In caso di apocalisse zombi, prendere la Multipla

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi sono quattro:
1) I partecipanti dovranno scrivere un racconto a TEMA e postarlo sul forum. Questo GAME il racconto dev'essere dedicato agli zombie.
2) Gli autori leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) I migliori di ogni girone approderanno alla finale.
4) Il vincitore verrà pubblicato nell'antologia curata da Anna Pullia e Francesco Nucera, edita da Gainsworth Publishing.
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In caso di apocalisse zombi, prendere la Multipla

Messaggio#1 » domenica 2 febbraio 2025, 23:57

In caso di apocalisse zombi, prendere la Multipla
di Guido Norzi

Riempio la tracolla di scatolette, le ultime rimaste in casa. Le sistemo all’interno della sacca e Mimillo mi azzanna un dito. Trattengo un urlo, a volte fa malissimo.
«Sei pazzo?» Gli accarezzo il cranio spelacchiato, più o meno dove c’era l’altro orecchio. Lui si mette a fare le fusa, che da quando è mezzo zombi sembrano il ronzio di un moscone intrappolato in un lampadario, e si acciambella vicino a una latta di fagioli, di fianco alla mia fionda.
«E bravo Andrea, che non molla il suo gatto morto.» Lucy compare dal corridoio, anche il suo zaino è pieno di scorte.
«Non è morto… È… diverso.»
«Mamma non te l’avrebbe lasciato portare.»
Fuori dalla finestra, mamma si agita in cortile. L’occhio che le è rimasto mi guarda strano, e col fatto che le manca mezza guancia, la sua mandibola scoperta sembra che mi sorrida.
«Secondo me è messa peggio di lui…» La indico col pollice.
Lucy osserva quella cosa che annaspa lì fuori come un burattino scassato e che una volta era la mamma. Annuisce.
«Già. Perché non l’abbiamo finita come abbiamo fatto con la zia?»
«Magari perché la zia era già antipatica da viva…» Papà esce dal bagno e si aggiusta i pantaloni. Ha la barba lunga, a volte sembra più vecchio di quello che è. Appoggia la mano al vetro della finestra, mamma tira una testata cercando di azzannargliela e le partono un po’ di denti e un pezzo di mandibola insieme a uno schizzo marrone che imbratta il vetro e cola giù.
«Addio…» Papà toglie la mano dal vetro e si china sul suo zaino, gonfio di scorte e con due bottiglie d’acqua incastrate nelle tasche esterne.
«Questa volta non la portiamo?» La voce di Lucy suona preoccupata. O forse è ironica.
Papà scuote la testa e guarda fuori. La bava marrone ha percorso tutto il vetro ed è colata sul legno della finestra portandosi dietro un dente di mamma.
«Non vi ricordate che disastro è successo a Pasquetta?»
Lucy sospira, sollevata. Per me andava bene portarcela, ma tanto io sono il più piccolo e a me non chiedono mai niente. E poi a Pasquetta mamma è stata buffissima mentre cercava di trasformare il tizio di quell’altra famiglia nel suo picnic, con papà che non sapeva più come chiedere scusa.
Papà solleva lo zaino, sbuffa, geme e riesce a metterselo a spalle. Macchie scure gli decorano la maglietta in mezzo al petto e sotto le ascelle. L’afa di Ferragosto e lo sforzo non perdonano.
«Perché abbiamo preso tutte le scorte che potevamo?» Alzo la tracolla per far capire a papà quanto pesi e Mimillo si muove dentro. La tengo chiusa con la mano per evitare che la sua testolina marcia esca e cominci la solita discussione.
«Ce l’hai ancora?» Troppo tardi: papà indica la mia borsa. Annuisco.
«Ma è uno stupido gatto morto! Non puoi lasciarlo andare con quelli come lui?»
«Non è morto! È solo…»
«In putrefazione?» Lucy mi guarda col suo sorrisino. Si crede tanto grande, ma, solo perché il bidello si è mangiato la preside e la scuola è chiusa con tutti i prof dentro che cercano di uscire, non vuol dire che non sia soltanto una ragazzina di seconda media. Le mostro la lingua.
«Vabbè, portalo.» Papà si è fatto serio. «Però ricordati che se fosse il caso dovrai lasciarlo.» Annuisco per chiudere la discussione: io Mimillo non lo lascio. «Comunque, dobbiamo essere pronti… Non sappiamo cosa troveremo ed è meglio avere roba per poter sopravvivere per un po’. Avevo letto tempo fa che la situazione era meglio di quello che sembra, che dal governo la esageravano per farci paura… Speriamo.» Papà raccoglie il fucile appoggiato accanto alla porta e controlla che sia carico. Lucy infila la pistola nella tasca davanti dei pantaloncini. Si aggiusta gli spallacci dello zaino passandoci sotto i pollici e facendoli scorrere su e giù. Suda come papà. Se penso al tanfo di fogna che c’è fuori con tutti quegli zombi che marciscono ovunque, la nostra puzza di sudore è quasi piacevole. Io controllo la mia fionda nella borsa, con Mimillo acciambellato sopra.
