To tell or not to tell.. this is the question

Il luogo per discutere dei differenti punti di vista e approcci. Interagite qui tenendo sempre a mente che ci possono essere divergenze e che proprio in esse ognuno di noi può trovare la ricchezza per migliorare.
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MatteoMantoani
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To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#1 » lunedì 23 ottobre 2023, 9:47

Cari amici.
Ebbene sì! Voglio fare casino XD
Qui su Minuti Contati ma anche altrove, il tema della "scrittura immersiva" è molto caldo.
Ha senso seguire le linee guida di questo tipo di scrittura, come promosso dai noti formatori online? Oppure si tratta solo di mere ipotesi o stratagemmi commerciali?
La mia posizione al riguardo è: qualunque metodo di scrittura si usa, l'unico obiettivo deve essere l'immediatezza del testo, la chiarezza del linguaggio, dando certamente peso anche all'eleganza della scrittura. Di certo il sogno di uno scrittore è quello di sviluppare una "voce" chiara che sia riconoscibile tra le altre, una specie di "quid" che renda il proprio modo di raccontare storie unico.
In questo senso, per me la scrittura immersiva ha certamente degli elementi utili che mi hanno aiutato a migliorare l'immediatezza del mio testo, e hanno persino dato origine a una specie di "radar" per identificare i testi più immediati da quelli meno immediati.

I principi cardine che tengo sempre in grande considerazione quando scrivo sono:
- Punto di vista e focalizzazione
- Ridurre al minimo le digressioni/spiegoni
- Ridurre al minimo gli avverbi in -ente, le similitudini, i verbi sensoriali

Da notare che io dico "ridurre al minimo", non eliminare totalmente come i manuali dicono.
Attenzione! Ho letto romanzi scritti in "puro mostrato" e sinceramente penso che portare al limite estremo queste tecniche cancelli la possibilità di dare "voce" alla propria scrittura e abbia persino l'effetto collaterale di rendere il testo meno comprensibile e immediato. Inoltre, se si va in libreria, gli unici romanzi che si trovano scritti in "puro mostrato" sono quelli della nota casa editrice che ne pubblicizza il valore attraverso i noti corsi online.
Insomma, per me, come nel buddismo, la "via di mezzo" è l'unico modo per raggiungere l'illuminazione: prendere ciò che c'è di buono da una tecnica, ma non limitarsi a quella ma dosarla con cognizione di causa a seconda del risultato che si vuole ottenere. In questo senso, mi trovo vicino al manuale di scrittura di Palahniuk: "Tieni presente che..."
La scrittura non è e non sarà mai una scienza esatta, sta a noi dargli una forma secondo le nostre esigenze e alle nostre inclinazioni, tenendo comunque sempre a mente che l'obiettivo è rendere il tutto appetibile e comprensibile da parte di chi legge.



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Signor_Darcy
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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#2 » lunedì 23 ottobre 2023, 12:44

MatteoMantoani ha scritto:Ho letto romanzi scritti in "puro mostrato" e sinceramente penso che portare al limite estremo queste tecniche cancelli la possibilità di dare "voce" alla propria scrittura e abbia persino l'effetto collaterale di rendere il testo meno comprensibile e immediato.

Quotone.
Penso che, almeno per quel poco che mi è capitato di leggere (estratti, sostanzialmente: estratti che non mi hanno convinto, giustappunto), il mostrato spinto nella sua ortodossia lo trovo quasi limitante.
Cerco con fatica di ritagliarmi una mia strada, come forse avrete notato (io di mio sono uno da periodi lunghissimi e spiegoni mal celati nel testo). La chiave immagino stia nell'equilibrio.

Condivisibili i tre punti, sebbene anche qui un'eccessiva ingabbiatura di un testo possa costringere a qualche "deviazione" necessaria ai fini della trama, tipo le azioni di personaggi non in prima persona, ma molto attivi e presenti a livello di narrazione.

