Colloqui scolastici
- Shanghai Kid
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Colloqui scolastici
Colloqui scolastici
Questa volta non gliela faccio passare. Un po’ di quel che ci vuole: senza la collaborazione scuola-famiglia non si va da nessuna parte. Serve il supporto di tutti gli adulti o questi ragazzi li perdiamo.
Almeno oggi non si è fatta rincorrere, anche se è in ritardo, come sempre, come se del ragazzo, in fondo, non gliene fregasse molto.
“Buongiorno”, il suo sorriso tradisce l’insicurezza di chi sa di essere mancante.
“Buongiorno”, mantengo la fermezza necessaria.
“Dunque, Mich-”, la interrompo immediatamente. Non devo lasciarle troppo spazio o mi vomiterà addosso come sempre una valanga di informazioni che ci sposteranno da ciò che davvero conta. Una montagna di blablabla buonisti e psicologia spiccia che nel concreto non portano a un accidente!
“Mi scusi, ma prima parlo io!”. Mi guarda basita, come se nemmeno fosse consapevole delle conseguenze che ha la sua modalità educativa.
“Dal punto di vista didattico è chiaro che Michele se la cavi, matematica a parte, come sempre, ma sappiamo che è un po’ il suo punto debole…”
“Sì, la doc-”, ci prova di nuovo, ma non lascerò che riporti la conversazione dove vuole lei senza affrontare ciò che quel povero ragazzo è costretto a vivere a causa sua.
“Mi lasci parlare!”, la mia voce suona come un rimprovero, ma quando ci vuole ci vuole. “Ma il problema è più che altro comportamentale”.
Si schiarisce la voce: “Appunto, è di ques-”.
“Esatto! Mi rendo conto che Michele è davvero maleducato”, finalmente l’ho detto e ora che è uscito il discorso sarà il caso che la signora Ricci si prenda le sue responsabilità. “Risponde male, non fa i compiti, spesso dimentica il materiale, parla con un lessico davvero sboccato e sembra non rendersi conto che esistono anche gli altri”. Mi guarda incredula: che faccia tosta! Come se lei non c’entrasse nulla, come se non fosse questione di educazione!
“È appunto di questo che vol-”, ci riprova.
“La collaborazione scuola-famiglia è fondamentale. Ma non possiamo pensare a tutto noi! Ognuno deve fare la sua parte e noi, in fondo, lo vediamo poche ore, la maggior parte del tempo sta con voi. Noi abbiamo provato tutto ciò che è in nostro potere, ma se l’educazione non parte da qui, noi non possiamo farci nulla!”.
Guardo l’orologio. Sono già le 17:45, tra mezz'ora inizia il corso.
“Per cui le chiedo di cambiare atteggiamento e insegnargli come si sta al mondo, come ci si comporta, perché noi siamo veramente stanchi! Non l’ho obbligata io a fare questo lavoro, se non è in grado di sostenerlo, non è un problema mio”.
“Ma-”, la professoressa tenta ancora una risposta: vorrà discolparsi, buttare tutta la colpa su di noi, dirà le solite cavolate: È compito della famiglia e blablabla!
“Non ho tempo! Vedete di fare meglio il vostro lavoro e educate questi ragazzi come dio comanda!”.
Mi alzo e me ne vado. Non la saluto nemmeno quella incompetente che dopo yoga vado alla spa e poi mi tocca tornare a scaldare la pasta a quello stronzetto di mio figlio.
Questa volta non gliela faccio passare. Un po’ di quel che ci vuole: senza la collaborazione scuola-famiglia non si va da nessuna parte. Serve il supporto di tutti gli adulti o questi ragazzi li perdiamo.
Almeno oggi non si è fatta rincorrere, anche se è in ritardo, come sempre, come se del ragazzo, in fondo, non gliene fregasse molto.
“Buongiorno”, il suo sorriso tradisce l’insicurezza di chi sa di essere mancante.
“Buongiorno”, mantengo la fermezza necessaria.
“Dunque, Mich-”, la interrompo immediatamente. Non devo lasciarle troppo spazio o mi vomiterà addosso come sempre una valanga di informazioni che ci sposteranno da ciò che davvero conta. Una montagna di blablabla buonisti e psicologia spiccia che nel concreto non portano a un accidente!