Usciamo in cortile.
Come previsto, il tanfo di marcio arriva subito a darci il benvenuto: una specie di barriera di caldo putrido ha trasformato l’aria in un budino di cadavere, e ci tocca attraversarlo.
Mamma è nel recinto a sinistra e viene a spiaccicarsi contro la rete. Una parte di poltiglia giallastra che ha nella testa cola a terra da questa parte, con un effetto tipo schiacciapatate. Evito la pozza a terra e seguo gli altri sul vialetto verso il garage in fondo.
Papà alza la saracinesca, che fa un rumore che deve essere più o meno quello di un T-rex che sbadiglia. Entra nell’oscurità e apre la tenda in fondo. La polvere svolazza sui raggi della luce. Il tanfo di cadavere viene sostituito da quello di umido.
Papà appoggia a terra lo zaino e si avvicina alla Multipla coperta dal telo nero. Le appoggia una mano sul cofano, sembra che stia pregando.
«Prendi il telo di là. Togliamolo e aiutami a piegarlo.»
Lucy posa a terra lo zaino e obbedisce. Scoprono la macchina, piegano il telo e lo mettono sullo scaffale di lato, insieme agli attrezzi.
La Multipla sembra nuova, la carrozzeria azzurra luccica, i vetri sono pulitissimi. Da Pasquetta non l’abbiamo più usata.
Papà apre il bagagliaio. Nonna salta fuori come uno scherzo di carnevale e gli vola addosso. Gli si avvinghia come una belva, emette suoni da cane selvaggio. Papà cerca di staccarla. Nonna ha la bocca aperta per morderlo. Papà riesce a tirarle un pugno, la dentiera le salta via. Nonna sembra ancora più arrabbiata e gli morde un braccio.
Un’esplosione fa rimbombare il garage come un enorme gong. Mi tappo al volo le orecchie con le dita. La testa di nonna salta via, il corpo cade a terra. Papà lo scosta coi piedi e si massaggia il braccio. Lucy ha la pistola in mano ancora puntata e fumante. Sta tremando e ho l’impressione che le stiano scendendo delle lacrime.
«Grazie, Lucia.» Papà si tocca il braccio dove nonna l’ha morso. Perché Lucy gli sta puntando la pistola in faccia?
«Brava. Vedo che hai capito bene cosa va fatto.» Le mostra il braccio. «Ma per fortuna le avevo fatto saltare la dentiera. Vedi: uscirà solo un livido a forma di gengive…»
Lucy abbassa la pistola e la rimette in tasca. Si passa una mano sugli occhi per asciugarli e tira su col naso.
Papà controlla il bagagliaio, passa la mano sul velluto nero, guarda la serratura.
«Ma come cavolo ha fatto a entrare…» Toglie da dentro una ciocca di capelli grigi rimasta impigliata in un sedile. «Vabbè, è andata. Caricate le borse.»
Lucy posa il suo zaino in macchina, io dopo di lei. Apro la tracolla, prendo la fionda e me la infilo in tasca. Mimillo apre un occhio, ma fa finta di niente. Gli gratto la testa, un pezzetto di pelle coperta di pelo mi resta attaccata alle unghie. Lui cerca di mordermi ma questa volta sono più veloce io. Chiudo la borsa.
Papà alza il suo zaino da terra, sbuffa e quasi urla, e lo mette nel bagagliaio vicino a quello di Lucy.
«Tranquillo. Non te lo schiaccio, il tuo gatto cadavere.» Papà mi sorride, devo aver fatto una faccia preoccupata.
Aggiusta i bagagli perché stiano dritti e in ordine come piace a lui. Chiude il bagagliaio e fa segno a Lucy. Lei annuisce, prende la pistola e la punta verso la portiera della macchina. Papà appoggia una mano alla maniglia, alza l’altra e mostra il pollice.
L’indice.
Il medio.
Apre di colpo.
Nessuno ci salta addosso.
Lucy abbassa la pistola e la mette via. Davanti al sedile c’è una tanica bianca piena di liquido giallino. Papà la apre, guarda dentro, annusa. L’odore del gasolio arriva fino qua.
«Molto bene. Questa è piena. Il serbatoio l’avevo lasciato pieno pure quello. Direi che per arrivare fino ad Alassio e ritorno ne abbiamo a sufficienza.»
Alassio? Di nuovo in quel posto?
«Non ti va bene Alassio, Andrea?» Devo aver fatto una smorfia e non me ne sono accorto. Annuisco.
«Ma no, va bene, va bene. È che l’ultima volta era già pieno di zombi e l’apocalisse non era nemmeno iniziata… E non c’era manco la spiaggia.»
«Tre anni fa? Ma se avevi quattro anni, cosa vuoi ricordarti? Alassio va benissimo… “La perla della riviera di Ponente”.»
Alzo le spalle. Tanto ha già deciso.

