Sinterklaas - Denis Saporetti

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) I partecipanti dovranno scrivere un racconto a TEMA e postarlo sul forum.
2) Gli autori leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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AjejeBrazorf83
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Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#1 » mercoledì 14 dicembre 2022, 23:13

Sinterklaas
di Denis Saporetti
Il mattino di venerdì 2 dicembre aveva lo stesso colore del suo umore. Nuvole grigie cariche di pioggia avevano segregato un sole che non trovava alcun spiraglio. C’era solo una cosa che riusciva a calmarlo dopo una lite con sua figlia: i dolci. E non dolci qualsiasi, ma quelli del Bar Pasticceria “Tentazioni Siciliane” di via Bixio, a Villafranca di Verona. Di siciliano, Roberto Cristiani aveva ben poco, almeno per quello che ne sapeva. Ma le sue papille gustative erano sicuramente appassionate alla cucina siciliana e la pancetta che stava mettendo su ne era una prova. Quando entrò nella pasticceria venne travolto dal dolce odore di ricotta. In realtà non era l’unico odore gradevole che percepiva ma era quello dominante. «Maresciallo Cristiani buongiorno». Gaetano lo salutò da dietro una vetrina che presentava ogni combinazione di arancini o arancine; all’età di quarant’anni non aveva ancora capito la differenza, eppure il servizio militare lo aveva svolto a Palermo, dove aveva conosciuto l’amore della sua vita: Mariagrazia Parisi, e quello per il cibo ovviamente. Ad ogni modo sospettava che si trattasse solo di una differenza dialettale.
«Gaetano, buongiorno a te carissimo. Un caffè e ...», Roberto si spostò dalla parte della vetrina che esponeva i dolci. I cartocci ripieni di crema al pistacchio la facevano da padrone, c’era anche qualche cornetto e qualche bombolone ripieno ma quei cartocci, emanavano un leggero tepore, quindi erano appena stati sfornati. Poi sentì la voce di sua moglie farsi strada fra i suoi pensieri, come se fosse lì con lui, “Tesoro, devi darti una calmata o il diabete inizierà a farsi sentire”. Trasse un profondo respiro e guardò Gaetano, il quale allargò il suo sorriso, mostrandogli una bianca dentatura.
«Maresciallo, resterà tra me e lei, anche sotto tortura...»
«Naa. Facciamo i bravi. Un caffè e un cornetto integrale al miele.»
Si sedette a un tavolino che affacciava verso l’esterno. Poggiò il berretto da carabiniere sul tavolo e si accorse che gli sguardi dei clienti erano più insistenti del solito. Ora che ci fece più caso alcuni sembravano parlare fra loro, di lui, dato che lo scambio di battute era sottovoce con tanto di sguardi fugaci. Roberto si limitò a sorridere e a chinare la testa, in un gesto di saluto. Scacciò subito la paranoia, non ne aveva voglia, voleva solo rilassarsi, fare colazione e andare al lavoro. Un lavoro che avrebbe svolto come al solito, nel pieno della tranquillità di un paese sul veronese. Niente di più, niente di meno.
Il telefono squillò e mostrò il nome del suo appuntato. Rispose, mentre Gaetano gli servì cornetto, caffè e un sacchetto di carta bianco, sulla superficie una macchia verde e di unto sbiadiva il sacchetto. Incontrò lo sguardo di Gaetano che gli strizzò l’occhio. Roberto rispose con un sorriso. «Pronto. Buongiorno Fabio.»
«Maresciallo Capo, buongiorno. Abbiamo fermato un ragazzo questa mattina. Federico Milanese...», ci fu una pausa e il cuore di Roberto perse un battito. «L’abbiamo portato in caserma e dice che vuole parlare solo con lei.».
Roberto alzò lo sguardo verso i presenti, lo stavano ancora guardando. Che sapessero qualcosa che lui ancora ignorava? Riguardava Federico? «Arrivo subito.» Chiuse la chiamata. Mandò giù il caffè e mise il cornetto dentro il sacchetto. Uscì dalla pasticceria. Il cielo era passato dalle minacce ai fatti. Piccole gocce di pioggia iniziarono a cadere.

Federico
Federico Milanese era seduto in una stanza della caserma militare di Villafranca di Verona. C’era già stato lì dentro, diversi anni prima. Una pattuglia dei carabinieri, un sabato sera, aveva inseguito uno stormo di ragazzini alla guida di scooter che percorreva via Mantovana. Quella strada congiungeva Villafranca di Verona a Dossobuono e ti portava direttamente alle porte della città di Verona. Quella sera Federico voleva solo divertirsi con gli amici. Il problema è che era seduto, sul motorino del cugino quella sera e suo cugino stava guidando, lui era senza casco, così come la maggior parte dei suoi amici che avevano chiesto uno strappo a chi era munito di scooter. Quando la sirena della pattuglia irruppe fra le loro risate, il cugino Mirko, ebbe la prontezza di girare e imboccare una via alla loro destra, dare di gas e tentare la fuga. Trenta minuti dopo Federico era davanti al Maresciallo Capo: Roberto Cristiani. Quando gli chiese se avesse qualcosa da dichiarare, Federico fu lesto a rispondere. «Volevamo solo divertirci Maresciallo. E ho insistito io con mio cugino, perché mi portasse...»
Federico era cresciuto di 4 anni. La statura si era fatta imponente, la tonalità della voce si era abbassata ed era diventata più forte. Ormai aveva abbandonato la spensieratezza da ragazzo e aveva iniziato a guardare il mondo attraverso le lenti di un adulto. Aveva maturato prospettive, sogni. Certezze. La certezza che la realtà fosse una e una sola. Eppure quello che aveva passato quella notte... Come spiegarlo? Si accorse che stava sfregando l’unghia dell’indice sul pollice. Come le persone che si scavano le dita in cerca di pellicine, raggiungendo la carne viva. Ma il suo non era un tic nervoso. Era come se cercasse una conferma. La conferma di essere davvero cosciente. Di essere vivo.
Quando entrò il maresciallo, Federico si ricompose sulla sedia, si sistemò gli occhiali dalla montatura rettangolare e lo guardò: «Maresciallo...» avrebbe voluto aggiungere altro ma non seppe cosa dire, non sapeva come incominciare, così la frase gli morì in gola. Roberto Cristiani gli rivolse uno sguardo, uno di quelli che non lasciano trapelare emozioni. Era già qualcosa, forse. Poi però lo superò, senza neanche un cenno del capo. E Federico ebbe l’impressione che il maresciallo non avrebbe creduto ad una sola parola di quello che gli avrebbe detto.

