aspettare, e tutto arriva, ad aspettarlo, come diceva Pietro… Pietro, mio primo maestro, guarda dove sono arrivato. Chissà se mi sta guardando… diciotto… sarò arrivato a diciotto passi? Boh.
Venti, ventuno… devi essere lucido. Ventitré, ventiquattro… È tosta, è quasi finita, ma cazzo, non è detta l’ultima parola, non è detta l’ultima parola… trenta? Trentuno, trentadue, trentatré… aaah, non ci sono con la testa. Rientra dentro, ti stai giocando tutto in questi metri, puoi ancora cambiare le cose. Trenta… nove, quaranta, quarantuno, quarantadue, qua… rantatré, quarantaquattro…
Non lo so se sono l’uomo giusto. No, credo di no… non lo sono.
Ho così male al ginocchio… è da tutta la vita che mi fa male il ginocchio. E questi crampi… tira tutto. Vorrei smontarmele, le gambe, metterle a riposo in un angolo, come stampelle, e riprendermele tra qualche ora.
Oh, ci sono. Ne avrò fatti cinquanta? Forse anche qualcuno di più.
Ma basta, che ossessione! Cosa importa dei passi?
Concentrati! Dipende tutto da te!
È proprio questo il problema. Io non sono nato per fare quello che devo. Sono nato per fare quello che mi piace.
Mi piace quello che faccio, ma qui, troppa, troppa responsabilità.
Troppo peso.
Almeno, non ho pensato al caldo… prima di adesso.
Che palle, me lo ricorderò a vita. Non penserò al giorno più importante di tutta la mia esistenza. Penserò al caldo che c’era, comunque vada, penserò soltanto all’aria ferma, a questo sole invincibile.
Ah, ecco la sensazione che stavo aspettando. Il cuore in gola. Il respiro fermo. E no, questa volta il caldo non c’entra.
Questa volta è il momento.
Che frastuono infernale, intorno. Mi ero talmente isolato nella marcia che avevo dimenticato quanta gente ci sia sugli spalti. Li ho tutti addosso.
Ma non lo sentono il caldo, quelli là?
Quante energie hanno ancora per urlare, dimenare le braccia, fissarmi con quegli occhi, come se fossi una bestia rara?
Mi tremano anche le mani, guarda che roba, come sono scivolose.
Senti che bocca. L’unica parte asciutta di tutto il mio corpo. Dovevo bagnarmi le labbra, bere un goccio d’acqua, adesso è tardi.
Odio questa sensazione. Odio stare qui.
Voglio che finisca al più presto.
E tutta questa rincorsa? La prendo sempre così, la rincorsa, non è il momento di cambiare abitudini.
Ma è una rincorsa da salto in lungo.
Sarebbe bello se dovessi solo saltare. Mi piace il salto in lungo.
Vorrei proprio saltare e basta.
Ora lo faccio: corro, corro, corro, e poi, forza sul destro, spicco il volo, faccio mulinare le gambe, disegno una parabola… e mi sfracello al suolo, mi salta pure il ginocchio buono, e la faccio finita qui.
Sta scadendo il tempo.
È ora.
È ora.
Ci sei. La porta è grande. Dipende da te, ma hai tutto lo spazio.
Tira basso. Non importa dove. Tira basso. Basso.
Basso!
Fiiii!
Basso, basso, basso, basso, basso…!
Pam.
No! Alta.
Lo stadio esplode.
Non ci credo, dove cazzo l’ho tirata…
In cielo, l’ho sparata…
È la gamba che ha calciato, non ho calciato io… Ha fatto tutto lei…
E quindi?
Brasile campione del mondo.
E io…
Ho tirato al sole.



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micheleapicella
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Re: Punta al sole

Messaggio#2 » venerdì 10 luglio 2020, 8:31

1) un personaggio deve fare/provare una disciplina olimpica (anche virtualmente) (-2 PUNTI)
Il protagonista immagina di fare il salto in lungo.

