Tale e quale
- SalvatoreStefanelli
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Tale e quale
Lo sapevo. Alla prova dei fatti non era servito a nulla allontanarmi dalla città, dal mio passato. Trovarmi un onesto lavoro al nord, in fabbrica, a spezzarmi la schiena per otto ore al giorno. Tornare a casa talmente stanco da perdere persino il desiderio di amare. Alla fine Bimba si era stancata pure lei. L’avevo persa e c’era stato chi aveva saputo trovarla e raccoglierne i resti, facendola germogliare di nuovo. Volli vederla una ultima volta prima di partire. Era felice con quell’altro. Felice, senza di me.
Alla fine sono partito. Sono tornato alle origini.
Volevo essere un’anima innocente, libera di volare nel proprio cielo. Ma la realtà era tutt’altra.
Avevo perso le ali molto presto, per cui iniziai a scivolare sul ventre come un serpente, a nascondermi tra gli steli d’erba per scattare all’improvviso e mordere. E, ho morso tanto, per liberarmi dalla rabbia che, invece, aumentava a ogni attacco. Pensai che ci fosse un'unica soluzione.
Sono partito. Sono ritornato a quella finestra per guardarci dentro.
Loro erano lì, insieme, così come li avevo lasciati. Seduti sul divano, davanti alla tv, sorridenti. Felici. Troppo felici perché non ne soffrissi. Troppo liberi per lasciarli ancora volare in quel cielo che avevo perso da tempo. Quando mi videro, oltre il vetro della finestra, apparvero sorpresi, quasi spaventati. Poi, abbozzarono un sorriso, insieme, una smorfia di fastidio più che altro. Sorrisi anch’io, mentre loro cercavano di smaltire l’imbarazzo con una offerta di accoglienza: qualcosa da bere prima di scambiare quattro chiacchiere inutili, di quelle che servono solo a far passare il tempo per arrivare indenni ai saluti finali. Lei doveva ricordarselo che non mi erano mai piaciuti i tempi morti. La lama apparve, rapida come un incubo a occhi aperti. Mi mossi in fretta, facendo tacere le urla ma non il sangue. Alla fine c’era tanto sangue, ovunque voltassi lo sguardo. Di uomo, di donna. Sangue che aveva coperto i sogni di felicità di chi non era più la mia felicità. Guardai le mie mani sporche e, all’improvviso, mi sentii portare indietro nel tempo, ai miei primi anni, quando le mani erano di qualcun altro e il sangue era di mia madre. Ricordo allora di aver guardato il suo assassino negli occhi. Rideva. Una risata folle. Temevo volesse uccidere anche me, invece no: si tolse la vita mentre continuava a ridere, e io piangevo muto, stretto con le braccia alle gambe, tremante e senza alcun senso di futuro o di qualcosa che somigliasse alla realtà. Ma quella era la mia realtà: mio padre aveva ucciso mia madre e si era tolto la vita dinnanzi a me. Ero solo. Senza nulla più se non l’essere un bambino di sei anni da rinchiudere in un orfanotrofio in attesa che qualcuno che cercasse un surrogato di figlio prendesse me. Quel qualcuno arrivò con una pistola nella cintura, nascosta dietro la schiena, una moglie imbrattata di rossetto e polvere di stelle sulle guance e una ordinanza del tribunale dei minori che mi affidava alle loro amorevoli cure.
Non mi ci volle molto per imparare a padroneggiare le armi, qualunque fossero. Diventare un serial killer fu un passo breve. Uscire da quel tunnel a spirale fu molto più lungo e doloroso, nonostante sapessi nascondere bene le mie tracce. Anche allora c’era tanto sangue intorno e le mie mani erano sporche della linfa vitale dei miei genitori adottivi. Uccidere sembrava il mio passatempo preferito, specie se a morire erano persone a me in apparenza care. Ne morirono tante, tradite dal mio essere della famiglia, finché non decisi che non ne potevo più, che avrei voluto volare libero, con i miei sogni.
