La folla mormora - di Maurizio Bertino
La folla mormora - di Maurizio Bertino
LA FOLLA MORMORA
di Maurizio Bertino
Lo raggiungo sul palco e mi seggo al suo fianco.
«Sei venuto», il suo modo di salutarmi.
«Potevo mancare?»
Attende qualche istante, aggrotta le sopracciglia, non trova altra risposta.
«No, non potevi mancare.»
Sospiro, alzo gli occhi al cielo e lui fa lo stesso.
«Un bell’azzurro illuminato, finalmente», dico.
Non risponde e lo capisco, ma non è più tempo per dubbi e incertezze.
La folla mormora e ne siamo consapevoli. La sua fame è ormai al culmine, come una clessidra la cui base richiama a sé tutta la sabbia fino a quando finisce e tu la devi ribaltare per assecondare il tempo che passa. E ancora. E ancora.
«Vado», faccio per alzarmi.
«Aspetta...»
Mi fermo, non è questo che recita il copione. La folla mormora, attende il mio cenno, il tempo sta venendo, lo brama.
«Continuerai a cercare?», mi chiede.
«Come sempre», rispondo e questa volta mi alzo davvero.
La folla esplode in un boato. Faccio due passi avanti e allargo le braccia. Il boato cresce.
«Che si dia inizio all’esecuzione dell’eretico!», urlo.
Ora il frastuono è assordante e faccio qualche passo indietro prima di voltarmi e uscire dal palco lasciando la scena al boia.
La bestia è nutrita e la sabbia torna a scorrere mentre nel cielo stanno già formandosi nuove nuvole e io mi chiedo se giungeremo mai a una vera risposta a tutto questo.
FINE
di Maurizio Bertino
Lo raggiungo sul palco e mi seggo al suo fianco.
«Sei venuto», il suo modo di salutarmi.
«Potevo mancare?»
Attende qualche istante, aggrotta le sopracciglia, non trova altra risposta.
«No, non potevi mancare.»
Sospiro, alzo gli occhi al cielo e lui fa lo stesso.
«Un bell’azzurro illuminato, finalmente», dico.
Non risponde e lo capisco, ma non è più tempo per dubbi e incertezze.
La folla mormora e ne siamo consapevoli. La sua fame è ormai al culmine, come una clessidra la cui base richiama a sé tutta la sabbia fino a quando finisce e tu la devi ribaltare per assecondare il tempo che passa. E ancora. E ancora.
«Vado», faccio per alzarmi.
«Aspetta...»
Mi fermo, non è questo che recita il copione. La folla mormora, attende il mio cenno, il tempo sta venendo, lo brama.
«Continuerai a cercare?», mi chiede.
«Come sempre», rispondo e questa volta mi alzo davvero.
La folla esplode in un boato. Faccio due passi avanti e allargo le braccia. Il boato cresce.
«Che si dia inizio all’esecuzione dell’eretico!», urlo.
Ora il frastuono è assordante e faccio qualche passo indietro prima di voltarmi e uscire dal palco lasciando la scena al boia.
La bestia è nutrita e la sabbia torna a scorrere mentre nel cielo stanno già formandosi nuove nuvole e io mi chiedo se giungeremo mai a una vera risposta a tutto questo.
FINE
- maurizio.ferrero
- Messaggi: 529
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Ciao Maurizio! Tempo e caratteri ok, divertiti in questa prima sfida dello scrittore dell'estate! :)
- Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Ma sì, dai. Leviamoci ‘sto dente, che tanto prima o poi tutti dobbiamo morire. Un po’ come il povero eretico del brano.
Ecco, il brano. Provo sensazioni discordanti al riguardo. A una prima lettura non riuscivo a capire il perché. Ora, dopo aver fatto sedimentare il testo per un’oretta (ma forse è anche il fatto di scrivere questo commento in pausa pranzo, a pancia piena) credo di aver afferrato il motivo. E il motivo è semplice: avessi pensato a una storia del genere, molto probabilmente l’avrei scritta alla medesima maniera.
No no, non mi sto paragonando a Voi, Eccellenza, nostro Oscuro Signore e Padrone dei nostri destini. Ciò che intendo è che il testo, seppur scorrevole e scritto con mestiere, rimane avvolto da un alone di cripticismo. Quello stesso cripticismo che ti obbliga a una lettura attenta, concentrata, lettura che quasi mai coincide con la prima, soprattutto quando si tratta di testi così brevi, per i quali spesso e volentieri l’approccio alla lettura è più leggero di quanto dovrebbe.
