Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 19 febbraio con un tema di Diego Lama e cinquemila caratteri a disposizione!
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Maurizio Chierchia
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Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#1 » martedì 20 febbraio 2024, 0:41

“Era un bravo ragazzo – Nessuno se lo aspettava”
Le testate giornalistiche non parlavano d’altro. Del male inaspettato. Quello che scaturiva da una scintilla lucifera. Che condizionava la mente di un giovane ragazzo a tal punto da costringerlo ad atti fuori dalla sua natura. Per i religiosi si trattava del demone in corpo. Tra gli atei spadroneggiava l’accusa di pazzia. Noi psicologi non avevamo ancora dato un nome a quella patologia, così comune e così ridondante nel tempo da obbligarci a pensare che forse un nome non glielo daremo mai.

«Oggi le menti sono manovrate dai social, dagli influencer. La televisione ancora potrà funzionare, diciamo per un decennio? E poi cosa resta? Solo l’informazione digitale che invade le nostre case, i nostri smartphone! Tutto ciò che esiste di noi, la nostra coscienza, sarà sostituito dal nostro io algoritmico.»
Il ragazzino si dimenava sulla poltrona dello studio. Era così agitato che non riusciva a stare seduto senza scomporsi. Accavallava le gambe, le scavallava, si sedeva all’indiana, si alzava in piedi, girava per la stanza e si sedeva di nuovo. Parlava spedito come un treno in corsa e i cigolii della poltrona parevano dargli il ritmo della discussione.
Elisabetta aveva avuto a che fare con adolescenti di tutti i tipi. Repressi, iperattivi, asperger, schizofrenici, bipolari. Negli ultimi vent’anni aveva analizzato, studiato e documentato centinaia di casi che definivano le caratteristiche di ogni individuo alla propensione per il male.
«Quindi tu sei convinto che un giorno non molto lontano non saremo altro che macchine? Mi pare un po’ triste come realtà, Gionata.»
«Non Gionata, Gionattack! Così mi chiamano. E poi non è proprio così che funziona, non è che ci trasformano in robot. Semplicemente si potrà spostare il nostro cervello dentro un computer e potremmo viaggiare per la rete all’infinito. Tutto ciò che condividiamo oggi nei nostri profili, le foto e i video che postiamo, tutto questo sarà il nostro aldilà!»
«Quindi è per questo che hai tutti questi profili social, Twitter, Instagram, Twich… solo perché ti stai costruendo il tuo aldilà, come un faraone?»
«Come chi?»
«Come un faraone. Gli antichi egizi credevano nell’immortalità, anche se nel loro caso si trattava di anima e non di coscienza ma credo che il principio sia lo stesso.»
«Che coglioni! Come potevano pensare di essere immortali se non avevano neanche la luce in casa.»
«Allora, da quello che mi stai facendo capire, il nostro futuro si basa esclusivamente sulla tecnologia. Dico bene?» Seduta di fronte a Gionata, Elisabetta riempiva di appunti il settantaquattresimo taccuino che sarebbe finito sulla sua libreria già stracolma di diari di lavoro. Nella luce calda dello studio gli occhi del suo giovane interlocutore saettavano da tutte le parti. Oscillavano al tempo delle sfere cinetiche sulla scrivania e schizzavano di colpo su una riproduzione del Giardino delle Delizie di Bosch. All’impatto con le minuziose raffigurazioni del quadro il suo sguardo non reggeva per più di venti secondi.
«Hai capito finalmente. Si, il nostro futuro è tecnologico. Solo i vecchi come voi non lo capiscono.»
«E spiegami, una volta che sei dentro la rete, che sei immortale, cosa succede? Voglio dire, come ti sentirai? Cosa proverai?»
«In che senso?»
«Mi domando se avrai fame, avrai sete, avrai freddo? Come funziona?»
La penna scorreva sulla carta giallastra del moleskine con fluida serenità. Il frusciare della sfera era accompagnato solo dal ticchettio dell’orologio appeso al muro e dal rimbalzo metallico della Culla di Newton. I cigolii sulla poltrona si erano fermati così come colui che li provocava. Gionata era immobilizzato, pensieroso, come se nessuno gli avesse mai posto quella semplicissima domanda. Per la prima volta dopo le loro dodici sedute pareva rallentato. Un bambino spaesato che ha fatto il passo più lungo della gamba.
«In realtà, non ci ho mai pensato. Credo che non sentirò più nulla, né fame né sete, né dolore, freddo o sonno.»
Più parlava più la voce si perdeva nell’eco della sua coscienza, quella che avrebbe voluto rendere immortale.
«E quindi sarà come se tu non esistessi. Non cambierà nulla.»
«Non avrò il paradiso che sognavo… loro non ci saranno… perché l’ho fatto?»
Come uscito da un torpore, da una nuvola di orgoglio tecnologico, Gionata scoppiò a piangere. Con la testa bassa si vergognava a incrociare lo sguardo di Elisabetta che dal canto suo non frenava la penna, nemmeno in quell’occasione.
«Perchè credevi che funzionasse così, che tenendoti le loro coscienze avresti potuto comandarle nell’aldilà.»
«Ci credevo davvero.»
«Lo so. Ora però puoi dirmi dove si trovano. Hai ancora tempo per fare del bene in questa vita.»