Il demone dentro di me non aveva mai smesso di ruggire, di graffiare in solchi profondi le pareti della mia anima. Ora, davanti al corpo di colei che ancora amavo, consapevole che c’era un unico modo per liberarsene, sapevo quello che avrei dovuto fare: alzare il braccio, puntare la canna alla tempia e sparare. Il demone stava mettendo alla prova la mia volontà di togliermi la vita, quando un rumore fuori dalle mura di casa attrasse la mia attenzione. Fu un attimo, mi rivoltai indietro e la vidi. Una pistola, nelle mani della mia ex era puntata verso di me. Non avrei potuto accettare per nulla al mondo che fosse lei a togliermi la vita e sparai, rapido come un uragano. Quindi alzai il braccio, puntai la canna alla tempia e feci fuoco.
Una mano sulla spalla. Mi volto e lo vedo. Sorride, proprio come allora. Una risata folle sgorga dalla sua bocca. «Tale e quale a me, ragazzo. Ora si che ti riconosco, figlio mio”.
Alla fine sono partito. Sono tornato alle origini.
Volevo essere un’anima innocente, libera di volare nel proprio cielo. Ma la realtà era tutt’altra.
Avevo perso le ali molto presto, per cui iniziai a scivolare sul ventre come un serpente, a nascondermi tra gli steli d’erba per scattare all’improvviso e mordere. E, ho morso tanto, per liberarmi dalla rabbia che, invece, aumentava a ogni attacco. Pensai che ci fosse un'unica soluzione.
Sono partito. Sono ritornato a quella finestra per guardarci dentro.
Loro erano lì, insieme, così come li avevo lasciati. Seduti sul divano, davanti alla tv, sorridenti. Felici. Troppo felici perché non ne soffrissi. Troppo liberi per lasciarli ancora volare in quel cielo che avevo perso da tempo. Quando mi videro, oltre il vetro della finestra, apparvero sorpresi, quasi spaventati. Poi, abbozzarono un sorriso, insieme, una smorfia di fastidio più che altro. Sorrisi anch’io, mentre loro cercavano di smaltire l’imbarazzo con una offerta di accoglienza: qualcosa da bere prima di scambiare quattro chiacchiere inutili, di quelle che servono solo a far passare il tempo per arrivare indenni ai saluti finali. Lei doveva ricordarselo che non mi erano mai piaciuti i tempi morti. La lama apparve, rapida come un incubo a occhi aperti. Mi mossi in fretta, facendo tacere le urla ma non il sangue. Alla fine c’era tanto sangue, ovunque voltassi lo sguardo. Di uomo, di donna. Sangue che aveva coperto i sogni di felicità di chi non era più la mia felicità. Guardai le mie mani sporche e, all’improvviso, mi sentii portare indietro nel tempo, ai miei primi anni, quando le mani erano di qualcun altro e il sangue era di mia madre. Ricordo allora di aver guardato il suo assassino negli occhi. Rideva. Una risata folle. Temevo volesse uccidere anche me, invece no: si tolse la vita mentre continuava a ridere, e io piangevo muto, stretto con le braccia alle gambe, tremante e senza alcun senso di futuro o di qualcosa che somigliasse alla realtà. Ma quella era la mia realtà: mio padre aveva ucciso mia madre e si era tolto la vita dinnanzi a me. Ero solo. Senza nulla più se non l’essere un bambino di sei anni da rinchiudere in un orfanotrofio in attesa che qualcuno che cercasse un surrogato di figlio prendesse me. Quel qualcuno arrivò con una pistola nella cintura, nascosta dietro la schiena, una moglie imbrattata di rossetto e polvere di stelle sulle guance e una ordinanza del tribunale dei minori che mi affidava alle loro amorevoli cure.
Non mi ci volle molto per imparare a padroneggiare le armi, qualunque fossero. Diventare un serial killer fu un passo breve. Uscire da quel tunnel a spirale fu molto più lungo e doloroso, nonostante sapessi nascondere bene le mie tracce. Anche allora c’era tanto sangue intorno e le mie mani erano sporche della linfa vitale dei miei genitori adottivi. Uccidere sembrava il mio passatempo preferito, specie se a morire erano persone a me in apparenza care. Ne morirono tante, tradite dal mio essere della famiglia, finché non decisi che non ne potevo più, che avrei voluto volare libero, con i miei sogni.
