Mani sporche di sangue
- Manuel Marinari
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Mani sporche di sangue
L’aula del tribunale era gremita, il giudice fece il suo ingresso. I giornalisti sgomitavano per accaparrarsi le postazioni migliori per fotografare Arnaldo, l’assassino di due bambine. Le sue bambine.
Matteo se ne stava seduto tra le prime file, la mano stretta in quella della mamma. La cicatrice sulla fronte si era, ormai, rimarginata, non faceva più troppo male. Dentro di sé, invece, era più che ferito, era dilaniato. Ma era ancora troppo piccolo per dare un nome a quelle emozioni.
Il giudice era pronto a sancire il giudizio della Corte. Uno scampanellio fece alzare tutta l’aula in piedi. Il rumore meccanico dei flash dei fotografi accompagnava il silenzio tombale che aspettava soltanto di mettere la parola fine su quella tragedia.
Matteo si alzò. Nell’altra mano stringeva Molly, la bambola di pezza preferita delle sue sorelline. Adesso, le rimaneva soltanto lei con cui giocare.
Guardava suo padre attraverso uno spiraglio tra due persone davanti a lui. Arnaldo indossava una camicia grigiastra con le maniche arrotolate sui gomiti, i polsi ammanettati dietro la schiena. Era la prima volta che vedeva suo padre così mansueto, le sue tozze dita non avrebbero potuto più stringere un martello per fare del male.
«Per i poteri conferitomi dallo Stato, in nome della legge,»
Sua madre strinse la mano più forte.
«dichiaro, il signor Arnaldo Bontempi,»
Matteo guardò suo padre: dietro quella faccia semi nascosta dalla barba lunga, nascondeva una smorfia. Non sembrava addolorato, né pentito. Cosa provava suo padre?
«colpevole dell’assassino delle sue due figlie,»
La madre si voltò, aveva la faccia paonazza. Da un occhio le uscivano fiumi di lacrime.
«colpevole del tentato omicidio del figlio e della moglie.»
Dall’altro occhio, bendato, le lacrime non sarebbero potute mai più uscire. Troppo sangue era sgorgato dalla cavità oculare, tumefatta dal martello sporco di violenza.
«pertanto, la giuria lo condanna a scontare l’ergastolo.»
L’aula scoppiò in un soffocato grido liberatorio. Il petto di Matteo, vibrò per la concitazione esterna, ma non riusciva a sentire cosa provava.
La campanella della ricreazione risuonò tra i corridoi del liceo Pertini. Il chiasso degli studenti si chiuse dietro le porte delle aule.
Giulio, un ricciolone di novanta chili ma buono come il pane, si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Stava chiudendo l’armadietto, una pila di libri tra le mani, frettoloso di rientrare in classe.
Matteo piombò alle sue spalle, un colpo ben assestato al costato. Le pagine dei libri frusciarono al vento e rovinarono sul pavimento celeste lucido. «Cicciobomba, tira fuori tutti i soldi che papi ti ha dato stamattina.» Matteo lo strinse per il colletto e lo girò per guardarlo in faccia. Aveva gli occhi spalancati, come la sua bocca, il lerciume di un panino al salame incastrato tra i ferri dell’apparecchio dentale.
«Ho solo qualche moneta, te lo giuro.»
L’alito fetido della sua vittima gli scartavetrò la faccia. O si era cagato addosso? Una ginocchiata nello stomaco piegò il ragazzone. «Cazzate, quel verme di tuo padre ti riempie le tasche ogni mattina. Tira fuori il portafoglio o giuro che ti ammazzo!»
Giulio tremò, e strizzò gli occhi. «Avanti, fallo se hai il coraggio!»
Matteo inclinò la testa, non credeva alle sue orecchie. Dove aveva trovato il coraggio quel buzzone?
Strinse il colletto della sua vittima preferita e lo sbatté all’armadietto. Il rumore della lamiera risuonò nel corridoio.
Giulio aprì gli occhi. «Sei tale e quale a tuo padre, sei senza speranza.»
Matteo sentì la faccia prendere fuoco, il calore nelle mani diventò lava incandescente e esplose tutta la rabbia che aveva dentro sulla faccia di quel figlio di papà. Rabbia, ora sapeva che cosa provava.
Oggi Matteo compie quarant’anni, gli ultimi cinque passati dentro e fuori dallo stesso carcere dove Arnaldo era morto prima del suo primo arresto per furto d’auto. Per fortuna ci aveva pensato un tumore ai testicoli a portare via il bastardo. Cosa avrebbe fatto se lo avesse rincontrato dopo tanti anni? Lo avrebbe fatto a pezzi, sì, lo sapeva eccome. Mani strette al collo, fino a toglierli il respiro. Oh, per quanto tempo lo aveva sognato.
«Uagliù, mò ti facimm l’auguri di compleanno.» Il secondino aprì la cella. «Ti mandano fore, vedi di non turnà troppo presto, jamme bell’jà!»
Matteo rassettò le sue cose e uscì dalla prigione. Uno sguardo fugace a quelle mura grigie, così familiari, così nemiche a suo padre e ora, a lui.
Si incamminò con le mani nella tasche della giacca di jeans, senza una meta.
Svoltò in un vicolo poco illuminato. Una donna urlò in fondo alla strada, tra due cassonetti dell’immondizia. Un uomo la stava strattonando. Voleva violentarla? Derubarla?
