Finché morte non ci separi

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi sono quattro:
1) I partecipanti dovranno scrivere un racconto a TEMA e postarlo sul forum. Questo GAME il racconto dev'essere dedicato agli zombie.
2) Gli autori leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) I migliori di ogni girone approderanno alla finale.
4) Il vincitore verrà pubblicato nell'antologia curata da Anna Pullia e Francesco Nucera, edita da Gainsworth Publishing.
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Manuel Marinari
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Finché morte non ci separi

Messaggio#1 » domenica 2 febbraio 2025, 23:32

Finché morte non ci separi

di Manuel Marinari

«Marco e Arianna, siete disposti ad amarvi e onorarvi l’un l’altro, in salute e in malattia, per il resto della vostra vita?»
Una volta si diceva finché morte non vi separi, in effetti suonava più lugubre. È un matrimonio, mica un funerale.
Le sorrido, Arianna ricambia e ci rivolgiamo, insieme, al parroco. «Sì.» Una promessa è per sempre.
La mano di Arianna trema così tanto che faccio fatica a infilarle l’anello al dito.
«Marco Ricciardi e Arianna Pinna, io vi dichiaro, marito e moglie. Adesso, può baciare la sposa.»
Uno scroscio di applausi rimbomba nella chiesa e l’organo suona la classica melodia nuziale.
Le labbra di Arianna sono morbide, profumano di vaniglia; i boccoli le cadono sulle clavicole scoperte. Il vestito bianco risalta il colore olivastro della sua pelle.
Ci siamo sposati, non ci credo!
Mi spiace solo che non siano presenti i miei amici e neanche la mia famiglia. Pare che da qualche giorno tutti i trasporti verso la Sardegna siano bloccati. Dicono che sia a causa di un virus molto più letale della pandemia di una decina di anni fa.
Oggi, 30 giugno 2030, è una data che sono sicuro ricorderemo per sempre.

Usciamo dalla chiesa e uno sciame di finissimi chicchi di riso ci investe. Almeno duecento persone si divertono a lanciarcelo in testa. Per la maggior parte sono amici del padre di Arianna, il signor Bastiano Pinna, uno degli imprenditori più ricchi della Sardegna. Anzi, di Porto Cervo, perché ci tiene parecchio a distinguersi con il resto del popolo sardo. Soprattutto con i pastori dell’entroterra.
Aiuto Arianna a togliersi il riso dai capelli e qualcuno mi picchietta la schiena. Un vecchietto si alza gli occhiali da sole sui capelli impomatati color argento rivelando due occhi rosso fuoco. Si tiene la giacca blu, con due dita, dietro la spalla. La camicia bianca è impregnata di sudore e puzza di formaggio ammuffito. Flavio Briatore? Quando le persone famose le vedi in TV, tutte truccate, o sui social, mascherati dai filtri di bellezza, fanno un certo effetto. Dal vivo, beh… non è che siano messi tanto bene!
Da come mi squadra deve avere i raggi X, ecco il perché di quel rosso. «Uè, ragazzo, fai un giro su te stesso, dai.»
Come, scusi?»
«Ho detto, girati, fatti vedere come sei conciato.»
Lo accontento solo perché è amico del padre di Arianna.
«Ascolta una cosa.» Mi appoggia la mano pesante sulla spalla, ha la pelle oleosa. «Ora che sei sposato con la figlia del mio socio, gli abiti te li vieni a comprare nei miei negozi, che sembri uscito da un outlet per barboni. Capito, testina?»
Le guance mi prendono fuoco. Ma che vuole da me?
Sull’altra spalla si appoggia una mano leggera come una piuma. «E dai, Flavio, non importunare mio marito.» Arianna ride, per fortuna è venuta in mio soccorso.
Le ascelle di Briatore puzzano di spazzatura abbandonata sull’asfalto. E ha il coraggio di criticare me?
«Ajò, Flavio, lascia in pace i novelli sposi. Oggi la loro festa è!» Ci raggiunge il padre di Arianna, ci fa l’occhiolino. Anche Bastiano ha gli occhi rossi come peperoni. Ma che si sono fumati?
Si fanno una grassa risata e, come niente fosse, spariscono tra gli invitati. Sembrano strafatti.
Arianna mi abbraccia e mi sussurra all’orecchio. «Non te la prendere, amore. Flavio è un gran burlone, è... fatto così.»
«Fatto sembra fatto…»
«E dai, non fare lo scemo.»
Scoppiamo a ridere.
«Ti amo, Arianna»
«Anche io, Marco.» Sbatte le ciglia «Ti aspetterei sull’altare ogni giorno della mia vita.»