***

Il motore della Multipla è più silenzioso di come lo ricordavo. Il problema sono le buche dell’autostrada Torino-Savona. Da qua davanti non riesco a vedere fino al bagagliaio, spero solo che con tutti questi scossoni Mimillo non esca fuori: se arriva fin qua e si attacca a papà, come minimo finiamo contro il guardrail.
Non stiamo andando tanto veloce, speravo di arrivare al mare per l’ora di pranzo, ma ho paura che ci metteremo più del previsto.
Davanti a noi, un altro cantiere. Papà rallenta.
«Lucia, prepara la pistola. Tu invece stai pronto a metterti giù.» Annuisco. Lucy alza il cane della sua pistola, che fa click.
Passiamo lentissimi in mezzo alle barriere in cemento. Dall’altra parte, tre zombi con la pettorina gialla fosforescente appoggiati a dei cavalletti ci guardano passare. Uno di loro ha una sigaretta in mano. Aspira una boccata e il fumo gli esce dalla schiena. Controllo che papà non mi stia guardando, e alzo il dito medio verso gli operai. Lo zombi con la sigaretta mi punta. Spalanca la bocca, forse urla ma da dentro la macchina non sento niente. Aspettavo che si mettesse a correre per venirci a prendere, invece niente.
Papà inchioda. Un gruppo di zombi con le pettorine gialle e arancioni a brandelli ci impedisce di andare avanti. Ci lanciamo occhiate. Lucy si sporge dietro e passa il fucile a papà. Io metto una pietra sull’elastico della fionda. Ora puzzo anch’io: riconosco il mio sudore quando ho paura.
Da dietro compare lo zombi con la sigaretta, deve essere una specie di capo. Raggiunge il gruppo, spalanca la bocca e urla. Sembra il Tarzan dei vecchi film, mentre gli stanno togliendo un dente senza la puntura. Anche gli altri zombi si mettono a urlare: è un coro terribile, mette i brividi, secondo me è quello che ha sentito Dante arrivato all’Inferno.
Papà posa il fucile. Ci fa segno di tenerci forte. Accelera, fa salire il motore di giri. Mette la marcia. Lascia la frizione: la Multipla sembra uno spartineve lanciato a tutta velocità contro i cadaveri ambulanti. Uno sparti-zombi. Un po’ li schiacciamo, e la macchina ballonzola che in confronto le buche erano uno scherzo. Gli altri li buttiamo giù dal cavalcavia.
Papà urla come un cow boy impazzito. Ci lasciamo il cantiere alle spalle e scoppiamo a ridere. Papà inchioda di nuovo. Mi sporgo, perché non vedo cartelli e macchinari. Difatti, niente cantieri: siamo in coda.
«Che idiota… Come ho fatto a dimenticarmi della Coda?» Papà parla tra sé.
«Che facciamo adesso?» Lucy non stacca gli occhi dalla strada. La fila di macchine sembra infinita.
«Restate qua.» Papà sottolinea le parole con un gesto della mano. Sgancia la cintura, scende dall’auto, prende il fucile e va alla prima macchina ferma davanti a noi. Sbircia dentro da tutti i lati. Guarda verso di noi e fa un’espressione come dire “boh”. Indica la maniglia. Mia sorella annuisce: impugna la pistola, apre il tettuccio della Multipla e punta verso la macchina davanti. Papà alza la mano col pollice su. Mostra l’indice, il medio. Apre la macchina.
Niente.
Lucy rientra dal tettuccio.
«Andiamo anche noi.» Si infila la pistola nei pantaloni.
«Ma papà ha detto—»
«Muoviti.»
Lucy scende dalla macchina e va verso papà. La seguo.
«Sono tutte vuote!» La voce di papà arriva da lontano, almeno una ventina di macchine più avanti. Lucy si mette a correre. Corro anch’io.
«È tutto molto strano…» Papà caccia la testa dentro una Hoppenheimer, una di quelle con il motore elettrico nucleare, quelle che non dovrebbero fermarsi mai. Che però è lì, ferma come un grosso soprammobile.
«Tutto molto strano. Sono tutte vuote, non c’è nessuno, non ci sono cadaveri… Niente zombi. E niente chiavi…» Osserva il serpente di macchine che arriva fino all’orizzonte.
«Come ne usciamo?» Mia sorella sbircia dentro l’ultima macchina che papà ha aperto. «Con la Multipla di sicuro non passiamo.»
«Se abbiamo fortuna, corsia di emergenza fino a Ceva e da lì la statale. Mancano forse cinque chilometri.»
«La statale?» Lucy lo guarda come se avesse bestemmiato davanti al Papa. «Ma sei serio? Ci sono i Pirati!»
«Forte!» Lucy mi lancia un’occhiataccia.
Papà scoppia a ridere. «E questa dove l’hai sentita?»
«La signora Cerrino…»
«Buona quella, una vecchia pettegola.»
Lucy scuote la testa. «Suo nipote… È poliziotto. L’ha raccontato lui. “State lontano da Nucetto”. Testuali parole.»
Papà fissa Lucy. «Risaliamo in macchina e proviamoci.»