Le testate giornalistiche non parlavano d’altro e forse non avrebbero mai smesso di farlo. Dal canto mio sistemai il settantaquattresimo taccuino nella libreria. Per gli psicologi ancora non esisteva un nome, ma per la mia esperienza non si poteva chiamare in nessun altro modo che Normalità.


Maurizio Chierchia
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#2 » martedì 20 febbraio 2024, 0:47

Ciao Maurizio! Tutto ok con i parametri, buona DIEGO LAMA EDITION!

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Maurizio Chierchia
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#3 » martedì 20 febbraio 2024, 0:48

Grazie mille Antico!
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SalvatoreStefanelli
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#4 » martedì 20 febbraio 2024, 18:47

Ciao Maurizio. Una storia che mi è parsa subito interessante, volta al futuro partendo dai timori odierni. Scritta bene e con un buon ritmo. Quello che ho trovato un poco spiazzante è la rapida volta pagina del ragazzo, a mio modo di vedere troppo repentina, una sola frase lo manda in crisi profonda, tuttavia può anche starci. Quello che, secondo me, non si capisce bene è la parte che riguarda la conservazione delle coscienze per comandarle nella nuova forma vitae; non credo che basti la frase che riguarda il costruirsi l'aldilà come un faraone a spiegare quello che poi dici nel pre-finale e nemmeno la premessa dei ragazzini folli. Secondo me occorreva dello spazio in più per mostrarlo meglio. Comunque bravo.

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Blaubar
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#5 » mercoledì 21 febbraio 2024, 23:12

Ciao Maurizio, grazie per l'ottimo racconto. Ho trovato molto funzionante la progressione della storia e paurosamente realistica e attuale la figura del ragazzo. Straordinario il parallelismo con l'antico Egitto e il concetto di aldilà digitale, una pensata proprio originale che ti invidio molto!
Leggo che ti hanno già commentato che non si coglie bene il Male che questo ragazzino ha commesso, mentre è chiaro il pericolo che hai attribuito ai social che soo un aspetto ormai banale nella nostra vita. Davvero belle idee, con qualcosa da comunicare meglio.
Buona gara, alla prossima!

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Gennibo
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#6 » giovedì 22 febbraio 2024, 12:18

Ciao Maurizio, per me un racconto più che buono, ho apprezzato l'ambientazione fantascientifica, il disagio e la violenza del ragazzo che è una cosa diventata così comune da essere banale e il richiamo di quella che potrebbe essere un desiderio ancestrale che risale agli antichi egizi.
Unica cosa che non ho capito è come mai dire dove sono le vittime che immagino siano morte possa in qualche modo fare del bene.
Per me un racconto molto buono.
Buona edition e alla prossima

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Emiliano Maramonte
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#7 » venerdì 23 febbraio 2024, 0:12