2) citare almeno una vota De Coubertin (nome o motto) (-2 PUNTI)
Il protagonista cita una frase di De Coubertin, anche se non ricorda che sia sua.

alexandra.fischer
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Re: Punta al sole

Messaggio#3 » venerdì 17 luglio 2020, 21:13

PUNTA AL SOLE di Michele Apicella Specifiche molto sullo sfondo, ma la resa della tensione del calciatore Paolo, incitato dai compagni e stremato dal sole (immagino del Sudamerica), è notevole. Quel che fa effetto al lettore è che Paolo, dell’esperienza, ricorderà soprattutto il sole implacabile, il sudore, la sete e un senso di incertezza. Al lettore verrebbe voglia di porgergli una borraccia, ma non si può. Lui è in campo, deve correre in area di rigore e segnare il punto della vittoria. È a un passo dal farlo, quando il tiro si rivela troppo potente. La palla è in alto, dunque la vittoria è assegnata al Brasile. Peccato (io la storia la interpreto così). Ottima la scrittura.

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micheleapicella
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Re: Punta al sole

Messaggio#4 » venerdì 17 luglio 2020, 22:03

alexandra.fischer ha scritto:PUNTA AL SOLE di Michele Apicella Specifiche molto sullo sfondo, ma la resa della tensione del calciatore Paolo, incitato dai compagni e stremato dal sole (immagino del Sudamerica), è notevole. Quel che fa effetto al lettore è che Paolo, dell’esperienza, ricorderà soprattutto il sole implacabile, il sudore, la sete e un senso di incertezza. Al lettore verrebbe voglia di porgergli una borraccia, ma non si può. Lui è in campo, deve correre in area di rigore e segnare il punto della vittoria. È a un passo dal farlo, quando il tiro si rivela troppo potente. La palla è in alto, dunque la vittoria è assegnata al Brasile. Peccato (io la storia la interpreto così). Ottima la scrittura.


Ti ringrazio molto del feedback, molto generoso! :)

A onor di cronaca, devo far presente che il protagonista del racconto non è il Paolo che è citato: quest'ultimo, piuttosto, si rivolge al protagonista, incitandolo.

Il protagonista è un altro (famoso) calciatore... meglio che non aggiunga altro, però, né sulla sua identità, né sulle "meccaniche" della scena!

Mi è molto utile la tua lettura: se non sono stato in grado di far intuire chi fosse il protagonista, è evidente che ho toppato qualcosa, e che devo lavorarci su.

Mi fa molto piacere, invece, che ai tuoi occhi e ai tuoi sensi sia arrivata l'impressione di arsura, d'incandescenza del sole... questo è molto importante, per me.

Grazie ancora!

Luca Vitali
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Re: Punta al sole

Messaggio#5 » sabato 18 luglio 2020, 12:31

Lo stile adottato mi piace molto, descrive bene le sensazione del POV e ti fa sentire dentro di lui, ma ho trovato che la scelta di lasciare tutta la vicenda quasi "onirica", confusa da percezioni così particolari e pensieri che ci lasciano spiazzati perchè siamo stati catapultati in un protagonista che non conosciamo, rovini non poco il racconto. Non sarebbe stato un problema se fosse durato meno, ma l'essere così prolungato rende questo espediente un po' fastidioso, tanto che a metà mi stavo spazientendo nel cercare di capire cosa stesse accadendo. Di nuovo, lo stile è ottimo e la padronanza della prima persona mi pare ci sia, ma non ho apprezzato la realizzazione della "trovata" narrativa.

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micheleapicella
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Re: Punta al sole

Messaggio#6 » sabato 18 luglio 2020, 12:38

Luca Vitali ha scritto:Lo stile adottato mi piace molto, descrive bene le sensazione del POV e ti fa sentire dentro di lui, ma ho trovato che la scelta di lasciare tutta la vicenda quasi "onirica", confusa da percezioni così particolari e pensieri che ci lasciano spiazzati perchè siamo stati catapultati in un protagonista che non conosciamo, rovini non poco il racconto. Non sarebbe stato un problema se fosse durato meno, ma l'essere così prolungato rende questo espediente un po' fastidioso, tanto che a metà mi stavo spazientendo nel cercare di capire cosa stesse accadendo. Di nuovo, lo stile è ottimo e la padronanza della prima persona mi pare ci sia, ma non ho apprezzato la realizzazione della "trovata" narrativa.