***

Usciamo dall’autostrada a Ceva.
Papà parcheggia. «Pronti?»
«Ma non hai detto che ai Pirati non ci credi?» Lucy guarda fuori dal vetro, davanti, dove la strada sale per infilarsi tra le colline che arrivano a Garessio.
«Sempre essere pronti al peggio. Tieni la pistola a portata. Tu pronto a nasconderti, e occhio al gatto morto, se ci tieni.»
Annuisco. La mia borsa è nascosta dai loro zaini, ma Mimillo non dovrebbe aver problemi, visto che tanto non può nemmeno soffocare. Accarezzo la fionda sotto la coscia destra. Se ci attaccano, risponderò. Io non mi nascondo.
«Partiamo.» Papà porta la Multipla in strada e ci incamminiamo.
Un clacson alle nostre spalle, lontano, in avvicinamento. Mi giro: sulla strada si sta alzando un polverone da cui sembra emergere il muso di un camion. Non credevo che sarebbero arrivati così presto. Stringo il manico della fionda.
Non è un camion. È un bus. Una specie di vecchia corriera grigia. Papà studia la situazione dallo specchietto. Rallenta.
«Tenetevi.» Parte a razzo per le curve, balliamo come su un ottovolante fatto in casa. I bagagli dietro si agitano: Mimillo non può soffocare, ma essere schiacciato sì. Speriamo bene.
Lucy ha la pistola in mano e si gira indietro. Il bus ci insegue. Il suo clacson bitonale sembra una specie di urlo di battaglia. E va veloce. Molto veloce, è sempre più vicino.
Papà inchioda. «È troppo pericoloso andare così veloce. Affrontiamoli.» Parcheggia a fianco alla strada.
Il bus ci supera. È un vecchio pullman grigio, ha i finestrini rotti sostituiti da assi di legno. Una grossa scritta sul fianco fatta a vernice bianca dice: “Zombibus”.
Zombibus? La nonna me ne parlava sempre, ma nei suoi racconti era un bus bello, che porta in salvo i sopravvissuti. Questo sembra più che altro un bus-zombi.
Il bus si ferma davanti a noi. La polvere scende. Papà carica il fucile.
«Non facciamoci ingannare. Non può essere il vero Zombibus, ammesso che esista.»
«Quello dovrebbe essere verde… E nuovo.» Lucy alza il cane della pistola. Click.
«Come diceva la nonna…»
Metto una pietra nell’elastico della fionda. Papà mi sorride.
Uno sbuffo e la porta del bus si apre.
Papà apre il tettuccio e fa segno a Lucy di appostarsi lì e puntare al bus. Lei annuisce, si alza in piedi, mette fuori dalla macchina testa e spalle e punta la pistola verso il pullman.
Papà mi fa segno di abbassarmi davanti al sedile. Io gli faccio un no esagerato con la testa. Papà aggrotta le sopracciglia e mi lancia un’occhiata severa. Io non mollo. Gli mostro la fionda carica.
«Stai almeno pronto a scappare via correndo più veloce che puoi.» Parla così piano che forse gli ho solo letto le labbra.
Annuisco. Mimo “non preoccuparti” sorride a mezza bocca.
Fa un sospiro. Appoggia una mano alla maniglia e apre la portiera. Scende e la richiude.
«Chi c’è sul bus?» La voce forte di papà mi arriva dal tettuccio aperto. Nessuna risposta.
Papà avanza lungo il fianco del pullman, verso la porta aperta.
«Chi c’è sul bus?!»
Ancora nessuna risposta.
Arriva davanti alla porta e punta il fucile dentro. Ma lo abbassa subito, lo appoggia per terra e mette le mani lungo i fianchi. Io e Lucy ci scambiamo uno sguardo.
«Lucy! Abbassa la pistola!» Papà non stacca gli occhi dal pullman. «Venite qua anche voi!»
«Cosa facciamo? La situazione non mi piace…»
«Papà ha detto di andare… Ha detto solo a te di mettere giù la pistola… Io la fionda me la porto…» Sistemo la fionda nella tasca dietro dei pantaloni e mi metto nella tasca davanti tre delle pietre che ho portato.
Scendiamo dalla Multipla e andiamo alla porta del bus.
«Oh, benvenuti anche a voi!» Un tizio con una benda su un occhio e una grossa pistola puntata verso papà è al posto di guida. «Immagino che lui sia vostro padre, giusto?»
Stringo la mano a Lucy.