Ciao Maurizio!
Un racconto molto particolare che va letto con una certa attenzione e con la voglia di meditare su alcune riflessioni.
La seduta da una psicologa (direi più una psichiatra forense) da parte di un ragazzino disturbato diventa l'occasione per filosofeggiare sulla vita, sul futuro e sulle schizofrenie del nostro presente. In questo il racconto è vincente e, a suo modo, agghiacciante. Molto bella l'atmosfera che crei; con il gusto per i dettagli che metti in campo, sembra di essere davvero nello studio di Elisabetta, di fianco a Gionata.
Forse posso rimproverarti un po' di "cerebralismo" in più di quello necessario, io avrei stretto di più il focus sui comportamenti distorti del ragazzino, magari rivelando alla fine alcuni suoi ricordi relativi alle vittime, ossia come le ha torturate o uccise o mutilate, e così via. Secondo me, in questo modo, avresti creato un perfetto equilibrio tra normalità e malvagità, in linea con il tema di questa Edizione.
Il finale, in prima lettura, appare fumoso, poi, a un esame più attento, si fa comprendere meglio anche se qualcosa sfugge: immagino che si parli di vittime, allora il ragazzino è un serial killer? Ha rapito qualche amico/amica? Non si capisce bene.
In ogni caso, sono combattuto su come collocare questo tuo racconto in classifica. Valuterò per bene dopo aver letto tutto il resto del girone.

Buona gara!
Emiliano.

P. S.: Nell'incipit, il verbo "spadroneggiava" mi sembra fuori contesto. Userei "spopolava".

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Maurizio Chierchia
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#8 » venerdì 23 febbraio 2024, 16:15

SalvatoreStefanelli ha scritto:Ciao Maurizio. Una storia che mi è parsa subito interessante, volta al futuro partendo dai timori odierni. Scritta bene e con un buon ritmo. Quello che ho trovato un poco spiazzante è la rapida volta pagina del ragazzo, a mio modo di vedere troppo repentina, una sola frase lo manda in crisi profonda, tuttavia può anche starci. Quello che, secondo me, non si capisce bene è la parte che riguarda la conservazione delle coscienze per comandarle nella nuova forma vitae; non credo che basti la frase che riguarda il costruirsi l'aldilà come un faraone a spiegare quello che poi dici nel pre-finale e nemmeno la premessa dei ragazzini folli. Secondo me occorreva dello spazio in più per mostrarlo meglio. Comunque bravo.

Ciao Salvatore.
Intanto grazie del commento. In realtà non volevo affatto spiegare la parte della conservazione delle coscienze. Il mio intento era far capire che il ragazzino è schiavo della tecnologia ma non ne afferra a pieno il concetto. Così come non coglie il parallelismo con gli egizi. In ogni caso apprezzo e capisco il tuo interesse per il discorso delle coscienze ma purtroppo volevo snocciolare altro con questo racconto.
Grazie ancora e a rileggerci presto!
Maurizio Chierchia
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Maurizio Chierchia
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#9 » venerdì 23 febbraio 2024, 16:19

Blaubar ha scritto:Ciao Maurizio, grazie per l'ottimo racconto. Ho trovato molto funzionante la progressione della storia e paurosamente realistica e attuale la figura del ragazzo. Straordinario il parallelismo con l'antico Egitto e il concetto di aldilà digitale, una pensata proprio originale che ti invidio molto!
Leggo che ti hanno già commentato che non si coglie bene il Male che questo ragazzino ha commesso, mentre è chiaro il pericolo che hai attribuito ai social che soo un aspetto ormai banale nella nostra vita. Davvero belle idee, con qualcosa da comunicare meglio.
Buona gara, alla prossima!

Ciao e grazie mille del commento. Sono felice che tu abbia colto il senso del racconto.
Grazie ancora e a rileggerci presto!
Maurizio Chierchia
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#10 » venerdì 23 febbraio 2024, 16:23

Gennibo ha scritto:Ciao Maurizio, per me un racconto più che buono, ho apprezzato l'ambientazione fantascientifica, il disagio e la violenza del ragazzo che è una cosa diventata così comune da essere banale e il richiamo di quella che potrebbe essere un desiderio ancestrale che risale agli antichi egizi.
Unica cosa che non ho capito è come mai dire dove sono le vittime che immagino siano morte possa in qualche modo fare del bene.
Per me un racconto molto buono.
Buona edition e alla prossima

Ciao Gennibo.
Grazie mille per aver apprezzato il racconto. Per quanto riguarda il discorso di far dichiarare al ragazzo dove sono le vittime, è perchè anche solo il far trovare i corpi è comunque meglio che farli marcire dove sono, senza la possibilità per la famiglia di fare un funerale come spesso purtroppo accade. E poi, in realtà se proprio devo dirla tutta, volevo lasciare il finale aperto. Del tipo: le vittime rapite sono morte? sono vive? cosa resta dei loro corpi? quante sono?
Per il resto comunque grazie ancora e a rileggerci presto!
Maurizio Chierchia
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Maurizio Chierchia
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#11 » venerdì 23 febbraio 2024, 16:32

