L'ultima preda.

Appuntamento alle 21.00 di lunedì 16 settembre con un tema di Cristiano Saccoccia!
Giovanni P
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L'ultima preda.

Messaggio#1 » lunedì 16 settembre 2024, 23:34

I vestiti sono nuovi e avrò fatto almeno dieci docce, ma non c’è nulla da fare, l’odore c’è ancora e a questo punto ho paura che non se ne andrà mai. L’ultima doccia stanotte alle quattro, un litro di sapone buttato nel cesso. Quando mi sono asciugato e rimesso a dormire il fetore del sangue è tornato a riempirmi naso e gola, come in ogni istante da sei mesi.
Doveva essere l'ultima cazzo di incursione, gli ultimi nemici da stendere e poi basta si torna a casa. Basta stress, basta insonnia, basta freddo, fame e sete.
Davanti alla casupola mi sono fatto coraggio, altre tre teste e poi il mutuo è pagato. Poter tornare a casa senza i debiti che ti strozzano, poter vivere una vita tranquilla senza il bisogno di correre e divorarsi il fegato, libero di poter fare il lavoro che mi piace senza dover accettare compromessi.
Ero troppo felice davanti a quella casupola, e quando si è troppo felici con un mitra in mano si diventa euforici, e questo è male. Dopo aver scaricato la prima raffica verso porte e finestre mi sono reso conto di aver fatto una cazzata, per sparare all’impazzata ero uscito allo scoperto, da solo per giunta. La vita mi è passata davanti, tutto in un attimo, momenti belli e brutti. Ma poi nessuno ha risposto al fuoco, nessuno è uscito allo scoperto.
Strano, possibile averli ammazzati alla prima?
Eppure ne ero sicuro, totalmente. Dentro a quella casupola c’erano almeno tre persone. D’altronde i droni non sbagliano, tre fonti di calore erano state rilevate.
Figli di puttana, pensai prima di mandare giù altri due caricatori.
Un cacciatore che ha ucciso tutte le prede deve stare attento, un cacciatore ha sempre bisogno di fare il suo lavoro e non può raccontarsi che le prede non ci sono più.

«Stazione, pronto…ci dovevano essere tre bersagli!» urlai alla radio dopo essere entrato nella casupola.
«Il drone si è sbagliato?»
«Non è quello il punto!»
«Ma allora la casa era occupata o no?»
«Non da dei soldati, qua c’erano due anziani e una ragazza in sedia a rotelle, dove sono i soldati nemici?!»
«Meno male, il drone è apposto. Con quello che costano…»
«Dove cazzo sono i soldati nemici?!»
«Quelli li ha già ammazzati tutti, è o non è un cazzo di eroe? »

Dal soffitto della casupola il sangue di quei poveri resti gocciolava come se il tetto stesse per crollare sotto il peso di un allagamento. I corpi non sembravano nemmeno più resti umani, il piombo aveva sfondato i muri senza trovare ostacoli. I due anziani ancora stretti, la ragazza…lasciamo stare. Non c’erano nemici, non c’erano prede.
Mentre guardo la canna del mitra, e l’odore del sangue mi toglie il respiro, mi domando se almeno così troverò la pace. Sono la mia ultima preda.



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Re: L'ultima preda.

Messaggio#2 » lunedì 16 settembre 2024, 23:37

Ciao Giovanni e benritrovato anche in questa DODICESIMA ERA! Parametri tutti ok, divertiti in questa CRISTIANO SACCOCCIA EDITION!

Giovanni P
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#3 » lunedì 16 settembre 2024, 23:37

Grazie Antico!

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AndreaCrevola
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#4 » mercoledì 18 settembre 2024, 23:09

Ciao Giovanni, buona edizione.
La lettura mi ha lasciato un'impressione poco chiara. Il protagonista ci parla dal presente e rievoca una sua missione passata (di sei mesi fa? Oppure sono sei mesi che commette quel genere di stragi?). Si definisce "Cacciatore" e si racconta come tale, spietato e cinico. Uccide per denaro, fondamentalmente... ma poi scopriremo che ha rimorso per quello che ha fatto: me lo ha reso poco credibile, dal punto di vista psicologico.

Nella parte centrale, quindi, abbiamo un dialogo che viene raccontato al passato remoto. Questo cambio di tempo verbale mi ha ingannato. Magari è una mia incapacità, ma solo a una seconda lettura ho compreso che il personaggio è lo stesso e sta rievocando la conversazione che aveva avuto con la stazione. La battuta finale ("è o non è un cazzo di eroe") non è immediatamente chiaro a chi si riferisca: al drone? a un commilitone?

La parte finale ci fa capire l'incipit: quella puzza di sangue è causata dalla strage di innocenti di cui è stato artefice. La prima frase mi è sembrata un po' esagerata: anche se li avesse martoriati di colpi, mi pare un'immagine eccessiva avere il soffitto grondante di sangue. Le ultime frasi sono infine al presente, col protagonista che guarda la canna del mitra (quindi è presente sul luogo stesso della strage... ma non stava rievocando il passato?)