«Ah, questa?» Si indica la benda. «Potrei raccontarvi che ho perso l’occhio in mille modi, ma ho solo la benda per fare scena, visto che ci chiamano Pirati… Un po’ di spettacolo non guasta.» Il tizio ride. Conosco la sua voce, l’ho sentita in tv mille volte, quando ancora funzionava.
Il pirata si alza dal posto di guida, si avvicina e si accarezza la lunga barba bianca legata in una treccia. Allontana il fucile di papà con un calcio.
«Ora fatemi vedere il vostro bagaglio.» Usa la pistola per indicarci la direzione. «E non fate i furbi, perché i miei uomini hanno i fucili puntati su di voi.» Indica le assi che tappano le finestre del pullman, da cui sono comparse le canne di una decina di fucili.
Lucy avvicina la bocca al mio orecchio. «Ho già sentito la sua voce… Penso sia un vecchio doppiatore…»
«Sì, sono vecchio ma ci sento bene. E nella mia vita precedente ho dato la voce persino a George Clooney. Ora potete chiamarmi Capitan Barbatreccia. Suona bene, no?»
Ci fermiamo davanti al bagagliaio della Multipla.
«Aprite e scaricate, che non ho nessuna intenzione di faticare.»
Papà apre il portellone e tira giù il suo zaino, e così Lucy. Barbatreccia apre quello di papà e rovista tra scatolame e pacchi di cibo.
«Molto bene, molto bene… Adesso vediamo questo.» Apre lo zaino di Lucy e fruga anche lì.
«Ottimo, ottimo. E quella sacca?» Indica la mia.
Mi si annoda lo stomaco. Vado alla tracolla e la chiudo con la mano, non voglio che Mimillo muoia una seconda volta. «Preferisco che non ci guardi…»
«Bene, bene. Sembra interessante… Spostati, ragazzino!» Mi punta la pistola in faccia e mi fa cenno di indietreggiare. Trattengo il respiro. Lui infila la canna nella sacca per scostare i lembi e caccia la mano dentro. Diventa rosso e sgrana gli occhi.
«Cristo santo, che male!» Ritrae la mano dalla tracolla e attaccato c’è Mimillo che gli tiene il pollice stretto tra i denti. «Toglietemi sto mostro di dosso!» Comincia ad agitare la mano cercando di staccarsi Mimillo. «Cristo! Cristo! Non si stacca!» Si ferma, punta la pistola verso Mimillo.
«No!» Mi butto per impedirgli di sparare, ma papà mi blocca stringendomi un polso.
Barbatreccia spara verso Mimillo, ma lui è più veloce e gli si arrampica lungo il braccio. La mano di Barbatreccia vola sotto la macchina con una scia di sangue.
Lui casca per terra: Mimillo gli sta riducendo la faccia a una specie di ragù.
«Cristo! Cristo!» Barbatreccia non sa più dire altro. Punta la pistola a Mimillo, che gli sta staccando l’occhio senza benda, e spara. La pistola gli cade. La sua faccia è una pozza di sangue informe. Mimillo scappa via con il suo occhio tra i denti.
«Mimillo!» Vorrei rincorrerlo, ma papà mi trattiene.
«Lascialo libero.»
Mi viene da piangere. Era il gatto che mi aveva regalato mamma. Almeno so che non può morire. Non di nuovo.
Lucy recupera la pistola e va verso il pullman. «Perché nessuno dei suoi uomini si è fatto vivo? Ve lo dico io, non c’è nessun altro…» Mia sorella sale sul bus. Da una delle finestre si staccano le assi e ricompare Lucy con in mano un pezzo di tubo nero. «Ecco i fucili dei suoi uom—»
Un clacson bitonale arriva da dietro la curva.
Papà corre verso il bus. «Vieni con me!»
Lo seguo. Lui recupera il fucile, entra nel pullman, sfonda le assi di un’altra finestra e la usa come feritoia: punta il fucile in direzione del rumore. Lucy fa altrettanto. Io carico una pietra nella fionda e cerco di sbirciare fuori.
Ancora la bitonale, adesso è più vicina.
Da dietro la curva compare un grosso pullman verde, che sembra nuovo di zecca. Si avvicina a noi, sul fianco la scritta “Zombibus” è stampata con dei caratteri neri tutti arrotondati. Noi tre ci guardiamo e abbassiamo le armi.
Nonna aveva ragione.
Ultima modifica di GuidoNorzi il domenica 2 febbraio 2025, 23:59, modificato 1 volta in totale.



