Chi soffre in silenzio
- MatteoMantoani
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Chi soffre in silenzio
Raggiungo il capanno usato dai cacciatori per appostarsi nel bosco. Una brandina logora sta vicino a un tavolaccio che sorregge una cassa di birre vuote, una piccola stufa spenta rigurgita cenere e carbone. Dalla finestra si vedono le conifere e i castagni le cui foglie secche imbrattano il terreno, una spolverata di neve copre le fronde più alte, mentre a terra il nevischio lascia spazio a umida fanghiglia.
Mi siedo nella branda, tolgo dallo zaino la fiaschetta di grappa e il libro dei riti. I boscaioli hanno accennato a fumi iridescenti che la notte penetravano nelle loro capanne seminando il terrore e il sindaco mi ha raccontato qualche strana leggenda contadina, ma invece di ascoltarlo ho preferito studiare i trofei di caccia appesi alle pareti di casa sua: teste di cinghiale, barbagianni impagliati e pelli di ermellino. Alla fine non mi interessano le leggende locali, che fanno riferimento agli spiriti del mondo antico, mentre in questo bosco vivono forze più giovani e subdole.
Prendo un sorso di grappa, conscio che sarà l’ultimo conforto in vista delle notti d’inverno in questa catapecchia solitaria. Sospiro, una nuvoletta di vapore si forma di fronte al mio viso. Sì, accenderò il fuoco e mi butterò su questa brandina puzzolente, poi stanotte vedremo cosa accadrà.
Apro gli occhi e guardo le lancette fosforescenti del mio orologio da polso: le due del mattino. Il bosco è illuminato dalla luna piena, non si sente nemmeno il verso di una civetta insonne. Sul terreno sotto ai pini, una fitta nebbia luccica e si espande a vista d’occhio verso il capanno dei cacciatori.
Bene, deve essere la sostanza di cui mi parlavano i boscaioli atterriti. Con mano ferma apro il libro dei riti e accendo una candela, il cerchio di protezione tracciato sulla pagina reca la formula in latino, la biascico in silenzio e lascio che la tenue luce della fiammella si colori di verde.
La nebbia passa sotto la porta, sottile come un lenzuolo, un fumo denso e luccicante si palesa di fronte a me. I contorni si fanno nitidi: un groviglio di corpi di bestioline intrecciate le une sulle altre si contorce, decine di fauci sibilano all’unisono.
Il mio cuore batte forte: non è un demone moderno, ma un antichissimo spirito del bosco. Finché la fiammella brucia non potrà farmi del male, ma devo stare attento: se sto nel bosco sono in suo potere. Le teste di ermellino, donnola e faina hanno gli occhi di un rosso acceso come sangue infuocato, attendo paziente, la luna viene oscurata da una nuvola di passaggio e nel capanno rimane solo il lume verde della mia candela.
Lo spirito smette di minacciarmi, mi fissa con le sue teste ferine e rimane immobile, alzo il mento in cenno di sfida: «Perché perseguiti la gente del posto?» Il groviglio di corpi si dissolve in una manciata di polvere iridescente e assume una nuova forma.
La luce verde illumina il manto bianco di una volpe delle nevi. Le sue zampette si muovono sulle assi marce senza far rumore, i suoi occhi gialli sono come fari accesi. Tendo la mano, sfioro la coda dal manto soffice: il vapore mi penetra la carne e mi colpisce le ossa con un freddo glaciale. La bestiola emette un verso lugubre, scorgo il contorno della tagliola attaccata alla zampa posteriore. Con le dita intirizzite, allargo le maglie della trappola e libero la volpe, ma appena alzo lo sguardo lei è svanita.
Esco dal capanno e mi dirigo nel bosco silenzioso. I pini e i larici coperti di neve sono come le sentinelle di un regno segreto. La mia candela verde mi protegge, seguo una traccia luminosa che mi guida in mezzo agli alberi in una strada non battuta da alcun sentiero. Giungo presto a una radura: tronchi ammassati giacciono in attesa di essere portati via, gli attrezzi dei boscaioli sono abbandonati alla rinfusa in mezzo ai ceppi che spuntano dal terreno come dita scheletriche.