Il demone dentro di me non aveva mai smesso di ruggire, di graffiare in solchi profondi le pareti della mia anima. Ora, davanti al corpo di colei che ancora amavo, consapevole che c’era un unico modo per liberarsene, sapevo quello che avrei dovuto fare: alzare il braccio, puntare la canna alla tempia e sparare. Il demone stava mettendo alla prova la mia volontà di togliermi la vita, quando un rumore fuori dalle mura di casa attrasse la mia attenzione. Fu un attimo, mi rivoltai indietro e la vidi. Una pistola, nelle mani della mia ex era puntata verso di me. Non avrei potuto accettare per nulla al mondo che fosse lei a togliermi la vita e sparai, rapido come un uragano. Quindi alzai il braccio, puntai la canna alla tempia e feci fuoco.
Una mano sulla spalla. Mi volto e lo vedo. Sorride, proprio come allora. Una risata folle sgorga dalla sua bocca. «Tale e quale a me, ragazzo. Ora si che ti riconosco, figlio mio”.
Re: Tale e quale
Ciao Salvatore! Tutto ok con i parametri, buona LUCA FAGIOLO EDITION!
Re: Tale e quale
Ciao Salvatore, piacere di leggerti!
Mi piace la narrazione in stile diario intimo o monologo mentale e trovo che, soprattutto nella prima parte, ci siano buoni spunti e belle immagini, come il perdere le ali e il diventare un serpente strisciante. Anche il lato sentimentale del protagonista è curato e coerente, con la sua incapacità di lasciar andare e accettare la felicità altrui.
Unica pecca, a parer mio, che proprio la parte centrale perda un po' di mordente, andando a spiegare ragioni in flashback, e che la parte finale sia un po' ovattata, ma questa è una conseguenza del formato del racconto, appunto, raccontato.
Per il resto, bella scrittura.
A rileggerti, buona edizione!
Mi piace la narrazione in stile diario intimo o monologo mentale e trovo che, soprattutto nella prima parte, ci siano buoni spunti e belle immagini, come il perdere le ali e il diventare un serpente strisciante. Anche il lato sentimentale del protagonista è curato e coerente, con la sua incapacità di lasciar andare e accettare la felicità altrui.
Unica pecca, a parer mio, che proprio la parte centrale perda un po' di mordente, andando a spiegare ragioni in flashback, e che la parte finale sia un po' ovattata, ma questa è una conseguenza del formato del racconto, appunto, raccontato.
Per il resto, bella scrittura.
A rileggerti, buona edizione!
Re: Tale e quale
Ciao Salvatore!
Un monologo interiore che a poco a poco prepara alla verità dell’ultima riga, una condanna del protagonista per l’eternità e la tua completa adesione al tema proposto, bravo. La lettura è stata davvero scorrevole a parte per due elementi della trama che mi confondono: 1) Bimba era con lui a nord o era rimasta al sud? Ti cito:
Volli vederla una ultima volta prima di partire. Era felice con quell’altro. Felice, senza di me.
Alla fine sono partito. Sono tornato alle origini.
Volevo (…)
Sono partito. Sono ritornato a quella finestra per guardarci dentro.
Non capisco la sequenzialità.
2) la ex è Bimba morta accoltellata, vero? Parla del suo corpo, ma poi compare armata. Ti cito:
Ora, davanti al corpo di colei che ancora amavo, consapevole che c’era un unico modo per liberarsene (…) un rumore fuori dalle mura di casa attrasse la mia attenzione. Fu un attimo, mi rivoltai indietro e la vidi. Una pistola, nelle mani della mia ex era puntata verso di me.
Forse ho perso qualcosa per strada io, non so.
Per il resto davvero uno stile buono, serrato, e la promessa di uno sviluppo interessante per la tua storia. Buona prosecuzione, in gamba!
Un monologo interiore che a poco a poco prepara alla verità dell’ultima riga, una condanna del protagonista per l’eternità e la tua completa adesione al tema proposto, bravo. La lettura è stata davvero scorrevole a parte per due elementi della trama che mi confondono: 1) Bimba era con lui a nord o era rimasta al sud? Ti cito:
Volli vederla una ultima volta prima di partire. Era felice con quell’altro. Felice, senza di me.