Emiliano Maramonte ha scritto:Ciao Maurizio!
Un racconto molto particolare che va letto con una certa attenzione e con la voglia di meditare su alcune riflessioni.
La seduta da una psicologa (direi più una psichiatra forense) da parte di un ragazzino disturbato diventa l'occasione per filosofeggiare sulla vita, sul futuro e sulle schizofrenie del nostro presente. In questo il racconto è vincente e, a suo modo, agghiacciante. Molto bella l'atmosfera che crei; con il gusto per i dettagli che metti in campo, sembra di essere davvero nello studio di Elisabetta, di fianco a Gionata.
Forse posso rimproverarti un po' di "cerebralismo" in più di quello necessario, io avrei stretto di più il focus sui comportamenti distorti del ragazzino, magari rivelando alla fine alcuni suoi ricordi relativi alle vittime, ossia come le ha torturate o uccise o mutilate, e così via. Secondo me, in questo modo, avresti creato un perfetto equilibrio tra normalità e malvagità, in linea con il tema di questa Edizione.
Il finale, in prima lettura, appare fumoso, poi, a un esame più attento, si fa comprendere meglio anche se qualcosa sfugge: immagino che si parli di vittime, allora il ragazzino è un serial killer? Ha rapito qualche amico/amica? Non si capisce bene.
In ogni caso, sono combattuto su come collocare questo tuo racconto in classifica. Valuterò per bene dopo aver letto tutto il resto del girone.

Buona gara!
Emiliano.

P. S.: Nell'incipit, il verbo "spadroneggiava" mi sembra fuori contesto. Userei "spopolava".

Ciao Emiliano. Innanzitutto grazie per il commento come al solito illuminante e accurato.
Provo a partire con ordine.
Da quello che noto tramite il tuo e altri commenti, è che la storia del ragazzo e delle vittime sarebbe dovuta essere un pelo più centrale nella trama. Come ho detto, l'intento mio era un altro. Non ho voluto concentrarmi troppo sui dettagli da "killer" (passami il termine) ma ho preferito concentrarmi di più sull'atteggiamento del bambino in quel momento. Forse però, appunto leggendo i vari commenti, avrei dovuto aumentare il focus su ciò che alla fine avete richiesto in tanti. Evidentemente ho trascurato il punto più interessante e mi sono focalizzato su altro.
Per il finale, come già detto in risposte precedenti, avevo in mente di lasciarlo aperto apposta. Anche qui forse avrei dovuto osare di più ed essere più diretto e concreto.
Per quanto riguarda il termine "spadroneggiava", hai perfettamente ragione. È un obrobrio e avrei voluto cambiarlo ma alla fine me ne sono totalmente dimenticato.
Sono comunque felice che tu abbia apprezzato l'atmosfera e le descrizioni.
Grazie mille ancora e a rileggerci presto!
Maurizio Chierchia
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gcdaddabbo
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#12 » domenica 25 febbraio 2024, 13:16

Ciao, Maurizio! Piacere di rileggerti.
Hai costruito un racconto affascinante.
Osserviamo un ragazzino che ha commesso non sappiamo quali turpi delitti per un’idea di immortalità che gli sfugge all’improvviso nella stanza di uno “strizza cervelli”. Il protagonista vede le sue certezze sgretolarsi alla luce di semplici domande e si scopre un altro sconfitto nella sfida con un mondo che credeva di dominare dall’alto della sua tecnologia.
I personaggi sono ben delineati.
In fondo è l’eterno confronto tra il nuovo che avanza ed il passato consolidato. Lo stile è scorrevole nonostante la profondità del tema affrontato. Manca la partecipazione emotiva, ma non possiamo avere tutto. Un buon lavoro.
Buona Diego Lama Edition!

