Linfa Rossa
- HandyManny_D
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Linfa Rossa
«Buongiorno!» la tua voce è cristallina quando ti rivolgi a me con il solito sorriso furbo che ti increspa la pelle attorno agli occhi.
Il tuo alito di menta mi fa vibrare mentre mi afferri con una risata e mi sollevi.
Fai una piroetta e a me sembra di morire. Mi piego in due, rischio di cadere, di spezzarmi, e poi ci fermiamo e mi posi di fianco al davanzale, in mezzo alle altre, nel posto che mi spetta in quanto tua prediletta.
Le finestre sono spalancate per fare entrare gli ultimi sospiri della primavera, la brezza fresca mi fa tremare.
Ritorni dalla cucina con due tazze: la tua ha un papero arrabbiato, la mia, la più piccina, è color crema con aloni scuri che sembrano cioccolato rappreso. Me la versi addosso e sento il liquido scivolarmi addosso, bagnarmi, nutrirmi.
Esci di corsa, lasciando una scia di fresco profumo, e il tuo ultimo sguardo è per me.
La tua assenza è insostenibile. Seguo il tuo incedere sul marciapiede trafficato: il tuo impermeabile verde è una macchia inconfondibile tra i colori spenti dei passanti. Le tue braccia ondeggiano come foglie e il tuo corpo si piega come un fusto snello. Un po’ ti assomiglio, forse è per questo che mi vuoi così bene.
Il resto della giornata è un’attesa paziente. Ho smesso da tempo di parlare con le altre e comunque, i loro sussurri acidi non riuscirebbero ad arrivare qua sopra.
La mia attenzione si sposta sul salotto in subbuglio: tre calici incrostati di vino rosso si innalzano come torri ubriache dal tavolino basso. Briciole di cibo segnano un percorso verso il divano, i cuscini conservano l’impronta di tre corpi che hanno riso e festeggiato fino a notte fonda.
Il sole inizia a mordermi e mi arrendo alle sue carezze.
Sento la chiave che gira nella serratura e la porta si apre, devo essermi assopita. Entri, hai il fiato corto, come se avessi corso.
Anche io avevo tanta voglia di rivederti.
Tu però non sembri prestarmi attenzione. Che cosa sta succedendo?
Ti vedo frugare nella borsa. La porta vibra una, due volte. Poi esplode.
Tu gridi, l’uomo che ti segue è furioso e ti si scaglia addosso. La tua mano esce dalla borsa tremando, spruzzando un liquido in faccia allo sconosciuto che urla e ti schiaffeggia la mano. Il getto mi prende in pieno.
Percepisco il bruciore, come una lama, come una fiamma che mi fa avvizzire. Mi ustiona, mi toglie il fiato, cola su di me, mi strappa i tessuti.
Se potessi farlo, urlerei. Urlerei insieme a te. Non ti vedo, non riesco a distrarmi dal mio dolore.
La zuffa sembra placarsi, mentre sento sciogliermi, il liquido urticante mi scorre dentro come linfa malsana.
Una lotta di grugniti, il mio tavolino ondeggia, un lieve e ritmico rumore di metallo sulle piastrelle segna la fine dello scontro.
Mi sento sollevare. Sei tu? Sei venuta a salvarmi? Sei venuta a danzare di nuovo con me?
Un sospiro di alcool e fumo mi seppellisce come cenere mentre precipito contro qualcosa di duro che si frantuma come un guscio troppo spesso, insieme al vaso che mi ha sempre accolta. La terra fugge da sotto le mie radici. Sono esposta, senza via di scampo.
Mi accascio impaurita in attesa della fine. Sfioro il profilo del tuo volto infranto. Dove ho sempre visto gioia, si è aperta una voragine di niente e di lava viscosa che mi bagna le radici. La tua linfa è calda, mi sta soffocando.
Odo il suo patetico pianto allontanarsi e strisciare disorientato fuori dall’appartamento. Dal corridoio, rumore di porte che si aprono, improperi e passi che si avvicinano a noi, ma è troppo tardi.
Il tuo alito di menta non sfiora più le mie foglie morenti.
Il tuo alito di menta mi fa vibrare mentre mi afferri con una risata e mi sollevi.
Fai una piroetta e a me sembra di morire. Mi piego in due, rischio di cadere, di spezzarmi, e poi ci fermiamo e mi posi di fianco al davanzale, in mezzo alle altre, nel posto che mi spetta in quanto tua prediletta.
Le finestre sono spalancate per fare entrare gli ultimi sospiri della primavera, la brezza fresca mi fa tremare.
Ritorni dalla cucina con due tazze: la tua ha un papero arrabbiato, la mia, la più piccina, è color crema con aloni scuri che sembrano cioccolato rappreso. Me la versi addosso e sento il liquido scivolarmi addosso, bagnarmi, nutrirmi.
Esci di corsa, lasciando una scia di fresco profumo, e il tuo ultimo sguardo è per me.
La tua assenza è insostenibile. Seguo il tuo incedere sul marciapiede trafficato: il tuo impermeabile verde è una macchia inconfondibile tra i colori spenti dei passanti. Le tue braccia ondeggiano come foglie e il tuo corpo si piega come un fusto snello. Un po’ ti assomiglio, forse è per questo che mi vuoi così bene.
Il resto della giornata è un’attesa paziente. Ho smesso da tempo di parlare con le altre e comunque, i loro sussurri acidi non riuscirebbero ad arrivare qua sopra.
La mia attenzione si sposta sul salotto in subbuglio: tre calici incrostati di vino rosso si innalzano come torri ubriache dal tavolino basso. Briciole di cibo segnano un percorso verso il divano, i cuscini conservano l’impronta di tre corpi che hanno riso e festeggiato fino a notte fonda.
Il sole inizia a mordermi e mi arrendo alle sue carezze.
Sento la chiave che gira nella serratura e la porta si apre, devo essermi assopita. Entri, hai il fiato corto, come se avessi corso.
Anche io avevo tanta voglia di rivederti.
Tu però non sembri prestarmi attenzione. Che cosa sta succedendo?
Ti vedo frugare nella borsa. La porta vibra una, due volte. Poi esplode.
Tu gridi, l’uomo che ti segue è furioso e ti si scaglia addosso. La tua mano esce dalla borsa tremando, spruzzando un liquido in faccia allo sconosciuto che urla e ti schiaffeggia la mano. Il getto mi prende in pieno.