Alla fine sono partito. Sono tornato alle origini.
Volevo (…)
Sono partito. Sono ritornato a quella finestra per guardarci dentro.
Non capisco la sequenzialità.
2) la ex è Bimba morta accoltellata, vero? Parla del suo corpo, ma poi compare armata. Ti cito:
Ora, davanti al corpo di colei che ancora amavo, consapevole che c’era un unico modo per liberarsene (…) un rumore fuori dalle mura di casa attrasse la mia attenzione. Fu un attimo, mi rivoltai indietro e la vidi. Una pistola, nelle mani della mia ex era puntata verso di me.
Forse ho perso qualcosa per strada io, non so.
Per il resto davvero uno stile buono, serrato, e la promessa di uno sviluppo interessante per la tua storia. Buona prosecuzione, in gamba!
PVronin
Re: Tale e quale
Ciao Salvatore,
ho trovato la voce del monologo ben fatta, fino al primo accoltellamento. Devo dire che poi quando parte a ricordare il passato per me il racconto è già perso. La morte della madre la posso capire, ma la situazione dell'orfanotrofio fino a poi il padre adottivo mi hanno buttato fuori dal racconto: non sono informazioni importanti di fronte alla scena a cui stavamo assistendo. Insomma, l'azione si blocca del tutto ed è un peccato. Anche a livello tematico il fatto che lui sappia maneggiare le armi importa poco: non ci vuole addestramento per usare il coltello, basta la volontà (e quella di fare del male il tuo protagonista ce l'ha di certo).
Nonostante questo comunque non è una brutta prova né una brutta penna, solo una scivolata nel finale secondo me.
Spero ti sia utile.
ho trovato la voce del monologo ben fatta, fino al primo accoltellamento. Devo dire che poi quando parte a ricordare il passato per me il racconto è già perso. La morte della madre la posso capire, ma la situazione dell'orfanotrofio fino a poi il padre adottivo mi hanno buttato fuori dal racconto: non sono informazioni importanti di fronte alla scena a cui stavamo assistendo. Insomma, l'azione si blocca del tutto ed è un peccato. Anche a livello tematico il fatto che lui sappia maneggiare le armi importa poco: non ci vuole addestramento per usare il coltello, basta la volontà (e quella di fare del male il tuo protagonista ce l'ha di certo).
Nonostante questo comunque non è una brutta prova né una brutta penna, solo una scivolata nel finale secondo me.
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Linktree - Goodreads
*viene fuori che ce ne sono altri, comunque il mio vale la pena giuro
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- SalvatoreStefanelli
- Messaggi: 376
Re: Tale e quale
Grazie a tutti per i commenti, utili certo a migliorarmi. Provo a spiegare lo svolgersi della storia, per come l'ho vista io.
Si parte dalla fine, anche se non sembrerebbe. Il protagonista rivede tutta la sua vita e le sue scelte, comprende quanto sia stato inutile la sua ricerca di felicità e di un vivere diverso da quanto il destino aveva programmato per lui.