Il tema è centrato, ma il racconto ha delle imprecisioni, a mio avviso.

Stilisticamente, la principale è l'uso dei tempi verbali, quindi è facilmente risolvibile. Altro aspetto che ti segnalo è che ti riferisci all'abitazione colpita come "casupola" in ben 5 occasioni. Oltre ad essere un termine un po' generico e "opaco", erano opportunità per dare più dettagli su questo edificio, che mi avrebbero dato più dettagli sul contesto (magari capire in che zona del mondo siamo, se si tratta di una casa da ricchi o da poveri...) cosicché la scena sarebbe stata più vivida.

Rispetto all'evoluzione del personaggio, mi sembra che il racconto funzioni meglio togliendo / spostando il primo paragrafo (partendo quindi con "Doveva essere l'ultima..."): questo avrebbe definito meglio il protagonista, non mi avrebbe rivelato che c'era di mezzo un pentimento e avrebbe dato alla trama una direzione più lineare verso la "dannazione" del protagonista.

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Stefano Scudeler
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#5 » giovedì 19 settembre 2024, 0:40

Ciao Giovanni!
L'inizio del tuo racconto mi stava piacendo molto. Trovavo il protagonista un tipo strano, che pensa al sapone sprecato parlando dell'odore di sangue che non riesce a togliersi.
Poi però ho iniziato a perdermi. I vari cambi di tempi verbali e il monologo interiore / ricordo non mi sono piaciuti molto perché avevo la sensazione che il protagonista vedesse bene dove era e cosa succedeva mentre io dovevo accontentarmi di pochi dettagli troppo sbiaditi per figurarmi la scena.
Una casupola in mezzo al nulla che appena ci spari contro con un mitra ammazzi tutti quelli che ci sono dentro. Anzi, li disintegri praticamente perché poi parli di sangue che gronda dal soffitto. Neanche War Machine ci riuscirebbe.
Passando al tema, direi che l'hai centrato bene anche se alla fine non ho capito chi aveva ucciso i soldati e dove erano finiti.
Se era stato il drone, avrebbe dovuto trovare i loro cadaveri insieme a quelli della famiglia morta. E comunque in quel caso le fonti di calore sarebbero state sei.
Questo senso di confusione generale stona un po' con un'idea che era molto buona e con grande potenziale di suspance e drammaticità.
A me il limite di caratteri ha fatto cancellare un po' di cose qua e là e può darsi che sia successo anche a te.
Spero di esserti stato utile in qualche modo.
E spero di rileggerti!

Giovanni P
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#6 » giovedì 19 settembre 2024, 8:35

AndreaCrevola ha scritto:Ciao Giovanni, buona edizione.
La lettura mi ha lasciato un'impressione poco chiara. Il protagonista ci parla dal presente e rievoca una sua missione passata (di sei mesi fa? Oppure sono sei mesi che commette quel genere di stragi?). Si definisce "Cacciatore" e si racconta come tale, spietato e cinico. Uccide per denaro, fondamentalmente... ma poi scopriremo che ha rimorso per quello che ha fatto: me lo ha reso poco credibile, dal punto di vista psicologico.

Nella parte centrale, quindi, abbiamo un dialogo che viene raccontato al passato remoto. Questo cambio di tempo verbale mi ha ingannato. Magari è una mia incapacità, ma solo a una seconda lettura ho compreso che il personaggio è lo stesso e sta rievocando la conversazione che aveva avuto con la stazione. La battuta finale ("è o non è un cazzo di eroe") non è immediatamente chiaro a chi si riferisca: al drone? a un commilitone?

La parte finale ci fa capire l'incipit: quella puzza di sangue è causata dalla strage di innocenti di cui è stato artefice. La prima frase mi è sembrata un po' esagerata: anche se li avesse martoriati di colpi, mi pare un'immagine eccessiva avere il soffitto grondante di sangue. Le ultime frasi sono infine al presente, col protagonista che guarda la canna del mitra (quindi è presente sul luogo stesso della strage... ma non stava rievocando il passato?)

Il tema è centrato, ma il racconto ha delle imprecisioni, a mio avviso.

Stilisticamente, la principale è l'uso dei tempi verbali, quindi è facilmente risolvibile. Altro aspetto che ti segnalo è che ti riferisci all'abitazione colpita come "casupola" in ben 5 occasioni. Oltre ad essere un termine un po' generico e "opaco", erano opportunità per dare più dettagli su questo edificio, che mi avrebbero dato più dettagli sul contesto (magari capire in che zona del mondo siamo, se si tratta di una casa da ricchi o da poveri...) cosicché la scena sarebbe stata più vivida.

Rispetto all'evoluzione del personaggio, mi sembra che il racconto funzioni meglio togliendo / spostando il primo paragrafo (partendo quindi con "Doveva essere l'ultima..."): questo avrebbe definito meglio il protagonista, non mi avrebbe rivelato che c'era di mezzo un pentimento e avrebbe dato alla trama una direzione più lineare verso la "dannazione" del protagonista.