Alzò gli occhi al cielo. «Eh, va bene.» Un lungo sospiro, e in un baleno era sopra il farabutto. Destro, sinistro e lo mise ko. Le mani sporche di sangue.
La donna le sorrise. «Grazie, se non ci fossi stato tu...»
Matteo provò gratitudine per la prima volta.
Aveva spezzato la catena.
Ora sentiva tutto.
Matteo se ne stava seduto tra le prime file, la mano stretta in quella della mamma. La cicatrice sulla fronte si era, ormai, rimarginata, non faceva più troppo male. Dentro di sé, invece, era più che ferito, era dilaniato. Ma era ancora troppo piccolo per dare un nome a quelle emozioni.
Il giudice era pronto a sancire il giudizio della Corte. Uno scampanellio fece alzare tutta l’aula in piedi. Il rumore meccanico dei flash dei fotografi accompagnava il silenzio tombale che aspettava soltanto di mettere la parola fine su quella tragedia.
Matteo si alzò. Nell’altra mano stringeva Molly, la bambola di pezza preferita delle sue sorelline. Adesso, le rimaneva soltanto lei con cui giocare.
Guardava suo padre attraverso uno spiraglio tra due persone davanti a lui. Arnaldo indossava una camicia grigiastra con le maniche arrotolate sui gomiti, i polsi ammanettati dietro la schiena. Era la prima volta che vedeva suo padre così mansueto, le sue tozze dita non avrebbero potuto più stringere un martello per fare del male.
«Per i poteri conferitomi dallo Stato, in nome della legge,»
Sua madre strinse la mano più forte.
«dichiaro, il signor Arnaldo Bontempi,»
Matteo guardò suo padre: dietro quella faccia semi nascosta dalla barba lunga, nascondeva una smorfia. Non sembrava addolorato, né pentito. Cosa provava suo padre?
«colpevole dell’assassino delle sue due figlie,»
La madre si voltò, aveva la faccia paonazza. Da un occhio le uscivano fiumi di lacrime.
«colpevole del tentato omicidio del figlio e della moglie.»
Dall’altro occhio, bendato, le lacrime non sarebbero potute mai più uscire. Troppo sangue era sgorgato dalla cavità oculare, tumefatta dal martello sporco di violenza.
«pertanto, la giuria lo condanna a scontare l’ergastolo.»
L’aula scoppiò in un soffocato grido liberatorio. Il petto di Matteo, vibrò per la concitazione esterna, ma non riusciva a sentire cosa provava.
La campanella della ricreazione risuonò tra i corridoi del liceo Pertini. Il chiasso degli studenti si chiuse dietro le porte delle aule.
Giulio, un ricciolone di novanta chili ma buono come il pane, si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Stava chiudendo l’armadietto, una pila di libri tra le mani, frettoloso di rientrare in classe.
Matteo piombò alle sue spalle, un colpo ben assestato al costato. Le pagine dei libri frusciarono al vento e rovinarono sul pavimento celeste lucido. «Cicciobomba, tira fuori tutti i soldi che papi ti ha dato stamattina.» Matteo lo strinse per il colletto e lo girò per guardarlo in faccia. Aveva gli occhi spalancati, come la sua bocca, il lerciume di un panino al salame incastrato tra i ferri dell’apparecchio dentale.
«Ho solo qualche moneta, te lo giuro.»
L’alito fetido della sua vittima gli scartavetrò la faccia. O si era cagato addosso? Una ginocchiata nello stomaco piegò il ragazzone. «Cazzate, quel verme di tuo padre ti riempie le tasche ogni mattina. Tira fuori il portafoglio o giuro che ti ammazzo!»
Giulio tremò, e strizzò gli occhi. «Avanti, fallo se hai il coraggio!»
Matteo inclinò la testa, non credeva alle sue orecchie. Dove aveva trovato il coraggio quel buzzone?
Strinse il colletto della sua vittima preferita e lo sbatté all’armadietto. Il rumore della lamiera risuonò nel corridoio.
Giulio aprì gli occhi. «Sei tale e quale a tuo padre, sei senza speranza.»
Matteo sentì la faccia prendere fuoco, il calore nelle mani diventò lava incandescente e esplose tutta la rabbia che aveva dentro sulla faccia di quel figlio di papà. Rabbia, ora sapeva che cosa provava.
Oggi Matteo compie quarant’anni, gli ultimi cinque passati dentro e fuori dallo stesso carcere dove Arnaldo era morto prima del suo primo arresto per furto d’auto. Per fortuna ci aveva pensato un tumore ai testicoli a portare via il bastardo. Cosa avrebbe fatto se lo avesse rincontrato dopo tanti anni? Lo avrebbe fatto a pezzi, sì, lo sapeva eccome. Mani strette al collo, fino a toglierli il respiro. Oh, per quanto tempo lo aveva sognato.
«Uagliù, mò ti facimm l’auguri di compleanno.» Il secondino aprì la cella. «Ti mandano fore, vedi di non turnà troppo presto, jamme bell’jà!»
Matteo rassettò le sue cose e uscì dalla prigione. Uno sguardo fugace a quelle mura grigie, così familiari, così nemiche a suo padre e ora, a lui.
Si incamminò con le mani nella tasche della giacca di jeans, senza una meta.
Svoltò in un vicolo poco illuminato. Una donna urlò in fondo alla strada, tra due cassonetti dell’immondizia. Un uomo la stava strattonando. Voleva violentarla? Derubarla?