Ciao Luca, grazie mille del feedback, apprezzo molto sia i complimenti che le puntualizzazioni.

Il mio obiettivo, in effetti, era proprio quello di calare il lettore nell'interiorità del personaggio, ma credo di capire che cosa intendi rispetto alla fumosità del contesto di ambientazione. Era mio intento lasciare molto vaghi riferimenti che sarebbero potuti essere descritti in modo più preciso, desideravo che la verità venisse a galla man mano nella lettura; è stata quindi una scelta,
forse eccessivamente ambiziosa, perché mi sembra che la resa tenda a spiazzare eccessivamente il lettore, piuttosto che incuriosirlo e incoraggiarlo alla lettura.

Farò tesoro di questo punto di vista, e ti ringrazio.

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Andrea Lauro
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Re: Punta al sole

Messaggio#7 » domenica 19 luglio 2020, 8:25

Ciao Michele, ti dirò: a una seconda lettura il testo è migliorato. Ne sono felice, anche perché ho potuto focalizzare quale era secondo me il problema.

Per tutto il racconto giochi sull’ambiguità del contesto. Dai l’idea di un’arena che si trasforma in una fornace, di un dio Sole da sconfiggere, di una squadra, di un punto di esecuzione. Una formula che di solito funziona, ma è pericolosa se il lettore si sente totalmente disorientato. E per tutto il brano ho continuato ad arrovellarmi su quale fosse la chiave di lettura: OK, è un gladiatore. No, siamo in uno scenario futuro o distopico. So che questo era il tuo intento, ma ti prego di seguirmi.

Se avessi seminato un riferimento prettamente calcistico (“i tacchetti mordono il terreno”) o almeno sportivo contemporaneo (“l’arbitro si asciuga il sudore”) sono convinto che il testo avrebbe preso una piega differente già alla prima lettura. Avrei contestualizzato almeno il secolo di riferimento, avrei preso nella giusta considerazione il dissidio interiore del protagonista (“OK, non sta per morire con tutta la squadra, sta per perdere la grande occasione”). Avrei ridimensionato il problema, e quindi avrei empatizzato maggiormente. Beninteso, anche un punto venuto male mentre si fa la maglia è una tragedia. Basta solo settare il perimetro.
Anche introducendo un elemento in più, secondo me non avresti rovinato l’effetto sorpresa finale.

Sullo stile nessun appunto, è ben scritto e immersivo. Ti metto dietro il racconto di Mauro Lenzi per quanto detto sopra, altrimenti sarebbe stato un secondo posto meritatissimo.
Spero d’essere stato utile!
a presto
andrea

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micheleapicella
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Re: Punta al sole

Messaggio#8 » domenica 19 luglio 2020, 9:26

Andrea Lauro ha scritto:Ciao Michele, ti dirò: a una seconda lettura il testo è migliorato. Ne sono felice, anche perché ho potuto focalizzare quale era secondo me il problema.

Per tutto il racconto giochi sull’ambiguità del contesto. Dai l’idea di un’arena che si trasforma in una fornace, di un dio Sole da sconfiggere, di una squadra, di un punto di esecuzione. Una formula che di solito funziona, ma è pericolosa se il lettore si sente totalmente disorientato. E per tutto il brano ho continuato ad arrovellarmi su quale fosse la chiave di lettura: OK, è un gladiatore. No, siamo in uno scenario futuro o distopico. So che questo era il tuo intento, ma ti prego di seguirmi.

Se avessi seminato un riferimento prettamente calcistico (“i tacchetti mordono il terreno”) o almeno sportivo contemporaneo (“l’arbitro si asciuga il sudore”) sono convinto che il testo avrebbe preso una piega differente già alla prima lettura. Avrei contestualizzato almeno il secolo di riferimento, avrei preso nella giusta considerazione il dissidio interiore del protagonista (“OK, non sta per morire con tutta la squadra, sta per perdere la grande occasione”). Avrei ridimensionato il problema, e quindi avrei empatizzato maggiormente. Beninteso, anche un punto venuto male mentre si fa la maglia è una tragedia. Basta solo settare il perimetro.
Anche introducendo un elemento in più, secondo me non avresti rovinato l’effetto sorpresa finale.