Può sembrare assurdo, ma questo commento che sto scrivendo si sta rivelando, forse, più utile a me di quanto lo sarà a Voi, o Antico, perché per la prima volta mi permette di capire cosa spesso e volentieri non funziona nei miei testi brevi.
Ecco quindi che, per via dello scarso spazio a disposizione, ci si trova con tanti sottintesi, come il ruolo del protagonista, l’ubicazione della scena, il significato di quelle ultime parole. Tutti dettagli che è possibile intuire, ma che lasciano comunque un leggero senso d’incompiuto. Ma forse, in un racconto che, a conti fatti, ha come tema il dubbio (o almeno così l’ha interpretato quest’umile servitore), tale sensazione è proprio quella più consona.
Detto questo, essendo io un’anima indegna, non oserò usare alcun pollice per giudicare l’operato Vostro, o Antico, limitandomi a un ben più modesto mignolino. Del piede, oltretutto. Quindi questo è, per quanto mi riguarda: un mignolino tendente verso l'alto ma non in modo brillante.
PS: Mi permetto, con umiltà e da una posizione di piena e totale sottomissione, di segnalare un piccolo passaggio subottimale (una quisquiglia, un’inezia!):
Nella mia (sciocca) testa, la successione di battute mi aveva portato a immaginare la voce in quella del protagonista per via del suo andare a capo. È bastato un secondo o due per cogliere l’errore, ma resta il fatto che questo inciampo ha, per un attimo, spezzato la lettura. Ma ripeto: la colpa è senz’altro mia e della mia ineguatezza.
PPS: Che gli dèi abbiano pietà della mia anima.
PPPS: Dite alla mia compagna e a mio figlio che li ho amati. Addio.
Ecco, il brano. Provo sensazioni discordanti al riguardo. A una prima lettura non riuscivo a capire il perché. Ora, dopo aver fatto sedimentare il testo per un’oretta (ma forse è anche il fatto di scrivere questo commento in pausa pranzo, a pancia piena) credo di aver afferrato il motivo. E il motivo è semplice: avessi pensato a una storia del genere, molto probabilmente l’avrei scritta alla medesima maniera.
No no, non mi sto paragonando a Voi, Eccellenza, nostro Oscuro Signore e Padrone dei nostri destini. Ciò che intendo è che il testo, seppur scorrevole e scritto con mestiere, rimane avvolto da un alone di cripticismo. Quello stesso cripticismo che ti obbliga a una lettura attenta, concentrata, lettura che quasi mai coincide con la prima, soprattutto quando si tratta di testi così brevi, per i quali spesso e volentieri l’approccio alla lettura è più leggero di quanto dovrebbe.
Può sembrare assurdo, ma questo commento che sto scrivendo si sta rivelando, forse, più utile a me di quanto lo sarà a Voi, o Antico, perché per la prima volta mi permette di capire cosa spesso e volentieri non funziona nei miei testi brevi.
Ecco quindi che, per via dello scarso spazio a disposizione, ci si trova con tanti sottintesi, come il ruolo del protagonista, l’ubicazione della scena, il significato di quelle ultime parole. Tutti dettagli che è possibile intuire, ma che lasciano comunque un leggero senso d’incompiuto. Ma forse, in un racconto che, a conti fatti, ha come tema il dubbio (o almeno così l’ha interpretato quest’umile servitore), tale sensazione è proprio quella più consona.
Detto questo, essendo io un’anima indegna, non oserò usare alcun pollice per giudicare l’operato Vostro, o Antico, limitandomi a un ben più modesto mignolino. Del piede, oltretutto. Quindi questo è, per quanto mi riguarda: un mignolino tendente verso l'alto ma non in modo brillante.
PS: Mi permetto, con umiltà e da una posizione di piena e totale sottomissione, di segnalare un piccolo passaggio subottimale (una quisquiglia, un’inezia!):
Attende qualche istante, aggrotta le sopracciglia, non trova altra risposta.
«No, non potevi mancare.»
Nella mia (sciocca) testa, la successione di battute mi aveva portato a immaginare la voce in quella del protagonista per via del suo andare a capo. È bastato un secondo o due per cogliere l’errore, ma resta il fatto che questo inciampo ha, per un attimo, spezzato la lettura. Ma ripeto: la colpa è senz’altro mia e della mia ineguatezza.