In tempi cronologici c'è la sua vita al nord, dopo la scelta di lasciare la sua casa e quel mondo/modo di vivere che non voleva fosse suo; le cose vanno male anche per la sua incapacità di godere della vita e dell'amore, la sua donna l'abbandona per essere felice con un altro e lui se ne torna al sud (il suo tornare alle origini); a questo punto, pur se il suo desiderio di volare permane, finisce per scivolare sempre più nel buio, a diventare un serpente che ama uccidere per sfogare la sua rabbia nella speranza di liberarsene, non riuscendoci capisce che l'unica soluzione e ritornare al nord, da Bimba; la ritrova con il suo uomo, ma la loro felicità è troppa perché lui possa sopportarla, viene accolto in casa e sfoga la sua rabbia con la tragedia uccidendoli entrambi; vedere tutto quel sangue lo fa tornare ancora più indietro nel tempo, dove rivive la sua infanzia, il padre che uccide la madre davanti ai suoi occhi e poi si uccide nella sua folle risata, l'orfanotrofio, l'adozione in una famiglia non proprio perbene, dove apprende a usare ogni tipo di arma con maestria sino a diventare un serial killer, soprattutto di persone a lui in apparenza care; decide che non può continuare con quella vita, che vuole la sua felicità, parte per il nord e la cerca, ma dentro di sé ha un demone che non lo abbandona mai, così, dopo aver vissuto quanto sopra già detto e aver ucciso la sua amata e arriva il momento di togliersi la vita, il demone lo frena; qualcosa lo distrae e subito dopo si rende conto che Bimba è ancora viva e pronta ad ucciderlo, non può permettergli di farlo (a mio modo di vedere, perché la ama e questo comporta due sentimenti contrastanti: 1 - lei non è più sua e non vuole dargliela vinta, 2 - proprio perché la ama non vuole che il demone prenda anche lei) e reagisce sparandole ancora, quindi si uccide; la scena finale vede suo padre che finalmente lo riconosce nel ciclo della vita che si ripete.
Detto questo, spero di aver chiarito abbastanza bene a chi si poneva delle domande e, altresì, spero di non aver rovinato gli apprezzamenti possibili al mio racconto.
Si parte dalla fine, anche se non sembrerebbe. Il protagonista rivede tutta la sua vita e le sue scelte, comprende quanto sia stato inutile la sua ricerca di felicità e di un vivere diverso da quanto il destino aveva programmato per lui.
In tempi cronologici c'è la sua vita al nord, dopo la scelta di lasciare la sua casa e quel mondo/modo di vivere che non voleva fosse suo; le cose vanno male anche per la sua incapacità di godere della vita e dell'amore, la sua donna l'abbandona per essere felice con un altro e lui se ne torna al sud (il suo tornare alle origini); a questo punto, pur se il suo desiderio di volare permane, finisce per scivolare sempre più nel buio, a diventare un serpente che ama uccidere per sfogare la sua rabbia nella speranza di liberarsene, non riuscendoci capisce che l'unica soluzione e ritornare al nord, da Bimba; la ritrova con il suo uomo, ma la loro felicità è troppa perché lui possa sopportarla, viene accolto in casa e sfoga la sua rabbia con la tragedia uccidendoli entrambi; vedere tutto quel sangue lo fa tornare ancora più indietro nel tempo, dove rivive la sua infanzia, il padre che uccide la madre davanti ai suoi occhi e poi si uccide nella sua folle risata, l'orfanotrofio, l'adozione in una famiglia non proprio perbene, dove apprende a usare ogni tipo di arma con maestria sino a diventare un serial killer, soprattutto di persone a lui in apparenza care; decide che non può continuare con quella vita, che vuole la sua felicità, parte per il nord e la cerca, ma dentro di sé ha un demone che non lo abbandona mai, così, dopo aver vissuto quanto sopra già detto e aver ucciso la sua amata e arriva il momento di togliersi la vita, il demone lo frena; qualcosa lo distrae e subito dopo si rende conto che Bimba è ancora viva e pronta ad ucciderlo, non può permettergli di farlo (a mio modo di vedere, perché la ama e questo comporta due sentimenti contrastanti: 1 - lei non è più sua e non vuole dargliela vinta, 2 - proprio perché la ama non vuole che il demone prenda anche lei) e reagisce sparandole ancora, quindi si uccide; la scena finale vede suo padre che finalmente lo riconosce nel ciclo della vita che si ripete.
Detto questo, spero di aver chiarito abbastanza bene a chi si poneva delle domande e, altresì, spero di non aver rovinato gli apprezzamenti possibili al mio racconto.
Re: Tale e quale
Ciao Salvatore, ben ritrovato!
Un buon racconto, ma la costruzione della narrazione è un pochino difficoltosa, ci sono molti salti temporali che rendono inutilmente complicato seguire la trama. Capisco l’idea di lasciare in sospeso la scena della carneficina, con la ex sanguinante ma ancora viva, per passare a dei flashback e quindi ritornare nel finale in quel punto ma con lei armata. È una bella idea, però allora le descrizioni precedenti alla scena dovrebbero essere lineari, e il flashback più unitario. Quel ripensare a tutta la propria vita in un momento come quello suona tanto come uno spiegone a favore del lettore. La frase finale, nell’aldilà immagino, forse è superflua. Descrivendo bene il ricordo dell’omicidio della madre nel flashback si potrebbe chiudere col colpo alla tempia, sicuramente un finale d’effetto.
