Lo chiamano mare

Appuntamento fissato per le 21.00 di martedì 19 aprile 2022 con un tema del team di Penne Arruffate!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 4000 caratteri entro l'una.
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Shanghai Kid
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Lo chiamano mare

Messaggio#1 » martedì 19 aprile 2022, 23:52

LO CHIAMANO MARE
- Un giorno -

“Ma quello è un corpo?”, il vecchio guarda spaventato il giovane.
“Intendi di un uomo?”, il giovane è perplesso.
“Secondo te cosa diamine è quella cosa incagliata nella rete?”.
I due si avvicinano al cadavere.
“Cristo Santo, è un ragazzino”, il giovane solleva il corpo e lo stende sulla spiaggia.
“Deve essere in mare da giorni”, un conato di vomito lo interrompe.
“Guarda qui… Cosa cazzo è?”, con le mani callose il vecchio abbassa la cerniera del giaccone del morto.
“C’era scritto qualcosa, ma non si legge… Questi numeri?”
“Deve essere un numero di telefono… Magari qualcuno da chiamare in caso di bisogno!”, il giovane tiene giù a stento il pranzo.
“Macchè… Ma non capisco! Intanto chiama la guardia costiera!”, suggerisce il vecchio senza smettere di fissare quei numeri cuciti dentro la giacca.

- Due settimane prima -

Lo chiamano mare, ma se te lo devi fare a nuoto ti sembra un oceano.
Io sono bravo con le grandezze, in matematica me la cavo bene, ma quando sei dentro le cose scopri cosa vogliono dire davvero le loro dimensioni.
Quanti chilometri sapete fare a nuoto?
Fidatevi di me, anche in geografia sono bravo, la so la differenza, ma quando ci sei dentro ti viene da chiamarlo oceano Mediterraneo, mica mare.

Dopo il viaggio dal Mali alla Libia, ve lo giuro, a guardarlo, il mare Mediterraneo, mi sembrava una pozzanghera: è fatta, mi dicevo, un ultimo sforzo. Ma quando ci sei dentro cambia. Io poi non so nuotare. So fare tante cose, e le faccio bene, ve lo posso dimostrare, ma nuotare no.

Mare Nostrum. Una volta ho letto che lo chiamavano così i romani. Sono uno che si interessa a questo genere di cose, mi piace studiare.
Quando ho sentito questa storia del Mare Nostrum ho pensato che i romani dovevano essere gente in gamba se erano riusciti a prendersi persino un mare. La mia gente ha giusto i suoi figli.
In Mali, sapete, piove poco, e questo compromette un po’ tutto. Poi però piove per cinque mesi di fila, e in alcune zone non gli rimane che acqua sporca e la stessa fame di prima. Questi romani, invece, più di duemila anni fa avevano già un intero mare.
L’ho guardato, sapete, prima di salire sulla barca: quanta acqua. Non ci ho pensato che io non so nuotare. Ho pensato è fatta, un ultimo sforzo.

Eravamo ammassati, qualcuno ormai lo conoscevo perché si era fatto con me il tragitto fino alla Libia.
Stavo scomodo, mi faceva male tutto, ma sarebbe finita presto. Era fatta. Non ci ho pensato a quanti di loro sapevano nuotare.
È strano, perché io di solito alle cose ci penso. Sono uno che sa come usarlo il cervello: posso farvelo vedere. Non dovete credermi sulla parola: ho le prove.

Me le sono cucite dentro la giacca, così non dovete fidarvi di un estraneo.
La giacca non la mollo e me le sono cucite qui, le prove.
Se devo convincere gente che ha persino un mare mica posso dirgli di credermi sulla fiducia, così mi sono portato dietro le prove: vedete, qui ci sono tutti i voti.
Vedete: matematica, geografia, scienze… è scritto sia in arabo che in francese. Anche questo mi aiuterà, una volta attraversato il mare Mediterraneo, mi dicevo, quando non sapevo che lo chiamano mare, ma se ci sei dentro è un oceano.
È l’unica medaglia che mi posso portare dietro, così voi, che avete un mare che è vostro, potete credere a quel che vi dico e darmi un lavoro. Magari, se vedete che sono bravo, poi trovo anche il modo di studiare. A me piace studiare.
Caspita, e sì che lo sapevo che poteva capitare.
L’ho cucita dalla parte del cuore, perché so che per voi è lì che vanno le cose a cui si tiene e io ci tengo ai miei voti. Sono la cosa più importante che ho, perché sono le prove: così mi credete e vi fidate.