“Mi scusi, ma prima parlo io!”. Mi guarda basita, come se nemmeno fosse consapevole delle conseguenze che ha la sua modalità educativa.
“Dal punto di vista didattico è chiaro che Michele se la cavi, matematica a parte, come sempre, ma sappiamo che è un po’ il suo punto debole…”
“Sì, la doc-”, ci prova di nuovo, ma non lascerò che riporti la conversazione dove vuole lei senza affrontare ciò che quel povero ragazzo è costretto a vivere a causa sua.
“Mi lasci parlare!”, la mia voce suona come un rimprovero, ma quando ci vuole ci vuole. “Ma il problema è più che altro comportamentale”.
Si schiarisce la voce: “Appunto, è di ques-”.
“Esatto! Mi rendo conto che Michele è davvero maleducato”, finalmente l’ho detto e ora che è uscito il discorso sarà il caso che la signora Ricci si prenda le sue responsabilità. “Risponde male, non fa i compiti, spesso dimentica il materiale, parla con un lessico davvero sboccato e sembra non rendersi conto che esistono anche gli altri”. Mi guarda incredula: che faccia tosta! Come se lei non c’entrasse nulla, come se non fosse questione di educazione!
“È appunto di questo che vol-”, ci riprova.
“La collaborazione scuola-famiglia è fondamentale. Ma non possiamo pensare a tutto noi! Ognuno deve fare la sua parte e noi, in fondo, lo vediamo poche ore, la maggior parte del tempo sta con voi. Noi abbiamo provato tutto ciò che è in nostro potere, ma se l’educazione non parte da qui, noi non possiamo farci nulla!”.
Guardo l’orologio. Sono già le 17:45, tra mezz'ora inizia il corso.
“Per cui le chiedo di cambiare atteggiamento e insegnargli come si sta al mondo, come ci si comporta, perché noi siamo veramente stanchi! Non l’ho obbligata io a fare questo lavoro, se non è in grado di sostenerlo, non è un problema mio”.
“Ma-”, la professoressa tenta ancora una risposta: vorrà discolparsi, buttare tutta la colpa su di noi, dirà le solite cavolate: È compito della famiglia e blablabla!
“Non ho tempo! Vedete di fare meglio il vostro lavoro e educate questi ragazzi come dio comanda!”.
Mi alzo e me ne vado. Non la saluto nemmeno quella incompetente che dopo yoga vado alla spa e poi mi tocca tornare a scaldare la pasta a quello stronzetto di mio figlio.
Ultima modifica di Shanghai Kid il lunedì 16 dicembre 2024, 22:20, modificato 1 volta in totale.
Re: Colloqui scolastici
Ciao Elisa! Seconda a consegnare, velocissima! Tutto ok con i parametri, buona LUCA NESLER EDITION!
- AndreaCrevola
- Messaggi: 215
Re: Colloqui scolastici
Ciao Elisa, piacere di averti letto e auguri.
Il racconto è incentrato sul dialogo tra due persone, con battute che solitamente sono pronunciate in modo invertito. Il gioco è far pensare al lettore che la situazione sia stereotipata (il docente che si lamenta con un genitore) per poi ribaltare il punto di vista sul finale. Il tema direi che è centrato.
Il dialogo è scorrevole. Forse la ripetizione del troncamento improvviso delle parole dell'insegnante è un po' eccessiva, anche se comprendo l'effetto che ne volevi trarre. E' un po' mancante l'ambientazione: non si capisce bene dove il dialogo avvenga.
Per me, un buon racconto.
Il racconto è incentrato sul dialogo tra due persone, con battute che solitamente sono pronunciate in modo invertito. Il gioco è far pensare al lettore che la situazione sia stereotipata (il docente che si lamenta con un genitore) per poi ribaltare il punto di vista sul finale. Il tema direi che è centrato.
Il dialogo è scorrevole. Forse la ripetizione del troncamento improvviso delle parole dell'insegnante è un po' eccessiva, anche se comprendo l'effetto che ne volevi trarre. E' un po' mancante l'ambientazione: non si capisce bene dove il dialogo avvenga.
