Questo gruppo è dedicato alle Olimpiadi di Anversa 1920 . Passerà alla semifinale solo il racconto primo classificato di questo gruppo. I concorrenti dovranno leggere, commentare e classificare i partecipanti del Gruppo Atena 1896 e saranno giudicati dai partecipanti del gruppo Stoccolma 1912. Ogni concorrente dovrà indicare se, nei racconti che commenta, sono presenti i bonus.
Il migliore di questo gruppo andrà a sfidare i primi classificati dei gruppi Parigi 1900 e Londra 1908, Francesco Nucera sarà il giudice della loro semifinale.
Vediamo i racconti ammessi:
O R, di Polly Russell consegnato l' 08 luglio alle 13:46 Colpo d'Incontro, di Stefano Pais consegnato il 13 luglio alle 21:31 Il processo di Frine, di Teoz consegnato il 14 luglio alle 21:20 Squalificato per non aver postato i commenti e la classifica. La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti, di Eugene Fitzherbert consegnato il 15 luglio alle 21:03
Avete tempo fino alle 23.59 di sabato 25 luglio per commentare i racconti del gruppo Atene 1896. Chi non postasse anche solo un commento verrà squalificato. Chi non postasse la classifica verrà squalificato Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Vi avverto che saremo fiscali e non accetteremo classifiche postate anche solo alle 00.00 a meno che problemi improvvisi vi ostacolino all'ultimo, ma in quel caso gradiamo essere avvertiti, sapete come trovare i moderatori. Vi ricordiamo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo.
I racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a Spartaco. Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo Atene 1896. Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri thread.
Sono il primo, qualcuno deve pur cominciare, no? Bella sfida, tante facce nuove, tanti bei racconti. Mi sono divertito tantissimo! Domani i 100 metri piani (difficilissima)! Sta cosa delle olimpiadi mi ha fatto infognare, iniziativa spettacolare in un'estate "anomala". Grazie MC!
Classifica e commenti:
1) O R, di Polly Russell
► Mostra testo
Questo è il racconto che mi è piaciuto di più del gruppo. Coinvolgente, coerente e ottimamente scritto.
Punti di forza: Sicuramente la gestione dei vari elementi. Si vede che le scene sono architettate con cura, rapide pennellate definiscono un'ambientazione ottima, ogni dettaglio è al posto giusto. Ogni "pistola" mostrata, a un certo punto, spara.
Punti Deboli:La grammatica. Nonono scherzo! Ne ho trovati pochi, mi è piaciuto e basta. Ci sono diverse imperfezioni però, le segnalo al punto successivo.
Cosa cambierei: leggiamo insieme alcuni stralci:
[...]appena il tempo di caricarselo in spalla, poi il buio, evocato dal calcio di un fucile, lo avvolse.[In che senso? Se siamo nel POV di Jon, il buio è evocato dalla "botta in testa" non dal fucile che non vede, intrusione scomoda del narratore onniscente.] [...] una piacevole sensazione di calore sul collo, lo informò che stava ancora sanguinando. [Ehm... a onor del vero...] [...] «Lo toglieremo di lì stasera.» Sentenziò l’uomo che lo seguiva, rispondendo a una domanda non posta. «Ma non tu, meglio che rimani in baracca. Mentre eri a terra, ho visto che portavano via altri sinti. Forse ti hanno creduto morto e ti hanno lasciato lì.» «Dove li stavano portando?» «Non lo so, parlavano di un altro campo. Di un dottore.» [Qua ho un problema temporale, il fatto che il corpo fosse coperto dalla neve, seppur sottile, mi ha dato l'idea che fosse trascorso del tempo, invece a quanto pare sono ancor in fila. Probabilemte è l'immagine di prima ad essere "sbagliata", perchè sembra avere la funzione di dirmi che è passato un bel po' mentre non è così.]
[...] con una forza e una dignità che prevaricava l’istinto di sopravvivenza. [Grazie per il commento narratore, ma lo capivo da me.] [...] e un paio di nani, probabilmente ebrei. [Sono i nani a essere ebrei? Non sono sicuro di aver capito.] [...] con una grazia tale da farlo sembrare un ballerino [un altro commento, ho frainteso il POV?] [...] Johann riuscì a vederlo sbracciarsi, [...sembrerebbe di no, anche il POV sembra un po' un ballerino XD] [...] Tornò alla propria branda qualche ora più tardi e ci crollò sopra [tell evitabile, ma ci può stare] [...] Lo scrollò pretendendone l’attenzione [omniscience]
Conclusioni: Lettura piacevole con qualche sbavatura stilistica, nessun reale punto debole, la storia è solida, tutti gli elementi sono al proprio posto. Ottima prova, Complimenti!
Nota di classifica: In questo momento sei in testa nella mia classifica personale, tallonata da Eugene Fitzherbert. Il fatto che io non abbia gli strumenti per valutare a pieno il suo pezzo rende la classifica incerta. Continuerò a leggere e rileggere in cerca di un discrimine rilevante. I giochi sono ancora aperti!
2) La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti, di Eugene Fitzherbert
► Mostra testo
Questo racconto mi è piaciuto, misteri e svelamenti si susseguono senza sosta, le scene d'azione, per me, sono rese alla grande e ammatto di aver provato una forma di ribrezzo negli atti del marchese.
Punti di forza: ambientazione resa alla grande, tutti i dialoghi sono credibili e la trama è coerente malgrado la sua complessità. L'elemento fantastico è inserito con classe e la sospensione dell'incredulità rimane salda per tutta la lettura. Sicuramente è il pezzo più originale del gruppo.
Punti deboli: Sostanzialmente è uno. La presenza di tanti personaggi, seppur ben caratterizzati, appesantisce la lettura. La brevità dettata dal contest di costringe a quei cartelloni con su scritto dove siamo e a che ora in stile Law and Order. La lettura risulta un po' pesante anche a causa dei troppi eventi sparati di seguito, senza il tempo di riprendere fiato. La scelta del narratore esterno non aiuta, non si riesce a provare empatia per i personaggi. In più il finale sembra un po' frettoloso.
Cosa cambierei: qui è semplice. Imposterei il narratore interno a un personaggio in favore dell'immedesimazione. Secondo me la "misura" giusta per questa storia è il racconto lungo o il romanzo breve. Ci farei un pensierino fossi in te. In questo modo i personaggi, già buoni, potrebbero ottenere lo spazio che meritano. Potresti evitare i cartelloni di cui sopra ed evitare che le scene che avvengono contemporaneamente (sul finale) risultino un po' frettolose. Insomma più spazio per una storia buona e interessante che lo merita.
Conclusioni: Un ottima prova che porta chi la legge a volerne di più, poco condivisibile la scelta del narratore e degli inserti temporali. Comunque i complimenti sono d'obbligo. Non ho appunti da fare (e questo malgrado mi sia imposto la massima pignoleria). Complimenti!