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Michael Dag
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#13 » martedì 27 febbraio 2024, 17:07

Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia,

Sviluppo molto interessante, una tematica quella del lavaggio del cervello da parte dei social che è terribilmente attuale.
L’idea della malattia mentale del ragazzino è molto, molto particolare e interessante e secondo me è utilizzabile per qualcosa di bun più corposo.
Perché sì, secondo me l’unico problema del tuo pezzo è proprio lo spazio che i 4k caratteri non ti hanno dato. La presa di coscienza del ragazzino avviene in una singola semplice frase (e ciò è bene) che però mi è parsa troppo casuale e buttata lì. Ci stava un po’ più di costruzione dietro da parte della dottoressa, magari.
Non ho ben capito cosa ha fatto sto tizio, ma hai fatto volutamente il misterioso, e non è importante per la trama.
Un buon racconto comunque, che ho letto volentieri!

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KatyBlacksmith
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#14 » mercoledì 28 febbraio 2024, 15:33

Ciao, Maurizio e ben ritrovato.
Il racconto è dettagliato e senza fatica mi ha portata nello studio della psicologa, ho visto il ragazzino e ho seguito bene la vicenda, mi ha condotta attraverso la storia senza scosse, a parte un po' di dubbi sul linguaggio del ragazzino, forse non troppo adeguato all'età (ma è una supposizione).
Ma alla fine del racconto mi ha lasciata con più domande di prima: che cosa ha fatto alle coscienze e di chi, di quanti? In che modo? I social sono quelli attuali, quindi non mi immagino una situazione futura, dunque non è chiaro che cosa avesse in mente né come lo abbia compiuto.
Poi storco un pochino il naso qui:
"giovane ragazzo" ho sempre avuto difficoltà a immaginare un vecchio ragazzo, quindi giovane non l'avrei messo. Al limite metti tredicenne, quattordicenne, WHATEVERenne.
Peccato per le questioni non risolte, ma per il resto la creazione della situazione e dei personaggi per me funziona.
Buona undicesima era!

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Andrea Furlan
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#15 » mercoledì 28 febbraio 2024, 23:34

Ciao Maurizio,
Innanzitutto complimenti, perché ti vedo crescere sempre di più a ogni tuo pezzo che leggo.
Il racconto mi è piaciuto come struttura, punto di vista, gestione dei dialoghi e dell'ambientazione, idea generale che ho trovato originale, aderenza al tema, contrasto fra i due personaggi. Molto bella l'agitazione del ragazzo contrapposta alla calma professionale della dottoressa rappresentata dal suo scrivere sul taccuino. Come hanno già osservato altri, bello anche l'accostamento fra le idee del ragazzo e le usanze degli egizi.
Concordo con l'appunto sulla chiusura un po' frettolosa ma che non mi ha ridotto il piacere della lettura e neanche l'efficacia del finale.
Pezzo meritevole di uno sviluppo più ampio. Bravo!

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BruceLagogrigio
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#16 » giovedì 29 febbraio 2024, 12:10

In prima persona. Tempo presente. Ambientazione Attuale. Studio Psichiatrico.

Ciao Maurizio, devo dire che quest’anno stai scrivendo davvero davvero bene.
Tutti i tuoi racconti sono molto belli. Anche questo è profondo e scritto con uno stile invidiabile. Unica critica è che forse un po’ “cervellotico” come dice il buon Emiliano e che lascia un po’ poco spazio all’emozione. Però potrebbe starci in quanto la psicologa (stile Susan Calvin di Asimov) analiticamente fredda.
Il tema mi sembra centrato.

Bruce.
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco

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IL GLADIATORE
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Re: Il settantaquattresimo taccuino, di Maurizio Chierchia

Messaggio#17 » lunedì 4 marzo 2024, 11:58

Ciao Maurizio,
un racconto molto interessante e scritto bene, con uno stile che stai migliorando di Edition in Edition. Ci sono degli spunti ti geniali e dei dettagli che si notano e danno un valore in più al racconto, come quello del Moleskine, in evidente contrasto con la tecnologia inoltrata dal ragazzo. Purtroppo anche a me, alla fine della lettura, sono rimaste un sacco di domande irrisolte, come quella del perché e del cosa... Ho trovato il finale troppo sbrigativo e la “redenzione” del ragazzino (giovane ragazzo non si legge senza storcere il naso) arriva in modo troppo improvviso e liquidata senza approfondimenti.
Questo penalizza un po’ la valutazione positiva del racconto che si ferma a un pollice tendente al positivo in modo brillante ma non solido.

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