Insomma: sento sempre forte la tentazione di pormi al di sopra delle parti e di infarcire il testo con quintali di puntualizzazioni, anche brevi, che vanno ad arricchire il quadro di quanto si racconta.

Dario17
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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#3 » lunedì 23 ottobre 2023, 13:22

Ok ,qui finisce a bottigliate. :D

Qui non solo si toccano i santi e i fanti, ma pure i portafogli visto che qua dentro MC c'erano, ci sono e ci saranno aspiranti scrittori professionisti che hanno sborsato qualche bel cifrazzo a 3 zeri per imparare questo tipo di scrittura.

Faccio la metaforona:
La tecnica della scrittura immersiva io la considero un bel machete affilato nella giungla dell'editoria mondiale.
È utile, quindi.
Imparare a menare fendenti col machete ti porta più lontano, facilita il passaggio tra liane e foglie, scava dei bei passaggi tra la vegetazione, si viaggia più spediti.
Tuttavia, a mio misero giudizio, andrebbe evitato di passare ore e ore a lucidarlo questo machete, a compiacersi del suo uso e del suo possesso, a mangiare e dormire col medesimo stretto in mano, a specchiarsi sulla bella lama di 30 cm, a dire che usare invece un'ascia, una spada, un coltellaccio da cucina, un lanciafiamme o una ruspa sia sbagliato a prescindere.
Rendiamoci conto che, tranne quel circuito di case editrici e di formatori, la scrittura immersiva non è che sia poi considerata e non è conditio sine qua non per arrivare a pubblicare o scrivere un bel libro/racconto.
E che persino discorsi e approcci scentifici neurologici a beneficio dell'immersiva si sono rivelati incompleti o manchevoli.

Qua su Minuti Contati, l'utilizzo assoluto di questa tecnica può portare a scivoloni niente male.
Perchè i caratteri e il tempo di riscrittura è limitatissimo. E quindi una castrazione delle informazioni in linea coi punti di vista interni e quindi limitati può confondere il lettore.
Su poche migliaia di caratteri, un bello spiegozzo per non spiazzare il lettore ci sta.
Ovvio che segare tutti gli avverbi in -mente in una gara dove hai solo 3000 caratteri, è una mossa vincente.
E poi siamo seri, in una vita semiincatenata a una macchina di distrazione spietata come lo smartphone, un bel riassuntello ci cala proprio. Ahimè.

Concludo dicendo che avere in tasca questo machete fa comodo, ma che vada considerato strumento alla pari di altri così da utilizzare con metodo tutto l'inventario a disposizione, accompagnando il lettore nella storia senza scossoni.
Ultima modifica di Dario17 il martedì 24 ottobre 2023, 14:53, modificato 1 volta in totale.

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Marco Travaglini
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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#4 » lunedì 23 ottobre 2023, 18:37

Dal basso della mia inesperienza sono sostanzialmente d'accordo. L'immersività è uno degli strumenti da mettere nella cassetta degli attrezzi dello scrittore (se mi permettete questa citazione della tanto bistrattata guida di King), ma non è LO strumento. Il fatto che lo studio di alcuni processi cognitivi abbia dimostrato che possa essere uno strumento più immediato non deve farci perdere di vista che stiamo parlando di arte e comunicazione, e così come la pittura non è stata soppiantata dalla fotografia, e il verismo per fortuna abbia fatto il suo tempo, noi dobbiamo riuscire a far compiere un viaggio ai nostri lettori, usando qualunque tecnica si dimostri efficace per quello che vogliamo trasmettere.
Sinceramente credo che i 3 punti individuati da Matteo abbiano importanze molto diverse, sono una sorta di scala logaritmica, inversa ovviamente (e vai con i -mente qui!).