Alzò gli occhi al cielo. «Eh, va bene.» Un lungo sospiro, e in un baleno era sopra il farabutto. Destro, sinistro e lo mise ko. Le mani sporche di sangue.
La donna le sorrise. «Grazie, se non ci fossi stato tu...»
Matteo provò gratitudine per la prima volta.
Aveva spezzato la catena.
Ora sentiva tutto.
Manuel Marinari
Re: Mani sporche di sangue
Ciao Manuel! Tutto ok con i parametri, divertiti i questa LUCA FAGIOLO EDITION!
- Manuel Marinari
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Re: Mani sporche di sangue
antico ha scritto:Ciao Manuel! Tutto ok con i parametri, divertiti i questa LUCA FAGIOLO EDITION!
Grazie Antico!
Manuel Marinari
Re: Mani sporche di sangue
Ciao Manuel, piacere di leggerti!
Il tuo racconto mi ha lasciato con sensazioni miste. Se da una parte è ben scritto e scorre bene, e mi piace l'evoluzione del protagonista da 'non sapeva cosa provava', a 'ora sapeva che era rabbia', a 'ora sentiva tutto', dall'altra sento che c'è dentro un lasso di tempo forse troppo grande per 5000 battute.
All'inizio pensavo fosse un'onnisciente a descrivere le emozioni del bambino, poi ho capito che è l'adulto a ripercorrere la propria evoluzione emotiva. La scelta di episodi è interessante e quello centrale è anche il più vivido, meglio descritto, più immersivo, col ragazzone che in poche righe buca la pagina nella sua ribellione, mentre la prima tranche e l'ultima scena sono più generiche e frettolose, ovviamente per questione di battute.
Comunque una bella idea, che necessitava più spazio.
A rileggerci e buona edition!
Il tuo racconto mi ha lasciato con sensazioni miste. Se da una parte è ben scritto e scorre bene, e mi piace l'evoluzione del protagonista da 'non sapeva cosa provava', a 'ora sapeva che era rabbia', a 'ora sentiva tutto', dall'altra sento che c'è dentro un lasso di tempo forse troppo grande per 5000 battute.
All'inizio pensavo fosse un'onnisciente a descrivere le emozioni del bambino, poi ho capito che è l'adulto a ripercorrere la propria evoluzione emotiva. La scelta di episodi è interessante e quello centrale è anche il più vivido, meglio descritto, più immersivo, col ragazzone che in poche righe buca la pagina nella sua ribellione, mentre la prima tranche e l'ultima scena sono più generiche e frettolose, ovviamente per questione di battute.
Comunque una bella idea, che necessitava più spazio.
A rileggerci e buona edition!
Re: Mani sporche di sangue
Ciao Manuel!
Un trittico che scandisce bene lo sviluppo di un’anima. La prima parte funge da premessa, mentre mi pare tu abbia voluto centrare il tema nella seconda, quando il figlio pure ricorre alla violenza. Nella terza, invece, sei andato sulla sponda opposta (stesso sangue fra padre e figlio ma esiti diversi da adulti: si può capire e cambiare). Ho capito male?
Cosa ne diresti di definire meglio l’età di Matteo al processo (piccolo, quanto? 2, 4, 8 anni?) e all’epoca del liceo (sono 5 anni ma sono tanti in quel periodo di vita)? Giusto perché poi citi i 40 precisi e forse un 4, 14, 40 potrebbe dare un sapore in più, fornirti spunti di sviluppo, non so.
Lerciume: associato a panino di salame e apparecchio dentale mi pare eccessivo, forse perché mi sa prima di estrema sporcizia e solo dopo di disgusto. Proverei bene il senso di schifo che vuoi convenire anche con ‘tracce’, o brandelli’, l’immagine è già forte. Probabilmente è solo un mio gusto personale e puoi ignorare questa osservazione.
Confermi di avere una buona scrittura, scorrevole, disinvolta. Complimenti e in bocca al lupo anche a te!
Un trittico che scandisce bene lo sviluppo di un’anima. La prima parte funge da premessa, mentre mi pare tu abbia voluto centrare il tema nella seconda, quando il figlio pure ricorre alla violenza. Nella terza, invece, sei andato sulla sponda opposta (stesso sangue fra padre e figlio ma esiti diversi da adulti: si può capire e cambiare). Ho capito male?
Cosa ne diresti di definire meglio l’età di Matteo al processo (piccolo, quanto? 2, 4, 8 anni?) e all’epoca del liceo (sono 5 anni ma sono tanti in quel periodo di vita)? Giusto perché poi citi i 40 precisi e forse un 4, 14, 40 potrebbe dare un sapore in più, fornirti spunti di sviluppo, non so.
Lerciume: associato a panino di salame e apparecchio dentale mi pare eccessivo, forse perché mi sa prima di estrema sporcizia e solo dopo di disgusto. Proverei bene il senso di schifo che vuoi convenire anche con ‘tracce’, o brandelli’, l’immagine è già forte. Probabilmente è solo un mio gusto personale e puoi ignorare questa osservazione.
Confermi di avere una buona scrittura, scorrevole, disinvolta. Complimenti e in bocca al lupo anche a te!
PVronin
- Manuel Marinari
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Re: Mani sporche di sangue
Givvo ha scritto:Ciao Manuel, piacere di leggerti!
Il tuo racconto mi ha lasciato con sensazioni miste. Se da una parte è ben scritto e scorre bene, e mi piace l'evoluzione del protagonista da 'non sapeva cosa provava', a 'ora sapeva che era rabbia', a 'ora sentiva tutto', dall'altra sento che c'è dentro un lasso di tempo forse troppo grande per 5000 battute.