Spero i suggerimenti possano essere utili.
In bocca al lupo per l’edition!
Un buon racconto, ma la costruzione della narrazione è un pochino difficoltosa, ci sono molti salti temporali che rendono inutilmente complicato seguire la trama. Capisco l’idea di lasciare in sospeso la scena della carneficina, con la ex sanguinante ma ancora viva, per passare a dei flashback e quindi ritornare nel finale in quel punto ma con lei armata. È una bella idea, però allora le descrizioni precedenti alla scena dovrebbero essere lineari, e il flashback più unitario. Quel ripensare a tutta la propria vita in un momento come quello suona tanto come uno spiegone a favore del lettore. La frase finale, nell’aldilà immagino, forse è superflua. Descrivendo bene il ricordo dell’omicidio della madre nel flashback si potrebbe chiudere col colpo alla tempia, sicuramente un finale d’effetto.
Spero i suggerimenti possano essere utili.
In bocca al lupo per l’edition!
Se non posso ballare, allora non è la mia rivoluzione. (E. Goldman)
gioco - Corrado Gioannini
gioco - Corrado Gioannini
- giulio.palmieri
- Messaggi: 352
Re: Tale e quale
Ciao Salvatore, bentrovato. Allora, il mio modesto parere: secondo me c'è troppa roba. Ci vedo molti elementi narrativi: il passato del killer e il motivo del trauma, tutta la serie di passaggi tra nord e sud che hanno il loro ruolo nella motivazione del gesto finale etc.; la battuta finale, che fa tornare il tema, e che è difficile collocare nello spazio del racconto (che pare finire effettivamente col colpo alla tempia); la ex che risponde al fuoco. Si distingue la voce narrante, che risulta realistica; inoltre il racconto si legge bene almeno fino al flashback (nonostante la scelta del raccontato). Spero di esserti stato d'aiuto. Un saluto, a rileggerci e buona edition.
- Signor_Darcy
- Messaggi: 356
Re: Tale e quale
Ciao Stefano.
Racconto molto denso, molto raccontato (cosa che non è necessariamente un male, se ben gestita). L’aderenza al tema c’è, e forse si rivela un po’ troppo presto, togliendo mordente al racconto.
Probabilmente proprio la sua ricchezza di particolari (c’è il racconto delle origini, c’è la motivazione, c’è la crescita, c’è la caduta) rema un po’ contro la resa finale. Lo avrei visto forse meglio come una sequenza di istantanee, meno raccontate e più descrittive, non necessariamente “montate” nell’ordine presentato, giocando su svelamenti successivi.
Ma funziona così com’è, sia chiaro.
Ho apprezzato poco il muro di testo, che appesantisce la lettura. Tolto questo non ho altri particolari appunti sullo stile.
Racconto molto denso, molto raccontato (cosa che non è necessariamente un male, se ben gestita). L’aderenza al tema c’è, e forse si rivela un po’ troppo presto, togliendo mordente al racconto.
Probabilmente proprio la sua ricchezza di particolari (c’è il racconto delle origini, c’è la motivazione, c’è la crescita, c’è la caduta) rema un po’ contro la resa finale. Lo avrei visto forse meglio come una sequenza di istantanee, meno raccontate e più descrittive, non necessariamente “montate” nell’ordine presentato, giocando su svelamenti successivi.
Ma funziona così com’è, sia chiaro.
Ho apprezzato poco il muro di testo, che appesantisce la lettura. Tolto questo non ho altri particolari appunti sullo stile.
- Emiliano Maramonte
- Messaggi: 1241
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Re: Tale e quale
Ciao Salvatore, finalmente ti (ri)leggo!
Il racconto mi è piaciuto per alcuni aspetti, un po' meno per altri.