Sullo stile nessun appunto, è ben scritto e immersivo. Ti metto dietro il racconto di Mauro Lenzi per quanto detto sopra, altrimenti sarebbe stato un secondo posto meritatissimo.
Spero d’essere stato utile!
a presto
andrea


Ciao Andrea, grazie mille, il tuo feedback mi è decisamente utile!

Come hai intuito, ho volutamente giocato sull'ambiguità delle specifiche di sfondo e di contesto, perché avevo davvero l'obiettivo (troppo ambizioso, credo) di accompagnare il lettore nella composizione del mosaico tassello dopo tassello, per poi offrirgli un quadro più completo soltanto alla fine (dove cito il tiro, nomino il Brasile e la formula campioni del mondo.

Ti confesso che speravo anche che il lettore, in principio, si facesse l'idea che il protagonista fosse un gladiatore. :)

Insomma, ho preferito non lasciare riferimenti precisi al mondo del calcio perché volevo estendere quanto più possibile l'effetto sorpresa.

Però, credo di aver capito quello che intendi, e non c'è dubbio che tu abbia ragione, che uno sviluppo così vago e misterioso finisca per spazientire il lettore, piuttosto che incuriosirlo e incoraggiarlo ad andare avanti.

Magari con una maggiore abilità tecnica, da parte mia, avrei ottenuto l'effetto che cercavo senza disorientare eccessivamente il lettore.

Prendo e porto a casa, grazie dei complimenti e delle salutari puntualizzazioni!

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Andrea Lauro
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Re: Punta al sole

Messaggio#9 » domenica 19 luglio 2020, 9:48

micheleapicella ha scritto:Magari con una maggiore abilità tecnica, da parte mia, avrei ottenuto l'effetto che cercavo senza disorientare eccessivamente il lettore.
Prendo e porto a casa, grazie dei complimenti e delle salutari puntualizzazioni!


Son molto contento d'esser stato d'aiuto.
Come ti scrivevo: in caso volessi revisionarlo basta davvero pochissimo, una frase buttata lì anche a metà racconto. Giusto per dare la bussola al lettore.
a presto!
andrea

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Bennik
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Re: Punta al sole

Messaggio#10 » domenica 19 luglio 2020, 21:34

Con me forse ti è andata bene, o addirittura male, perché l’ambiguità della storia, così indefinita nelle circostanze, nel luogo, nel tempo, nei personaggi, con me ha funzionato poco.
Ti è andata bene perché l’espediente narrativo dell’indeterminatezza del tutto, volta a rendere la rivelazione finale più sorprendente, non mi è risultato pesante, anzi, mi ha intrigato, complice un’ottima padronanza della narrazione in prima persona.
Ti è andata male, perché avevo intuito – non chiedermi come o perché – di cosa si trattasse, almeno a grandi linee.
È vero che il racconto è lunghetto, e quindi potrebbe “snervare” il lettore, ansioso di capirci qualcosa, ma purtroppo non ho fatto questa esperienza e ti direi che va bene così. Inoltre, trovo che le parole “sport” e “Paolo”, inserite quasi a metà racconto, siano in fin dei conti rivelatrici di cosa stia accadendo, ovvero un atleta italiano è impegnato in una competizione importante, quindi la sensazione (voluta) di smarrimento viene presto mitigata.
Per quanto riguarda la storia in sé, la considero una bella trovata, ma presuppone che il lettore capisca, alla fine, di cosa si stia parlando. E se il più grande rigore sbagliato nella storia della Nazionale è generalmente un fatto noto ai più, non è detto che tutti l’afferrino alla prima lettura.
Non so se è volontario, ma ho trovato molto carina l’idea che la gamba alla fine calci da sola verso il sole, che potremmo definire il grande “antagonista” della storia.