Nota di classifica:Il tuo pezzo sta un capello sotto quello di Polly Russell, che mi ha coinvolto di più emotivamente, probabilmente la mia preferenza per il narratore interno è stato l'ago della bilancia. De gustibus insomma. Sta sopra quello di Teoz perché più originale, a parità di coinvolgimento (circa). La mia classifica è comunque in divenire, aspetterò le repliche, gli altrui commenti e rileggerò i racconti prima di convincermi del tutto. Quindi niente stupore se alla fine risultasse diversa ;)
3) Il processo di Frine, di Teoz
► Mostra testo
Cominciamo da te, top trend dell'edizione! Il tuo racconto non mi è piaciuto particolarmente, ho avuto difficoltà a capirne il vero intento, questo sia per problemi di stile sia per piccoli problemi "contenutistici". disclaimer: Tutto ciò che scriverò è una mia opinione, non userò forme dubitative o frasi come "secondo me" perché implicite nel fatto che IO sto commentando.
Punti di forza: Il punto di forza di questo pezzo è sicuramente l'idea, non perché sia particolarmente originale, ma perché pregna di possibilità. Sicuramente il personaggio principale (portatore di PDV) è ben caratterizzato (seppur troppo lamentoso), e la lettura è scorrevole (con qualche "ma" che vedremo poi); possiamo dire che sia ben scritto.
Punti deboli: Il punto debole principale è che non fa ridere, mi dispiace ma è così. La situazione in sé è potenzialmente divertente ma mancano quei guizzi che la renderebbero tragicomica. Molti concetti ripetuti più volte hanno l'effetto di far dire al lettore "E dagliè! Ho capito non sono scemo!". Sicuramente la ripetizione ed esasperazione di certe scene è un tratto caratterizzante il genere comico, ma devi saperlo fare. In questo racconto le ripetizioni sono spesso fini a se stesse. Anche il finale, per quanto assurdo, non strappa il sorriso. Probabilmente è per come ci si è arrivati, è poco carico e la battuta è banalotta.
Cosa cambierei: Questo punto varierà da commento a commento, perché sono racconti diversi che richiedono interventi diversi. Precisazione d'obbligo visti i 22 commenti qui sopra =P Leggiamo insieme il duo racconto (ti rimando al disclaimer prima di cominciare):
Gli areopagiti[pronti via termine tecnico poco noto, se non avessi dovuto commentare non sarei andato avanti. Il problema che questo termine è tutt'altro che evocativo, e fa pensare a me, lettore pigro, che sto per imbattermi in un mattone. Meglio "i giudici" per dire, il termine specifico se proprio devi lo usi dopo, cosa che per altro fai.] sedevano in semicerchio davanti a me, i chitoni rossi increspati dalla brezza che filtrava attraverso il colonnato del tempio[Ci sono un bel po' di termini che fanno capire l'ambientazione, ribadisco "giudici" andava bene.]. Alcuni [termine generico che cozza un po' con quello che dici dopo... si sporgevano di lato per parlottare con il vicino[... il vicino? Uno solo? Scherzi a parte, l'immagine restituita è un po' vaga.] . Altri scuotevano la testa canuta. Altri ancora puntavano gli indici rinsecchiti nella mia direzione. Sullo sfondo, maestosa sopra il suo piedistallo di marmo, la statua della Giustizia teneva sospesa sopra le loro teste una grossa bilancia a due bracci. «Confidi di dire qualcosa anche tu, prima che la nobile Selene inizi a tingere d’argento i tetti dell’Acropoli, o devo arrangiarmi per conto mio?» brontolò Frine al mio fianco, battendo[attento al gerundio! è difficile immaginare cose che accadono contemporaneamente, soprattutto se una è scritta prima e una dopo, da usare con parsimoniapolemicamente[in genere è sconsigliato usare gli avverbi di modo, il perché si capisce da questa frase, l'avverbio non aggiunge niente, leggi la frase senza, è cambiato qualcosa? No. si capisce dal contesto che è polemica, in più c'è un problema di POV, lui non legge i sentimenti della ragazza quindi al più questa è un ipotesi, oppure è il narratore omniscente che fa capolino per darci questa informazione non richiesta. Vale veramente la pena complicare così la scena per una parolina? TAGLIA] la suola di un sandalo sul pavimento. [Qua c'è un problema di eccesso di informazioni, se batte il sandalo che sta indossando è ovvio che sia la suola, detto così immagino abbia la scarpa in mano, questo spiegherebbe la specifica "sul pavimento". L'intera frase si può scrivere meglio. Alla nostra destra, il querelante soffocò una risata dietro il palmo di una mano [pensavo il palmo del piede, grazie per l'informazione ridondante.. A quanto pareva[ brutto, suona proprio male, no? Tipo: "la situazione doveva divertirlo parecchio" forse è meglio? Non lo so, ma non mi piace il suono., la situazione lo divertiva parecchio. Buon per lui. Io avevo solo una gran voglia di mettermi a piangere[te la lascio passare, ci sarebbe tutto un discorso da fare sui sentimenti raccontanti anziché mostrati, però diamo per buono che stiamo entrando nel comico e un po' di tell ci sta.. A un novellino come il sottoscritto potevi tutt’al più chiedere di difendere un rubagalline qualunque da un’accusa di furto. Ma un processo per empietà… be’, no, quello era roba per retori di prim’ordine. La colpa della mia cliente? Aver fatto il bagno nuda in un lago. La pena richiesta dall’accusa? La morte. Ora, si fosse trattato di una vecchia cariatide dalla pelle incartapecorita, avrei anche potuto capire[qua ho un problema etico, la pena di morte andrebbe bene per una vecchia? Questo ha pensato il tuo personaggio, già mi sta antipatico (da prima in realtà)]. Ma Frine era in assoluto la donna più sensuale mai nata in terra di Grecia dai tempi di Elena di Sparta. Molti la consideravano addirittura più bella della stessa Afrodite [E tra questi molti, spoiler allert, non c'erano i giudici! Infatti è proprio per questo motivo in premessa che l'assolveranno, grande avvocato avevi la soluzione e non te ne sei accorto! Questa cosa non sembra voluta, anche perché non ci arriva lui ma ci vuole un colpo di fortuna, se ci fosse arrivato lui in estremis questa frase avrebbe potuto essere un bel easter egg.]. Scossi la testa. «Non si preoccupi, signorina. Lasci fare a me. Ho diverse frecce al mio arco» mentii[lo avevo capito già dal contesto, ma grazie per la precisazione. nel tentativo di non farle perdere la speranza. «D’altronde, se il maestro Iperide ha deciso di passare il caso proprio a me, dovrà pur esserci un motivo, non crede?» «E a chi altri avrebbe dovuto passarlo, di grazia? Sei il suo unico allievo». Vero anche quello, in effetti. [ridondante, non mi fa ridere, e mi chiedo cosa altro sia vero visto che c'è quel "anche", TAGLIA Goccioline di sudore presero a scivolarmi lungo la schiena. La pelle sotto le ascelle si fece sempre più umida.