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Re: In caso di apocalisse zombi, prendere la Multipla

Messaggio#2 » domenica 2 febbraio 2025, 23:58

Ciao. Punto a tutti e due i bonus.

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Re: In caso di apocalisse zombi, prendere la Multipla

Messaggio#3 » martedì 4 febbraio 2025, 20:02

Ciao Guido. Il racconto mi è piaciuto. È scritto bene, hai utilizzato la giusta dose di ironia che caratterizza molto il contesto tragicomico in cui si svolge la storia. È interessante come hai deciso di declinare la normalizzazione della vita nell’invasione/pandemia zombi. Mi riferisco ai riferimenti della mamma il giorno di pasquetta quando l’hanno portata con loro e con il rischio che si mangiasse altre persone, oppure al gattino che il protagonista non rinuncia a portarlo con sé.
Il racconto utilizzando il pdv del bambino è fatto bene.
Ti lascio alcune considerazioni che secondo me possono migliorare il racconto (che è già davvero molto buono)

“Gli accarezzo il cranio spelacchiato, più o meno dove c’era l’altro orecchio”
io toglierei “l’altro”. Mostri la scena bene e fai riferimento a un orecchio solo, quindi non serve. Si capisce

“Uno di loro ha una sigaretta in mano. Aspira una boccata e il fumo gli esce dalla schiena.”
Anche questa potresti migliorarla con poco. In che senso esce dalla schiena il fumo? Scritta così sembra tipo effetto evaporazione. Potresti dire che esce da un foro sulla pettorina arancione/schiena, o da uno squarcio. E puoi inserire un pensiero del pdv, tipo che si immagina che un altro operaio zombi gli avesse piantato un piccone sulla schiena che gli ha perforato un polmone. Te la butto lì. È bello se quel pensiero fa immaginare la scena demenziale al lettore.