Percepisco il bruciore, come una lama, come una fiamma che mi fa avvizzire. Mi ustiona, mi toglie il fiato, cola su di me, mi strappa i tessuti.
Se potessi farlo, urlerei. Urlerei insieme a te. Non ti vedo, non riesco a distrarmi dal mio dolore.
La zuffa sembra placarsi, mentre sento sciogliermi, il liquido urticante mi scorre dentro come linfa malsana.
Una lotta di grugniti, il mio tavolino ondeggia, un lieve e ritmico rumore di metallo sulle piastrelle segna la fine dello scontro.
Mi sento sollevare. Sei tu? Sei venuta a salvarmi? Sei venuta a danzare di nuovo con me?
Un sospiro di alcool e fumo mi seppellisce come cenere mentre precipito contro qualcosa di duro che si frantuma come un guscio troppo spesso, insieme al vaso che mi ha sempre accolta. La terra fugge da sotto le mie radici. Sono esposta, senza via di scampo.
Mi accascio impaurita in attesa della fine. Sfioro il profilo del tuo volto infranto. Dove ho sempre visto gioia, si è aperta una voragine di niente e di lava viscosa che mi bagna le radici. La tua linfa è calda, mi sta soffocando.
Odo il suo patetico pianto allontanarsi e strisciare disorientato fuori dall’appartamento. Dal corridoio, rumore di porte che si aprono, improperi e passi che si avvicinano a noi, ma è troppo tardi.
Il tuo alito di menta non sfiora più le mie foglie morenti.
Re: Linfa Rossa
Ciao Daniela e bentornata! Tutto ok con caratteri e tempo, buona BEPPE RONCARI EDITION!
- HandyManny_D
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Re: Linfa Rossa
antico ha scritto:Ciao Daniela e bentornata! Tutto ok con caratteri e tempo, buona BEPPE RONCARI EDITION!
Ottimo, grazie mille! Tornare è sempre un piacere.
Re: Linfa Rossa
Ciao Manny!
Il punto di vista di una pianta è sicuramente ostico da gestire per via dell'immobilità, ma di certo in tema con il punto di vista insolito. Ho trovato interessante dal punto di vista tematico il parallelo tra l'amore (si può parlare di amore?) verso la proprietaria e l'aggressione finale. L'accostamento è perfetto perché introduci senza citarlo un tema abbastanza pesante - nella mia interpretazione parliamo di femminicidio o di violenza (domestica e non) - per quanto mi rendo conto ci sia un certo grado di ambiguità su questo. Io ho assunto che la proprietaria della pianta sia appunto una propietaria, ma di fatto non mi sembra che sia confermato esplicitamente nel testo. D'altronde, non è un dato che può importare poi molto a una pianta. A essere pignoli anche l'aggressore (un uomo) poteva essere lasciato nell'ombra - ma il tema ne avrebbe risentito.
Credo che la parte migliore del testo sia quando lo spray urticante colpisce la pianta-POV. Che il vaso venga rotto dopo è un po' extra, anche se capisco la volontà di portare avanti il parallelo tra la morte della pianta e quella della padrona. La scena finale è cruenta e alcuni paralleli sono davvero azzeccati - mi piace quella lava viscosa per il sangue - ma credo che il quadro generale sia un po' troppo indiretto. C'è un bel contrasto con le osservazioni 'solari' e positive del POV che permeano il testo, ma la scena di violenza e soprattutto il risultato della violenza si esaurisce subito. Avrei sacrificato qualche dettaglio nel mezzo per una visione più vicina del corpo ormai cadavere. Mi rendo conto che comunque si tratta di una scena difficile e di un equilibrio ancora più difficile da trovare.
Mini ripetizione addosso - addosso nell'incipit. Per il resto la tazza col papero è un regalo di natale da farsi
Buona edizione!
Il punto di vista di una pianta è sicuramente ostico da gestire per via dell'immobilità, ma di certo in tema con il punto di vista insolito. Ho trovato interessante dal punto di vista tematico il parallelo tra l'amore (si può parlare di amore?) verso la proprietaria e l'aggressione finale. L'accostamento è perfetto perché introduci senza citarlo un tema abbastanza pesante - nella mia interpretazione parliamo di femminicidio o di violenza (domestica e non) - per quanto mi rendo conto ci sia un certo grado di ambiguità su questo. Io ho assunto che la proprietaria della pianta sia appunto una propietaria, ma di fatto non mi sembra che sia confermato esplicitamente nel testo. D'altronde, non è un dato che può importare poi molto a una pianta. A essere pignoli anche l'aggressore (un uomo) poteva essere lasciato nell'ombra - ma il tema ne avrebbe risentito.
Credo che la parte migliore del testo sia quando lo spray urticante colpisce la pianta-POV. Che il vaso venga rotto dopo è un po' extra, anche se capisco la volontà di portare avanti il parallelo tra la morte della pianta e quella della padrona. La scena finale è cruenta e alcuni paralleli sono davvero azzeccati - mi piace quella lava viscosa per il sangue - ma credo che il quadro generale sia un po' troppo indiretto. C'è un bel contrasto con le osservazioni 'solari' e positive del POV che permeano il testo, ma la scena di violenza e soprattutto il risultato della violenza si esaurisce subito. Avrei sacrificato qualche dettaglio nel mezzo per una visione più vicina del corpo ormai cadavere. Mi rendo conto che comunque si tratta di una scena difficile e di un equilibrio ancora più difficile da trovare.
Mini ripetizione addosso - addosso nell'incipit. Per il resto la tazza col papero è un regalo di natale da farsi
Buona edizione!
Vuoi leggere il primo* fantasy noir italiano? Un affare per orecchie a punta è disponibile!
Linktree - Goodreads
*viene fuori che ce ne sono altri, comunque il mio vale la pena giuro
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- HandyManny_D
- Messaggi: 144
Re: Linfa Rossa
M.M ha scritto:Ciao Manny!
Il punto di vista di una pianta è sicuramente ostico da gestire per via dell'immobilità, ma di certo in tema con il punto di vista insolito. Ho trovato interessante dal punto di vista tematico il parallelo tra l'amore (si può parlare di amore?) verso la proprietaria e l'aggressione finale. L'accostamento è perfetto perché introduci senza citarlo un tema abbastanza pesante - nella mia interpretazione parliamo di femminicidio o di violenza (domestica e non) - per quanto mi rendo conto ci sia un certo grado di ambiguità su questo. Io ho assunto che la proprietaria della pianta sia appunto una propietaria, ma di fatto non mi sembra che sia confermato esplicitamente nel testo. D'altronde, non è un dato che può importare poi molto a una pianta. A essere pignoli anche l'aggressore (un uomo) poteva essere lasciato nell'ombra - ma il tema ne avrebbe risentito.