Roberto
Quando entrò in ufficio, Fabio Bombana, il suo appuntato e Antonio Ravati, carabiniere semplice, un ragazzo che non poteva superare i vent’anni; aveva iniziato a prestare servizio da meno di un mese. Erano rispettivamente alle loro scrivanie. Il clima era sereno, nonostante il grigio di una giornata di pioggia invernale che entrava dalla finestra. I due carabinieri stavano discutendo con entrambi un sorriso stampato sul volto. Antonio Ravati tamburellava una penna su un diario chiuso, dove annotava tutti i momenti di ilarità che avvenivano nella caserma. Ci pensò Roberto ha mutare drasticamente l’aria serena che aleggiava nella stanza; si sedette alla sua scrivania su una sedia in pelle nera, dallo schienale alto, con tanto di quattro piccole rotelle alla base. La scrivania era quasi spoglia, oppure, come avrebbe detto lui: in ordine. Una targhetta color oro mostrava inciso il suo grado e a seguire nome e cognome. Al centro c’era un documento, il rapporto della nottata. I pensieri che si agitavano nella mente di Roberto gli impedirono di aprire quel documento. E fu un bene; se l’avesse fatto sarebbe scoppiato e dio solo sa cosa avrebbe potuto combinare a quel ragazzo nella sala d’attesa. Ad ogni modo c’era anche una piccola cornice sull’angolo della scrivania, mostrava un fotogramma di una vacanza nel Salento: era in acqua con sua figlia, le stava morsicando un orecchio e sua figlia stava ridendo come una pazza. Sua moglie di lato, sembrava essere la sorella maggiore di sua figlia, per quanto si somigliavano. Gli stessi lunghi capelli neri, gli stessi occhi marroni. ogni volta che guardava quella foto poteva sentire ancora quelle risate. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché tornassero quei momenti. Ma l’adolescenza aveva eretto un bel muro fra loro due. E sospettava, ormai da tempo, che la causa maggiore andasse attribuita al ragazzo che stava aspettando nell’altra stanza. Federico Milanese, il ragazzo di sua figlia. «Aggiornatemi rapidamente su quello che è successo e poi fatelo entrare.»
I due carabinieri si scambiarono un’occhiata fugace, poi Fabio si alzò e iniziò a parlare.
«Questa mattina, poco dopo le 6, è arrivata una chiamata. Milanese è stato trovato in stato confusionale che vagava nella zona degli impianti sportivi. Come se fosse ubriaco. Roberto...», Fabio si avvicinò e si mise le mani in tasca, si appoggiò allo schedario affianco alla sua scrivania e si sporse verso di lui, «... non era solo.» il suo appuntato lo guardò dritto negli occhi e fu come se si svestì dagli abiti da carabiniere, quelli da suo sottoposto, e si rivestì da quelli di amico. Un amico col quale aveva passato l’adolescenza, poi il servizio volontario nell’esercito e parte della carriera. Fabio però aveva scelto di dedicarsi più alla famiglia.
Roberto si ritrasse, incollandosi allo schienale della sedia. Prendendo quasi le distanze da quello che Fabio gli avrebbe risposto, anche se ormai aveva capito, una parte di lui si aggrappò alla speranza che Elisa non c’entrasse nulla; non mia figlia, dio ti prego, fa che Elisa non c’entri con questa storia.
«Con chi era?»
Fabio gli sorrise.
«Elisa?» il nome di sua figlia gli morì in gola, così come la sua speranza.
Fabio abbasso lentamente il capo, poi lo rialzò e di nuovo lo abbassò. E fu lì che Roberto Cristiani la vide, sua figlia: ubriaca marcia che ondeggiava a destra e a sinistra, con una bottiglia di whisky scozzese in mano, una canna di marijuana nell’altra con quel deficiente al suo fianco, strillando canzoni oscene nel quartiere più rispettato del paese. Roberto grugnì qualcosa (che nessuno fra i presenti capì), si puntellò le mani sui braccioli della sedia e fece per alzarsi. «Aspetta un momento Roby...»
Fabio gli mise una mano sulla spalla e l’altra, davanti a lui, mostrava il palmo.
Roberto strabuzzò gli occhi. Serrò la mandibola così forte che la mascella sembrò schizzare fuori dalla pelle. «Levati.» ruggì, «E per te sono il Maresciallo Capo. Non dimenticarlo mai.»
Il tempo nella stanza sembrò fermarsi. Il carabiniere semplice smise di tamburellare sul suo diario e guardò prima Roberto, poi l’appuntato col quale aveva scherzato fino a pochi minuti prima. Fabio incassò il colpo come un pugile incassa un pugno allo stomaco a guardia scoperta. Poi fece una smorfia, che avrebbe significato molte cose ma restando in ambito formale, voleva dire: d’accordo, come vuoi tu. Poi ci ripensò.
«Maresciallo Capo...» lo apostrofò, «per come la vedo io possiamo risolvere questa situazione con tutta tranquillità. Oppure, posso fare una telefonata e riferire che un Maresciallo Capo sta cercando di risolvere delle questioni personali servendosi dei suoi gradi da militare.»
Roberto rilassò le mani, intricati fiumi di vene si erano fatte in rilievo sul dorso. Poi Fabio continuò «Io consiglio di chiamarli dentro tutti e due. Gli facciamo una bella lavata di capo e tutto finisce li. Sono solo dei ragazzi, Maresciallo.»
Federico era seduto affianco a sua figlia. Davanti alla sua scrivania. Elisa a braccia conserte si stava martoriando l’interno di una guancia. Fabio, mani in tasca e volto rilassato, li stava guardando, in attesa che uno dei due iniziasse a parlare. Antonio era pronto a trascrivere un rapporto che sarebbe finito nel cestino. Poi Federico si sistemò gli occhiali e iniziò a raccontare. «Ho iniziato a lavorare all’hotel Sinterclas due settimane fa con l’idea di pagarmi l’università. Tutto è andato alla grande fino all’altro ieri. Da una delle stanze dell’ultimo piano provenivano degli strani rumori. A volte sembrava che qualcuno stesse spostando dei mobili. Altre volte sentivo ridere, altre volte parlare in modo incomprensibile.»
«E quindi?» chiese Fabio divertito.
Elisa si intromise «In quel piano, il secondo, non doveva esserci nessuno. Così aveva detto il proprietario.» Roberto si agitò sulla sua sedia. Poi si alzò, con un’espressione di stizza disegnata sul volto. Andò alla scrivania di Fabio, trafficò in un cassetto e tirò fuori un pacchetto di sigarette. Ne accese una e sua figlia sbiancò; non fumava da anni. Una promessa fatta a sua moglie e Roberto le promesse le manteneva sempre, specialmente a sua moglie. Andò alla finestra e aprì uno spiraglio, giusto per far uscire il fumo che danzava dalla sigaretta. «In tutto ciò non capisco una cosa...» Ma capiva benissimo. «Tu in tutto questo cosa c’entri? Come fai a sapere quello che ha detto il proprietario e cosa c’entra quell’Hotel con la balla che avete preso.»
«Non eravamo ubriachi papà!»
«Avevate un 0.6 di tasso alcolemico.» si intromise Fabio, calmo.
«Eravamo allegri certo, ma non ubriachi.» Federico alzò le spalle, «abbiamo bevuto del vin brulè, nulla di più.»
«E dove l’avete bevuto?» un sorriso incredulo si disegnò sul volto di Fabio.
Federico ed Elisa si guardarono, entrambi a disagio. Fabio incalzò, sporgendosi verso quei due ragazzi seduti davanti alla scrivania del Maresciallo. «Non ve l’avranno forse offerto dentro a quella stanza dove provenivano strani rumori e voci incomprensibili? Magari c’era anche qualcuno che cantava canzoni di natale e scoiattoli che confezionavano la cioccolata?» L’appuntato marcò ancora di più il suo sorriso, mostrando la dentatura. Le espressioni dei due ragazzi non mutarono. Fabio Bombana si accorse di un particolare, inquietante. I due ragazzi non mostravano segni di vergogna, nonostante li avesse appena presi in giro. Poi Federico scattò in piedi. «Sentite...» si grattò la testa in un evidente segno di tensione, «quando ho sentito per la prima volta quei rumori non ci ho fatto caso più di tanto. Poi Nicola, il proprietario, una sera alzò la testa proprio mentre quei rumori si palesavano e mi ha sorriso! La sera stessa avrei dovuto coprire la notte, in quell’hotel. Così ho aspettato che il vecchio se ne andasse per andare a controllare al secondo piano. Mi sono portato alla porta dalla quale sentivo i rumori e mi sono abbassato per guardare dalla toppa della serratura. E ...» Federico si massaggiò nervoso il mento. I presenti lo videro combattere contro la sua razionalità.
Il Maresciallo tirò l’ultima boccata di nicotina e gettò la sigaretta, non ancora terminata, dalla finestra. Con un gesto lento chiuse la finestra. «Sai cosa penso, Federico?» Roberto guardò il ragazzo; una chiazza dalla forma indefinita si era formata al centro della camicia blu. Lo stress si era materializzato sotto forma di sudore. «Penso che quella sera ti sia divertito...»
«No!»
«...magari una canna ha tirato l’altra. Magari hai fatto qualche misciotto strano. Ci sta. Tutti qua siamo stati dei ragazzi. Magari hai assunto anche dell’alcol e ciò che pensi di aver visto è diventato reale.»
«Ancora una volta. No!»
«Senza contare che quello che ha visto lui, papà, l’ho visto anch’io.»
«Per la miseria» si intromise Fabio Bombana «qualcuno vuole farmi capire cosa avete visto da quella benedetta toppa?»
«Un villaggio. La neve...» Federico deglutì.
«Va bene. Basta così Milanese. Si sta mettendo in una brutta situazione.» Il Maresciallo gli si parò davanti.
«C’erano anche persone dalla bassa statura, con cappellini a punta...» Federico sembrò guardare Roberto Cristiani ma in realtà il suo sguardo era affacciato a un altro mondo. Un mondo che sembrava averlo inghiottito e poi risputato fuori. Spogliato dalle sue certezze. «... poi un’enorme occhio verde si è sovrapposto. Ha ammiccato. E subito dopo una voce, che presumo fosse di quella creatura mi ha detto “Ehi! io sono Pepper, vuoi entrare?”»
I tre carabinieri erano ammutoliti. Il giovane carabiniere aveva smesso di trascrivere già da un pezzo. Guardava attonito prima il Maresciallo, poi l’Appuntato. Fabio Bombana aveva la fronte che sembrava un campo arato. La bocca scomposta, si stava mordendo un labbro.
Roberto Cristiani andò a sedersi alla sua scrivania. Guardò prima Federico, poi sua figlia. «Quindi sei entrato?» Il ragazzo scosse il capo prima a destra, poi a sinistra e infine ancora a destra.
«Ieri mattina Federico è venuto da me. Papà. Mi ha raccontato quello che aveva visto. Siamo andati in biblioteca. Abbiamo rovistato tra gli archivi storici del paese. Papà... quell’Hotel ha 1600 anni. E sai come si chiamava nel quarto secolo?»
«Elisa» suo padre scosse il capo «voi due non capite che ogni parola che aggiungete a questo fantasioso racconto...»
«E’ la verità!» Elisa tirò un pugno sul tavolo così forte che il quadretto di famiglia vacillò e si rovesciò. «Sinterklaas. Era il nome di quella che a suo tempo era una locanda. E Sinterklaas è il nome in Olandese di San Nicola. Dal quale deriva Santa Claus!»
L’Appuntato e il carabiniere semplice tirarono indietro la testa e scoppiarono a ridere. Roberto avrebbe voluto alzarsi e abbracciare sua figlia. Dirle che l’amava e che le credeva. Ma avrebbe dovuto spiegare troppe cose. «Così questa notte siete entrati in quella porta, vi siete fatti un giro in Lapponia, tra renne ed elfi e vi siete sbronzati di vin Brulè. Dico bene?»
Elisa si alzò dalla sedia, una sedia che se avesse potuto, l’avrebbe scagliata contro suo padre. «Siamo in stato di fermo? Come funziona? Siamo accusati di qualcosa?» Roberto scosse la testa.
«Andate a casa e fatevi una dormita.» Il Maresciallo Capo seguì con lo sguardo i due ragazzi, vestirsi e uscire. Poi guardò il suo appuntato «Mi dispiace per come ho reagito prima, Fabio. Avevi ragione tu. È stata solo una ragazzata.»
Fabio Bombana gli sorrise. «Devo dire però, che è la prima volta che sento una storia del genere. Non avertene a male amico mio. Probabilmente sono andati oltre al vin Brulè» tornò alla sua scrivania, agitando la testa.