Faccio una piccola buca per terra scansando gli aghi di pino, ci spingo dentro un piccolo teschio di topo su cui ho tracciato il segno della vita con un cuneo.
Recito la formula, sospiro col cuore in gola e attendo.
Le dita della nebbia si chiudono attorno alla radura e compaiono gli spiriti degli animali morti: donnole senza pelliccia, cinghiali senza testa, civette senza piume né occhi, cervi senza palco e daini scorticati il cui sangue fluorescente gocciola tra i muschi.
Mi fissano con orbite vuote. Alla persecuzione dell’uomo hanno risposto col terrore puro, alla sua violenza con la cieca follia di chi si sente braccato.
Un'orsa ha il ventre aperto a rivelare dei feti che pendono come grappoli d’uva, figli che mai nasceranno. Mi fissa con occhi immensamente tristi, come per chiedermi il perché di tanto odio.
Sospiro e mi inginocchio sul terreno ghiacciato. Piango per loro e chiudo gli occhi.
La volpe mi lecca le guance, la sua saliva è come ghiaccio.
Apro gli occhi, sono solo, lo spirito mi ha risparmiato.
Torno alla capanna.
Il sindaco mi ha pagato per esorcizzare questo bosco e renderlo di nuovo fruttuoso per caccia e legname. Domani gli restituirò il denaro.
Mi siedo nella branda, tolgo dallo zaino la fiaschetta di grappa e il libro dei riti. I boscaioli hanno accennato a fumi iridescenti che la notte penetravano nelle loro capanne seminando il terrore e il sindaco mi ha raccontato qualche strana leggenda contadina, ma invece di ascoltarlo ho preferito studiare i trofei di caccia appesi alle pareti di casa sua: teste di cinghiale, barbagianni impagliati e pelli di ermellino. Alla fine non mi interessano le leggende locali, che fanno riferimento agli spiriti del mondo antico, mentre in questo bosco vivono forze più giovani e subdole.
Prendo un sorso di grappa, conscio che sarà l’ultimo conforto in vista delle notti d’inverno in questa catapecchia solitaria. Sospiro, una nuvoletta di vapore si forma di fronte al mio viso. Sì, accenderò il fuoco e mi butterò su questa brandina puzzolente, poi stanotte vedremo cosa accadrà.
Apro gli occhi e guardo le lancette fosforescenti del mio orologio da polso: le due del mattino. Il bosco è illuminato dalla luna piena, non si sente nemmeno il verso di una civetta insonne. Sul terreno sotto ai pini, una fitta nebbia luccica e si espande a vista d’occhio verso il capanno dei cacciatori.
Bene, deve essere la sostanza di cui mi parlavano i boscaioli atterriti. Con mano ferma apro il libro dei riti e accendo una candela, il cerchio di protezione tracciato sulla pagina reca la formula in latino, la biascico in silenzio e lascio che la tenue luce della fiammella si colori di verde.
La nebbia passa sotto la porta, sottile come un lenzuolo, un fumo denso e luccicante si palesa di fronte a me. I contorni si fanno nitidi: un groviglio di corpi di bestioline intrecciate le une sulle altre si contorce, decine di fauci sibilano all’unisono.
Il mio cuore batte forte: non è un demone moderno, ma un antichissimo spirito del bosco. Finché la fiammella brucia non potrà farmi del male, ma devo stare attento: se sto nel bosco sono in suo potere. Le teste di ermellino, donnola e faina hanno gli occhi di un rosso acceso come sangue infuocato, attendo paziente, la luna viene oscurata da una nuvola di passaggio e nel capanno rimane solo il lume verde della mia candela.
Lo spirito smette di minacciarmi, mi fissa con le sue teste ferine e rimane immobile, alzo il mento in cenno di sfida: «Perché perseguiti la gente del posto?» Il groviglio di corpi si dissolve in una manciata di polvere iridescente e assume una nuova forma.