Buomgiorno Andrea

innanzi tutto ti ringrazio per il commento che mi hai scritto, non mi trovi d'accordo su tutto, ma comunque sia mi è di grande aiuto.

"La lettura mi ha lasciato un'impressione poco chiara. Il protagonista ci parla dal presente e rievoca una sua missione passata."

Si, è la sua ultima missione, mi dispiace che tu lo abbia trovato poco chiaro, ma a me sembra che lo sia

"Si definisce "Cacciatore" e si racconta come tale, spietato e cinico. Uccide per denaro, fondamentalmente..."

più che per denaro per necessità, la cosa è intuibile quando nelle sue riflessioni parla del mutuo e delle difficoltà economiche,
Sul "cacciatore" avevo un idea che ho dovuto lasciar perdere, i caratteri sono pochi.

"Nella parte centrale, quindi, abbiamo un dialogo che viene raccontato al passato remoto. Questo cambio di tempo verbale mi ha ingannato."

ho provato col passato prossimo e poi con un imperfetto narrativo, ma nel primo caso il racconto suonava male, nel secondo sembrava un verbale. Però hai ragione, un passato remoto per sei mesi suona ugualmente strano, anche se era la soluzione migliore.

"La battuta finale ("è o non è un cazzo di eroe") non è immediatamente chiaro a chi si riferisca: al drone? a un commilitone? "

il protagonista sta parlando con la stazione di comando, gli hanno segnalato tre persone in un edificio dando per scontato che fossero soldati e non civili indifesi. Spiegare o mostrare tutto ciò con 3000 caratteri è impegnativo. «Stazione, pronto…ci dovevano essere tre bersagli!» urlai alla radio dopo essere entrato nella casupola. credo che questo dialogo riassuma abbastanza bene la situazione.


"Le ultime frasi sono infine al presente, col protagonista che guarda la canna del mitra (quindi è presente sul luogo stesso della strage... ma non stava rievocando il passato?)"

la digressione è finita, è chiaro che prima o poi sarebbe tornato a parlare al presente perché è dal presente che parte la storia.


"Altro aspetto che ti segnalo è che ti riferisci all'abitazione colpita come "casupola" in ben 5 occasioni. Oltre ad essere un termine un po' generico e "opaco", erano opportunità per dare più dettagli su questo edificio, che mi avrebbero dato più dettagli sul contesto (magari capire in che zona del mondo siamo, se si tratta di una casa da ricchi o da poveri...) cosicché la scena sarebbe stata più vivida. "

è il protagonista a essere ripetitivo, non io. Io mi limito a raccontare quello che gli passa per la testa. (scherzo)
In effetti hai ragione, anche se le ripetizioni in questo caso secondo me ci possono stare. Il PV è quello di una persona scossa fino al midollo che peraltro sta per suicidarsi. tanta confusione presente nella storia è voluta.

"Rispetto all'evoluzione del personaggio, mi sembra che il racconto funzioni meglio togliendo / spostando il primo paragrafo (partendo quindi con "Doveva essere l'ultima..."): questo avrebbe definito meglio il protagonista, non mi avrebbe rivelato che c'era di mezzo un pentimento e avrebbe dato alla trama una direzione più lineare verso la "dannazione" del protagonista."

Giusto, ma i caratteri sono troppo pochi per sviluppare l'idea decentemente, almeno per me.


Grazie mille Andrea e in bocca al lupo per la gara!

Giovanni P
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#7 » giovedì 19 settembre 2024, 9:25

StefanoScudeler ha scritto:Ciao Giovanni!
L'inizio del tuo racconto mi stava piacendo molto. Trovavo il protagonista un tipo strano, che pensa al sapone sprecato parlando dell'odore di sangue che non riesce a togliersi.
Poi però ho iniziato a perdermi. I vari cambi di tempi verbali e il monologo interiore / ricordo non mi sono piaciuti molto perché avevo la sensazione che il protagonista vedesse bene dove era e cosa succedeva mentre io dovevo accontentarmi di pochi dettagli troppo sbiaditi per figurarmi la scena.
Una casupola in mezzo al nulla che appena ci spari contro con un mitra ammazzi tutti quelli che ci sono dentro. Anzi, li disintegri praticamente perché poi parli di sangue che gronda dal soffitto. Neanche War Machine ci riuscirebbe.
Passando al tema, direi che l'hai centrato bene anche se alla fine non ho capito chi aveva ucciso i soldati e dove erano finiti.
Se era stato il drone, avrebbe dovuto trovare i loro cadaveri insieme a quelli della famiglia morta. E comunque in quel caso le fonti di calore sarebbero state sei.
Questo senso di confusione generale stona un po' con un'idea che era molto buona e con grande potenziale di suspance e drammaticità.
A me il limite di caratteri ha fatto cancellare un po' di cose qua e là e può darsi che sia successo anche a te.
Spero di esserti stato utile in qualche modo.
E spero di rileggerti!



