L'ora è tarda, e non è l'unica
- Stefano Scudeler
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L'ora è tarda, e non è l'unica
Ci sono notti in cui vorrei andare a dormire. Riuscire ad addormentarmi come un essere umano qualsiasi. Sognare anche.
Invece non posso.
Veglio su tutti quelli che affollano le calli e i campielli, che attraversano i ponti e che solcano con le gondole i canali. Notte e giorno, giorno e notte.
Quante vite, amori, follie e balli ho visto.
Secoli fa, la gente che si incrociava, si salutava.
“S'ciavo vostro!” si dicevano.
Schiavo vostro. Quello sì, era un saluto.
Poi “vostro” si perse e “s'ciavo” divenne “ciao”. Ma almeno si parlavano...
Ora la gente si incontra per strada anche varie volte al giorno e nemmeno se ne rende conto.
Com'era bello intromettersi nel loro viavai e fare in modo che due anime gemelle si incontrassero. Bastava far spaventare un gatto al momento giusto, il cane sfuggiva alla padrona e l'uomo della sua vita le dava una mano a riprenderlo.
Facevo volare un po' di piccioni sopra all'uomo in giacca e cravatta e la metà della sua mela andava a dargli una mano a ripulirsi dagli schitti.
Adesso il cane scappa via, ma tocca a me fare in modo che non finisca in fondo al canale.
E la giacca del malcapitato finisce in una delle tante lavanderie a gettoni. Anche loro sono aperte 24h.
Tempi moderni. Bah!
Tutti attaccati a quel cazzo di cellulari per trovare la strada. Sai quanti riuscivo a farne innamorare solo chiedendo indicazioni
dopo che li avevo fatti perdere? Una marea!
Dovrei lasciare che vadano a fare un tuffo in laguna perché guardano TikTok, invece che la fine della fondamenta.
Bei tempi quelli del Casanova. Lui si che mi dava soddisfazioni.
È tardi.
È buio.
Ma perché quei quattro deficienti non lasciano in pace la chiesa di San Simeon Grando e non se ne vanno a dormire. VOI POTETE!
Adesso gli spengo i lampioni e gliela faccio fare sotto dalla paura.
Si, bella. Gli basta accendere le torce dei cellulari. E magari approfittano del buio per fare qualche danno. Lasciamo perdere.
Ma chi è quello che sta salendo il Ponte degli Scalzi? I suoi passi sono lenti e pesanti. Troppo pesanti per un uomo della sua stazza.
Si è fermato all'ottavo gradino. Ma cosa ha appoggiato sulla balaustra? Una pietra?
Cazzo, quello vuole ammazzarsi! E io che volevo andare a dormire!
Devo trovare un diversivo. In fretta.
Cosa c'è qui in zona? Topi, gatti, alcuni piccioni che dormono.
Una donna. Mi serve una donna che posso far andare da lui.
Niente. Deserto. Ogni giorno ci sono migliaia di persone in giro e adesso nessuno. In effetti sono le due e mezza di notte. Avrà scelto l'orario per non essere visto e fermato.
«Sono quasi in cima. Almeno domani finirò sui giornali.»
Arsenale porco! Quello sta per riprendere a salire il ponte.
Ci metto troppo a far salire una nebbia decente per rallentarlo.
Aspetta, il gruppetto di deficienti! E chi li schioda da lì, ubriachi come sono. E anche se ci riesco, è facile che si facciano il video mentre gli danno la spinta.
Una donna, una donna... o anche un uomo, una vecchia, un bambino... no, bambini a quest'ora sarà difficile.
«Altri tre scalini, salgo sul parapetto e poi pluff.»
Finalmente! Una donna!
Sta facendo la Strada Nova e di sicuro non va in stazione a quest'ora, quindi farà il ponte. Ma se quello la vede, si butta da dove è arrivato.
Adesso gli mando addosso qualche piccione e gli faccio passare davanti un paio di pantegane. Vediamo se non si distrae!
La donna è alla farmacia. Un minuto e arriva ai piedi del ponte. Se prova a superarlo, pantegane anche per lei!
«Anca i piccioni desso! Maedeti!»
Bene. Adesso un topo sui piedi e vediamo se non cacci un urlo.
«Xiofrank! Ma xe sbarcada l'arca de Noè? Pussa via sorze!»
La donna è ai piedi del ponte. Perfetto. Caro il mio aspirante suicida, tra poco ti faccio cambiare idea.
Quell'altro è arrivato in cima. E lei sta salendo. L'ha vista! Anche lei lo guarda!
Cos'è questo suono?
La donna estrae di tasca il cellulare. La luce blu dello schermo le illumina il viso mentre supera il culmine del ponte e si avvia per la sua strada.
Come faranno le altre città...
Io, Venezia, mi sono rotta le palle.
Invece non posso.
Veglio su tutti quelli che affollano le calli e i campielli, che attraversano i ponti e che solcano con le gondole i canali. Notte e giorno, giorno e notte.
Quante vite, amori, follie e balli ho visto.
Secoli fa, la gente che si incrociava, si salutava.