Credo che la parte migliore del testo sia quando lo spray urticante colpisce la pianta-POV. Che il vaso venga rotto dopo è un po' extra, anche se capisco la volontà di portare avanti il parallelo tra la morte della pianta e quella della padrona. La scena finale è cruenta e alcuni paralleli sono davvero azzeccati - mi piace quella lava viscosa per il sangue - ma credo che il quadro generale sia un po' troppo indiretto. C'è un bel contrasto con le osservazioni 'solari' e positive del POV che permeano il testo, ma la scena di violenza e soprattutto il risultato della violenza si esaurisce subito. Avrei sacrificato qualche dettaglio nel mezzo per una visione più vicina del corpo ormai cadavere. Mi rendo conto che comunque si tratta di una scena difficile e di un equilibrio ancora più difficile da trovare.
Mini ripetizione addosso - addosso nell'incipit. Per il resto la tazza col papero è un regalo di natale da farsi
Buona edizione!
Ciao M,
mi fa un piacere immenso che questa volta ci sia uno scambio di ruoli da giudicante a giudicata e viceversa.
Allora, diciamo che con il punto di vista della pianta mi sono praticamente sparata sui piedi, ma credo anche di essermela cavata discretamente in così poco tempo.
Partiamo dal POV: la pianta. Ero partita a fare una cosa tipo "La finestra sul cortile", ma dal punto di vista di una pianta. Tuttavia, l'immobilità e il fatto che una pianta non possa in effetti parlare mi ha bloccata su più fronti.
Ho quindi deciso di spostare l'omicidio in casa e di renderlo simbolico, impattante per il POV. Non so da dove sia uscita l'idea vincente dello spray al peperoncino, che però mi ha impedito di mostrare la scena che avevo in mente all'origine. Confesso la mia mancanza (dallo scritto non si evince), di essere chiara sulla morte della donna per mano dell'uomo che le fracassa il vaso in faccia, unendo di fatto padrona e pianta in un destino tragico e di abbandono.
Come ho detto prima, lo spray al peperoncino è stata un'arma a doppio taglio. Sono stata costretta (da me stessa) a non poter usare la vista per descrivere la scena, ma solo altri dettagli tipo tatto e udito e forse anche per questo la scena è risultata poco chiara.
Però dai, nonostante i temi drammatici del racconto, mi sono molto divertita a sciverlo. Ho guardato per tutto il tempo il mio avocado in vaso, pianta della quale vado molto fiera.
Alcune volte mi è sembrato di vederla tremare.
Grazie mille per la preziosa valutazione. Ne farò tesoro.
Ci si legge in giro!
Ps: maledizione per quell'Addosso ripetuto!
Re: Linfa Rossa
Ciao Daniela, credo sia la prima volta che ho il piacere di leggerti.
Il tuo racconto mi è piaciuto molto; bella l'idea, in accordo al tema, intrigante la narrazione. C'è il quotidiano e c'è il drammatico. Lo sguardo è insolito e a tratti straniante, ma non in senso negativo. Zona podio.
Sperando possa esser utile ti segnalo alcune cose che ho trovato un po' confuse. La protagoinsta sta sul davanzale? Su di un tavolino con altre piante? Su un tavolino solo suo, ma vicino ad altre piante su altri tavolini tutti vicini al davanzale? L'aggressore è uno sconosciuto per la pianta, quindi non è mai stato nell'appartamento, ma dall'epilogo si direbbe un partner geloso e violento (alla fine piange persino per il gesto femminicida).
Aggiungo anche una curiosità: la pianta ha piena consapevolezza dei termini che indicano cose, azioni e concetti, sa cos'è una tazza, un papero, un impermeabile, cos'è l'alito, una zuffa o una danza. Quindi chiamare linfa il sangue è intenzionale da parte sua? Sta "vegetalizzando" la sua umana?
Ancora complimenti e in bocca al lupo per la gara!
Il tuo racconto mi è piaciuto molto; bella l'idea, in accordo al tema, intrigante la narrazione. C'è il quotidiano e c'è il drammatico. Lo sguardo è insolito e a tratti straniante, ma non in senso negativo. Zona podio.
Sperando possa esser utile ti segnalo alcune cose che ho trovato un po' confuse. La protagoinsta sta sul davanzale? Su di un tavolino con altre piante? Su un tavolino solo suo, ma vicino ad altre piante su altri tavolini tutti vicini al davanzale? L'aggressore è uno sconosciuto per la pianta, quindi non è mai stato nell'appartamento, ma dall'epilogo si direbbe un partner geloso e violento (alla fine piange persino per il gesto femminicida).
Aggiungo anche una curiosità: la pianta ha piena consapevolezza dei termini che indicano cose, azioni e concetti, sa cos'è una tazza, un papero, un impermeabile, cos'è l'alito, una zuffa o una danza. Quindi chiamare linfa il sangue è intenzionale da parte sua? Sta "vegetalizzando" la sua umana?
Ancora complimenti e in bocca al lupo per la gara!
Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione. (E. Goldman)
gioco - Corrado Gioannini
gioco - Corrado Gioannini
- HandyManny_D
- Messaggi: 144
Re: Linfa Rossa
gioco ha scritto:Ciao Daniela, credo sia la prima volta che ho il piacere di leggerti.
Il tuo racconto mi è piaciuto molto; bella l'idea, in accordo al tema, intrigante la narrazione. C'è il quotidiano e c'è il drammatico. Lo sguardo è insolito e a tratti straniante, ma non in senso negativo. Zona podio.
Sperando possa esser utile ti segnalo alcune cose che ho trovato un po' confuse. La protagoinsta sta sul davanzale? Su di un tavolino con altre piante? Su un tavolino solo suo, ma vicino ad altre piante su altri tavolini tutti vicini al davanzale? L'aggressore è uno sconosciuto per la pianta, quindi non è mai stato nell'appartamento, ma dall'epilogo si direbbe un partner geloso e violento (alla fine piange persino per il gesto femminicida).
