Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche

BENVENUTI ALLA GIORGIA D'AVERSA EDITION, LA QUINTA DELLA DODICESIMA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 188° ALL TIME!
Questo è il gruppo PERSEFONE della GIORGIA D'AVERSA EDITION con GIORGIA D'AVERSA come guest star.
Gli autori del gruppo PERSEFONE dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo ATENA.
I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo ARTEMIDE.
Questo è un gruppo da NOVE racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da GIORGIA D'AVERSA. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, e dai miei collaboratori verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approssimato per eccesso.
Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK DODICESIMA ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nei due Rank sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via).
E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo PERSEFONE:
Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta, di Cristiano Saccoccia, ore 22.07, 3863 caratteri
Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo, ore 23.29, 3959 caratteri
Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti, ore 23.26, 4000 caratteri
L’ultima radice, di Jacopo Saba, ore 23.51, 3993 caratteri
Always on My Mind, di Matteo Calcagni, ore 00.59, 3980 caratteri
Tender Love, di Azzurra Mackenzie, ore 00.11, 3939 caratteri
Il baule, di Alexandra Fischer, ore 22.12, 3968 caratteri
Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi, ore 23.25, 3616 caratteri
Paura e realtà, di Driu, ore 01.00, 3355 caratteri
Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 30 GENNAIO per commentare i racconti del gruppo ATENA Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 31 GENNAIO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, io e i miei collaboratori posteremo la nostra e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo ATENA e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: per quanto vi sarà possibile in base ai vostri impegni, date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.
Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.
Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo ATENA.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.
BUONA GIORGIA D'AVERSA EDITION A TUTTI!
- DamianoMeloni
- Messaggi: 70
- Contatta:
Re: Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
Ciao a tutti e complimenti.
Avete fatto tutti degli ottimi racconti e non è stato facile stilare una classifica.
Buona Edition a tutti!
Avete fatto tutti degli ottimi racconti e non è stato facile stilare una classifica.
- Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta di Cristiano Saccoccia ► Mostra testo
- Rex Nemorensis di Mario Pacchiarotti ► Mostra testo
- Tagliare le radici di Gaia Peruzzo ► Mostra testo
- L’ultima radice di Jacopo Saba ► Mostra testo
- Always on My Mind di Matteo Calcagni ► Mostra testo
- Paura e realtà di Driu ► Mostra testo
- Fin dove affondano le radici di Loredana Lombardi ► Mostra testo
- Tender Love di Azzurra Mackenzie ► Mostra testo
- Il baule di Alexandra Fischer
► Mostra testo
Buona Edition a tutti!
Re: Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
Grazie. Mia seconda prova qui, ho ancora tanto da imparare
- giulio.palmieri
- Messaggi: 352
Re: Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
Salve, ecco la classifica. Ho tenuto conto dell'aderenza al tema e della resa tecnica. Ogni racconto aveva i suoi spunti interni, l'ansia di dire qualcosa, di arrivare al lettore. A rileggerci alla prossima.
1. Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta - Cristiano Saccoccia
2. Rex Nemorensis - Mario Pacchiarotti
3. Tagliare le radici - Gaia Peruzzo
4. Always on My Mind - Matteo Calcagni
5. Paura e realtà - Driu
6. Il baule - Alexandra Fischer
7. Tender Love - Azzurra Mackenzie
8. L’ultima radice - Jacopo Saba
9. Fin dove affondano le radici - Loredana Lombardi
COMMENTI
- Ciao Cristiano, piacere di leggerti. Che dire? Racconto spiazzante. Si parte dall'incipit di tono intimistico, si passa al lavoro sul romanzo (in cui inserisci il conflitto tra le due donne) e si arriva al finale in cui il corpo della donna subisce lo stesso destino dell'editing del testo. Il racconto scorre così veloce (buon ritmo), ed è un attimo legare i gesti alla rabbia per la condizione della protagonista, anche se non è chiarissimo come abbia fatto a restare viva con un'operazione del genere. Però, la metafora sul finale regge in pieno. Ok, sei sul podio. Buona edition.
- Ciao Gaia, piacere di leggerti. Allora, il racconto scorre, sebbene, rispetto a una trama più classica, abbia un taglio filosofico. Nel senso del rifugio finale e della riflessione della protagonista, di cui si percepisce il conflitto al di là della scena iniziale. Premesso che l'orchetto che parla in farfallese è una trovata geniale, il racconto lo trovo diviso in tre parti: la prima in cui giocano a carte, la seconda in cui l'orco grigio esce di scena, e la terza in cui la protagonista si rifugia in riva al lago melmoso. Si coglie l'ironia delle scene (e qui hai giocato bene con l'ambientazione da fumetto). L'unica cosa che manca, secondo me, è un po' di mordente iniziale in cui si coglie l'ansia della protagonista riguardo al futuro, e come lei reagisce alla perdita delle gemme. Insomma, una semina del personaggio, che porti man mano al finale. Non era facile, eh, il tema era declinabile in molti modi. Cmq, una buona prova, buona edition!
- Ciao Mario. Nulla da dire: il racconto fa quello che deve fare, con un inizio, un centro e un finale che chiude sulla trasfigurazione del personaggio. Molto valido. Forse, un po' troppo lunga la prima parte, sebbene cmq si crei quell'effetto di contrasto tra mondo ordinario e mondo fantastico che ricade perfettamente nell'aura mitologica del racconto. A rileggerci, buona edition.
- Ciao Jacopo, piacere di leggerti.
il racconto inquadra il tema molto bene, perché è tutto incentrato attorno all'albero e ai due personaggi che ricordano la loro infanzia nel parco. L'unica cosa che non mi torna tanto è il finale: Michele sparisce perché diventa l'albero? Perché in qualche modo riesce a impedire il taglio delle radici? Si coglie bene la malinconia della scena iniziale, ma non riesco a capire appunto come finisce la storia. A rileggerci. Buona edition.
- "Per tanti anni, uno se tiene un mattone su o stomaco, che pesa, pesa tanto. Però arriva un momento in cui dici: "abbasta". Sto mattone me lo devo prendere e me lo devo levare. Anche se può far male a qualcuno, molto male. Signori. Io so er fijo naturale de Elvis Presly!"
Il racconto mi ha ricordato esattamente questo passaggio dei film di Verdone. L'incipit incuriosisce parecchio, solo che nel mezzo non ho capito se il protagonista sia il figlio di Elvis o del sassofonista. Il tema, non so dire quanto sia centrato: fin dove affondano le radici, cioé nel luogo in cui Elvis continua a suonare? Ci può stare, però è toccato un attimo di striscio, sebbene ci sia. Racconto con una sua continuità, sino al finale non scontato. Un buon racconto. A rileggerci e buona edition.
- Ciao Azzurra, piacere di leggerti.
Storia molto sentita, con un tema ben individuato. Ho capito che la donna ha seppellito la moglie sotto l'albero del loro giardino, aspettandosi quindi che la donna rivivesse nella pianta (tema, direi, antropologico). Alcuni passaggi non sono chiarissimi: "innestare quella radice che mi aveva dato lei proprio sul suo cuore" oppure "non so nemmeno se quando ha avuto quel cancro alla milza è stata davvero serena gli ultimi mesi".
Cmq l'idea di fondo, per come si sviluppa è resa bene; il passaggio in cui la pianta "risponde" avrebbe meritato qualche dettaglio di preparazione in più (è molto veloce il passaggio: "su questa terra troppo presto. La pianta risponde. Le foglie dell'albero etc.").
Il finale coglie la trasformazione della protagonista (proprio come ogni grande mito tragico) in un colibrì. Anche qui, secondo me, sebbene il finale sia coerente, è molto rapido nell'accordarsi col resto. Hai avuto cmq molto coraggio, e il tema centrato. Buona edition!
- Ciao Alexandra, piacere di leggerti. Devo dirti che il racconto è molto semplice, senza grossi colpi di scena, però imperniato sul baule, sul momento dei ricordi legati alla sua famiglia, con la frase finale che suggella il tema. Non c'è tensione, questo senza dubbio, anche perché la vena intimista prevale su tutto. Comunque, il racconto è inquadrabile nel genere romance. Forse qualche semina sul rapporto tra i due, in funzione dei ricordi nel baule avrebbe giovato a dare quelle ombre in più, ad aumentare la posta in gioco. Cmq, il racconto il suo lo fa e il tema è ok. Buona edition.
- Salve Loredana,
nulla da dire sulle sensazioni e sull'autenticità del racconto. Tra le cose che mi viene da dire però, è che si tratta quasi di una pagina di diario, privo di azione, senza quell'interazione tra personaggi che faccia emergere una dinamica evolutiva nei personaggi. Restando sul tecnico, avrei provato una scena dal veterinario o in uno scenario domestico. Così è più una sequenza (molto dettagliata) di scene, più che un racconto vero e proprio. A rileggerci, e buona edition!
- Salve Driu, piacere di leggerti.
Racconto con un buon ritmo, serrato, dall'inizio alla fine. Ottimo stile, crudo, conciso. Tra i migliori che abbia mai letto qui. Però. Ci sono due però grandi quanto una casa. Uno: il tema. Due: il finale. Ok, le parole la scavano come radici, però sul finale non si coglie quel click che opera dentro al personaggio, che lo trasforma in un attimo (oltre a lasciare del tutto ingiustificato l'atto di rivolgersi l'arma contro). Hai mirato altissimo eh (e complimenti davvero) si sente il rimorso, l'ansia, la paura, la bestialità della guerra. Sarà difficilissimo metterti in classifica. A rileggerci, buona edition!
1. Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta - Cristiano Saccoccia
2. Rex Nemorensis - Mario Pacchiarotti
3. Tagliare le radici - Gaia Peruzzo
4. Always on My Mind - Matteo Calcagni
5. Paura e realtà - Driu
6. Il baule - Alexandra Fischer
7. Tender Love - Azzurra Mackenzie
8. L’ultima radice - Jacopo Saba
9. Fin dove affondano le radici - Loredana Lombardi
COMMENTI
- Ciao Cristiano, piacere di leggerti. Che dire? Racconto spiazzante. Si parte dall'incipit di tono intimistico, si passa al lavoro sul romanzo (in cui inserisci il conflitto tra le due donne) e si arriva al finale in cui il corpo della donna subisce lo stesso destino dell'editing del testo. Il racconto scorre così veloce (buon ritmo), ed è un attimo legare i gesti alla rabbia per la condizione della protagonista, anche se non è chiarissimo come abbia fatto a restare viva con un'operazione del genere. Però, la metafora sul finale regge in pieno. Ok, sei sul podio. Buona edition.
- Ciao Gaia, piacere di leggerti. Allora, il racconto scorre, sebbene, rispetto a una trama più classica, abbia un taglio filosofico. Nel senso del rifugio finale e della riflessione della protagonista, di cui si percepisce il conflitto al di là della scena iniziale. Premesso che l'orchetto che parla in farfallese è una trovata geniale, il racconto lo trovo diviso in tre parti: la prima in cui giocano a carte, la seconda in cui l'orco grigio esce di scena, e la terza in cui la protagonista si rifugia in riva al lago melmoso. Si coglie l'ironia delle scene (e qui hai giocato bene con l'ambientazione da fumetto). L'unica cosa che manca, secondo me, è un po' di mordente iniziale in cui si coglie l'ansia della protagonista riguardo al futuro, e come lei reagisce alla perdita delle gemme. Insomma, una semina del personaggio, che porti man mano al finale. Non era facile, eh, il tema era declinabile in molti modi. Cmq, una buona prova, buona edition!
- Ciao Mario. Nulla da dire: il racconto fa quello che deve fare, con un inizio, un centro e un finale che chiude sulla trasfigurazione del personaggio. Molto valido. Forse, un po' troppo lunga la prima parte, sebbene cmq si crei quell'effetto di contrasto tra mondo ordinario e mondo fantastico che ricade perfettamente nell'aura mitologica del racconto. A rileggerci, buona edition.
- Ciao Jacopo, piacere di leggerti.
il racconto inquadra il tema molto bene, perché è tutto incentrato attorno all'albero e ai due personaggi che ricordano la loro infanzia nel parco. L'unica cosa che non mi torna tanto è il finale: Michele sparisce perché diventa l'albero? Perché in qualche modo riesce a impedire il taglio delle radici? Si coglie bene la malinconia della scena iniziale, ma non riesco a capire appunto come finisce la storia. A rileggerci. Buona edition.
- "Per tanti anni, uno se tiene un mattone su o stomaco, che pesa, pesa tanto. Però arriva un momento in cui dici: "abbasta". Sto mattone me lo devo prendere e me lo devo levare. Anche se può far male a qualcuno, molto male. Signori. Io so er fijo naturale de Elvis Presly!"
Il racconto mi ha ricordato esattamente questo passaggio dei film di Verdone. L'incipit incuriosisce parecchio, solo che nel mezzo non ho capito se il protagonista sia il figlio di Elvis o del sassofonista. Il tema, non so dire quanto sia centrato: fin dove affondano le radici, cioé nel luogo in cui Elvis continua a suonare? Ci può stare, però è toccato un attimo di striscio, sebbene ci sia. Racconto con una sua continuità, sino al finale non scontato. Un buon racconto. A rileggerci e buona edition.
- Ciao Azzurra, piacere di leggerti.
Storia molto sentita, con un tema ben individuato. Ho capito che la donna ha seppellito la moglie sotto l'albero del loro giardino, aspettandosi quindi che la donna rivivesse nella pianta (tema, direi, antropologico). Alcuni passaggi non sono chiarissimi: "innestare quella radice che mi aveva dato lei proprio sul suo cuore" oppure "non so nemmeno se quando ha avuto quel cancro alla milza è stata davvero serena gli ultimi mesi".
Cmq l'idea di fondo, per come si sviluppa è resa bene; il passaggio in cui la pianta "risponde" avrebbe meritato qualche dettaglio di preparazione in più (è molto veloce il passaggio: "su questa terra troppo presto. La pianta risponde. Le foglie dell'albero etc.").
Il finale coglie la trasformazione della protagonista (proprio come ogni grande mito tragico) in un colibrì. Anche qui, secondo me, sebbene il finale sia coerente, è molto rapido nell'accordarsi col resto. Hai avuto cmq molto coraggio, e il tema centrato. Buona edition!
- Ciao Alexandra, piacere di leggerti. Devo dirti che il racconto è molto semplice, senza grossi colpi di scena, però imperniato sul baule, sul momento dei ricordi legati alla sua famiglia, con la frase finale che suggella il tema. Non c'è tensione, questo senza dubbio, anche perché la vena intimista prevale su tutto. Comunque, il racconto è inquadrabile nel genere romance. Forse qualche semina sul rapporto tra i due, in funzione dei ricordi nel baule avrebbe giovato a dare quelle ombre in più, ad aumentare la posta in gioco. Cmq, il racconto il suo lo fa e il tema è ok. Buona edition.
- Salve Loredana,
nulla da dire sulle sensazioni e sull'autenticità del racconto. Tra le cose che mi viene da dire però, è che si tratta quasi di una pagina di diario, privo di azione, senza quell'interazione tra personaggi che faccia emergere una dinamica evolutiva nei personaggi. Restando sul tecnico, avrei provato una scena dal veterinario o in uno scenario domestico. Così è più una sequenza (molto dettagliata) di scene, più che un racconto vero e proprio. A rileggerci, e buona edition!
- Salve Driu, piacere di leggerti.
Racconto con un buon ritmo, serrato, dall'inizio alla fine. Ottimo stile, crudo, conciso. Tra i migliori che abbia mai letto qui. Però. Ci sono due però grandi quanto una casa. Uno: il tema. Due: il finale. Ok, le parole la scavano come radici, però sul finale non si coglie quel click che opera dentro al personaggio, che lo trasforma in un attimo (oltre a lasciare del tutto ingiustificato l'atto di rivolgersi l'arma contro). Hai mirato altissimo eh (e complimenti davvero) si sente il rimorso, l'ansia, la paura, la bestialità della guerra. Sarà difficilissimo metterti in classifica. A rileggerci, buona edition!
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
Ciao a tuttə, ecco la mia classifica e i miei commenti.
I racconti sono tutti molto belli e, considerato il contesto della sfida a tempo, siete riuscitə tuttə a creare ottime storie.
Mi dispiace per i racconti messi in fondo, ma ho premiato quelle storie che mi hanno fatto emozionare di più. Solitamente utilizzo questo metro di valutazione e di scelta.
Complimenti a tutte le autrici e gli autori del gruppo.
1 Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta, Cristiano Saccoccia
2 Tagliare le radici, Gaia Peruzzo
3 L'ultima radice, Jacopo Saba
4 Tender Love, Azzurra Mackenzie
5 Always on my mind, Matteo Calcagni
6 Paura e realtà, Driu
7 Fin dove affondano le radici, Loredana Lombardi
8 Rex Nemorensis, Mario Pacchiarotti
9 Il baule, Alexandra Fischer
1 Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta, Cristiano Saccoccia
Ciao Cristiano, il racconto mi è piaciuto molto. Arrivano le emozioni della protagonista e mi piace come hai reso il pdv.
Mentre Silvia tagliava il suo scritto dalle metafore e dalle similitudini, tu ne inserisci alcune precise e appropriate. Hai scelto una relazione tra due donne in crisi di coppia o comunque con difficoltà relazionali, anche io nel mio racconto di questa edition. Solo che il finale è differente :D
Il tema che hai scelto sul convivere con il proprio corpo, il giudizio e il vissuto che può innescarsi interiormente è ben descritto. Mi piace trovare, in quello che leggo, gesti estremi che derivano dalla mancanza di maturità emotiva e di centratura, della difficoltà di volersi bene e dell'innescarsi delle dipendenze affettive. Almeno, credo così di aver interpretato la trama.
Complimenti, bel racconto. Buona edition.
2 Tagliare le radici, Gaia Peruzzo
Ciao Gaia, carino il racconto, caratterizzato da questi personaggi che riesci sempre a creare e che ti si addicono tantissimo, dai diversi racconti che leggo dal 2023.
Mi piace perchè in qualche modo riesci a normalizzare dei comportamenti umani ai mostri di ogni specie e fattura, brava. Un giorno piacerebbe anche a me buttarmi in questi tentativi di racconto fantasy o fiabeschi.
Ho letto che hai avuto poca energia per trovare un titolo più efficace. A me, a fine lettura mi è venuto in mente un titolo come "radici nella melma".
Complimenti, buona edition.
3 L'ultima radice, Jacopo Saba
Ciao Jacopo, la storia mi è piaciuta, è interessante. Man a mano si scopre che Michele ha un legame misterioso con la quercia, quasi che lui la impersonifichi, giusto? Infatti le radici della sua esistenza ruotano intorno all'albero e al parco, non ha una famiglia che qualcuno conosca, neanche il suo amico Andrea.