“S'ciavo vostro!” si dicevano.
Schiavo vostro. Quello sì, era un saluto.
Poi “vostro” si perse e “s'ciavo” divenne “ciao”. Ma almeno si parlavano...
Ora la gente si incontra per strada anche varie volte al giorno e nemmeno se ne rende conto.
Com'era bello intromettersi nel loro viavai e fare in modo che due anime gemelle si incontrassero. Bastava far spaventare un gatto al momento giusto, il cane sfuggiva alla padrona e l'uomo della sua vita le dava una mano a riprenderlo.
Facevo volare un po' di piccioni sopra all'uomo in giacca e cravatta e la metà della sua mela andava a dargli una mano a ripulirsi dagli schitti.
Adesso il cane scappa via, ma tocca a me fare in modo che non finisca in fondo al canale.
E la giacca del malcapitato finisce in una delle tante lavanderie a gettoni. Anche loro sono aperte 24h.
Tempi moderni. Bah!
Tutti attaccati a quel cazzo di cellulari per trovare la strada. Sai quanti riuscivo a farne innamorare solo chiedendo indicazioni
dopo che li avevo fatti perdere? Una marea!
Dovrei lasciare che vadano a fare un tuffo in laguna perché guardano TikTok, invece che la fine della fondamenta.
Bei tempi quelli del Casanova. Lui si che mi dava soddisfazioni.
È tardi.
È buio.
Ma perché quei quattro deficienti non lasciano in pace la chiesa di San Simeon Grando e non se ne vanno a dormire. VOI POTETE!
Adesso gli spengo i lampioni e gliela faccio fare sotto dalla paura.
Si, bella. Gli basta accendere le torce dei cellulari. E magari approfittano del buio per fare qualche danno. Lasciamo perdere.
Ma chi è quello che sta salendo il Ponte degli Scalzi? I suoi passi sono lenti e pesanti. Troppo pesanti per un uomo della sua stazza.
Si è fermato all'ottavo gradino. Ma cosa ha appoggiato sulla balaustra? Una pietra?
Cazzo, quello vuole ammazzarsi! E io che volevo andare a dormire!
Devo trovare un diversivo. In fretta.
Cosa c'è qui in zona? Topi, gatti, alcuni piccioni che dormono.
Una donna. Mi serve una donna che posso far andare da lui.
Niente. Deserto. Ogni giorno ci sono migliaia di persone in giro e adesso nessuno. In effetti sono le due e mezza di notte. Avrà scelto l'orario per non essere visto e fermato.
«Sono quasi in cima. Almeno domani finirò sui giornali.»
Arsenale porco! Quello sta per riprendere a salire il ponte.
Ci metto troppo a far salire una nebbia decente per rallentarlo.
Aspetta, il gruppetto di deficienti! E chi li schioda da lì, ubriachi come sono. E anche se ci riesco, è facile che si facciano il video mentre gli danno la spinta.
Una donna, una donna... o anche un uomo, una vecchia, un bambino... no, bambini a quest'ora sarà difficile.
«Altri tre scalini, salgo sul parapetto e poi pluff.»
Finalmente! Una donna!
Sta facendo la Strada Nova e di sicuro non va in stazione a quest'ora, quindi farà il ponte. Ma se quello la vede, si butta da dove è arrivato.
Adesso gli mando addosso qualche piccione e gli faccio passare davanti un paio di pantegane. Vediamo se non si distrae!
La donna è alla farmacia. Un minuto e arriva ai piedi del ponte. Se prova a superarlo, pantegane anche per lei!
«Anca i piccioni desso! Maedeti!»
Bene. Adesso un topo sui piedi e vediamo se non cacci un urlo.
«Xiofrank! Ma xe sbarcada l'arca de Noè? Pussa via sorze!»
La donna è ai piedi del ponte. Perfetto. Caro il mio aspirante suicida, tra poco ti faccio cambiare idea.
Quell'altro è arrivato in cima. E lei sta salendo. L'ha vista! Anche lei lo guarda!
Cos'è questo suono?
La donna estrae di tasca il cellulare. La luce blu dello schermo le illumina il viso mentre supera il culmine del ponte e si avvia per la sua strada.
Come faranno le altre città...
Io, Venezia, mi sono rotta le palle.
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Ciao Stefano! Tutto ok con caratteri e tempo, buona BEPPE RONCARI EDITION anche a te!
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Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
L’ora è tarda e non è l’unica di Stefano Scudeler Tema centrato. Storia molto bella, con protagonista Venezia. E c’è anche un aspirante suicida. Per fortuna la situazione va a finire bene. L’aspirante suicida incontra le pantegane che gli ha mandato contro la città. Il dialetto veneto da un che di ironico alla situazione. Proprio come i rimpianti della città, diventata sempre di più un luogo frequentato da gente immersa nella bolla degli smartphone.
Attenzione:
ripulirsi dagli schizzi
Lui sì che mi dava soddisfazioni
Sì, bella
Attenzione:
ripulirsi dagli schizzi
Lui sì che mi dava soddisfazioni
Sì, bella
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Ciao Stefano, benissimo!