Aggiungo anche una curiosità: la pianta ha piena consapevolezza dei termini che indicano cose, azioni e concetti, sa cos'è una tazza, un papero, un impermeabile, cos'è l'alito, una zuffa o una danza. Quindi chiamare linfa il sangue è intenzionale da parte sua? Sta "vegetalizzando" la sua umana?
Ancora complimenti e in bocca al lupo per la gara!
Ciao Corrado,
sì, questa è la mia seconda Edition, spero di essere più attiva in futuro. Mettersi in gioco qui su MC è per me come andare in palestra: entro e vado subito in soggezione perchè vedo gente con muscoli perfino nell'unghia del mignolino, poi faccio i miei esercizi e scopro, guarda un po', che anche io ho qualche muscoletto nascosto sotto il grasso accumulato per l'inverno (e per la primavera, per l'estate, per l'autunno e così via).
Intanto, sono felicissima che il raccontino ti sia piaciuto.
Ora provo a fugare i tuoi dubbi. Sì, la pianta ha il suo "posto al sole" su un tavolino di fianco alla finestra, in una posizione più alta rispetto alle altre. La proprietaria la sposta vicino alla finestra durante il giorno, mentre di notte la mette in un luogo più riparato affinché non le arrivino spifferi (ti prego, non dirmi che sono l'unica che fa così!).
No, la pianta non ha mai conosciuto l'assassino, pensavo a un vecchio ex della donna. La proprietaria lo ha lasciato e si è trasferita in un nuovo appartamento in un'altra città e, solo successivamente, ha comprato la pianta.
La parte della linfa è intenzionale. Ho aperto una piccola finestra a metà racconto, nella quale la pianta, intravedendo i movimenti della donna in mezzo alla folla, si paragona con la sua padrona. La pianta la percepisce come creatura addetta alla sua cura e ne è dipendente, come lo sarebbe un animale domestico, quindi la "vegetalizza". Chiama il suo sangue "linfa" perchè capisce che senza questo, la donna è destinata a morire, come un fiore reciso.
Spero che le mie delucidazioni ti siano state utili.
Grazie ancora.
Ci si legge in giro!
- BruceLagogrigio
- Messaggi: 442
Re: Linfa Rossa
In prima persona. Tempo verbale presente. Ambientazione: Casa familiare. Genere: thirller/tantastico. tema centrato.
Ciao Daniela, credo anche io di non aver letto nulla di tuo quindi piacere di leggerti.
Il racconto mi è molto piaciuto nel complesso, per come hai gestito il POV, per lo stacco fra la pace iniziale e la scena di violenza. Molto buono anche il finale.
Non è per nulla facile far calare il lettore nelle sembianze di un vegetale non avendo molti dei nostri sensi, ma credo ci sei riuscita piuttosto bene.
La parte che mi ha convinto meno è stata questa:
La mia attenzione si sposta sul salotto in subbuglio: tre calici incrostati di vino rosso si innalzano come torri ubriache dal tavolino basso. Briciole di cibo segnano un percorso verso il divano, i cuscini conservano l’impronta di tre corpi che hanno riso e festeggiato fino a notte fonda.
Mi storce un po’ il fatto che vedesse proprio come se avesse gli occhi, e non è chiara tutta la scena sia una semina per il finale (ma direi di no).
L’epilogo del racconto è triste e drammatico nel modo giusto.
Alla prossima e in bocca al lupo.
Ciao Daniela, credo anche io di non aver letto nulla di tuo quindi piacere di leggerti.
Il racconto mi è molto piaciuto nel complesso, per come hai gestito il POV, per lo stacco fra la pace iniziale e la scena di violenza. Molto buono anche il finale.
Non è per nulla facile far calare il lettore nelle sembianze di un vegetale non avendo molti dei nostri sensi, ma credo ci sei riuscita piuttosto bene.
La parte che mi ha convinto meno è stata questa:
La mia attenzione si sposta sul salotto in subbuglio: tre calici incrostati di vino rosso si innalzano come torri ubriache dal tavolino basso. Briciole di cibo segnano un percorso verso il divano, i cuscini conservano l’impronta di tre corpi che hanno riso e festeggiato fino a notte fonda.
Mi storce un po’ il fatto che vedesse proprio come se avesse gli occhi, e non è chiara tutta la scena sia una semina per il finale (ma direi di no).
L’epilogo del racconto è triste e drammatico nel modo giusto.
Alla prossima e in bocca al lupo.
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
- Luca Moggia
- Messaggi: 238
Re: Linfa Rossa
Ciao Daniela,
tema assolutamente centrato con il punto di vista che si sposta dentro una pianta. Decisamente insolito.
Il racconto a mio parere funziona, sei riuscita a creare una buona tensione emotiva utilizzando l'interiorità del punto di vista.
In particolare mi è piaciuto l'atteggiamento di venerazione che la pianta ha nei confronti della donna. Una venerazione che però non stanca perché animata da un sentimento di amore.
Buono il passaggio dalla situazione idilliaca a quella brutale della seconda parte.
Un bello stacco che accentua la carica emotiva del racconto.
Ti segnalo un paio di cosette che comunque non hanno pregiudicato la godibilità della storia.
Alla prima lettura del racconto non avevo ben capito cosa fosse successo nel punto che va da "Mi sento sollevare" fino a "Sono esposta, senza via di scampo". Rileggendo il racconto ho immaginato che l'aggressore abbia sollevato il vaso per poi spaccarlo in testa alla donna. In quel momento la pianta è "accecata" dallo spray al peperoncino quindi ha perfettamente senso che non veda cosa succede. Detto questo un pochino di confusione l'ho sentita.
Peccato non vedere meglio l'aggressore. Qualche dettaglio in più, che lo rendesse inquietante avrebbe accentuato ancora la tensione nella scena.
In conclusione ti faccio i complimenti perché il racconto mi ha colpito.
In bocca al lupo per l'Edizione e a rileggerci presto!
Luca
tema assolutamente centrato con il punto di vista che si sposta dentro una pianta. Decisamente insolito.
Il racconto a mio parere funziona, sei riuscita a creare una buona tensione emotiva utilizzando l'interiorità del punto di vista.
In particolare mi è piaciuto l'atteggiamento di venerazione che la pianta ha nei confronti della donna. Una venerazione che però non stanca perché animata da un sentimento di amore.