Sinterklaas
Per cena sua figlia non gli rivolse la parola. Mariagrazia lo guardò, con aria interrogativa ma lui alzò le spalle. Poi la seguì in camera sua. «Propongo una birretta. Io e te soli.» Elisa strabuzzò gli occhi «Pensi di cavartela con una birra? E da quando bevi con tua figlia poi?»
«Da questa sera.» Roberto le sorrise. «Intanto partiamo con una birretta.»
Quando parcheggiò l’Audi A6 nel parcheggio del Sinterclas Elisa lo guardò e aggrottò la fronte. «Perché siamo qua?» Poi Roberto fece una cosa che non faceva da molto tempo; si avvicinò a sua figlia e la baciò sulla fronte. Lei si ritrasse «Okay ora sta diventato tutto molto strano.»
«Vieni, entriamo.»
Roberto Cristiani entrò nell’Hotel con sua figlia, in abiti civili. Federico Milanese era alla reception con l’uomo che riconobbe subito come il proprietario: Nicola. Un vecchio sulla settantina, dalla corporatura robusta. Quando li vide entrare, gli occhi del vecchio si illuminarono, quelli di Federico invece diventarono delle enormi biglie.
Nicola andò loro incontro a braccia aperte.
«Vecchio amico» disse Roberto stringendogli la mano. «Sono in ritardo di qualche anno, per quella tazza di vin Brulè che mi offristi.»
I due ragazzi si guardarono increduli. «Tu sei già stato qui?» gli chiese sua figlia.
«Tuo padre ha lavorato qui da ragazzo. Poi una sera è scappato a gambe levate.» Nicola gli strizzò l’occhio e finalmente, dopo tanto tempo, senti ridere sua figlia.
«Quindi sei qui per quella tazza di vin Brulè?» chiese Nicola.
Roberto annuì. «C’è posto per tutti e quattro?»
«C’è posto per tutti quanti ragazzo mio. C’è posto per chi ancora crede nei sogni. Per chi ancora crede nelle favole.»
La mattina del 3 dicembre, in caserma, Fabio Bombana si stava massaggiando la mascella, con un’espressione incredula. Il suo Maresciallo, la figlia e il fidanzato erano completamente ubriachi. Seduti, in modo scomposto, sulle poltrone della sala d’attesa le loro teste ciondolavano avanti e indietro ridendo come pazzi e fischiettando Jingle Bells.