Buongiorno Stefano,

grazie per il commento ricco di suggerimenti, ti rispondo su qualche punto:

" Trovavo il protagonista un tipo strano, che pensa al sapone sprecato parlando dell'odore di sangue che non riesce a togliersi." più che strano è emotivamente distrutto, è più che ovvio che l'odore del sangue sulla sua pelle e sui suoi capelli non c'è più, ma lui lo sente lo stesso.

"Poi però ho iniziato a perdermi. I vari cambi di tempi verbali e il monologo interiore / ricordo non mi sono piaciuti molto perché avevo la sensazione che il protagonista vedesse bene dove era e cosa succedeva mentre io dovevo accontentarmi di pochi dettagli troppo sbiaditi per figurarmi la scena."

Tutto è raccontato dal suo PV, naturalmente è viziato dal fatto che la sua mente ormai è confusa al punto di essere spezzata. Ho scritto la storia rispettando il suo PV, quello di un uomo che mentalmente non c'è più a causa di un trauma.

"Neanche War Machine ci riuscirebbe."

Forse ho esagerato :)

"Passando al tema, direi che l'hai centrato bene anche se alla fine non ho capito chi aveva ucciso i soldati e dove erano finiti.
Se era stato il drone, avrebbe dovuto trovare i loro cadaveri insieme a quelli della famiglia morta. E comunque in quel caso le fonti di calore sarebbero state sei."

Il punto è quello, i soldati non c'erano. Il drone ha rilevato 3 fonti di calore, ma non ha fornito informazioni su chi ci fosse nell'edificio. Il protagonista ha dato per scontato che fossero soldati, e non civili inermi.

"A me il limite di caratteri ha fatto cancellare un po' di cose qua e là e può darsi che sia successo anche a te.
Spero di esserti stato utile in qualche modo."

E' il motivo per il quale partecipo a questo contest. 3000 caratteri sono pochi ed è difficile costruire una storia, ma è divertente.

Grazie ancora e in bocca al lupo per la gara!

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Signor_Darcy
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#8 » venerdì 20 settembre 2024, 11:06

Ciao Giovanni.
Un racconto di non facile classificazione, che però potrei voler premiare più di altri per l’aderenza al tema, che c’è tutta.
Il soggetto è interessante, la direzione che prende il racconto è chiara, quello che succede si intuisce bene. Scricchiola un po’ la forma. Dei tempi verbali te l’hanno già fatto notare, così come della carenza di elementi in grado di fornire un contesto (dove siamo? C’è una guerra in corso? O è una ribellione?), e pure anche dell’eccessiva componente sanguinosa.
Torno un attimo sulla questione della consecutio temporum, però, perché non mi torna qualcosa: chi ha appeso i corpi? E dove le ha fatte queste docce il protagonista? Perché o si è fermato nella casa della strage e ha appeso lui i corpi e solo dopo è tornato a casa sua (ma allora quel riferimento ai corpi appesi è nel posto sbagliato del racconto, cioè quello del suicidio); oppure non è stato lui ad appenderli, riferisce quello che ha visto, e allora non è lui ad averli uccisi e cade un po’ tutto. Forse mi sfugge qualcosa nella struttura, ecco.
Altra cosa che non torna, forse minore: se è un soldato non dovrebbe essere pagato “a lavoro”, cioè a uccisioni; se invece è tipo un sicario, o comunque un soldato di qualche squadra speciale, forse non avrebbe dovuto soffrire freddo, fame e sete. Ecco, anche per esperienza personale, quando i caratteri sono pochi a voler cercare di inserire a forza troppi elementi senza lo spazio per spiegarli si rischia di ingolfare un po’ il racconto, se non proprio creare dei piccoli buchi narrativi (leggendo il tuo racconto mi è venuta in mente una serie tv di questi anni da piattaforme streaming, che magari prediligono l’effetto visivo – il sangue che gronda – a una costruzione narrativa più solida).
Avrei arricchito il dialogo della parte centrale di componenti extraverbali: per esempio per sottolineare la crescente angoscia del protagonista.
Detto questo, appunto, potrebbe non essere tra gli ultimi della mia classifica, anche perché è un racconto che, banalmente, si lascia leggere.
Interessante il titolo che mi ha richiamato l’omonimo romanzo di Wilbur Smith.

Giovanni P
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#9 » venerdì 20 settembre 2024, 11:48

Ciao

mi fa piacere che almeno un po' ti sia piaciuto, sulla forma come ho detto nei commenti precedenti c'è stato il tentativo di usare il passato prossimo prima e "l'imperfetto narrativo" dopo, ma il primo suonava male e il secondo sembrava un verbale, quindi ve li ho risparmiati.
La nebbia mentale del protagonista l'ho espressa proponendo qualcosa di volutamente confusionario( ripetizioni, particolari omessi, ricordi chiari). Può sembrare una paraculata, e in parte lo è, ma scrivere in maniera troppo chiara usando il PV di uno che si sta per sparare per un trauma mi sembrava una cazzata.
Grazie mille per i consigli e i suggerimenti e in bocca al lupo per il contest.