Per me, un buon racconto.
- matt_heels
- Messaggi: 72
Re: Colloqui scolastici
Ciao Elisa, sono Matteo, la new entry più new entry che non si può!
Devo ammettere che, a una prima lettura, sono rimasto un po’ spiazzato: faticavo a capire chi era la madre e chi la professoressa/maestra, salvo poi rendermi conto che l’effetto “ribaltato” era voluto e reso molto bene.
L’unico mio appunto è relativo a un paio di interruzioni di dialogo seguite da lunghi pensieri del punto di vista, come questo passaggio: “Il “Dunque, Mich-”, la interrompo immediatamente. Non devo lasciarle troppo spazio…”
Sarei passato subito al “Mi scusi, ma prima parlo io!”, per rendere più efficace l’effetto interruzione, magari diluendo i pensieri precedenti in momenti di maggior pausa verbale.
Il contesto scarno, ovvero la mancanza di descrizioni dell’ambiente o dei personaggi, non mi ha infastidito, essendo una situazione canonica, facile da immaginare. Oltretutto, credo tu volessi che lettore/lettrice si soffermasse sui dialoghi, per aumentare il senso di contrasto.
Il tema “Alla fine è il contrario” è centrato appieno.
Un bel racconto, complimenti!
Devo ammettere che, a una prima lettura, sono rimasto un po’ spiazzato: faticavo a capire chi era la madre e chi la professoressa/maestra, salvo poi rendermi conto che l’effetto “ribaltato” era voluto e reso molto bene.
L’unico mio appunto è relativo a un paio di interruzioni di dialogo seguite da lunghi pensieri del punto di vista, come questo passaggio: “Il “Dunque, Mich-”, la interrompo immediatamente. Non devo lasciarle troppo spazio…”
Sarei passato subito al “Mi scusi, ma prima parlo io!”, per rendere più efficace l’effetto interruzione, magari diluendo i pensieri precedenti in momenti di maggior pausa verbale.
Il contesto scarno, ovvero la mancanza di descrizioni dell’ambiente o dei personaggi, non mi ha infastidito, essendo una situazione canonica, facile da immaginare. Oltretutto, credo tu volessi che lettore/lettrice si soffermasse sui dialoghi, per aumentare il senso di contrasto.
Il tema “Alla fine è il contrario” è centrato appieno.
Un bel racconto, complimenti!
- Bescottina
- Messaggi: 61
- Contatta:
Re: Colloqui scolastici
Ciao Elisa, bentrovata in questa edizione di Minuti Contati.
L’idea che hai avuto per rendere il tema è molto carina, e anche la sottile ironia sui genitori che fanno lo scaricabarile sugli insegnanti funziona, ma il modo in cui è reso… zoppica.
Ora mi spiego meglio.
So che i caratteri erano pochissimi, ma tutta l’azione si svolge nel fraseggio interiore del portatore di punto di vista e, purtroppo, è tutto tell. Diversi passaggi mi hanno fatto storcere parecchio il naso, non solo perché innecessari, ma anche perché rafforzano questo tell che vuole spiegare la situazione al lettore, senza spiegarlo, e allungano il brodo consumandoti caratteri inutilmente.
Tipo:
Mancante di cosa, necessaria a far che? Siamo troppo a inizio racconto, ci mancano delle informazioni.
Sì, hai interrotto la battuta di dialogo, è ovvio che la interrompe, lascialo al mostrato e attacca direttamente con “Mi scusi…”;
Qui ripeti addirittura la stessa cosa usando due frasi diverse. "Non devo lasciar troppo spazio o mi vomiterà addosso una montagna di blabla buonisti e psicologia spiccia, come sempre. Ma nel concreto non portano a un accidente e ci spostano da ciò che conta davvero" per esempio, ti risparmiava un sacco di spazio.
Tell a parte, che comunque è parte del problema, da un punto di vista tecnico anche la separazione delle battute crea una gran confusione. Riporto solo il passaggio in cui le cose iniziano a farsi fumose.