Che stupido a tenerla nascosta, cucita lì, vicino al cuore. Dovevo sventolarla, quella pagella, che magari mi venivate a prendere invece di lasciarmi andare giù, qui, nel fondo dell’oceano. Magari, se vi mostravo le prove che potevate fidarvi, che ero bravo, non mi lasciavate andar giù, nel fondo del vostro, buio, oceano Mediterraneo.
Ultima modifica di Shanghai Kid il mercoledì 20 aprile 2022, 0:02, modificato 3 volte in totale.



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antico
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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#2 » martedì 19 aprile 2022, 23:53

Ciao Elisa! Parametri tutti rispettati anche per te: buona PENNE ARRUFFATE EDITION!

alexandra.fischer
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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#3 » giovedì 21 aprile 2022, 16:12

LO CHIAMANO MARE di Elisa Belotti Tema centrato. La tragica vicenda di un ragazzino del Mali, studioso, con tanto di pagella che attesa le sue competenze, che si vedono anche nel pensato, sa che il Mar Mediterraneo si chiama anche Mare Nostrum, nome coniato dai romani. Spera in un futuro, in un lavoro, ma quando si trova a dover nuotare, capisce di aver sbagliato i conti e di non essere in grado di sfidarne la corrente fino ad arrivare a destinazione, come testimoniano il giovane e l’anziano, due pescatori che lo trovano in rete con la pagella, resa illeggibile dall’acqua.

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Michael Dag
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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#4 » giovedì 21 aprile 2022, 17:15

Che mazzata, dritta allo stomaco.
Complimenti.
Sei riuscita a gestire benissimo un monologo che secondo me era davvero complicato, hai trasmesso la speranza del protagonista senza farlo sembrare un ingenuo (lo è, ma non si riesce a fargliene una colpa).

La parte iniziale però non mi è piaciuta.
L'idea è ottima, perché quando andiamo a leggere la vera storia la leggiamo sotto occhi diversi sapendo già il drastico finale del ragazzino, ma dissento molto sullo stile.
Sembra un copione teatrale, è il grosso, grossissimo problema della terza persona al presente.

comunque un ottimo lavoro, mi è piaciuto molto.
Ps sicura che in mali si parli l'arabo?

Dario17
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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#5 » domenica 24 aprile 2022, 15:37

Un bel pezzo. Strano e bello. Forse bello perchè strano.
Il prologo è la parte che mi ha convinto meno, io l'avrei fatta tutta dialoghi e al diavolo la descrizione dei due. Niente giovane e vecchio, niente mani callose e conati di vomito, ormai tutte peculiarità che tendono al clichè. Due belle teste parlanti, come dicono di formatori di scrittura creativa, che si chiedono se sia un cadavere e che significhino quei numeri.
Forse sono io il rinco, però alla prima lettura pare che quando il vecchio abbassa la cerniera i numeri ce li abbia tatuati sul petto o sulla maglietta sotto. Poi il chiarimento "cuciti dentro la caccia" chiarisce ma non benissimo.
Il secondo pezzo fa il suo dovere e hai reso bene la tipica petulanza e l'ingenuità di un ragazzino che sembra proprio si stia esprimendo in un monologo teatrale, ben alto sopra gli spettatori.
La sequenza di particolari sempre più nutrita serve a stringere le viscere al lettore, effetto riuscito.
Il tema non è una bomba di originalità ma tutto è tranne che attuale ahimè.