Complimenti e buona fortuna!
Bennik

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Giorgia D'Aversa
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Re: Punta al sole

Messaggio#11 » domenica 19 luglio 2020, 22:09

Ciao Michele/Francesco! :'D

Parto col dirti che ho compreso l'intenzione del tuo racconto, ovvero quello di far entrare del tutto il lettore nella mente del punto di vista, facendo trasparire le forti sensazioni legate al caldo e lasciando una vaghezza di fondo per non far capire fino all'ultimo cosa stia succedendo.
Ecco, questo ti è sicuramente riuscito e si sente l'immersione nella mente del personaggio, evocando anche le giuste sensazioni. Ti consiglio di proseguire su questa strada.

Il problema, per quel che mi riguarda, è che ho trovato il tutto davvero eccessivo! Una scelta di questo tipo, portata avanti per tutto il brano, mi è risultata un po' pesante nella lettura e ripetitivo. Avrei preferito a metà o a un terzo del tuo racconto uno stacco in cui venissero mostrate le cose che accadono, ma chiaramente questo cambierebbe il senso di fondo.

È tutto biancastro, intorno, biancastro e colloso.

Sicuramente il protagonista vede il mondo che lo circonda in questi termini per via del caldo, della fatica e della paura. Tuttavia, a causa della totale mancanza di elementi di contesto, sembra di galleggiare nel vuoto all’interno della sua testa… ed è una sensazione un po’ straniante. Ci ho messo davvero un sacco a capire quale fosse il contesto, e anche sul finale ho fatto fatica!

Infine, una nota: ti consiglierei di evitare termini colloquiali come “tiremmolla” in un testo scritto. Per quanto possa essere plausibile che il punto di vista pensi le tre parole tutte attaccate nella sua testa, rimane un termine che non esiste.

Nel complesso secondo me non c'è male, la scelta potrebbe averti penalizzato a livello di coinvolgimento e presa sul lettore ma ci sono delle buone premesse. In bocca al lupo!

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micheleapicella
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Re: Punta al sole

Messaggio#12 » lunedì 20 luglio 2020, 9:26

Giorgia D'Aversa ha scritto:Ciao Michele/Francesco! :'D

Parto col dirti che ho compreso l'intenzione del tuo racconto, ovvero quello di far entrare del tutto il lettore nella mente del punto di vista, facendo trasparire le forti sensazioni legate al caldo e lasciando una vaghezza di fondo per non far capire fino all'ultimo cosa stia succedendo.
Ecco, questo ti è sicuramente riuscito e si sente l'immersione nella mente del personaggio, evocando anche le giuste sensazioni. Ti consiglio di proseguire su questa strada.

Il problema, per quel che mi riguarda, è che ho trovato il tutto davvero eccessivo! Una scelta di questo tipo, portata avanti per tutto il brano, mi è risultata un po' pesante nella lettura e ripetitivo. Avrei preferito a metà o a un terzo del tuo racconto uno stacco in cui venissero mostrate le cose che accadono, ma chiaramente questo cambierebbe il senso di fondo.

È tutto biancastro, intorno, biancastro e colloso.

Sicuramente il protagonista vede il mondo che lo circonda in questi termini per via del caldo, della fatica e della paura. Tuttavia, a causa della totale mancanza di elementi di contesto, sembra di galleggiare nel vuoto all’interno della sua testa… ed è una sensazione un po’ straniante. Ci ho messo davvero un sacco a capire quale fosse il contesto, e anche sul finale ho fatto fatica!

Infine, una nota: ti consiglierei di evitare termini colloquiali come “tiremmolla” in un testo scritto. Per quanto possa essere plausibile che il punto di vista pensi le tre parole tutte attaccate nella sua testa, rimane un termine che non esiste.

Nel complesso secondo me non c'è male, la scelta potrebbe averti penalizzato a livello di coinvolgimento e presa sul lettore ma ci sono delle buone premesse. In bocca al lupo!


Ciao Giorgia, grazie mille del feedback! Incasso e porto a casa con piacere sia le note di lode sia gli appunti.