Ci avviciniamo al dolce nuziale, una piramide a cinque strati di mille foglie. Impugno con fatica il manico del coltello, ho la vista annebbiata dal troppo vino. La mano di Arianna si appoggia sopra la mia.
Gli invitati, in cerchio, alzano i calici al cielo. «Viva gli sposi!»
La festa va avanti da ore. È tutto perfetto.
Tranne per quel fetore. Non può essere Briatore, è lontano da me, disteso su un divanetto a bere del vino, con Bastiano e altri uomini d’affari, circondati da un gruppo di modelle. Come fanno a stargli vicino con quel puzzo di ascella che si ritrova? Poi dicono che i soldi non fanno la felicità...
«Vieni, papà!» Grida Arianna. «Tagliamo la torta.»
Bastiano si alza a fatica dal divanetto e barcolla verso di noi. Si fa spazio tra gli invitati per raggiungerci. Non mi pare che abbia un bell’aspetto, ha la pelle del viso quasi grigia. E quegli occhi rossi che sembrano due tizzoni di lava incandescente.
Non sta bene. Per niente.
«Papi, tutto bene?» Arianna mi lascia la mano e corre da lui.
Avrà mica un infarto? Mi affretto verso di loro.
Lui abbassa il capo, il mento appoggiato sul petto. Un filo di bava gli penzola dalla bocca e gli cola sulla cravatta azzurra.
«Papà, che cos’hai?» Arianna trema.
Bastiano non risponde, anzi, borbotta parole incomprensibili, è più un lamento quello che esce dalla sua bocca.
Si accascia sul prato, faccia a terra. Accidenti, che botta!
Una donna urla e tutti gli si fiondano intorno.
Arianna si inginocchia e avvicina l’orecchio alla bocca di suo padre. «Non respira, fate qualcosa!» Due uomini lo voltano supino, gli strappano la camicia e iniziano un massaggio cardiaco.
Dalla bocca di Bastiano esce un getto di sangue che finisce dritto sotto la scollatura del vestito di Arianna. Si porta le mani al viso, le sue urla si propagano per tutto il locale.
«Qualcuno chiami un’ambulanza, cosa state qui a guardare?» Urlo, ma la mia voce è soffocata dall’angoscia che mi preme sul petto. Gli invitati sembrano intontiti, hanno tutti quegli occhi rossi. E poi c’è quel tanfo di marcio nell’aria, sempre più forte.
I due uomini interrompono il massaggio e si allontanano da mio suocero. Si controllano le mani, sono unte, come se il corpo di Bastiano trasudasse grasso, come quando lasci il formaggio fuori al frigo.
«È morto.» Bisbiglia uno dei due, asciugandosi le mani sui pantaloni.
«No! Non è possibile, non può essere morto. Qualcuno faccia qualcosa!» Arianna si accascia sul corpo di suo padre, lo abbraccia e grida, disperata.
Cala il silenzio.
I piedi di Bastiano si muovono. «Visto? Ve lo avevo detto che era vivo!» Le gambe iniziano a tremargli, ma sono movimenti innaturali, convulsi.
«Cahrtnee» Parole incomprensibili sembrano giungere dall’oltretomba.
«Papà è vivo!»
Eppure c’è qualcosa di strano.
Bastiano spalanca gli occhi, i bulbi oculari si sono ingialliti. Ha gli occhi marci!
«Arianna, allontanati subito.» Non faccio in tempo a dirglielo che Bastiano alza il busto da terra e le stringe le mani al collo.
«CAAARNEEE»
Ha gli occhi spiritati, la mascella rigida. È mostruoso e… puzza di morte.
Alcune persone fuggono via, urlano stridule. Altre, invece, cadono a terra, come Bastiano, una dopo l’altra. Il prato è una distesa di corpi.
Ma cosa sta succedendo?
«Marco, aiutami, ti prego!» Arianna sta soffocando, stretta al collo dalle mani di suo padre.
Riesco soltanto a sfiorarle la mano, ma è troppo tardi. Bastiano le morde il collo, le strappa via pezzi di carne maciullata. Il sangue zampilla come una fontana. Poi la getta a terra, come uno fazzoletto usato, imbrattato di sangue.
Arianna piega la testa, ha gli occhi spalancati. Senza vita.
Cristo santo!
Il mio corpo sembra ricoperto da uno strato di ghiaccio. Il terrore mi tiene rigido, non riesco a muovere un dito.
Un conato di vomito mi risale su e rovescio la cena sulle scarpe.
Inizio a tremare e mi rendo conto soltanto adesso di avere il coltello ancora in mano. Finalmente riesco a sbloccarmi e a reagire. Non ci penso due volte e lo pianto in mezzo al petto di Bastiano. La lama lo trapassa, come fosse burro. Dalla carne lacerata non esce sangue, ma un fluido verdastro.
Bastiano si scuote, non sembra provare dolore. Guarda per un attimo il coltello piantato al centro del petto, poi me. «CAAARNEEE»
È ancora vivo, com’è possibile?
Barcolla con le mani protese in avanti. Sembra uno zombi. Un cazzo di zombi!
Indietreggio, con la testa tra le mani.
Le persone a terra sembrano in preda a convulsioni, le gambe tremanti. Si rialzano. Hanno tutti quegli occhi ammuffiti.
«CAARNEEE»
Devo raggiungere l’uscita del locale e fuggire il più lontano possibile. Qui sta succedendo il finimondo.
Un altro mostro mi si para davanti. Briatore mi blocca la via d’uscita. «CAAARNEEEE»
Zoppica. Ha la pelle del viso verdastra e la bava alla bocca. Ecco cos’era quel fetore! I loro corpi si stavano decomponendo.
Non ho più armi ora, cosa posso fare?
Corro verso il tavolo e alzo il vassoio della torta. Cazzo se pesa! Mega farcita di panna, proprio come la voleva Arianna. Briatore ciondola verso di me, dietro di lui Bastiano e un’altra decina di invitati. O quel che rimane di loro.
Si avvicinano, vogliono mangiarmi. «CAARNEEE FREEESCAAA»
Lancio la torta e li prendo in pieno. Cadono uno sopra l’altro. Provano a rialzarsi, ma scivolano sulla panna e finiscono di nuovo a terra.
Corro via, senza voltarmi.
Senza Arianna.