Porto un paio di note che volevo condividere sul testo.
Ci stava bene, all'inizio, mostrare almeno una scena degli operai all'opera nelle operazioni di potatura. L'incipit è buono, si capisce abbastanza bene che cosa sta accadendo. Forse ci sarebbe stato bisogno di un'aggiunta sul contesto scenico e visivo. Sì, la stanno potando, ma solo alla fine vediamo la ruspa e l'operaio. Con una buona semina, intervallando dialoghi e scene dei due amici con gli operai all'opera, la resa sarebbe stata davvero ottima.
Oltre a questo, mancano secondo me, qualche dettaglio sulla vecchia quercia: il tronco, la corteccia, i rami, le foglie. Fammi vedere quanto è vecchia, invece vediamo solo le radici alla fine. Dei dettagli di questo tipo avrebbero dato un impatto visivo eccezionale.
Bella prova. Buona edition.
4 Tender Love, Azzurra Mackenzie
Ciao Azzurra, la tua storia è molto bella, le sensazioni e le emozioni disperate della protagonista le descrivi bene, con dolcezza e frantumazione del cuore. Mi piace come le hai rese per la lettura.
Ci sono un pò di refusi di battitura e un bel pò di virgole mancanti che ne rallentano la lettura e l'immersione nel testo, ma tutti problemi risolvibili con una buona revisione.
Poi c'è quell'arrampicarsi sulle radici che già ti hanno fatto notare.
Volevo anche condividere una riflessione sulla "colpevolezza" della morte: la protagonista è arrabbiata perchè la moglie "si è dovuta ammalare". Non ne capisco molto il senso. Come può essere arrabbiata per questo? Con lei? Semmai ce l'ha con la sorte, non con la persona che ha amato. La malattia non è una scelta. Può esserlo quella di decidere di non curarsi e lasciarsi abbandonare.
La mia è una riflessione esistenziale, sul rapporto che abbiamo con la morte dei nostri cari, della malattia degenerativa e del lutto. Te la lascio qui, per condivisione.
Buona edition.
5 Always on my mind, Matteo Calcagni
Ciao Matteo, anche a questo giro ti commento. Credo di aver trovato un pò di riferimenti testuali che non ho colto benissimo, ma sono quasi sicuro che tu li abbia inseriti per una completezza della trama per una semina finale, gusto? Mi ha un pò destabilizzato il contesto sudamericano e poi il cantare in inglese, ma colpa mia della poca padronanza con le lingue straniere.
Detto ciò, avevo già notato le tue qualità di scrittura anche nell'edition passata. Anche qui sfoderi buona padronanza stilistica e della gestione del pdv. Il mostrato lo gestisci bene, l'entrata nel locale è resa in maniera eccellente.
Sulla trama qualcosa però non mi è chiaro, mi dispiace. In particolare il legame tra il nome del protagonista e la Bibbia. Si parla di elisir di lunga vita? E poi, perchè diventa parte della band? Perdonami, ripeto, sicuramente per mancanza mia di conoscenza. Rimango aperto a colloquiare se mi risponderai.
Buona prova, e buona edition.
6 Paura e realtà, Driu
Ciao Driu, benvenut* a Minuti Contati.
Hai gestito piuttosto bene la tensione costante del racconto e lo sconvolgimento del pdv è reso bene. LA protagonista si mette moltissimo in discussione, la tensione aiuta a comprendere l'arco di trasformazione del personaggio. Addirittura, si stravolge.
La tua scrittura è buona. Ti lascio alcune note che possono sicuramente essere migliorate.
Sull'utilizzo dei puntini di sospensione: ne vanno sempre tre ... e non due. Ne ho trovati parecchi, troppi. A termine di molte frasi non sarebbero servite. Ti suggerisco di leggere moltissimo e fare attenzione all'utilizzo che ne viene fatto. Ti renderai conto che si possono utilizzare mooolto meno, la resa non cambia.
Il genere del pdv: si capisce sono alla fine che la protagonista è una soldatessa. Io credevo fosse un uomo. Non è di fondamentale importanza specificarlo, ovviamente. Ma un dettaglio iniziale avrebbe sciolto questo dubbio.
Sul finale: arriva in modo molto eclatante. Ci sta che lei si faccia due conti su quel che sta facendo. Decide di abbandonare la sua fede, il suo credo bellico e lasciare andare l'ostaggio/prigioniera. Ma addirittura si suicida? Ci sta che si sbarazzi degli altri soldati, ma non so, non mi ha convinto al cento per cento. Si poteva unire alla causa della prigioniera? L'avrebbe potuta seguire andando in contro a un finale incerto?
Ti lascio questi spunti di riflessione.
Il racconto è buono, da rivedere un pò questi elementi, secondo me.
Buona edition.
7 Fin dove affondano le radici, Loredana Lombardi
Ciao Loredana e benvenuta a Minuti Contati.
La tua è una storia commovente che racconta l'amore della protagonista per il suo Ulisse.
Credo che il testo abbia bisogno di una rivisitata per quanto riguarda la punteggiatura e l'utilizzo di virgole e punto e virgola. Non sono un esperto di punteggiatura ma credo che non siano del tutto inserite correttamente.
Il racconto è molto raccontato, potresti lavorare su qualche scena più vivida, mostrando di più e mettendo in scena qualche episodio della loro vita insieme, dei dettagli. Soprattutto nella scena finale dal veterinario.
Sono d'accordo con Damiano che ci descrivi Ulisse sono in ultima battuta. Descriverlo a inizio testo avrebbe permesso un'immaginazione dettagliata da inizio a fine.
Hai una buona scrittura, sicuramente affinerai col tempo questi particolari, ma la prova è buona.
Buona edition.
8 Rex Nemorensis, Mario Pacchiarotti
Ciao Mario, il tuo racconto mi ha lasciato un pò sospeso nella valutazione. La trama di per sé mi piace ed è interessante, ma avrei voluto capire di più sulla figura femminile che incontra. Mi è piaciuto il velo di mistero che hai innescato ma purtroppo il racconto offre elementi parziali sul legame che il protagonista non intende fino alla fine e che comunque non rivela al lettore. Quindi anche il finale resta a mio avviso incompleto.
Un'altra cosa che volevo suggerirti e su cui potrai focalizzarti è l'assenza praticamente totale delle emozioni del pdv. Compie una serie di azioni ma non traspare niente di quel che prova. Mangia, beve, dorme e familiarizza con la casa nella prima metà, nella seconda parte è totalmente in balia della donna, come ammaliato dall'incontro. Mi dispiace, ma non riesco a empatizzare con il personaggio. Spero che ti possa essere utile questo mio punto di vista sulla resa emotiva. È un aspetto su cui mi cimento molto e che reputo davvero importante per una lettura che riesca a trasportare dentro la storia.
Buona edition.
9 Il baule, Alexandra Fischer
Ciao Alexandra, l'idea del baule ritrovato e riaperto suscita sempre grandi aspettative su quello che comporta aprirlo. È come scoperchiare un mondo passato che torna a stravolgere il presente.
Allora, ti dico. L'idea mi è piaciuta. Quello che non mi torna è l'aspetto emotivo del pdv per tutta la durata della storia.
Mi ha fatto strano leggere e seguire il percorso emotivo. Ti spiego: apre il baule dei ricordi e non prova alcuna nostalgia, ci può stare. Ma come mai? Si porta una ferita dentro? Ci dice che la protagonista forse non era così legata alla famiglia?
Poi la visione della foto di lei bambina in braccio alla mamma la rasserena. Però non mi era sembrata turbata in precedenza.
L'alternanza lavoro e momenti di riscoperta sono molto tagliati di netto. Mi sarebbe piaciuto vedere l'ansia di lei che al lavoro non vede l'ora di tornare a casa per rituffarsi nel baule dei ricordi. Perchè poi nella storia lei sembra voler immergersi in quel baule, riscoprendo le sue radici.
Poi c'è il rapporto con Gilberto che non capisco. Hanno un rapporto a distanza, ma si scrivono solo su facebook. Si dicono di amarsi e promettono di vedersi ma nessuno fa un passo verso l'altro. È vero che i rapporti umani sono molteplici e variegati, ma questo non riesco molto a capirlo.
Credo, nell'economia della storia, sarebbe stato utile all'inizio, inserire un qualche motivo per cui i ricordi erano relegati esclusivamente in quel baule: tipo un litigio coi nonni o in famiglia. Perchè la frase finale ci presenta un riavvicinamento a quel legame affettivo, le sue radici. È come se per qualche motivo lei se ne era distaccata. Un pò come il rapporto con Gilberto, c'è ma non c'è.
Mi ha lasciato un sacco di perplessità la dinamica dei legami affettivi e delle emozioni.
Mi dispiace Alexandra.
Buona edition.
I racconti sono tutti molto belli e, considerato il contesto della sfida a tempo, siete riuscitə tuttə a creare ottime storie.
Mi dispiace per i racconti messi in fondo, ma ho premiato quelle storie che mi hanno fatto emozionare di più. Solitamente utilizzo questo metro di valutazione e di scelta.
Complimenti a tutte le autrici e gli autori del gruppo.
1 Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta, Cristiano Saccoccia
2 Tagliare le radici, Gaia Peruzzo
3 L'ultima radice, Jacopo Saba
4 Tender Love, Azzurra Mackenzie
5 Always on my mind, Matteo Calcagni
6 Paura e realtà, Driu
7 Fin dove affondano le radici, Loredana Lombardi
8 Rex Nemorensis, Mario Pacchiarotti
9 Il baule, Alexandra Fischer
1 Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta, Cristiano Saccoccia
Ciao Cristiano, il racconto mi è piaciuto molto. Arrivano le emozioni della protagonista e mi piace come hai reso il pdv.
Mentre Silvia tagliava il suo scritto dalle metafore e dalle similitudini, tu ne inserisci alcune precise e appropriate. Hai scelto una relazione tra due donne in crisi di coppia o comunque con difficoltà relazionali, anche io nel mio racconto di questa edition. Solo che il finale è differente :D
Il tema che hai scelto sul convivere con il proprio corpo, il giudizio e il vissuto che può innescarsi interiormente è ben descritto. Mi piace trovare, in quello che leggo, gesti estremi che derivano dalla mancanza di maturità emotiva e di centratura, della difficoltà di volersi bene e dell'innescarsi delle dipendenze affettive. Almeno, credo così di aver interpretato la trama.
Complimenti, bel racconto. Buona edition.
2 Tagliare le radici, Gaia Peruzzo
Ciao Gaia, carino il racconto, caratterizzato da questi personaggi che riesci sempre a creare e che ti si addicono tantissimo, dai diversi racconti che leggo dal 2023.
Mi piace perchè in qualche modo riesci a normalizzare dei comportamenti umani ai mostri di ogni specie e fattura, brava. Un giorno piacerebbe anche a me buttarmi in questi tentativi di racconto fantasy o fiabeschi.
Ho letto che hai avuto poca energia per trovare un titolo più efficace. A me, a fine lettura mi è venuto in mente un titolo come "radici nella melma".
Complimenti, buona edition.
3 L'ultima radice, Jacopo Saba
Ciao Jacopo, la storia mi è piaciuta, è interessante. Man a mano si scopre che Michele ha un legame misterioso con la quercia, quasi che lui la impersonifichi, giusto? Infatti le radici della sua esistenza ruotano intorno all'albero e al parco, non ha una famiglia che qualcuno conosca, neanche il suo amico Andrea.
Porto un paio di note che volevo condividere sul testo.
Ci stava bene, all'inizio, mostrare almeno una scena degli operai all'opera nelle operazioni di potatura. L'incipit è buono, si capisce abbastanza bene che cosa sta accadendo. Forse ci sarebbe stato bisogno di un'aggiunta sul contesto scenico e visivo. Sì, la stanno potando, ma solo alla fine vediamo la ruspa e l'operaio. Con una buona semina, intervallando dialoghi e scene dei due amici con gli operai all'opera, la resa sarebbe stata davvero ottima.
Oltre a questo, mancano secondo me, qualche dettaglio sulla vecchia quercia: il tronco, la corteccia, i rami, le foglie. Fammi vedere quanto è vecchia, invece vediamo solo le radici alla fine. Dei dettagli di questo tipo avrebbero dato un impatto visivo eccezionale.
Bella prova. Buona edition.
4 Tender Love, Azzurra Mackenzie
Ciao Azzurra, la tua storia è molto bella, le sensazioni e le emozioni disperate della protagonista le descrivi bene, con dolcezza e frantumazione del cuore. Mi piace come le hai rese per la lettura.
Ci sono un pò di refusi di battitura e un bel pò di virgole mancanti che ne rallentano la lettura e l'immersione nel testo, ma tutti problemi risolvibili con una buona revisione.
Poi c'è quell'arrampicarsi sulle radici che già ti hanno fatto notare.
Volevo anche condividere una riflessione sulla "colpevolezza" della morte: la protagonista è arrabbiata perchè la moglie "si è dovuta ammalare". Non ne capisco molto il senso. Come può essere arrabbiata per questo? Con lei? Semmai ce l'ha con la sorte, non con la persona che ha amato. La malattia non è una scelta. Può esserlo quella di decidere di non curarsi e lasciarsi abbandonare.
La mia è una riflessione esistenziale, sul rapporto che abbiamo con la morte dei nostri cari, della malattia degenerativa e del lutto. Te la lascio qui, per condivisione.
Buona edition.
5 Always on my mind, Matteo Calcagni
Ciao Matteo, anche a questo giro ti commento. Credo di aver trovato un pò di riferimenti testuali che non ho colto benissimo, ma sono quasi sicuro che tu li abbia inseriti per una completezza della trama per una semina finale, gusto? Mi ha un pò destabilizzato il contesto sudamericano e poi il cantare in inglese, ma colpa mia della poca padronanza con le lingue straniere.
Detto ciò, avevo già notato le tue qualità di scrittura anche nell'edition passata. Anche qui sfoderi buona padronanza stilistica e della gestione del pdv. Il mostrato lo gestisci bene, l'entrata nel locale è resa in maniera eccellente.
Sulla trama qualcosa però non mi è chiaro, mi dispiace. In particolare il legame tra il nome del protagonista e la Bibbia. Si parla di elisir di lunga vita? E poi, perchè diventa parte della band? Perdonami, ripeto, sicuramente per mancanza mia di conoscenza. Rimango aperto a colloquiare se mi risponderai.
Buona prova, e buona edition.
6 Paura e realtà, Driu
Ciao Driu, benvenut* a Minuti Contati.
Hai gestito piuttosto bene la tensione costante del racconto e lo sconvolgimento del pdv è reso bene. LA protagonista si mette moltissimo in discussione, la tensione aiuta a comprendere l'arco di trasformazione del personaggio. Addirittura, si stravolge.
La tua scrittura è buona. Ti lascio alcune note che possono sicuramente essere migliorate.
Sull'utilizzo dei puntini di sospensione: ne vanno sempre tre ... e non due. Ne ho trovati parecchi, troppi. A termine di molte frasi non sarebbero servite. Ti suggerisco di leggere moltissimo e fare attenzione all'utilizzo che ne viene fatto. Ti renderai conto che si possono utilizzare mooolto meno, la resa non cambia.
Il genere del pdv: si capisce sono alla fine che la protagonista è una soldatessa. Io credevo fosse un uomo. Non è di fondamentale importanza specificarlo, ovviamente. Ma un dettaglio iniziale avrebbe sciolto questo dubbio.
Sul finale: arriva in modo molto eclatante. Ci sta che lei si faccia due conti su quel che sta facendo. Decide di abbandonare la sua fede, il suo credo bellico e lasciare andare l'ostaggio/prigioniera. Ma addirittura si suicida? Ci sta che si sbarazzi degli altri soldati, ma non so, non mi ha convinto al cento per cento. Si poteva unire alla causa della prigioniera? L'avrebbe potuta seguire andando in contro a un finale incerto?
Ti lascio questi spunti di riflessione.
Il racconto è buono, da rivedere un pò questi elementi, secondo me.
Buona edition.
7 Fin dove affondano le radici, Loredana Lombardi
Ciao Loredana e benvenuta a Minuti Contati.
La tua è una storia commovente che racconta l'amore della protagonista per il suo Ulisse.
Credo che il testo abbia bisogno di una rivisitata per quanto riguarda la punteggiatura e l'utilizzo di virgole e punto e virgola. Non sono un esperto di punteggiatura ma credo che non siano del tutto inserite correttamente.
Il racconto è molto raccontato, potresti lavorare su qualche scena più vivida, mostrando di più e mettendo in scena qualche episodio della loro vita insieme, dei dettagli. Soprattutto nella scena finale dal veterinario.
Sono d'accordo con Damiano che ci descrivi Ulisse sono in ultima battuta. Descriverlo a inizio testo avrebbe permesso un'immaginazione dettagliata da inizio a fine.
Hai una buona scrittura, sicuramente affinerai col tempo questi particolari, ma la prova è buona.
Buona edition.
8 Rex Nemorensis, Mario Pacchiarotti
Ciao Mario, il tuo racconto mi ha lasciato un pò sospeso nella valutazione. La trama di per sé mi piace ed è interessante, ma avrei voluto capire di più sulla figura femminile che incontra. Mi è piaciuto il velo di mistero che hai innescato ma purtroppo il racconto offre elementi parziali sul legame che il protagonista non intende fino alla fine e che comunque non rivela al lettore. Quindi anche il finale resta a mio avviso incompleto.
Un'altra cosa che volevo suggerirti e su cui potrai focalizzarti è l'assenza praticamente totale delle emozioni del pdv. Compie una serie di azioni ma non traspare niente di quel che prova. Mangia, beve, dorme e familiarizza con la casa nella prima metà, nella seconda parte è totalmente in balia della donna, come ammaliato dall'incontro. Mi dispiace, ma non riesco a empatizzare con il personaggio. Spero che ti possa essere utile questo mio punto di vista sulla resa emotiva. È un aspetto su cui mi cimento molto e che reputo davvero importante per una lettura che riesca a trasportare dentro la storia.
Buona edition.
9 Il baule, Alexandra Fischer
Ciao Alexandra, l'idea del baule ritrovato e riaperto suscita sempre grandi aspettative su quello che comporta aprirlo. È come scoperchiare un mondo passato che torna a stravolgere il presente.
Allora, ti dico. L'idea mi è piaciuta. Quello che non mi torna è l'aspetto emotivo del pdv per tutta la durata della storia.
Mi ha fatto strano leggere e seguire il percorso emotivo. Ti spiego: apre il baule dei ricordi e non prova alcuna nostalgia, ci può stare. Ma come mai? Si porta una ferita dentro? Ci dice che la protagonista forse non era così legata alla famiglia?
