L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 16 dicembre con un tema di Luca Nesler (scrittore, formatore, minuticontatista) e 3000 caratteri a disposizione per scrivere un racconto in quattro ore!
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srcm
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L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Messaggio#1 » lunedì 16 dicembre 2024, 23:21

Kapa Opango strisciò con la spatola la malta sul mattone e si voltò. L’ombra alle sue spalle aveva la forma di un’astronauta.
Strizzò gli occhi. Era come sempre il primo al cantiere: era solo e aveva il dubbio di star sognando. Ma la persona che si era avvicinata indossava davvero un costume da astronauta.
Opango rabbrividì. L’ennesimo pazzo?
“Sei di quelli che non vogliono il muro?” Azzardò.
L’astronauta si portò le mani dietro la schiena. Il suo casco rifletteva gli occhi di Kapa. Opango si accorse per la prima volta di quanto le sue stesse pupille fossero scure.L’astronauta era così bianco.
Aveva attraversato il cantiere senza sporcarsi di polvere. Com’era possibile?
Non riusciva a togliersi di dosso la sensazione di trovarsi dentro a un sogno.
Kapa era un uomo concreto, normale. Nulla di straordinario in lui, se non il suo amore per la solitudine. Essere soli era un po’ come vivere dentro un sogno, mise a fuoco.
Oddio, il tempo correva. Posò un altro mattone.
“Sentì coso, non piacciono neanche a me” Per qualche motivo sentiva di doversi giustificare. La spatola raschiò il cemento. “I muri dico. Vi capisco voi di qui per carità. Però… Mi pagano. Non fate cinema, su. Io devo lavorare."
“Lo so.”
La spatola cadde per terra. Opango si chinò a raccoglierla L’astronauta sapeva parlare?
Si voltò ancora, nel corso della giornata. Ma l’astronauta non parlò più.

I giorni passavano, gli operai lavoravano. Kapa Opango si scoprì ad amare il muro. Avrebbe diviso la gente per bene dagli altri: quelli sporchi, quelli che entravano dove non dovevano, quelli che non capivano che solo il lavoro permette di vivere.
Kapa stava svolgendo un'opera di bene in fondo: per sé, per gli altri. Poco male se la gente non capiva.
Una domanda però continuava a bucargli ogni quiete: cosa voleva l’astronauta?
Quell’uomo ogni mattina arrivava prima di lui, lo salutava e muoveva il suo guanto bianco come un automa. Kapa aveva iniziato a immaginarne il sorriso. Forse era solo un riflesso del suo, ma preferiva non saperlo.
“Sai che sto iniziando ad abituarmi?" Quella presenza lo rassicurava, quasi quanto quel muro che cresceva giorno dopo giorno, operaio dopo operaio, mattone su mattone.
L'astronauta ciondolava il casco a destra e a sinistra.
La malta incollava, i mattoni aderivano. Mancava solo uno spazio. Una fessura al centro.
“Non parli più, coso? Sarò triste quando il lavoro sarà finito”
Il casco si avvicinò alle sue orecchie:
“Lo so.”

Era di nuovo solo. Era l’ultimo giorno e mancava un solo mattone: il suo.
Kapa non esitò neppure un secondo. Spanse la malta con il sorriso sulle labbra.
Sarebbe tornato a casa felice, soddisfatto, libero. E ora?
Cercò il suo amico astronauta. La sua ombra rassicurante.
Non c’era.
L'astronauta era scomparso. In compenso il muro era dappertutto.
Mattoni a destra, a sinistra sopra, sotto. Kapa si era imprigionato con le sue stesse mani.
“Coso, non posso più uscire”
Una voce strozzata, da dietro il muro:
“Lo so”
L’astronauta era dall’altra parte. Kapa era di nuovo solo.
Ultima modifica di srcm il lunedì 16 dicembre 2024, 23:30, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Messaggio#2 » lunedì 16 dicembre 2024, 23:30

Ciao Simone! Tutto ok con caratteri e tempo, buona LUCA NESLER EDITION!