All'inizio pensavo fosse un'onnisciente a descrivere le emozioni del bambino, poi ho capito che è l'adulto a ripercorrere la propria evoluzione emotiva. La scelta di episodi è interessante e quello centrale è anche il più vivido, meglio descritto, più immersivo, col ragazzone che in poche righe buca la pagina nella sua ribellione, mentre la prima tranche e l'ultima scena sono più generiche e frettolose, ovviamente per questione di battute.
Comunque una bella idea, che necessitava più spazio.
A rileggerci e buona edition!
Ciao Gianvito, grazie per il commento.
Sono contento che tu abbia trovato il racconto ben sviluppato sull'evoluzione del personaggio. Ho "giocato" molto sul tema della difficoltà emotiva legata agli abusi e al trauma. Ho pensato infatti di sviluppare la prosa in tre archi temporali (fanciullezza, adolescenza/giovane adulto, adulto). Ho preferito non concentrarmi, quindi, su uno soltanto degli archi temporali. Credo che non sarei riuscito a rappresentare in forme diverse, lo sviluppo che avevo immaginato. Sì, sono d'accordo che il pezzo centrale sia quello più immersivo e più d'azione. È quello dove c'è più conflitto, perchè è quello dove il pdv esprime la rabbia, infatti. E riesce a riconoscerla.
Grazie, alla prossima, buona edition anche a te!
Manuel Marinari
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Mani sporche di sangue
PVronin ha scritto:Ciao Manuel!
Un trittico che scandisce bene lo sviluppo di un’anima. La prima parte funge da premessa, mentre mi pare tu abbia voluto centrare il tema nella seconda, quando il figlio pure ricorre alla violenza. Nella terza, invece, sei andato sulla sponda opposta (stesso sangue fra padre e figlio ma esiti diversi da adulti: si può capire e cambiare). Ho capito male?
Cosa ne diresti di definire meglio l’età di Matteo al processo (piccolo, quanto? 2, 4, 8 anni?) e all’epoca del liceo (sono 5 anni ma sono tanti in quel periodo di vita)? Giusto perché poi citi i 40 precisi e forse un 4, 14, 40 potrebbe dare un sapore in più, fornirti spunti di sviluppo, non so.
Lerciume: associato a panino di salame e apparecchio dentale mi pare eccessivo, forse perché mi sa prima di estrema sporcizia e solo dopo di disgusto. Proverei bene il senso di schifo che vuoi convenire anche con ‘tracce’, o brandelli’, l’immagine è già forte. Probabilmente è solo un mio gusto personale e puoi ignorare questa osservazione.
Confermi di avere una buona scrittura, scorrevole, disinvolta. Complimenti e in bocca al lupo anche a te!
Ciao PVronin, grazie per il commento. Hai colto perfettamente il senso della struttura che ho scelto per questo racconto. Mi fa piacere che sia arrivato come avevo pensato di mettere in scena il tutto.
Allora, sull'età esatta del pdv nei primi due archi temporali. Ci avevo pensato, effettivamente. Mi piaceva l'idea, nella terza e ultima parte, che si svolgesse nel giorno del quarantesimo compleanno del pdv, nel giorno della sua scarcerazione. Un modo per redimersi, diciamo. Avevo pensato, appunto, di definire meglio l'età precisa nei primi due archi di tempo, poi ho valutato che poteva non essere un elemento così importante per l'economia della storia. Mostrare che era un bambino con la bambola in mano e l'ambiente della scuola avevo valutato fossero elementi già abbastanza definibili. Cioè, proprio dire aveva 5 anni, o 18? Avrei potuto scrivere, che so, ripeteva la quinta superiore per la terza volta, ecco, ci sta. Oppure, boh, le maestre d'asilo erano nell'aula del tribunale. Magari, ci poteva stare, forse, qualcosa del genere.
Sulla scena dei pezzi di panino tra i denti, sì, sono d'accordo con te. A Pisa, nella mia città, si dice "hai del lercio tra i denti." Boh, forse mi sono lasciato trasportare ahahah.
Grazie per i suggerimenti, contento ti sia piaciuta la scrittura.
Buona edition anche a te!
Manuel Marinari
Re: Mani sporche di sangue
Ciao Manuel!
Niente male il trittico, come ti hanno già detto gli altri. Mi congratulo soprattutto per il finale che è una bella chiusa. Dal punto di vista della raffigurazione delle emozioni non so se l'arco del personaggio sia effettivamente completo o sensato: è interessante che sia l'applicazione giusta della violenza a sbloccare 'tutto' per un Matteo ormai quarantenne che ha fatto avanti e indietro dal carcere. Però mi ha lasciato una certa curiosità soprattutto per la scena del carcere e Matteo rimane un personaggio che meriterebbe un certo studio.
Non posso che segnalarti una pignoleria: armadietti? In un liceo italiano?
Ovviamente non che importi poi tanto. C'è da dire che però la parte centrale è forse la meno solida delle tre. Che sia la presa di coraggio di Giulio a peggiorare la rabbia è interessante, ma ci si arriva alla fine. Di nuovo a voler essere pignoli una sensazione almeno superficiale di rabbia doveva almeno esserci (altrimenti non si mettono le mani addosso a qualcuno).