"Dei tempi verbali te l’hanno già fatto notare, così come della carenza di elementi in grado di fornire un contesto (dove siamo? C’è una guerra in corso? O è una ribellione?), e pure anche dell’eccessiva componente sanguinosa."

inizialmente avevo messo tutto, ma con un esubero di +2000 caratteri. Ho provato una riduzione, ma ne usciva uno spiegone pietoso, quindi l'ho inviato così.



"chi ha appeso i corpi?" nessuno, i corpi sono stati dilaniati dalle raffiche di mitra del protagonista che hanno attraversato le pareti precarie della "casupola"

"E dove le ha fatte queste docce il protagonista?" presumo a casa sua

"Altra cosa che non torna, forse minore: se è un soldato non dovrebbe essere pagato “a lavoro”, cioè a uccisioni; se invece è tipo un sicario, o comunque un soldato di qualche squadra speciale, forse non avrebbe dovuto soffrire freddo, fame e sete."

questo è un punto obbiettivamente non chiaro. Ho voluto raccontare di un disperato che si ritrova a fare il soldato per sopperire ai propri problemi economici.


"(leggendo il tuo racconto mi è venuta in mente una serie tv di questi anni da piattaforme streaming, che magari prediligono l’effetto visivo – il sangue che gronda – a una costruzione narrativa più solida)."

grazie per averlo notato, era fortemente voluto.

"Detto questo, appunto, potrebbe non essere tra gli ultimi della mia classifica" com'è umano lei (scherzo)

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gcdaddabbo
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#10 » venerdì 20 settembre 2024, 18:21

Ciao, Giovanni!
Dopo la lettura mi sono ritrovato perplesso. Che racconto è questo?
Abbiamo tanti esempi intorno di persone uccise da cercapersone che esplodono, da incursioni preventive, dimostrative o utili a rendere più sicuri i confini, o programmate per catturare ostaggi da scambiare, che non sentivo proprio il bisogno di leggere di anziani e ragazze il cui sangue gocciola dal soffitto.
Il tema? L’eroe si è sbagliato e non riesce a togliersi di dosso l’odore del sangue.
Forse, cambiando deodorante.
Il protagonista non mi sembra funzionare come eroe.
Felice davanti alla casupola perché è il suo ultimo lavoro e sta per andare,,, a saldare il mutuo.
Gli ambienti sono appena accennati.
Il linguaggio è ricco di termini gergali.
Penso si possa fare di meglio.
Buona CRISTIANO SACCOCCIA EDITION!

Giovanni P
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#11 » venerdì 20 settembre 2024, 20:10

gcdaddabbo ha scritto:Ciao, Giovanni!
Dopo la lettura mi sono ritrovato perplesso. Che racconto è questo?
Abbiamo tanti esempi intorno di persone uccise da cercapersone che esplodono, da incursioni preventive, dimostrative o utili a rendere più sicuri i confini, o programmate per catturare ostaggi da scambiare, che non sentivo proprio il bisogno di leggere di anziani e ragazze il cui sangue gocciola dal soffitto.
Il tema? L’eroe si è sbagliato e non riesce a togliersi di dosso l’odore del sangue.
Forse, cambiando deodorante.
Il protagonista non mi sembra funzionare come eroe.
Felice davanti alla casupola perché è il suo ultimo lavoro e sta per andare,,, a saldare il mutuo.
Gli ambienti sono appena accennati.
Il linguaggio è ricco di termini gergali.
Penso si possa fare di meglio.
Buona CRISTIANO SACCOCCIA EDITION!


Ciao Giovanni,

anche io rimango perplesso, ma dal tuo commento. Il mio è un racconto d'azione in prima persona, come tanti ne ho letti in questa edizione, può essere bello oppure no, ma non mi sembra di aver presentato un testo in babilonese antico. Purtroppo i recenti fatti di cronaca fanno bruciare stomaco e coglioni anche a me, ma il tema del contest era quello e io mi sono adattato, se ho urtato la tua sensibilità ti chiedo scusa.
L'eroe è diventato pazzo, faraglioni cambiare deodorante mi sembra piuttosto stupido, sai vero che i traumi possono fare impazzire le persone?
Il protagonista non è un eroe, nel tema c'era scritto: "eroe o antieroe"
Forse non sai che i problemi economici e la povertà possono portare le persone a fare cose orribili che magari non vorrebbero fare, pagare un mutuo a volte non così facile come sembra.
Gli ambienti e il linguaggio è secondo il PV, nella narrazione funziona così (almeno credo) se un personaggio è scosso e emotivamente instabile non descriverà quello che vede o fa come lo farebbe Mann.
Su una cosa hai ragione, si può fare di meglio e lo spero. Sono un ottimista e spero di migliorare nella scrittura, ma adessonti saluto e ti ringrazio.
Buon contest

PVronin
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#12 » sabato 21 settembre 2024, 10:55