Da subito si capisce che la narrazione è condotta da un elemento tipo un lampione, una statua… bella la soluzione della città intera e la sua memoria storica. Quindi tema centrato e svolto con disinvoltura!
Piccola nota di lessico: se usi STAZZA, il termine contiene un significato di robusto, massiccio, quindi è plausibile che i passi siano lenti. Tu vuoi dire ancora di più perché ha un pietrone, vero? Comunque cambierei questo sostantivo con FISICO, COSTITUZIONE o simile. Oppure rivedrei la frase.
Perplessità: all’epoca dei cellulari ci si uccide affogandosi con un pietrone? L’acqua sotto il ponte degli Scalzi è abbastanza profonda? Tu conosci le risposte e sai se devi cambiare questi dettagli.
Lettura godibilissima che merita una posizione onorevole!
Da subito si capisce che la narrazione è condotta da un elemento tipo un lampione, una statua… bella la soluzione della città intera e la sua memoria storica. Quindi tema centrato e svolto con disinvoltura!
Piccola nota di lessico: se usi STAZZA, il termine contiene un significato di robusto, massiccio, quindi è plausibile che i passi siano lenti. Tu vuoi dire ancora di più perché ha un pietrone, vero? Comunque cambierei questo sostantivo con FISICO, COSTITUZIONE o simile. Oppure rivedrei la frase.
Perplessità: all’epoca dei cellulari ci si uccide affogandosi con un pietrone? L’acqua sotto il ponte degli Scalzi è abbastanza profonda? Tu conosci le risposte e sai se devi cambiare questi dettagli.
Lettura godibilissima che merita una posizione onorevole!
PVronin
- Stefano Scudeler
- Messaggi: 105
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Ciao PVronin!
Prima di tutto sono contento che ti sia piaciuto il racconto.
Per quanto riguarda il tuo feedback devo dire che non avevo pensato a "stazza" come a un sostantivo con già dentro la connotazione di robusto ed effettivamente se tornassi indietro, sarebbe meglio usare "fisico".
Il pietrone serviva appunto perché la città percepisce chi cammina su di lei e quindi se uno pesa "troppo", se ne accorge.
Il Canal Grande è profondo circa 5 metri, quindi ci si può annegare tranquillamente (c'è stato il caso di un profugo che si è suicidato qualche anno fa gettandosi proprio da lì e la scena fu ripresa da diversi cellulari).
Grazie ancora per i commenti e buona era!
Prima di tutto sono contento che ti sia piaciuto il racconto.
Per quanto riguarda il tuo feedback devo dire che non avevo pensato a "stazza" come a un sostantivo con già dentro la connotazione di robusto ed effettivamente se tornassi indietro, sarebbe meglio usare "fisico".
Il pietrone serviva appunto perché la città percepisce chi cammina su di lei e quindi se uno pesa "troppo", se ne accorge.
Il Canal Grande è profondo circa 5 metri, quindi ci si può annegare tranquillamente (c'è stato il caso di un profugo che si è suicidato qualche anno fa gettandosi proprio da lì e la scena fu ripresa da diversi cellulari).
Grazie ancora per i commenti e buona era!
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Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Ciao Stefano! È stato inaspettato trovare come pdv una città. Ho un odio-amore per Venezia, ma direi che se potesse parlare si lamenterebbe proprio come quella del tuo racconto. Credo che tu l'abbia dipinta bene, forse avrei messo dentro qualche elemento ancora più tipico, per esempio qualche altro aneddoto, magari proprio sul ponte alla fine del racconto (ma non so se ce ne siano). Perché è proprio lì che succede l’azione principale, e quindi avrei ampliato quel punto, riducendo tutta la parte che avviene prima, che mi sembra quasi un po’ un “prologo”.
Più che il personaggio, ho apprezzato il messaggio che hai veicolato nel testo. È molto bello anche il gioco di parole nel titolo.
Questa frase: “Bei tempi quelli del Casanova, lui sì che mi dava soddisfazioni.” mi sembra un po’ lasciata a sé.
E forse avrei cambiato la parola “cazzo” con qualcos'altro, è vero che è un’esclamazione che diciamo tutti in realtà, però non me la sarei aspettata da una città ricca di storia e cultura (infatti ho adorato il passaggio in cui parli dell'origine della parola ciao). Porco Arsenale è già più sua, ecco, come personalità. In ogni caso è stato un racconto che mi ha sorpreso.
In bocca al lupo per la gara!
Più che il personaggio, ho apprezzato il messaggio che hai veicolato nel testo. È molto bello anche il gioco di parole nel titolo.
Questa frase: “Bei tempi quelli del Casanova, lui sì che mi dava soddisfazioni.” mi sembra un po’ lasciata a sé.
E forse avrei cambiato la parola “cazzo” con qualcos'altro, è vero che è un’esclamazione che diciamo tutti in realtà, però non me la sarei aspettata da una città ricca di storia e cultura (infatti ho adorato il passaggio in cui parli dell'origine della parola ciao). Porco Arsenale è già più sua, ecco, come personalità. In ogni caso è stato un racconto che mi ha sorpreso.