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AjejeBrazorf83
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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#2 » martedì 27 dicembre 2022, 11:19

Salve bella gente! Ho dimenticato di specificare il bonus. Aspiro al bonus della porta. Grazie :)

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Giovanni Attanasio
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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#3 » martedì 27 dicembre 2022, 14:20

La voce narrante ci sta, mi pare che renda giustizia al genere di storia di cui hai scritto e mi pare di notare che la distanza e gli altri parametri sono ben gestiti, c'è in generale una buona tensione narrativa; c'è qualche occasione in cui si scivola nel "vicino", mi pare di aver percepito qualche pensiero nel testo e indiretto libero, che tutto sommato ci può stare ma per me— opinione molto personale— stona un po' col tono autoriale del resto del racconto: qui si tratta di scelte, non è vietato variare parametri del narratore nel testo né miscelarli. Avrei pure aggiunto, in testa, il capitolo con nome "Roberto" come è stato fatto per la seconda e terza parte e via dicendo, così da dichiarare sin dal principio questo "aspetto" del testo; la voce relativa ai vari pov è ben rispettata, salvo poche sviste. Ci sono piccolezze, typo e robette da editing, ma niente di grave. Non ti nascondo che la faccenda del Natale, per quanto ci stia, mi ha fatto troppo strano. Per carità, la coerenza col racconto c'è e tutto quanto, però boh, sono purtroppo troppo razionale e mi aspettavo qualcosa di più terreno. Non mi pare di aver notato altri indizi su "aria natalizia" salvo il "2 dicembre" e simile nel resto del testo: chissà se l'aggiunta di qualcosa avrebbe alleviato la mia sensazione sul finale.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#4 » martedì 27 dicembre 2022, 18:13