Anche qui però si solleva una possibilità interessante, ovvero che Matteo stesse facendo violenza senza davvero sentirla, come un automa. In ogni caso va riconosciuto al tuo racconto il merito di aver sollevato delle domande interessanti.
Buona edizione!
Niente male il trittico, come ti hanno già detto gli altri. Mi congratulo soprattutto per il finale che è una bella chiusa. Dal punto di vista della raffigurazione delle emozioni non so se l'arco del personaggio sia effettivamente completo o sensato: è interessante che sia l'applicazione giusta della violenza a sbloccare 'tutto' per un Matteo ormai quarantenne che ha fatto avanti e indietro dal carcere. Però mi ha lasciato una certa curiosità soprattutto per la scena del carcere e Matteo rimane un personaggio che meriterebbe un certo studio.
Non posso che segnalarti una pignoleria: armadietti? In un liceo italiano?
Ovviamente non che importi poi tanto. C'è da dire che però la parte centrale è forse la meno solida delle tre. Che sia la presa di coraggio di Giulio a peggiorare la rabbia è interessante, ma ci si arriva alla fine. Di nuovo a voler essere pignoli una sensazione almeno superficiale di rabbia doveva almeno esserci (altrimenti non si mettono le mani addosso a qualcuno).
Anche qui però si solleva una possibilità interessante, ovvero che Matteo stesse facendo violenza senza davvero sentirla, come un automa. In ogni caso va riconosciuto al tuo racconto il merito di aver sollevato delle domande interessanti.
Buona edizione!
Vuoi leggere il primo* fantasy noir italiano? Un affare per orecchie a punta è disponibile!
Linktree - Goodreads
*viene fuori che ce ne sono altri, comunque il mio vale la pena giuro
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- Manuel Marinari
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Re: Mani sporche di sangue
M.M ha scritto:Ciao Manuel!
Niente male il trittico, come ti hanno già detto gli altri. Mi congratulo soprattutto per il finale che è una bella chiusa. Dal punto di vista della raffigurazione delle emozioni non so se l'arco del personaggio sia effettivamente completo o sensato: è interessante che sia l'applicazione giusta della violenza a sbloccare 'tutto' per un Matteo ormai quarantenne che ha fatto avanti e indietro dal carcere. Però mi ha lasciato una certa curiosità soprattutto per la scena del carcere e Matteo rimane un personaggio che meriterebbe un certo studio.
Non posso che segnalarti una pignoleria: armadietti? In un liceo italiano?
Ovviamente non che importi poi tanto. C'è da dire che però la parte centrale è forse la meno solida delle tre. Che sia la presa di coraggio di Giulio a peggiorare la rabbia è interessante, ma ci si arriva alla fine. Di nuovo a voler essere pignoli una sensazione almeno superficiale di rabbia doveva almeno esserci (altrimenti non si mettono le mani addosso a qualcuno).
Anche qui però si solleva una possibilità interessante, ovvero che Matteo stesse facendo violenza senza davvero sentirla, come un automa. In ogni caso va riconosciuto al tuo racconto il merito di aver sollevato delle domande interessanti.
Buona edizione!
Ciao M. Maponi, grazie, mi fa piacere che ti sia piaciuto, soprattutto il finale.
Gli armadietti? Beh, sì, forse sono caduto un pò nel classico clichè da film americano dove i bulli sbatacchiano gli studenti più fragili agli armadietti. Ti do ragione ;) Ma mi piaceva mostrare il suono della schiena sbattuta sul metallo. Avevo pensato a un termosifone, ma non mi dava soddisfazione.
Allora, sul tema rabbia. Più che automa, ho voluto approfondire il tema del non riconoscimento delle emozioni. Spesso, dopo un trauma infantile, le emozioni possono essere anestetizzate e si può innescare un dissociamento emotivo forte. Un* psicoterapeuta potrebbe spiegarlo sicuramente meglio di me e non tento di sostituirmi alle conoscenze specifiche, ma in sintesi il succo è questo. Ho immaginato un pdv poco consapevole delle sue emozioni, che nella storia ha un arco di trasformazione, che è quello del finale. Quindi la rabbia era centrale nella storia, perciò le mani del padre e del figlio sporche di sangue, ma con risvolti differenti.
Spero di averti dato risposte alle domande che il racconto ti ha suscitato.
Grazie, buona edizione anche a te!
Manuel Marinari
- Signor_Darcy
- Messaggi: 356
Re: Mani sporche di sangue
Ciao Manuel.
Racconto dalla netta divisione in tre atti, con un percorso molto cinematografico: origine, misfatto, redenzione. Delle tre trovo ben scritta la seconda, un po’ frettolosa la terza (forse avresti potuto investire qualche carattere del dialogo col secondino su un maggiore approfondimento del tormento quando vede l’aggressione alla donna, invece di liquidare tutto in un “Eh, va bene” forse un po’ forzato.
La prima parte è credibile, fa crescere sensazioni di rabbia (poi acuite dalla seconda parte) ed è funzionale dunque al racconto; ma ho notato qualche inciampo sulle virgole, sia quando messe tra soggetto e verbo (“Il petto di Matteo, vibrò […]”, evidente distrazione), sia quando di troppo (“Adesso, le rimaneva soltanto […]”, “La cicatrice sulla fronte si era, ormai, rimarginata […]), e ancora quando vai a capo nella lettura della sentenza (“[…] delle sue due figlie,”).
Bella la descrizione del volto tumefatto della madre, col particolare dell’occhio perso che si svela in un secondo momento.