Qui, la separazione delle battute rende molto confusionario chi dice cosa. Se lo avessi mantenuto coeso, sarebbe stato immediatamente chiaro che le due battute erano una sequenziale all’altra, pronunciate dalla stessa persona, ma così sembra che la professoressa riprenda il discorso. Magari ti sembrava che potesse aiutare a confondere il lettore su chi fosse il docente e chi l’insegnante, ma non lo fa. Confonde solo su chi sta pronunciando la battuta: il portatore del POV o la persona a cui si sta rivolgendo? E cosa significa la considerazione che ci mette nel mezzo (le conseguenze che ha la sua modalità educativa)? Quali sono?
Se devo leggere più di una volta un racconto per capire chi dice cosa, allora c’è un problema di attribuzione e di deficit informativo che mi impedisce di capirlo alla prima lettura (che è quello che dovrebbe succedere nei racconti efficaci).
Il fatto che la madre abbia l’uso lessicale proprio di un’insegnante o una pedagogista ammazza la sospensione d’incredulità. Difficile credere che una persona in grado di padroneggiare concetti simili caschi nella conclusione a cui giunge la proprietaria del POV. Capisco facesse parte della tecnica per sovvertire i ruoli e ingannare i lettori, ma arrivati alla fine crea uno strano effetto di scollamento dalla realtà e risulta molto zoppicante, soprattutto perché non ci sono indicazioni che ‘sta tizia ripeta a pappagallo parole a caso senza saperne il significato, anzi: capisce perfettamente il discorso che fa. E questo la rende poco credibile.
Anche la distanza che mette tra sé è il figlio è poco credibile. Tipo:
Capisco che tu mirassi a confondere le acque, ma questo fraseggio interiore, una volta arrivati alla fine del racconto, stride: è un pensiero che farebbe un estraneo, magari un assistente sociale?, ma la madre?
Se è consapevole che ci sono dei grossi problemi a casa – come fa intendere un fraseggio simile – se ne assumerebbe la responsabilità. Invece, no: la colpa della scarsa educazione di Michele è totalmente dell’insegnante, perché a casa va tutto bene. Una persona che dà agli insegnanti la colpa totale, non ammetterebbe mai di avere problemi a casa.
Magari qualcosa tipo “senza contare tutti gli impegni che è costretto ad affrontare quel povero ragazzo, oltre a quelli scolastici”, potrebbe dare a intendere sia dal lato insegnate che dal lato genitore, che Michele ha troppe cose da fare, oltre studiare (magari fa tanto sport?) e aumenterebbe la colpa della scuola che “non lo lascia vivere”.
Ultima cosa, che è sempre un tecnicismo: la perpetua interruzione delle battute dell’insegnante. A parte che non si usa trattino breve, ma quello lungo lungo (em-dash), e che si tronca a fine sillaba, non a metà, l’insegnante ha cinque battute, tutte interrotte.
So che nella realtà succede di avere persone così prevaricanti da interrompere costantemente e parlare sopra, ma nello scritto è qualcosa che stufa perché viene letto come ripetitivo e ridondante.
Insomma, per quanto l’idea fosse molto valida, la realizzazione per me zoppica molto.
Spero di rileggerti in una futura edizione e in bocca al lupo!
L’idea che hai avuto per rendere il tema è molto carina, e anche la sottile ironia sui genitori che fanno lo scaricabarile sugli insegnanti funziona, ma il modo in cui è reso… zoppica.
Ora mi spiego meglio.
So che i caratteri erano pochissimi, ma tutta l’azione si svolge nel fraseggio interiore del portatore di punto di vista e, purtroppo, è tutto tell. Diversi passaggi mi hanno fatto storcere parecchio il naso, non solo perché innecessari, ma anche perché rafforzano questo tell che vuole spiegare la situazione al lettore, senza spiegarlo, e allungano il brodo consumandoti caratteri inutilmente.
Tipo:
Shanghai Kid ha scritto: “Buongiorno”, il suo sorriso tradisce l’insicurezza di chi sa di essere mancante.
“Buongiorno”, mantengo la fermezza necessaria.
Mancante di cosa, necessaria a far che? Siamo troppo a inizio racconto, ci mancano delle informazioni.