In bocca al lupo per la gara!
- Stefano Scudeler
- Messaggi: 105
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Ciao Gaia!
Sono contento che almeno un po' il racconto ti sia piaciuto.
E soprattutto che tu abbia colto il gioco di parole nel titolo. :-)
Confesso che la frase su Casanova l'ho inserita poco prima di postare. Avevo sforbiciato un po' di cose e mi rimanevano un po' di caratteri e ho pensato di inserire un personaggio tipico veneziano (proprio come mi hai suggerito anche tu).
Per quanto riguarda la parola "cazzo", ho pensato che una città lo senta dire spesso e che quindi potesse far parte del suo "arsenale" di esclamazioni. :-)
Ti ringrazio per gli spunti, li trovo puntuali e utilissimi!
Buona edition anche a te!
PS: non potendo inserire le faccine, le ho fatte alla vecchia.maniera.
Sono contento che almeno un po' il racconto ti sia piaciuto.
E soprattutto che tu abbia colto il gioco di parole nel titolo. :-)
Confesso che la frase su Casanova l'ho inserita poco prima di postare. Avevo sforbiciato un po' di cose e mi rimanevano un po' di caratteri e ho pensato di inserire un personaggio tipico veneziano (proprio come mi hai suggerito anche tu).
Per quanto riguarda la parola "cazzo", ho pensato che una città lo senta dire spesso e che quindi potesse far parte del suo "arsenale" di esclamazioni. :-)
Ti ringrazio per gli spunti, li trovo puntuali e utilissimi!
Buona edition anche a te!
PS: non potendo inserire le faccine, le ho fatte alla vecchia.maniera.
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- Messaggi: 420
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Stefano Scudeler ha scritto:Ciao Gaia!
Sono contento che almeno un po' il racconto ti sia piaciuto.
E soprattutto che tu abbia colto il gioco di parole nel titolo. :-)
Confesso che la frase su Casanova l'ho inserita poco prima di postare. Avevo sforbiciato un po' di cose e mi rimanevano un po' di caratteri e ho pensato di inserire un personaggio tipico veneziano (proprio come mi hai suggerito anche tu).
Per quanto riguarda la parola "cazzo", ho pensato che una città lo senta dire spesso e che quindi potesse far parte del suo "arsenale" di esclamazioni. :-)
Ti ringrazio per gli spunti, li trovo puntuali e utilissimi!
Buona edition anche a te!
PS: non potendo inserire le faccine, le ho fatte alla vecchia.maniera.
Grazie per avermi risposto! Hai comunque ragione sull'imprecazione. Probabilmente se l'ho sentita stonata è anche colpa mia che mi immagino Venezia come una signora vecchia, tu invece l'hai resa molto più giovanile in questo caso. E ci sta!
- giulio.palmieri
- Messaggi: 352
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Ciao Stefano, piacere di leggerti.
Allora, il racconto è molto scorrevole, il pdv inusuale. Non si capisce subito che è la città a parlare, ma appena lo si comprende si delinea molto bene quella sorta di potere che la voce narrante ha nell'influire sugli eventi (far incontrare le persone, deviare all'ultimo topi e pantegane per attirare l'attenzione delle persone coinvolte etc. etc.). Quindi, a mio avviso, i meccanismi del fantastico sono rispettati: le regole del mondo si susseguono nella narrazione, anche se non si mostrano da subito. Il finale pone però un paio di alternative. Si coglie la vena polemica sull'indifferenza ai rapporti umani autentici data dalle nuove tecnologie, però, da un altro punto di vista, resta in sospeso l'azione relativa all'uomo sul ponte. Si butta o non si butta? Come influisce su di lui l'indifferenza della donna che supera il ponte? Considerandolo come una sorta di pamphlet polemico tuttavia, la storia regge. Sarà difficile stilare una classifica. A rileggerci, e buona edition.
Allora, il racconto è molto scorrevole, il pdv inusuale. Non si capisce subito che è la città a parlare, ma appena lo si comprende si delinea molto bene quella sorta di potere che la voce narrante ha nell'influire sugli eventi (far incontrare le persone, deviare all'ultimo topi e pantegane per attirare l'attenzione delle persone coinvolte etc. etc.). Quindi, a mio avviso, i meccanismi del fantastico sono rispettati: le regole del mondo si susseguono nella narrazione, anche se non si mostrano da subito. Il finale pone però un paio di alternative. Si coglie la vena polemica sull'indifferenza ai rapporti umani autentici data dalle nuove tecnologie, però, da un altro punto di vista, resta in sospeso l'azione relativa all'uomo sul ponte. Si butta o non si butta? Come influisce su di lui l'indifferenza della donna che supera il ponte? Considerandolo come una sorta di pamphlet polemico tuttavia, la storia regge. Sarà difficile stilare una classifica. A rileggerci, e buona edition.
- Stefano Scudeler
- Messaggi: 105
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
giulio.palmieri ha scritto:Ciao Stefano, piacere di leggerti.