PPS: Che gli dèi abbiano pietà della mia anima.
PPPS: Dite alla mia compagna e a mio figlio che li ho amati. Addio.
lupus in fabula
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Ahahah, c'era una volta Alessandro Magno e ora, qui nell'Arena, s'è finalmente palesato Alessandro Mignolino :D
Scherzi a parte, il tuo commento è totalmente lecito e condivisibile anche se devo sottolineare che non volevo un luogo specifico o chissà quali ruoli e forse ho rischiato troppo decidendo di muovermi nella pura allegoria: ci sono questi due personaggi che cercano risposte (non condividendole, del resto uno viene additato come Eretico) e c'è una massa che come tale si muove e che dev'essere nutrita regolarmente per mantenerne il controllo e poter continuare così a cercare senza esserne sopraffatti.
Quando non scrivo per lungo tempo tendo sempre a ripartire evitando la ricerca dell'empatia e così mi rifugio in costruzioni simili e ci sta tutto che non arrivi al lettore.
Detto questo, mi spiace parecchio soprattutto per quel passaggio in cui non è chiaro chi parli perché mi sembrava di avere seminato il giusto indizio per evitarmi ridondanze, vediamo che dicono anche gli altri.
Grazie mille!
Scherzi a parte, il tuo commento è totalmente lecito e condivisibile anche se devo sottolineare che non volevo un luogo specifico o chissà quali ruoli e forse ho rischiato troppo decidendo di muovermi nella pura allegoria: ci sono questi due personaggi che cercano risposte (non condividendole, del resto uno viene additato come Eretico) e c'è una massa che come tale si muove e che dev'essere nutrita regolarmente per mantenerne il controllo e poter continuare così a cercare senza esserne sopraffatti.
Quando non scrivo per lungo tempo tendo sempre a ripartire evitando la ricerca dell'empatia e così mi rifugio in costruzioni simili e ci sta tutto che non arrivi al lettore.
Detto questo, mi spiace parecchio soprattutto per quel passaggio in cui non è chiaro chi parli perché mi sembrava di avere seminato il giusto indizio per evitarmi ridondanze, vediamo che dicono anche gli altri.
Grazie mille!
- Alessandro -JohnDoe- Canella
- Messaggi: 421
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Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Fuor di battuta e visto che, per rimanere in argomento, rischio di essere stato pure io un po' criptico nel commento, vorrei chiarire un paio di punti.
Parto dall'ultimo, quello inserito nel PS. Quando parlo di passaggio subottimale, intendo semplicemente che io non andrei a capo con la battuta, in modo da esplicitare che chi parla coincide con chi ha compiuto la precedente azione. Non scherzavo nel dire che è una quisquiglia, anche perché il soggetto del verbo rende chiaro chi sia a parlare, ma ciò succede alla terza parola della frase, quando invece, nella testa del lettore, la voce dovrebbe essere chiara sin dalla prima.
(chiedo venia, ma è più forte di me fare le pulci ai brani, ma credetemi - e qui mi rivolgo a tutti, soprattutto a chi ho commentato in passato - non lo faccio per supponenza, bensì nella volontà di essere d'aiuto nel migliorare il brano altrui)
Sul discorso dell'allegoria, sfondi invece una porta aperta, essendo questo uno stratagemma narrativo che tendo a usare spesso (persino troppo). Magari non si è capito, ma il racconto mi è piaciuto. Il senso d'insoddisfazione nasce più che altro dall'atteggiamento del protagonista, unico dettaglio che porta a una domanda priva di risposta. Quel suo sedersi a fianco del condannato, oltretutto davanti alla folla urlante (che chissà come interpreterà un simile gesto di parificazione dei ruoli tra "giudice" e condannato), crea un'immagine così umana che, inevitabilmente, mi porta a domandarmi se sia la più congrua alla scena. Se proprio vogliamo, è questo l'unico aspetto che trovo davvero fuori posto all'interno di quello che è rimane un buon pezzo. E questa volta lo scrivo senza vereconda umiltà e timore del giudizio degli dèi. :)
Parto dall'ultimo, quello inserito nel PS. Quando parlo di passaggio subottimale, intendo semplicemente che io non andrei a capo con la battuta, in modo da esplicitare che chi parla coincide con chi ha compiuto la precedente azione. Non scherzavo nel dire che è una quisquiglia, anche perché il soggetto del verbo rende chiaro chi sia a parlare, ma ciò succede alla terza parola della frase, quando invece, nella testa del lettore, la voce dovrebbe essere chiara sin dalla prima.