Ciao Giovanni!
A me il tuo racconto è piaciuto. Per tre quarti sei andato alla grande, ho solo appunti positivi: stile mordente, incisivo, la furia dei pensieri che coglie l’eroe quando finalmente l’adrenalina cala perché lui si ferma e va a dormire (cambierei solo il verbo RIMESSO a dormire. Perché RI-?).
Forse non hai avuto tempo di rivedere a fondo le ultime righe. Non capisco la battuta di dialogo Quelli li ha già ammazzati tutti, è o non è un cazzo di eroe? La stazione parla con l’eroe, usa la terza singolare, dunque il soggetto è il drone? È lui che ha ammazzato tutti?
Cito: Non da dei soldati. Toglierei il dei, scorre meglio, no?
Mi pare eccessiva l’immagine del sangue che gocciola dal soffitto come un allagamento: senz’altro è un macello ma lo direi in altro modo.
Infine, l’uso di PREDA come collettivo per tre persone: per me sarebbero prede, al plurale.
Feroce l’idea del debito da compensare con vite umane. Se decidi di allargare il racconto, sviluppala, ma già lo saprai.
Complimenti e in bocca al lupo!
PVronin

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Luca Moggia
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#13 » sabato 21 settembre 2024, 17:59

Ciao Giovanni,

premetto che non ho letto i commenti precedenti ma vedo che sono molto corposi quindi perdonami nel caso ripetessi cose già dette.

Alla prima lettura ho seguito la storia con interesse e con la curiosità di sapere cosa sarebbe accaduto dopo.
Quindi come coinvolgimento ha funzionato bene.
Anche il finale mi è piaciuto. Chiude bene la storia e, a mio modo di vedere, rende l’idea del tema.

Rileggendo il tutto una seconda volta ho notato qualche punto debole.
Nella parte finale, la scena è un po’ confusa. A mio parere sarebbe stata più scorrevole riordinando gli elementi in questo modo: il il protagonista si avvicina con circospezione alla casupola, entra, vede i corpi macellati, capisce che ha fatto un casino e poi contatta la stazione urlando la sua rabbia.
Mancano inoltre un po’ di dettagli di contesto. Anche se l'intenzione fosse quella di simulare un flashback dove magari i dettagli sono più sfumati l'ambiente in cui si svolge l'azione rimane scarno.

In ogni caso, prova a rileggere la storia senza dialogo.
A me sembra che l’errore del protagonista (ossia l’aver ucciso civili al posto di soldati nemici) emerga lo stesso e quindi sia comprensibile il suo senso di colpa che lo porta al suicidio.
Risparmieresti un quattrocento caratteri da usare per riempire il brano di dettagli che tratteggino il contesto e rendano la scena più vivida.

Spero che queste osservazioni possano esserti utili!

Buona Saccoccia Edition e alla prossima!
"A volte, impazzire è una risposta appropriata alla realtà" - Philip K. Dick

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KatyBlacksmith
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#14 » martedì 24 settembre 2024, 22:38

Ciao, Giovanni e ben trovato.
Il tema direi che è pienamente centrato, di sangue anzi ce n'è di tutti i tipi tra quello versato, quello immaginato e quello che si pianifica di versare.
La vicenda si comprende alla perfezione, l'inizio rende l'idea della profondità del marchio che l'esperienza ha lasciato nel protagonista, aiutando a comprendere il significato delle ultime due frasi.
Nonostante questo ci sono alcuni termini che personalmente avrei scelto in modo diverso (opinione personalissima) per coerenza con la vicenda.
Doveva essere l'ultima cazzo di incursione, gli ultimi nemici da stendere e poi basta si torna a casa. Basta stress, basta insonnia, basta freddo, fame e sete.

Nemici indica una cosa personale ed emotiva, mentre qui è semplicemente pagato per sparare; avrei usato un termine neutro (e per questo cinico) come obiettivi, obiettivi da centrare.
Giovanni P ha scritto:Dopo aver scaricato la prima raffica verso porte e finestre mi sono reso conto di aver fatto una cazzata, per sparare all’impazzata ero uscito allo scoperto, da solo per giunta. La vita mi è passata davanti, tutto in un attimo, momenti belli e brutti. Ma poi nessuno ha risposto al fuoco, nessuno è uscito allo scoperto.

"allo scoperto" ripetuto e la seconda volta ci si chiede anche come mai dovrebbe succedere. Se ci sparano addosso immagino che si cerchi di rispondere al fuoco da dietro qualcosa che ci faccia da scudo.
In tutta l'azione il protagonista è solo: non un compagno lo segue in azione? Anche questo mi pare poco credibile. Ma in effetti non sono mai stata in quella situazione, quindi magari ho in mente dei protocolli non realistici.
Ci sono poi un po' di cose da sistemare: puntini, spazi, e la parola "apposto" invece di "a posto" errore che (nota personale) da alcuni giorni mi perseguita, lo trovo ovunque.
Un consiglio: abbi il coraggio di andare fino in fondo, soprattutto quando puoi mostrare la ragione che perseguita il protagonista e determina la scelta. Non gettare via il momento. Lo hai fatto qui:
Giovanni P ha scritto:la ragazza...lasciamo stare

No, non lasciare stare. Usa due o tre parole ma incidila a fuoco nel cuore di chi legge. Mostragliela.
Detto questo, buona dodicesima era!