Ho notato che dopo i punti di sospensione utilizzi la maiuscola, credo che ci vada la minuscola. Ma non sono sicuro che sia una regola, l’ho letto da qualche parte e anche io la utilizzo, come forma.

“La polvere svolazza sui raggi di sole”. In realtà, sono i raggi di sole che illuminano la polvere, dando l’effetto luminoso dello svolazzamento.

Infine, ti suggerirei di marcare di più il motivo del loro viaggio, che, oltre al titolo, non mi pare di aver trovato riferimenti. Il racconto è lungo, ci sta che mi sia sfuggito. Potresti utilizzare il buon gancio che hai inserito: “Perché prendiamo tutte le scorte?”. Potresti inserire un dialogo in risposta del padre. Se me lo son perso, chiedo scusa.

Per quanto riguarda i bonus, l’animale ovviamente c’è. Sul personaggio famoso, nì. Appare George Clooney come citazione. Mentre il doppiatore della sua voce, non so quanto sia famoso. Cioè, sicuramente è famosa la voce.
Detto ciò, questo non sarà per me elemento di valutazione negativa.

Bel racconto, complimenti.
Manuel Marinari

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Re: In caso di apocalisse zombi, prendere la Multipla

Messaggio#4 » mercoledì 5 febbraio 2025, 9:24

Grazie. Sono contento che ti sia piaciuto. Terrò buoni i tuoi commenti. Per quanto riguarda il personaggio famoso, mi sembrava stucchevole citarlo per nome e cognome, anche perchè è nettamente più famosa la sua voce. Poi in realtà è un bravissimo attore, protagonista di Boris per esempio (Renè Ferretti, il regista), e sarebbe perfetto per la parte se il mio racconto fosse un film.

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Re: In caso di apocalisse zombi, prendere la Multipla

Messaggio#5 » mercoledì 5 febbraio 2025, 9:35

Mi piace la tua apocalisse zombie, mi piacciono le routine della famiglia, mi piacciono i fake-out con il morso del gatto (che quindi, alla fine, non è contagioso per gli umani, a meno che il finale non sia molto più grigio di quanto pensassi) e la gengivata della nonna.
Il tono è efficace e restituisce molto bene la ricostruzione di una quotidianità imperfetta in circostanze impossibili.
Non mi sarebbe dispiaciuto un po' più foreshadowing sui Pirati ancora prima, anche se capisco che sia difficile strizzarcelo dentro in modo organico entro i limiti di caratteri dati.
La voce di “Barbatreccia” funziona molto bene con il tono del racconto e il ruolo del personaggio al suo interno, non riuscivo a leggere senza immaginarla. Ottima scelta di celebrità da inserire, insomma, mi hai fatto avere un autentico momento fangirl.
Devo dire la verità: nell'abisso della mia tamarra ignoranza, volevo vedere più azioni epiche, fantozziane o epico-fantozziane incentrate direttamente sulla Multipla. Mi rendo conto che avrebbe deviato tono più verso Zombieland o Shaun of the Dead a seconda dell'esecuzione, ma forse ne sarebbe valsa la pena.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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Re: In caso di apocalisse zombi, prendere la Multipla