Ho il cuore in gola, il sangue mi ribolle di paura e rabbia. Mi trovo nel parcheggio del Millionaire. Dove sono finiti tutti gli invitati? Non è uscita neanche una macchina da qui.
Devo allontanarmi, e in fretta anche.
Cosa posso fare? Forza, fatti venire un’idea!
Ma certo: la Mercedes di Bastiano! Apro lo sportello e mi metto alla guida. Le chiavi sono già inserite, nessuno si permetterebbe mai di rubare l’auto di mio suocero.
Metto in moto, faccio retromarcia e sbatto il posteriore su una siepe. Ingrano la prima e schiaccio l’acceleratore a tutto gas nel vialetto alberato che porta al cancello d’uscita.
Una donna anziana, in tailleur fuxia, mi si para davanti. «Si tolga di mezzo!»
Inchiodo, le ruote sgommano sulla ghiaia.
Da dietro le siepi del vialetto spuntano altre persone. Sono gli invitati, si mettono davanti al cancello. Cosa stanno facendo?
«CAAARNEEEE» Il coro è rivoltante, posso sentirli a una cinquantina di metri da me.
Vivi o morti, non mi importa, devo salvarmi il culo.
Pronti, partenza, via! Spingo il piede sull’acceleratore e parto a tutta velocità. La vecchia è la prima a essere investita. Saltano tutti in aria come birilli. Sembra di stare alla guida di uno spazzaneve, soltanto che ai bordi della strada si accumulano corpi putrefatti.
Supero il cancello. Ce l’ho fatta! Sono fuori.
L’apocalisse è scesa in terra, Arianna è morta e adesso, non ho la più pallida idea di dove andare.

Le prime luci dell’alba colorano di arancione il cielo. Da quanto sto guidando senza meta?
E come ho fatto ad abbandonare Arianna? E se fosse stata ancora viva? No, è impossibile.
E se anche lei fosse diventata una di quelli? Mi sembra di vivere un incubo.
Il sole si specchia sul cartello della ss131: una strada piena di buche che fa sobbalzare l’auto ogni poche decine di metri. Lo stomaco era già in subbuglio, ma così non gli do tregua.
La spia della riserva di carburante si è accesa da un pezzo, non posso rischiare che l’auto si fermi in mezzo al nulla. Se rimango a secco sono finito.
Ai lati della strada ci sono soltanto campi interminabili e non vedo anima viva… o morta.
Mi si chiudono gli occhi.
Un altro cartello indica un paese nelle vicinanze.
Lula.
Potrei raggiungerlo e chiedere aiuto. Imbocco l’uscita, attraverso paesaggi in collina. L’adrenalina sta scendendo e la stanchezza mi fa socchiudere gli occhi.
Scuoto la testa. Devo restare sveglio.
Un autobus verde percorre la strada. Finalmente, posso chiedere aiu… le palpebre si abbassano e la testa pure. La fronte preme sul volante in pelle della Mercedes. Com’è morbida, anche meglio del mio cuscino...
Un botto. Rumori metallici che stridono.
Buio.