Allora, il racconto è molto scorrevole, il pdv inusuale. Non si capisce subito che è la città a parlare, ma appena lo si comprende si delinea molto bene quella sorta di potere che la voce narrante ha nell'influire sugli eventi (far incontrare le persone, deviare all'ultimo topi e pantegane per attirare l'attenzione delle persone coinvolte etc. etc.). Quindi, a mio avviso, i meccanismi del fantastico sono rispettati: le regole del mondo si susseguono nella narrazione, anche se non si mostrano da subito. Il finale pone però un paio di alternative. Si coglie la vena polemica sull'indifferenza ai rapporti umani autentici data dalle nuove tecnologie, però, da un altro punto di vista, resta in sospeso l'azione relativa all'uomo sul ponte. Si butta o non si butta? Come influisce su di lui l'indifferenza della donna che supera il ponte? Considerandolo come una sorta di pamphlet polemico tuttavia, la storia regge. Sarà difficile stilare una classifica. A rileggerci, e buona edition.
Ciao Giulio!
L'idea di lasciare "in sospeso" il finale è un esperimento.
Nell'edizione del mese scorso avevo messo un finale chiuso, questa volta volevo provare a lasciarlo aperto.
Nella mia testa il finale possibile è uno ma volevo capire se ero stato in grado di guidare i lettori a quello.
Buona edition anche a te!
- Shanghai Kid
- Messaggi: 433
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Ciao Stefano,
piacere di averti letto!
Ho trovato la tua scelta molto originale e curiosa e questo, sicuramente, è un buon punto per te.
Stilisticamente avrei cercato di mostrare di più e raccontare meno. Soprattutto la prima metà del tuo racconto scorre un po’ meno bene, a mio avviso, per questo motivo (non che sia un errore, si tratta solo di gusto personale!).
Avrei evitato anche il disvelamento finale così esplicito, mi riferisco al nome della città che, secondo me, era già chiaro.
Non male comunque come prova.
A rileggerci,
Elisa
piacere di averti letto!
Ho trovato la tua scelta molto originale e curiosa e questo, sicuramente, è un buon punto per te.
Stilisticamente avrei cercato di mostrare di più e raccontare meno. Soprattutto la prima metà del tuo racconto scorre un po’ meno bene, a mio avviso, per questo motivo (non che sia un errore, si tratta solo di gusto personale!).
Avrei evitato anche il disvelamento finale così esplicito, mi riferisco al nome della città che, secondo me, era già chiaro.
Non male comunque come prova.
A rileggerci,
Elisa
- Andrea Furlan
- Messaggi: 548
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Ciao Stefano,
Benvenuto nell'Arena, credo di non aver mai letto niente di tuo!
Il tuo racconto mi è piaciuto, ho capito quasi subito che era la città a raccontare. Devo dire che ho ritrovato sensazioni provate passeggiando per i canali in una fredda notte di novembre qualche anno fa. Buono l'inserimento delle espressioni in dialetto, come hai costruito la nostalgia per i tempi romantici ormai passati e l'indifferenza odierna. Tema centrato in modo originale, anche se forse avrei apprezzato un po' più di sorpresa e un plot twist più efficace alla fine. Comunque meriti un buon piazzamento in classifica!
Benvenuto nell'Arena, credo di non aver mai letto niente di tuo!
Il tuo racconto mi è piaciuto, ho capito quasi subito che era la città a raccontare. Devo dire che ho ritrovato sensazioni provate passeggiando per i canali in una fredda notte di novembre qualche anno fa. Buono l'inserimento delle espressioni in dialetto, come hai costruito la nostalgia per i tempi romantici ormai passati e l'indifferenza odierna. Tema centrato in modo originale, anche se forse avrei apprezzato un po' più di sorpresa e un plot twist più efficace alla fine. Comunque meriti un buon piazzamento in classifica!
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Ciao Stefano, benvenuto su Minuti Contati. Dovrebbe essere la prima volta che ci incrociamo.
Hai avuto una bella idea a costruire il punto di vista da parte cella città che accoglie e ospita le persone in più momenti storici e ne racconta alcune sfaccettature. Ho avuto un pò di difficoltà nel capire il significato di alcune parole (sono di Pisa).
L'inizio del racconto è la parte che ho preferito di più.
Forse è mancato qualcosa, il conflitto nel racconto ne risente un pò. Avrei accentuato la parte del personaggio con intenzioni suicide. Perché è vero che per Venezia è uno dei tanti che passa di lì, però mi appare come un personaggio di contorno alle altre varie storie. Ho apprezzato però l'intento della città di volerlo aiutare e anche il messaggio sociale della deriva individualista e alienante dell'utilizzo dei dispositivi elettronici.
Buona edition!
Hai avuto una bella idea a costruire il punto di vista da parte cella città che accoglie e ospita le persone in più momenti storici e ne racconta alcune sfaccettature. Ho avuto un pò di difficoltà nel capire il significato di alcune parole (sono di Pisa).
L'inizio del racconto è la parte che ho preferito di più.