Credo di capire bene che cosa intendi, mi sembra si tratti di un'impressione che il mio racconto ha messo in moto un po' in tutti i lettori che hanno provato a cimentarcisi.

Diciamo che la mia è stata una sperimentazione in buona parte fallita, perché l'obiettivo era, sì, quello di disorientare, di non fornire punti di riferimento precisi e di chiarire l'episodio mano a mano... ma anche di incoraggiare la lettura ad andare avanti con curiosità, e non con senso di fatica (ça va sans dire...)!

La sperimentazione è proprio consistita nel piazzare, idealmente, una telecamera all'interno della mente del protagonista, e seguire i suoi movimenti (più interiori che d'azione vera e propria). In questo senso, le specifiche non potevano che rimanere molto sullo sfondo.

È chiaro che non va bene che un racconto crei un tale senso di fatica nel lettore, e che quindi l'esperimento non ha funzionato... ma è stato un bene tentare questo tipo di esperienza, anche solo per ricevere feedback di risposta sinceri e argomentati come questo.

Quindi grazie ancora!

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Re: Punta al sole

Messaggio#13 » lunedì 20 luglio 2020, 9:35

Bennik ha scritto:Con me forse ti è andata bene, o addirittura male, perché l’ambiguità della storia, così indefinita nelle circostanze, nel luogo, nel tempo, nei personaggi, con me ha funzionato poco.
Ti è andata bene perché l’espediente narrativo dell’indeterminatezza del tutto, volta a rendere la rivelazione finale più sorprendente, non mi è risultato pesante, anzi, mi ha intrigato, complice un’ottima padronanza della narrazione in prima persona.
Ti è andata male, perché avevo intuito – non chiedermi come o perché – di cosa si trattasse, almeno a grandi linee.
È vero che il racconto è lunghetto, e quindi potrebbe “snervare” il lettore, ansioso di capirci qualcosa, ma purtroppo non ho fatto questa esperienza e ti direi che va bene così. Inoltre, trovo che le parole “sport” e “Paolo”, inserite quasi a metà racconto, siano in fin dei conti rivelatrici di cosa stia accadendo, ovvero un atleta italiano è impegnato in una competizione importante, quindi la sensazione (voluta) di smarrimento viene presto mitigata.
Per quanto riguarda la storia in sé, la considero una bella trovata, ma presuppone che il lettore capisca, alla fine, di cosa si stia parlando. E se il più grande rigore sbagliato nella storia della Nazionale è generalmente un fatto noto ai più, non è detto che tutti l’afferrino alla prima lettura.
Non so se è volontario, ma ho trovato molto carina l’idea che la gamba alla fine calci da sola verso il sole, che potremmo definire il grande “antagonista” della storia.

Complimenti e buona fortuna!



Ciao Bennik, grazie mille del feedback!

Diciamo che se, in partenza, avevi già abbastanza definito nella tua mente l'episodio che sono andato a descrivere, e quel tipo di ricordo ti si è rievocato nella lettura, lo considero un buon punto a mio favore, mi sembra che voglia dire che, in qualche modo, il racconto l'ha rappresentato in maniera relativamente fedele.

Mi sono arrovellato anche io sulla questione che sollevi: un lettore che mastica meno cultura sportiva/calcistica, può cogliere il riferimento a quel famoso rigore sbagliato?

Alla fine, mi sono risposto che il racconto avrebbe potuto funzionare anche se una porzione di lettori non fosse stata nella possibilità d'intuire di quale episodio sportivo si stesse parlando. Probabilmente, rispetto a questa convinzione, ho finito per toppare, perché da tutti i responsi che ho ricevuto, mi sembra che chi non ha avuto modo d'interpretare la realtà dell'accaduto, è rimasto particolarmente... scottato dalla lettura.

La trovata della gamba che calcia, sì, è una scelta volontaria! Mi fa molto piacere che ti abbia intrigato. :-D

In generale, volevo insomma dare una lettura di quell'episodio un po' particolare, lontana dalla narrativa e dalla retorica che se ne è già fatta nel tempo.

Grazie ancora delle tue parole, mi sono state molto utili.

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