Poi la visione della foto di lei bambina in braccio alla mamma la rasserena. Però non mi era sembrata turbata in precedenza.
L'alternanza lavoro e momenti di riscoperta sono molto tagliati di netto. Mi sarebbe piaciuto vedere l'ansia di lei che al lavoro non vede l'ora di tornare a casa per rituffarsi nel baule dei ricordi. Perchè poi nella storia lei sembra voler immergersi in quel baule, riscoprendo le sue radici.
Poi c'è il rapporto con Gilberto che non capisco. Hanno un rapporto a distanza, ma si scrivono solo su facebook. Si dicono di amarsi e promettono di vedersi ma nessuno fa un passo verso l'altro. È vero che i rapporti umani sono molteplici e variegati, ma questo non riesco molto a capirlo.
Credo, nell'economia della storia, sarebbe stato utile all'inizio, inserire un qualche motivo per cui i ricordi erano relegati esclusivamente in quel baule: tipo un litigio coi nonni o in famiglia. Perchè la frase finale ci presenta un riavvicinamento a quel legame affettivo, le sue radici. È come se per qualche motivo lei se ne era distaccata. Un pò come il rapporto con Gilberto, c'è ma non c'è.
Mi ha lasciato un sacco di perplessità la dinamica dei legami affettivi e delle emozioni.
Mi dispiace Alexandra.
Buona edition.
Manuel Marinari
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Re: Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
1. Always on My Mind, di Matteo Calcagni
2. Paura e realtà, di Driu
3. Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta. Cristiano Saccoccia
4. L’ultima radice, di Jacopo Saba
5.Tender Love, di Azzurra Mackenzie
6. Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
7. Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
8. Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
9. Il baule, di Alexandra Fischer
1. Always on My Mind, di Matteo Calcagni
Non ho idea di come possa esserti venuta in mente un'idea del genere ma funziona bene, le descrizioni degli ambienti sono vivide, gli odori ti entrano nel naso. Una ricerca che finalmente ha termine in un modo del tutto inaspettato. La reunion finale fa un po' Coco, ma ci sta benissimo è coerente con la fede/amore di padre e figlio per il Re e per quanto cadano in una trappola acchiappa anime coronano il loro sogno di stare assieme alla sua corte. Ben riuscito l'inserimento dei termini spagnoli che evocano il Messico e le sue atmosfere.
2. Paura e realtà, di Driu
È un racconto duro. Un tema attuale e doloroso. Ho trovato il racconto coinvolgente, la voce della protagonista verosimile. Il finale plausibile. La frase dell'incipit avvia una riflessione che rimbalza in tutto il racconto crescendo fino agli occhi della prigioniera dove arde solo rabbia. Il testo scorre bene senza intoppi. Nella realtà forse la vicenda sarebbe finita in modo diverso e dà i brividi pensare che questo finale ci porti un po' di soddisfazione.
3. Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta. Cristiano Saccoccia
Il racconto ha una potenza che arriva forte. Quanto di noi mettiamo nel testo e quanto ci sentiamo tutt'uno con esso. Per quanto surreale la deriva mentale della protagonista ha senso. Chi di noi non conosce quel dolore di tagliare, sfoltire sapendo che è tutto fatto per migliorare. In nessun altro momento le insicurezze ci colgono come quando decidiamo che un pezzo di quello che abbiamo messo su carta non vale, una parte di noi non vale. Questa sensazione trasuda dal testo e si sposa bene con le insicurezze della protagonista, le insicurezze su un corpo che non si riconosce più.
4. L’ultima radice, di Jacopo Saba
Mi piace molto la voce che racconta la scena, i passaggi dei suoi stati d'animo, ho apprezzato anche l'avvicendarsi delle immagini dallo scavo ai ricordi del passato, poi lo spostarsi dall'amico alla quercia rafforzando quel legame sottinteso che si concretizza nello scurirsi della sua pelle, quasi fosse corteccia. Mi ha confuso un po' che prima fosse orfano, poi abbandonato, se ho interpretato correttamente era ospite di un orfanotrofio in quanto trovatello, mi piace immaginare che sia stato trovato fra quelle radici, visto che dichiara di essere nato lì. La sparizione finale non mi ha convinto del tutto.
5.Tender Love, di Azzurra Mackenzie
Il racconto mi ha un po' spiazzata per come un rito, possiamo dire magico, si innesta in una storia di morte per cancro, ma il tema vero, il dolore per la perdita arriva tanto forte da coprire il resto. Le immagini sono ricche e sensuali, l'ultimo abbraccio anelato soffoca e libera dal dolore in una rinascita che ci riporta nella magia, con delle ali che permettono alla protagonista di tornare a vivere. La scrittura scorre, salvo qualche refuso, ma lo sappiamo il tempo è poco. Quando si arrampica verso il fiore afferra due "radici" anziché due rami, anche questo un refuso immagino. Ultima cosa la liberazione finale acquista più forza nel momento in cui riflettendo ho capito che la morte era avvenuta da tempo, altrimenti non ci sarebbe stata una pianta così grande e questo rende plausibile la voglia della moglie/pianta di liberarla e farla tornare a vivere, forse avrei reso più chiara la durata dell'attesa per rendere anche più verosimile la sua frustrazione e il suo accanimento sulla pianta.
6. Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
Il racconto scorre bene, le immagini sono ben descritte e ho apprezzato tanto i piccoli dettagli che rendono il racconto più concreto: il difetto di pronuncia, i rottami vicino allo stagno o la scena del tentacolo che ghermisce il trampoliere. Ho adorato la parola "sciaguattavano" sembra di sentire il rumore di quei piedi di pesce che si muovono, una parola può tanto. La frase sul tagliare le radici che non nutrono più ha una dosata ambiguità che si lega sia ai bambini, che un giorno se ne andranno, sia a lei che forse vorrebbe lasciare il marito che non è in grado di sostentarli.
7. Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
Mi è piaciuta molto l'atmosfera che crea il racconto, questo ritorno nei luoghi, ma anche in un tempo lontano. Bella l'immagine della luna che lo risveglia, quasi un richiamo a Diana stessa, inizialmente non mi era chiaro il riferimento al mito a me sconosciuto e avevo fatto riferimento a quello più noto, forse qualche dettaglio in più per chi come me non lo conosce potrebbe aiutare a non perdersi il gusto del racconto. La scrittura scorre bene e il racconto è comunque evocativo.
8. Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
Il racconto scorre come un diario doloroso. Le immagini, per chi ha avuto un cane scatenano commozione, sono immagini di vita vera, scelte bene come il camminare fra moglie e marito o la paura dell'acqua. Volendo dare uno spunto per lavorare: forse un po' raccontato, sarebbe stato bello mettere in scena qualcuno degli aneddoti citati. La rosa bianca alla fine è una carezza. Mi ha commosso.
9.Il baule, di Alexandra Fischer
Chi non conosce l'odore di bosco dei vecchi album? Un immagine olfattiva molto bella immagine. Ho trovato un po' straniante il rimbalzo tra le attività di ricordo e la vita quotidiana che spezza il fluire dei ricordi e quindi mette in pausa anche la storia di come lei si perda nel contenuto del baule. Non mi è chiaro se la storia con Giberto sia finita, la nuova casa fa pensare a un nuovo inizio, il fatto che si scrivano su facebook e non si chiamino al telefono me lo tiene un po' a distanza. Ho avuto un guizzo di speranza quando ha acquistato il nuovo album e ha parlato di sorprese, non so, ma mi sono immaginata una gravidanza, e un nuovo album di ricordi da creare, invece alla fine è solo felice di aver chattato con lui. L'ultima frase non mi convince del tutto "Aveva capito che" mi fa un po' morale della favola.
2. Paura e realtà, di Driu
3. Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta. Cristiano Saccoccia
4. L’ultima radice, di Jacopo Saba
5.Tender Love, di Azzurra Mackenzie
6. Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
7. Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
8. Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
9. Il baule, di Alexandra Fischer
1. Always on My Mind, di Matteo Calcagni
Non ho idea di come possa esserti venuta in mente un'idea del genere ma funziona bene, le descrizioni degli ambienti sono vivide, gli odori ti entrano nel naso. Una ricerca che finalmente ha termine in un modo del tutto inaspettato. La reunion finale fa un po' Coco, ma ci sta benissimo è coerente con la fede/amore di padre e figlio per il Re e per quanto cadano in una trappola acchiappa anime coronano il loro sogno di stare assieme alla sua corte. Ben riuscito l'inserimento dei termini spagnoli che evocano il Messico e le sue atmosfere.
2. Paura e realtà, di Driu
È un racconto duro. Un tema attuale e doloroso. Ho trovato il racconto coinvolgente, la voce della protagonista verosimile. Il finale plausibile. La frase dell'incipit avvia una riflessione che rimbalza in tutto il racconto crescendo fino agli occhi della prigioniera dove arde solo rabbia. Il testo scorre bene senza intoppi. Nella realtà forse la vicenda sarebbe finita in modo diverso e dà i brividi pensare che questo finale ci porti un po' di soddisfazione.
3. Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta. Cristiano Saccoccia
Il racconto ha una potenza che arriva forte. Quanto di noi mettiamo nel testo e quanto ci sentiamo tutt'uno con esso. Per quanto surreale la deriva mentale della protagonista ha senso. Chi di noi non conosce quel dolore di tagliare, sfoltire sapendo che è tutto fatto per migliorare. In nessun altro momento le insicurezze ci colgono come quando decidiamo che un pezzo di quello che abbiamo messo su carta non vale, una parte di noi non vale. Questa sensazione trasuda dal testo e si sposa bene con le insicurezze della protagonista, le insicurezze su un corpo che non si riconosce più.
4. L’ultima radice, di Jacopo Saba
Mi piace molto la voce che racconta la scena, i passaggi dei suoi stati d'animo, ho apprezzato anche l'avvicendarsi delle immagini dallo scavo ai ricordi del passato, poi lo spostarsi dall'amico alla quercia rafforzando quel legame sottinteso che si concretizza nello scurirsi della sua pelle, quasi fosse corteccia. Mi ha confuso un po' che prima fosse orfano, poi abbandonato, se ho interpretato correttamente era ospite di un orfanotrofio in quanto trovatello, mi piace immaginare che sia stato trovato fra quelle radici, visto che dichiara di essere nato lì. La sparizione finale non mi ha convinto del tutto.
5.Tender Love, di Azzurra Mackenzie
Il racconto mi ha un po' spiazzata per come un rito, possiamo dire magico, si innesta in una storia di morte per cancro, ma il tema vero, il dolore per la perdita arriva tanto forte da coprire il resto. Le immagini sono ricche e sensuali, l'ultimo abbraccio anelato soffoca e libera dal dolore in una rinascita che ci riporta nella magia, con delle ali che permettono alla protagonista di tornare a vivere. La scrittura scorre, salvo qualche refuso, ma lo sappiamo il tempo è poco. Quando si arrampica verso il fiore afferra due "radici" anziché due rami, anche questo un refuso immagino. Ultima cosa la liberazione finale acquista più forza nel momento in cui riflettendo ho capito che la morte era avvenuta da tempo, altrimenti non ci sarebbe stata una pianta così grande e questo rende plausibile la voglia della moglie/pianta di liberarla e farla tornare a vivere, forse avrei reso più chiara la durata dell'attesa per rendere anche più verosimile la sua frustrazione e il suo accanimento sulla pianta.
6. Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
Il racconto scorre bene, le immagini sono ben descritte e ho apprezzato tanto i piccoli dettagli che rendono il racconto più concreto: il difetto di pronuncia, i rottami vicino allo stagno o la scena del tentacolo che ghermisce il trampoliere. Ho adorato la parola "sciaguattavano" sembra di sentire il rumore di quei piedi di pesce che si muovono, una parola può tanto. La frase sul tagliare le radici che non nutrono più ha una dosata ambiguità che si lega sia ai bambini, che un giorno se ne andranno, sia a lei che forse vorrebbe lasciare il marito che non è in grado di sostentarli.
7. Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
Mi è piaciuta molto l'atmosfera che crea il racconto, questo ritorno nei luoghi, ma anche in un tempo lontano. Bella l'immagine della luna che lo risveglia, quasi un richiamo a Diana stessa, inizialmente non mi era chiaro il riferimento al mito a me sconosciuto e avevo fatto riferimento a quello più noto, forse qualche dettaglio in più per chi come me non lo conosce potrebbe aiutare a non perdersi il gusto del racconto. La scrittura scorre bene e il racconto è comunque evocativo.
8. Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
Il racconto scorre come un diario doloroso. Le immagini, per chi ha avuto un cane scatenano commozione, sono immagini di vita vera, scelte bene come il camminare fra moglie e marito o la paura dell'acqua. Volendo dare uno spunto per lavorare: forse un po' raccontato, sarebbe stato bello mettere in scena qualcuno degli aneddoti citati. La rosa bianca alla fine è una carezza. Mi ha commosso.
9.Il baule, di Alexandra Fischer
Chi non conosce l'odore di bosco dei vecchi album? Un immagine olfattiva molto bella immagine. Ho trovato un po' straniante il rimbalzo tra le attività di ricordo e la vita quotidiana che spezza il fluire dei ricordi e quindi mette in pausa anche la storia di come lei si perda nel contenuto del baule. Non mi è chiaro se la storia con Giberto sia finita, la nuova casa fa pensare a un nuovo inizio, il fatto che si scrivano su facebook e non si chiamino al telefono me lo tiene un po' a distanza. Ho avuto un guizzo di speranza quando ha acquistato il nuovo album e ha parlato di sorprese, non so, ma mi sono immaginata una gravidanza, e un nuovo album di ricordi da creare, invece alla fine è solo felice di aver chattato con lui. L'ultima frase non mi convince del tutto "Aveva capito che" mi fa un po' morale della favola.
Re: Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
Oltre a quella de L'AUGURE dovete ricevere altre cinque classifiche.
Re: Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
Eccomi allo scadere a consegnare la mia classifica. Devo dire che a questo giro è stato più complicato del solito, ho la sensazione di avere molto più da imparare io da questi racconti che io da dire alle loro autrici o autori. Detto ciò, procedo a inserire classifica e commenti.
1) L’ultima radice, di Jacopo Saba
2) Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta di Cristiano Saccoccia
3) Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
4) Paura e realtà, di Driu
5) Always on My Mind, di Matteo Calcagni
6) Tender Love, di Azzurra Mackenzie
7) Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
8) Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
9)Il baule, di Alexandra Fischer
1) L’ultima radice, di Jacopo Saba
Ciao Jacopo, credo che questo racconto sia uno di quelli da cui ho solo da imparare e molto poco da segnalare. Cerco di dare un feedback però perché è parte del gioco. Storia molto interessante che funziona anche grazie alla sua immediatezza e al rimandare a una situazione molto familiare e quindi facile da immaginare, con l'aggiunta dell'elemento paranormale. Ho apprezzato vedere la voce narrante avere comunque un suo percorso che lo porta ad accettare di sentire la pioggia sulla pelle (rimettersi in contatto con la natura e forse anche con gli esseri umani tra cui il suo amico, ammesso che umano sia) e subito dopo spostare il focus sull'amico facendo emergere man mano tutto ciò che di perturbante c'è nella sua figura, che resta comunque molto sul confine: non è chiaro se sia agente o solo spettatore dell'attacco agli operai, ma forse non è necessario saperlo, basta sapere che è un elemento di quella connessione con le proprie radici che mi sembra essere il focus tematico della storia, storia che ha un sapore quasi giapponese per il ruolo che dà a questa specie di spirito protettore di un luogo che a quel luogo sembra ancorato.
Basta, credo di aver finito le cose da dire, anche perché riesco a evidenziare solo le cose belle. Penso proprio che la metterò in cima. Complimenti davvero e in bocca al lupo per la GDA edition!
2) Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta di Cristiano Saccoccia
Questo racconto mi ha ricordato per certi versi l'episodio di Black Mirror "The Entire History of You" con la differenza che quello usava una storia d'amore per parlare di quella che era una delle mie angosce più grandi all'epoca in cui lo vidi (la gelosia, la fiducia), mentre tu hai usato sempre una storia d'amore sul punto di concludersi ma lo hai fatto per ragionare tematicamente di questioni come l'accettazione (anzi il rifiuto) di sé e la paura del giudizio altrui. Questo tema mi sembra venga affrontato su più livelli (ne ho contati almeno 3), tanto che sono davvero stupito tu sia riuscito a inserire questa quantità di sfaccettature in così poco tempo. Se infatti una delle potenziali critiche poteva essere alla scarnezza delle ultime righe... Beh, lei ha tagliato? Hai tagliato pure tu. Siamo in metafora, funziona tutto alla perfezione. Stessa cosa per quanto riguarda l'assenza d'incisi nei dialoghi: mancano gli incisi? Si incide lei. Insomma, davvero complimenti. Unico motivo per cui non metterò questo racconto in prima ma in seconda posizione è che ho apprezzato maggiormente a livello tematico l'altro racconto che sceglierò. Detto questo, complimenti ancora e in bocca al lupo per la GDA edition!
3) Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
Ciao Gaia, complimenti per il racconto e l'ambientazione che sei riuscita a creare. Parto dalla sola cosa che non mi ha convinto del tutto cioè il finale che mi è sembrato un po' anticlimatico. Avevo la sensazione che quel tentacolo fosse in qualche modo collegato alla protagonista o a ciò che poteva accadere a lei o ai figli e questo mi ha lasciato un po' confuso a una prima lettura: mi chiedevo cioè se avessi capito male io e i pargoli fossero nell'acqua e fossero loro ad attaccare il trampoliere, e fossero loro quelli dotati di tentacoli quindi, ma poi ho controllato e lei faceva riferimento alla sua pancia quando parlava dei figli quindi avevo mal interpretato. Per cui mi è rimasta un po' la sensazione che sì, lei arrivasse a una conclusione alla fine del racconto che quindi motiva uno sviluppo (il tema c'è, è eviscerato e anche in maniera interessante: andarsene per lui? restare per loro?) ma mi è sembrato mancare un qualcosa di oggettivo nella narrazione che motivasse questo sviluppo. Ok, fermo qui la parte su ciò che non mi ha convinto perché in realtà a parte questo il racconto mi è piaciuto molto, forse proprio per il fatto che crea qualcosa di nuovo e lo fa in un modo che vorrei imparare a fare anch'io, cioè prendendo un setting familiarissimo e introducendo degli elementi di stranezza nuovi e originali (le creature mezze anfibie). Aggiungo un solo elemento che ci ho messo un po' a inserire nella mia catena delle percezioni: il fatto che lei parlasse dei loro bambini come se potessero sentire inizialmente mi aveva fatto pensare che non stessero in una taverna con sconosciuti ma che l'orco fosse un mezzo amico invitato nella loro casa e i bambini fossero lì con loro (ragionamento: che ci fanno dei bambini in una locanda malfamata?). Poi però ho capito. Nonostante tutta la filippica comunque sarei intenzionato a posizionare questo racconto abbastanza in alto in classifica in ragione del fatto che è scritto stilisticamente molto bene e che appunto crea con poche parole il mondo di cui parlavo. Complimenti ancora e in bocca al lupo per la GDA edition!