Forse è mancato qualcosa, il conflitto nel racconto ne risente un pò. Avrei accentuato la parte del personaggio con intenzioni suicide. Perché è vero che per Venezia è uno dei tanti che passa di lì, però mi appare come un personaggio di contorno alle altre varie storie. Ho apprezzato però l'intento della città di volerlo aiutare e anche il messaggio sociale della deriva individualista e alienante dell'utilizzo dei dispositivi elettronici.
Buona edition!
Manuel Marinari
- Stefano Scudeler
- Messaggi: 105
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Shanghai Kid ha scritto:Ciao Stefano,
piacere di averti letto!
Ho trovato la tua scelta molto originale e curiosa e questo, sicuramente, è un buon punto per te.
Stilisticamente avrei cercato di mostrare di più e raccontare meno. Soprattutto la prima metà del tuo racconto scorre un po’ meno bene, a mio avviso, per questo motivo (non che sia un errore, si tratta solo di gusto personale!).
Avrei evitato anche il disvelamento finale così esplicito, mi riferisco al nome della città che, secondo me, era già chiaro.
Non male comunque come prova.
A rileggerci,
Elisa
Ciao Elisa!
Grazie del feedback , soprattutto sul mostrato vs raccontato.
In effetti era un esperimento. Mi sono un po' fissato sul mostrato e volevo vedere cosa succedeva a scrivere in raccontato (visto che molti racconti qui lo fanno e sono davvero belli).
Il nome alla fine non era tanto per "svelare" l'identità, quanto per essere a prova di fraintendimento.
Grazie ancora per i suggerimenti, sono contento che almeno un po' tu abbia apprezzato!
- Stefano Scudeler
- Messaggi: 105
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Andrea Furlan ha scritto:Ciao Stefano,
Benvenuto nell'Arena, credo di non aver mai letto niente di tuo!
Il tuo racconto mi è piaciuto, ho capito quasi subito che era la città a raccontare. Devo dire che ho ritrovato sensazioni provate passeggiando per i canali in una fredda notte di novembre qualche anno fa. Buono l'inserimento delle espressioni in dialetto, come hai costruito la nostalgia per i tempi romantici ormai passati e l'indifferenza odierna. Tema centrato in modo originale, anche se forse avrei apprezzato un po' più di sorpresa e un plot twist più efficace alla fine. Comunque meriti un buon piazzamento in classifica!
Ciao Andrea!
Sono alla mia seconda edition (ho iniziato a cimentarmi nella scrittura da poco e quando ho saputo di Minuti Contati mi ci sono fiondato!).
Grazie per il posto in classifica e sono contento che ti sia piaciuto il racconto!
- Stefano Scudeler
- Messaggi: 105
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Manuel Marinari ha scritto:Ciao Stefano, benvenuto su Minuti Contati. Dovrebbe essere la prima volta che ci incrociamo.
Hai avuto una bella idea a costruire il punto di vista da parte cella città che accoglie e ospita le persone in più momenti storici e ne racconta alcune sfaccettature. Ho avuto un pò di difficoltà nel capire il significato di alcune parole (sono di Pisa).
L'inizio del racconto è la parte che ho preferito di più.
Forse è mancato qualcosa, il conflitto nel racconto ne risente un pò. Avrei accentuato la parte del personaggio con intenzioni suicide. Perché è vero che per Venezia è uno dei tanti che passa di lì, però mi appare come un personaggio di contorno alle altre varie storie. Ho apprezzato però l'intento della città di volerlo aiutare e anche il messaggio sociale della deriva individualista e alienante dell'utilizzo dei dispositivi elettronici.
Buona edition!
Ciao Manuel!
Confermo, è la prima volta che ci incrociamo.
Grazie per il feedback e immaginavo che qualche parola in dialetto sarebbe stata di difficile comprensione (tipo "schitto" che è la cacca dei piccioni) e ho cercato di non usarne troppe (a discapito della caratterizzazione).
Buona edition anche a te!
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Stefano Scudeler ha scritto:Manuel Marinari ha scritto:Ciao Stefano, benvenuto su Minuti Contati. Dovrebbe essere la prima volta che ci incrociamo.
Hai avuto una bella idea a costruire il punto di vista da parte cella città che accoglie e ospita le persone in più momenti storici e ne racconta alcune sfaccettature. Ho avuto un pò di difficoltà nel capire il significato di alcune parole (sono di Pisa).
L'inizio del racconto è la parte che ho preferito di più.
Forse è mancato qualcosa, il conflitto nel racconto ne risente un pò. Avrei accentuato la parte del personaggio con intenzioni suicide. Perché è vero che per Venezia è uno dei tanti che passa di lì, però mi appare come un personaggio di contorno alle altre varie storie. Ho apprezzato però l'intento della città di volerlo aiutare e anche il messaggio sociale della deriva individualista e alienante dell'utilizzo dei dispositivi elettronici.
Buona edition!
Ciao Manuel!
Confermo, è la prima volta che ci incrociamo.
Grazie per il feedback e immaginavo che qualche parola in dialetto sarebbe stata di difficile comprensione (tipo "schitto" che è la cacca dei piccioni) e ho cercato di non usarne troppe (a discapito della caratterizzazione).