[Mezza occasione persa, non sento le gocce di sudore e le ascelle umide, immagino la scena, sì, ma il senso coinvolto è la vista, sono fuori dal POV. Andrei a capo, è buona norma staccare le frasi descrittive da quelle di pensiero, con le dovute eccezioni ovviamente, ma questo è il tipico caso in cui si va a capo. Ci fosse stato lì il mio maestro, avrebbe trovato il modo di persuadere i giurati a emettere un verdetto di assoluzione in un baleno. Ma non c’era. [Come non c'era? Non me ne ero assolutamente reso conto! Ridondante. TAGLIA Giusto il pomeriggio del giorno prima eravamo stati al ginnasio a sfidarci nel lancio del giavellotto per stemperare un po’ la tensione. In prossimità dell’ingresso, incisa su una spessa lastra di marmo, spiccava la scritta ‘La cosa essenziale non è la vittoria ma la certezza di essersi battuti bene’. E, come al solito, il mio maestro doveva essersi dimenticato di leggerla, dal momento che aveva accompagnato ogni lancio (compreso quello con il quale aveva aperto un foro nel cespuglio di capelli che un altro frequentatore del ginnasio aveva sulla testa) con frasi del tipo: «Guarda là! Persino il grande Agamennone non avrebbe saputo fare di meglio, non trovi?» o «Avessero avuto al loro fianco un lanciatore della mia abilità, sta’ pur certo che Leonida e i suoi uomini avrebbero fatto ritorno a Sparta sani e salvi». Ma dal momento che un maestro felice, di norma, è anche un maestro più comprensivo, l’avevo lasciato vincere con un ampio margine, guadagnandomi così un invito a cena per quella sera stessa. Cena che era durata meno della partecipazione di Protesilao alla guerra di Troia. Colpito da lancinanti crampi allo stomaco, Iperide aveva infatti trascorso il resto della serata a vomitare nel giardino di casa, invocando invano l’aiuto del divino Asclepio. Tutta colpa delle ostriche, avevo subito dedotto, dal momento che io, che non le avevo mangiate, stavo benissimo. E così, nella breve pausa tra un rigurgito e l’altro, il maestro non aveva potuto fare altro che affidare a me il delicato compito di difendere la bella Frine, l’indomani mattina. Un bello spiegone non fa mai male, se poi gli infiliamo pure i bonus è meglio. La scena è tutto sommato simpatica, il problema è il flashback stile Olly e Benji non segnalato graficamente in nessun modo, ovviamente, essendo tutto un pensiero, è in tell, mezzo mascherato da show con dialoghi e immagini non proprio vivide. Al solito un po' si perdona perché è comico, però da rivedere Compito del quale avrei fatto volentieri a meno, nel caso non si fosse capito. [ma allora lo sai che l'ho capito? Non fa ridere, TAGLIA. Mentre ancora mi scervellavo per decidere come iniziare la mia arringa[out of screen, perché fin ora ha pensato al giorno prima], il ronzante chiacchiericcio dei giurati cessò. Il vecchio seduto nel mezzo del semicerchio puntò le mani sui braccioli del suo klismós e, facendo forza su di essi, si alzò in piedi. «La difesa ha compreso che è arrivato il suo turno di rivolgersi alla giuria?» domandò in tono solenne. Frine mi diede un’occhiataccia e incrociò le braccia al petto. «Ah, allora non sono l’unica a chiedermelo, qui dentro». Quindi mi poggiò le mani sulle spalle e iniziò a scuotermi["mi afferrò per le spalle" come scuoti uno poggiandogli le mani? Va bè dettagli, mi sto rendendo conto di essere pesante, riduco i commenti, sorry. «Possibile che tu non abbia qualcosa di anche solo vagamente intelligente da dire? Mi sembrava di aver capito che avessi ancora diverse frecce al tuo arco. Non me ne intendo granché di processi, ma credo che sia arrivato il momento di usarne qualcuna». Non appena il mio corpo tornò allo stato di quiete e i miei denti smisero di battere, annuii titubante [aggettivo superfluo.] e avanzai verso l’areopagita. La verità, ahimè, è che c’era ben poco da dire. Il destino della mia cliente era già bello che segnato. Ancora qualche minuto e Caronte avrebbe avuto un passeggero in più a bordo della sua scricchiolante bagnarola. Ma d’altronde non potevo certo dirle: «Tenga a portata di mano l’Obolo da offrire al traghettatore d’Oltretomba, signorina. Le servirà molto presto».Troppi riferimenti per una battuta, obolo, traghettatore dell'oltre tomba. Troppo carica, non fa ridere. Con il caratteraccio[e come lo sai che ha un caratteraccio? Ti hanno assegnato il caso ieri, si lamenta un po' perché tu stai zitto mentre lei rischia la vita. Mi sembra un pensiero un po' affrettato, però passi, anche se mi sa che taglierei. che si ritrovava, meglio non correre rischi. Inspirai. Nemmeno l’amato profumo degli ulivi mi era di qualche conforto, in quel momento. [Frase di contorno inutile e poco evocativa, tagliare o modificare (leggi saltandola, non cambia proprio niente, quindi meglio tagliare)] Mi fermai davanti al mio interlocutore. Nel segreto della mente pregai la divina Atena di suggerirmi una frase d’apertura memorabile, una frase capace di lasciare a bocca aperta i giurati e ‒ perché no? ‒ di ribaltare le sorti del processo. All’improvviso sentii i pensieri rimescolarsi vorticosamente come le acque abitate da Cariddi. Che Atena avesse dunque deciso di ascoltare la mia preghiera? C’era solo un modo per scoprirlo. Parlai. «Non le ruberò molto tempo, signore. Ci tenevo solo a dire a lei e al resto degli illustri giurati che la mia cliente è innocente». Ehm, no, certo che non mi aveva ascoltato. Mi sembrava strano, infatti. I giurati presero a guardare i propri vicini con aria sbalordita e a parlottare tra loro. «E tu saresti l’allievo prediletto del grande Iperide?» rise il querelante, la testa rovesciata all’indietro, le mani premute sull’addome. «Mai sentita una frase d’apertura più patetica di questa! Non vedo l’ora di uscire da qui per raccontarlo a ogni singolo cittadino ateniese che incontro. Presto il tuo maestro diventerà lo zimbello della città, vedrai!» Un po’ meno in vena di risate era Frine. «Dèi immortali! E questa sarebbe una delle tue famose frecce?!» sbottò. «Più di duemila Dracme di onorario per sentirti dire cose che avrei potuto tranquillamente dire anche io, e senza sborsare un soldo per giunta? Avessi tra le mie rosee dita una freccia vera, saprei io come impiegarla al meglio, razza di buono a nulla che non sei altro!» Mi passai il dorso di una mano sulla fronte rimuovendo la pellicola di sudore che la inumidiva. I