(chiedo venia, ma è più forte di me fare le pulci ai brani, ma credetemi - e qui mi rivolgo a tutti, soprattutto a chi ho commentato in passato - non lo faccio per supponenza, bensì nella volontà di essere d'aiuto nel migliorare il brano altrui)
Sul discorso dell'allegoria, sfondi invece una porta aperta, essendo questo uno stratagemma narrativo che tendo a usare spesso (persino troppo). Magari non si è capito, ma il racconto mi è piaciuto. Il senso d'insoddisfazione nasce più che altro dall'atteggiamento del protagonista, unico dettaglio che porta a una domanda priva di risposta. Quel suo sedersi a fianco del condannato, oltretutto davanti alla folla urlante (che chissà come interpreterà un simile gesto di parificazione dei ruoli tra "giudice" e condannato), crea un'immagine così umana che, inevitabilmente, mi porta a domandarmi se sia la più congrua alla scena. Se proprio vogliamo, è questo l'unico aspetto che trovo davvero fuori posto all'interno di quello che è rimane un buon pezzo. E questa volta lo scrivo senza vereconda umiltà e timore del giudizio degli dèi. :)
lupus in fabula
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Esatto, era proprio l'immagine di umanità che volevo creare perché non c'è contrasto tra i due, ma un implicito accordo sul fatto che così debbano andare le cose, ciclicamente, per poter conservare l'ordine e continuare a cercare. Forse è proprio la mia difficoltà a ripartire con l'empatia che non ha dato il collante necessario per farti arrivare il messaggio.
L'eretico è quasi un cristo in croce che proprio all'ultimo ha un attimo di cedimento ("aspetta...") per poi continuare in questa recita (siamo su un palco di fronte al pubblico) per permettere alla RICERCA di continuare a vivere.
Per quanto riguarda l'allegoria, la mia strategia è stata quella di evitare di fornire ogni minimo dettaglio riguardante il contesto in modo da non metterlo dinnanzi alla scena rappresentata che, appunto (ma per forza di cose soprattutto nella mia testa), doveva essere un qualcosa di etereo e non contestualizzato.
Infine, non chiedere venia perché se mi è tornata la voglia di ricreare le condizioni per poter partecipare (anche se solo per quest'estate) è proprio perché avevo "sete" di questa community così cresciuta negli ultimi anni e commentatori come Canella sono merce preziosa e rara.
L'eretico è quasi un cristo in croce che proprio all'ultimo ha un attimo di cedimento ("aspetta...") per poi continuare in questa recita (siamo su un palco di fronte al pubblico) per permettere alla RICERCA di continuare a vivere.
Per quanto riguarda l'allegoria, la mia strategia è stata quella di evitare di fornire ogni minimo dettaglio riguardante il contesto in modo da non metterlo dinnanzi alla scena rappresentata che, appunto (ma per forza di cose soprattutto nella mia testa), doveva essere un qualcosa di etereo e non contestualizzato.
Infine, non chiedere venia perché se mi è tornata la voglia di ricreare le condizioni per poter partecipare (anche se solo per quest'estate) è proprio perché avevo "sete" di questa community così cresciuta negli ultimi anni e commentatori come Canella sono merce preziosa e rara.
- Michael Dag
- Messaggi: 428
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Non ho capito.
scusa maurizio, ma proprio non ho capito il senso del racconto. Ciòè, condannano a morte il tizio per fare piovere? È un rito magico, o roba simile?
Cosa sta cercando il protagonista? Chi è l'altra persona?
mi è piaciuta l'immagine della folla vista come una bestia famelica, le clessidre… ma è tutto troppo vago. Anche il tema, mi sfugge… il cielo che cambia colore?
scusa maurizio, ma proprio non ho capito il senso del racconto. Ciòè, condannano a morte il tizio per fare piovere? È un rito magico, o roba simile?
Cosa sta cercando il protagonista? Chi è l'altra persona?
mi è piaciuta l'immagine della folla vista come una bestia famelica, le clessidre… ma è tutto troppo vago. Anche il tema, mi sfugge… il cielo che cambia colore?