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Andrea Furlan
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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#6 » domenica 24 aprile 2022, 16:31

Ciao Elisa,

eccomi qui a lasciare i miei due cents anche se in questa edizione non devo commentarti.
Concordo in pieno con i commenti di chi mi ha preceduto: ottima la seconda parte come stile e sviluppo, compresa la rivelazione finale che picchia molto duro. Meno bene il pezzo iniziale che poteva essere asciugato, magari dando qualche riferimento geografico in più. Anche le frasi "Un giorno" e "Due settimane prima" non le ho trovate necessarie, ma capisco che magari le hai inserite per chiarire e non sprecare spazio.
Bella l'identificazione fra antichi romani e europei/italiani, per niente banale.
Ottima prova, complimenti! Spero che ti premino nella classifica, te lo meriti.

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Laura Brunelli
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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#7 » martedì 26 aprile 2022, 15:43

Ciao Elisa,
Piacere di leggerti.
Devo essere sincera, l’incipit non mi è piaciuto molto e mi lascia l’impressione che sia stato appiccicato al resto solo per farlo rientrare nel tema.
La parte centrale del racconto, invece, mi è piaciuto molto. Si legge bene e fa riflettere. Trovo abbastanza credibile la voce del protagonista. Solo un paio di cose che stonano un po’, come l’uso del latino per identificare il mar mediterraneo, o il riferimento ai romani. Forse un po’ troppo per un ragazzo. Anche se non viene esplicitata l’età esatta, io me lo sono immaginato poco più che bambino 10/12 anni, soprattutto visto che nella parte iniziale uno dei due personaggi che trovano il corpo parla di ragazzino. In ogni caso, sono solo piccolezze.
Un’ottima prova penalizzata un po’ da quell’inizio un po’ così così.
Alla prossima e buona edition!

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Shanghai Kid
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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#8 » mercoledì 27 aprile 2022, 8:28

Spero di trovare un momento per rispondere a uno a uno come si conviene.
Intanto vi ringrazio davvero per i commenti!
Per quanto riguarda la prima parte, ammetto che l'effetto era un po' anche voluto: nella mia testa volevo creare prima distacco, poi empatia, ma forse è stato fallimentare. Grazie comunque davvero per avermelo segnalato.
Per quanto riguarda l'arabo @Michael Dag, mi pareva che una forma di arabo fosse parlata lì, ma magari mi sbaglio. Oddio, la fretta. Scusate.
Grazie ancora davvero di cuore!
Buona giornata a tutti,
Elisa

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Debora D
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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#9 » mercoledì 27 aprile 2022, 17:02

Ciao Elisa, indubbiamente tema centrato.
Storia forte che tocca un tema importante. Il racconto mi è piaciuto più alla seconda lettura perché rileggendo la prima parte, anche se un poco scarna e schematica, ho trovato che funzioni bene per dare al lettore la chiave tragica del resto del testo.
Mi è parsa un poco generica la parte relativa ai voti e alla scuola, mi sarebbe piaciuto qualche dettaglio sul sistema scolastico del Mali o simili.

Ci sono delle frasi ben costruite che sanno colpire bene. Questo è il passaggio che ho preferito, latino a parte,
Quando ho sentito questa storia del Mare Nostrum ho pensato che i romani dovevano essere gente in gamba se erano riusciti a prendersi persino un mare. La mia gente ha giusto i suoi figli.
In Mali, sapete, piove poco, e questo compromette un po’ tutto. Poi però piove per cinque mesi di fila, e in alcune zone non gli rimane che acqua sporca e la stessa fame di prima. Questi romani, invece, più di duemila anni fa avevano già un intero mare.


mentre il finale anche se ha un messaggio forte mi è sembrato molto calcato.

La voce in prima persona che monologa è abbastanza efficace. Hai inserito alcuni effetti retorici come l'accumulazione e la ripresa dell'oggetto come soggetto della frase successiva. Nella maggior parte dei casi ottieni un effetto suggestivo, a volte la mia testa si scollegava e notava la struttura della prosa. Qualche carattere in meno in questo caso non mi sarebbe dispiaciuto, la storia è potente anche se è più snella.
Un buon testo e una bella idea,
buona edizione

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#10 » mercoledì 27 aprile 2022, 21:28