pensieri tornarono a rimescolarsi all’interno della calotta cranica, sempre più veloci. Provai a concentrarmi. Mi vennero in mente in rapida successione: gli areopagiti che emettevano un verdetto di condanna; Frine che mi si scagliava contro stringendomi le dita intorno alla gola; Thanatos che mi scortava fino ai cancelli dell’Ade; Frine che, varcati quegli stessi cancelli, mi inseguiva lungo tutta la sponda dell’Acheronte per vedere se riusciva a uccidermi una seconda volta; Caronte che, remo in pugno, ci rincorreva con occhi di brace per il gran fuggifuggi di anime che stavamo causando… Poi ebbi un’idea. Dal momento che non sapevo cosa dire, tanto valeva iniziare sollevando le obiezioni più banali, quelle che anche il più idiota degli uomini, venendosi a trovare in una situazione del genere, avrebbe pensato di sollevare per tentare di salvarsi la pelle. L’areopagita non avrebbero avuto alcuna difficoltà a trovare una replica adatta, è vero. Ma almeno avrei guadagnato del tempo prezioso per elaborare una difesa un po’ più efficace. O almeno così speravo. «È vero» proseguii facendo di sì con la testa, «si è immersa nuda nelle acque di un lago. Ma questo non è forse un comportamento del tutto naturale? Voialtri, esimi giurati, fate forse il bagno vestiti?» Dalla giuria si levarono brusii di disapprovazione. Non se lo aspettavano, glielo si leggeva in faccia che erano rimasti spiazzati. «Sa meglio di me che il problema non è in che modo l’imputata fa il bagno» precisò subito l’areopagita, mettendo a tacere i colleghi con un perentorio cenno della mano. «Il problema è dove lo fa». Diversi degli areopagiti alle sue spalle annuirono, subito imitati dal querelante. Che velocità, eh? Non avevo ancora fatto in tempo a pensare alla mia prossima mossa che era di nuovo il mio turno. Non ci fossero state in ballo la vita della mia cliente, la reputazione del mio maestro e la mia stessa carriera, avrei anche potuto trovare il tempo di restare affascinato dall’abilità di quell'uomo. Ma non mi diedi per vinto. «Era una giornata molto calda, signore» ribattei. «Ciò nonostante l’imputata non aveva alcun diritto di immergersi nel lago di Poseidone». Già, in effetti non l’aveva. Anche se… «Non era sua intenzione mancare di rispetto a nessuno, signore» replicai. «Tanto meno al dio del mare, gliel’assicuro. Ma il caldo era davvero insopportabile. E sopraffatta com’era dal desiderio di rinfrescarsi, non ha riconosciuto il lago. Vede, la mia cliente è originaria di Tespie e…» «È dunque questa, la sua difesa?» aggrottò la fronte l’areopagita. «L’imputata ha profanato il lago del dio del mare perché è straniera e non ha familiarità con i nostri luoghi sacri?» Certo che la mia difesa era quella. Ne avessi avuta una migliore, l’avrei usata, no? Annuii. «Esatto, signore. In quanto cittadina straniera, la mia cliente non poteva immaginare che quello fosse il lago di Poseidone». L’areopagita inarcò un sopracciglio. «Non crede che il tempio che sorge in prossimità del lago e la gigantesca statua del dio del mare che ne sorveglia l’ingresso armata di tridente avrebbero dovuto quanto meno farle venire un sospetto?» Deglutii. Non male, come obiezione. Spiazzato e a corto di idee, mi voltai verso Frine, che prese a scuotere disperatamente la testa. Giusto. Negare. Negare sempre. Anche l’evidenza. [Questa parte è gestita bene, gli errorini che ci vedo li puoi trovare da solo, basandoti su quanto commentato fin qui, già che ci sei: taglia. «Ehm, so che le sembrerà incredibile, signore» ‒ tornai a guardare il mio interlocutore negli occhi ‒ «ma la mia cliente giura di non aver notato né l’uno né l’altra». L’areopagita sospirò e scosse la testa. «Be’, mi riesce davvero difficile crederlo, dal momento che i marinai li distinguono senza alcuna difficoltà quando ancora le loro imbarcazioni si trovano a svariati stadi di distanza dalla costa». Ma quanto poteva essere puntiglioso, quel vecchietto? Mi strinsi nelle spalle. «Quel giorno il sole ardeva più della fucina di Efesto, signore» buttai lì senza troppa convinzione. «La luce era così abbagliante che deve aver temporaneamente compromesso la vista della mia cliente». Ne ero certo: se solo ne avessero avuto la possibilità, Lisia e gli altri padri della Retorica sarebbero riemersi dal sonno della morte con il preciso intento di venire a schiaffeggiarmi per quello che avevo appena avuto il coraggio di sostenere. Ma per fortuna i cancelli dell’Ade erano ben sorvegliati, quindi non accadde nulla. [ I problemi da qui in poi sono sempre gli stessi, però un po' si è ripreso. [...] Sollevai un braccio e, mantenendo lo sguardo rispettosamente rivolto verso il pavimento, porsi il pezzo mancante del peplo a Frine, che me lo strappò di mano con una certa brutalità. Mi grattai la nuca e provai a buttarla sul ridere. «I vantaggi dell’affrontare una situazione di petto, eh?» [che dire, andiamo alle conclusioni.
Conclusioni: Il racconto non l'ho trovato divertente, questo si è capito, ma la domanda è: perché? Mi sono dato una risposta: se andato in pista con il freno a mano messo. Non è scritto male, seppur migliorabile, però avresti dovuto spingere di più sull'assurdità della situazione. Avresti dovuto spingere di più sul grottesco, e ciò avrebbe reso più esilarante il finale. La battuta finale sembra un po' buttata lì, è poco originale e stona con l'originalità del resto.
Note di classifica: Il tuo pezzo sta sotto quello di Eugene Fitzherbert, perché, malgrado l'originalità sia uno dei punti di forza, è meno originale del suo. Sta sopra quello di Stefano Pais per la maggior coerenza interna. Ovviamente la mia classifica è in divenire e potrei cambiare idea in qualsiasi momento, continuerò a leggere tutti i racconti e i commenti, posterò la classifica solo quando sarò abbastanza convinte. Sarà, comunque, contingente e, l'indomani, potrei aver cambiato idea.
4) Colpo d'Incontro, di Stefano Pais
► Mostra testo
La lettura scorre bene, non tiene proprio attaccati alla pagina ma si arriva alla fine, poi resta la malinconia. Nel mio metro di giudizio, ci tengo a ribadirlo/dirtelo, la trama è il fattore più importante. Quindi ho trovato alcuni problemi, per me, gravi.
Disclaimer: Tutto quello che dirò è una mia opinione, non userò frasi dubitative o "secondo me" et similia, in quanto implicite nel fatto che IO sto commentando.
Punti di Forza: la prima persona usata è abbastanza coinvolgente, il protagonista è ben caratterizzato e così anche la lottatrice (tranne che nel finale in cui esce OoC).