Buono il passaggio dalla situazione idilliaca a quella brutale della seconda parte.
Un bello stacco che accentua la carica emotiva del racconto.
Ti segnalo un paio di cosette che comunque non hanno pregiudicato la godibilità della storia.
Alla prima lettura del racconto non avevo ben capito cosa fosse successo nel punto che va da "Mi sento sollevare" fino a "Sono esposta, senza via di scampo". Rileggendo il racconto ho immaginato che l'aggressore abbia sollevato il vaso per poi spaccarlo in testa alla donna. In quel momento la pianta è "accecata" dallo spray al peperoncino quindi ha perfettamente senso che non veda cosa succede. Detto questo un pochino di confusione l'ho sentita.
Peccato non vedere meglio l'aggressore. Qualche dettaglio in più, che lo rendesse inquietante avrebbe accentuato ancora la tensione nella scena.
In conclusione ti faccio i complimenti perché il racconto mi ha colpito.
In bocca al lupo per l'Edizione e a rileggerci presto!
Luca
"A volte, impazzire è una risposta appropriata alla realtà" - Philip K. Dick
- HandyManny_D
- Messaggi: 144
Re: Linfa Rossa
BruceLagogrigio ha scritto:In prima persona. Tempo verbale presente. Ambientazione: Casa familiare. Genere: thirller/tantastico. tema centrato.
Ciao Daniela, credo anche io di non aver letto nulla di tuo quindi piacere di leggerti.
Il racconto mi è molto piaciuto nel complesso, per come hai gestito il POV, per lo stacco fra la pace iniziale e la scena di violenza. Molto buono anche il finale.
Non è per nulla facile far calare il lettore nelle sembianze di un vegetale non avendo molti dei nostri sensi, ma credo ci sei riuscita piuttosto bene.
La parte che mi ha convinto meno è stata questa:
La mia attenzione si sposta sul salotto in subbuglio: tre calici incrostati di vino rosso si innalzano come torri ubriache dal tavolino basso. Briciole di cibo segnano un percorso verso il divano, i cuscini conservano l’impronta di tre corpi che hanno riso e festeggiato fino a notte fonda.
Mi storce un po’ il fatto che vedesse proprio come se avesse gli occhi, e non è chiara tutta la scena sia una semina per il finale (ma direi di no).
L’epilogo del racconto è triste e drammatico nel modo giusto.
Alla prossima e in bocca al lupo.
Ciao Bruce,
Al mio attivo su MC ho solo un racconto, o meglio, un muro di testo nell'ultimo contest della scorsa edizione a tema Vizietto.
Mi fa piacere che tu abbia trovato la lettura abbastanza piacevole e ti ringrazio per i preziosi feedback.
Allora, la scena dei tre calici era un plus per far percepire la felicità della donna, che la sera prima aveva festeggiato (si suppone) con care amiche. Giusto per rendere il contrasto con il finale ancora più evidente. Magari editando l'avrei tolta, ma volevo anche far vedere un po' l'appartamento.
So che per un racconto super vincente e super accurato, avrei dovuto lavorare esclusivamente su sensazioni tattili, vibrazioni, chimica, ma non sarei riuscita a rimanere nelle 4000 battute, temo, e l'effetto non sarebbe stato lo stesso.
Grazie ancora per tutto.
Ci si legge in giro!
- HandyManny_D
- Messaggi: 144
Re: Linfa Rossa
Luca Moggia ha scritto:Ciao Daniela,
tema assolutamente centrato con il punto di vista che si sposta dentro una pianta. Decisamente insolito.
Il racconto a mio parere funziona, sei riuscita a creare una buona tensione emotiva utilizzando l'interiorità del punto di vista.
In particolare mi è piaciuto l'atteggiamento di venerazione che la pianta ha nei confronti della donna. Una venerazione che però non stanca perché animata da un sentimento di amore.
Buono il passaggio dalla situazione idilliaca a quella brutale della seconda parte.
Un bello stacco che accentua la carica emotiva del racconto.
Ti segnalo un paio di cosette che comunque non hanno pregiudicato la godibilità della storia.
Alla prima lettura del racconto non avevo ben capito cosa fosse successo nel punto che va da "Mi sento sollevare" fino a "Sono esposta, senza via di scampo". Rileggendo il racconto ho immaginato che l'aggressore abbia sollevato il vaso per poi spaccarlo in testa alla donna. In quel momento la pianta è "accecata" dallo spray al peperoncino quindi ha perfettamente senso che non veda cosa succede. Detto questo un pochino di confusione l'ho sentita.
Peccato non vedere meglio l'aggressore. Qualche dettaglio in più, che lo rendesse inquietante avrebbe accentuato ancora la tensione nella scena.
In conclusione ti faccio i complimenti perché il racconto mi ha colpito.
In bocca al lupo per l'Edizione e a rileggerci presto!
Luca
Ciao Luca,
Grazie per i complimenti e i feedback.
Sì, la scena del vaso spaccato sulla testa della donna è un po' criptico, ho davvero faticato a scriverlo in modo che si capisse senza usare la vista. Anche il mio Alphamarito era rimasto un po' scettico, ma io ho voluto proseguire con la mia idea del rumore di guscio rotto che comprendo, magari non è calzante. Mi sono fatta aiutare dal tatto della pianta nel momento in cui si accascia sul suo viso e non lo sente più.
Non ho dato troppa enfasi alla descrizione dell'aggressore perchè la pianta è concentrata solo su sé stessa e sul proprio dolore e percepisce la lotta come un rumore di sottofondo. Quando non sente più niente, pensa perfino che la sua padrona abbia vinto e si stia attivando per portarla in salvo.
Hai ragione quando parli di venerazione. Ho immaginato che la pianta del racconto potesse narrare la storia con un punto di vista da animale domestico fedele e devoto.
Grazie ancora per tutto.
Ci si legge in giro!
- Emiliano Maramonte
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Re: Linfa Rossa
Ciao Daniela!
Leggo che hai partecipato già all'Edition del "Vizietto", quindi sicuramente ci siamo incrociati. Perdonami però se non ricordo la tua partecipazione. In ogni caso, lieto di leggerti!