Ciao Elisa.
Mi sarebbe piaciuto scrivere un commento dettagliato come nel caso dei primi due racconti del gruppo già letti, ma le poche ore a disposizione purtroppo me li impediscono. Chiedo venia.
Riguardo il racconto, in generale mi è piaciuto molto, anche se forse al 75%. La prima parte, a conti fatti, è quasi superflua, anche perché anticipa (in parte smorzandone l'effetto drammatico) l'età del protagonista. Avrei preferito che l'annegamento, la fatica del protagonista nel cercare di rimanere a galla, venisse raccontata (attenzione al termine che ho usato: raccontato; in un racconto come il tuo trovo congeniale l'aver evitato il mostrato a tutti i costi), andandoti così a collegare all'ultimo paragrafo, che invece, allo stato attuale, sembra quasi più un superfluo allungamento del brodo, cosa che invece non è.
Insomma, ottima (ma davvero ottima!) storia raccontata con uno stile congeniale penalizzata solo da una costruzione subottimale, soprattutto nell'introduzione. Comunque complimenti.
lupus in fabula

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Shanghai Kid
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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#11 » giovedì 28 aprile 2022, 15:35

Debora D ha scritto:Ciao Elisa, indubbiamente tema centrato.
Storia forte che tocca un tema importante. Il racconto mi è piaciuto più alla seconda lettura perché rileggendo la prima parte, anche se un poco scarna e schematica, ho trovato che funzioni bene per dare al lettore la chiave tragica del resto del testo.
Mi è parsa un poco generica la parte relativa ai voti e alla scuola, mi sarebbe piaciuto qualche dettaglio sul sistema scolastico del Mali o simili.

Ci sono delle frasi ben costruite che sanno colpire bene. Questo è il passaggio che ho preferito, latino a parte,
Quando ho sentito questa storia del Mare Nostrum ho pensato che i romani dovevano essere gente in gamba se erano riusciti a prendersi persino un mare. La mia gente ha giusto i suoi figli.
In Mali, sapete, piove poco, e questo compromette un po’ tutto. Poi però piove per cinque mesi di fila, e in alcune zone non gli rimane che acqua sporca e la stessa fame di prima. Questi romani, invece, più di duemila anni fa avevano già un intero mare.


mentre il finale anche se ha un messaggio forte mi è sembrato molto calcato.

La voce in prima persona che monologa è abbastanza efficace. Hai inserito alcuni effetti retorici come l'accumulazione e la ripresa dell'oggetto come soggetto della frase successiva. Nella maggior parte dei casi ottieni un effetto suggestivo, a volte la mia testa si scollegava e notava la struttura della prosa. Qualche carattere in meno in questo caso non mi sarebbe dispiaciuto, la storia è potente anche se è più snella.
Un buon testo e una bella idea,
buona edizione


Grazie di cuore Debora, sia per i complimenti che per le osservazioni! Ne farò tesoro.
Buona edizione anche a te,
a rileggerci!
Elisa

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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#12 » giovedì 28 aprile 2022, 15:36

Alessandro -JohnDoe- Canella ha scritto:Ciao Elisa.
Mi sarebbe piaciuto scrivere un commento dettagliato come nel caso dei primi due racconti del gruppo già letti, ma le poche ore a disposizione purtroppo me li impediscono. Chiedo venia.
Riguardo il racconto, in generale mi è piaciuto molto, anche se forse al 75%. La prima parte, a conti fatti, è quasi superflua, anche perché anticipa (in parte smorzandone l'effetto drammatico) l'età del protagonista. Avrei preferito che l'annegamento, la fatica del protagonista nel cercare di rimanere a galla, venisse raccontata (attenzione al termine che ho usato: raccontato; in un racconto come il tuo trovo congeniale l'aver evitato il mostrato a tutti i costi), andandoti così a collegare all'ultimo paragrafo, che invece, allo stato attuale, sembra quasi più un superfluo allungamento del brodo, cosa che invece non è.
Insomma, ottima (ma davvero ottima!) storia raccontata con uno stile congeniale penalizzata solo da una costruzione subottimale, soprattutto nell'introduzione. Comunque complimenti.