Punti deboli: La trama. Non c'è conflitto, tutti gli avvenimenti sono dettati dal caso. Rapido riassunto: Allenatore lamentoso va in un bar e, PUTA CASO, becca la lottatrice che sta cercando. Allenatore va in cerca della lottatrice, prova a casa di questa: non c'è... ma, PUTA CASO, arriva in auto in quel momento. Lei rifiuta la squadra olimpica (ricordiamo che lei ha solo il talento naturale, un po' di gavetta prima no?) e l'allenatore ha perso le speranze di averla con sé. Quando improvvisamente, cosi, de botto, senza senso [cit.], questa arriva perché ha cambiato idea. E quando le chiedono, giustamente, "perché?" lei risponde che una volta ha letto una frase nei baci perugina e quindi è così e basta. Ovviamente sto estremizzando, gli spunti qua e là ci sono, ma non vengono che sfiorati.
Cosa cambierei: Qua è difficile. La risposta più scontata è: dipende. Vuoi mantenere il POV sull'allenatore? In quel caso gli interventi da fare sarebbero davvero ingenti. La scelta più sensata sarebbe spostarlo sulla lottatrice, in questo modo gli incontri casuali sarebbero meno pesanti da digerire e si potrebbe analizzarne la psicologia: perché fa a botte nei bar? Perché rifiuta? Perché poi accetta? In effetti è lei il fulcro della questione. Ci sono molti più spunti di conflitto; a un certo punto si parla di un debito che poi non ha rilevanza per la trama, potrebbe averla. Potrebbe rifiutare perché si occupa della nonna malata e la lascerebbe da sola, conflitto: i proprio sogni vs il senso di responsabilità. Sono solo esempi buttati lì al volo. Poi la protagonista potrebbe avere un difetto che la porta ad affondare sempre di più nella vita. Ad esempio l'orgoglio, quindi non accetta di ricevere aiuti dall'allenatore, conflitto: orgoglio vs bisogno oggettivo. Insomma ci sono tanti spunti, devi essere tu a decidere come gestirli.
Conclusioni: La storia (idea) in sé ha del potenziale, ma raccontata così non rende. Probabilmente c'è stato un errore di progettazione a monte e un (conseguente) colpo di sfortuna nella scelta del personaggio portatore di POV. Probabilmente anche il numero dei caratteri ha influito, la cosa del debito mi sembra troppo buttata lì, magari c'era qualcosa dietro e l'hai tagliata per ragioni di spazio? Per queste ragioni stavolta è andata male (rimando al disclaimer), prova un po' sfortunata.
Note di classifica: Piazzo il tuo racconto sotto quello di Teoz che ha una struttura più solida, il che porta a una maggiore coerenza interna (per coerenza intendo: 1) Rispetto del nesso di causalità; 2) La storia non deve mai contraddire se stessa, in alcun punto.)
Segue la mia classifica e la ripetizione dei commenti. Siccome sono stato velatamente accusato di parzialità, mi permetto di sottolineare che la presenza di refusi è un dato oggettivo esattamente come il mancato rispetto delle regole della c.d. narrativa immersiva, che sono oggettive e identiche per tutti coloro che si approcciano a un testo da qualsiasi punto di vista o angolazione (scrittori, lettori, editor e valutatori). Tali regole si fondano su profonde basi scientifiche e, ancorché non debbano esser prese come oro colato, forniscono teoria, metodo di lavoro e elementi di analisi. Per conoscerle rimando al manuale base di scrittura immersiva sul sito dell'Agenzia letteraria del Duca, che mi ha aperto e continua ad aprirmi orizzonti. Il racconto di Polly mi ha emozionato più degli altri e, guarda caso, è quello più in linea con gli insegnamenti della teoria sopracitata. A rileggerci presto a tutti. Wladimiro
1- O.R.
Niente di meglio per cominciare questa avventura olimpica che commentare un racconto dell'amica Polly. Stante il livello della "tenzone" mi sono ripromesso di fare le pulci a tutti, un po' alla Luca Nesler maniera, ma, come c'era da immaginarsi, nel tuo caso non è stato affatto facile. Comincio col dire che il racconto è stupendo. Di stile ne hai sempre avuto da vendere e, anche in questa prova, hai dato sfoggio di una tecnica davvero notevole. La crudezza del campo di sterminio passa attraverso una serie di immagini evocative di una perfezione invidiabile (ma invidia vera, quella brutta, quella che ti fa dire: "cazzo perché a me non vengono così"). Mi riferisco a espressioni come "i walzer e gli assoli di violoncello, davano al campo un aria di serenità malsana": due parole e hai creato un atmosfera che ti resta appiccicata (certo la virgola fra i soggetti e il verbo la potevi evitare!). La morte (anche quella del protagonista) e la violenza "accadono" con semplicità, con naturalezza, senza enfasi, senza partecipazione emotiva. Perché così accadeva e il lettore lo percepisce e trova ancora più doloroso tutto quel che gli passa dinanzi agli occhi. Ci ho rivisto "Mattatoio n. 5" di Vonnegut. Lui però c'era stato sotto i bombardamenti di Dresda, tu no e questo rende ancora più pregevole questa tua ultima prova. Ancora bellissimo come sei riuscita sfruttando lo sciogliersi della "la neve" a comunicare il passaggio del tempo senza fastidiose didascalie, ma solo e sempre con immagini efficaci. Unico consiglio per, eventualmente, provare a migliorare l'opera per la finale è quello che segue. "«Detenuto Trollmann!» Gracidò un soldato senza nemmeno entrare." Ancora in questo punto non hai dichiarato che si tratta di soldati tedeschi, ma si è già capito. "Gracidare" non mi sembra renda giustizia a una lingua secca, sincopata e gridata come quella che parlano lorsignori. Secondo me puoi fare di meglio. Forse uno dei tuoi racconti più belli che ho letto. Complimenti ancora, Wladimiro
2 - La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti
Boia Eugene quanta fantasia. Ti invidio davvero il cervello, mi basterebbe un decimo della tua ispirazione per poter scrivere qualcosa di decente anche io. La trama è davvero ben congegnata e i personaggi che hai scelto sono messi in posizione tale da essere assolutamente credibili. L'ho trovato un fantasy storico assolutamente geniale e ben scritto (con un ma). Il ma è che (oltre ad avermi rinnegato come amico nei post sotto "Frine") non hai focalizzato nessun PDV. Ci godiamo la storia ma non proviamo l'ansia che ci tiene incollati. Secondo me avresti dovuto scegliere due PDV (Robespierre o Fabien nelle scene corali e De Sade in quelle in cui lui è da solo), alternando la distribuzione delle loro sensazioni). Il narratore onnisciente, invece, se da un lato non ci nega niente, dall'altro non ci fa empatizzare fino in fondo con la vicenda e, alle volte, disorienta. Un buon lavoro, in ogni caso, che si piazza subito dopo quello di Polly nella mia classifica personale. Un abbraccio Wladimiro