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srcm
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Re: L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Messaggio#3 » lunedì 16 dicembre 2024, 23:32

Perfetto grazie! A questo giro con difficolta +10 (tastiera senza le lettere g e h, viva i tasti control c e control v) :'D

alexandra.fischer
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Re: L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Messaggio#4 » martedì 17 dicembre 2024, 16:23

Tema centrato. Storia surreale di un muratore che costruisce un muro e incontra spesso un astronauta. Il muratore costruisce il muro, per separare i lavoratori da quelli che non lo sono. Alla fine, però, si intrappola da solo nel muro. Nel complesso, un buon racconto. Peccato che, così, facendo, il muratore si estranei e perda l’amicizia dell’astronauta, che non può più vedere.

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DamianoMeloni
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Re: L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Messaggio#5 » martedì 17 dicembre 2024, 20:10

Ciao Simone!
Idea interessante quella che hai elaborato. Ti giro un consiglio che mi è stato dato a mia volta: cerca di non spezzettare così tanto le frasi, ma alterna i periodi più lunghi a quelli più corti. Il testo ne guadagnerà in scorrevolezza.
Una domanda mi ronza in testa. Kapa si è costruito la sua prigione nell’ultimo giorno di lavoro? O è rimasto sempre in cantiere e non è mai andato a casa? Inoltre, dato che citi gli altri operai, Come mai non si sono accorti che Kapa si stesse murando vivo e non sono intervenuti per internarlo in un manicomio?
Anche la figura dell’astronauta mi lascia perplesso. Nonostante sia un bell’elemento di mistero, a mio avviso la sua presenza dovrebbe comunque esser legata a qualcosa nel racconto.
Per il resto, ti rinnovo i complimenti per l’idea, ha ottime potenzialità.
A presto!

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MatteoMantoani
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Re: L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Messaggio#6 » mercoledì 18 dicembre 2024, 22:17

Ciao Simone.
Allora, scena interessante, surreale, quasi horror.. Mi aspettavo che questo astronauta si rivelasse una presenza malefica di qualche tipo, ma il finale così com'è va bene lo stesso. Chiaro che non devo leggere la vicenda in modo letterale, questo muratore che rimane chiuso tra i muri che ha costruito non può avere un senso nella realtà, ma c'è di sicuro una chiave simbolica che non ho colto che permette di interpretare tutto il racconto. Oppure non c'è, e rimane semplicemente una specie di incubo, come nella raccolta Spiegel im Spiegel di Ende.
Insomma, per i miei gusti avrei preferito un appiglio per riuscire ad arrivare a decodificare il tuo racconto, ma va bene anche così com'è.

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Signor_Darcy
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Re: L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Messaggio#7 » giovedì 19 dicembre 2024, 10:37

Ciao Simone.
Racconto con uno spunto interessante, da leggersi – immagino – per il suo significato simbolico, l’uomo che si imprigiona da solo, felice di costruire un muro che va contro sé stesso per il benessere di chi quel muro l’ha voluto; e l’uomo che sa ancora sognare, evadere, ma non ha tuttavia la volontà per aiutare chi non ne è in grado e risulta, quindi e paradossalmente, meno altruista del muratore. Rimane – quella dell’astronauta – una figura comunque un po’ slegata dal resto.
A livello stilistico il racconto in alcuni tratti è un po’ come il muro, fatto a blocchi, ma si lascia leggere.
Tema declinato in maniera convincente con la rivelazione finale.

(Da non amante di Kubrick quel titolo… ma no, dai.)

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Manuel Marinari
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Re: L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Messaggio#8 » venerdì 20 dicembre 2024, 12:16

Ciao Simone, il racconto mi è piaciuto molto. Ha degli elementi introspettivi che si colgono nel testo, come la ricerca della solitudine che però crea barriere e, appunto, muri e isolamento. Credo di aver colto questo aspetto centrale del racconto.
La parte un pò meno chiara credo sia nel concetto di questa frase: "Avrebbe diviso la gente per bene dagli altri: quelli sporchi, quelli che entravano dove non dovevano, quelli che non capivano che solo il lavoro permette di vivere."
Comunque il racconto rientra nelle mie corde. Utilizzi uno stile semplice, un pò onirico e surreale, che non deve essere tradotto logicamente, ma letto con il cuore.
Per me, una buona prova.
Alla prossima, buona edition.
Manuel Marinari

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Stefano Scudeler
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Re: L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Messaggio#9 » lunedì 23 dicembre 2024, 10:45