Buona edition anche a te!
Invece no! Ti avevo messo secondo nel girone del mese scorso, il racconto papà! Ora mi sono ricordato. ahahaha
Manuel Marinari
- Stefano Scudeler
- Messaggi: 105
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Manuel Marinari ha scritto:Stefano Scudeler ha scritto:Manuel Marinari ha scritto:Ciao Stefano, benvenuto su Minuti Contati. Dovrebbe essere la prima volta che ci incrociamo.
Hai avuto una bella idea a costruire il punto di vista da parte cella città che accoglie e ospita le persone in più momenti storici e ne racconta alcune sfaccettature. Ho avuto un pò di difficoltà nel capire il significato di alcune parole (sono di Pisa).
L'inizio del racconto è la parte che ho preferito di più.
Forse è mancato qualcosa, il conflitto nel racconto ne risente un pò. Avrei accentuato la parte del personaggio con intenzioni suicide. Perché è vero che per Venezia è uno dei tanti che passa di lì, però mi appare come un personaggio di contorno alle altre varie storie. Ho apprezzato però l'intento della città di volerlo aiutare e anche il messaggio sociale della deriva individualista e alienante dell'utilizzo dei dispositivi elettronici.
Buona edition!
Ciao Manuel!
Confermo, è la prima volta che ci incrociamo.
Grazie per il feedback e immaginavo che qualche parola in dialetto sarebbe stata di difficile comprensione (tipo "schitto" che è la cacca dei piccioni) e ho cercato di non usarne troppe (a discapito della caratterizzazione).
Buona edition anche a te!
Invece no! Ti avevo messo secondo nel girone del mese scorso, il racconto papà! Ora mi sono ricordato. ahahaha
Caspita è vero!
E direi anche che ti era piaciuto di più! XD
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Allora, sono al quarto racconto letto e per ora questo è quello che mi è piaciuto stilisticamente di più, anche come atmosfera. Mi è sembrato molto chiaro fin da subito che si trattasse di un'entità che vegliava sulla città, poi all'ingresso della componente materiale ho capito che era proprio la città stessa a parlare. Secondo me questa cosa è già evidente fin da subito, così che forse la chiusa finale in cui chi parla rivela la sua identità un po' perde di peso, a meno di non essere trasformata in una chiusa più dialettale e/o comica: il riferimento alle palle mi è sembrato poco veneziano (ma questa è sicuramente una finezza un po' come il cazzo di cui discutevate sopra). Come tipo di atmosfere questo racconto mi ha ricordato alcune storie di Dylan Dog, soprattutto quelle vecchie, questo anche in ragione dell'approccio un po' moralistico del personaggio della città (e ora che ci penso, anche delle imprecazioni, Arsenale Ballerino). Credo che il finale, per quanto aperto, non possa infatti essere che uno: hai disseminato prima il fatto che le persone si lascino distrarre dai cellulari e non facciano caso a chi hanno davanti, la ragazza non fa caso a chi ha davanti e quindi inevitabilmente il ragazzo muore.
Unica mia critica a questa scena è appunto al tema che mi sembra tratteggiarsi dietro: capisco che il discorso moraleggiante sui cellulari abbia le sue basi nella società in cui viviamo e anche che sia abbastanza in-character per una città antica come Venezia avere delle opinioni simili su TikTok. Mi è sembrato però un po' cupo non lasciare spazio a una sorpresa o a una minima possibilità di spezzare il discorso cinico sull'umanità portato avanti da Venezia stessa.
Faccio un esempio di qualcosa che avrebbe spezzato il discorso: i ragazzi davanti alla chiesa si rivelano non essere dei poco di buono ma si rendono conto che l'uomo si sta suicidando e provano a salvarlo. Questo introdurrebbe un colpo di scena e renderebbe anche utile ai fini della storia la scena iniziale, dimostrando per di più che anche una città antica (ma per certi versi morta) come Venezia ha qualcosa da imparare dagli umani che la abitano e che non tutto è come sembra.
Questo detto di una storia che comunque mi è piaciuta molto.
Ma il gioco di parole nel titolo invece quale sarebbe? Confesso la mia tardità nel non averlo capito :'D
Complimenti ancora comunque e in bocca al lupo per la sfida!
Unica mia critica a questa scena è appunto al tema che mi sembra tratteggiarsi dietro: capisco che il discorso moraleggiante sui cellulari abbia le sue basi nella società in cui viviamo e anche che sia abbastanza in-character per una città antica come Venezia avere delle opinioni simili su TikTok. Mi è sembrato però un po' cupo non lasciare spazio a una sorpresa o a una minima possibilità di spezzare il discorso cinico sull'umanità portato avanti da Venezia stessa.
Faccio un esempio di qualcosa che avrebbe spezzato il discorso: i ragazzi davanti alla chiesa si rivelano non essere dei poco di buono ma si rendono conto che l'uomo si sta suicidando e provano a salvarlo. Questo introdurrebbe un colpo di scena e renderebbe anche utile ai fini della storia la scena iniziale, dimostrando per di più che anche una città antica (ma per certi versi morta) come Venezia ha qualcosa da imparare dagli umani che la abitano e che non tutto è come sembra.