Sbatto le palpebre, la testa mi gira come se fossi sopra una giostra.
Nell’aria c’è ancora quell’odore di formaggio ammuffito.
Sono sdraiato su un letto di paglia, all’interno di un capannone di lamiera, sembrerebbe un fienile. Cosa ci faccio qui?
Devo alzarmi. Piego un braccio per fare leva, ma non si sposta di un centimetro. Ho polsi e caviglie legate. Non possono essere stati gli zombi, a quest’ora avrei la pancia squarciata e le budella srotolate a terra. Allora, chi?
Dalla porta del fienile entra qualcuno. «Ehi, Nicola! Su sposu si è svegliato, finalmente.» Un uomo di bassa statura, dall’accento sardo molto marcato, indossa una camicia a quadri marrone, un gilet e una coppola in testa. Si siede su uno sgabello di legno. Mi fissa.
«Buongiorno! Minca, dormita che hai fatto.» Un altro, più alto, con i baffoni e abbigliamento simile, varca la soglia. Porta con sé una grossa forma di formaggio. Che tanfo! Si siede anche lui di fronte a me. «Casu marzu, ne vuoi?»
«Chi siete? Perché mi avete legato?» Ho il battito accelerato, i muscoli di tutto il corpo intorpiditi. Da quante ore sono sdraiato qui?
«Ajo! Non ti agitare che ora ti raccontiamo.» Quello alto coi baffi sembra il capo qua dentro. «Noi, pastori di Lula siamo. Bertu, quest’uomo qui accanto a me, guidava la corriera mentre andavamo a salvare le persone nel paese qui vicino. Attaccati dagli zombi sono stati. E così, ti abbiamo trovato, in un Mercedes sfasciato contro al muro.»
«Quindi lo sapete anche voi? Li avete visti? Gli zombi hanno ucciso mia...»
Si toglie il cappello e si gratta la pelata. «Eja, tua moglie. Un disco rotto sei. La storia la conosciamo bene. Ti chiami Marco e tuo suocero ha morso ad Arianna. E Briatore… lasciamo stare… Meglio che non dico quello che penso di lui.» Sputa a terra.
«Cosa? Ma per quanto tempo ho dormito?»
«Mischinu, sono due settimane che parli nel sonno!»
«Che cosa?» Faccio per sbattermi la mano in fronte ma le corde sono troppo strette. «Perché mi avete legato? Liberatemi!»
I pastori mi guardano con sospetto.
«Prima di slegarti dobbiamo verificare se anche tu sei uno di loro. Tu che dici, Bertu?»
«Uno di loro?» Sto per vomitare. «Di cosa state parlando?»
Quello più basso si gratta il mento. «Mmh, non so. Ho un’idea, Nicola! Perché non gli facciamo il test che abbiamo fatto allo zio Gratzianu?» Il pastore si segna. «Patre fizzu e ispiritu santu
«Ajo! Bravo Bertu, aspetta che vado a prendere la pecora.» Nicola si alza e esce dal fienile a passo svelto.
Bertu tira fuori un coltellaccio e struscia la lama sui pantaloni di stoffa.
Una gocciolina di sudore cola dalla tempia. E non scende per il caldo afoso che fa qua dentro. Prima gli zombi, adesso i pastori. Perché tutti quanti vogliono uccidermi?
Il pastore taglia in due la forma di formaggio. Decine di vermetti marroni si dimenano all’interno. Bertu se ne mette in bocca un pezzo, poi risponde con la bocca piena. «Conosci il casu marzu
Inarco le sopracciglia. «Non vorrete mica farmelo mangiare?»
Mi scruta, i suoi occhi scuri si fanno arcigni. «Lo sapevo! Lo dicevo a Nicola che eri uno zombi! Preferiresti mangiare la pecora, eh?»
Nicola fa ritorno nel fienile, seguito da un tanfo nauseabondo. Ancora quell’odore di… «Porca eva! Cos’è quel mostro?»
Nicola tiene al guinzaglio una pecora spelacchiata. Ha la pelle piena di bolle, zoppica, le manca una zampa. Un occhio gli penzola dall’orbita, la pelle del muso sembra liquefarsi.
«È una pecora zombi, poverina.»
«Ragazzo, ascolta bene» Nicola tira fuori il coltello. «Lo zio Gratzianu ha rifiutato il formaggio e ha preferito mangiare la zampa marcia della pecora. Ti rendi conto? Chi rifiuterebbe un pezzo di casu marzu? Bertu ha dovuto abbattere lo zio. Mischinu
«Allora, preferisci il formaggio o la pecora?»
Questi sono pazzi. «Avanti, datemi il formaggio e slegatemi.» Mai avrei pensato di mangiare un formaggio con i vermi dentro.
«Ajo! Tutto lo devi mangiare, altrimenti...» Bertu strofina la lama del coltello sui pantaloni.
Non voglio pensare che lo zio Gratzianu sia stato ucciso con quel… «Se lo mangio, mi slegherete?»
«Parola di pastore.»
Bertu si avvicina col coltello verso di me. Strizzo gli occhi e prego.
«Intanto ti slego le mani, così puoi prendere il formaggio. Se lo mangi ti slego anche i piedi.»
Per ora l’ho scampata.
Una bolla sul collo della pecora scoppia. Del pus verde schizza per aria e per poco non finisce sopra il formaggio. Ci mancava la salsa da spalmare sopra!
Ne prendo un pezzo e lo avvicino alla bocca, il verme mi penzola a pochi centimetri dal naso. E pensare che Arianna, in cinque anni di fidanzamento, non è mai riuscita a farmelo assaggiare. Se solo fosse viva, sarebbe fiera di me, adesso.
Lo infilo in bocca, mastico e butto giù. È forte e pungente, quasi piccante e tutto sommato, non è così male.
I pastori tagliano le corde. Sono libero. E vivo.
Adesso resta soltanto una cosa da fare. Una promessa è per sempre.

Dopo aver pranzato con porceddu e pecorino insieme ai pastori di Lula, sono pronto per andarmene da qui.
Esco dal fienile, una ventina di pastori, armati di fucili e grossi coltelli, si sono radunati intorno a un bus verde. Mi avvicino a Nicola e Bertu. «Quindi siete in partenza per la caccia agli zombi?»
«Eja, a Porto Cervo andiamo. Si è sparsa la voce di alcuni turisti in fuga dagli zombi. Li prendiamo e li portiamo al traghetto, in continente torneranno. Vieni con noi? Anche tu a casa potrai tornare.»
«Verrò con voi.» Stringo la mano a Nicola. «Ma mi fermo lì, ho un’ultima cosa da fare.»
«A Porto Cervo solo zombi troverai. Minca, sei pazzo?»
«Me la caverò, non vi preoccupate.»
Un pastore trascina una pecora per le orecchie e grida. «Ne è morta un’altra! Tra non molto si sveglierà zombi. L’unico modo è tagliare via la testa.» Sfila il coltello dalla tasca e sgozza la pecora. Si forma un lago di sangue a terra, è ancora rosso.
Ne ho visto talmente tanto ultimamente, che quasi inizio ad abituarmi.
Ho un’idea! «Avete un pennello?»
Un pastore corre nel fienile e fa ritorno. Intingo il pennello nel sangue e inizio a scrivere sulla carrozzeria verde dell’autobus.
«Ajo, che stai facendo?»
A caratteri cubitali, la grande scritta rosso sangue non passerà inosservata. «Così salverete tante più persone adesso.» Lascio cadere il pennello sulla terra.
Nicola legge la scritta. «ZOMBIBUS» Poi batte le mani, gli altri pastori lo seguono. «Mi piace.»
«Ajo! Montate sopra lo Zombibus che a Porto Cervo Su Sposu portiamo!»
«Tieni, prendi un po' di casu marzu. Avrai bisogno di forze per quello che vorrai fare.» Nicola mi da una pezza di stoffa. Puzza come un cadavere.
Aspetta un po'...
Mi siedo da solo, in fondo al bus. Mi voglio godere il paesaggio. Questo sarà il mio ultimo viaggio.
Apro la pezza. Il tanfo di formaggio invade lo Zombibus e i pastori si voltano, sorridenti. Me lo strofino sulle braccia, sul collo e sotto le ascelle.
Sono sicuro che funzionerà.