3 - Il processo di Frine
Ciao Teoz, piacere di leggerti. Il tuo è un racconto difficile da giudicare. Sicuramente riuscita è la gag che vuole il disvelamento del seno di Frine dinanzi ai giurati come la conseguenza di una caduta, anziché come ultimo atto difensivo e ragionato dal protagonista. Quello che non ho apprezzato fino in fondo è lo stile "cartone animato". Sono sicuro che dietro c'è una volontà esplicita in tal senso, lo si deduce in maniera forte quando ai giurati esce il sangue dal naso alla "hentai maniera". Lo stile, di conseguenza, è volutamente molto leggero e questo mi piace, però in alcuni punti non sei riuscito a tenerlo fino in fondo. Ti faccio un esempio. Frine esordisce in pieno stile "antico" ("«Confidi di dire qualcosa anche tu, prima che la nobile Selene inizi a tingere d’argento i tetti dell’Acropoli, o devo arrangiarmi per conto mio?»"), le battute che seguono sono invece tremendamente colloquiali ("«Non si preoccupi, signorina. Lasci fare a me. Ho diverse frecce al mio arco»"). Questa alternanza tra antichi sapori e "cartone animato" perdura per tutto il racconto, contribuendo a non definirne fino in fondo lo stile. Peraltro questa ricerca di leggerezza non ci consente di empatizzare in alcun modo con i protagonisti. Frine a breve morirà, ma non cogliamo alcuna disperazione, anzi, sembra "nonna Era" di Pollon, che fa fumo dalle orecchie perché è arrabbiata con "nonno Zeus". Il protagonista è l'avvocato dei "Simpson", sembra del tutto incurante della sorte della cliente e la sua preoccupazione più grande pare solo quella di non uscirne con una figura troppo cacina. Avere la pelle di una persona tra le mani deve essere terribile. Lo dico per esperienza. In Italia non abbiamo la pena di morte, ma già sapere che da un tuo errore possono dipendere decine di anni da galera è roba che non ti fa dormire la notte, te lo garantisco. Tutto, secondo me, era nei tuoi piani, il che rende il racconto godibile e divertente, come una puntata dei Simpson, appunto. Non arriva, però, alcuna emozione e la narrativa, oltre a divertire, dovrebbe emozionare. I bonus, con l'espediente della gara di giavellotto il giorno prima del processo, sono davvero appiccicati e messi lì, senza alcuna attinenza al racconto. Nel complesso una prova più che sufficiente, divertente e snella, ma nel tuo gruppo, ahimè, ho letto di meglio. A rileggerci presto. Wladimiro
4 - Colpo d'incontro.
Ciao Stefano, non so se sei nuovo di MC, ma qui ce le suoniamo di santa ragione con il solo scopo di migliorarci. Non prendertela se ti dirò cose che troverai scomode. Non si tratta di attacchi a te, ma a informazioni che puoi utilizzare per migliorare. Detto questo, credo che si la prima volta che leggo qualcosa di tuo e ho fatto davvero troppa fatica ad arrivare in fondo. Questo, come puoi immaginare, non è un buon segno. Partiamo dallo stile. Hai scelto un "io narrante" declinato al presente. Questo, se da un lato non crea problemi di PDV, dall'altro rallenta estremamente il racconto, perché sei costretto a far passare davanti agli occhi del lettore tutto, anche fatti del tutto irrilevanti. Non so quanto tu sia alle prime armi o quanto, invece, possa aver imboccato una storia particolarmente sfortunata. Ma se tu fossi all'inizio della tua avventura di scrittore, mi permetto di consigliarti una più semplice terza persona al passato (ponendoti comunque nel PDV del protagonista). Così, almeno secondo la mia esperienza, dovresti riuscire a risparmiare al lettore tutta una serie di informazioni inutili che rallentano estremamente la lettura. Sempre da un punto di vista tecnico devi prestare molta attenzione alle ripetizioni involontarie, creano cacofonie fastidiose e evidenziano un approccio particolarmente amatoriale. Te ne copio qui un po', ma il racconto ne è pieno. "piede sul marciapiede" "posto abbastanza elegante, difficile incontrare conoscenti in un posto del genere" "lungo disteso a terra... lungo la tempia" "Sposta l’indice per aria come se ripercorresse il percorso a memoria. «Dieci, quindici minuti in macchina.» «Fanno quindici euro.» Il tassista batte l’indice sul tassametro." Cerca dei sinonimi e evitale come la peste! Distingui i pensieri del protagonista in qualche modo, magari utilizzando un corsivo, altrimenti si creano fraintendimenti. Qui ed esempio "oltre cento metri alla mia destra, alzo le spalle, troppo lontane, attraverserò qui", a una prima lettura, avevo inteso che ad essere troppo lontane fossero le spalle del protagonista. Attenzione alle "d" eufoniche: si usano solo se c'è dopo la stessa vocale, altrimenti rallentano inutilmente la lettura (es. ad andare (OK) a andare (ERRATO), burro ed alici (ERRATO) burro e alici (GIUSTO). Per i motivi che ti ho evidenziato la storia tende ad annoiare, atteso che sei stato costretto, dall'iniziale decisione stilistica, a infarcire il racconto di fatti irrilevanti e dialoghi inutili e ripetitivi. «Voglio trovarla.» Una così devo averla nella squadra!... «Non può capire,» Scuoto la testa. «Io devo trovarla.»... Questa donna potrebbe essere proprio quella che fa al caso mio... Leggendo restano un sacco di nodi irrisolti per il lettore: "«Non fraintendetemi, il mio interesse è professionale.» Entrambi mi fissano senza capire. «Sono l’allenatore della nazionale di boxe femminile e questa Brigida,» Allargo le braccia. «Ha molta stoffa. Devo convincerla a entrare in squadra.»" Perché all'inizio il buon Sinistri tiene una sorta di riserbo sul perché vuol trovare la donna («Non può capire,» Scuoto la testa. «Io devo trovarla.») e dopo due battute si sbottona? Sei un io narrante, ci devi dire perché all'inizio è ritroso e dopo decide di aprirsi. Anche quando incontra la futura allieva Sinistri passa da chiamarla "signorina" a darle del tu. Perché? Infine, la storia l'ho trovata davvero inverosimile. La super donna indomabile, alla fine, si fa domare con un paio di occhiacci. Perché? Qual'è il suo percorso psicologico. Come mai cambia? Cosa la fa cambiare? Resta tutto irrisolto e il sapore della storia diventa quello dell'improbabilità. Spero di averti dato un po' di informazioni utili per il tuo futuro da scrittore e che non ti arrabbierai. Pensa che scriverti "bravo" mi sarebbe costato molta meno fatica. A rileggerci presto, migliorando assieme. Wladimiro
Nei commenti ho evitato di dire se il tema fosse centrato o meno, stesso discorso per i bonus. Più o meno, secondo le regole anche piuttosto elastiche, tutti e 4 i racconti sono stati in tema ed hanno centrato i bonus richiesti.