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Letto il tuo commento, ecco la mia reazione: "Oh pofferbacco!"
Non ti rispondo solo perché credo di averne già parlato insieme ad Alessandro, quindi ti rimando subito qui sopra, ma no, niente di tutto quello che ti è arrivato era nelle mie intenzioni. Bene, vedo che era proprio necessario togliere un po' di polvere dalla penna digitale, ho fatto bene a tenermi libere queste tre edizioni estive e ti aspetto il mese prossimo anche se non dovessi dovermi commentare, mi faresti un gran favore :)
Non ti rispondo solo perché credo di averne già parlato insieme ad Alessandro, quindi ti rimando subito qui sopra, ma no, niente di tutto quello che ti è arrivato era nelle mie intenzioni. Bene, vedo che era proprio necessario togliere un po' di polvere dalla penna digitale, ho fatto bene a tenermi libere queste tre edizioni estive e ti aspetto il mese prossimo anche se non dovessi dovermi commentare, mi faresti un gran favore :)
- Michael Dag
- Messaggi: 428
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Letto lo scambio con alessandro, ecco la mia reazione: "Oh pofferbacco!"
non leggo mai i commenti altrui prima di scrivere i miei, si dove dire che adesso un sacco di cose acquistano un senso. la cosa che più mi ha ingannato è il fatto che lui si siede sul palco DI FIANCO all'altra persona. quindi me li sono immaginati entrambi in tribuna a assistere all'esecuzione di un terzo soggetto.
secondo me se invece che palco scrivevi "patibolo" era tutto molto più chiaro
non leggo mai i commenti altrui prima di scrivere i miei, si dove dire che adesso un sacco di cose acquistano un senso. la cosa che più mi ha ingannato è il fatto che lui si siede sul palco DI FIANCO all'altra persona. quindi me li sono immaginati entrambi in tribuna a assistere all'esecuzione di un terzo soggetto.
secondo me se invece che palco scrivevi "patibolo" era tutto molto più chiaro
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Quindi POFFERBACCHIAMO insieme! :D
Acuta la tua osservazione, ma avessi usato la parola patibolo invece di palco sarei andato troppo diretto e non volevo farlo. Piuttosto, probabilmente la leggerezza è stata nell'abbandonare così di netto il secondo personaggio ipervalutando il fatto che fosse chiaro che fosse lui l'eretico e condannato e qui fa capolino anche la questione della vicinanza umana di cui abbiamo parlato con Alessandro, ma più che di spazio aggiuntivo devo ragionare su come avrei potuto coniugare diversamente il tutto.
Grazie ancora per il tuo tempo!
Acuta la tua osservazione, ma avessi usato la parola patibolo invece di palco sarei andato troppo diretto e non volevo farlo. Piuttosto, probabilmente la leggerezza è stata nell'abbandonare così di netto il secondo personaggio ipervalutando il fatto che fosse chiaro che fosse lui l'eretico e condannato e qui fa capolino anche la questione della vicinanza umana di cui abbiamo parlato con Alessandro, ma più che di spazio aggiuntivo devo ragionare su come avrei potuto coniugare diversamente il tutto.
Grazie ancora per il tuo tempo!
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Ciao Maurizio,
mi fa piacere rileggerti dopo tanto tempo. Mi sa che ero rimasta al racconto sul tirannosauro Rex, uno di quelli che non si dimenticano :) Confesso di averl letto questo racconto più volte, perché troppe cose mi sfuggono. Non è tanto il fatto che manchi l'introduzione dei personaggi, con l'economia di caratteri è quasi scontato, ma anche i discorsi non aiutano. Si percepisce un senso di rassegnazione, ma manca tutto il resto, non si capisce il motivo dell'esecuzione, né il ruolo del personaggio che abbandona il condannato al suo destino. Perché dovrebbe continuare a cercare? Si tratta di un cacciatore di taglie o magari è qualcuno che vorrebbe trovare il vero colpevole per riabilitare la memoria della vittima? La folla assetata di sangue invece è un messaggio di sottofondo che arriva forte e chiaro. Mi è piaciuto l'accostamento del tempo con la clessidra che è un classico, ma funziona sempre. Non riesco a vedere il tema, però. Anche tu come me hai lasciato il racconto per molto tempo e tutti e due ne paghiamo le conseguenze, però l'unico modo per aggiustare il tiro è scrivere. A rileggerti, dunque.