Non distolgo lo sguardo finché lo Zombibus non sparisce all’orizzonte.
La piazza della chiesa è piena di zombi che si trascinano. Passo in mezzo a loro, ma non si curano di me. Il puzzo di formaggio si confonde con il loro.
Salgo i gradini della chiesa. Toh, c’è Briatore, accasciato a terra, gli manca pure una gamba. Mi inginocchio davanti a lui e gli sistemo il nodo alla cravatta. Quanto puzza! Mi annusa, ha la faccia deformata, la pelle cadente. Non sembra invogliato a mangiarmi. «Chi è il barbone, adesso?»
La porta della chiesa è spalancata. Dentro c’è un silenzio tombale.
Eccola lì, me lo sentivo. C’era soltanto un posto dove poteva aspettare suo marito. Su Sposu, direbbero i pastori.
Arianna è seduta sugli scalini dell’altare, si regge la testa con la mano. Chissà che non le cada!
Si alza in piedi e barcolla verso di me, il vestito lurido di sangue trascinato a terra. Lascio che si avvicini, mi annusa. Ha il collo smangiato e la pelle piena di pustole verdastre.
Non capisco se puzza più lei di morte o io di formaggio.
Ce lo siamo promessi, in salute e in malattia, finché morte non ci separi. E tecnicamente lei è una non morta. Non potevo abbandonarla sull’altare.
Arianna inclina la testa, mi sorride, ha i denti neri, marciti. Mi ha riconosciuto?
Chiudo gli occhi.
«CAARNEEE»
Per sempre, finché morte non ci separi.


Manuel Marinari

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Manuel Marinari
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Re: Finché morte non ci separi

Messaggio#2 » domenica 2 febbraio 2025, 23:38

Ciao!
Ho inserito gli elementi per i 2 bonus:
- una pecora zombi viva, più una pecora zombi morta
- Flavio Briatore
Manuel Marinari

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Re: Finché morte non ci separi

Messaggio#3 » giovedì 6 febbraio 2025, 5:07

Manuel Marinari ha scritto:Finché morte non ci separi

di Manuel Marinari



Ciao Manuel!
Il tuo è il primo racconto che leggo e non ho ancora termini di paragone.

Allora, iniziamo con quelli che per me sono i "lati negativi". Ovviamente si tratta di mie preferenze, non della verità assoluta.
- Come penso molti altri, se non tutti i partecipanti al contest, amo molto le storie di zombie e tra film e libri ne ho vissute molte. Le mie preferite sono quelle più "scientificamente plausibili", per quanto possibile nel genere, il Manuale per sopravvivere agli zombie lo conosco praticamente a memoria. Il tuo racconto, più che Romero, mi ha ricordato i film di Fulci e altri b-movie di quegli anni, che puntano più alla pancia e allo shock che a creare una situazione realistica. Niente di male, sia chiaro, ma tende un po' a interrompere la mia sospensione dell'incredulità. Mi son goduto le scene splatter (ci torneremo parlando degli aspetti positivi), ma non altrettanto che il suocero e briatore (perché sembra milanese, a proposito?) si stessero già decomponendo da vivi e che pochi momenti dopo la trasformazione avessero già il liquame verde al posto del sangue. Gli occhi rossi sono un buon tocco per indicare il contagio, così come il sembrare ubriachi, ma che già puzzino di cadavere un po' meno.
- Mi sarebbe piaciuto avere un'idea di come inizi il contagio. Sembra portarlo briatore, ma come lo attacca agli altri? Perché non si trasforma lui per primo? Il tempo di incubazione quant'è? Il tuo racconto ha la stessa ambientazione di REC3, una festa di matrimonio, ma lì per esempio viene mostrato che uno degli ospiti è stato morso e anche se all'inizio sta bene la sua condizione peggiora fino alla trasformazione e all'inizio del massacro. Nel tuo racconto, tutto questo mi sembra gestito un po' meno bene. Il più malato sembra essere briatore, ma poi è il suocero il primo a mutare.
- La frase "Pare che da qualche giorno tutti i trasporti verso la Sardegna siano bloccati. Dicono che sia a causa di un virus molto più letale della pandemia di una decina di anni fa." mi sembra un po' troppo generica. Dovrebbe saperne molto di più, se siamo già al punto di bloccare i traghetti. Cioè, se ci fossero gli zombie li vedremmo al tg molto prima di vederli per strada, invece questo è il racconto del giorno 0.
- A questo proposito, non so se debba essere un elemento da tenere in considerazione per la classifica (non credo, penso che al limite verrà sistemato in fase di editing) ma le linee guida dicono "Quello che vogliamo non è un racconto che mostri come è esplosa questa pandemia, ma come ve la state cavando diciamo tra luglio e agosto, quando c’è un caldo boia ecc" e non mi sembra siano state rispettate al 100%
- Il finale lo preannunci due paragrafi prima quando scrivi "una promessa è per sempre". A quel punto è chiaro cosa voglia fare e rende meno intensi gli ultimi paragrafi.
- Ci sono un paio di refusi, niente di grave ma possono essere sistemati