1. O R 2. La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti 3. Colpo d'Incontro 4. Il processo di Frine
Curioso l'approccio che ho avuto con questo racconto: Conoscevo la storia, l'avevo dimenticata, man mano che andavo avanti ne ho recuperato la conoscenza. L'ambientazione fa il suo dovere ed è tratteggiata con cura e con poca banalità. Non era scontato, visto il soggetto. Si fa leggere quasi tutto d'un fiato ed è anche merito del fatto che perlopiù sono fasi di combattimento sul ring. Ho apprezzato anche come hai tenuto basso il numero di definizione tecniche a favore di metafore e parole più stilose ed evocative. ( Cercato di fare lo stesso anche per il mio racconto che parla di Boxe anche lui, sebbene in stile cyberpunk ).
Nota dolente: devi proprio odiarle le virgole! Le massacri e le lasci a terra un po' come il tuo Rukeli ha suonato un nazi dopo l'altro. Magari si chiude un occhio quando il contest è quello da quattro ore tipico di MC, però con più giorni a disposizione magari una ricontrollatina... Buon lavoro anche come ricostruzione storica. Un'ottima prova. COLPO D'INCONTRO
Parto subito con quelli che a mio avviso sono i due macigni che gravano su questo racconto. I clichè e i blocchi di informazioni e dialoghi poco utili.
La trama, i personaggi, i luoghi e le circostanze di questo tipo sono davvero state sviscerate in ogni modo negli ultimi secoli e in tutto il globo oltre che con i romanzi, ma anche con film, fumetti, ecc... "La testa calda talentuosa e senza futuro incontra( e si scontra) un mentore ex vecchia gloria, un po' disilluso ma bonario, che la raddrizza e le da uno scopo. All'inizio la testa calda si trova maluccio, ma poi piano piano recupera". Se andando avanti con la lettura immagino ed indovino tutto quello che i protagonisti diranno/faranno/penseranno, mi scema la voglia di continuare per saperne di più e per appassionarmi. Andava fatto uno sforzo non indifferente di originalità in più, infilare qualche caratteristica atipica nei personaggi o negli eventi, mettere del conflitto in più, evitare i percorsi narrativi già abbondandemente arati ed anche i comprimari che lasciano il tempo che trovano ( gli avventori del bar maiali, supponenti e spregevoli sono una fonte di luoghi comuni...)
Secondo punto. Con la prima persona presente, si assorbono troppi particolari inutili. ( Wladimiro è stato esauriente in questo punto e non voglio aggiungere nulla ) Strisce pedonali lontane cento metri. Citofono ultimo in basso nella colonna di sinistra. Panda 750. Una Subaru. Una banconota rosa e una verde. Non contesto la tua scelta perchè non avrebbe senso, ognuno affronta la scrittura come vuole almeno agli inizi, ma se persisterai nella prima presente ti toccherà lavorare duro per essere meno prolisso e più accattivante.
Un dubbio random, visto che di boxe ne mastico poca: Davvero un ex professionista, anche se invecchiato, va giù con un colpo solo dato da una che pesa almeno una ventina di chili in meno?
In definitiva c'è da lavorarci parecchio, però la capacità di gestire più personaggi nella stessa scena, seppur acerba, io l'ho vista nettamente. Saluti!
IL PROCESSO DI FRINE
Piccola premessa: al momento in cui sto scrivendo, ci sono 31 risposte per questo topic. Praticamente Woodstock. Per non influenzare il mio giudizio, non ne ho letto nemmeno uno.
Lo stile comico è una scelta paradossalmente molto coraggiosa per la scrittura, raramente qualcuno per questi contest si butta su questo tipo di genere. Necessita di capacità di gran lunga superiori alla media ed io nel tuo testo non l'ho trovata. Lo stile è un connubio tra diario e flusso di pensieri, davvero troppo prolisso, pieno di inutili orpelli e che esaurisce la sua inspirazione già a meno della metà del racconto. A volte scade nel commento che si fa durante un discorso orale e questo da un po' fastidio se fatto con così tanta frequenza.
"Vero anche quello, in effetti." " E così, nella breve pausa tra un rigurgito e l’altro..." "Ehm, no, certo che non mi aveva ascoltato. Mi sembrava strano, infatti. " "ops"
Anche a livello sintattico e grammaticale ci sarebbe da rilavorarci sopra con impegno, prima fra tutte la successione di eventi (anche questa troppo ingombrante...) elencata e separata da una sfilza di punti e virgola, non proprio elegante per non dire scorretto.
Mi vennero in mente in rapida successione: gli areopagiti che emettevano un verdetto di condanna; Frine che mi si scagliava contro stringendomi le dita intorno alla gola; Thanatos che mi scortava fino ai cancelli dell’Ade; Frine che, varcati quegli stessi cancelli, mi inseguiva lungo tutta la sponda dell’Acheronte per vedere se riusciva a uccidermi una seconda volta; Caronte che, remo in pugno, ci rincorreva con occhi di brace per il gran fuggifuggi di anime che stavamo causando…
Faticando per arrivare alla fine, ho avuto al termine della lettura di aver letto il copione di "SPQR, 2000 ANNI E MEZZO FA" con Boldi, De Sica e Nielsen. Quello stile comico e di satira in cui personaggi dalla chiara foggia moderna sono con la tunica e ballano in una discoteca nella Roma antica, ecco. Nel testo ci sono parecchi rimandi, terminologie e frasi auliche da cultura classica, è evidente che ne sai. Magari un pizzico di voglia in meno di sfoggiarle per lavorare meglio sulla sintassi sarebbe stata più accorta come decisione. Trama stringata, ma quello è il meno a dirla tutta.
Al posto tuo riterei fuori questo tipo di ambientazione nei prossimi contest visto che sembri muoverti al suo interno con agio, ma con tematiche, stile ed idee un po' più seriose e di conseguenza più "facili" da trattare. Anche una riscrittura profonda di questo testo male non farebbe, tutta salute per la propria esperienza.
LA DEVOTA VICHY, L'ULTIMA DELLE ARAGONITI
Non mi abituerò mai a commentare il racconto di chi magari nel contest precedente ha coomentato il tuo.