Shanghai Kid ha scritto:“la interrompo immediatamente”
Sì, hai interrotto la battuta di dialogo, è ovvio che la interrompe, lascialo al mostrato e attacca direttamente con “Mi scusi…”;
Shanghai Kid ha scritto:“Non devo lasciarle troppo spazio o mi vomiterà addosso come sempre una valanga di informazioni che ci sposteranno da ciò che davvero conta. Una montagna di blablabla buonisti e psicologia spiccia che nel concreto non portano a un accidente!”
Qui ripeti addirittura la stessa cosa usando due frasi diverse. "Non devo lasciar troppo spazio o mi vomiterà addosso una montagna di blabla buonisti e psicologia spiccia, come sempre. Ma nel concreto non portano a un accidente e ci spostano da ciò che conta davvero" per esempio, ti risparmiava un sacco di spazio.
Tell a parte, che comunque è parte del problema, da un punto di vista tecnico anche la separazione delle battute crea una gran confusione. Riporto solo il passaggio in cui le cose iniziano a farsi fumose.
Shanghai Kid ha scritto:“Mi scusi, ma prima parlo io!”. Mi guarda basita, come se nemmeno fosse consapevole delle conseguenze che ha la sua modalità educativa.
“Dal punto di vista didattico è chiaro che Michele se la cavi, matematica a parte, come sempre, ma sappiamo che è un po’ il suo punto debole…”
Qui, la separazione delle battute rende molto confusionario chi dice cosa. Se lo avessi mantenuto coeso, sarebbe stato immediatamente chiaro che le due battute erano una sequenziale all’altra, pronunciate dalla stessa persona, ma così sembra che la professoressa riprenda il discorso. Magari ti sembrava che potesse aiutare a confondere il lettore su chi fosse il docente e chi l’insegnante, ma non lo fa. Confonde solo su chi sta pronunciando la battuta: il portatore del POV o la persona a cui si sta rivolgendo? E cosa significa la considerazione che ci mette nel mezzo (le conseguenze che ha la sua modalità educativa)? Quali sono?
Se devo leggere più di una volta un racconto per capire chi dice cosa, allora c’è un problema di attribuzione e di deficit informativo che mi impedisce di capirlo alla prima lettura (che è quello che dovrebbe succedere nei racconti efficaci).
Il fatto che la madre abbia l’uso lessicale proprio di un’insegnante o una pedagogista ammazza la sospensione d’incredulità. Difficile credere che una persona in grado di padroneggiare concetti simili caschi nella conclusione a cui giunge la proprietaria del POV. Capisco facesse parte della tecnica per sovvertire i ruoli e ingannare i lettori, ma arrivati alla fine crea uno strano effetto di scollamento dalla realtà e risulta molto zoppicante, soprattutto perché non ci sono indicazioni che ‘sta tizia ripeta a pappagallo parole a caso senza saperne il significato, anzi: capisce perfettamente il discorso che fa. E questo la rende poco credibile.
Anche la distanza che mette tra sé è il figlio è poco credibile. Tipo:
Shanghai Kid ha scritto:senza affrontare ciò che quel povero ragazzo è costretto a vivere a causa sua.
Capisco che tu mirassi a confondere le acque, ma questo fraseggio interiore, una volta arrivati alla fine del racconto, stride: è un pensiero che farebbe un estraneo, magari un assistente sociale?, ma la madre?
Se è consapevole che ci sono dei grossi problemi a casa – come fa intendere un fraseggio simile – se ne assumerebbe la responsabilità. Invece, no: la colpa della scarsa educazione di Michele è totalmente dell’insegnante, perché a casa va tutto bene. Una persona che dà agli insegnanti la colpa totale, non ammetterebbe mai di avere problemi a casa.
Magari qualcosa tipo “senza contare tutti gli impegni che è costretto ad affrontare quel povero ragazzo, oltre a quelli scolastici”, potrebbe dare a intendere sia dal lato insegnate che dal lato genitore, che Michele ha troppe cose da fare, oltre studiare (magari fa tanto sport?) e aumenterebbe la colpa della scuola che “non lo lascia vivere”.