Di sicuro la narrazione è molto profonda e "densa". In un testo molto serrato (forse troppo) hai srotolato di fronte agli occhi del lettore un'intera, terribile esistenza. Quando ho scoperto che il protagonista è un serial killer ho avuto una bella botta emotiva, come anche scoprire la circolarità della storia.
Ho apprezzato lo stile, assai coinvolgente e immersivo, nonostante sia gestito con un "tell" molto pronunciato, la ricerca stilistica c'è e si vede. Non amo particolarmente il flusso di coscienza, ma questo monologo intimista non mi è dispiaciuto affatto.
Purtroppo proprio questa intensità, questa densità contenutistica ha penalizzato il racconto: si fa davvero fatica a ricostruire in maniera agevole la situazione e tutte le sue implicazioni.
Nel complesso una buona prova. Tema centrato.
In bocca al lupo e alla prossima!
Emiliano.
Il racconto mi è piaciuto per alcuni aspetti, un po' meno per altri.
Di sicuro la narrazione è molto profonda e "densa". In un testo molto serrato (forse troppo) hai srotolato di fronte agli occhi del lettore un'intera, terribile esistenza. Quando ho scoperto che il protagonista è un serial killer ho avuto una bella botta emotiva, come anche scoprire la circolarità della storia.
Ho apprezzato lo stile, assai coinvolgente e immersivo, nonostante sia gestito con un "tell" molto pronunciato, la ricerca stilistica c'è e si vede. Non amo particolarmente il flusso di coscienza, ma questo monologo intimista non mi è dispiaciuto affatto.
Purtroppo proprio questa intensità, questa densità contenutistica ha penalizzato il racconto: si fa davvero fatica a ricostruire in maniera agevole la situazione e tutte le sue implicazioni.
Nel complesso una buona prova. Tema centrato.
In bocca al lupo e alla prossima!
Emiliano.
- L'inquisitore
- Messaggi: 196
Re: Tale e quale
Ciao Salvatore, trovo che la tua scelta stilistica non abbia servito bene l'intenzione del tuo racconto. Raccontare tutto in un monologo a muro di testo non rende l'esperienza di lettura piacevole. Per un bel pezzo non è chiaro che cosa stiamo leggendo (il riferimento a strisciare sulla pancia, al cielo, per esempio). Anche i numerosi salti temporali successivi (e addirittura cambio di tempo verbale) non aiutano la comprensione del pezzo che, come ho detto ad altri, non ha molto da offrire in termini narrativi. Forse il tuo tentativo di imbrigliare troppo contenuto in passaggi brevi e raccontati non ha sortito l'effetto sperato. Se non sbaglio è il terzo racconto con protagonista un figlio criminale che eredita dal padre il suo essere disfunzionale. Qui abbiamo la ex che tenta inutilmente di ribellarsi alla violenza e un finale tragico che però risulta ininfluente a causa della mancanza di un legame emotivo con il racconto. Credo sia molto difficile costruire un racconto (breve o lungo che sia) dal punto di vista di un serial killer che possa ancora interessare a meno di un grosso lavoro sull'interiorità e la verosimiglianza. Ne abbiamo visti troppi.
Si nota la tua abilità, ma in questo racconto l'idea e la resa tecnica non mi convincono.
Direi un pollice ni, ma con buone prospettive per questo tuo racconto.
Si nota la tua abilità, ma in questo racconto l'idea e la resa tecnica non mi convincono.
Direi un pollice ni, ma con buone prospettive per questo tuo racconto.
- BruceLagogrigio
- Messaggi: 442
Re: Tale e quale
Ciao Salvatore, sono passato anche io per un saluto. Mi piace molto il tuo stile di scrittura, molto evocativo e con molti riferimenti piazzati bene. Peccato per la storia in sé troppo complessa per starci in così poco spazio (la lunghezza del commento in cui la spieghi parla da sé :D ).
Secondo appunto: la prima persona al passato per un protagonista che muore non è mai ideale.
Un spreco perché ripeto, disponi di una buona penna!
Alla prossima!
Secondo appunto: la prima persona al passato per un protagonista che muore non è mai ideale.
Un spreco perché ripeto, disponi di una buona penna!
Alla prossima!
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
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