Giovanni Attanasio ha scritto:La voce narrante ci sta, mi pare che renda giustizia al genere di storia di cui hai scritto e mi pare di notare che la distanza e gli altri parametri sono ben gestiti, c'è in generale una buona tensione narrativa; c'è qualche occasione in cui si scivola nel "vicino", mi pare di aver percepito qualche pensiero nel testo e indiretto libero, che tutto sommato ci può stare ma per me— opinione molto personale— stona un po' col tono autoriale del resto del racconto: qui si tratta di scelte, non è vietato variare parametri del narratore nel testo né miscelarli. Avrei pure aggiunto, in testa, il capitolo con nome "Roberto" come è stato fatto per la seconda e terza parte e via dicendo, così da dichiarare sin dal principio questo "aspetto" del testo; la voce relativa ai vari pov è ben rispettata, salvo poche sviste. Ci sono piccolezze, typo e robette da editing, ma niente di grave. Non ti nascondo che la faccenda del Natale, per quanto ci stia, mi ha fatto troppo strano. Per carità, la coerenza col racconto c'è e tutto quanto, però boh, sono purtroppo troppo razionale e mi aspettavo qualcosa di più terreno. Non mi pare di aver notato altri indizi su "aria natalizia" salvo il "2 dicembre" e simile nel resto del testo: chissà se l'aggiunta di qualcosa avrebbe alleviato la mia sensazione sul finale.


Ciao Giovanni! Ti ringrazio molto. Non ho alcuna esperienza di beta lettura. Quando dici che si scivola nel vicino intendi dire che si percepiscono i miei pensieri? Capisco che rileggere di nuovo sarebbe una scocciatura, però se ti andrebbe di dirmi dove l'hai percepito mi faresti un favore enorme! Senza impegno ovviamente, quando hai tempo e se ti va. Grazie mille ancora :)

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Giovanni Attanasio
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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#5 » martedì 27 dicembre 2022, 19:00

AjejeBrazorf83 ha scritto:Ciao Giovanni! Ti ringrazio molto. Non ho alcuna esperienza di beta lettura. Quando dici che si scivola nel vicino intendi dire che si percepiscono i miei pensieri? Capisco che rileggere di nuovo sarebbe una scocciatura, però se ti andrebbe di dirmi dove l'hai percepito mi faresti un favore enorme! Senza impegno ovviamente, quando hai tempo e se ti va. Grazie mille ancora :)


Ciao. Sì, chiarisco un attimo: intendo dire che il testo in generale, se non ho inteso male, mi sembra stare su una voce distante, dove ho percepito un narratore/autore che gestisce il tutto. Questo non preclude la possibilità di dare un attimo "voce" ai personaggi magari esprimendo le loro paure o presunte tali, dunque avvicinandosi un attimo, in quel senso, a loro come personaggi e facendo sì che il narratore/autore si metta un attimo da parte per farli parlare o ragionare nel testo.

"Roberto si ritrasse, incollandosi allo schienale della sedia. Prendendo quasi le distanze da quello che Fabio gli avrebbe risposto, anche se ormai aveva capito, una parte di lui si aggrappò alla speranza che Elisa non c’entrasse nulla; non mia figlia, dio ti prego, fa che Elisa non c’entri con questa storia."

La parte sottolineata mi ha un po' fatto strano perché, se non erro, è l'unico pensiero riportato abbastanza direttamente e cozza un po' col resto dello stile; inoltre riportarlo senza virgolette è una cosa che io vedo più da narratore immerso, più calato o presente nella storia. Magari virgolettarlo riduce l'impatto, ma anche in quel caso sarebbe un "evento" unico nel testo. Le altre parti che avevo notato non sono poi così gravi, e lì si tratta, come ti dicevo, di tue preferenze. Non ho la più pallida idea di come vengano percepite variazioni di narratore— e suoi parametri— al giorno d'oggi, ma posso azzardare che, viste le influenze di corsi e manuali vari, sia preferibile tenere un narratore più o meno stabile(in mancanza di termine migliore). Se tu però gradisci tenere una voce distante ma avvicinarti di tanto in tanto per entrare più su un personaggio, puoi farlo, dichiarandolo il prima possibile nel testo così che il pubblico possa dire "ah vabbè, allora i pensieri dei pg li esprime così" e via discorrendo. Queste sono tutte riflessioni extra, abbastanza personali e di preferenze mie, però magari c'è qualcosa di utile su cui puoi ragionare.

Ah, il bonus c'è, secondo me; ho dimenticato di dirlo nel commento prima.

Buona sfida.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

Davide Rossi
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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#6 » venerdì 30 dicembre 2022, 20:37

Ciao Denis,

a parte i rilievi già fatti, dal mio punto di vista per attrarre il lettore alla lettura e alla sua continuazione sarebbe stato utile un preludio. Un evento iniziale che potesse fare da traghettatore all'interno della vicenda per incuriosire i lettori e tenerli incollati al testo fino alla risoluzione della vicenda.
I bonus ok

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Shanghai Kid
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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#7 » domenica 1 gennaio 2023, 14:31

Ciao Denis,
e piacere di averti letto.
Il tuo racconto ha un incipit che mi ha catturato, anche se non originalissimo, perchè ha il pregio di calarti subito in un’atmosfera mimetica con il sentire - almeno parziale - dei personaggi. (“Il mattino di venerdì 2 dicembre aveva lo stesso colore del suo umore. Nuvole grigie cariche di pioggia avevano segregato un sole che non trovava alcun spiraglio.”)
Ti segnalo una serie di “errori” o sbavature che ho trovato, riportandoti degli esempi.
Ho trovato diverse ripetizioni che, ahimè, appesantivano il testo:

“Al centro c’era un documento, il rapporto della nottata. I pensieri che si agitavano nella mente di Roberto gli impedirono di aprire quel documento.” (qui sarebbe bastato usare un pronome “di aprirlo”).


“Ad ogni modo c’era anche una piccola cornice sull’angolo della scrivania, mostrava un fotogramma di una vacanza nel Salento: era in acqua con sua figlia, le stava morsicando un orecchio e sua figlia stava ridendo come una pazza. Sua moglie di lato, sembrava essere la sorella maggiore di sua figlia, per quanto si somigliavano.” (qui hai messo tre volte “sua figlia”, io avrei fatto così: “e lei stava ridendo…”. “Accanto a lei, sua moglie sembrava essere la sorella maggiore, per quanto si somigliavano”.