Ultima cosa, che è sempre un tecnicismo: la perpetua interruzione delle battute dell’insegnante. A parte che non si usa trattino breve, ma quello lungo lungo (em-dash), e che si tronca a fine sillaba, non a metà, l’insegnante ha cinque battute, tutte interrotte.
So che nella realtà succede di avere persone così prevaricanti da interrompere costantemente e parlare sopra, ma nello scritto è qualcosa che stufa perché viene letto come ripetitivo e ridondante.
Insomma, per quanto l’idea fosse molto valida, la realizzazione per me zoppica molto.
Spero di rileggerti in una futura edizione e in bocca al lupo!
Re: Colloqui scolastici
In generale il racconto è stato scorrevole alla lettura, non fosse per la fatica che ho un po' fatto per distinguere i due personaggi nei dialoghi (genitore - insegnante). Personalmente avrei cercato di usare meno aggettivi e più similitudini, per rendere gli effetti sensoriali più vividi, e il racconto più avvincente (esempio: “Mi guarda basita” => “Mi guarda come se l’avessi insultata”).
Comunque, trovo che la tua storia abbia centrato il tema, anche in modo importante, considerando attualissima la situazione che hai descritto.
Saluti.
Comunque, trovo che la tua storia abbia centrato il tema, anche in modo importante, considerando attualissima la situazione che hai descritto.
Saluti.
Francesco Michele Forciniti
Re: Colloqui scolastici
Ciao Elisa,
vedo che Bescottina ti ha già segnalato un paio di punti sulla struttura del racconto e su come tu abbia un po' confuso le acque per poter portare la sorpresa finale (chi sia la mamma e chi la maestra). Cerco di non ripetere i suoi punti anche se mi trova generalmente d'accordo. Facendo un passo indietro la situazione del racconto è credibile (forse troppo) e il personaggio principale, nella sua spavalderia, abbastanza tragicomico. Penso che tu l'abbia venduto bene, infatti la frase finale mi ha fatto sorridere e colpisce con la dovuta potenza.
Quindi l'idea di base è sicuramente valevole, ma sulla realizzazione andrebbe un po' ristrutturata. Ho trovato che al netto del lessico un po' molto specifico le espressioni della madre siano ben rese e danno l'idea del personaggio pieno di sé e generalmente in malafede. Credo che hai reso bene l'ipocrisia di qualcuno che va a scaricare il barile della propria educazione su un insegnante, pur sapendo che è parte del problema (lo 'stronzetto' finale è eclatante).
Spero il commento ti sia utile!
vedo che Bescottina ti ha già segnalato un paio di punti sulla struttura del racconto e su come tu abbia un po' confuso le acque per poter portare la sorpresa finale (chi sia la mamma e chi la maestra). Cerco di non ripetere i suoi punti anche se mi trova generalmente d'accordo. Facendo un passo indietro la situazione del racconto è credibile (forse troppo) e il personaggio principale, nella sua spavalderia, abbastanza tragicomico. Penso che tu l'abbia venduto bene, infatti la frase finale mi ha fatto sorridere e colpisce con la dovuta potenza.
Quindi l'idea di base è sicuramente valevole, ma sulla realizzazione andrebbe un po' ristrutturata. Ho trovato che al netto del lessico un po' molto specifico le espressioni della madre siano ben rese e danno l'idea del personaggio pieno di sé e generalmente in malafede. Credo che hai reso bene l'ipocrisia di qualcuno che va a scaricare il barile della propria educazione su un insegnante, pur sapendo che è parte del problema (lo 'stronzetto' finale è eclatante).
Spero il commento ti sia utile!
Vuoi leggere il primo* fantasy noir italiano? Un affare per orecchie a punta è disponibile!
Linktree - Goodreads
*viene fuori che ce ne sono altri, comunque il mio vale la pena giuro
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- Luca Moggia
- Messaggi: 238
Re: Colloqui scolastici
Ciao Elisa,
idea molto simpatica e originale per affrontare il tema che, a mio parere, è centrato.
Il finale svela che i ruoli dei personaggi sono invertiti e fino alla fine ero sicuro che
fosse la professoressa a cazziare la madre, non il contrario.