Il racconto mi è piaciuto molto. Ottimo lo stile, pulito scorrevole, al servizio della storia. Hai anche padroneggiato un punto di vista che ritengo particolare: una prima frammista a una seconda, non facile da gestire. La trama fa parte di quella categoria di storie nella quale è un oggetto, una pianta, un qualcosa di inanimato a parlare. Me ne aspettavo molte così, in questa Edition, ma nel tuo caso, la prospettiva è più fresca e profonda. La vicenda è abbastanza comprensibile: la pianta, che ha un rapporto di grande affetto con la sua proprietaria, assiste impotente a un'aggressione, poi, vittima essa stessa, muore rivolgendo all'umana un pensiero d'amore. Commovente la frase finale che sancisce proprio questo triste destino comune e - consentimi - linfatico.
Cosa aggiungere? Tema centrato con lode!
Buona gara!
Emiliano.
Leggo che hai partecipato già all'Edition del "Vizietto", quindi sicuramente ci siamo incrociati. Perdonami però se non ricordo la tua partecipazione. In ogni caso, lieto di leggerti!
Il racconto mi è piaciuto molto. Ottimo lo stile, pulito scorrevole, al servizio della storia. Hai anche padroneggiato un punto di vista che ritengo particolare: una prima frammista a una seconda, non facile da gestire. La trama fa parte di quella categoria di storie nella quale è un oggetto, una pianta, un qualcosa di inanimato a parlare. Me ne aspettavo molte così, in questa Edition, ma nel tuo caso, la prospettiva è più fresca e profonda. La vicenda è abbastanza comprensibile: la pianta, che ha un rapporto di grande affetto con la sua proprietaria, assiste impotente a un'aggressione, poi, vittima essa stessa, muore rivolgendo all'umana un pensiero d'amore. Commovente la frase finale che sancisce proprio questo triste destino comune e - consentimi - linfatico.
Cosa aggiungere? Tema centrato con lode!
Buona gara!
Emiliano.
- HandyManny_D
- Messaggi: 144
Re: Linfa Rossa
Emiliano Maramonte ha scritto:Ciao Daniela!
Leggo che hai partecipato già all'Edition del "Vizietto", quindi sicuramente ci siamo incrociati. Perdonami però se non ricordo la tua partecipazione. In ogni caso, lieto di leggerti!
Il racconto mi è piaciuto molto. Ottimo lo stile, pulito scorrevole, al servizio della storia. Hai anche padroneggiato un punto di vista che ritengo particolare: una prima frammista a una seconda, non facile da gestire. La trama fa parte di quella categoria di storie nella quale è un oggetto, una pianta, un qualcosa di inanimato a parlare. Me ne aspettavo molte così, in questa Edition, ma nel tuo caso, la prospettiva è più fresca e profonda. La vicenda è abbastanza comprensibile: la pianta, che ha un rapporto di grande affetto con la sua proprietaria, assiste impotente a un'aggressione, poi, vittima essa stessa, muore rivolgendo all'umana un pensiero d'amore. Commovente la frase finale che sancisce proprio questo triste destino comune e - consentimi - linfatico.
Cosa aggiungere? Tema centrato con lode!
Buona gara!
Emiliano.
Ciao Emiliano,
Ho scoperto poi che nell'edizione del vizietto non ci siamo letti perché eravamo nello stesso gruppo ^^" (sono andata a investigare a fondo).
Per quanto riguarda la tua recensione, sono molto contenta che il racconto ti sia piaciuto. Mi sono divertita molto a scriverlo e, a mio parere, ha ampi margini di miglioramento. Sarebbe bellissimo poter scrivere la stessa storia senza umanizzare la pianta, ma il messaggio non penetrerebbe allo stesso modo. Magari farò un tentativo.
Pensa che all'inizio avrei voluto scrivere qualcosa con una pianta carnivora che divorava l'assalitore, ma non sono stata abbastanza coraggiosa temendo che venisse fuori una cosa molto cartoonesca. Ma il legame pianta-padrona non sarebbe stato altrettanto simbolico.
Grazie ancora, veramente.
Ci si legge in giro!
- Bescottina
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Re: Linfa Rossa
Ciao Daniela, è la prima volta che ti leggo, ed è stato un vero piacere farlo!
Innanzitutto mi è piaciuto che pur essendo in prima persona, la pianta si rivolga a un “tu”, quindi sia mescolata a una narrazione in seconda persona. È molto funzionale, molto intimo nel caso di questo racconto.
Tutta la prima parte fila molto liscia, ma c’è un pezzettino minuscolo che immagino ti servisse a rallentare il momento di solitudine della pianta e dare l’idea domestica del contesto, ma dà molto poco alla narrazione: l’immagine dei tavolini, le briciole e il divano. Se fosse stata una semina funzionale sarebbe stata perfetta, perché hai costruito una bella immagine in poche parole, ma perde molto e diventa un po’ il “momento debole” della narrazione. Forse avresti potuto sfruttarlo meglio per rafforzare la semina della “vegetalizzazione” della proprietaria – per me era chiara con l’immagine di lei in strada, ma potrebbe sfuggire.
Ti do alcuni suggerimenti tecnici che potrebbero tornarti utili anche in futuro:
- “esplode” immagino non sia in senso letterale, ma accostato a una porta evoca un’immagine precisa, che non è quella che volevi dare (presumo che la porta si spalanchi con violenza, e che non esploda in miriade di schegge);
- “esce dalla borsa tremando, spruzzando”: in realtà sono due azioni consecutive, non contemporanee e nemmeno di durata equivalente, quindi voleva il presente “spruzzi”
- “…bruciore, come una lama, come una fiamma”: lama o fiamma? Il dolore da taglio e quello da fuoco sono ben diversi.
- Dei “sembra” non ne hai bisogno, sei in un POV certo per quello che riguarda la percezione spaziale, meno ne usi e più sono immediate le immagini che passi
- “come cenere/come un guscio” sono metafore eccessivamente vicine e “come cenere” accostato al fumo è molto… beh, direi ovvio, quindi era evitabile. “Come un guscio”, invece, mi ha confusa: non avevo minimamente capito che lui avesse colpito la proprietaria della pianta col vaso, perché un uovo e una faccia hanno due consistenze molto diverse, ma capisco fosse complicato trovare in poco tempo una metafora calzante.
- Prova a ridurre i verbi filtro (ti fa anche guadagnare caratteri).
Scusa la pappardella, ma hai un ottimo stile e questo racconto è quello che per tema, resa, carica emotiva e tensione mi ha colpito maggiormente, quindi volevo spenderci due paroline in più nella speranza di esserti utile.