mi fa piacere rileggerti dopo tanto tempo. Mi sa che ero rimasta al racconto sul tirannosauro Rex, uno di quelli che non si dimenticano :) Confesso di averl letto questo racconto più volte, perché troppe cose mi sfuggono. Non è tanto il fatto che manchi l'introduzione dei personaggi, con l'economia di caratteri è quasi scontato, ma anche i discorsi non aiutano. Si percepisce un senso di rassegnazione, ma manca tutto il resto, non si capisce il motivo dell'esecuzione, né il ruolo del personaggio che abbandona il condannato al suo destino. Perché dovrebbe continuare a cercare? Si tratta di un cacciatore di taglie o magari è qualcuno che vorrebbe trovare il vero colpevole per riabilitare la memoria della vittima? La folla assetata di sangue invece è un messaggio di sottofondo che arriva forte e chiaro. Mi è piaciuto l'accostamento del tempo con la clessidra che è un classico, ma funziona sempre. Non riesco a vedere il tema, però. Anche tu come me hai lasciato il racconto per molto tempo e tutti e due ne paghiamo le conseguenze, però l'unico modo per aggiustare il tiro è scrivere. A rileggerti, dunque.
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Ciao Angela e ben ritrovata anche come compagna di schermaglie su questa calda sabbia estiva dell'Arena :)
Ammetto di confidare di riuscire ancora a trovare qualcuno a cui il racconto piaccia, ma è indubbio che qui siamo dalle parti di testi che rimangono nella testa dell'autore o che presentano poche chiavi di lettura, sicuramente non a sufficienza. Sono parecchio competitivo e mi rode assai quando toppo, già non vedo l'ora che arrivi la prossima edizione. In ogni caso intendo passare a leggere e commentare tutti anche se il mio ruolo in questa edizione non lo prevede, quindi a presto tra i commenti al tuo racconto!
Ammetto di confidare di riuscire ancora a trovare qualcuno a cui il racconto piaccia, ma è indubbio che qui siamo dalle parti di testi che rimangono nella testa dell'autore o che presentano poche chiavi di lettura, sicuramente non a sufficienza. Sono parecchio competitivo e mi rode assai quando toppo, già non vedo l'ora che arrivi la prossima edizione. In ogni caso intendo passare a leggere e commentare tutti anche se il mio ruolo in questa edizione non lo prevede, quindi a presto tra i commenti al tuo racconto!
- Andrea Lauro
- Messaggi: 596
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Ciao Peter7413, ti chiamerò così sennò non ce la faccio. Dunque: dal punto di vista tecnico tutto ok, nessun inciampo particolare. Quindi benone.
La nota dolente è nella storia: alla prima lettura ero proprio spiazzato. Alla terza mi son convinto che non ci sono abbastanza elementi per capire con chi parla il protagonista. Chi è l’altro uomo? Può essere l’eretico che deve essere giustiziato (immagino, ma non trovo appigli in tal senso) o il boia (che viene nominato in fondo). Ma un boia ha il volto coperto, non gli si vedrebbero le sopracciglia, quindi è per forza l’eretico.
Supponiamo che il secondo personaggio sia l’eretico: c’è un rapporto di passata fiducia tra i due, un rapporto che il protagonista si prefigge di onorare continuando la propria ricerca. Quale ricerca? La verità che ha messo in trappola l’eretico, immagino. Ma anche qui, nessun appiglio, mannaggiaatté.
Insomma, c’è una chiave di lettura che non riesco a trovare. Difficilissimo!
andrea
La nota dolente è nella storia: alla prima lettura ero proprio spiazzato. Alla terza mi son convinto che non ci sono abbastanza elementi per capire con chi parla il protagonista. Chi è l’altro uomo? Può essere l’eretico che deve essere giustiziato (immagino, ma non trovo appigli in tal senso) o il boia (che viene nominato in fondo). Ma un boia ha il volto coperto, non gli si vedrebbero le sopracciglia, quindi è per forza l’eretico.
Supponiamo che il secondo personaggio sia l’eretico: c’è un rapporto di passata fiducia tra i due, un rapporto che il protagonista si prefigge di onorare continuando la propria ricerca. Quale ricerca? La verità che ha messo in trappola l’eretico, immagino. Ma anche qui, nessun appiglio, mannaggiaatté.