Grazie anche a te, Alessandro, sia per i complimenti (sei stato davvero molto buono, ne sono lusingata) che per le criticità segnalatemi!
Ne farò tesoro per i testi futuri.
A rileggerci,
Elisa

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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#13 » giovedì 28 aprile 2022, 15:37

alexandra.fischer ha scritto:LO CHIAMANO MARE di Elisa Belotti Tema centrato. La tragica vicenda di un ragazzino del Mali, studioso, con tanto di pagella che attesa le sue competenze, che si vedono anche nel pensato, sa che il Mar Mediterraneo si chiama anche Mare Nostrum, nome coniato dai romani. Spera in un futuro, in un lavoro, ma quando si trova a dover nuotare, capisce di aver sbagliato i conti e di non essere in grado di sfidarne la corrente fino ad arrivare a destinazione, come testimoniano il giovane e l’anziano, due pescatori che lo trovano in rete con la pagella, resa illeggibile dall’acqua.


Grazie Alexandra, ormai ti tocca spesso l'ignobile compito di commentarmi...
A rileggerci,
Elisa

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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#14 » giovedì 28 aprile 2022, 15:39

Michael Dag ha scritto:Che mazzata, dritta allo stomaco.
Complimenti.
Sei riuscita a gestire benissimo un monologo che secondo me era davvero complicato, hai trasmesso la speranza del protagonista senza farlo sembrare un ingenuo (lo è, ma non si riesce a fargliene una colpa).

La parte iniziale però non mi è piaciuta.
L'idea è ottima, perché quando andiamo a leggere la vera storia la leggiamo sotto occhi diversi sapendo già il drastico finale del ragazzino, ma dissento molto sullo stile.
Sembra un copione teatrale, è il grosso, grossissimo problema della terza persona al presente.

comunque un ottimo lavoro, mi è piaciuto molto.
Ps sicura che in mali si parli l'arabo?


Ciao Michael,
Non immagini nemmeno quanto mi faccia piacere questo commento. Grazie di cuore. Cercherò di riflettere e seguire anche le indicazioni che mi hai dato.
Per quanto riguarda l'arabo, ho risposto nel commento generale.
Grazie per essere stato tanto attento da porre un interrogativo anche su questo punto, è prezioso.
In bocca al lupo sia per l'edition che per La Sfida, ci sentiamo anche di là ;)
A rileggerci,
Elisa

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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#15 » giovedì 28 aprile 2022, 15:40

Dario17 ha scritto:Un bel pezzo. Strano e bello. Forse bello perchè strano.
Il prologo è la parte che mi ha convinto meno, io l'avrei fatta tutta dialoghi e al diavolo la descrizione dei due. Niente giovane e vecchio, niente mani callose e conati di vomito, ormai tutte peculiarità che tendono al clichè. Due belle teste parlanti, come dicono di formatori di scrittura creativa, che si chiedono se sia un cadavere e che significhino quei numeri.
Forse sono io il rinco, però alla prima lettura pare che quando il vecchio abbassa la cerniera i numeri ce li abbia tatuati sul petto o sulla maglietta sotto. Poi il chiarimento "cuciti dentro la caccia" chiarisce ma non benissimo.
Il secondo pezzo fa il suo dovere e hai reso bene la tipica petulanza e l'ingenuità di un ragazzino che sembra proprio si stia esprimendo in un monologo teatrale, ben alto sopra gli spettatori.
La sequenza di particolari sempre più nutrita serve a stringere le viscere al lettore, effetto riuscito.
Il tema non è una bomba di originalità ma tutto è tranne che attuale ahimè.


Dario, grazie!
Sei stato molto buono e il tuo commento mi scalda davvero il cuore. Grazie anche per avermi segnalato come quanto ho scritto possa essere immaginato, forse quel passaggio abbisognava di più cura.
A rileggerci e grazie ancora,
Elisa

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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#16 » giovedì 28 aprile 2022, 15:45

Andrea Furlan ha scritto:Ciao Elisa,

eccomi qui a lasciare i miei due cents anche se in questa edizione non devo commentarti.
Concordo in pieno con i commenti di chi mi ha preceduto: ottima la seconda parte come stile e sviluppo, compresa la rivelazione finale che picchia molto duro. Meno bene il pezzo iniziale che poteva essere asciugato, magari dando qualche riferimento geografico in più. Anche le frasi "Un giorno" e "Due settimane prima" non le ho trovate necessarie, ma capisco che magari le hai inserite per chiarire e non sprecare spazio.
Bella l'identificazione fra antichi romani e europei/italiani, per niente banale.
Ottima prova, complimenti! Spero che ti premino nella classifica, te lo meriti.