Partiamo da quello più importante, la focalizzazione: per me è la cosa fondamentale e che spesso viene fraintesa con il semplice "devo mostrare i pensieri che ha in testa tizio e non posso mostrare quello che non sa o non può sentire", senza pensare che io se ho la focalizzazione di tizio, non do nemmeno importanza alle cose di cui a Tizio non frega nulla. Più di una volta mi è capitato di leggere critiche di poco mostrato in questo senso. Ad esempio un ubriaco che punta 3 bottiglie di alcool, a malapena consapevole della gente che scappa: il racconto mostrava il dettaglio delle bottiglie e dei pensieri del protagonista che voleva e riusciva a raggiungerle "mentre la gente intorno scappava". Per me è corretto e sarebbe stato sbagliato mostrare i dettagli della gente che scappava, a meno che qualcuno fosse andato a sbattere col protagonista.

Gli spiegoni o lunghe digressioni. Beh qui dipende. In un racconto breve alla Minuti Contati li eviterei come la morte, in un'opera attuale senza particolari elementi fantastici non ne vedo grande necessità (ma non ditelo ai registi italiani), in un'opera fantastica già la cosa comincia a diventare complicata. È sempre meglio mascherarla in qualche modo, con un ricordo o qualcosa, ma in che modo un lettore può iniziare a capirci qualcosa in un mondo completamente nuovo se non gli diamo le informazioni di cui necessita? Mica possiamo sempre inventarci lo straniero che visita un mondo sconosciuto. E infatti gli autori ci hanno provato in tutti i modi a infilare informazioni fuori alla sospensione di incredulità, come ad esempio i passi di enciclopedia all'inizio di ogni capitolo di Fondazione, o le profezie di Dune per citarne due non proprio a caso. Intendo dire che ogni tanto sospendere l'immersività per un momento, può aiutare ad immergersi ancora di più nel proseguimento della lettura.

Per ultimissimo tutte quelle regolette che dovrebbero migliorare il nostro stile, sono cose che secondo me non incidono sulla famosa "voce" di uno scrittore e comunque, che ce le mettiamo o meno, verranno tagliate in fase di editing.

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MatteoMantoani
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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#5 » lunedì 23 ottobre 2023, 19:05

Marco Travaglini ha scritto:Il fatto che lo studio di alcuni processi cognitivi abbia dimostrato che possa essere uno strumento più immediato non deve farci perdere di vista che stiamo parlando di arte e comunicazione.

Non è la prima volta che qualcuno porta la scrittura immersiva come strumento "dimostrato dalle neuroscienze" come più immediato per raccontare una storia.
Inviterei tutti a fare un passo indietro.
Se la fonte che afferma questa cosa è il noto formatore che conosciamo tutti, di cui io stesso ho visto il video promozionale introduttivo in cui legge e commenta un articolo (anche piuttosto datato) di neuroscienze in cui viene studiato quali parti del cervello si accendono quando si legge un testo, allora occhio!
Quel formatore dice lui stesso di aver "reinterpretato" l'articolo, o comunque di averlo semplificato per esporlo a tutti.
Attenzione! Quando si tratta di scienza, è veramente difficile prendere un articolo per gli addetti ai lavori e leggerlo capendo quale messaggio vuole dimostrare.. a meno che tu appunto non sia un addetto ai lavori!
Non facciamo l'errore dei giornalisti del tempo del covid, in cui articoli scientifici e dati statistici venivano interpretati da gente senza nessuna preparazione scientifica, con autentici scivoloni e interpretazioni errate fatte apposta per vendere un giornale..
Lasciamo la scienza agli scienziati, o perlomeno lasciamo che un articolo specializzato di neuroscienze ci venga spiegato da qualcuno che ha veramente una formazione in merito.. altrimenti chiunque può portare dati scientifici a sostegno di qualunque tesi, unicamente con lo scopo di vendere qualcosa

PuntiDiDomanda
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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#6 » lunedì 23 ottobre 2023, 23:07

Al momento scrivo solo per ringraziare Matteo, ogni volta che comunichiamo in qualche modo al di fuori dei racconti mi dà involontariamente un consiglio di lettura (il manuale di Palahniuk, in questo caso). Magari più avanti entrerò a gamba tesa nella discussione, ma spero di no perché prendono una marea di tempo 'ste cose. Ahahah