Gli aspetti positivi:
- La nascita dello Zombibus è una buona idea. All'inizio ho pensato che gli si stesse schiantando contro (e mi hai fatto venire in mente che avrei dovuto scrivere il racconto di chi, per sbaglio, distrugge lo Zombibus e azzera le speranze dell'umanità), invece è lui a dargli il nome. Non credo che per dei superstiti la scritta faccia grande differenza, cioè, ci si fionderebbero sopra anche senza, ma è una buona origin story.
- Le scene splatter, come ti accennavo, sono perfettamente in stile b-movie e puntano sul disgusto, sulla puzza e i liquidi schifosi che schizzano dappertutto come è giusto che sia. La pecora è ben descritta, così come il formaggio coi vermi (non so se l'avrei mangiato, quella sì che mi fa schifo come idea, altro che le budella sparse in giro!)
- I pastori sono simpatici e aggiungono una nota comica che, per quanto non rientri al 100% nelle mie corde, mi sembra adatta a una raccolta su uno "Zombibus". Forse li avrei fatti vedere che prendevano dei fucili, se vogliono ripulire l'isola ne avranno bisogno.

Penso sia un buon racconto, che può essere migliorato con qualche aggiustamento.
Bonus animali: sì, le pecore
Bunus personaggio famoso: sì, briatore

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Manuel Marinari
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Re: Finché morte non ci separi

Messaggio#4 » giovedì 6 febbraio 2025, 10:51

Ciao Taylor Blackfyre, grazie per il commento accurato, è pieno di ottimi spunti.
Provo a rispondere punto su punto.
Per quanto riguarda la veridicità sul tema mutazione zombi, come hai notato è un testo molto ironico (il pdv lotta tra la paura della trasformazione zombi e le assurdità delle vicende e i personaggi che si trova di fronte, da Briatore ai pastori). Perciò ho declinato i miei zombi in modo originale, una trasformazione immediata ed effetti lampo. Sul tempo di incubazione: non mi interessava dare una precisione su questo dettaglio, proprio perchè il contest non chiedeva riferimenti su come inizia il contagio e come si sviluppa. Capisco il tuo dubbio a riguardo, diciamo che non ho descritto lo zombi classico, ecco. Quindi per me non è un elemento così importante, per l'economia della storia, far sapere nel dettaglio quanto dura l'incubazione o chi si trasforma per primo. Anche perchè se ci pensi si trasformano entrambi nell'arco di pochi minuti. E poi anche gli altri invitati, uno dopo l'altro.
Briatore milanese? Boh, sinceramente ho provato a scrivere un dialogo in cui si esalti il suo modo di fare da ricco snob.
Sull'arco temporale, era un dubbio che avevo anche io. Quando collocare la storia? Hai ragione, penso si possa facilmente sistemare il tutto in due modi: o anticipare di una settimana il matrimonio (quindi nel giorno indicato dal contest, il 23 giugno: un pò come successe il 7 marzo 2020 con le chiusure per il covid; oppure, a luglio inoltrato, descrivendo come i ricchi vogliano comunque fare la loro vita da ricchi, fregandosene della pandemia e delle restrizioni, con gli zombi che già girano per strada, che ne pensi?). Comunque, non credo sia un problema per le linee guida del contest, perché dopo la sua fuga il personaggio sviene e va in coma per due settimane, quindi siamo in pieno luglio. Ci avevo pensato a questo dettaglio.

Per la frase che anticipa il finale, sì, ci sta di toglierla, se effettivamente spoilera un pò, indebolendo la conclusione. Anche io avevo questo dubbio. Vediamo anche gli altri commenti che dicono. Perchè un pò mi piaceva, ho pensato che dalla scena assurda di lui che si spalma il formaggio, introducesse il finale tragico. Sono curioso di sapere anche altri pareri, perché ci ho pensato parecchio.

Ti ringrazio tanto per i suggerimenti. Ci penserò.
In bocca allo zombi per la tua storia!
Manuel Marinari

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MatteoMantoani
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Re: Finché morte non ci separi

Messaggio#5 » giovedì 6 febbraio 2025, 21:28

Ciao Manuel.
Allora, ho iniziato a leggere il racconto e ho trovato un po' troppo distaccato il tono del protagonista quando gli viene massacrata la moglie nel giorno del matrimonio. Poi sono andato avanti a leggere, e ho capito che hai voluto scrivere una storia dal taglio ironico, dissacrante e comico. I personaggi sopra alle righe, le situazioni esagerate (vedi queste trasformazioni che avvengono in dieci minuti), il geniale uso del casu marzu (sono friulano, ne so qualcosa di cibi tradizionali schifosi), i pastori e la loro pecora zombie.. tutto è bomba! Arrivato al finale surreale non ho potuto che mettermi a sorridere, e a fare una retrospettiva su un racconto che ho letto assolutamente volentieri, che mi ha divertito e intrattenuto. Ci sono buchi di trama, di coerenza interna, i personaggi a volte sono sopra alle righe e si muovono nella vicenda con troppa disinvoltura.. ma capisco che è tutto volto a divertire, perché questi zombie li abbiamo visti in tutte le salse possibili, e l'unico modo per sorbirseli ancora è buttarla sul ridere. Io la vedo così. E.. poi.. Briatore ricoperto di merda è la ciliegina sulla torta, fossi stato al tuo posto ci avrei dato giù ancora di più.
In definitiva: non è un racconto che punta sulla resa emotiva, ma intrattiene proprio perché è dissacrante, ironico, leggero e sopra le righe.
Fossi in te lo intitolerei I Promessi Morsi.. ah no, quella cagata l'hanno scritta già (per davvero, purtroppo).
Alla prossima, e complimenti