Tema centratissimo! Complimenti e buona edition!
Innanzitutto mi è piaciuto che pur essendo in prima persona, la pianta si rivolga a un “tu”, quindi sia mescolata a una narrazione in seconda persona. È molto funzionale, molto intimo nel caso di questo racconto.
Tutta la prima parte fila molto liscia, ma c’è un pezzettino minuscolo che immagino ti servisse a rallentare il momento di solitudine della pianta e dare l’idea domestica del contesto, ma dà molto poco alla narrazione: l’immagine dei tavolini, le briciole e il divano. Se fosse stata una semina funzionale sarebbe stata perfetta, perché hai costruito una bella immagine in poche parole, ma perde molto e diventa un po’ il “momento debole” della narrazione. Forse avresti potuto sfruttarlo meglio per rafforzare la semina della “vegetalizzazione” della proprietaria – per me era chiara con l’immagine di lei in strada, ma potrebbe sfuggire.
Ti do alcuni suggerimenti tecnici che potrebbero tornarti utili anche in futuro:
- “esplode” immagino non sia in senso letterale, ma accostato a una porta evoca un’immagine precisa, che non è quella che volevi dare (presumo che la porta si spalanchi con violenza, e che non esploda in miriade di schegge);
- “esce dalla borsa tremando, spruzzando”: in realtà sono due azioni consecutive, non contemporanee e nemmeno di durata equivalente, quindi voleva il presente “spruzzi”
- “…bruciore, come una lama, come una fiamma”: lama o fiamma? Il dolore da taglio e quello da fuoco sono ben diversi.
- Dei “sembra” non ne hai bisogno, sei in un POV certo per quello che riguarda la percezione spaziale, meno ne usi e più sono immediate le immagini che passi
- “come cenere/come un guscio” sono metafore eccessivamente vicine e “come cenere” accostato al fumo è molto… beh, direi ovvio, quindi era evitabile. “Come un guscio”, invece, mi ha confusa: non avevo minimamente capito che lui avesse colpito la proprietaria della pianta col vaso, perché un uovo e una faccia hanno due consistenze molto diverse, ma capisco fosse complicato trovare in poco tempo una metafora calzante.
- Prova a ridurre i verbi filtro (ti fa anche guadagnare caratteri).
Scusa la pappardella, ma hai un ottimo stile e questo racconto è quello che per tema, resa, carica emotiva e tensione mi ha colpito maggiormente, quindi volevo spenderci due paroline in più nella speranza di esserti utile.
Tema centratissimo! Complimenti e buona edition!
- HandyManny_D
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Re: Linfa Rossa
Bescottina ha scritto:Ciao Daniela, è la prima volta che ti leggo, ed è stato un vero piacere farlo!
Innanzitutto mi è piaciuto che pur essendo in prima persona, la pianta si rivolga a un “tu”, quindi sia mescolata a una narrazione in seconda persona. È molto funzionale, molto intimo nel caso di questo racconto.
Tutta la prima parte fila molto liscia, ma c’è un pezzettino minuscolo che immagino ti servisse a rallentare il momento di solitudine della pianta e dare l’idea domestica del contesto, ma dà molto poco alla narrazione: l’immagine dei tavolini, le briciole e il divano. Se fosse stata una semina funzionale sarebbe stata perfetta, perché hai costruito una bella immagine in poche parole, ma perde molto e diventa un po’ il “momento debole” della narrazione. Forse avresti potuto sfruttarlo meglio per rafforzare la semina della “vegetalizzazione” della proprietaria – per me era chiara con l’immagine di lei in strada, ma potrebbe sfuggire.
Ti do alcuni suggerimenti tecnici che potrebbero tornarti utili anche in futuro:
- “esplode” immagino non sia in senso letterale, ma accostato a una porta evoca un’immagine precisa, che non è quella che volevi dare (presumo che la porta si spalanchi con violenza, e che non esploda in miriade di schegge);
- “esce dalla borsa tremando, spruzzando”: in realtà sono due azioni consecutive, non contemporanee e nemmeno di durata equivalente, quindi voleva il presente “spruzzi”
- “…bruciore, come una lama, come una fiamma”: lama o fiamma? Il dolore da taglio e quello da fuoco sono ben diversi.
- Dei “sembra” non ne hai bisogno, sei in un POV certo per quello che riguarda la percezione spaziale, meno ne usi e più sono immediate le immagini che passi
- “come cenere/come un guscio” sono metafore eccessivamente vicine e “come cenere” accostato al fumo è molto… beh, direi ovvio, quindi era evitabile. “Come un guscio”, invece, mi ha confusa: non avevo minimamente capito che lui avesse colpito la proprietaria della pianta col vaso, perché un uovo e una faccia hanno due consistenze molto diverse, ma capisco fosse complicato trovare in poco tempo una metafora calzante.
- Prova a ridurre i verbi filtro (ti fa anche guadagnare caratteri).
Scusa la pappardella, ma hai un ottimo stile e questo racconto è quello che per tema, resa, carica emotiva e tensione mi ha colpito maggiormente, quindi volevo spenderci due paroline in più nella speranza di esserti utile.
Tema centratissimo! Complimenti e buona edition!
Ciao Barbara,
intanto ti devo ringraziare per la "pappardella", direi necessaria o non sarei qui a scrivere su MC. Azzeccatissima, è esattamente quello che stavo cercando da questa esperienza.
Mi trovi d'accordissimo sulla parte del "riempitivo della solitudine" con descrizione dei bicchieri e del divano. Come forse ho già scritto, mi ero pentita di averla messa, ma forse l'ho inserita solo male perché nella storia alla fine ci sta. Devo solo collocarla meglio.
Idem per quanto riguarda l'aggressore che rompe il vaso sulla faccia della donna. Purtroppo non sono riuscita a fare capire bene questo passaggio senza utilizzare la vista.
Il paragone del guscio però mi è sembrato quello più calzante dal punto di vista della pianta in quanto vegetale.
Il dolore ovviamente è più simile a fiamma, la lama andrebbe tolta.
Esplode ovviamente non in modo letterale, ma comunque esagerato dal punto di vista della pianta.
Ti ringrazio veramente per questi spunti interessanti e sono contenta che, nonostante qualche incertezza, la mia storia ti sia piaciuta.
Ci si legge in giro!