4) Paura e realtà, di Driu
Ciao Driu, piacere. Ho apprezzato molto l'angolatura che hai dato al tema e anche quanto la prima parte del testo sia spesa molto dentro la testa della protagonista a chiarirci qual è la posta in gioco e cosa stia succedendo nella sua coscienza. Anche nel momento della scelta poi mi sembra molto riuscito il continuo dentro fuori tra il mondo interiore della soldatessa e quello esteriore delle vittime e dei carnefici. Di base non sono particolarmente infastidito dallo stratagemma del doppio puntino (che credo fosse un modo per usare meno caratteri, persi poi facendo la E maiuscola con l'apostrofo: usa ALT+0212) anche se forse hanno ragione a segnalarti di usarne un po' meno, spesso non erano necessari. Per quanto riguarda l'ambientazione la scelta dei nomi mi ha dato delle sensazioni di un'ambientazione italo/americana (qualcosa che è presente in un Dampyr o in un Diabolik ad esempio) quindi non necessariamente contemporanea-mondana (non per forza in questo mondo cioè). Forse questa è anche in parte la sua forza perché si stacca dagli avvenimenti dell'immediato presente ma li riecheggia in modo molto evidente, riuscendo però a mantenersi abbastanza universale. Aggiungo solo che la parola "soldatina" non mi piace troppo e mi sembra un po' finta. Anche a me è sembrato un po' eccessivo il suicidio ma trovo che comunque non faccia venir meno il messaggio complessivo. Il tema è trattato in modo non concreto ma metaforico, per quanto mi riguarda questo non è affatto un minus, anzi un tratto di originalità. Complimenti, credo posizionerò questa storia abbastanza in alto. In bocca al lupo per la GDA edition!
5) Always on My Mind, di Matteo Calcagni
Ciao Matteo, complimenti per il racconto, davvero molto ben fatto. Personalmente non ho avuto particolari problemi a capire che si trattasse di Elvis: già lo sospettavo dal titolo, poi il riferimento a Graceland e Suspicious Mind hanno chiarito il tutto irrevocabilmente. Detto questo, mi è piaciuto molto come lo stile ci porti da subito in un genere abbastanza definito, quello dell'hard-boiled nel classico locale malfamato messicano, per poi introdurre un elemento fantastico quando meno te lo aspetti (ma a mio avviso abbastanza ben inserito). Questa ricerca di Elvis in Sudamerica ha un qualcosa della ricerca dei nazisti in Argentina, ma anche solo a livello estetico il modo con cui descrivi i musicisti che poi accompagneranno Elvis rimanda un po' a dei beccamorti, sostanzialmente, e quindi si sposa abbastanza bene con il Messico e il suo rapporto con la morte (non a caso qualcuno citava Coco). Concludo i complimenti e aggiungo un solo dettaglio che mi ero perso nella storia, credo perché non aiutato da una semina precedente, ovvero la presenza del padre nella band. Quel "grazie papà", l'avevo interpretato distrattamente come un dialogo tra sé e sé, ma se ci fosse stato un dettaglio estetico seminato in precedenza riguardante il padre credo mi sarei reso conto più facilmente che il sassofonista col pizzetto bianco fosse lui. (Se per caso il dettaglio c'è e me lo sono perso mi scuso, ho provato a rileggere un paio di volte e non mi pare). Per quanto riguarda l'attinenza al tema: per me c'è, non penso sia necessario per forza dare un'interpretazione letterale dell'elemento radici per parlare di radici (e di profondità), che è forse invece l'errore in cui sono caduto io. Penso posizionerò il racconto abbastanza in alto. Congratulazioni ancora, quindi, storia scritta davvero molto bene. In bocca al lupo per la GDA edition!
6) Tender Love, di Azzurra Mackenzie
Ciao Azzurra, per quanto mi riguarda ho molto apprezzato l'accostamento tra elemento fantastico e dolore realistico. Credo poi che la semina del fantastico ci sia in realtà fin da subito, quando si riporta come la defunta avesse detto che sarebbe tornata sotto forma di pianta. Questo elemento (la promessa della defunta) l'ho avvertito poi in modo ambivalente: da una parte mi è sembrato fare un eccessivo uso del tell, pur utile però a chiarire fin da subito il setting della vicenda, dall'altro mi è sembrato aprire una lista di domande nella mia testa che non potevano chiaramente essere risolte nel racconto: come mai la donna sapeva sarebbe tornata? Bastava piantare una radice? Hanno dei poteri? Sono persone normali che hanno una connessione con l'ultraterreno?
Molto bella tra l'altro la parte legata ai fluidi e agli odori, credo sia un elemento che già altre volte ti ho visto sfruttare in maniera ben riuscita e coinvolgente.
Ci sarebbero poi tutta una serie ulteriore di domande emerse nella lettura. Ad esempio, non mi è risultato troppo chiaro dove fosse la protagonista mentre la moglie è morta: parla in modo che sembra tradire una sua assenza quando lei stava male, però cita anche il fatto di averle retto la testa e che questa ciondolasse, quindi subito dopo la morte. Non è fondamentale sapere tutte queste cose, me ne rendo conto, però il fatto che ci fossero questi rimandi al pregresso mi ha creato un po' di confusione rendendo la lettura non di immediata comprensione (nulla di ostico eh, lo segnalo solo perché son tutte cose che richiedono un doppio passaggio mentale e penso possa essere utile avere un feedback esterno quando questo succede).
Altra cosa che un po' mi ha portato fuori e mi ha reso necessario rileggere due/tre volte è la concretezza delle immagini: si muove tutto molto nel campo del metaforico però il fatto di non far riferimento a una scena familiare in maniera troppo definita mi ha creato un po' di confusione, soprattutto per quanto riguarda la posizione e la fisionomia dell'albero, a cui avrei forse dato un nome specifico per dare maggiore concretezza al viaggio pur spirituale della protagonista. Questo detto, la storia in verità mi è piaciuta molto, forse la metterò sotto ad altre solo per quanto detto in precedenza (chiarezza delle immagini e pregresso di non immediata ricostruzione). Congratulazioni comunque e in bocca al lupo per la GDA edition!
[Ah tra l'altro, Tender Love è un riferimento musicale? Io l'ho inteso come legato all'elemento materiale, quindi anche "tenero/morbido" legato all'immagine dell'albero che si apre una volta tagliato, quasi la "carne" fosse tenera. Dimmi magari se mi sbaglio o se si tratta di una sovrainterpretazione]
7) Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
Ciao Loredana, benvenuta e complimenti. Ho apprezzato molto la storia per come affronta un tema delicato, pur concentrandosi sul piccolo microcosmo della famiglia della protagonista. Mi sembra che tu abbia descritto molto bene il rapporto con l'animale e il contrasto tra com'era e com'è. Ti ringrazio tra l'altro perchè, ignoranza mia, pur avendo due gatti non sapevo fossero entrambi portatori di tartufo. Mi sono chiesto poi come avrei letto questa storia senza l'anticipazione (semina a tutti gli effetti ) del fatto che il cane avrebbe potuto essere sepolto nel giardino. Forse avrebbe potuto essere nominato il giardino per qualche altro motivo? Non so, l'ho sentita come una prefigurazione molto concreta, che nello spazio breve di un racconto è forse già un po' uno spoiler eccessivo (o forse proprio un Trigger Warning? In effetti esiste pure un'app per TW che si chiama proprio "Does the dog die?") spoiler di quello che succederà cioè, togliendo un minimo di tensione alla storia. Mi rendo conto che d'altra parte sapere cosa potrebbe succedere a Ulisse è anche un elemento utile perché mette subito in chiaro la posta in gioco. Interessante anche la scelta del nome: Ulisse mi ha fatto pensare al cane Argo che aspettava il suo ritorno da Itaca e che ha subito una simile sorte; non credo sia casuale. Per quanto riguarda punti e punti e virgola non entro nel merito, spesso son più scelte editoriali che altro a determinare questi aspetti. Ti dico poi che in altri contesti avrei vissuto come un po' strane parole come "puzzoni" o "pelosetti" ma qui sono riuscite a dare il peso di una connessione emotiva tra la protagonista e gli animali in questione: il fatto che siano quasi infantili contribuisce a segnalare spontaneità e sentimento, credo. Ad ogni modo, è la seconda storia di una (quasi) new entry che leggo in questo girone ed è la seconda che apprezzo particolarmente. Non la metterla solo perché questo girone era veramente difficile. Complimenti ancora e in bocca al lupo per la GDA edition. Alla prossima!
8) Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
Ciao Mario, il racconto mi ha molto incuriosito ma purtroppo lo ha fatto per lo più nella prima fase. Purtroppo dalla parte in cui la narrazione vira sul registro più fantastico, pur se ho apprezzato le intenzioni (solitamente amo il fantastico) ho avvertito uno scollamento tra quanto narrato di giorno e quanto avveniva di notte. Forse questo è legato alla mancanza di anticipazioni legate alla storia della zia o della famiglia del protagonista che potessero essere rintracciate dopo, diciamo che la sensazione è proprio di due scene diverse collegate soltanto dal personaggio stesso come portatore del punto di vista. Ho molto apprezzato però il riferimento alla leggenda che poi hai elucidato nei commenti: io avevo solo intuito qualcosa dal titolo e dal riferimento a Nemi e al tempio nel testo. Credo che se ci fossero stati nella parte "realistica" della storia degli elementi che già prefiguravano una connessione tra la zia del protagonista e i riti legati al culto di Diana il tutto sarebbe stato meglio amalgamato: mi immagino ad esempio il protagonista che ricorda un momento della sua infanzia in cui la zia ha detto qualcosa di assolutamente folle che però poi alla luce della luna potrebbe risultare una scioccante verità. Peccato perché lo stile mi è piaciuto molto, sia in termini di musicalità che di scelta delle parole, che contribuiscono a creare molto bene il setting realistico per poi sovvertirlo. Forse l'unica cosa trascurata è stato il mondo interiore del protagonista, come qualcuno ti segnalava, che forse faciliterebbe l'amalgama complessivo. Se non metterò però il racconto in posizione alta nella classifica sarà solo per questa motivazione. Complimenti comunque per l'idea e per lo stile e grazie per la suggestione, molto interessante l'approfondimento storico che hai allegato qui sopra. In bocca al lupo per la GDA edition e alla prossima!
9)Il baule, di Alexandra Fischer
Ciao Alexandra, ho letto il racconto e anche i commenti precedenti quindi cerco di non ripetere nulla. Se effettivamente manca un po' di conflitto, ho ugualmente apprezzato il modo in cui sei riuscita a descrivere i dettagli a livello fisico e materiale. Gli stacchi con lei che ritorna alla sua vita lavorativa sono stati interessanti ma mi hanno fatto percepire della disconnessione dal focus (disconnessione che volendo potrebbe pure essere intenzionale ma nel caso andrebbe maggiormente sviluppata), ovvero quello sull'album. Ci si potrebbe volendo vedere una volontà da parte della protagonista di rifiutare quelle stesse radici mentre allo stesso tempo le desidera: una sorta di ambivalenza che potrebbe forse diventare il focus conflittuale della vicenda. Ho infatti la sensazione che le potenzialità per un conflitto soggiacente ci siano, come pure per un'evoluzione effettiva della protagonista che venga mostrata gradualmente dalle sue azioni. Faccio un esempio: il suo rifiuto di usare Facebook all'inizio credo sia in parte un rifiuto di "radici" esterne, di radici moderne diciamo, mentre le sue radici vanno solo nel passato. Mantenere i contatti con Giberto, può essere qualcosa che lei vede con fastidio proprio per il suo essere così "moderno", per rifiutarsi di parlarle e scriverle soltanto, e il fatto di accettare di ricorrere a questa forma di contatto virtuale può essere forse ciò che alla fine fa decidere alla protagonista di provare qualcosa di nuovo che fino a quel momento aveva rifiutato. Propongo solo un'opzione, ad ogni modo, per il resto complimenti e grazie per i commenti alle storie precedenti. In bocca al lupo per la GDA edition e a presto!
1) L’ultima radice, di Jacopo Saba
2) Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta di Cristiano Saccoccia
3) Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
4) Paura e realtà, di Driu
5) Always on My Mind, di Matteo Calcagni
6) Tender Love, di Azzurra Mackenzie
7) Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
8) Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
9)Il baule, di Alexandra Fischer
1) L’ultima radice, di Jacopo Saba
Ciao Jacopo, credo che questo racconto sia uno di quelli da cui ho solo da imparare e molto poco da segnalare. Cerco di dare un feedback però perché è parte del gioco. Storia molto interessante che funziona anche grazie alla sua immediatezza e al rimandare a una situazione molto familiare e quindi facile da immaginare, con l'aggiunta dell'elemento paranormale. Ho apprezzato vedere la voce narrante avere comunque un suo percorso che lo porta ad accettare di sentire la pioggia sulla pelle (rimettersi in contatto con la natura e forse anche con gli esseri umani tra cui il suo amico, ammesso che umano sia) e subito dopo spostare il focus sull'amico facendo emergere man mano tutto ciò che di perturbante c'è nella sua figura, che resta comunque molto sul confine: non è chiaro se sia agente o solo spettatore dell'attacco agli operai, ma forse non è necessario saperlo, basta sapere che è un elemento di quella connessione con le proprie radici che mi sembra essere il focus tematico della storia, storia che ha un sapore quasi giapponese per il ruolo che dà a questa specie di spirito protettore di un luogo che a quel luogo sembra ancorato.
Basta, credo di aver finito le cose da dire, anche perché riesco a evidenziare solo le cose belle. Penso proprio che la metterò in cima. Complimenti davvero e in bocca al lupo per la GDA edition!
2) Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta di Cristiano Saccoccia
Questo racconto mi ha ricordato per certi versi l'episodio di Black Mirror "The Entire History of You" con la differenza che quello usava una storia d'amore per parlare di quella che era una delle mie angosce più grandi all'epoca in cui lo vidi (la gelosia, la fiducia), mentre tu hai usato sempre una storia d'amore sul punto di concludersi ma lo hai fatto per ragionare tematicamente di questioni come l'accettazione (anzi il rifiuto) di sé e la paura del giudizio altrui. Questo tema mi sembra venga affrontato su più livelli (ne ho contati almeno 3), tanto che sono davvero stupito tu sia riuscito a inserire questa quantità di sfaccettature in così poco tempo. Se infatti una delle potenziali critiche poteva essere alla scarnezza delle ultime righe... Beh, lei ha tagliato? Hai tagliato pure tu. Siamo in metafora, funziona tutto alla perfezione. Stessa cosa per quanto riguarda l'assenza d'incisi nei dialoghi: mancano gli incisi? Si incide lei. Insomma, davvero complimenti. Unico motivo per cui non metterò questo racconto in prima ma in seconda posizione è che ho apprezzato maggiormente a livello tematico l'altro racconto che sceglierò. Detto questo, complimenti ancora e in bocca al lupo per la GDA edition!
3) Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
Ciao Gaia, complimenti per il racconto e l'ambientazione che sei riuscita a creare. Parto dalla sola cosa che non mi ha convinto del tutto cioè il finale che mi è sembrato un po' anticlimatico. Avevo la sensazione che quel tentacolo fosse in qualche modo collegato alla protagonista o a ciò che poteva accadere a lei o ai figli e questo mi ha lasciato un po' confuso a una prima lettura: mi chiedevo cioè se avessi capito male io e i pargoli fossero nell'acqua e fossero loro ad attaccare il trampoliere, e fossero loro quelli dotati di tentacoli quindi, ma poi ho controllato e lei faceva riferimento alla sua pancia quando parlava dei figli quindi avevo mal interpretato. Per cui mi è rimasta un po' la sensazione che sì, lei arrivasse a una conclusione alla fine del racconto che quindi motiva uno sviluppo (il tema c'è, è eviscerato e anche in maniera interessante: andarsene per lui? restare per loro?) ma mi è sembrato mancare un qualcosa di oggettivo nella narrazione che motivasse questo sviluppo. Ok, fermo qui la parte su ciò che non mi ha convinto perché in realtà a parte questo il racconto mi è piaciuto molto, forse proprio per il fatto che crea qualcosa di nuovo e lo fa in un modo che vorrei imparare a fare anch'io, cioè prendendo un setting familiarissimo e introducendo degli elementi di stranezza nuovi e originali (le creature mezze anfibie). Aggiungo un solo elemento che ci ho messo un po' a inserire nella mia catena delle percezioni: il fatto che lei parlasse dei loro bambini come se potessero sentire inizialmente mi aveva fatto pensare che non stessero in una taverna con sconosciuti ma che l'orco fosse un mezzo amico invitato nella loro casa e i bambini fossero lì con loro (ragionamento: che ci fanno dei bambini in una locanda malfamata?). Poi però ho capito. Nonostante tutta la filippica comunque sarei intenzionato a posizionare questo racconto abbastanza in alto in classifica in ragione del fatto che è scritto stilisticamente molto bene e che appunto crea con poche parole il mondo di cui parlavo. Complimenti ancora e in bocca al lupo per la GDA edition!
4) Paura e realtà, di Driu
Ciao Driu, piacere. Ho apprezzato molto l'angolatura che hai dato al tema e anche quanto la prima parte del testo sia spesa molto dentro la testa della protagonista a chiarirci qual è la posta in gioco e cosa stia succedendo nella sua coscienza. Anche nel momento della scelta poi mi sembra molto riuscito il continuo dentro fuori tra il mondo interiore della soldatessa e quello esteriore delle vittime e dei carnefici. Di base non sono particolarmente infastidito dallo stratagemma del doppio puntino (che credo fosse un modo per usare meno caratteri, persi poi facendo la E maiuscola con l'apostrofo: usa ALT+0212) anche se forse hanno ragione a segnalarti di usarne un po' meno, spesso non erano necessari. Per quanto riguarda l'ambientazione la scelta dei nomi mi ha dato delle sensazioni di un'ambientazione italo/americana (qualcosa che è presente in un Dampyr o in un Diabolik ad esempio) quindi non necessariamente contemporanea-mondana (non per forza in questo mondo cioè). Forse questa è anche in parte la sua forza perché si stacca dagli avvenimenti dell'immediato presente ma li riecheggia in modo molto evidente, riuscendo però a mantenersi abbastanza universale. Aggiungo solo che la parola "soldatina" non mi piace troppo e mi sembra un po' finta. Anche a me è sembrato un po' eccessivo il suicidio ma trovo che comunque non faccia venir meno il messaggio complessivo. Il tema è trattato in modo non concreto ma metaforico, per quanto mi riguarda questo non è affatto un minus, anzi un tratto di originalità. Complimenti, credo posizionerò questa storia abbastanza in alto. In bocca al lupo per la GDA edition!