Insomma, c’è una chiave di lettura che non riesco a trovare. Difficilissimo!
andrea
Ultima modifica di Andrea Lauro il mercoledì 23 giugno 2021, 6:58, modificato 1 volta in totale.
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Temo proprio (beh, ormai è una certezza) di aver scritto un racconto per un solo lettore: me stesso. Quanto meno ho fatto le cose per bene da un punto di vista tecnico. Non aggiungo altro perché ormai è evidente che non sia riuscito a fare passare quasi nulla, errore gravissimo. Bene così, mi aspettavo difficoltà alla ripresa, da qui non si può che migliorare :)
- Andrea Lauro
- Messaggi: 596
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Peter7413 ha scritto:Temo proprio (beh, ormai è una certezza) di aver scritto un racconto per un solo lettore: me stesso. Quanto meno ho fatto le cose per bene da un punto di vista tecnico. Non aggiungo altro perché ormai è evidente che non sia riuscito a fare passare quasi nulla, errore gravissimo. Bene così, mi aspettavo difficoltà alla ripresa, da qui non si può che migliorare :)
dai, che stai togliendo ruggine! e confermo, dal pdv tecnico alla grande, lì di ruggine non ce n'è!
- ItaliaLeggendaria
- Messaggi: 172
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Ciao Maurizio. Per la prima volta ti leggo e sono un po' intimorita.
A primo impatto ammetto di non aver capito molto. Ho riletto una seconda volta e qualcosa mi è stato più chiaro, ma ho fatto molta fatica.
Purtroppo non ritrovo il tema nel testo, se non per l'accenno al colore del cielo.
Ho letto anche i commenti al tuo testo, ma credo che purtroppo molto sia rimasto nel tuo cervello.
Peccato perché lo stile è veramente ottimo.
A primo impatto ammetto di non aver capito molto. Ho riletto una seconda volta e qualcosa mi è stato più chiaro, ma ho fatto molta fatica.
Purtroppo non ritrovo il tema nel testo, se non per l'accenno al colore del cielo.
Ho letto anche i commenti al tuo testo, ma credo che purtroppo molto sia rimasto nel tuo cervello.
Peccato perché lo stile è veramente ottimo.
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Ciao Morena! Intimorita, maddai! Vedi che ho fatto bene a ritagliarmi ben tre edizioni di fila per partecipare? Così ci si conosce anche da compagni d'Arena :)
Sul racconto, non aggiungo altro perché ne ho già parlato più sopra e mi è chiaro il problema. Due parole solo sul tema, anche se mi rendo conto che è piuttosto celato: i colori diversi sarebbero le diverse prospettive con cui i due protagonisti stanno affrontando la giornata, pur all'interno di un quadro generale che condividono, solo che i differenti ruoli, inevitabilmente, li separano. Nel cercare di non aggiungere una sola parola di più rispetto a quelle necessarie, mi sono impelagato in qualcosa di troppo complesso, ma non reclamo caratteri in più perché l'esercizio che mi ero proposto era proprio quello di farmeli bastare. Penso che con qualche edizione sulle spalle avrei potuto giorstrarlo diversamente, ma già da luglio spero di riuscire a trasmettere più empatia, staremo a vedere.
Passerò a commentarti prima della fine dell'edizione. Grazie per il tuo tempo!
Sul racconto, non aggiungo altro perché ne ho già parlato più sopra e mi è chiaro il problema. Due parole solo sul tema, anche se mi rendo conto che è piuttosto celato: i colori diversi sarebbero le diverse prospettive con cui i due protagonisti stanno affrontando la giornata, pur all'interno di un quadro generale che condividono, solo che i differenti ruoli, inevitabilmente, li separano. Nel cercare di non aggiungere una sola parola di più rispetto a quelle necessarie, mi sono impelagato in qualcosa di troppo complesso, ma non reclamo caratteri in più perché l'esercizio che mi ero proposto era proprio quello di farmeli bastare. Penso che con qualche edizione sulle spalle avrei potuto giorstrarlo diversamente, ma già da luglio spero di riuscire a trasmettere più empatia, staremo a vedere.
Passerò a commentarti prima della fine dell'edizione. Grazie per il tuo tempo!