Grazie Andrea per aver trovato il tempo e la voglia di leggermi e darmi consigli, davvero. Me ne ricorderò.
A rileggerci,
Elisa

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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#17 » giovedì 28 aprile 2022, 15:46

Laura Brunelli ha scritto:Ciao Elisa,
Piacere di leggerti.
Devo essere sincera, l’incipit non mi è piaciuto molto e mi lascia l’impressione che sia stato appiccicato al resto solo per farlo rientrare nel tema.
La parte centrale del racconto, invece, mi è piaciuto molto. Si legge bene e fa riflettere. Trovo abbastanza credibile la voce del protagonista. Solo un paio di cose che stonano un po’, come l’uso del latino per identificare il mar mediterraneo, o il riferimento ai romani. Forse un po’ troppo per un ragazzo. Anche se non viene esplicitata l’età esatta, io me lo sono immaginato poco più che bambino 10/12 anni, soprattutto visto che nella parte iniziale uno dei due personaggi che trovano il corpo parla di ragazzino. In ogni caso, sono solo piccolezze.
Un’ottima prova penalizzata un po’ da quell’inizio un po’ così così.
Alla prossima e buona edition!


Ciao Laura, grazie per il tuo commento e la tua sincerità: l'ho apprezzata sia nel bene che nel "male" ;) Grazie anche per le indicazioni circa l'età del ragazzo e la sensazione che ti danno i riferimenti che fa, che per me calzavano, ma il lettore ha sempre ragione.
A rileggerci,
Elisa

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Maurizio Chierchia
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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#18 » giovedì 28 aprile 2022, 19:49

Buongiorno Elisa.
Devo dire che come molti altri anche a me la parte iniziale mi ha lasciato un po' perplesso. Anche io probabilmente avrei omesso le azioni dei personaggi e li avrei fatti solamente parlare, come consigliato da altri prima di me.
La cosa che più di tutte mi è piaciuta è l'attaccamento del ragazzino ai voti in pagella, la sua speranza che questi possano essere un lascia passare verso una terra nuova composta da un popolo colto. Popolo che alla fine lo abbandona alla sua triste sciagura.
Ammetto che il tema secondo me non è centrato bene. A parte i discorsi fatti dal ragazzino sul mare e sulla sua grandezza, oppure quelli riferiti a chi sa o non sa nuotare, non ho trovato troppa correlazione con l'argomento "numeri incomprensibili".
Per quanto riguarda lo stile, non mi ha fatto impazzire la ripetizione dell'argomento del mare da parte del protagonista. Ok che è un suo punto fermo, una paura e un miraggio di speranza insieme, ma nel testo secondo me lo sfrutti un po' troppo.
Per il resto è comunque un racconto che tenta di tirarti un pugno allo stomaco, e in parte ci riesce.
Buona gara, a presto.
Maurizio Chierchia
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Re: Lo chiamano mare

Messaggio#19 » domenica 1 maggio 2022, 17:05

Non concordo con chi ha criticato il primo pezzo perché lo trovo funzionale alla resa. Se il tutto si fosse limitato al monologo lo avrei trovato forse un po' povero mentre qui era importante proprio mostrare il finale attraverso l'inizio e, soprattutto, attraverso gli occhi delle genti che abitano i luoghi che il protagonista voleva raggiungere. Credo che sia proprio dalla contrapposizione con il finale subito esposto che esce la forza della parte centrale e finale del racconto che si piazza nella fascia alta dei testi di questo tipo presentati anche più volte nel contest. Per me strategia azzeccata, esecuzione ottimale, pollice su.

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