5) Always on My Mind, di Matteo Calcagni
Ciao Matteo, complimenti per il racconto, davvero molto ben fatto. Personalmente non ho avuto particolari problemi a capire che si trattasse di Elvis: già lo sospettavo dal titolo, poi il riferimento a Graceland e Suspicious Mind hanno chiarito il tutto irrevocabilmente. Detto questo, mi è piaciuto molto come lo stile ci porti da subito in un genere abbastanza definito, quello dell'hard-boiled nel classico locale malfamato messicano, per poi introdurre un elemento fantastico quando meno te lo aspetti (ma a mio avviso abbastanza ben inserito). Questa ricerca di Elvis in Sudamerica ha un qualcosa della ricerca dei nazisti in Argentina, ma anche solo a livello estetico il modo con cui descrivi i musicisti che poi accompagneranno Elvis rimanda un po' a dei beccamorti, sostanzialmente, e quindi si sposa abbastanza bene con il Messico e il suo rapporto con la morte (non a caso qualcuno citava Coco). Concludo i complimenti e aggiungo un solo dettaglio che mi ero perso nella storia, credo perché non aiutato da una semina precedente, ovvero la presenza del padre nella band. Quel "grazie papà", l'avevo interpretato distrattamente come un dialogo tra sé e sé, ma se ci fosse stato un dettaglio estetico seminato in precedenza riguardante il padre credo mi sarei reso conto più facilmente che il sassofonista col pizzetto bianco fosse lui. (Se per caso il dettaglio c'è e me lo sono perso mi scuso, ho provato a rileggere un paio di volte e non mi pare). Per quanto riguarda l'attinenza al tema: per me c'è, non penso sia necessario per forza dare un'interpretazione letterale dell'elemento radici per parlare di radici (e di profondità), che è forse invece l'errore in cui sono caduto io. Penso posizionerò il racconto abbastanza in alto. Congratulazioni ancora, quindi, storia scritta davvero molto bene. In bocca al lupo per la GDA edition!
6) Tender Love, di Azzurra Mackenzie
Ciao Azzurra, per quanto mi riguarda ho molto apprezzato l'accostamento tra elemento fantastico e dolore realistico. Credo poi che la semina del fantastico ci sia in realtà fin da subito, quando si riporta come la defunta avesse detto che sarebbe tornata sotto forma di pianta. Questo elemento (la promessa della defunta) l'ho avvertito poi in modo ambivalente: da una parte mi è sembrato fare un eccessivo uso del tell, pur utile però a chiarire fin da subito il setting della vicenda, dall'altro mi è sembrato aprire una lista di domande nella mia testa che non potevano chiaramente essere risolte nel racconto: come mai la donna sapeva sarebbe tornata? Bastava piantare una radice? Hanno dei poteri? Sono persone normali che hanno una connessione con l'ultraterreno?
Molto bella tra l'altro la parte legata ai fluidi e agli odori, credo sia un elemento che già altre volte ti ho visto sfruttare in maniera ben riuscita e coinvolgente.
Ci sarebbero poi tutta una serie ulteriore di domande emerse nella lettura. Ad esempio, non mi è risultato troppo chiaro dove fosse la protagonista mentre la moglie è morta: parla in modo che sembra tradire una sua assenza quando lei stava male, però cita anche il fatto di averle retto la testa e che questa ciondolasse, quindi subito dopo la morte. Non è fondamentale sapere tutte queste cose, me ne rendo conto, però il fatto che ci fossero questi rimandi al pregresso mi ha creato un po' di confusione rendendo la lettura non di immediata comprensione (nulla di ostico eh, lo segnalo solo perché son tutte cose che richiedono un doppio passaggio mentale e penso possa essere utile avere un feedback esterno quando questo succede).
Altra cosa che un po' mi ha portato fuori e mi ha reso necessario rileggere due/tre volte è la concretezza delle immagini: si muove tutto molto nel campo del metaforico però il fatto di non far riferimento a una scena familiare in maniera troppo definita mi ha creato un po' di confusione, soprattutto per quanto riguarda la posizione e la fisionomia dell'albero, a cui avrei forse dato un nome specifico per dare maggiore concretezza al viaggio pur spirituale della protagonista. Questo detto, la storia in verità mi è piaciuta molto, forse la metterò sotto ad altre solo per quanto detto in precedenza (chiarezza delle immagini e pregresso di non immediata ricostruzione). Congratulazioni comunque e in bocca al lupo per la GDA edition!
[Ah tra l'altro, Tender Love è un riferimento musicale? Io l'ho inteso come legato all'elemento materiale, quindi anche "tenero/morbido" legato all'immagine dell'albero che si apre una volta tagliato, quasi la "carne" fosse tenera. Dimmi magari se mi sbaglio o se si tratta di una sovrainterpretazione]
7) Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
Ciao Loredana, benvenuta e complimenti. Ho apprezzato molto la storia per come affronta un tema delicato, pur concentrandosi sul piccolo microcosmo della famiglia della protagonista. Mi sembra che tu abbia descritto molto bene il rapporto con l'animale e il contrasto tra com'era e com'è. Ti ringrazio tra l'altro perchè, ignoranza mia, pur avendo due gatti non sapevo fossero entrambi portatori di tartufo. Mi sono chiesto poi come avrei letto questa storia senza l'anticipazione (semina a tutti gli effetti ) del fatto che il cane avrebbe potuto essere sepolto nel giardino. Forse avrebbe potuto essere nominato il giardino per qualche altro motivo? Non so, l'ho sentita come una prefigurazione molto concreta, che nello spazio breve di un racconto è forse già un po' uno spoiler eccessivo (o forse proprio un Trigger Warning? In effetti esiste pure un'app per TW che si chiama proprio "Does the dog die?") spoiler di quello che succederà cioè, togliendo un minimo di tensione alla storia. Mi rendo conto che d'altra parte sapere cosa potrebbe succedere a Ulisse è anche un elemento utile perché mette subito in chiaro la posta in gioco. Interessante anche la scelta del nome: Ulisse mi ha fatto pensare al cane Argo che aspettava il suo ritorno da Itaca e che ha subito una simile sorte; non credo sia casuale. Per quanto riguarda punti e punti e virgola non entro nel merito, spesso son più scelte editoriali che altro a determinare questi aspetti. Ti dico poi che in altri contesti avrei vissuto come un po' strane parole come "puzzoni" o "pelosetti" ma qui sono riuscite a dare il peso di una connessione emotiva tra la protagonista e gli animali in questione: il fatto che siano quasi infantili contribuisce a segnalare spontaneità e sentimento, credo. Ad ogni modo, è la seconda storia di una (quasi) new entry che leggo in questo girone ed è la seconda che apprezzo particolarmente. Non la metterla solo perché questo girone era veramente difficile. Complimenti ancora e in bocca al lupo per la GDA edition. Alla prossima!
8) Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
Ciao Mario, il racconto mi ha molto incuriosito ma purtroppo lo ha fatto per lo più nella prima fase. Purtroppo dalla parte in cui la narrazione vira sul registro più fantastico, pur se ho apprezzato le intenzioni (solitamente amo il fantastico) ho avvertito uno scollamento tra quanto narrato di giorno e quanto avveniva di notte. Forse questo è legato alla mancanza di anticipazioni legate alla storia della zia o della famiglia del protagonista che potessero essere rintracciate dopo, diciamo che la sensazione è proprio di due scene diverse collegate soltanto dal personaggio stesso come portatore del punto di vista. Ho molto apprezzato però il riferimento alla leggenda che poi hai elucidato nei commenti: io avevo solo intuito qualcosa dal titolo e dal riferimento a Nemi e al tempio nel testo. Credo che se ci fossero stati nella parte "realistica" della storia degli elementi che già prefiguravano una connessione tra la zia del protagonista e i riti legati al culto di Diana il tutto sarebbe stato meglio amalgamato: mi immagino ad esempio il protagonista che ricorda un momento della sua infanzia in cui la zia ha detto qualcosa di assolutamente folle che però poi alla luce della luna potrebbe risultare una scioccante verità. Peccato perché lo stile mi è piaciuto molto, sia in termini di musicalità che di scelta delle parole, che contribuiscono a creare molto bene il setting realistico per poi sovvertirlo. Forse l'unica cosa trascurata è stato il mondo interiore del protagonista, come qualcuno ti segnalava, che forse faciliterebbe l'amalgama complessivo. Se non metterò però il racconto in posizione alta nella classifica sarà solo per questa motivazione. Complimenti comunque per l'idea e per lo stile e grazie per la suggestione, molto interessante l'approfondimento storico che hai allegato qui sopra. In bocca al lupo per la GDA edition e alla prossima!
9)Il baule, di Alexandra Fischer
Ciao Alexandra, ho letto il racconto e anche i commenti precedenti quindi cerco di non ripetere nulla. Se effettivamente manca un po' di conflitto, ho ugualmente apprezzato il modo in cui sei riuscita a descrivere i dettagli a livello fisico e materiale. Gli stacchi con lei che ritorna alla sua vita lavorativa sono stati interessanti ma mi hanno fatto percepire della disconnessione dal focus (disconnessione che volendo potrebbe pure essere intenzionale ma nel caso andrebbe maggiormente sviluppata), ovvero quello sull'album. Ci si potrebbe volendo vedere una volontà da parte della protagonista di rifiutare quelle stesse radici mentre allo stesso tempo le desidera: una sorta di ambivalenza che potrebbe forse diventare il focus conflittuale della vicenda. Ho infatti la sensazione che le potenzialità per un conflitto soggiacente ci siano, come pure per un'evoluzione effettiva della protagonista che venga mostrata gradualmente dalle sue azioni. Faccio un esempio: il suo rifiuto di usare Facebook all'inizio credo sia in parte un rifiuto di "radici" esterne, di radici moderne diciamo, mentre le sue radici vanno solo nel passato. Mantenere i contatti con Giberto, può essere qualcosa che lei vede con fastidio proprio per il suo essere così "moderno", per rifiutarsi di parlarle e scriverle soltanto, e il fatto di accettare di ricorrere a questa forma di contatto virtuale può essere forse ciò che alla fine fa decidere alla protagonista di provare qualcosa di nuovo che fino a quel momento aveva rifiutato. Propongo solo un'opzione, ad ogni modo, per il resto complimenti e grazie per i commenti alle storie precedenti. In bocca al lupo per la GDA edition e a presto!
- Rick Faith
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Re: Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
Rieccomi dopo una lunga assenza, riprendere è stato più faticoso di quanto pensassi e la scadenza mi becca anche in malattia, per non farmi mancare nulla. Grazie a tutti per questa edition, mi sono divertito molto. Mi dispiace non aver risposto ai commenti nel mio topic, ma sono spezzato in questi giorni. Proverò a recuperare!
Ecco la mia classifica, tante buone letture. A rileggerci, forza!
1. Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta, di Cristiano Saccoccia
2. Always on My Mind, di Matteo Calcagni
3. Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
4. Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
5. L’ultima radice, di Jacopo Saba
6. Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
7. Tender Love, di Azzurra Mackenzie
8. Paura e realtà, di Driu
9. Il baule, di Alexandra Fischer
Ecco la mia classifica, tante buone letture. A rileggerci, forza!
1. Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta, di Cristiano Saccoccia
2. Always on My Mind, di Matteo Calcagni
3. Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
4. Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
5. L’ultima radice, di Jacopo Saba
6. Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
7. Tender Love, di Azzurra Mackenzie
8. Paura e realtà, di Driu
9. Il baule, di Alexandra Fischer
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Re: Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
Ciao a tutti! È stato un piacere leggere i vostri racconti. Come per la scorsa edizione, ho deciso di usare dei “criteri” di giudizio per rendere più facile (per me) la valutazione e (spero) più utili per voi i commenti. Dunque non è un tentativo di “mettervi i voti” ma una risposta al bisogno di fare una classifica. Che poi, questa volta, questo sistema mi è stato utile solo relativamente visti i tanti ex-equo (in quei casi ho privilegiato l’ineffabile sensazione complessiva che i racconti mi hanno lasciato). Rispetto all’edizione scorsa, ho sostituito “originalità” con “gusto personale”, a seguito di un appunto (che ho trovato molto sensato) di Emiliano Maramonte.
1.L’ultima radice
2.Io che un tempo ero uno stelo d’erba e adesso sono foresta.
3.Tagliare le radici
4.Rex Nemorensis
5.Paura e realtà
6.Fin dove affondano le radici
7.Always on my mind
8.Tender love
9.Il baule
L’ultima radice 21/25
Gusto personale: il racconto mi è piaciuto. Comincia un po’ lento ma semina bene (per esempio Michele non ama gli ombrelli, forse perché come ogni pianta ama la pioggia?, il suo divenire marrone come una radice, etc). Poi bello il colpo di scena finale dove Michele sparisce e la quercia si anima. Ci lascia immaginare tante possibili soluzioni tutte interessanti (si è ricongiunto alla quercia da cui è nato? È uno spirito della natura? Muore anche lui come l’albero?) 5/5
Aderenza al tema: anche questo racconto come altri che ho letto usa le due accezioni di radici, sia quella letterale sia quella di origine (in questo caso l’infanzia dei protagonisti ma anche la possibile provenienza di Michele dalla pianta stessa). 5/5
Stile: buono lo stile, scorrevole, con una prevalenza di dialoghi che si intrecciano bene con descrizioni e pensato. 4/5
Coerenza interna: tutto il racconto è scritto dal punto di vista di Andrea ma con una svista nella frase “Forse Andrea non poteva capire” dove si passa a narratore onnisciente o forse al punto di vista di Michele? 3/5
Forma: attenzione, usi il verbo potare due volte, secondo me incorrettamente. Potare si riferisce ad asportare parti di una pianta. In questo caso parlerei più di asportare completamente, abbattere o tagliare. 4/5
Io che un tempo ero uno stelo d’erba e adesso sono foresta. 20/25
Gusto personale: un racconto che funziona (al netto dei commenti che seguono) e colpisce duramente il lettore. L’insicurezza di Silvia viene mostrata (e non raccontata) in maniera potente. Il parallelo tra il racconto e il corpo funziona bene. 5/5
Aderenza al tema: l’ho trovata un po’ forzata. Un può di riflessioni sulle radici di un racconto o di un amore, che non sono centrali al racconto (se togliamo le due frasi, il racconto funziona lo stesso). 2/5
Stile: niente da dire sullo stile che come di consueto è fluido e funzionale con delle scelte lessicali a volte ardite che però funzionano molto bene. 5/5
Coerenza interna: il salto dal ricordo della prima notte al presente (“poi si gira etc) mi è costato un po’ capirlo.
Nel finale c’è un “ma porca puttana…” che non capisco: chi lo dice? In ogni caso mi sembra strano in bocca sia ad Angelica che a Silvia. Mi sarai aspettato grida d’orrore, non un’imprecazione.