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Manuel Marinari
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Re: Finché morte non ci separi

Messaggio#6 » venerdì 7 febbraio 2025, 11:40

MatteoMantoani ha scritto:Ciao Manuel.
Allora, ho iniziato a leggere il racconto e ho trovato un po' troppo distaccato il tono del protagonista quando gli viene massacrata la moglie nel giorno del matrimonio. Poi sono andato avanti a leggere, e ho capito che hai voluto scrivere una storia dal taglio ironico, dissacrante e comico. I personaggi sopra alle righe, le situazioni esagerate (vedi queste trasformazioni che avvengono in dieci minuti), il geniale uso del casu marzu (sono friulano, ne so qualcosa di cibi tradizionali schifosi), i pastori e la loro pecora zombie.. tutto è bomba! Arrivato al finale surreale non ho potuto che mettermi a sorridere, e a fare una retrospettiva su un racconto che ho letto assolutamente volentieri, che mi ha divertito e intrattenuto. Ci sono buchi di trama, di coerenza interna, i personaggi a volte sono sopra alle righe e si muovono nella vicenda con troppa disinvoltura.. ma capisco che è tutto volto a divertire, perché questi zombie li abbiamo visti in tutte le salse possibili, e l'unico modo per sorbirseli ancora è buttarla sul ridere. Io la vedo così. E.. poi.. Briatore ricoperto di merda è la ciliegina sulla torta, fossi stato al tuo posto ci avrei dato giù ancora di più.
In definitiva: non è un racconto che punta sulla resa emotiva, ma intrattiene proprio perché è dissacrante, ironico, leggero e sopra le righe.
Fossi in te lo intitolerei I Promessi Morsi.. ah no, quella cagata l'hanno scritta già (per davvero, purtroppo).
Alla prossima, e complimenti


Ciao Matteo, ti ringrazio.
Sì, ho voluto sperimentare un racconto ironico, in realtà uscendo molto dalla mia zona di comfort. Ti è capitato di leggere qualche mio racconto nei contest mensili e avrai notato che scrivo spesso storie drammatiche o fortemente emotive. Ero anche partito con lo steso mood, ma ho virato su un altro percorso. Ci stava bene delineare il tema zombi in questo modo in effetti.
Non sono sardo, ma conosco molte persone della Sardegna. Ho assaggiato quel formaggio (si, col naso tappato e forse anche con gli occhi chiusi) e appena mi è venuto in mente di ambientarlo li, ci ho infilato i pastori e tutto il resto.
Briatore? Hai ragione, mi sono trattenuto. Ma sai perché? Non avevo mai inserito persone famose contemporanee in una storia e non sapevo quanto avrei potuto spingere. In effetti, si, in una eventuale revisione potrei calcare la mano.
I promessi morsi non lo conosco. Però, si, il titolo calzerebbe a pennello :D
Grazie mille!
Manuel Marinari

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Mauro Bennici
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Re: Finché morte non ci separi

Messaggio#7 » domenica 9 febbraio 2025, 18:16

Ciao Manuel,

L'ironia è stupenda. L'avrei però fatta arrivare subito. Spiego, se leggo la prima parte sembra un racconto zombie alla vecchie e cattiva maniera. Mi metto nel mood e la cosa funziona, anche se con qualche lacuna.

Per esempio, ti hanno appena ucciso la moglie e l'unica reazione d'istinto è una esclamazione di due parole? Il protagonista razionalizza la "follia" troppo presto. Non la porta via? Non prova a medicarla? Sembra che il protagonista sappia già che diventerà uno zombie (come poi giustamente "dice" mentre è in fuga).
"Arianna piega la testa, ha gli occhi spalancati. Senza vita.
Cristo santo!
Il mio corpo sembra ricoperto da uno strato di ghiaccio. Il terrore mi tiene rigido, non riesco a muovere un dito."

Briatore che urla «CAARNEEE FREEESCAAA» come il macellaio di Diablo è un must!

Poi inizia la parte alla Zombieland :D


Rivedrei l'incipit per mettere subito in chiaro il registro.

In bocca al lupo!

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Mauro Bennici
Messaggi: 175

Re: Finché morte non ci separi

Messaggio#8 » domenica 9 febbraio 2025, 18:18

Ciao Manuel,

L'ironia è stupenda. L'avrei però fatta arrivare subito. Spiego, se leggo la prima parte sembra un racconto zombie alla vecchie e cattiva maniera. Mi metto nel mood e la cosa funziona, anche se con qualche lacuna.

Per esempio, ti hanno appena ucciso la moglie e l'unica reazione d'istinto è una esclamazione di due parole? Il protagonista razionalizza la "follia" troppo presto. Non la porta via? Non prova a medicarla? Sembra che il protagonista sappia già che diventerà uno zombie (come poi giustamente "dice" mentre è in fuga).
"Arianna piega la testa, ha gli occhi spalancati. Senza vita.
Cristo santo!
Il mio corpo sembra ricoperto da uno strato di ghiaccio. Il terrore mi tiene rigido, non riesco a muovere un dito."

Briatore che urla «CAARNEEE FREEESCAAA» come il macellaio di Diablo è un must!

Poi inizia la parte alla Zombieland :D


Rivedrei l'incipit per mettere subito in chiaro il registro.