Scenografico anche l’aula silenziosa (anche se un brusio me lo immagino) con solo i flash, ma allora forse non si può parlare di “silenzio tombale”.
In definitiva una prova più che discreta, con una buona declinazione del tema.
Racconto dalla netta divisione in tre atti, con un percorso molto cinematografico: origine, misfatto, redenzione. Delle tre trovo ben scritta la seconda, un po’ frettolosa la terza (forse avresti potuto investire qualche carattere del dialogo col secondino su un maggiore approfondimento del tormento quando vede l’aggressione alla donna, invece di liquidare tutto in un “Eh, va bene” forse un po’ forzato.
La prima parte è credibile, fa crescere sensazioni di rabbia (poi acuite dalla seconda parte) ed è funzionale dunque al racconto; ma ho notato qualche inciampo sulle virgole, sia quando messe tra soggetto e verbo (“Il petto di Matteo, vibrò […]”, evidente distrazione), sia quando di troppo (“Adesso, le rimaneva soltanto […]”, “La cicatrice sulla fronte si era, ormai, rimarginata […]), e ancora quando vai a capo nella lettura della sentenza (“[…] delle sue due figlie,”).
Bella la descrizione del volto tumefatto della madre, col particolare dell’occhio perso che si svela in un secondo momento.
Scenografico anche l’aula silenziosa (anche se un brusio me lo immagino) con solo i flash, ma allora forse non si può parlare di “silenzio tombale”.
In definitiva una prova più che discreta, con una buona declinazione del tema.
- Emiliano Maramonte
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Re: Mani sporche di sangue
Ciao Manuel, bentrovato.
Il racconto è interessante perché affronta una declinazione del tema in apparenza scontata (me l'aspettavo quando l'Antico ha rivelato la traccia, e io stesso l'ho adottata nel mio racconto) ma non banale, perché costringe il lettore ad alcune riflessioni interessantissime: siamo condannati a essere sopraffatti dalle ragioni del sangue o possiamo liberarcene? La violenza è innata? La vendetta è cosa buona e giusta oppure no? Ecco, fa piacere, alla fine della lettura continuare a meditare su simili quesiti.
La storia si dipana attraverso tre episodi della vita di Matteo e ognuno è un miniracconto con una sua logica e una sua morale. Nell'insieme, la costruzione del percorso esistenziale del protagonista è abbastanza (ma non del tutto) completo.
Non mi ha convinto l'uso di alcune espressioni ("l'alito fetido gli scartavetrò la faccia", "il lerciume di un panino al salame incastrato tra i ferri dell’apparecchio dentale"), qualche frase dalla costruzione frettolosa ("Il rumore meccanico dei flash dei fotografi accompagnava il silenzio tombale che aspettava soltanto di mettere la parola fine su quella tragedia", che cosa vuol dire che un silenzio tombale viene accompagnato da un rumore? O c'è silenzio totale oppure no), e la formula con cui il giudice condanna il padre di Matteo, formula che pare presa dai giornali più che dalle aule di tribunale.
Al netto, però, di questi inconvenienti, ti sei mantenuto su buoni livelli con un racconto che prova a lanciare messaggi e a esprimere qualcosa. Tema centrato.
Buona gara!
Emiliano.
Il racconto è interessante perché affronta una declinazione del tema in apparenza scontata (me l'aspettavo quando l'Antico ha rivelato la traccia, e io stesso l'ho adottata nel mio racconto) ma non banale, perché costringe il lettore ad alcune riflessioni interessantissime: siamo condannati a essere sopraffatti dalle ragioni del sangue o possiamo liberarcene? La violenza è innata? La vendetta è cosa buona e giusta oppure no? Ecco, fa piacere, alla fine della lettura continuare a meditare su simili quesiti.
La storia si dipana attraverso tre episodi della vita di Matteo e ognuno è un miniracconto con una sua logica e una sua morale. Nell'insieme, la costruzione del percorso esistenziale del protagonista è abbastanza (ma non del tutto) completo.
Non mi ha convinto l'uso di alcune espressioni ("l'alito fetido gli scartavetrò la faccia", "il lerciume di un panino al salame incastrato tra i ferri dell’apparecchio dentale"), qualche frase dalla costruzione frettolosa ("Il rumore meccanico dei flash dei fotografi accompagnava il silenzio tombale che aspettava soltanto di mettere la parola fine su quella tragedia", che cosa vuol dire che un silenzio tombale viene accompagnato da un rumore? O c'è silenzio totale oppure no), e la formula con cui il giudice condanna il padre di Matteo, formula che pare presa dai giornali più che dalle aule di tribunale.
Al netto, però, di questi inconvenienti, ti sei mantenuto su buoni livelli con un racconto che prova a lanciare messaggi e a esprimere qualcosa. Tema centrato.
Buona gara!
Emiliano.
- Manuel Marinari
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Re: Mani sporche di sangue
Signor_Darcy ha scritto:Ciao Manuel.
Racconto dalla netta divisione in tre atti, con un percorso molto cinematografico: origine, misfatto, redenzione. Delle tre trovo ben scritta la seconda, un po’ frettolosa la terza (forse avresti potuto investire qualche carattere del dialogo col secondino su un maggiore approfondimento del tormento quando vede l’aggressione alla donna, invece di liquidare tutto in un “Eh, va bene” forse un po’ forzato.