Silvia si è tagliata addirittura più arti, ma è ancora viva quando arriva angelica. Per non parlare che dopo il taglio del primo arto il dolore avrebbe dovuto essere sufficiente per fermarla (in assenza di droghe di cui non si fa cenno). Insomma capisco che tu abbia voluto colpire (e ci sei riuscito) ma credo che sei andato troppo oltre e hai perso un po’ di coerenza nel finale. 3/5
Forma:niente da segnalare 5/5
Tagliare le radici 20/25
Gusto personale: a me il fantasy piace e questo è un racconto che scorre bene e che fa un world building notevole in poche righe. I personaggi però, benché ben caratterizzati, non sono “memorabili”. Anche la moglie, per cui siamo portati a fare il tifo, alla fine “delude” visto che accetta passivamente le angherie di suo marito. 3/5
Aderenza al tema: si ritrova nelle ultime righe, nelle parole della futura madre. Sebbene queste parole siano un po’ la morale della storia, e quindi abbiano una loro rilevanza, mi sembra che l’aderenza sia solo parziale. 3/5
Stile: uno stile fluido, buoni dialoghi, caratterizzazione dei personaggi e costruzione del mondo notevoli per un racconto così breve, pur senza virtuosismi. 4/5
Coerenza interna: niente da segnalare. 5/5
Forma: anche qui nulla da dire 5/5
Rex Nemorensis 20/25
Gusto personale: confesso che il racconto non mi ha preso. Mi aspettavo qualcosa di diverso, forse, dato l’inizio. O magari il fatto che non c’è veramente una sfida, un conflitto da superare. Il protagonista non fa grandi sforzi e quello che succede gli arriva quasi per caso o fortuna. 2/5
Aderenza al tema: benché le radici vengano menzionate esplicitamente solo alla fine, il concetto di ritorno alle radici/origini (la casa della zia, la religione ancestrale) é ben presenti. 4/5
Stile: stile funzionale e fluido che si legge bene e senza intoppi. 4/5
Coerenza interna: il racconto funziona. Lascia aperte delle domande (perché è proprio il protagonista che Diana attendeva? Perché lui improvvisamente si ricorda tutto?) ma più che mancanze di coerenza sono “misteri” lasciati all’interpretazione del lettore (o alla prossima puntata) 5/5
Forma: non ho notato problemi particolari 5/5
Paura e realtà 19/25
Gusto personale: un racconto che mi é piaciuto al netto dei commenti qui di seguito (e soprattutto quello sulle frasi a cui pensa la protagonista che vedrai più sotto). Un tema attuale (mi ha fatto pensare ad una guerra in corso in questo momento, anche se non l’hai menzionata) e dolorosamente verosimile. 4/5
Aderenza al tema: fin dove arriva il senso di colpa? Dove sono le sue radici e dove possono arrivare? Bella interpretazione alternativa del tema. 5/5
Stile: uno stile interessante, semplice ma non banale, che fa il suo lavoro. Scegli a volte delle parole complesse (un esempio, sconquassano) che sebbene siano anche corrette, forse rallentano la lettura. O in alcuni casi fai delle scelte che non mi hanno convinto a pieno (gli occhi che si strappano, le guance che tirano il sorriso etc). Ti faccio poi un commento che mi é stato fatto varie volte sul “muro di testo”. Non sono il più indicato a dirti come migliorare (ci sto ancora lavorando), ma ti suggerisco di fare attenzione a dove andare a capo o lasciare degli spazi, per evitare di confrontare il lettore con un muro continuo, appunto, di testo. 3/5
Coerenza interna: le frasi che frullano nella testa del protagonista e che immagino siano dette da una persona (o più persone) che il protagonista sta torturando, sembrano troppo complesse e articolate data la situazione. Gli stessi concetti espressi in maniera più breve e diretta sarebbero più credibili. All’inizio della storia dici “i pugni che GLI ho rifilato”, quindi immaginiamo una vittima maschio; invece alla fine si scopre sia una donna. La stessa protagonista scopriamo sia donna solo alla fine (questo non è un problema di coerenza necessariamente ma mi spiazza, perché fin dall’inizio pensavo fosse un uomo). Infine, la scelta della prima persona singolare stona forse un po’ con il suicidio finale: come fa a raccontarci che non ha sentito la raffica, da morta? Ma non sono un esperto del POV quindi prendi questo commento con le pinze. 3/5
Forma: qualche refuso a cui fare attenzione, ma nulla di grave. 4/5
Fin dove affondano le radici 19/25
Gusto personale: a me le storie tristi non piacciono. Né sono particolarmente sensibile alle storie di animali domestici. Ma riconosco che sei stata brava a trasmettere le emozioni (e dunque la tristezza) della protagonista. 3/5
Aderenza al tema: sono combattuto. Da un lato, il paragrafo finale (quello delle rose), seppur toccante, è un po’ poco per giustificare l’aderenza al tema. Dall’altro, nel testo principale descrivi bene le ragioni (quindi se vuoi, le radici) dell’amore di questa coppia per il cane. 4/5
Stile: fluido, senza virtuosismi. Forse alcune frasi andrebbero accorciate. 3/5
Coerenza interna: tutto in ordine. Io il cane lo immaginavo grande e la voce parlante appartenente ad un uomo. È solo molto tardi nel racconto che fornisci le informazioni necessarie a sfatare queste impressioni erronee. 4/5
Forma: non ho notato problemi. 5/5
Always on my mind 18/25
Gusto personale: sono sicuro che se io conoscessi meglio Elvis, la sua storia e le sue canzoni, i tanti riferimenti che hai ben seminato nel testo mi avrebbero velocemente messo in contesto. Invece, visto che di Elvis so poco e niente, non ci ho capito nulla fino a quando non l’hai menzionato esplicitamente. Se in più aggiungi il nome del villaggio molto particolare, in prima lettura non ci ho capito quasi nulla. In seconda lettura ho apprezzato molto di più, ma resta comunque la sensazione di dover avere troppe informazioni esterne al racconto per goderlo a pieno. 3/5
Aderenza al tema: ho letto la spiegazione che hai dato in risposta a commenti precedenti, è devo dire che non mi convince, scusami. Più che alla ricerca delle sue radici, insegue l’ossessione del padre (che lui pensa morto). 1/5
Stile: Bravo. Racconto scritto molto bene, bellissime descrizioni e dialoghi credibili. L’uso di due lingue straniere è un rischio, ma visto che le conosco mi è piaciuto ritrovarle nel testo (se avessi usato russo e tedesco, sicuramente l’effetto su di me sarebbe stato diverso!! 5/5
Coerenza interna: come fa a sapere che la birra è annacquata dalla pioggia? (A parte che quel dettaglio non aggiunge molto al resto). Se il padre ha fatto il suo stesso percorso e si è unito a Elvis, perché lui pensa che sia morto e non solo scomparso? Come ha fatto a lasciargli il messaggio sulla Bibbia? Ha trovato Elvis, è tornato negli USA per lasciare il messaggio ed è poi tornato da Elvis? Francamente il fatto che ritrovi il padre nel finale è un bel colpo di scena ma fa perdere coerenza ad alcuni degli elementi precedenti. 3/5
Forma: non ho trovato problemi particolari. 5/5
Tender love 18/25
Gusto personale: sei riuscita a trasmettere la rabbia, il dolore e la conseguente irrazionalità della protagonista. Allo stesso tempo non sono riuscito a empatizzare a pieno con lei ne con il racconto, che ha tratti si perde un po’ nelle descrizioni non sempre chiare della parte finale. 3/5
Aderenza al tema: direi che l’aderenza al tema c’è. Le radici della pianta affondano fin nel cuore dell’amata defunta. 5/5
Stile: lo stile è fluido, incalzante. Avrei forse preso fiato qui e lì, ma ci sta che tu abbia voluto fare l’impressione dell’irrazionalità e disperazione della donna con un susseguirsi d’azione senza soluzione di continuità. 4/5
Coerenza interna: qualche incoerenza veniale che ti è già stata fatta notare (le radici, la pianta abbattuta etc). A me fa riflettere piuttosto la dimensione della pianta: se addirittura ci si può arrampicare sopra, deve essere grande. Quanti anni sono passati? Forse troppi per giustificare il dolore che dimostra la protagonista. Non ho trovato invece incoerente la svolta onirica, che secondo me ci può stare. 4/5
Forma: qualche refuso di troppo. Cose veniali, ma in un gruppo dove finora non ho riscontrato problemi simili, la cosa si nota. 2/5
Il baule 17/25
Gusto personale: bella l’idea del baule; devo però purtroppo unirmi a chi ha detto che al racconto manca un colpo di scena, conflitto o altro evento che ci faccia appassionare alla storia. Anche a me la frase finale a fatto pensare un po’ alla “morale della storia” e mi è risultata stonata. 2/5
Aderenza al tema: ci sta. Nel baule la protagonista scopre o riscopre fin dove affondano le proprie radici e quelle della sua famiglia. 5/5
Stile: lo stile è semplice e diretto, forse troppo: mi ha spesso dato l’impressione di una “lista della spesa”. Mi ha ricordato il tuo racconto delle mani (era l’edizione del punto di vista insolito). In quel caso l’avevo trovato più appropriato. In questo caso invece poco coinvolgente. 2/5
Coerenza interna: tutto fila abbastanza bene. Anche io ho trovato strano che la protagonista non provi alcuna nostalgia all’inizio, mi aveva fatto pensare a un carattere peculiare che però è in seguito smentito dai sentimenti che prova in rapporto ad altre foto o oggetti. 4/5
Forma: qualche problema qui e lì: “degli traslocatori”, “avevano insistito perché lo portasse nell’alloggio”. 4/5
1.L’ultima radice
2.Io che un tempo ero uno stelo d’erba e adesso sono foresta.
3.Tagliare le radici
4.Rex Nemorensis
5.Paura e realtà
6.Fin dove affondano le radici
7.Always on my mind
8.Tender love
9.Il baule
L’ultima radice 21/25
Gusto personale: il racconto mi è piaciuto. Comincia un po’ lento ma semina bene (per esempio Michele non ama gli ombrelli, forse perché come ogni pianta ama la pioggia?, il suo divenire marrone come una radice, etc). Poi bello il colpo di scena finale dove Michele sparisce e la quercia si anima. Ci lascia immaginare tante possibili soluzioni tutte interessanti (si è ricongiunto alla quercia da cui è nato? È uno spirito della natura? Muore anche lui come l’albero?) 5/5
Aderenza al tema: anche questo racconto come altri che ho letto usa le due accezioni di radici, sia quella letterale sia quella di origine (in questo caso l’infanzia dei protagonisti ma anche la possibile provenienza di Michele dalla pianta stessa). 5/5
Stile: buono lo stile, scorrevole, con una prevalenza di dialoghi che si intrecciano bene con descrizioni e pensato. 4/5
Coerenza interna: tutto il racconto è scritto dal punto di vista di Andrea ma con una svista nella frase “Forse Andrea non poteva capire” dove si passa a narratore onnisciente o forse al punto di vista di Michele? 3/5
Forma: attenzione, usi il verbo potare due volte, secondo me incorrettamente. Potare si riferisce ad asportare parti di una pianta. In questo caso parlerei più di asportare completamente, abbattere o tagliare. 4/5
Io che un tempo ero uno stelo d’erba e adesso sono foresta. 20/25
Gusto personale: un racconto che funziona (al netto dei commenti che seguono) e colpisce duramente il lettore. L’insicurezza di Silvia viene mostrata (e non raccontata) in maniera potente. Il parallelo tra il racconto e il corpo funziona bene. 5/5
Aderenza al tema: l’ho trovata un po’ forzata. Un può di riflessioni sulle radici di un racconto o di un amore, che non sono centrali al racconto (se togliamo le due frasi, il racconto funziona lo stesso). 2/5
Stile: niente da dire sullo stile che come di consueto è fluido e funzionale con delle scelte lessicali a volte ardite che però funzionano molto bene. 5/5
Coerenza interna: il salto dal ricordo della prima notte al presente (“poi si gira etc) mi è costato un po’ capirlo.
Nel finale c’è un “ma porca puttana…” che non capisco: chi lo dice? In ogni caso mi sembra strano in bocca sia ad Angelica che a Silvia. Mi sarai aspettato grida d’orrore, non un’imprecazione.
Silvia si è tagliata addirittura più arti, ma è ancora viva quando arriva angelica. Per non parlare che dopo il taglio del primo arto il dolore avrebbe dovuto essere sufficiente per fermarla (in assenza di droghe di cui non si fa cenno). Insomma capisco che tu abbia voluto colpire (e ci sei riuscito) ma credo che sei andato troppo oltre e hai perso un po’ di coerenza nel finale. 3/5
Forma:niente da segnalare 5/5
Tagliare le radici 20/25
Gusto personale: a me il fantasy piace e questo è un racconto che scorre bene e che fa un world building notevole in poche righe. I personaggi però, benché ben caratterizzati, non sono “memorabili”. Anche la moglie, per cui siamo portati a fare il tifo, alla fine “delude” visto che accetta passivamente le angherie di suo marito. 3/5
Aderenza al tema: si ritrova nelle ultime righe, nelle parole della futura madre. Sebbene queste parole siano un po’ la morale della storia, e quindi abbiano una loro rilevanza, mi sembra che l’aderenza sia solo parziale. 3/5
Stile: uno stile fluido, buoni dialoghi, caratterizzazione dei personaggi e costruzione del mondo notevoli per un racconto così breve, pur senza virtuosismi. 4/5
Coerenza interna: niente da segnalare. 5/5
Forma: anche qui nulla da dire 5/5
Rex Nemorensis 20/25
Gusto personale: confesso che il racconto non mi ha preso. Mi aspettavo qualcosa di diverso, forse, dato l’inizio. O magari il fatto che non c’è veramente una sfida, un conflitto da superare. Il protagonista non fa grandi sforzi e quello che succede gli arriva quasi per caso o fortuna. 2/5
Aderenza al tema: benché le radici vengano menzionate esplicitamente solo alla fine, il concetto di ritorno alle radici/origini (la casa della zia, la religione ancestrale) é ben presenti. 4/5
Stile: stile funzionale e fluido che si legge bene e senza intoppi. 4/5
Coerenza interna: il racconto funziona. Lascia aperte delle domande (perché è proprio il protagonista che Diana attendeva? Perché lui improvvisamente si ricorda tutto?) ma più che mancanze di coerenza sono “misteri” lasciati all’interpretazione del lettore (o alla prossima puntata) 5/5
Forma: non ho notato problemi particolari 5/5
Paura e realtà 19/25
Gusto personale: un racconto che mi é piaciuto al netto dei commenti qui di seguito (e soprattutto quello sulle frasi a cui pensa la protagonista che vedrai più sotto). Un tema attuale (mi ha fatto pensare ad una guerra in corso in questo momento, anche se non l’hai menzionata) e dolorosamente verosimile. 4/5
Aderenza al tema: fin dove arriva il senso di colpa? Dove sono le sue radici e dove possono arrivare? Bella interpretazione alternativa del tema. 5/5
Stile: uno stile interessante, semplice ma non banale, che fa il suo lavoro. Scegli a volte delle parole complesse (un esempio, sconquassano) che sebbene siano anche corrette, forse rallentano la lettura. O in alcuni casi fai delle scelte che non mi hanno convinto a pieno (gli occhi che si strappano, le guance che tirano il sorriso etc). Ti faccio poi un commento che mi é stato fatto varie volte sul “muro di testo”. Non sono il più indicato a dirti come migliorare (ci sto ancora lavorando), ma ti suggerisco di fare attenzione a dove andare a capo o lasciare degli spazi, per evitare di confrontare il lettore con un muro continuo, appunto, di testo. 3/5
Coerenza interna: le frasi che frullano nella testa del protagonista e che immagino siano dette da una persona (o più persone) che il protagonista sta torturando, sembrano troppo complesse e articolate data la situazione. Gli stessi concetti espressi in maniera più breve e diretta sarebbero più credibili. All’inizio della storia dici “i pugni che GLI ho rifilato”, quindi immaginiamo una vittima maschio; invece alla fine si scopre sia una donna. La stessa protagonista scopriamo sia donna solo alla fine (questo non è un problema di coerenza necessariamente ma mi spiazza, perché fin dall’inizio pensavo fosse un uomo). Infine, la scelta della prima persona singolare stona forse un po’ con il suicidio finale: come fa a raccontarci che non ha sentito la raffica, da morta? Ma non sono un esperto del POV quindi prendi questo commento con le pinze. 3/5
Forma: qualche refuso a cui fare attenzione, ma nulla di grave. 4/5
Fin dove affondano le radici 19/25
Gusto personale: a me le storie tristi non piacciono. Né sono particolarmente sensibile alle storie di animali domestici. Ma riconosco che sei stata brava a trasmettere le emozioni (e dunque la tristezza) della protagonista. 3/5
Aderenza al tema: sono combattuto. Da un lato, il paragrafo finale (quello delle rose), seppur toccante, è un po’ poco per giustificare l’aderenza al tema. Dall’altro, nel testo principale descrivi bene le ragioni (quindi se vuoi, le radici) dell’amore di questa coppia per il cane. 4/5
Stile: fluido, senza virtuosismi. Forse alcune frasi andrebbero accorciate. 3/5
Coerenza interna: tutto in ordine. Io il cane lo immaginavo grande e la voce parlante appartenente ad un uomo. È solo molto tardi nel racconto che fornisci le informazioni necessarie a sfatare queste impressioni erronee. 4/5
Forma: non ho notato problemi. 5/5
Always on my mind 18/25
Gusto personale: sono sicuro che se io conoscessi meglio Elvis, la sua storia e le sue canzoni, i tanti riferimenti che hai ben seminato nel testo mi avrebbero velocemente messo in contesto. Invece, visto che di Elvis so poco e niente, non ci ho capito nulla fino a quando non l’hai menzionato esplicitamente. Se in più aggiungi il nome del villaggio molto particolare, in prima lettura non ci ho capito quasi nulla. In seconda lettura ho apprezzato molto di più, ma resta comunque la sensazione di dover avere troppe informazioni esterne al racconto per goderlo a pieno. 3/5
Aderenza al tema: ho letto la spiegazione che hai dato in risposta a commenti precedenti, è devo dire che non mi convince, scusami. Più che alla ricerca delle sue radici, insegue l’ossessione del padre (che lui pensa morto). 1/5
Stile: Bravo. Racconto scritto molto bene, bellissime descrizioni e dialoghi credibili. L’uso di due lingue straniere è un rischio, ma visto che le conosco mi è piaciuto ritrovarle nel testo (se avessi usato russo e tedesco, sicuramente l’effetto su di me sarebbe stato diverso!! 5/5
Coerenza interna: come fa a sapere che la birra è annacquata dalla pioggia? (A parte che quel dettaglio non aggiunge molto al resto). Se il padre ha fatto il suo stesso percorso e si è unito a Elvis, perché lui pensa che sia morto e non solo scomparso? Come ha fatto a lasciargli il messaggio sulla Bibbia? Ha trovato Elvis, è tornato negli USA per lasciare il messaggio ed è poi tornato da Elvis? Francamente il fatto che ritrovi il padre nel finale è un bel colpo di scena ma fa perdere coerenza ad alcuni degli elementi precedenti. 3/5
Forma: non ho trovato problemi particolari. 5/5
Tender love 18/25
Gusto personale: sei riuscita a trasmettere la rabbia, il dolore e la conseguente irrazionalità della protagonista. Allo stesso tempo non sono riuscito a empatizzare a pieno con lei ne con il racconto, che ha tratti si perde un po’ nelle descrizioni non sempre chiare della parte finale. 3/5
Aderenza al tema: direi che l’aderenza al tema c’è. Le radici della pianta affondano fin nel cuore dell’amata defunta. 5/5
Stile: lo stile è fluido, incalzante. Avrei forse preso fiato qui e lì, ma ci sta che tu abbia voluto fare l’impressione dell’irrazionalità e disperazione della donna con un susseguirsi d’azione senza soluzione di continuità. 4/5
Coerenza interna: qualche incoerenza veniale che ti è già stata fatta notare (le radici, la pianta abbattuta etc). A me fa riflettere piuttosto la dimensione della pianta: se addirittura ci si può arrampicare sopra, deve essere grande. Quanti anni sono passati? Forse troppi per giustificare il dolore che dimostra la protagonista. Non ho trovato invece incoerente la svolta onirica, che secondo me ci può stare. 4/5
Forma: qualche refuso di troppo. Cose veniali, ma in un gruppo dove finora non ho riscontrato problemi simili, la cosa si nota. 2/5
Il baule 17/25
Gusto personale: bella l’idea del baule; devo però purtroppo unirmi a chi ha detto che al racconto manca un colpo di scena, conflitto o altro evento che ci faccia appassionare alla storia. Anche a me la frase finale a fatto pensare un po’ alla “morale della storia” e mi è risultata stonata. 2/5
Aderenza al tema: ci sta. Nel baule la protagonista scopre o riscopre fin dove affondano le proprie radici e quelle della sua famiglia. 5/5
Stile: lo stile è semplice e diretto, forse troppo: mi ha spesso dato l’impressione di una “lista della spesa”. Mi ha ricordato il tuo racconto delle mani (era l’edizione del punto di vista insolito). In quel caso l’avevo trovato più appropriato. In questo caso invece poco coinvolgente. 2/5
Coerenza interna: tutto fila abbastanza bene. Anche io ho trovato strano che la protagonista non provi alcuna nostalgia all’inizio, mi aveva fatto pensare a un carattere peculiare che però è in seguito smentito dai sentimenti che prova in rapporto ad altre foto o oggetti. 4/5
Forma: qualche problema qui e lì: “degli traslocatori”, “avevano insistito perché lo portasse nell’alloggio”. 4/5
- BruceLagogrigio
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Re: Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
Ecco la classifica sempre molto difficile da stilare. Tutti ottimi autori:
1) Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta, di Cristiano Saccoccia
2) Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
3) Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti,
4) Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
5) Always on My Mind, di Matteo Calcagni
6) Tender Love, di Azzurra Mackenzie
7) Paura e realtà, di Driu
8) L’ultima radice, di Jacopo Saba
9) Il baule, di Alexandra Fischer
Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta, di Cristiano Saccoccia
In Prima Tempo verbale: Presente. Ambientazione: Casa familiare Genere: Drammatico, psicologico
Tema: Centrato. Il racconto esplora in modo potente e ossessivo il concetto di radici interiori, identità e autodistruzione.