“se ne andasse per andare a controllare al secondo piano”.

Qualche errore di punteggiatura, ortografia o sintassi, che potrebbero essere tranquillamente sviste.
“Il problema è che era seduto, sul motorino del cugino quella sera e suo cugino stava guidando, lui era senza casco, così come la maggior parte dei suoi amici che avevano chiesto uno strappo a chi era munito di scooter.” (qui non va la virgola dopo seduto)

“Quando la sirena della pattuglia irruppe fra le loro risate, il cugino Mirko, ebbe la prontezza di girare e imboccare una via alla loro destra, dare di gas e tentare la fuga.” (qui non va la virgola tra Mirko ed ebbe)


“Quando entrò in ufficio, Fabio Bombana, il suo appuntato e Antonio Ravati, carabiniere semplice, un ragazzo che non poteva superare i vent’anni; aveva iniziato a prestare servizio da meno di un mese. Erano rispettivamente alle loro scrivanie.” (qui ti è scappato un punto prima di erano)

“I due carabinieri stavano discutendo con entrambi un sorriso stampato sul volto”.
(qui hai invertito sostantivo e preposizione: “i due carabinieri stavano discutendo entrambi con un sorriso stampato sul volto”).

“Ci pensò Roberto ha mutare drasticamente l’aria serena che aleggiava nella stanza”
(ti è scappata un’ h)


“fu come se si svestì dagli abiti da carabiniere,” (fu come se si svestisse)

“Roberto le promesse le manteneva sempre, specialmente a sua moglie”. (specialmente quelle fatte a sua moglie)

In alcuni passaggi sei stato un po’ didascalico o hai messo particolari che non sono rilevanti al fine della narrazione e quindi appesantiscono il testo:

“si sedette alla sua scrivania su una sedia in pelle nera, dallo schienale alto, con tanto di quattro piccole rotelle alla base.” (servono questi particolari?)

“«Sentite...» si grattò la testa in un evidente segno di tensione,” (fai capire che c’è tensione, non spiegarlo!)

“una chiazza dalla forma indefinita si era formata al centro della camicia blu. Lo stress si era materializzato sotto forma di sudore.” (si capisce che si tratta di stress, non dirlo).

Ora però passiamo alla ciccia. Innanzitutto spero di non averti infastidito con i miei commenti al testo, è deformazione professionale e sono questioni talmente piccole che sono sicuramente migliorabili e più afferenti forse alla parte di editing.
Il racconto mi piace, mi piace come l’hai suddiviso e crea una bella aspettativa.
Avrei disseminato qualche indizio prima e approfondito sul finale.
Inoltre, come nel caso di Giovanni, anche nel tuo avrei provato a usare anche gli altri due bonus.
Secondo me poteva uscire una figata.
Comunque una buona prova.
A rileggerti presto,
Elisa

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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#8 » domenica 1 gennaio 2023, 17:39

Ora però passiamo alla ciccia. Innanzitutto spero di non averti infastidito con i miei commenti al testo, è deformazione professionale e sono questioni talmente piccole che sono sicuramente migliorabili e più afferenti forse alla parte di editing.
Il racconto mi piace, mi piace come l’hai suddiviso e crea una bella aspettativa.
Avrei disseminato qualche indizio prima e approfondito sul finale.
Inoltre, come nel caso di Giovanni, anche nel tuo avrei provato a usare anche gli altri due bonus.
Secondo me poteva uscire una figata.
Comunque una buona prova.
A rileggerti presto,
Elisa

Ciao Elisa! Assolutamente no, non mi hai infastidito e anzi, ti ringrazio tantissimo per aver speso del tempo a correggere il mio racconto.
Se possibile vorrei aprire un dibattito che coinvolga chiunque abbia voglia di dire la sua, sul discorso delle parti inutili :D.
Ho un'amica, con la quale ci prendiamo a testate in continuazione, laureata in lettere che legge qualsiasi cosa io scriva (grazie a dio) e bene o male, le critiche che muove sono le stesse che porti tu.
Soprattutto alle parti in eccesso ! E' qualcosa di assurdo, se dovessi ascoltarla, su quel tema, i miei racconti si ridurrebbero a poche descrizioni e brevi azioni. Ho il presentimento che anche tu sia del mestiere o che comunque venga da quel mondo accademico. Quindi ti o vi chiedo, queste benedette parti in eccesso, perchè danno così fastidio? A me sembra che impoveriscano il testo :-)

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Shanghai Kid
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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#9 » domenica 1 gennaio 2023, 18:04

Ciao Denis,
sono laureata in lettere anche io e insegno. Credo che il problema stia nel dare particolari che distolgono l'attenzione e non hanno nemmeno un'utilità stilistica. Ma non sono certa di aver ben compreso di cosa stiamo parlando ahahahaha

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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#10 » domenica 1 gennaio 2023, 18:19

Shanghai Kid ha scritto:Ciao Denis,
sono laureata in lettere anche io e insegno. Credo che il problema stia nel dare particolari che distolgono l'attenzione e non hanno nemmeno un'utilità stilistica. Ma non sono certa di aver ben compreso di cosa stiamo parlando ahahahaha


Ecco allora avevo avuto il giusto presentimento... Quindi mi preparo a prendere schiaffi, ma è un tema che mi sta molto a cuore :D

“si sedette alla sua scrivania su una sedia in pelle nera, dallo schienale alto, con tanto di quattro piccole rotelle alla base.” (servono questi particolari?)

Questo.
"Servono questi particolari" è la stessa frase che mi dice sempre un'amica. Lo capisco che potrebbe essere inutile. Anzi è inutile. Ma dall'altra parte a me sembra che possa dare più immersività al lettore. Questo è il genere di critica che mi viene mossa più spesso. Quella di perdermi :)... ma ripeto, a me sembra di attirare il lettore più dentro al mio mio mondo. Se Roberto si siede su una sedia, è generico. Se Roberto si siede su una sedia a rotelle in pelle nera allora non ci sono dubbi :D... ed è una cosa che non capisco, perchè preferire l'oggetto generico a quello dettagliato?