Questo detto di una storia che comunque mi è piaciuta molto.
Ma il gioco di parole nel titolo invece quale sarebbe? Confesso la mia tardità nel non averlo capito :'D
Complimenti ancora comunque e in bocca al lupo per la sfida!
- Stefano Scudeler
- Messaggi: 105
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
srcm ha scritto:Allora, sono al quarto racconto letto e per ora questo è quello che mi è piaciuto stilisticamente di più, anche come atmosfera. Mi è sembrato molto chiaro fin da subito che si trattasse di un'entità che vegliava sulla città, poi all'ingresso della componente materiale ho capito che era proprio la città stessa a parlare. Secondo me questa cosa è già evidente fin da subito, così che forse la chiusa finale in cui chi parla rivela la sua identità un po' perde di peso, a meno di non essere trasformata in una chiusa più dialettale e/o comica: il riferimento alle palle mi è sembrato poco veneziano (ma questa è sicuramente una finezza un po' come il cazzo di cui discutevate sopra). Come tipo di atmosfere questo racconto mi ha ricordato alcune storie di Dylan Dog, soprattutto quelle vecchie, questo anche in ragione dell'approccio un po' moralistico del personaggio della città (e ora che ci penso, anche delle imprecazioni, Arsenale Ballerino). Credo che il finale, per quanto aperto, non possa infatti essere che uno: hai disseminato prima il fatto che le persone si lascino distrarre dai cellulari e non facciano caso a chi hanno davanti, la ragazza non fa caso a chi ha davanti e quindi inevitabilmente il ragazzo muore.
Unica mia critica a questa scena è appunto al tema che mi sembra tratteggiarsi dietro: capisco che il discorso moraleggiante sui cellulari abbia le sue basi nella società in cui viviamo e anche che sia abbastanza in-character per una città antica come Venezia avere delle opinioni simili su TikTok. Mi è sembrato però un po' cupo non lasciare spazio a una sorpresa o a una minima possibilità di spezzare il discorso cinico sull'umanità portato avanti da Venezia stessa.
Faccio un esempio di qualcosa che avrebbe spezzato il discorso: i ragazzi davanti alla chiesa si rivelano non essere dei poco di buono ma si rendono conto che l'uomo si sta suicidando e provano a salvarlo. Questo introdurrebbe un colpo di scena e renderebbe anche utile ai fini della storia la scena iniziale, dimostrando per di più che anche una città antica (ma per certi versi morta) come Venezia ha qualcosa da imparare dagli umani che la abitano e che non tutto è come sembra.
Questo detto di una storia che comunque mi è piaciuta molto.
Ma il gioco di parole nel titolo invece quale sarebbe? Confesso la mia tardità nel non averlo capito :'D
Complimenti ancora comunque e in bocca al lupo per la sfida!
Ciao srcm!
Innanzitutto grazie per aver dedicato tutto questo tempo al mio racconto, ricambierò il favore!
Cerco di rispondere a tutti i tuoi dubbi.
In realtà il modo di dire "fuori dalle palle" ha origini veneziane (è una storia simpatica ma ovviamente la conoscono in pochi) e quindi a me è venuta in automatico la.chiusura finale.
E per il finale ho pensato di lasciare un minimo di speranza al lettore perché non ho esplicitamente detto che il ragazzo si butta ma non volevo far passare il messaggio che la società moderna si possa redimere. O almeno non facilmente.
Per quanto riguarda il titolo, intendevo che non solo l'ora è tarda, ma anche la gente (che si perde la vita per guardare il cellulare).
- CristianoSaccoccia
- Messaggi: 83
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
Stilisticamente il racconto è stato molto piacevole da leggere. Ho apprezzato in particolar modo i riferimenti storico-topografici di Venezia che dopo alcune righe avevo inteso fosse la protagonista di questa storia ben gestita. Tema centrato perfettamente quindi. Per mio gusto personale uno stile così bello l'avrei impiegato per raccontare qualcosa ancora di più pregnante dell'aspirante suicida, ma sono scelte autoriali che non contesto. A livello panoramico per adesso è il mio racconto preferito.
- Stefano Scudeler
- Messaggi: 105
Re: L'ora è tarda, e non è l'unica
CristianoSaccoccia ha scritto:Stilisticamente il racconto è stato molto piacevole da leggere. Ho apprezzato in particolar modo i riferimenti storico-topografici di Venezia che dopo alcune righe avevo inteso fosse la protagonista di questa storia ben gestita. Tema centrato perfettamente quindi. Per mio gusto personale uno stile così bello l'avrei impiegato per raccontare qualcosa ancora di più pregnante dell'aspirante suicida, ma sono scelte autoriali che non contesto. A livello panoramico per adesso è il mio racconto preferito.
Ciao Cristiano!
Grazie per il commento, per un esordiente totale come me vuol dire tantissimo!
Complimenti anche per il tuo cimento, spero continuerai a partecipare a Minuti Contati!
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