Con me il gioco ha funzionato bene.
La necessità di nascondere i ruoli e quindi non svelare i parlanti mi ha però confuso le idee nella prima parte del racconto.
Ho faticato a capire chi stesse pronunciando le battute, se la madre oppure la professoressa.
Mi avrebbe aiutato se la protagonista avesse chiamato la professoressa per nome (o cognome) oppure l'avesse descritta con dei dettagli fisici. Credo che questi accorgimenti avrebbero reso la scena più chiara senza pregiudicare l'effetto sorpresa.
Rispetto al tuo standard ho notato un po' di imperfezioni nella forma. Sicuramente sviste dovute alla velocità dato che sei stata rapidissima a consegnare! Ti segnalo ad esempio questa frase: "Almeno oggi non si è fatta rincorrere, anche se è in ritardo, come sempre, come se del ragazzo, in fondo, non gliene fregasse molto" - andrebbe spezzata con un punto o riformulata con meno incisi.
Spero che queste osservazioni ti siano utili come spunti!
In bocca al lupo per la Nesler Edition e alla prossima!
Luca
idea molto simpatica e originale per affrontare il tema che, a mio parere, è centrato.
Il finale svela che i ruoli dei personaggi sono invertiti e fino alla fine ero sicuro che
fosse la professoressa a cazziare la madre, non il contrario.
Con me il gioco ha funzionato bene.
La necessità di nascondere i ruoli e quindi non svelare i parlanti mi ha però confuso le idee nella prima parte del racconto.
Ho faticato a capire chi stesse pronunciando le battute, se la madre oppure la professoressa.
Mi avrebbe aiutato se la protagonista avesse chiamato la professoressa per nome (o cognome) oppure l'avesse descritta con dei dettagli fisici. Credo che questi accorgimenti avrebbero reso la scena più chiara senza pregiudicare l'effetto sorpresa.
Rispetto al tuo standard ho notato un po' di imperfezioni nella forma. Sicuramente sviste dovute alla velocità dato che sei stata rapidissima a consegnare! Ti segnalo ad esempio questa frase: "Almeno oggi non si è fatta rincorrere, anche se è in ritardo, come sempre, come se del ragazzo, in fondo, non gliene fregasse molto" - andrebbe spezzata con un punto o riformulata con meno incisi.
Spero che queste osservazioni ti siano utili come spunti!
In bocca al lupo per la Nesler Edition e alla prossima!
Luca
"A volte, impazzire è una risposta appropriata alla realtà" - Philip K. Dick
Re: Colloqui scolastici
Il racconto mi è piaciuto e ci ho trovato molta della mia esperienza personale, motivo per cui anche se non era specificato mi sono immaginato il colloquio fosse su Meet. Segnalo anch'io un po' di fatica iniziale mentre entravo nella storia ma una volta capito il gioco si è tutto incastrato abbastanza bene. Capisco che era molto complicato gestire un colpo di scena del genere e scegliere le battute giuste per confondere le acque ma non troppo. Penso però che tutti i consigli che ti son stati dati sopra siano abbastanza utili per un'eventuale seconda o terza stesura. Effettivamente è una storia che rendere al meglio penso richiederebbe più tempo per poiter scegliere con calma tutte le varie espressioni più o meno ambigue dosandole al punto giusto. Comunque complimenti e in bocca al lupo!
Re: Colloqui scolastici
Ciao, Elisa! Mi piace il tuo testo, è divertente. A quanto pare i colloqui scolastici sono fatti con lo stampino, constatarlo è quasi traumatico. Qui ovviamente i ruoli di genitrice/insegnante sono rovesciati per rispettare il tema assegnato, però lo scambio di battute tra le due è molto attinente alla realtà della situazione rappresentata. Mi sento di segnalare solo qualche particolare tecnico, che ho notato più che altro perché la mia editor mi martella sempre a riguardo.
Qui la mia editor direbbe due cose: 1) tra le due battute di dialogo ci sono troppe frasi, quindi si interrompe il flusso naturale della scena; 2) Visto che la "azione" di interrompere è già chiara dalla battuta mozzata dell'insegnante e pure da ciò che dice la mamma, "la interrompo immediatamente" risulta superflua come frase.