Mentre invece: «Sentite...» si grattò la testa in un evidente segno di tensione,” (questa è orrenda, me ne rendo conto)

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Shanghai Kid
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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#11 » lunedì 2 gennaio 2023, 9:57

Allora, ti do una risposta soggettiva, quindi intendila come preferisci. Secondo me, si aprono due questioni:
1. Troppi dettagli distolgono l'attenzione del lettore e questo può essere funzionale solo se questa scelta ha a che vedere con un'intenzione dell'autore (Flaubert che descrive nel dettaglio quello che si vede fuori dalla carrozza rende mimetica l'esperienza visiva e temporale del lettore e della protagonista);
2. Risulta un po' pesante la descrizione laddove l'azione potrebbe fornire comunque dei particolari. Mi spiego, se invece che dire che la sedia ha le rotelle scrivi che quando ci si siede scivola sul pavimento fa già un altro effetto di stai dicendo la stessa cosa.
Ti sto rispondendo un po' velocemente, ma dimmi se ti é chiaro

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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#12 » lunedì 2 gennaio 2023, 10:40

Shanghai Kid ha scritto:Allora, ti do una risposta soggettiva, quindi intendila come preferisci. Secondo me, si aprono due questioni:
1. Troppi dettagli distolgono l'attenzione del lettore e questo può essere funzionale solo se questa scelta ha a che vedere con un'intenzione dell'autore (Flaubert che descrive nel dettaglio quello che si vede fuori dalla carrozza rende mimetica l'esperienza visiva e temporale del lettore e della protagonista);
2. Risulta un po' pesante la descrizione laddove l'azione potrebbe fornire comunque dei particolari. Mi spiego, se invece che dire che la sedia ha le rotelle scrivi che quando ci si siede scivola sul pavimento fa già un altro effetto di stai dicendo la stessa cosa.
Ti sto rispondendo un po' velocemente, ma dimmi se ti é chiaro


Chiarissimo! L'esempio che porti di Flaubert non lascia scampo... Solitamente mi viene risposto che le cose stanno così e di non rompere :). Ora è tutto molto più chiaro. Ti ringrazio tantissimo :)

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Shanghai Kid
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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#13 » lunedì 2 gennaio 2023, 16:24

Mi fa piacere, per qualsiasi altro confronto ci sono volentieri :)
Buona sfida.
P.S. Penso fosse chiaro ma lo specifico, per me il bonus c'è ;)

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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#14 » martedì 3 gennaio 2023, 1:06

Ciao Denis, benvenuto su Minuti Contati (sì, molto in ritardo ma io sono ritardatario cronico).

Molto carino l'inizio dove hai usato la pasticceria siciliana per descriverci qualcosa del personaggio, della relazione con la moglie, dell'ambiente in cui si svolge la prima scena. Fa proprio quello che deve.
Come già segnalato (arrivo tardi, come al solito) avrei messo qualche dettaglio in più a caratterizzare il periodo, magari di mattina presto faceva freddino o il pasticciere aveva fatto comparire i primi addobbi.

Poi, secondo me, passa troppo tempo tra l'introduzione del personaggio di Federico e il momento in cui noi scopriamo che è il ragazzo della figlia, praticamente un quarto dell'intero racconto. Visto che è non è fondamentale tenere questa informazione nascosta ai fini della trama, direi che sarebbe opportuno dirlo subito. Innanzitutto ci troveremmo più in sintonia con Roberto (che chiaramente sa già chi è il ragazzo) e poi si potrebbe creare un diverso tipo di curiosità (invece di "chi è Federico?" diventerebbe "è successo qualcosa alla figlia?"), secondo me anche più interessante.

Comunque una lettura piacevole e bonus ovviamente preso.

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Rick Faith
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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#15 » martedì 3 gennaio 2023, 1:25

AjejeBrazorf83 ha scritto:Se possibile vorrei aprire un dibattito che coinvolga chiunque abbia voglia di dire la sua, sul discorso delle parti inutili :D.
Ho un'amica, con la quale ci prendiamo a testate in continuazione, laureata in lettere che legge qualsiasi cosa io scriva (grazie a dio) e bene o male, le critiche che muove sono le stesse che porti tu.
Soprattutto alle parti in eccesso ! E' qualcosa di assurdo, se dovessi ascoltarla, su quel tema, i miei racconti si ridurrebbero a poche descrizioni e brevi azioni. Ho il presentimento che anche tu sia del mestiere o che comunque venga da quel mondo accademico. Quindi ti o vi chiedo, queste benedette parti in eccesso, perchè danno così fastidio? A me sembra che impoveriscano il testo :-)


Per quanto riguarda il discorso sui "dettagli inutili" (o meglio, poco interesanti) mi sento di concordare pienamente con Elisa (mi permetto di intromettermi visto che l'hai chiesto).
Credo che la differenza stia nel valore che si può apportare alla scena. Una poltrona da ufficio in un ufficio non sembra così interessante da meritare ben tre dettagli, no?

È ovvio che in un ambiente non possiamo fare l'elenco dettagliato di tutto, quindi che si fa? Come scegliamo? La cosa più indicata secondo me sarebbe quella di descrivere quello che per il protagonista in quel momento è importante, perché se è importante per lui allora molto probabilmente serve alla storia, alla caratterizzazione o allo sviluppo.
Per esempio quando Roberto è alla scrivania, con il ragazzo di sua figlia che aspetta fuori, cosa occupa la sua mente?
Nell'ufficio potresti mostrarci quello che vuoi, metterti a descrivere l'attaccapanni, il neon alla parete, il calendario dell'Arma, la foto del Presidente della Repubblica, qualunque cosa. Ma aggiungono un valore in quel momento?
Probabilmente nel suo inconscio c'è già una preccupazione da genitore, anche se non vuole pensarci. E infatti secondo me il dettaglio migliore non è la poltrona, ma la foto della sua famiglia, grazie alla quale lui ripensa al rapporto con la figlia.