Messaggio#6 » mercoledì 5 febbraio 2025, 15:51

Ciao! :)
è il secondo racconto che leggo con un gattino zombi, e adoro tantissimo ahahah
Devo dire che questo racconto mi è piaciuto molto, grazie anche all’umorismo che compare a tratti (quando è sbucata la nonna dalla macchina sono morta ahahaha) e per lo stile pulito e un’ottima scrittura., anche se alcune volte avrei riscritto le frasi in modo meno confusionario. In alcuni tratti ho dovuto rileggere per capire le dinamiche.
La cosa che mi è piaciuta di meno sono solo le scene d’azione a elenco, forse avrei preferito più scorrevolezza, ma questo è un problemino a cui rincorro anche io, soprattutto quando si scrive in modo così immersivo. Quella che mi è piaciuta di più, oltre l’ironia che ci stava nel contesto, è aver reso parte della vita quotidiana gli zombi con la madre, la nonna etc però diciamo che non ho ben capito la freddezza con cui i personaggi interagiscono con loro. Cioè, a meno che la nonna non sia stata un parente a cui erano legati, non capisco come mai sparargli non abbia portato a uno shock oltre che lacrimucce. Questa cosa mi ha lasciata un po’ così.
Si capisce bene dove è ambientato, anche le dinamiche familiari, e devo dire che questa famiglia mi è piaciuta tanto. Avrei letto volentieri un libro intero su di loro - e io in una storie di zombie cerco originalità, perché mi sembrano tutte trite e ritrite, e invece questa anche se classica ha davvero un bello stile.
Avrei preferito qualche accenno in più alla leggenda e ai Pirati anche all’inizio, perché li butti lì così senza tante spiegazioni, e secondo me era interessante da approfondire. Ma capisco il limite di caratteri.
Per i bonus sicuramente c’è il gatto, anche se come per l’altro racconto non capisco perché si comporti diversamente dagli altri zombi (non è contagioso?), ma non so se senza nome vale comunque l’apparizione del nome famoso. Diciamo che io te la potrei abbonare, perché comunque compare e dai modo di capire di chi stai parlando.
Bel lavoro!

Messaggi: 20

Re: In caso di apocalisse zombi, prendere la Multipla

Messaggio#7 » sabato 8 febbraio 2025, 10:47

Grazie a tutti. Sono contento che vi sia piaciuto. Le critiche sono giuste, e sono cose che in realtà ho ben presente e che sono dovute soprattutto ai limiti imposti di lunghezza...

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Re: In caso di apocalisse zombi, prendere la Multipla

Messaggio#8 » lunedì 10 febbraio 2025, 0:43

Ciao Guido,
Anche a te Benvenuto nell'Arena!
Il tuo racconto era cominciato in maniera discreta con la descrizione della famiglia che parte, ma poi a mio avviso si è perso lungo la strada. Ho apprezzato la scena della madre e come hai descritto i vari zombie, ma il resto non mi ha convinto. La caratterizzazione dei tre personaggi principali è discreta, ma poteva essere più precisa. La storia è una lunga sequenza di azioni meccaniche che non aggiungono molto al racconto, la motivazione del loro viaggio non è chiara e anche l'attenzione che dovrebbero avere: immagino che in un'apocalisse prendere un'autostrada sarebbe da evitare assolutamente per il potenziale pericolo.
Il registro generale è un po' incerto, non si capisce se nelle tue intenzioni volesse essere ironico, come sembra a tratti, o più drammatico.
Per ciò che riguarda tema è bonus, non ho capito chi fosse il personaggio famoso, e l'apparizione dei bus sembra un po' fuori dal contesto.
In sintesi, una prova migliorabile con qualche punto interessante.

Messaggi: 549

Re: In caso di apocalisse zombi, prendere la Multipla

Messaggio#9 » lunedì 10 febbraio 2025, 0:43

Ciao Guido,
Anche a te Benvenuto nell'Arena!
Il tuo racconto era cominciato in maniera discreta con la descrizione della famiglia che parte, ma poi a mio avviso si è perso lungo la strada. Ho apprezzato la scena della madre e come hai descritto i vari zombie, ma il resto non mi ha convinto. La caratterizzazione dei tre personaggi principali è discreta, ma poteva essere più precisa. La storia è una lunga sequenza di azioni meccaniche che non aggiungono molto al racconto, la motivazione del loro viaggio non è chiara e anche l'attenzione che dovrebbero avere: immagino che in un'apocalisse prendere un'autostrada sarebbe da evitare assolutamente per il potenziale pericolo.
Il registro generale è un po' incerto, non si capisce se nelle tue intenzioni volesse essere ironico, come sembra a tratti, o più drammatico.
Per ciò che riguarda tema è bonus, non ho capito chi fosse il personaggio famoso, e l'apparizione dei bus sembra un po' fuori dal contesto.
In sintesi, una prova migliorabile con qualche punto interessante.

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