Chiarisco subito che come tecnica e stile, questo racconto è il migliore del gruppo. C'è proprietà di linguaggio, hai in mano il controllo del POV, i dialoghi sono ben allineati e ben scritti, seppur in un paio di frangenti iniziali mi sono perso chi dicesse cosa a chi. Il ritmo serrato e la sequenza di avvenimenti che accadono uno dopo l'altro con brevi intervalli di tempo, alla Dan Brown per capirci, fanno il loro dovere e si arriva alla fine della lettura con discreta facilità. Cosa non mi ha convinto del tutto? I personaggi. Certo sono descritti bene, certo sono personaggi storici anche piuttosto noti e quindi conosciuti da quasi tutti. Certo quindi che ormai non danno quel brivido di curiosità a cui mi sarebbe piaciuto avvicinarmi leggendone le frasi dette e i fatti compiuti da essi. Robespierre è austero e ligio alla causa. De Sade è perverso e sadico ( per l'appunto...) La Contessa Du Barry è nobile e devota alla corona fino al midollo. Giovanna D'arco è giovane e sacra. Mi hanno ricordato un po' i personaggi del Cluedo: puoi farci centinaia di partite ma quando muovi la pedina alla fin fine sono sempre loro: Scarlet la donna rossa, Plum il professore viola, Green il prete verde... E se la storia avesse avuto personaggi perlopiù inventati da zero e quelli storici fossero stati solo comprimari a distanza? Lo avrei gradito di più. In parte anche le ambientazioni subiscono lo stesso clichè: Versailles è scintillante e barocca, le segrete sono buie e umide, i dungeon pieni di torce, i passaggi sono segreti...
Riassumerei il mio giudizio in questa maniera: Una bellissima e regolare partita a Cluedo.
Venghino siore e siori, è dolorosamente giunto, come sempre, il momento della classificonza. Oltre alle solite (mie) difficoltà a stillare una graduatoria, Voi non aiutate perché scrivete dei racconti che mi sono piaciuti, vergognatevi ;-) e in più ho pure un po’ di paura di Teoz e di Eugene… scherzo… fino ad un certo punto però
Bando agli indugi: 1) O.R. 2) La Devota Vichy, l’Ultima delle Aragoniti 3) Il Processo di Frine 4) Colpo d’incontro
O.R.
Ciao Polly e piacere di leggerti, mi sembra sia la prima volta che ti tocca subirmi come giudice, mi dispiace per te Beh, il tuo racconto mi è piaciuto molto, l’atmosfera è ben resa, un senso di malinconia e rassegnazione lo pervade trasmettendo ineluttabilità ma non disperazione, il detenuto Trollmann affronta il suo triste destino a testa alta con orgoglio e dignità dando prova di una superiorità umana rispetto ai suoi aguzzini. Il finale dolce e amaro con la vittoria e la vendetta del Kapò concludono perfettamente il racconto. Ben resa l’ambientazione con brevi descrizioni sia per gli ambienti che per il clima, psicologico e temporale. Buona l’ambientazione ma non originalissima, perché i nazisti? ;-) scherzo… pure io ho utilizzato i seguaci del baffetto Bonus tutti presenti. Alla prossima.
La Devota Vichy, l’Ultima delle Aragoniti
Ciao Eugene e piacere di leggerti. Il tuo racconto mi è piaciuto e divertito, la trama è senza dubbio insolita e ti muovi nell’ambientazione storica con passo sicuro. Se proprio devo trargli un difetto sta proprio nella trama, sono piccolezze ma a qualcosa dovrò pur aggrapparmi per giustificare la classificazione. Il ruolo di De Sade mi ha destabilizzato fin da subito, non tanto per le sue simpaticissime manie ma più per il fatto che un marchese, quindi nobile, aiuta Robespierre in un’impresa parallela alla rivoluzione, per eliminare la nobiltà colpevole di essere inumana oltre che per eliminarla perché nobile e basta. In teoria, e pure in pratica a quanto pare, pure il marchese è un mostro, un po’ in tutti i sensi. Ora, i traditori nella storia ci sono sempre stati, i doppiogiochisti pure, nella rivoluzione francese poi… quindi di per sé non è che ci sia un errore, solo che mi è balzato all’occhio e mi ha rovinato un po' il finale. Secondariamente il ruolo della Giovannona transalpina, come simbolo di una Francia moderna non l’avrei vista molto adatta, come minimo avrebbe portato a una sorta di potere teocratico, ma sono mie speculazioni fine a se stesse in quanto il ruolo più attivo che ha nella storia è dire “Oh cazzo, ho lasciato aperto il gas!” e finire come carbonella assieme alla giovane compagna di giochi di De Sade. Per questo e per il potere conferitomi dal forum ti ho piazzato al secondo posto. A presto
Il processo di Frine
Ciao Teoz e ben approdato sul forum. Purtroppo pure a te sono capitato io come giudice e di questo ti devi accontentare. Il tuo racconto mi è piaciuto anche se credo che non trasmetta quello che, presumo, sia il tuo reale obbiettivo. Se l’obbiettivo è quello di far ridere, non ci riesce, ci sono elementi validi per lo sviluppo comico ma vengono oscurati da una scrittura che tende ad appesantire l’atmosfera. Le descrizioni con termini molto specifici riguardanti l’ambientazione storica/culturale sono notevoli, sicuramente rendono molto chiaro il palco su cui la scena si svolge e denotano una molto buona conoscenza della stessa. Parallelamente però rallentano molto la lettura, i paragoni continui con la mitologia e il panteon sono veramente tanti. Secondo me, il difetto principale al mancato raggiungimento dell’apice comico è la mancanza di una struttura caricaturale più estrema, non che sia assente eh, solo che non è sufficiente. Ci sono degli estremi nell’utilizzo del linguaggio ma non li ho trovati sufficienti per incisività e comunque si perdono nella terminologia appunto. Per questo e perché Eugene mi ha chiesto l’amicizia su facebook ti becchi la medaglia di bronzo A presto.
Colpo d’incontro
Ciao Stefano e piacere di leggerti. Purtroppo pure a te sono capitato io Il tuo racconto mi è piaciuto, è molto piacevole alla lettura, scorre bene e veloce ma scricchiola qui e la. Non trovo ci siano dei difetti strutturali così gravi è che la trama ha dei risvolti un po' troppo tirati per i capelli. Guarda caso gli eventi risolutivi capitano proprio al momento giusto e non trovano sempre spiegazione, soprattutto nel finale, l’arrivo di Brigida al raduno e il suo successivo crollo psicologico non trovano riscontro, sono un buon punto d’arrivo, manca un po’ il punto di partenza ed il viaggio, non sarebbe stato neppure così improbabile spiegarlo, la sua situazione economica e un qualsiasi risvolto nella riscossione crediti avrebbero potuto scatenare il cambiamento, elementi accennati ma non sviluppati e che lasciano uno spazio troppo vuoto.
Per questo motivo e per i poteri conferitemi dal forum devo, con sincero dispiacere, assegnarti la medaglia di legno. Ti prego, non mandarmi la Brigida eh. A presto
La frase più pericolosa in assoluto è: Abbiamo sempre fatto così.
1) O R, di Polly Russell Punti 0 2) La Devota Vichy, l'Ultima delle Aragoniti, di Eugene Fitzherbert Punti 4 3) Colpo d'Incontro, di Stefano Pais Punti 8
Accede alla semifinale O R, di Polly Russell che potrà postare il racconto sistemato nella discussione della semifinale entro le 23.59 di lunedì 27 luglio