- Giovanni Attanasio
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Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
La suspense è ben gestita anche se sul finale credo di essermi perso qualcosa, anche dopo un paio di riletture. Uno dei due personaggi è sicuramente il boia, o no? Quello che mi ha spiazzato è il “sia dia inizio all’esecuzione dell’eretico”, pronunciato dal protagonista, che visto che poi lascia spazio al boia deve essere una sorta di annunciatore? Quindi il protagonista annuncia il boia che ucciderà il suo amico, credo sia così. Per concludere: buono l’inizio, ma nel finale temo di aver perso il senso del racconto, che però si fa leggere a livello stilistico.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."
- Andrea Furlan
- Messaggi: 412
Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Ciao Maurizio,
dopo tutte queste edizioni sono molto contento di leggere un tuo racconto, seppur breve, e di poterlo commentare. Vorrei ricambiare i tuoi suggerimenti sempre acuti e ricchi di idee fuori dagli schemi con la mia visione che ti offro qui, ma so già che è molto difficile.
Ho trovato l'atmosfera coinvolgente, sembra di sentire la folla muoversi e sospirare come un animale. Ho apprezzato molto l'immagine della clessidra, del flusso di sabbia che scorre e non si può controllare se non continuando a girare e girare, una metafora per niente scontata. Il finale riprende le stesse immagini e le porta a compimento.
Per ciò che riguarda i personaggi non ho trovato chiaro chi è sul palco: se capisco bene sono il protagonista e il boia, mentre l'eretico viene solo nominato e sembra non apparire in altro modo, ma devo dire che dopo aver riletto diverse volte ho ancora dubbi.
Anche il contrasto fra il cielo azzurro e le nuvole che compaiono nel finale ha un significato che mi sfugge. L'unico appiglio sul tema lo trovo nel cielo azzurro.
In conclusione, una buona prova ma che poteva essere più chiara per dare al lettore alcuni elementi di base che a mio avviso mancano.
dopo tutte queste edizioni sono molto contento di leggere un tuo racconto, seppur breve, e di poterlo commentare. Vorrei ricambiare i tuoi suggerimenti sempre acuti e ricchi di idee fuori dagli schemi con la mia visione che ti offro qui, ma so già che è molto difficile.
Ho trovato l'atmosfera coinvolgente, sembra di sentire la folla muoversi e sospirare come un animale. Ho apprezzato molto l'immagine della clessidra, del flusso di sabbia che scorre e non si può controllare se non continuando a girare e girare, una metafora per niente scontata. Il finale riprende le stesse immagini e le porta a compimento.
Per ciò che riguarda i personaggi non ho trovato chiaro chi è sul palco: se capisco bene sono il protagonista e il boia, mentre l'eretico viene solo nominato e sembra non apparire in altro modo, ma devo dire che dopo aver riletto diverse volte ho ancora dubbi.
Anche il contrasto fra il cielo azzurro e le nuvole che compaiono nel finale ha un significato che mi sfugge. L'unico appiglio sul tema lo trovo nel cielo azzurro.
In conclusione, una buona prova ma che poteva essere più chiara per dare al lettore alcuni elementi di base che a mio avviso mancano.
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Re: La folla mormora - di Maurizio Bertino
Tema centrato. L’azzurro del cielo testimonia il confronto finale fra l’inquisitore e l’eretico. I dialoghi scorrono rapidi e la sensazione di velocità è rafforzata dall’immagine della clessidra, metafora degli ultimi istanti di vita dell’eretico. Molto efficace l’uso del Punto di Vista del Protagonista (l’Inquisitore), il quale tratta con freddezza l’eretico (ma l’uso del “tu” sotto intende che i due si conoscessero bene, prima di quel momento). Bella anche l’immagine del copione, quasi l’esecuzione fosse uno spettacolo allestito a beneficio della folla (e in un certo senso lo è, come avvertimento contro chi sovverte i dogmi). Molto bello il finale, con il boato della folla, l’arrivo del boia e il pensiero finale dell’Inquisitore che vede la sua ricerca di eretici come una Bestia per ora sazia, ma nella sua mente si forma l’immagine della clessidra piena di sabbia (ossia, un nuovo lasso temporale per ricominciare una nuova ricerca). Geniale il cambiamento finale dell’Inquisitore, dapprima freddo, ma con nella mente il dubbio sul senso della sua ricerca. Bella la chiusura con le nuvole. Bianche nell’azzurro, hanno la funzione della metonimia (rappresentano l’inizio del dubbio nell’Inquisitore).
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