Poi è chiaro che è molto più facile a dirsi che a farsi, ma spero comunque di aver contribuito alla discussione

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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#16 » martedì 3 gennaio 2023, 10:40

Ciao Rick!
e poi si potrebbe creare un diverso tipo di curiosità (invece di "chi è Federico?" diventerebbe "è successo qualcosa alla figlia?

Questo è molto interessante... non avevo pensato a questo tipo di possibilità, del porre al lettore il dubbio di cosa fosse accaduto alla figlia e per la tipologia di genitore che è Roberto ( geloso marcio, anche se forse non è così chiaro) ci starebbe molto bene. Grazie :)
Credo che la differenza stia nel valore che si può apportare alla scena. Una poltrona da ufficio in un ufficio non sembra così interessante da meritare ben tre dettagli, no?

Allora, fa come se ti avessi risposto con un flebile e sconsolato: mmma perchè? ( per via della prof. Elisa Belotti che è già stata chiarissima e potrebbe sentirmi e darmi dell'idiota :D )
Il fatto è che le descrizioni e le introspezioni a me piacciono un casino. Ho capito perfettamente cosa intendete e ha perfettamente senso che non rallenti o appesantisca la scena con descrizioni futili... ma continuo a non esserne molto convinto :D.
Avete visto il film sulla vita di Thomas Wolfe, con Jude Law e Nicole Kidman? Quando l'editor impone a Wolfe di tagliare il più possibile, Thomas inizia a fare delle scenate mai viste... E alla fine del film l'editor si interroga se il suo lavoro non serva più a rovinare il lavoro di uno scrittore che a renderlo migliore. Ora, io purtroppo sono uno scrittore in erba e a tempo libero, faccio l'elettricista e non ne so nulla di letteratura ma le scene dove Thomas Wolfe sclera col suo editor perchè non vuole che tocchi nulla le capisco benissimo :D
Tagliamo per rendere il testo più fluibile o perchè la maggior parte dei lettori sono pigri o hanno fretta di cambiare pagina?
Secondo me entrambe le cose :)

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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#17 » martedì 3 gennaio 2023, 11:31

AjejeBrazorf83 ha scritto:Allora, fa come se ti avessi risposto con un flebile e sconsolato: mmma perchè? ( per via della prof. Elisa Belotti che è già stata chiarissima e potrebbe sentirmi e darmi dell'idiota :D )
Il fatto è che le descrizioni e le introspezioni a me piacciono un casino. Ho capito perfettamente cosa intendete e ha perfettamente senso che non rallenti o appesantisca la scena con descrizioni futili... ma continuo a non esserne molto convinto :D.
Avete visto il film sulla vita di Thomas Wolfe, con Jude Law e Nicole Kidman? Quando l'editor impone a Wolfe di tagliare il più possibile, Thomas inizia a fare delle scenate mai viste... E alla fine del film l'editor si interroga se il suo lavoro non serva più a rovinare il lavoro di uno scrittore che a renderlo migliore. Ora, io purtroppo sono uno scrittore in erba e a tempo libero, faccio l'elettricista e non ne so nulla di letteratura ma le scene dove Thomas Wolfe sclera col suo editor perchè non vuole che tocchi nulla le capisco benissimo :D
Tagliamo per rendere il testo più fluibile o perchè la maggior parte dei lettori sono pigri o hanno fretta di cambiare pagina?
Secondo me entrambe le cose :)


Finché c'è il gusto non c'è niente di sbagliato, si tende a uniformare i lettori in un'unica creatura mitologica cercando di immaginarne le caratteristiche, ma dopotutto ogni sensibilità va bene.
Non credo che dovresti tagliare se non sei convinto, evidentemente in determinati passaggi vedi qualcosa che io non vedo.
Penso che valga comunque il senso generale del discorso, ovvero la "potenza" della scelta. Da scrittori quando mettiamo le dita sulla tastiera si aprono davanti a noi infinite possibilità per ogni singola scena e siamo noi ad avere l'ultima parola. Il mio personaggio entra in cucina, che effetto voglio dare? Cosa devo descrivere? Dieci scrittori prenderanno probabilmente dieci scelte diverse. È quello il bello.
Mettila così, nel grande mare di possibilità davanti a una scena, quali sono le tue migliori opzioni per ottenere le descrizioni e l'introspezione?
Diventa infine una questione di economia, non c'è spazio infinito e delle infinite possibilità solo una manciata arriverà sulla pagina. Per esempio, quante cose potresti dire sull'ufficio di Roberto? Secondo me più ci pensi e più te ne verrebbero in mente. E più ci pensi, ne sono sicuro, ne troverai alcune che ti piaceranno più di altre. :)

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Spartaco
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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#18 » sabato 7 gennaio 2023, 12:09

Ciao, storia natalizia molto interessante.
Dal punto di vista tecnico avrei da ridere su alcune strutture troppo scolastiche.
Un esempio pesato a caso:

Trenta minuti dopo Federico era davanti al Maresciallo Capo:Quando gli chiese se avesse qualcosa da dichiarare, Federico fu lesto a rispondere. «Volevamo solo divertirci Maresciallo. E ho insistito io con mio cugino, perché mi portasse...»

Non è scorretto ma impedisce al racconto di decollare e ci allontana dai protagonisti. Un bel discorso diretto, due righe e si corre oltre sentendosi più vicini a Federico.
In altri momenti ricami troppo mentre nella scrittura commerciale si tende a snellire fino all'osso. Scrivere è un'arte, tagliare è il vero mestiere dello scrittore.

Comunque il racconto è valido e a me è piaciuto parecchio.

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Re: Sinterklaas - Denis Saporetti

Messaggio#19 » sabato 7 gennaio 2023, 19:42

Ciao Spartaco! Grazie per avermi letto e corretto. Cercherò di restituire il racconto in base a tutti i vostri consigli :-).

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