La luce verde illumina il manto bianco di una volpe delle nevi. Le sue zampette si muovono sulle assi marce senza far rumore, i suoi occhi gialli sono come fari accesi. Tendo la mano, sfioro la coda dal manto soffice: il vapore mi penetra la carne e mi colpisce le ossa con un freddo glaciale. La bestiola emette un verso lugubre, scorgo il contorno della tagliola attaccata alla zampa posteriore. Con le dita intirizzite, allargo le maglie della trappola e libero la volpe, ma appena alzo lo sguardo lei è svanita.
Esco dal capanno e mi dirigo nel bosco silenzioso. I pini e i larici coperti di neve sono come le sentinelle di un regno segreto. La mia candela verde mi protegge, seguo una traccia luminosa che mi guida in mezzo agli alberi in una strada non battuta da alcun sentiero. Giungo presto a una radura: tronchi ammassati giacciono in attesa di essere portati via, gli attrezzi dei boscaioli sono abbandonati alla rinfusa in mezzo ai ceppi che spuntano dal terreno come dita scheletriche.
Faccio una piccola buca per terra scansando gli aghi di pino, ci spingo dentro un piccolo teschio di topo su cui ho tracciato il segno della vita con un cuneo.
Recito la formula, sospiro col cuore in gola e attendo.
Le dita della nebbia si chiudono attorno alla radura e compaiono gli spiriti degli animali morti: donnole senza pelliccia, cinghiali senza testa, civette senza piume né occhi, cervi senza palco e daini scorticati il cui sangue fluorescente gocciola tra i muschi.
Mi fissano con orbite vuote. Alla persecuzione dell’uomo hanno risposto col terrore puro, alla sua violenza con la cieca follia di chi si sente braccato.
Un'orsa ha il ventre aperto a rivelare dei feti che pendono come grappoli d’uva, figli che mai nasceranno. Mi fissa con occhi immensamente tristi, come per chiedermi il perché di tanto odio.
Sospiro e mi inginocchio sul terreno ghiacciato. Piango per loro e chiudo gli occhi.
La volpe mi lecca le guance, la sua saliva è come ghiaccio.
Apro gli occhi, sono solo, lo spirito mi ha risparmiato.
Torno alla capanna.
Il sindaco mi ha pagato per esorcizzare questo bosco e renderlo di nuovo fruttuoso per caccia e legname. Domani gli restituirò il denaro.
Ultima modifica di MatteoMantoani il lunedì 17 marzo 2025, 23:48, modificato 4 volte in totale.
Re: Chi soffre in silenzio
Ecco il leader del Rank d'Era: ciao Matteo! Tutto ok con caratteri e tempo, buona STEFANIA TONIOLO EDITION!
- MatteoMantoani
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Re: Chi soffre in silenzio
antico ha scritto:Ecco il leader del Rank d'Era: ciao Matteo! Tutto ok con caratteri e tempo, buona STEFANIA TONIOLO EDITION!
Antico: tocco legno, ferro, plutonio, e tutto quello che serve!
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Re: Chi soffre in silenzio
. Tema centrato. Bellissima l’atmosfera del bosco invernale, l’hai resa molto immersiva. Ben riuscito anche il personaggio dell’esorcista e lo spirito degli animali sotto forma di nebbia luccicante. Molto bello il finale, con gli animali mutilati, gli stessi che probabilmente ornano la casa del sindaco. Il protagonista, commosso, decide di rinunciare al compenso, sapendo che ci sarà nuova sofferenza. Bellissima l’immagine della volpe bianca che il protagonista libera dalla tagliola. È un fantasma anche lei.
Re: Chi soffre in silenzio
ciao matteo, piacere di conoscerti! ♥
è stato anche un piacere leggere come primissimo racconto il tuo, perché devo dire che mi ha emozionata particolarmente çwç se non ti spiace ho fatto una mini schedina per tenere un po' il filo del discorso e rimanere concentrata.