In bocca al lupo!

Riccardo Cauduro
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Re: Finché morte non ci separi

Messaggio#9 » mercoledì 12 febbraio 2025, 20:10

Ciao!

Dunque, ammetto che sono rimasto colpito dall'ironia, decisamente. I racconti zombie mi piacciono in quasi tutte le forme, dal toccante all'ironico, dal macabro psicologico allo splatter esagerato. Questa forma da te utilizzata, personalmente, non è proprio la mia preferita, però la tua scrittura si è rivelata interessante e piacevole, nonostante qualche dettaglio. Il tono ironico è arrivato un po' dopo; siamo partiti da una situazione simile a REC 3 (non so se hai presente), ma quasi più angosciante, arrivando a qualcosa di folle. Questo sottile cambio di stile ha fatto traballare un po' il tutto, però la parte ironica è stata apprezzata, l'hai raccontata bene. Ho apprezzato i dialoghi (anche quelli in sardo e i cliché stessi sulla Sardegna) e i personaggi, anche i loro gesti, odori e comportamenti. La trama, seppur possa trovare una narrazione più ampia, va molto bene per un racconto che si deve esprimere in poche cartelle. Per un attimo ho avuto un dubbio sul bus: mi pareva un po' precoce che ce ne fosse uno già pronto a epidemia iniziata, ma poi mi ha sorpreso l'idea di scrivere "zombiebus" su quello utilizzato dai pastori per salvare lo sposu, e, questo, è stato un elemento narrativo molto interessante e azzeccato! Giudizio positivo e sì a entrambi i bonus.

P.s. : zotico di un Briatore! ( che fa rima con pastore, facci un pensiero ;) )

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Manuel Marinari
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Re: Finché morte non ci separi

Messaggio#10 » giovedì 13 febbraio 2025, 10:12

Mauro Bennici ha scritto:Ciao Manuel,

L'ironia è stupenda. L'avrei però fatta arrivare subito. Spiego, se leggo la prima parte sembra un racconto zombie alla vecchie e cattiva maniera. Mi metto nel mood e la cosa funziona, anche se con qualche lacuna.

Per esempio, ti hanno appena ucciso la moglie e l'unica reazione d'istinto è una esclamazione di due parole? Il protagonista razionalizza la "follia" troppo presto. Non la porta via? Non prova a medicarla? Sembra che il protagonista sappia già che diventerà uno zombie (come poi giustamente "dice" mentre è in fuga).
"Arianna piega la testa, ha gli occhi spalancati. Senza vita.
Cristo santo!
Il mio corpo sembra ricoperto da uno strato di ghiaccio. Il terrore mi tiene rigido, non riesco a muovere un dito."

Briatore che urla «CAARNEEE FREEESCAAA» come il macellaio di Diablo è un must!

Poi inizia la parte alla Zombieland :D


Rivedrei l'incipit per mettere subito in chiaro il registro.

In bocca al lupo!


Ciao Mauro, grazie per il commento. Scusami se rispondo solo ora ma il sito si era piantato e ho smesso di venire a controllare per un pò se fosse ripartito. Sì, sicuramente lavorerò sull'incipit per rendere omogenea la storia. Me lo avete suggerito tutti in effetti.
In bocca allo zombi!
Manuel Marinari

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Manuel Marinari
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Re: Finché morte non ci separi

Messaggio#11 » giovedì 13 febbraio 2025, 10:26

Riccardo Cauduro ha scritto:Ciao!

Dunque, ammetto che sono rimasto colpito dall'ironia, decisamente. I racconti zombie mi piacciono in quasi tutte le forme, dal toccante all'ironico, dal macabro psicologico allo splatter esagerato. Questa forma da te utilizzata, personalmente, non è proprio la mia preferita, però la tua scrittura si è rivelata interessante e piacevole, nonostante qualche dettaglio. Il tono ironico è arrivato un po' dopo; siamo partiti da una situazione simile a REC 3 (non so se hai presente), ma quasi più angosciante, arrivando a qualcosa di folle. Questo sottile cambio di stile ha fatto traballare un po' il tutto, però la parte ironica è stata apprezzata, l'hai raccontata bene. Ho apprezzato i dialoghi (anche quelli in sardo e i cliché stessi sulla Sardegna) e i personaggi, anche i loro gesti, odori e comportamenti. La trama, seppur possa trovare una narrazione più ampia, va molto bene per un racconto che si deve esprimere in poche cartelle. Per un attimo ho avuto un dubbio sul bus: mi pareva un po' precoce che ce ne fosse uno già pronto a epidemia iniziata, ma poi mi ha sorpreso l'idea di scrivere "zombiebus" su quello utilizzato dai pastori per salvare lo sposu, e, questo, è stato un elemento narrativo molto interessante e azzeccato! Giudizio positivo e sì a entrambi i bonus.

P.s. : zotico di un Briatore! ( che fa rima con pastore, facci un pensiero ;) )


Ciao Riccardo, ti ringrazio per il commento e per la classifica. Sono contento ti sia piaciuto. Sì, ho cercato di scrivere qualcosa di originale, un mix di zombi e pastori non credo sia stato mai scritto. O almeno, lo spero :D
No, non conosco Rec3, ma lo andrò a cercare.
L'idea del bus mi è venuta mentre lo scrivevo, ho detto: siamo a inizio pandemia zombi, perchè non immaginare l'origine dello Zombibus? Ed eccolo qua.
Grazie!
Manuel Marinari

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