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Stefano.Moretto
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#15 » mercoledì 25 settembre 2024, 0:18

Ciao Giovanni,
una scena abbastanza classica del soldato che esegue degli ordini senza sapere che sta venendo ingannato da chi comanda, e tuttavia ben rappresentata nell'introspezione del protagonista, con il passaggio emotivo dal soldato che compie il suo dovere al trauma dell'aver ucciso tre povere anime innocenti. Forse l'unico appunto che posso farti è che la sequenza temporale non è chiarissima: parti parlando già del sangue, ma la scena, con tanto di sbalzi temporali, la racconti solo dopo. Il problema è che se dopo mi metti degli sbalzi temporali staccando il testo, significa che prima il racconto è tutto consequenziale, ma è evidente che verso metà del primo paragrafo parte una sorta di flashback. Questa mancata distinzione delle scene causa un po' di confusione sul rapporto di causa ed effetto della storia, anche se il filo conduttore del finale è comunque ben chiaro.

Giovanni P
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Re: L'ultima preda.

Messaggio#16 » mercoledì 25 settembre 2024, 7:23

PVronin ha scritto:Ciao Giovanni!
A me il tuo racconto è piaciuto. Per tre quarti sei andato alla grande, ho solo appunti positivi: stile mordente, incisivo, la furia dei pensieri che coglie l’eroe quando finalmente l’adrenalina cala perché lui si ferma e va a dormire (cambierei solo il verbo RIMESSO a dormire. Perché RI-?).
Forse non hai avuto tempo di rivedere a fondo le ultime righe. Non capisco la battuta di dialogo Quelli li ha già ammazzati tutti, è o non è un cazzo di eroe? La stazione parla con l’eroe, usa la terza singolare, dunque il soggetto è il drone? È lui che ha ammazzato tutti?
Cito: Non da dei soldati. Toglierei il dei, scorre meglio, no?
Mi pare eccessiva l’immagine del sangue che gocciola dal soffitto come un allagamento: senz’altro è un macello ma lo direi in altro modo.
Infine, l’uso di PREDA come collettivo per tre persone: per me sarebbero prede, al plurale.
Feroce l’idea del debito da compensare con vite umane. Se decidi di allargare il racconto, sviluppala, ma già lo saprai.
Complimenti e in bocca al lupo!


Ciao,

mi fa piacere!

"Cito: Non da dei soldati. Toglierei il dei, scorre meglio, no?" si

"Mi pare eccessiva l’immagine del sangue che gocciola dal soffitto come un allagamento: senz’altro è un macello ma lo direi in altro modo." era la forma migliore secondo me, ma visto che riprenderò in mano la storia grazie per il consiglio.

"Infine, l’uso di PREDA come collettivo per tre persone: per me sarebbero prede, al plurale." giusto

grazie ancora, buon contest!

Giovanni P
Messaggi: 244

Re: L'ultima preda.

Messaggio#17 » mercoledì 25 settembre 2024, 7:38

Luca Moggia ha scritto:Ciao Giovanni,

premetto che non ho letto i commenti precedenti ma vedo che sono molto corposi quindi perdonami nel caso ripetessi cose già dette.

Alla prima lettura ho seguito la storia con interesse e con la curiosità di sapere cosa sarebbe accaduto dopo.
Quindi come coinvolgimento ha funzionato bene.
Anche il finale mi è piaciuto. Chiude bene la storia e, a mio modo di vedere, rende l’idea del tema.

Rileggendo il tutto una seconda volta ho notato qualche punto debole.
Nella parte finale, la scena è un po’ confusa. A mio parere sarebbe stata più scorrevole riordinando gli elementi in questo modo: il il protagonista si avvicina con circospezione alla casupola, entra, vede i corpi macellati, capisce che ha fatto un casino e poi contatta la stazione urlando la sua rabbia.
Mancano inoltre un po’ di dettagli di contesto. Anche se l'intenzione fosse quella di simulare un flashback dove magari i dettagli sono più sfumati l'ambiente in cui si svolge l'azione rimane scarno.

In ogni caso, prova a rileggere la storia senza dialogo.
A me sembra che l’errore del protagonista (ossia l’aver ucciso civili al posto di soldati nemici) emerga lo stesso e quindi sia comprensibile il suo senso di colpa che lo porta al suicidio.
Risparmieresti un quattrocento caratteri da usare per riempire il brano di dettagli che tratteggino il contesto e rendano la scena più vivida.

Spero che queste osservazioni possano esserti utili!

Buona Saccoccia Edition e alla prossima!



Ciao,

grazie per avermi letto e per il commento, mi sarà utile per riscrivere la storia.


"Nella parte finale, la scena è un po’ confusa. A mio parere sarebbe stata più scorrevole riordinando gli elementi in questo modo: il il protagonista si avvicina con circospezione alla casupola, entra, vede i corpi macellati, capisce che ha fatto un casino e poi contatta la stazione urlando la sua rabbia. " la confusione è voluta, il PV è quello di un personaggio che ha subito un trauma che lo porterà al suicidio.