「RACCONTO」
come detto poco sopra, è stato un piacere da lettrice! l'ambiente invernale e come l'hai descritto mi hanno immersa subito nell'atmosfera che hai creato, anche se in teoria siamo in un periodo dove non vorremmo altro che scoppiasse il caldo, quindi bravo davvero viste le poche parole a disposizione. poi hai tenuto alta la mia curiosità dai primi momenti e mi hai stupita quando hai scelto di rendere protagonisti gli animali. e ho letto in questo racconto un certo "simbolismo", dove gli spiriti mutilati rappresentano l'impatto dell'uomo sulla natura... ma dimmi pure se mi sbaglio, potrei essermi lasciata andare e averci fantasticato troppo sopra.
la frase conclusiva, dove l'uomo fortifica l'idea di non continuare secondo questa strada, affermando che riporterà indietro il denaro, secondo me ha dato dolcezza al finale: avevi appena parlato di animali rimasti in sofferenza anche sotto forma di spiriti e l'avevi fatto con una descrizione piuttosto spinta, ma con l'esorcista che manda un po' al diavolo il sindaco e i soldi mi sono rincuorata.
ehi, c'è speranza per l'umanità!
「TEMA」
mi piace molto come hai reso originale l'esorcismo, perché non si parla spesso dell'idea che gli animali abbiano un'anima o che possano legarsi al loro luogo di morte perché hanno attraversato un trapasso cruento. non avevo capito bene subito come avevi reso la parte «ispirerò amore»... poi mi sono accorta di come il reciproco risparmiarsi sia stato un atto di fiducia da parte degli spiriti e anche del protagonista ♡ è poco esplicito, però ha senso.
「CONSIGLI」
una cosa che ho poco amato sono i due punti, e lo dico non perché tu abbia sbagliato a utilizzarli ma per via di averli visti tanti tutti assieme che avrei preferito fossero di meno. è un appunto così, generico e generale, quindi non farci troppo caso! giusto preferenza personale, ecco.
ps: critica, che poi davvero critica non è, sarebbe quella di rendere un po' più caratterizzato il protagonista per potermi immedesimare ancor meglio, ma avendo pochi caratteri a disposizione mi accorgo come sia un po' impossibile...
「FRASI PREFERITE」
è stato anche un piacere leggere come primissimo racconto il tuo, perché devo dire che mi ha emozionata particolarmente çwç se non ti spiace ho fatto una mini schedina per tenere un po' il filo del discorso e rimanere concentrata.
「RACCONTO」
come detto poco sopra, è stato un piacere da lettrice! l'ambiente invernale e come l'hai descritto mi hanno immersa subito nell'atmosfera che hai creato, anche se in teoria siamo in un periodo dove non vorremmo altro che scoppiasse il caldo, quindi bravo davvero viste le poche parole a disposizione. poi hai tenuto alta la mia curiosità dai primi momenti e mi hai stupita quando hai scelto di rendere protagonisti gli animali. e ho letto in questo racconto un certo "simbolismo", dove gli spiriti mutilati rappresentano l'impatto dell'uomo sulla natura... ma dimmi pure se mi sbaglio, potrei essermi lasciata andare e averci fantasticato troppo sopra.
la frase conclusiva, dove l'uomo fortifica l'idea di non continuare secondo questa strada, affermando che riporterà indietro il denaro, secondo me ha dato dolcezza al finale: avevi appena parlato di animali rimasti in sofferenza anche sotto forma di spiriti e l'avevi fatto con una descrizione piuttosto spinta, ma con l'esorcista che manda un po' al diavolo il sindaco e i soldi mi sono rincuorata.
ehi, c'è speranza per l'umanità!
「TEMA」
mi piace molto come hai reso originale l'esorcismo, perché non si parla spesso dell'idea che gli animali abbiano un'anima o che possano legarsi al loro luogo di morte perché hanno attraversato un trapasso cruento. non avevo capito bene subito come avevi reso la parte «ispirerò amore»... poi mi sono accorta di come il reciproco risparmiarsi sia stato un atto di fiducia da parte degli spiriti e anche del protagonista ♡ è poco esplicito, però ha senso.