Qui, invece, sempre la mia editor mi farebbe mettere la seconda battuta sulla stessa linea del "beat" esteso, senza andare accapo, perché sono battute che pronuncia lo stesso personaggio.
Torno un attimo su questa parte:
È carina e funziona come "device" comico, magari potresti provare a spostarla più verso la fine del racconto, come una riflessione a posteriori, per esempio:
"Sono felice di non averle lasciato spazio, altrimenti mi avrebbe vomitato addosso... ecc, ecc..."
Per il resto non mi viene in mente altro al momento, ma ribadisco che per me è un bel racconto. Ciao e buona fortuna :)
“Dunque, Mich-”, la interrompo immediatamente. Non devo lasciarle troppo spazio o mi vomiterà addosso come sempre una valanga di informazioni che ci sposteranno da ciò che davvero conta. Una montagna di blablabla buonisti e psicologia spiccia che nel concreto non portano a un accidente!
“Mi scusi, ma prima parlo io!”.
Qui la mia editor direbbe due cose: 1) tra le due battute di dialogo ci sono troppe frasi, quindi si interrompe il flusso naturale della scena; 2) Visto che la "azione" di interrompere è già chiara dalla battuta mozzata dell'insegnante e pure da ciò che dice la mamma, "la interrompo immediatamente" risulta superflua come frase.
“Mi scusi, ma prima parlo io!”. Mi guarda basita, come se nemmeno fosse consapevole delle conseguenze che ha la sua modalità educativa.
“Dal punto di vista didattico è chiaro che Michele se la cavi, matematica a parte, come sempre, ma sappiamo che è un po’ il suo punto debole…”
Qui, invece, sempre la mia editor mi farebbe mettere la seconda battuta sulla stessa linea del "beat" esteso, senza andare accapo, perché sono battute che pronuncia lo stesso personaggio.
Torno un attimo su questa parte:
Non devo lasciarle troppo spazio o mi vomiterà addosso come sempre una valanga di informazioni che ci sposteranno da ciò che davvero conta. Una montagna di blablabla buonisti e psicologia spiccia che nel concreto non portano a un accidente!
È carina e funziona come "device" comico, magari potresti provare a spostarla più verso la fine del racconto, come una riflessione a posteriori, per esempio:
"Sono felice di non averle lasciato spazio, altrimenti mi avrebbe vomitato addosso... ecc, ecc..."
Per il resto non mi viene in mente altro al momento, ma ribadisco che per me è un bel racconto. Ciao e buona fortuna :)
- Shanghai Kid
- Messaggi: 433
Re: Colloqui scolastici
Eccomi qui: ringrazio veramente tutti tantissimo per i consigli. Ho dovuto scrivere velocemente e, ahimè, s'è visto, ma vi sono davvero tanto tanto grata per le aver speso tempo a darmi i vostri pareri e le vostre preziosissime indicazioni di cui farò certamente tesoro.
Buona edition a tutti voi ;)
Buona edition a tutti voi ;)
- MerioRounds
- Messaggi: 51
Re: Colloqui scolastici
Ciao Elisa! Spero ti sia goduta le feste. Tema centrato, e racconto che nonostante tutto mi ha spiazzato nel finale. Non tanto per il ribaltamento, ma per quanto fosse verosimile alla realtà.
Sul lato tecnico avrei gestito meglio gli scambi, soprattutto sull’interruzione di dialogo. Per esempio, avrei messo il flusso di coscienza dopo il dialogo che interrompe, non prima. Così facendo secondo me si sarebbe riuscito a limare qualche imprecisione.
Nel complesso una buona prova. Buon MC e buone feste di fine anno!
Sul lato tecnico avrei gestito meglio gli scambi, soprattutto sull’interruzione di dialogo. Per esempio, avrei messo il flusso di coscienza dopo il dialogo che interrompe, non prima. Così facendo secondo me si sarebbe riuscito a limare qualche imprecisione.
Nel complesso una buona prova. Buon MC e buone feste di fine anno!
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