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MatteoMantoani
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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#7 » martedì 24 ottobre 2023, 9:07

PuntiDiDomanda ha scritto:Al momento scrivo solo per ringraziare Matteo, ogni volta che comunichiamo in qualche modo al di fuori dei racconti mi dà involontariamente un consiglio di lettura (il manuale di Palahniuk, in questo caso). Magari più avanti entrerò a gamba tesa nella discussione, ma spero di no perché prendono una marea di tempo 'ste cose. Ahahah

Grande! È un manuale che ho letto volentieri, certamente più utile di quello di King, ma comunque farcito di tanta autobiografia di cui mi interessava poco.
Se hai qualcosa da dire, dilla e fai casino. Siamo qui per questo

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Fagiolo17
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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#8 » martedì 24 ottobre 2023, 13:37

Io trovo che la scrittura immersiva nel 2023 sia molto più performante di un narratore onnisciente (ad esempio). non in ogni storia e non per ogni target, ma in linea di massima la trovo migliore.
con scrittura immersiva non intendo show don't tell a go go. intendo una scrittura attenta al punto di vista, che evita di balzare da una testa all'altra e mixare pensieri senza soluzioni di continuità e attenta al "qui e ora".
poi se c'è bisogno di spiegare qualcosa posso comodamente metterlo in scena, senza bisogno di una voce fuori campo che mi sbrodola dettagli tecnici senza motivo, o dialoghi alla "as you know, bob" che sanno di artificioso e posticcio.
tutto questo per rendere la narrazione quanto più possibile scorrevole.
poi è uno strumento, siamo pieni di strumenti e dovremmo essere consci di quando usarne uno rispetto a un altro.
a me i libri pubblicati usando questa tecnica piacciono, non sono i miei preferiti in assoluto, ma credo che quello dipenda anche dalla trama e non solo dallo stile.
Chiaro che queste tecniche usate in maniera pedissequa a volte stonano.
Quando si cerca di imparare una tecnica si tende a esagerare nello sfruttarla. tutti quelli che si sono approcciati allo show hanno iniziato scrivendo una sequela di azioni stile elenco puntato (almeno tutti quelli che ho letto io). poi si sono addolciti, hanno imparato a dare più ritmo alle frasi, ad alternare frasi lunghe a frasi più corte. magari concitate quando si tratta di azioni violente e veloci.
Una cosa che secondo me non paga (sia in un racconto che in un romanzo) è passare di netto e all'improvviso da una tecnica all'altra. Se sto scrivendo dal pdv di un personaggio e poi all'improvviso passo all'onnisciente o finisco nella testa del suo interlocutore creo uno scossone che non può che ledere la fruizione del testo.
come quando ci si trova davanti a una frase lunga, artificiosa, barocca, ritorta, piena di subordinate e via dicendo, che ci tocca leggere 3 volte per capirla. rovina il ritmo e il godimento.

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Emiliano Maramonte
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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#9 » martedì 24 ottobre 2023, 16:19