Ciao Simone!
Il senso generale del racconto arriva pian piano in una atmosfera surreale e ben congegnata.
Anche io ho trovato fuorviante la frase in cui dici che il muro serviva a tenere fuori gli sporchi e i cattivi.
Ho pensato che per un attimo una specie di muro Stati Uniti / Messico. Però non mi spiegavo l'astronauta e poi il fatto che il muro fosse circolare e avesse un tetto.
A dire il vero non mi spiego ancora l'astronauta :-)
Non mi soffermo sulle note stilistiche che ti hanno fatto e con cui concordo.
Ti faccio solo un appunto sull'attacco: scrivi che l'ombra alle sue spalle aveva la forma di un astronauta. Ma se è alle sue spalle, come fa a vederla?
È una minuzia, ma messa così all'inizio può far calare il gradimento per molti (parlo per esperienza).

Buona edition e buone feste!

loredana
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Re: L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Messaggio#10 » martedì 24 dicembre 2024, 15:47

C’è tanta tanta solitudine in un lavoro ripetitivo e alienante dove l’unica compagnia è un astronauta o, almeno, vestito da tale si presenta ogni giorno a controllare l’operato del muratore che, solerte, continua mattone su mattone la costruzione del muro.
Che alla fine lo avvolgerà, lo chiuderà in uno spazio angusto e senza scampo.
Da adito a diverse e personali interpretazioni, io ho letto l’alienazione di una vita votata al lavoro al termine del quale ci si ritrova soli, prigionieri del proprio operato senza null’altro.

Frankestissimo
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Re: L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Messaggio#11 » martedì 24 dicembre 2024, 18:32

Ciao Simone!
Devo dire che a me questo stile surreale non dispiace.
Forse avrei aggiunto qualche dettaglio puntuale. La malta che gli si incrosta sotto le unghie, gli occhi che gli lacrimano per la polvere… invece rimane tutto un po’ asettico. Però immagino sia una scelta.
Non sto qui a pontificare su “ma perché il muro”, “ma chi è l’astronauta”, “ma come ha fatto a uscire dal muro” etc. Si tratta di un racconto di 3k battute, non può fare tutto, e per me fa quello che deve. Peccato però perché forse se espanso con un po’ di risposte e qualche dettaglio puntuale, mi sarebbe rimasto impresso ancora di più.
In generale per me una buona prova, da podio, e sarei curioso di leggerne una versione “estesa” :)

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Gabriele Dolzadelli
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Re: L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Messaggio#12 » mercoledì 25 dicembre 2024, 23:02

Ciao Simone! Ben trovato!
Il tuo racconto è molto onirico ma trovo che tu abbia inserito degli elementi che riescono a far capire al lettore sin da subito la natura del testo. Soprattutto con l'introduzione dell'astronauta.
Africa, muratore e astronauta sono elementi che non si amalgamano e leggendo mi hanno posto a un bivio. O mi sarei aspettato che l'uomo era un pazzo e stava costruendo il muro di un manicomio o ci sarebbe stata una trama alla "Piccolo Principe".
Di conseguenza non mi ha disturbato la mancanza di logica all'interno della storia. Sicuramente ci sono dei simbolismi interessanti ma penalizzati un po' dai pochi caratteri a disposizione.
Di certo mi sarebbe piaciuto approfondire maggiormente e avere più chiara la spiegazione attraverso qualche elemento aggiuntivo.
Ti metto sul podio ma al terzo posto, a causa di questa mancata chiarezza.
Buona edition!

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IL GLADIATORE
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Re: L'astronauta - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare il muro

Messaggio#13 » lunedì 6 gennaio 2025, 12:28

Ciao Simone, di solito apprezzo molto i racconti immersi in un'atmosfera onirica e anche stavolta non mi è dispiaciuto. Direi che è giusto che l'astronauta interompa il flusso di logica folle del racconto, altrimenti la linea onirica non sarebbe definita tale. Trovo però che per un racconto così breve sia stato un rischio avventurarsi nei deliri onirici, perché si rimane con troppe domande, anche se il senso e il messaggio del racconto è molto chiaro. Buono lo stile anche se effettivamete le frasi sono un po' troppo spezzettate.Un pollice tendente al positivo in modo brillante ma non solido che va dietro a quello di Maponi per una minor fluidità stilistica.

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