Ciao Cristiano, piacere di leggerti. C’è un gancio iniziale fortissimo: la figura di Angelica viene introdotta come un mondo intero, un rifugio, e questa intimità carica di dolcezza mi fa abbassare la guardia, mi lascia entrare in una relazione che sembra densa di amore, di gesti delicati, di confidenza. Poi, inizia la discesa.
Lo stile è teso, affilato, febbrile. Il dialogo tra le due protagoniste sembra apparentemente banale, ma ogni battuta è una crepa, ogni frase un graffio nella psiche della narratrice. Il confronto sul romanzo diventa un gioco al massacro, prima sulle parole, poi sul corpo. La scrittura si fa tagliente come la spirale autodistruttiva in cui la protagonista precipita. Un racconto crudele e bellissimo, che lascia un’eco di dolore ben oltre l’ultima riga.
Complimenti.
Bruce.
Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
In Persona: Terza persona Tempo verbale: presente. Ambientazione: Taverna e palude. Genere: Fantasy.
Tema: Centrato. Il concetto di radici è sia metaforico (legami familiari, senso di appartenenza) sia letterale (l'habitat dei protagonisti).
Ciao Gaia, piacere di rileggerti. Ma che bel racconto! Nulla a che vedere con l’ultimo che avevo letto (Fidati di me). Questo è decisamente superiore in ogni sua parte! Worldbuilding immedesimazione, finale. Lo stile è dinamico, con dialoghi che suonano naturali e costruiscono i personaggi senza bisogno di spiegazioni superflue. Si respira l’aria della taverna, con il legno consumato, le risate sguaiate e la rabbia che ribolle sotto la pelle squamosa di Padris. È una scrittura che mostra, invece di raccontare, e questa è sempre una scelta vincente.
Penso che il titolo sia esplicativo della storia per cui bene così. MAgari non è originalissimo, ma fa il suo dovere.
Bruce.
Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
In prima persona, con un tempo verbale misto: presente per le azioni immediate e passato prossimo/remoto per i ricordi e le descrizioni.
Ambientazione: Un casale di campagna vicino a Nemi (RM), con un terreno che si estende fino ai ruderi di un tempio antico, immerso in una natura rigogliosa e suggestiva. Genere: Realismo magico con elementi di mitologia e fantastico.
Tema centrato: il tema "Fin dove affondano le radici" è centrale, esplorato attraverso il legame tra il protagonista e un’entità ancestrale, simbolo di radici culturali, storiche e spirituali.
Ciao Mario, molto piacere di leggerti. Allora sono molto diviso per quanto riguarda il tuo racconto. Lo stile è perfetto. L’ho letto d’un fiato e la scrittura mi ha spinto con forza verso il finale (una lettura quasi orgasmatica). Nel senso di frasi lunghe all’inizio e poi sempre più brevi e intense fino al culmine della storia.
Mi rimane un po’ come molti altri la mancanza di background che lascia un po’ incerto. Se prendiamo, il racconto stand-alone senza la tua spiegazione del mito rimane un po’ di amaro in bocca.
Secondo me per essere perfetto un racconto dovrebbe avere tutte le informazioni necessarie all’interno dello stesso, poi ovviamente se stimola la ricerca è tutto grasso che cola.
Alla prossima.
Bruce.
L’ultima radice, di Jacopo Saba
In Terza persona. Tempo verbale: Prevalentemente passato remoto con qualche uso dell’imperfetto.
Ambientazione: Parco urbano, attorno a una vecchia quercia abbattuta. Genere: Fantastico
Tema: Tema centrato. Il legame con le "radici" è trattato sia in senso letterale (le radici dell’albero) che metaforico (le radici emotive e identitarie di Michele).
Ciao Jacopo piacere di leggerti, allora come stile ci siamo: è fluido, con dialoghi credibili che lasciano intravedere il passato dei due protagonisti senza risultare troppo esplicativi. La narrazione si mantiene immersiva, specialmente quando vengono descritte le emozioni di Andrea, il freddo della pioggia e il contrasto tra il suo distacco e l’intensità quasi ossessiva di Michele.
Secondo me dovresti un po’ lavorare sulla trama. Tra l’altro è il terzo racconto di fila che viene aggiunto un elemento fantastico alla fine. Purtroppo sembra vengo più usato nel tentativo di fare un finale (wow) ma senza adeguata semina. Ho fatto più volte lo stesso errore. Anche in questo caso la presenza di Andrea (che siccome ne percepiamo i pensieri lo consideriamo personaggio principale) sembra quasi superflua rispetto allo svolgersi del racconto (se non per carpire qualche informazione in più dal vero protagonista che è Michele “mutaforma”). Una piccola riflessione che spero ti possa giovare.
Tema super centrato.
A rileggerci.
Bruce.
Always on My Mind, di Matteo Calcagni
In Prima persona. Tempo verbale: Presente (con alcuni flashback e riferimenti al passato).
Ambientazione: Messico, bar degradato (“El Diablo’s”) Genere: Fantastico
Tema centrato o non centrato: Tema così così. Il racconto esplora le radici familiari e spirituali del protagonista, intrecciando il suo passato con la ricerca del leggendario Elvis, portando il tema a un livello simbolico e personale.
Ciao Matteo, prima volta che ti leggo e molto contento di averlo fatto. Lo stile mi piace molto: è diretto, viscerale, e pieno di dettagli sensoriali che rendono tutto concreto. L’alternanza tra dialoghi e introspezione è ben gestita, mantenendo un ritmo serrato che accompagna il lettore senza mai annoiarlo.
Per quanto conosca abbastanza bene le canzoni non conoscevo tutti i retroscena di Elvis (ad esempio raceland). Devo assolutamente recuperare il recente film. Ciò non me lo ha fatto apprezzare come si deve in prima lettura, ma in seconda molto meglio. Bello anche il finale con la variazione fantastica.
Nel complesso buona prova per me. L'unico difetto secondo me il tema preso molto molto alla lontana.
Bruce.
Tender Love, di Azzurra Mackenzie
In Prima persona. Tempo verbale: Presente. Ambientazione: Giardino. Genere: Fantastico/Onirico.
Tema: Tema centrato, perché esplora il legame emotivo e simbolico tra il protagonista e le radici della pianta, che rappresentano il passato, il dolore e la possibilità di rinascita.
Ciao Azzurra, piacere di leggerti. Allora lo stile è immersivo, intimo, e riesce a far emergere il dolore del protagonista senza mai risultare banale o eccessivo. Le immagini sono vivide, a volte perfino disturbanti, come quella del narratore che lecca il tronco dell’albero. Sono elementi che rimangono impressi e amplificano l’intensità emotiva. Tuttavia, a tratti il testo rischia di eccedere nel melodrammatico, specialmente nelle riflessioni del protagonista su sé stesso e sul senso di colpa.
Sono incerto invece sulla svolta fantastica finale del racconto. Messa così senza semina precedente può essere intesa un po’ come gratuita. Dall’altra parte la percepisco anche come onirica e metaforica. Rimane una bellissima immagine. Vedrò anche in base anche agli altri racconti.
Bruce.
Il baule, di Alexandra Fischer
In Terza persona. Tempo verbale: Prevalentemente passato remoto, con alcuni imperfetti. Ambientazione: Casa familiare (nuovo alloggio). Genere: Narrativa realistica. Tema: Centrato. Il racconto esplora le radici dei legami umani e familiari attraverso oggetti del passato, come il baule e i ricordi in esso custoditi.
CIao Alexandra, piacere di rileggerti. Un racconto dove hai puntato molto sulla semplicità. L’inizio ha un buon gancio: il baule misterioso incuriosisce e introduce un elemento che si rivelerà il fulcro del racconto. Tuttavia, manca un pizzico di tensione o sorpresa. Lo stile è sobrio, diretto, e ben si adatta a una narrazione riflessiva. Tuttavia, alcune frasi risultano forse troppo semplici, quasi didascaliche, e avrei apprezzato una maggiore profondità descrittiva per immergermi meglio nei ricordi di Edy.
Il finale è dolce, ma prevedibile. L’idea di acquistare un album per riempirlo di nuove foto con Giberto chiude la storia in modo positivo, ma manca di quel “colpo emotivo” che mi sarei aspettato da un racconto che parla di radici e legami. Mi è sembrato tutto un po’ troppo lineare, senza grandi conflitti emotivi o rivelazioni significative.
A rileggerci.
Bruce.
Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
In Prima persona. Tempo verbale: Passato prossimo / imperfetto.
Ambientazione: Casa familiare, ambulatorio veterinario, giardino, Genere: Narrativa realistica.
Tema: Centrato. Il racconto esplora il tema delle radici, sia in senso metaforico (i legami affettivi profondi con il cane, la memoria) sia letterale (il riferimento alle radici delle rose e alla rosa bianca che rappresenta il legame oltre la vita).
Ciao Loredana, piacere di leggerti. Premetto dicendo che lo stile che utilizzi è fra i miei preferiti. Molto intimo, e femminile, che punta molto sulle emozioni e sulle sensazioni, più che sulle azioni e la trama in sé.
Lo stile è semplice, privo di artifici, ma proprio per questo risulta autentico. Ogni dettaglio – il tartufo caldo, il rifiuto dell'acqua, il camminare tra i due padroni – aggiunge profondità al ritratto di Ulisse, peccato come detto negli altri commenti averlo descritto un po’ troppo tardi.
Mi è piaciuta molto la declinazione del tema che hai scelta.
A rileggerci.
Bruce
Paura e realtà, di Driu
In Prima persona Tempo verbale: Presente
Ambientazione: Zona di guerra (una casa trasformata in scenario di interrogatori). Genere: Narrativa drammatica
Tema: Centrato. Il tema "Fin dove affondano le radici" è rappresentato attraverso le parole-radici che scavano nel corpo e nella coscienza della protagonista.
Ciao Driu piacere di leggerti.
Ti dico già che la cosa più negativa per il testo sono quei due puntini che continui a mettere che a mio avviso stanno male. Detto questo il racconto è molto crudo e molto efficace in diversi passaggi e scorre bene nella lettura.
L’ambientazione non è dettagliata in modo esplicito, ma si percepisce chiaramente: un luogo di guerra, un'abitazione civile trasformata in scenario di interrogatori violenti. Lo scenario di guerra non è specifico, si capisce solo che i soldati sono probabilmente americani, ma forse sarebbe stato un bel colpo ambientarla in una guerra attuale anche solo con pochi riferimenti.
Una aspetto che ho apprezzato tantissimo è che si capisce il sesso della protagonista solo verso la fine, quando nell’immaginario collettivo probabilmente ci si sarebbe aspettato un uomo.
Il finale a mio avviso è piuttosto inverosimile ma fa il suo dovere.
Nel complesso una buona prova! Buona edition!
1) Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta, di Cristiano Saccoccia
2) Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
3) Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti,
4) Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
5) Always on My Mind, di Matteo Calcagni
6) Tender Love, di Azzurra Mackenzie
7) Paura e realtà, di Driu
8) L’ultima radice, di Jacopo Saba
9) Il baule, di Alexandra Fischer
Io che un tempo ero uno stelo d'erba e ora sono foresta, di Cristiano Saccoccia
In Prima Tempo verbale: Presente. Ambientazione: Casa familiare Genere: Drammatico, psicologico
Tema: Centrato. Il racconto esplora in modo potente e ossessivo il concetto di radici interiori, identità e autodistruzione.
Ciao Cristiano, piacere di leggerti. C’è un gancio iniziale fortissimo: la figura di Angelica viene introdotta come un mondo intero, un rifugio, e questa intimità carica di dolcezza mi fa abbassare la guardia, mi lascia entrare in una relazione che sembra densa di amore, di gesti delicati, di confidenza. Poi, inizia la discesa.
Lo stile è teso, affilato, febbrile. Il dialogo tra le due protagoniste sembra apparentemente banale, ma ogni battuta è una crepa, ogni frase un graffio nella psiche della narratrice. Il confronto sul romanzo diventa un gioco al massacro, prima sulle parole, poi sul corpo. La scrittura si fa tagliente come la spirale autodistruttiva in cui la protagonista precipita. Un racconto crudele e bellissimo, che lascia un’eco di dolore ben oltre l’ultima riga.
Complimenti.
Bruce.
Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
In Persona: Terza persona Tempo verbale: presente. Ambientazione: Taverna e palude. Genere: Fantasy.
Tema: Centrato. Il concetto di radici è sia metaforico (legami familiari, senso di appartenenza) sia letterale (l'habitat dei protagonisti).
Ciao Gaia, piacere di rileggerti. Ma che bel racconto! Nulla a che vedere con l’ultimo che avevo letto (Fidati di me). Questo è decisamente superiore in ogni sua parte! Worldbuilding immedesimazione, finale. Lo stile è dinamico, con dialoghi che suonano naturali e costruiscono i personaggi senza bisogno di spiegazioni superflue. Si respira l’aria della taverna, con il legno consumato, le risate sguaiate e la rabbia che ribolle sotto la pelle squamosa di Padris. È una scrittura che mostra, invece di raccontare, e questa è sempre una scelta vincente.
Penso che il titolo sia esplicativo della storia per cui bene così. MAgari non è originalissimo, ma fa il suo dovere.
Bruce.
Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
In prima persona, con un tempo verbale misto: presente per le azioni immediate e passato prossimo/remoto per i ricordi e le descrizioni.
Ambientazione: Un casale di campagna vicino a Nemi (RM), con un terreno che si estende fino ai ruderi di un tempio antico, immerso in una natura rigogliosa e suggestiva. Genere: Realismo magico con elementi di mitologia e fantastico.
Tema centrato: il tema "Fin dove affondano le radici" è centrale, esplorato attraverso il legame tra il protagonista e un’entità ancestrale, simbolo di radici culturali, storiche e spirituali.
Ciao Mario, molto piacere di leggerti. Allora sono molto diviso per quanto riguarda il tuo racconto. Lo stile è perfetto. L’ho letto d’un fiato e la scrittura mi ha spinto con forza verso il finale (una lettura quasi orgasmatica). Nel senso di frasi lunghe all’inizio e poi sempre più brevi e intense fino al culmine della storia.
Mi rimane un po’ come molti altri la mancanza di background che lascia un po’ incerto. Se prendiamo, il racconto stand-alone senza la tua spiegazione del mito rimane un po’ di amaro in bocca.
Secondo me per essere perfetto un racconto dovrebbe avere tutte le informazioni necessarie all’interno dello stesso, poi ovviamente se stimola la ricerca è tutto grasso che cola.
Alla prossima.
Bruce.
L’ultima radice, di Jacopo Saba
In Terza persona. Tempo verbale: Prevalentemente passato remoto con qualche uso dell’imperfetto.
Ambientazione: Parco urbano, attorno a una vecchia quercia abbattuta. Genere: Fantastico
Tema: Tema centrato. Il legame con le "radici" è trattato sia in senso letterale (le radici dell’albero) che metaforico (le radici emotive e identitarie di Michele).
Ciao Jacopo piacere di leggerti, allora come stile ci siamo: è fluido, con dialoghi credibili che lasciano intravedere il passato dei due protagonisti senza risultare troppo esplicativi. La narrazione si mantiene immersiva, specialmente quando vengono descritte le emozioni di Andrea, il freddo della pioggia e il contrasto tra il suo distacco e l’intensità quasi ossessiva di Michele.
Secondo me dovresti un po’ lavorare sulla trama. Tra l’altro è il terzo racconto di fila che viene aggiunto un elemento fantastico alla fine. Purtroppo sembra vengo più usato nel tentativo di fare un finale (wow) ma senza adeguata semina. Ho fatto più volte lo stesso errore. Anche in questo caso la presenza di Andrea (che siccome ne percepiamo i pensieri lo consideriamo personaggio principale) sembra quasi superflua rispetto allo svolgersi del racconto (se non per carpire qualche informazione in più dal vero protagonista che è Michele “mutaforma”). Una piccola riflessione che spero ti possa giovare.
Tema super centrato.
A rileggerci.
Bruce.
Always on My Mind, di Matteo Calcagni
In Prima persona. Tempo verbale: Presente (con alcuni flashback e riferimenti al passato).
Ambientazione: Messico, bar degradato (“El Diablo’s”) Genere: Fantastico
Tema centrato o non centrato: Tema così così. Il racconto esplora le radici familiari e spirituali del protagonista, intrecciando il suo passato con la ricerca del leggendario Elvis, portando il tema a un livello simbolico e personale.
Ciao Matteo, prima volta che ti leggo e molto contento di averlo fatto. Lo stile mi piace molto: è diretto, viscerale, e pieno di dettagli sensoriali che rendono tutto concreto. L’alternanza tra dialoghi e introspezione è ben gestita, mantenendo un ritmo serrato che accompagna il lettore senza mai annoiarlo.
Per quanto conosca abbastanza bene le canzoni non conoscevo tutti i retroscena di Elvis (ad esempio raceland). Devo assolutamente recuperare il recente film. Ciò non me lo ha fatto apprezzare come si deve in prima lettura, ma in seconda molto meglio. Bello anche il finale con la variazione fantastica.
Nel complesso buona prova per me. L'unico difetto secondo me il tema preso molto molto alla lontana.
Bruce.
Tender Love, di Azzurra Mackenzie
In Prima persona. Tempo verbale: Presente. Ambientazione: Giardino. Genere: Fantastico/Onirico.
Tema: Tema centrato, perché esplora il legame emotivo e simbolico tra il protagonista e le radici della pianta, che rappresentano il passato, il dolore e la possibilità di rinascita.
Ciao Azzurra, piacere di leggerti. Allora lo stile è immersivo, intimo, e riesce a far emergere il dolore del protagonista senza mai risultare banale o eccessivo. Le immagini sono vivide, a volte perfino disturbanti, come quella del narratore che lecca il tronco dell’albero. Sono elementi che rimangono impressi e amplificano l’intensità emotiva. Tuttavia, a tratti il testo rischia di eccedere nel melodrammatico, specialmente nelle riflessioni del protagonista su sé stesso e sul senso di colpa.
Sono incerto invece sulla svolta fantastica finale del racconto. Messa così senza semina precedente può essere intesa un po’ come gratuita. Dall’altra parte la percepisco anche come onirica e metaforica. Rimane una bellissima immagine. Vedrò anche in base anche agli altri racconti.
Bruce.
Il baule, di Alexandra Fischer
In Terza persona. Tempo verbale: Prevalentemente passato remoto, con alcuni imperfetti. Ambientazione: Casa familiare (nuovo alloggio). Genere: Narrativa realistica. Tema: Centrato. Il racconto esplora le radici dei legami umani e familiari attraverso oggetti del passato, come il baule e i ricordi in esso custoditi.