Innanzitutto un caro saluto a tutte/i. E che bello trovare questo spazio libero per un ulteriore momento di confronto! E' come quando i wrestler se le danno di santa ragione sul ring, ma poi all'esterno si bevono insieme un drink chiacchierando amichevolmente degli incontri e delle tecniche usate.
Sono particolarmente contento che Matteo abbia dato avvio a questa discussione che era nell'aria da tanto tempo, ma veniva affrontata in modo frammentario nei commenti ai racconti.
Dico umilmente la mia.
Da quando ho scoperto le teorie dei cosiddetti "formatori" in narratologia e scrittura creativa, il mio modo di scrivere è cambiato, e non poco. Pongo più attenzione alla focalizzazione, allo scorrere della sequenza di una scena e, in definitiva, alla costruzione del personaggio. Trovo che la scrittura trasparente sia utilissima soprattutto per un punto: il lettore è stimolato tantissimo a scoprire tutti i puntini per poi collegarli e scoprire il disegno generale. Ciò ha aumentato il divertimento che provo nella scrittura. Quindi, non fa male a chi si cimenti ogni giorno con la scrittura leggere qualche manuale specifico o ascoltare tutorial dei "guru" di questo orientamento.
MA...
C'è sempre un grande MA (come in ogni cosa).
Il troppo stroppia o portare alle estreme conseguenze una dottrina è dannoso.
Qualche tempo fa ho seguito una diretta/seminario di Franco Forte, personaggio editoriale che non ha bisogno di presentazioni. Uno degli utenti della diretta gli fece proprio una domanda sulla scrittura immersiva. Lui rispose più o meno così: "Voi potete scrivere come volete, nessuno vi punta una pistola alla testa dicendovi come dovete farlo, tuttavia se guardate come si muove il mercato librario, vi accorgerete che quasi tutti i libri oggi in commercio abbracciano questo tipo di tecnica. Quindi sarebbe meglio che scriveste così, se aspirate a essere letti ed essere presi in considerazione dalle case editrici."
Morale della favola: l'arte è arte, ha delle regole che l'artista deve conoscere, ma poi ognuno fa come crede e con i modi espressivi che ritiene più opportuni. E' fondamentale studiare e conoscere, se possibile, tutte le tecniche narrative, magari anche applicarle, ma poi l'autore ha un potere autoriale totale sulla propria creazione, può anche decidere, se è ha il talento sufficiente, di stravolgere tutti i canoni!!
Quello che ho sin qui espresso si riverbera anche sulle modalità con cui valuto i racconti a MC: se un racconto mi ha lasciato qualcosa, ha fatto vibrare qualcosa dentro di me, non importa con quale tecnica è scritto, sicuramente ha colpito nel segno!
Per concludere, vi porto un esempio direi quasi epocale. L'anno scorso ho letto un romanzo che mi ha scavato nell'anima un solco profondo. Si tratta di "Stoner" di John Edward Williams. Posto che è stato scritto in un periodo in cui la narrativa immersiva non era ancora in auge come oggi, tuttavia è scritto interamente col famigerato "tell", eppure è gestito con tale maestria che si legge come un thriller e ti cattura fin nel profondo.

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MatteoMantoani
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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#10 » martedì 24 ottobre 2023, 16:52

Emiliano Maramonte ha scritto:Innanzitutto un caro saluto a tutte/i. E che bello trovare questo spazio libero per un ulteriore momento di confronto! E' come quando i wrestler se le danno di santa ragione sul ring, ma poi all'esterno si bevono insieme un drink chiacchierando amichevolmente degli incontri e delle tecniche usate.
Sono particolarmente contento che Matteo abbia dato avvio a questa discussione che era nell'aria da tanto tempo, ma veniva affrontata in modo frammentario nei commenti ai racconti.
Dico umilmente la mia.
Da quando ho scoperto le teorie dei cosiddetti "formatori" in narratologia e scrittura creativa, il mio modo di scrivere è cambiato, e non poco. Pongo più attenzione alla focalizzazione, allo scorrere della sequenza di una scena e, in definitiva, alla costruzione del personaggio. Trovo che la scrittura trasparente sia utilissima soprattutto per un punto: il lettore è stimolato tantissimo a scoprire tutti i puntini per poi collegarli e scoprire il disegno generale. Ciò ha aumentato il divertimento che provo nella scrittura. Quindi, non fa male a chi si cimenti ogni giorno con la scrittura leggere qualche manuale specifico o ascoltare tutorial dei "guru" di questo orientamento.
MA...
C'è sempre un grande MA (come in ogni cosa).
Il troppo stroppia o portare alle estreme conseguenze una dottrina è dannoso.
Qualche tempo fa ho seguito una diretta/seminario di Franco Forte, personaggio editoriale che non ha bisogno di presentazioni. Uno degli utenti della diretta gli fece proprio una domanda sulla scrittura immersiva. Lui rispose più o meno così: "Voi potete scrivere come volete, nessuno vi punta una pistola alla testa dicendovi come dovete farlo, tuttavia se guardate come si muove il mercato librario, vi accorgerete che quasi tutti i libri oggi in commercio abbracciano questo tipo di tecnica. Quindi sarebbe meglio che scriveste così, se aspirate a essere letti ed essere presi in considerazione dalle case editrici."
Morale della favola: l'arte è arte, ha delle regole che l'artista deve conoscere, ma poi ognuno fa come crede e con i modi espressivi che ritiene più opportuni. E' fondamentale studiare e conoscere, se possibile, tutte le tecniche narrative, magari anche applicarle, ma poi l'autore ha un potere autoriale totale sulla propria creazione, può anche decidere, se è ha il talento sufficiente, di stravolgere tutti i canoni!!
Quello che ho sin qui espresso si riverbera anche sulle modalità con cui valuto i racconti a MC: se un racconto mi ha lasciato qualcosa, ha fatto vibrare qualcosa dentro di me, non importa con quale tecnica è scritto, sicuramente ha colpito nel segno!
Per concludere, vi porto un esempio direi quasi epocale. L'anno scorso ho letto un romanzo che mi ha scavato nell'anima un solco profondo. Si tratta di "Stoner" di John Edward Williams. Posto che è stato scritto in un periodo in cui la narrativa immersiva non era ancora in auge come oggi, tuttavia è scritto interamente col famigerato "tell", eppure è gestito con tale maestria che si legge come un thriller e ti cattura fin nel profondo.