- Stefano.Moretto
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- Contatta:
Re: Linfa Rossa
Ciao Daniela,
prima di tutto devo dirti che ho trovato geniale il modo in cui hai impostato la prima/seconda persona. Non credo di aver mai letto (nè pensato di scrivere) un racconto che fondesse la prima persona dell'effettivo punto di vista con la seconda persona, che già di per sé è rara. Una scelta decisamente unica, già solo per questo sei perfettamente in tema.
Oltre a questo, il racconto in sé è decisamente bello. Parte con un'enorme tranquillità e degenera velocemente verso tematiche purtroppo ben conosciute. Il finale mi ha spezzato dentro, ho sentito tutta la sofferenza della scena. Non ho grossi appunti da farti. Forse l'unica cosa che non mi ha convito troppo è che la pianta è fin troppo umanizzata. Mi spiego meglio: ha sensi palesemente umani (la vista, per esempio) e a quanto pare può "comunicare" con le altre piante. So che le piante hanno dei veri e propri metodi di comunicazione attraverso emanazioni, ma qui fai dei riferimenti uditivi.
Ho apprezzato moltissimo, invece, tutti i riferimenti olfattivi, che ragionevolmente sono quelli più sensati per questo punto di vista – seppure le piante non abbiano un vero e proprio naso, effettivamente è attraverso gli odori che comunicano.
prima di tutto devo dirti che ho trovato geniale il modo in cui hai impostato la prima/seconda persona. Non credo di aver mai letto (nè pensato di scrivere) un racconto che fondesse la prima persona dell'effettivo punto di vista con la seconda persona, che già di per sé è rara. Una scelta decisamente unica, già solo per questo sei perfettamente in tema.
Oltre a questo, il racconto in sé è decisamente bello. Parte con un'enorme tranquillità e degenera velocemente verso tematiche purtroppo ben conosciute. Il finale mi ha spezzato dentro, ho sentito tutta la sofferenza della scena. Non ho grossi appunti da farti. Forse l'unica cosa che non mi ha convito troppo è che la pianta è fin troppo umanizzata. Mi spiego meglio: ha sensi palesemente umani (la vista, per esempio) e a quanto pare può "comunicare" con le altre piante. So che le piante hanno dei veri e propri metodi di comunicazione attraverso emanazioni, ma qui fai dei riferimenti uditivi.
Ho apprezzato moltissimo, invece, tutti i riferimenti olfattivi, che ragionevolmente sono quelli più sensati per questo punto di vista – seppure le piante non abbiano un vero e proprio naso, effettivamente è attraverso gli odori che comunicano.
- HandyManny_D
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Re: Linfa Rossa
Stefano.Moretto ha scritto:Ciao Daniela,
prima di tutto devo dirti che ho trovato geniale il modo in cui hai impostato la prima/seconda persona. Non credo di aver mai letto (nè pensato di scrivere) un racconto che fondesse la prima persona dell'effettivo punto di vista con la seconda persona, che già di per sé è rara. Una scelta decisamente unica, già solo per questo sei perfettamente in tema.
Oltre a questo, il racconto in sé è decisamente bello. Parte con un'enorme tranquillità e degenera velocemente verso tematiche purtroppo ben conosciute. Il finale mi ha spezzato dentro, ho sentito tutta la sofferenza della scena. Non ho grossi appunti da farti. Forse l'unica cosa che non mi ha convito troppo è che la pianta è fin troppo umanizzata. Mi spiego meglio: ha sensi palesemente umani (la vista, per esempio) e a quanto pare può "comunicare" con le altre piante. So che le piante hanno dei veri e propri metodi di comunicazione attraverso emanazioni, ma qui fai dei riferimenti uditivi.
Ho apprezzato moltissimo, invece, tutti i riferimenti olfattivi, che ragionevolmente sono quelli più sensati per questo punto di vista – seppure le piante non abbiano un vero e proprio naso, effettivamente è attraverso gli odori che comunicano.
Ciao Stefano,
Intanto volevo ringraziarti per il bellissimo commento al mio racconto.
Per quanto riguarda l'impostazione del punto di vista, la soluzione è abbastanza obbligata. La pianta vede la donna come un sole, ne è dipendente e la ama, per questo segue le sue azioni finché non scompare in mezzo alle altre persone, dando l'illusione di una narrazione in seconda. Anche quando non c'è, ne cerca le tracce nell'appartamento (una soluzione che potevo sfruttare meglio).
Comprendo in toto il fatto che non ti abbia convinto l'umanizzazione della pianta. Riuscire a veicolare le stesse sensazioni e le stesse emozioni mantenendo un punto di vista biologicamente credibile sarebbe stata una sfida molto difficile da superare in così poco tempo. E io non sono brava a improvvisare.
Detto questo, ti ringrazio ancora per il tempo che hai speso a leggere il mio racconto.
Ci si legge in giro!
Re: Linfa Rossa
Davvero un ottimo racconto. Inizialmente sembra quasi di rivedere Toy Story in salsa piante, ma poi rimani coerente con l'immobilità dei soggetti in scena e piazzi questo sviluppo drammnatico che riesci a gestire con estrema grazia pur nella sua percepibile violenza. Poco da dire se non BRAVA e peccato per quel paio di ripetizioni che ti sono scappate (a me ha infastidito quella delle mani). Tema declinato ottimamente, per me questo è un pollice SU sicuro sicuro.
- HandyManny_D
- Messaggi: 144
Re: Linfa Rossa
antico ha scritto:Davvero un ottimo racconto. Inizialmente sembra quasi di rivedere Toy Story in salsa piante, ma poi rimani coerente con l'immobilità dei soggetti in scena e piazzi questo sviluppo drammnatico che riesci a gestire con estrema grazia pur nella sua percepibile violenza. Poco da dire se non BRAVA e peccato per quel paio di ripetizioni che ti sono scappate (a me ha infastidito quella delle mani). Tema declinato ottimamente, per me questo è un pollice SU sicuro sicuro.
Grazie Antico per le belle parole.
Toy Story in salsa piante mi ha fatto morire perché è la prima cosa alla quale ho pensato quando è uscito il tema. Poi si è accesa la modalità drammatica ed è finita così.
Mi dispiace molto per le ripetizioni, di solito controllo più volte prima di inviare il prodotto finale, ma questa storia mi ha preso davvero troppo tempo. Mi ero perfino bloccata a metà e stavo per rinunciare. Per fortuna ho perseverato.
Grazie ancora per le tue parole, davvero.
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