"In ogni caso, prova a rileggere la storia senza dialogo.
A me sembra che l’errore del protagonista (ossia l’aver ucciso civili al posto di soldati nemici) emerga lo stesso e quindi sia comprensibile il suo senso di colpa che lo porta al suicidio.
Risparmieresti un quattrocento caratteri da usare per riempire il brano di dettagli che tratteggino il contesto e rendano la scena più vivida." anche se a me il dialogo piace è un ottimaidea. Grazie

Giovanni P
Messaggi: 244

Re: L'ultima preda.

Messaggio#18 » mercoledì 25 settembre 2024, 7:42

KatyBlacksmith ha scritto:Ciao, Giovanni e ben trovato.
Il tema direi che è pienamente centrato, di sangue anzi ce n'è di tutti i tipi tra quello versato, quello immaginato e quello che si pianifica di versare.
La vicenda si comprende alla perfezione, l'inizio rende l'idea della profondità del marchio che l'esperienza ha lasciato nel protagonista, aiutando a comprendere il significato delle ultime due frasi.
Nonostante questo ci sono alcuni termini che personalmente avrei scelto in modo diverso (opinione personalissima) per coerenza con la vicenda.
Doveva essere l'ultima cazzo di incursione, gli ultimi nemici da stendere e poi basta si torna a casa. Basta stress, basta insonnia, basta freddo, fame e sete.

Nemici indica una cosa personale ed emotiva, mentre qui è semplicemente pagato per sparare; avrei usato un termine neutro (e per questo cinico) come obiettivi, obiettivi da centrare.
Giovanni P ha scritto:Dopo aver scaricato la prima raffica verso porte e finestre mi sono reso conto di aver fatto una cazzata, per sparare all’impazzata ero uscito allo scoperto, da solo per giunta. La vita mi è passata davanti, tutto in un attimo, momenti belli e brutti. Ma poi nessuno ha risposto al fuoco, nessuno è uscito allo scoperto.

"allo scoperto" ripetuto e la seconda volta ci si chiede anche come mai dovrebbe succedere. Se ci sparano addosso immagino che si cerchi di rispondere al fuoco da dietro qualcosa che ci faccia da scudo.
In tutta l'azione il protagonista è solo: non un compagno lo segue in azione? Anche questo mi pare poco credibile. Ma in effetti non sono mai stata in quella situazione, quindi magari ho in mente dei protocolli non realistici.
Ci sono poi un po' di cose da sistemare: puntini, spazi, e la parola "apposto" invece di "a posto" errore che (nota personale) da alcuni giorni mi perseguita, lo trovo ovunque.
Un consiglio: abbi il coraggio di andare fino in fondo, soprattutto quando puoi mostrare la ragione che perseguita il protagonista e determina la scelta. Non gettare via il momento. Lo hai fatto qui:
Giovanni P ha scritto:la ragazza...lasciamo stare

No, non lasciare stare. Usa due o tre parole ma incidila a fuoco nel cuore di chi legge. Mostragliela.
Detto questo, buona dodicesima era!


Buongioro Katja

il tuo commento è il più completo ed esaustivo, ti ringrazio molto perchè si vede che hai letto con attenzione.ù


"Un consiglio: abbi il coraggio di andare fino in fondo, soprattutto quando puoi mostrare la ragione che perseguita il protagonista e determina la scelta. Non gettare via il momento. Lo hai fatto qui:
Giovanni P ha scritto:la ragazza...lasciamo stare
" Hai ragione, anche se la storia è arrivata con molti tagli dovuti al limite dei caratteri.

"No, non lasciare stare. Usa due o tre parole ma incidila a fuoco nel cuore di chi legge. Mostragliela" Lo farò nella ri-scrittura. Grazie

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Re: L'ultima preda.

Messaggio#19 » domenica 29 settembre 2024, 13:36

Ordunque... Questo racconto avrebbe potuto essere TANTA ROBA e proprio perché mi sembra ti sia adattato bene al limite di caratteri, anche se rimane fuori qualcosa d'importante. Molto interessante il fatto di un contesto in cui si estirpano i mutui venendo pagati, legalmente, per uccidere. Molto interessante anche che sia stato mandato a uccidere tre inermi invece di target pericolosi. Qui però sorge il problema perché mi sembra che tu questo mondo che stavi creando non lo sia riuscito a definire per bene. Lo vedo come una distopia, tu ti sei fermato a una realtà più classica. Con una semina maggiore sul contesto e delineando una realtà sporca che spettacolarizza gli assassinii avresti fatto pieno centro e il racconto sarebbe stato un pollice su sicuro. E tutto questo senza abbandonare l'idea di un eroe antieroe che uccide venendo sfruttato, pensando di agire per un fine che non è, pur nella consepevolezza di utilizzare lui stesso quel (falso) fine come un mezzo (per pagarsi i mutui). Ci sono tante potenzialità da tirare fuori da qui, valuta se riprendere in mano il racconto. Allo stato attuale un pollice tendente al positivo che fatico a valutare per la sua solidità e brillantezza, ma che metto davanti ad altri per le potenzialità che ci intravedo.

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