Giustappunto, è stato proprio il buon Emiliano a consigliarmi di leggere Stoner. Insomma, questo romanzo salta fuori nelle nostre discussioni per la quarta volta.
Visto che discuterne mi sta a cuore, appena ho un momento provo ad aprire un thread dedicato

Dario17
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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#11 » martedì 24 ottobre 2023, 17:46

Emiliano Maramonte ha scritto:Qualche tempo fa ho seguito una diretta/seminario di Franco Forte, personaggio editoriale che non ha bisogno di presentazioni. Uno degli utenti della diretta gli fece proprio una domanda sulla scrittura immersiva. Lui rispose più o meno così: "Voi potete scrivere come volete, nessuno vi punta una pistola alla testa dicendovi come dovete farlo, tuttavia se guardate come si muove il mercato librario, vi accorgerete che quasi tutti i libri oggi in commercio abbracciano questo tipo di tecnica. Quindi sarebbe meglio che scriveste così, se aspirate a essere letti ed essere presi in considerazione dalle case editrici."


Lungi da me l'esser provocatorio, anche perchè le voci girano e non vorrei finire nella lista degli indesiderabili che ogni casa editrice ha salvato nel proprio server, ma nelle antologie Urania degli ultimi anni curate proprio da Forte l'immersività devi cercarla con la torcia elettrica. :D

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Emiliano Maramonte
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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#12 » martedì 24 ottobre 2023, 18:36

Be', anche in questo caso il discorso è relativo. E se avrai tempo e voglia di recuperare il racconto con cui ho vinto l'Urania Short l'anno scorso, ti accorgerai che al 90% è immersivo... ;-)
(Ma non lo diciamo troppo in giro...)

Dario17
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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#13 » martedì 24 ottobre 2023, 19:24

Emiliano Maramonte ha scritto:Be', anche in questo caso il discorso è relativo. E se avrai tempo e voglia di recuperare il racconto con cui ho vinto l'Urania Short l'anno scorso, ti accorgerai che al 90% è immersivo... ;-)
(Ma non lo diciamo troppo in giro...)


Il tuo l'ho letto e digerito appena uscito, ricordo bene che fosse di quella parrocchia.
Lo è pure il mio di quest'anno finito nelle menzioni speciali per quello che conta (cioè poco) ma il calcolo percentuale delle antologie non perdona. :D

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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#14 » giovedì 2 novembre 2023, 19:00

Eccomi.