CIao Alexandra, piacere di rileggerti. Un racconto dove hai puntato molto sulla semplicità. L’inizio ha un buon gancio: il baule misterioso incuriosisce e introduce un elemento che si rivelerà il fulcro del racconto. Tuttavia, manca un pizzico di tensione o sorpresa. Lo stile è sobrio, diretto, e ben si adatta a una narrazione riflessiva. Tuttavia, alcune frasi risultano forse troppo semplici, quasi didascaliche, e avrei apprezzato una maggiore profondità descrittiva per immergermi meglio nei ricordi di Edy.
Il finale è dolce, ma prevedibile. L’idea di acquistare un album per riempirlo di nuove foto con Giberto chiude la storia in modo positivo, ma manca di quel “colpo emotivo” che mi sarei aspettato da un racconto che parla di radici e legami. Mi è sembrato tutto un po’ troppo lineare, senza grandi conflitti emotivi o rivelazioni significative.
A rileggerci.
Bruce.
Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
In Prima persona. Tempo verbale: Passato prossimo / imperfetto.
Ambientazione: Casa familiare, ambulatorio veterinario, giardino, Genere: Narrativa realistica.
Tema: Centrato. Il racconto esplora il tema delle radici, sia in senso metaforico (i legami affettivi profondi con il cane, la memoria) sia letterale (il riferimento alle radici delle rose e alla rosa bianca che rappresenta il legame oltre la vita).
Ciao Loredana, piacere di leggerti. Premetto dicendo che lo stile che utilizzi è fra i miei preferiti. Molto intimo, e femminile, che punta molto sulle emozioni e sulle sensazioni, più che sulle azioni e la trama in sé.
Lo stile è semplice, privo di artifici, ma proprio per questo risulta autentico. Ogni dettaglio – il tartufo caldo, il rifiuto dell'acqua, il camminare tra i due padroni – aggiunge profondità al ritratto di Ulisse, peccato come detto negli altri commenti averlo descritto un po’ troppo tardi.
Mi è piaciuta molto la declinazione del tema che hai scelta.
A rileggerci.
Bruce
Paura e realtà, di Driu
In Prima persona Tempo verbale: Presente
Ambientazione: Zona di guerra (una casa trasformata in scenario di interrogatori). Genere: Narrativa drammatica
Tema: Centrato. Il tema "Fin dove affondano le radici" è rappresentato attraverso le parole-radici che scavano nel corpo e nella coscienza della protagonista.
Ciao Driu piacere di leggerti.
Ti dico già che la cosa più negativa per il testo sono quei due puntini che continui a mettere che a mio avviso stanno male. Detto questo il racconto è molto crudo e molto efficace in diversi passaggi e scorre bene nella lettura.
L’ambientazione non è dettagliata in modo esplicito, ma si percepisce chiaramente: un luogo di guerra, un'abitazione civile trasformata in scenario di interrogatori violenti. Lo scenario di guerra non è specifico, si capisce solo che i soldati sono probabilmente americani, ma forse sarebbe stato un bel colpo ambientarla in una guerra attuale anche solo con pochi riferimenti.
Una aspetto che ho apprezzato tantissimo è che si capisce il sesso della protagonista solo verso la fine, quando nell’immaginario collettivo probabilmente ci si sarebbe aspettato un uomo.
Il finale a mio avviso è piuttosto inverosimile ma fa il suo dovere.
Nel complesso una buona prova! Buona edition!
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
Re: Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
Vi manca ancora una classifica oltre alla mia.
Re: Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
Ho proceduto alla squalifica dell'utente che non via ha postato la classifica. Nei prossimi giorni vi arriverà la mia.
Re: Gruppo PERSEFONE: Lista racconti e classifiche
Scusandomi per il ritardo, ecco a voi i miei commenti e classifica.
1) Io che un tempo ero uno stelo d’erba e ora sono foresta, di Cristiano Saccoccia
Poco da dire. Ti metti l'asticella in alto e tieni botta, dalla prima all'ultima riga. Sono colpito, in particolare, di come volteggi tra sentimenti e insicurezze riuscendo a intersecarli con il reale. Dialoghi anche più che buoni. Il tema è centrato alla grande. Non ho appunti da fare. Il pollice non può che essere SU.
2) Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
Sono combattuto perché, in effetti, il tuo è un raccontato che potrebbe sapere poco di racconto, ma il fatto è che è realizzato davvero bene e che non ho grossi appunti da fare: trasmette emozioni, le immagini sono vivide, ha anche un finale coerente con il tema (tema che rimbomba in tutto il racconto). Considerato che molti dei racconti (più racconti nel vero senso della parola) del tuo gruppo hanno tutti, o quasi, dei problemi interni, mi sento di premiarti con un pollice tendente al positivo in modo solido e brillante e ti posiziono al secondo posto.
3) Paura e realtà, di Driu
Direi un ottimo esordio nell'Arena e dimostrazione di una penna matura e capace. Quello che non mi sembra funzionare bene nel racconto è il lavoro intorno alle motivazioni della protagonista, questo suo arrivare a una decisione così drastica sulla base del lavorio interiore che ci hai mostrato. Manca qualcosa, qualche passaggio. Probabilmente hai voluto fare il passo più lungo della gamba e con questa costruzione ci sarebbe stato meglio un finale in cui lei, ormai definitivamente spezzata, completava il lavoro. Per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solido e brillante, ma per lo scatto in più sarebbe stato necessario un lavoro maggiore di semina del background della protagonista per giungere in modo più convincente al finale per cui hai optato.
4) Tender Love, di Azzurra Mackenzie
Un racconto molto particolare, a mio avviso riuscito anche se con un paio di criticità che lo danneggiano parecchio. La prima è legata al contesto: già sul punto in cui la protagonista spiega di avere seppellito l'amata con una radice nel cuore mi sono chiesto dove fossimo affinché questo fosse possibile e, in generale, la mancanza di una specifica seppur minima mi ha pesato per tutta la lettura perché se ci troviamo in una sorta di realtà alternativa in cui tutto va bene allora no problem, in alternativa mi avrebbero aiutato anche solo poche parole per capire come la logistica fosse possibile. Altro problema è legato alla definizione delle protagoniste perché ci fornisci info, ma a mio parere non sono sufficienti e forse questo si correla anche alla questione contesto. Detto questo e attivata la sospensione dell'incredulità (anche se a un livello un po' troppo oltre la norma, considerata la mancanza totale di qualsivoglia elemento di contesto), il racconto mi è piaciuto in quanto estremamente coerente al suo interno e con un percorso corretto nei suoi equilibri. Per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solido e anche brillante.
5) Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
Un racconto molto particolare, perlomeno nei protagonisti che hai scelto. A mio avviso dividere in tre scene abbastanza distinte un 4000 caratteri rischia di rendere il tutto troppo lineare e difficile da trattare. Il risultato è che il finale mi sembra un po' slegato, anche perché introduci la protagonista dopo gli altri due, un bel po' dopo, e questo, a mio avviso, può essere un errore. Il tema è centrato, anche se in modo un po' troppo didascalico, cosa che gli fa perdere punti ai miei occhi. Detto questo, per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solido e discretamente brillante.
6) Always on my mind, di Matteo Calcagni
Ci sono alcune imprecisioni, ma arrivi bene alla chiusa. Occhio che Elvis la sigaretta se l'era già accesa. Ma, soprattutto, l'elemento più problematico è quello legato al padre perché non comunichi al lettore che è sparito nella ricerca, ma che ha lasciato una lettera al figlio invitandolo a proseguire il suo operato. Bando alla scommessa con gli amici, qui avevi già la chiamata all'azione nella ricerca di un padre perduto e, a quel punto, sarabbe stato perfetto. Detto questo, ripeto che mi ha convinto. Per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solido e quasi brillante con davvero pochi interventi da fare per renderlo più coeso e meno problematico.
7) Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
Il racconto è narrato davvero bene, ma parte da un presupposto problematico: che il lettore si informi da solo sullla leggenda suggerita dal titolo e non più ripresa nel testa. Di base, ritengo sempre un errore chiedere questo tipo di sforzo al lettore, mi spiego: un conto è fornire un racconto completo che possa o meno lasciare domande, ma che non appaia completamente slegato dalla comprensione del lettore che, a questo punto per sua decisione, può o meno approfondire una volta ultimata la lettura e un altro è imbastire il tutto proprio sulla necessità che il lettore poi vada a informarsi. Detto questo, rilevo come sembra un pelo gratuito anche il fatto che sia lui il discendente (a parte che il guardiano non dovrebbe venire fuori da un combattimento mortale e dunque la prova cui dovrebbe essere sottoposto sarebbe stata ben specifica?). Ma non fraintendere, è stato un piacere leggere e la valutazione è un pollice tendente al positivo in modo brillante anche se non proprio solido per le mancanze di cui ti ho parlato.
8) L’ultima radice, di Jacopo Saba
Dunque, partiamo dall'errore più grossolano: l'utilizzo del termine POTATURA. Direttamente dalla Treccani: In arboricoltura, operazione di asportazione di rami o parte di rami o radici, soprattutto di piante fruttifere e ornamentali, allo scopo di dare o mantenere ad esse una forma prestabilita, di regolarne o migliorarne la produzione dei frutti o di sopprimerne parti invecchiate o malate: Fumigando sui colli i rami verdi della p. (Attilio Bertolucci); la p. delle viti; l’epoca della p.; p. a corona, a piramide, ecc.; p. lunga o corta, povera o ricca, a seconda della lunghezza dei rami e il numero delle gemme che si lasciano; p. invernale o secca, quando si esegue durante il riposo vegetativo; p. estiva o verde, quando si effettua nel periodo vegetativo. Anche, talora, l’insieme dei rami e delle fronde recisi potando: una fascina di potatura. Abbiamo una responsabilità nei confronti della nostra lingua e di sicuro non include l'utilizzo di termini nel contesto errato e qui, purtroppo, ne fai un perno centrale del racconto. Mi stupisce parecchio che ti sia stato segnalato una volta sola.
Detto questo: il racconto è ben scritto, ma a mio parere potevi seminare meglio l'elemento "magico". Nello specifico (e te l'eri pure preparato) era necessaria una ribattuta da parte di Andrea sull'episodio del primo bacio stile "Tu come fai a saperlo, non l'ho mai raccontato a nessuno", una roba così. Si arriva alla chiusa in modo un po' troppo netto, non c'è neppure un vero e proprio momento di saluto finale (che ovviamente Andrea non avrebbe dovuto capire). Per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solido, ma non brillante.
9) Il baule, di Alexandra Fischer
Ti è già stato scritto un po' tutto. Il racconto si legge bene, ma si nota la tua difficoltà a fare entrare il lettore nei tuoi personaggi. Cerco di spiegarmi: arrivi dove vuoi arrivare e lo fai anche discretamente bene pur rimanendo molto sul narrato e con poco contrasto, il problema è che non riesci a delineare la protagonista in partenza facendo capire quali sono le sue problematiche e i suoi bisogni. E questo è un bel problema perché va ad appiattire ulteriormente una storia già prima di conflitto. Come valutazione, direi un pollice tendente verso il positivo, ma non in modo solido e neppure brillante.
1) Io che un tempo ero uno stelo d’erba e ora sono foresta, di Cristiano Saccoccia
Poco da dire. Ti metti l'asticella in alto e tieni botta, dalla prima all'ultima riga. Sono colpito, in particolare, di come volteggi tra sentimenti e insicurezze riuscendo a intersecarli con il reale. Dialoghi anche più che buoni. Il tema è centrato alla grande. Non ho appunti da fare. Il pollice non può che essere SU.
2) Fin dove affondano le radici, di Loredana Lombardi
Sono combattuto perché, in effetti, il tuo è un raccontato che potrebbe sapere poco di racconto, ma il fatto è che è realizzato davvero bene e che non ho grossi appunti da fare: trasmette emozioni, le immagini sono vivide, ha anche un finale coerente con il tema (tema che rimbomba in tutto il racconto). Considerato che molti dei racconti (più racconti nel vero senso della parola) del tuo gruppo hanno tutti, o quasi, dei problemi interni, mi sento di premiarti con un pollice tendente al positivo in modo solido e brillante e ti posiziono al secondo posto.
3) Paura e realtà, di Driu
Direi un ottimo esordio nell'Arena e dimostrazione di una penna matura e capace. Quello che non mi sembra funzionare bene nel racconto è il lavoro intorno alle motivazioni della protagonista, questo suo arrivare a una decisione così drastica sulla base del lavorio interiore che ci hai mostrato. Manca qualcosa, qualche passaggio. Probabilmente hai voluto fare il passo più lungo della gamba e con questa costruzione ci sarebbe stato meglio un finale in cui lei, ormai definitivamente spezzata, completava il lavoro. Per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solido e brillante, ma per lo scatto in più sarebbe stato necessario un lavoro maggiore di semina del background della protagonista per giungere in modo più convincente al finale per cui hai optato.
4) Tender Love, di Azzurra Mackenzie
Un racconto molto particolare, a mio avviso riuscito anche se con un paio di criticità che lo danneggiano parecchio. La prima è legata al contesto: già sul punto in cui la protagonista spiega di avere seppellito l'amata con una radice nel cuore mi sono chiesto dove fossimo affinché questo fosse possibile e, in generale, la mancanza di una specifica seppur minima mi ha pesato per tutta la lettura perché se ci troviamo in una sorta di realtà alternativa in cui tutto va bene allora no problem, in alternativa mi avrebbero aiutato anche solo poche parole per capire come la logistica fosse possibile. Altro problema è legato alla definizione delle protagoniste perché ci fornisci info, ma a mio parere non sono sufficienti e forse questo si correla anche alla questione contesto. Detto questo e attivata la sospensione dell'incredulità (anche se a un livello un po' troppo oltre la norma, considerata la mancanza totale di qualsivoglia elemento di contesto), il racconto mi è piaciuto in quanto estremamente coerente al suo interno e con un percorso corretto nei suoi equilibri. Per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solido e anche brillante.
5) Tagliare le radici, di Gaia Peruzzo
Un racconto molto particolare, perlomeno nei protagonisti che hai scelto. A mio avviso dividere in tre scene abbastanza distinte un 4000 caratteri rischia di rendere il tutto troppo lineare e difficile da trattare. Il risultato è che il finale mi sembra un po' slegato, anche perché introduci la protagonista dopo gli altri due, un bel po' dopo, e questo, a mio avviso, può essere un errore. Il tema è centrato, anche se in modo un po' troppo didascalico, cosa che gli fa perdere punti ai miei occhi. Detto questo, per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solido e discretamente brillante.
6) Always on my mind, di Matteo Calcagni
Ci sono alcune imprecisioni, ma arrivi bene alla chiusa. Occhio che Elvis la sigaretta se l'era già accesa. Ma, soprattutto, l'elemento più problematico è quello legato al padre perché non comunichi al lettore che è sparito nella ricerca, ma che ha lasciato una lettera al figlio invitandolo a proseguire il suo operato. Bando alla scommessa con gli amici, qui avevi già la chiamata all'azione nella ricerca di un padre perduto e, a quel punto, sarabbe stato perfetto. Detto questo, ripeto che mi ha convinto. Per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solido e quasi brillante con davvero pochi interventi da fare per renderlo più coeso e meno problematico.
7) Rex Nemorensis, di Mario Pacchiarotti
Il racconto è narrato davvero bene, ma parte da un presupposto problematico: che il lettore si informi da solo sullla leggenda suggerita dal titolo e non più ripresa nel testa. Di base, ritengo sempre un errore chiedere questo tipo di sforzo al lettore, mi spiego: un conto è fornire un racconto completo che possa o meno lasciare domande, ma che non appaia completamente slegato dalla comprensione del lettore che, a questo punto per sua decisione, può o meno approfondire una volta ultimata la lettura e un altro è imbastire il tutto proprio sulla necessità che il lettore poi vada a informarsi. Detto questo, rilevo come sembra un pelo gratuito anche il fatto che sia lui il discendente (a parte che il guardiano non dovrebbe venire fuori da un combattimento mortale e dunque la prova cui dovrebbe essere sottoposto sarebbe stata ben specifica?). Ma non fraintendere, è stato un piacere leggere e la valutazione è un pollice tendente al positivo in modo brillante anche se non proprio solido per le mancanze di cui ti ho parlato.
8) L’ultima radice, di Jacopo Saba
Dunque, partiamo dall'errore più grossolano: l'utilizzo del termine POTATURA. Direttamente dalla Treccani: In arboricoltura, operazione di asportazione di rami o parte di rami o radici, soprattutto di piante fruttifere e ornamentali, allo scopo di dare o mantenere ad esse una forma prestabilita, di regolarne o migliorarne la produzione dei frutti o di sopprimerne parti invecchiate o malate: Fumigando sui colli i rami verdi della p. (Attilio Bertolucci); la p. delle viti; l’epoca della p.; p. a corona, a piramide, ecc.; p. lunga o corta, povera o ricca, a seconda della lunghezza dei rami e il numero delle gemme che si lasciano; p. invernale o secca, quando si esegue durante il riposo vegetativo; p. estiva o verde, quando si effettua nel periodo vegetativo. Anche, talora, l’insieme dei rami e delle fronde recisi potando: una fascina di potatura. Abbiamo una responsabilità nei confronti della nostra lingua e di sicuro non include l'utilizzo di termini nel contesto errato e qui, purtroppo, ne fai un perno centrale del racconto. Mi stupisce parecchio che ti sia stato segnalato una volta sola.
Detto questo: il racconto è ben scritto, ma a mio parere potevi seminare meglio l'elemento "magico". Nello specifico (e te l'eri pure preparato) era necessaria una ribattuta da parte di Andrea sull'episodio del primo bacio stile "Tu come fai a saperlo, non l'ho mai raccontato a nessuno", una roba così. Si arriva alla chiusa in modo un po' troppo netto, non c'è neppure un vero e proprio momento di saluto finale (che ovviamente Andrea non avrebbe dovuto capire). Per me siamo su un pollice tendente al positivo in modo solido, ma non brillante.
9) Il baule, di Alexandra Fischer
Ti è già stato scritto un po' tutto. Il racconto si legge bene, ma si nota la tua difficoltà a fare entrare il lettore nei tuoi personaggi. Cerco di spiegarmi: arrivi dove vuoi arrivare e lo fai anche discretamente bene pur rimanendo molto sul narrato e con poco contrasto, il problema è che non riesci a delineare la protagonista in partenza facendo capire quali sono le sue problematiche e i suoi bisogni. E questo è un bel problema perché va ad appiattire ulteriormente una storia già prima di conflitto. Come valutazione, direi un pollice tendente verso il positivo, ma non in modo solido e neppure brillante.
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