「CONSIGLI」
una cosa che ho poco amato sono i due punti, e lo dico non perché tu abbia sbagliato a utilizzarli ma per via di averli visti tanti tutti assieme che avrei preferito fossero di meno. è un appunto così, generico e generale, quindi non farci troppo caso! giusto preferenza personale, ecco.
ps: critica, che poi davvero critica non è, sarebbe quella di rendere un po' più caratterizzato il protagonista per potermi immedesimare ancor meglio, ma avendo pochi caratteri a disposizione mi accorgo come sia un po' impossibile...
「FRASI PREFERITE」
MatteoMantoani ha scritto:un groviglio di corpi di bestioline intrecciate le une sulle altre si contorce, decine di fauci sibilano all’unisono
MatteoMantoani ha scritto:ha il ventre aperto a rivelare dei feti che pendono come grappoli d’uva
«un giorno guarderemo a questi momenti difficili e ne rideremo»
❀❁♡
❀❁♡
Re: Chi soffre in silenzio
Ciao Matteo, ben trovato anche in questa edizione. Che dire? Il tuo racconto mi è piaciuto molto, hai creato un world building perfetto e centrato in pieno il tema. Inoltre non posso che provare empatia per il protagonista: sono profondamente contraria alla caccia! L’unico problema l’ho avuto con la parte in cui lui arriva nel capanno ed evoca la “sostanza”: ho dovuto rileggere per capire bene il senso di quello che stava facendo. Magari dipende anche dal mio bassissimo livello di concentrazione, non lo so. Poi un dubbio, che può restare tale, eh, non voglio una risposta a tutti i costi: lui viene risparmiato perché lo spirito percepisce che non è un cacciatore o perché ha liberato la “volpe” dalla tagliola? Buona edition, Matteo!
Re: Chi soffre in silenzio
Ciao Matteo e piacerissimo di averti letto. Hai gestito l'ambientazione con grande maestria.
Riguardo l'immersività, ho accarezzato anche io la coda della volpe delle nevi e ne ho sentito la morbidezza. :D
Originale e interessante il modo in cui hai centrato il tema.
Se proprio devo farti un appunto, chiederei al sindaco una cifra enorme, per ogni testa di animale che ha appesa in casa. Così da non fargliela passare liscia. ;)
Racconto bellissimo.
Alla prossima e buona edition!
Riguardo l'immersività, ho accarezzato anche io la coda della volpe delle nevi e ne ho sentito la morbidezza. :D
Originale e interessante il modo in cui hai centrato il tema.
Se proprio devo farti un appunto, chiederei al sindaco una cifra enorme, per ogni testa di animale che ha appesa in casa. Così da non fargliela passare liscia. ;)
Racconto bellissimo.
Alla prossima e buona edition!
Re: Chi soffre in silenzio
ciao Matteo
che dire ero li con l' esorcista immerso completamente nel bosco, nella capanna, mi sono pulito dagli aghi di pino che mi sono rimasti attaccati sotto le scarpe...scherzi a parte sono rimasto colpito, la crudezza della immagine degli animali morti è molto suggestiva, rende la sofferenza degli animali e la crudeltà dell' uomo
molto bello
Valerio
che dire ero li con l' esorcista immerso completamente nel bosco, nella capanna, mi sono pulito dagli aghi di pino che mi sono rimasti attaccati sotto le scarpe...scherzi a parte sono rimasto colpito, la crudezza della immagine degli animali morti è molto suggestiva, rende la sofferenza degli animali e la crudeltà dell' uomo
molto bello
Valerio
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Re: Chi soffre in silenzio
Ciao di nuovo Matteo! Il destino vuole che ti legga spesso, ma è una fortuna dato che scrivi molto bene. Le descrizioni ambientali in questo tuo racconto sono puntuali ed evocative. Ho apprezzato molto il dettaglio che la candela fosse verde e che l’elemento magico dei rituali prenda forma lentamente come elemento nel testo, proprio come la nebbia che si forma piano piano tra gli alberi del tuo bosco.