L'immersività è uno strumento e va trattato come tale, mi sembra che qui siamo più o meno tutti d'accordo su questo. Ha fatto bene Emiliano a introdurre la questione del mercato e in questo Forte è assoluto maestro e se dice che in questo momento il committente vuole quello, è così. Va però aggiunto che non sempre è la domanda che definisce l'offerta, ma che spesso è l'offerta stessa a plasmare la domanda.

DETTO QUESTO

Vorrei affrontare l'argomento proprio partendo dall'esperienza che s'è fatta nell'Arena di MC. Qualche anno fa c'è stato un improvviso aumento di autori e autrici che sembravano porre al centro della valutazione di un testo proprio il suo essere immersivo o meno, al punto che il non esserlo implicava già un malus nella valutazione e questo, come ovvio, poteva generare malumori in chi magari aveva meno teoria, ma più pratica sulle spalle. Ho riflettuto parecchio, all'epoca, sull'intervenire o meno e alla fine mi sono limitato a monitorare perché era giusto così: qui la linea è di non censurare mai se non determinati comportamenti. Nel tempo, come avevo immaginato, questa spinta quasi esclusivista sull'immersione è diminuita e chi ne faceva uso ha imparato a considerarla come mezzo e non come fine. Del resto era anche normale che, proprio in quel momento e sotto il bombardamento dei vari formatori, cercassero di applicarlo il più possibile e lo vedessero quale quasi unico ed esclusivo mezzo (fine). Aggiungo una nota sui formatori: forniscono strumenti e non soluzioni e questi vanno testati sul campo e fatti propri e affinati attraverso il sudore dell'impegno. E questo sia che siano formatori online o rinomate scuole di scrittura... Alla fine a scrivere siamo noi, a dovere imparare a farlo mixandolo con le nostre sfaccettate personalità siamo noi, a scolpire il nostro quid nel raccontare la nostra storia siamo noi e potremo spendere qualunque cifra, ma nulla ci porterà a migliorare e diventare VERI E GENUINI E NOI STESSI più del nostro stesso operare in prima linea, riga dopo riga, dubbio dopo dubbio.

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Re: To tell or not to tell.. this is the question

Messaggio#15 » martedì 14 novembre 2023, 12:02

Che strano.
Sono colpito da questo scambio.
È la prima volta che mi capita di leggere un forum (o simile) in cui si parla di show dont' tell e derivati (immersiva, trasparente etc) e che non scade in un banale flame a colpi di machete contro ascia e mannaia.
:-)

La cosa che mi fa più ridere di tutte, non di quanto avete detto voi ovviamente (così metto un -ente anch'io) è che questo tipo di discussioni (sulle tecniche narrative) arriva ad Aristotele che già lui aveva dovuto riservare un capitolo intero per spiegare che si può scrivere come si vuole ma ci sono dei sistemi che rendono meglio alcuni elementi.
E lo show don't tell è una di queste tecniche, va conosciuta come tutte le altre, poi, quando la si conosce e padroneggia si può decidere come e quanto usarla.
La scrittura immersiva tanto cara a Marco (non vedo nulla di male a fare nomi) o scrittura trasparente come preferisce chiamarla Livio, sono due derivati dello show don't tell e anche quelli sono utilissimi strumenti, da conosce e padroneggiare. Niente di più.
Però siamo scrittori e adoriamo fare le guerre di posizione, cosa c'è di meglio per procrastinare che un bello scontro da settoridicimila messaggi. ;-)
Lacerei invece da parte tutti i discorsi sulla neurologia che è una scienza troppo giovane per poter dare delle indicazioni assolute. Anche se ammetto che mi piace molto scoprire come la ricerca scientifica spesso conferma quanto noi già sappiamo e usiamo quotidianamente.

Quello che ritengo fondamentale è quanto già detto sopra: Conoscere le tecniche e usarne quanto serve per far giungere il proprio messaggio al lettore.
Tutto il resto è ridondante... e va segato via in fase di editing.

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