La prima parte è credibile, fa crescere sensazioni di rabbia (poi acuite dalla seconda parte) ed è funzionale dunque al racconto; ma ho notato qualche inciampo sulle virgole, sia quando messe tra soggetto e verbo (“Il petto di Matteo, vibrò […]”, evidente distrazione), sia quando di troppo (“Adesso, le rimaneva soltanto […]”, “La cicatrice sulla fronte si era, ormai, rimarginata […]), e ancora quando vai a capo nella lettura della sentenza (“[…] delle sue due figlie,”).
Bella la descrizione del volto tumefatto della madre, col particolare dell’occhio perso che si svela in un secondo momento.
Scenografico anche l’aula silenziosa (anche se un brusio me lo immagino) con solo i flash, ma allora forse non si può parlare di “silenzio tombale”.
In definitiva una prova più che discreta, con una buona declinazione del tema.
Ciao Stefano, grazie per il commento, le segnalazioni e gli apprezzamenti.
Purtroppo arrivo a scrivere con non una buona base di studio della grammatica. So che per il momento è una carenza che sto via via limando. Avrei bisogno di uno studio approfondito. Grazie per le sottolineature che hai fatto. Saranno già molto utili per andare a rivedere il testo e proporre in futuro una punteggiatura megliore.
Sono d’accordo che la parte centrale sia quella scritta meglio. È quella che preferisco anche io tra le tre.
Tuttavia sono contento che alcuni elementi visivi siano stati apprezzati.
Grazie, alla prossima, buona edition!
Manuel Marinari
- Manuel Marinari
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Re: Mani sporche di sangue
Emiliano Maramonte ha scritto:Ciao Manuel, bentrovato.
Il racconto è interessante perché affronta una declinazione del tema in apparenza scontata (me l'aspettavo quando l'Antico ha rivelato la traccia, e io stesso l'ho adottata nel mio racconto) ma non banale, perché costringe il lettore ad alcune riflessioni interessantissime: siamo condannati a essere sopraffatti dalle ragioni del sangue o possiamo liberarcene? La violenza è innata? La vendetta è cosa buona e giusta oppure no? Ecco, fa piacere, alla fine della lettura continuare a meditare su simili quesiti.
La storia si dipana attraverso tre episodi della vita di Matteo e ognuno è un miniracconto con una sua logica e una sua morale. Nell'insieme, la costruzione del percorso esistenziale del protagonista è abbastanza (ma non del tutto) completo.
Non mi ha convinto l'uso di alcune espressioni ("l'alito fetido gli scartavetrò la faccia", "il lerciume di un panino al salame incastrato tra i ferri dell’apparecchio dentale"), qualche frase dalla costruzione frettolosa ("Il rumore meccanico dei flash dei fotografi accompagnava il silenzio tombale che aspettava soltanto di mettere la parola fine su quella tragedia", che cosa vuol dire che un silenzio tombale viene accompagnato da un rumore? O c'è silenzio totale oppure no), e la formula con cui il giudice condanna il padre di Matteo, formula che pare presa dai giornali più che dalle aule di tribunale.
Al netto, però, di questi inconvenienti, ti sei mantenuto su buoni livelli con un racconto che prova a lanciare messaggi e a esprimere qualcosa. Tema centrato.
Buona gara!
Emiliano.
Ciao Emiliano, grazie per il commento accurato. Sono contento che il racconto ti abbia lasciato spunti di riflessione sui temi affrontati. Questo per me è una delle parti più importanti a cui tengo quando scrivo e quando vengo letto.
Mi dispiace che alcune frasi e terminologie ti siano piaciute meno. Ci metterò più cura e le pondererò meglio in fase di pensiero ed elaborazione.
Grazie, buona gara a te!
Manuel Marinari
Re: Mani sporche di sangue
Ciao Manuel, lieto di leggerti!
Il tema dei padri violenti che condizionano i figli a seguirne le orme sembra ritornare spesso, in questo gruppo, ma il tuo racconto è l’unico con un finale di redenzione. Il racconto è scritto bene e le diverse scene, a distanza di anni, tratteggiano con efficacia le diverse ambientazioni. Forse la parte finale, con la svolta e la redenzione, è descritta e risolta troppo rapidamente. Basta quel momento di violenza indirizzata “a fin di bene” per riscattare una vita di rabbia e di sopraffazione? Personalmente avrei preferito se avessi approfondito un po’ di più quel passaggio, magari asciugando le prime due scene che si dilungano in dettagli oltre il necessario.
In ogni caso una bella prova, buona Luca Fagiolo edition!
Il tema dei padri violenti che condizionano i figli a seguirne le orme sembra ritornare spesso, in questo gruppo, ma il tuo racconto è l’unico con un finale di redenzione. Il racconto è scritto bene e le diverse scene, a distanza di anni, tratteggiano con efficacia le diverse ambientazioni. Forse la parte finale, con la svolta e la redenzione, è descritta e risolta troppo rapidamente. Basta quel momento di violenza indirizzata “a fin di bene” per riscattare una vita di rabbia e di sopraffazione? Personalmente avrei preferito se avessi approfondito un po’ di più quel passaggio, magari asciugando le prime due scene che si dilungano in dettagli oltre il necessario.
In ogni caso una bella prova, buona Luca Fagiolo edition!
Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione. (E. Goldman)
gioco - Corrado Gioannini
gioco - Corrado Gioannini
- giulio.palmieri
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Re: Mani sporche di sangue
Ciao Manuel, racconto molto interessante, perché declini il tema della violenza familiare fino alla redenzione finale, in cui la scena che "spezza la catena" e ristabilisce, forse troppo velocemente, il sentire del protagonista. La scena iniziale in tribunale, a mio avviso, è più curata e tangibile rispetto alle altre, questo crea un disallineamento all'interno del racconto. Il finale chiude il cerchio, sebbene forse in maniera un po' troppo frettolosa. A rileggerci, buona edition.
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Mani sporche di sangue
gioco ha scritto:Ciao Manuel, lieto di leggerti!
Il tema dei padri violenti che condizionano i figli a seguirne le orme sembra ritornare spesso, in questo gruppo, ma il tuo racconto è l’unico con un finale di redenzione. Il racconto è scritto bene e le diverse scene, a distanza di anni, tratteggiano con efficacia le diverse ambientazioni. Forse la parte finale, con la svolta e la redenzione, è descritta e risolta troppo rapidamente. Basta quel momento di violenza indirizzata “a fin di bene” per riscattare una vita di rabbia e di sopraffazione? Personalmente avrei preferito se avessi approfondito un po’ di più quel passaggio, magari asciugando le prime due scene che si dilungano in dettagli oltre il necessario.
In ogni caso una bella prova, buona Luca Fagiolo edition!
Ciao Corrado, grazie per il commento. Sono contento che il racconto ti sia piaciuto. Sì, forse ho sciupato un’occasione. Avrei dovuto sistemare qualcosina. Avevo ancora un po’ di tempo a disposizione. Ma ormai, quel che è fatto è fatto :D
Alla prossima!
Manuel Marinari
- Manuel Marinari
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Re: Mani sporche di sangue
giulio.palmieri ha scritto:Ciao Manuel, racconto molto interessante, perché declini il tema della violenza familiare fino alla redenzione finale, in cui la scena che "spezza la catena" e ristabilisce, forse troppo velocemente, il sentire del protagonista. La scena iniziale in tribunale, a mio avviso, è più curata e tangibile rispetto alle altre, questo crea un disallineamento all'interno del racconto. Il finale chiude il cerchio, sebbene forse in maniera un po' troppo frettolosa. A rileggerci, buona edition.
Grazie Giulio, mi dispiace che il finale non sia stato accurato come le altre parti del racconto. Sono contento che hai trovato il racconto interessante nelle tematiche affrontate.
Alla prossima, buona edition anche a te!
Manuel Marinari
- L'inquisitore
- Messaggi: 196
Re: Mani sporche di sangue
Ciao Manuel, hai affrontato il tema parlando di catene spezzate: interessante, ma poco motivato nel finale.
La struttura in tre atti funziona bene per mostrare l'evoluzione di Matteo dalla confusione emotiva dell'infanzia, passando per la rabbia repressa dell'adolescenza, fino alla presa di coscienza finale in età adulta, che però mi è arrivata un po' forzata. Probabilmente manca un evento trigger e una riflessione motivata da questo. Così il cambiamento appare casuale e, forse, solo di circostanza.
Le prime due parti invece sono vivide e ben realizzate.
Dal punto di vista stilistico, la scrittura è buona al netto di alcune sottigliezze, ma nulla che una buona revisione non possa risolvere.
Nel complesso un buon racconto che però si appoggia al già visto in modo un po' "pigro" e non esprime al massimo il suo potenziale.
In ogni caso direi che mertia un pollice tendente al positivo anche se un po' timido.
La struttura in tre atti funziona bene per mostrare l'evoluzione di Matteo dalla confusione emotiva dell'infanzia, passando per la rabbia repressa dell'adolescenza, fino alla presa di coscienza finale in età adulta, che però mi è arrivata un po' forzata. Probabilmente manca un evento trigger e una riflessione motivata da questo. Così il cambiamento appare casuale e, forse, solo di circostanza.
Le prime due parti invece sono vivide e ben realizzate.
Dal punto di vista stilistico, la scrittura è buona al netto di alcune sottigliezze, ma nulla che una buona revisione non possa risolvere.
Nel complesso un buon racconto che però si appoggia al già visto in modo un po' "pigro" e non esprime al massimo il suo potenziale.
In ogni caso direi che mertia un pollice tendente al positivo anche se un po' timido.
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Mani sporche di sangue
L'inquisitore ha scritto:Ciao Manuel, hai affrontato il tema parlando di catene spezzate: interessante, ma poco motivato nel finale.
La struttura in tre atti funziona bene per mostrare l'evoluzione di Matteo dalla confusione emotiva dell'infanzia, passando per la rabbia repressa dell'adolescenza, fino alla presa di coscienza finale in età adulta, che però mi è arrivata un po' forzata. Probabilmente manca un evento trigger e una riflessione motivata da questo. Così il cambiamento appare casuale e, forse, solo di circostanza.
Le prime due parti invece sono vivide e ben realizzate.
Dal punto di vista stilistico, la scrittura è buona al netto di alcune sottigliezze, ma nulla che una buona revisione non possa risolvere.
Nel complesso un buon racconto che però si appoggia al già visto in modo un po' "pigro" e non esprime al massimo il suo potenziale.
In ogni caso direi che mertia un pollice tendente al positivo anche se un po' timido.
Ciao Inquisitore, grazie per il commento accurato. Sono contento che la struttura del racconto abbia, nel complesso, funzionato abbastanza.Mi dispiace per quel finale debole. Non sono riuscito a potenziarlo come avrei voluto.
Spero di andare meglio nella prossima edition.
Grazie!
Manuel Marinari
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