L’unico consiglio che mi sento di darti è quello di limare comunque le descrizioni ambientali, che qui sono molto protagoniste, in modo tale da avere dei caratteri per descrivere meglio le sensazioni provate dal personaggio in scena.
Lo spirito del bosco dovrebbe far paura, giusto? Quando è tutto un groviglio. Cosa prova il tuo personaggio in quel momento? Manca una sua reazione emotiva più coinvolgente, dato che comprende di essere al cospetto di un demone antichissimo. Ha il cuore che gli batte forte, e poi che altro? E quando lo spirito cambia forma e diventa la volpe bianca per farsi liberare, che cosa prova in questo altro momento? Avrei voluto sentire di più la sua sorpresa, il suo bisogno di liberarlo in contrasto magari a una certa ritrosia dato che era stato pagato per catturarlo. Poi lui va nel bosco, anche se non avrebbe dovuto farlo, perché così poi sarebbe diventato preda del demone stesso. Quindi perché lo fa? Cosa lo spinge? Capisco che ha compreso che il demone non aveva cattive intenzioni con lui, ma lo capisco solo arrivata alla fine. Però mi serve saperlo anche in quel momento perché il fatto che lui esca nel bosco è un passaggio chiave.
Anche il momento in cui si sveglia potrebbe essere migliorato. Il personaggio apre gli occhi e controlla l’orologio, ma forse lo avrei fatto svegliare da un rumore o da una sensazione improvvisi, che facciano stare sull’attenti anche il lettore. Perché così mi sembra molto impostato. Anche perché, in teoria, il personaggio sa che deve effettuare un lavoro di “pulizia” di spiriti maligni e si mette a dormire?
Vorrei anche capire meglio perché, alla fine, lascia il tipo con il simbolo della vita nella buchetta nel terreno? A cosa serve? Farà tornare in vita gli spiriti degli animali morti?
Ti prego non odiarmi, perché mi sa che ultimamente ti ho fatto più puntualizzazioni che altro, e sto diventando una super rompiscatole. In ogni caso c'è un'idea molto suggestiva alla base del racconto, oltre che alla tua solita ottima scrittura. Secondo me dovresti solo lavorare ancora un pochino sul lato emotivo. So che i caratteri sono pochi ma magari prova a concentrarti sul momento, sulle più piccole azioni/reazioni che compie o subisce il personaggio nei momenti più importanti del racconto.
In bocca al lupo!
L’unico consiglio che mi sento di darti è quello di limare comunque le descrizioni ambientali, che qui sono molto protagoniste, in modo tale da avere dei caratteri per descrivere meglio le sensazioni provate dal personaggio in scena.
Lo spirito del bosco dovrebbe far paura, giusto? Quando è tutto un groviglio. Cosa prova il tuo personaggio in quel momento? Manca una sua reazione emotiva più coinvolgente, dato che comprende di essere al cospetto di un demone antichissimo. Ha il cuore che gli batte forte, e poi che altro? E quando lo spirito cambia forma e diventa la volpe bianca per farsi liberare, che cosa prova in questo altro momento? Avrei voluto sentire di più la sua sorpresa, il suo bisogno di liberarlo in contrasto magari a una certa ritrosia dato che era stato pagato per catturarlo. Poi lui va nel bosco, anche se non avrebbe dovuto farlo, perché così poi sarebbe diventato preda del demone stesso. Quindi perché lo fa? Cosa lo spinge? Capisco che ha compreso che il demone non aveva cattive intenzioni con lui, ma lo capisco solo arrivata alla fine. Però mi serve saperlo anche in quel momento perché il fatto che lui esca nel bosco è un passaggio chiave.
Anche il momento in cui si sveglia potrebbe essere migliorato. Il personaggio apre gli occhi e controlla l’orologio, ma forse lo avrei fatto svegliare da un rumore o da una sensazione improvvisi, che facciano stare sull’attenti anche il lettore. Perché così mi sembra molto impostato. Anche perché, in teoria, il personaggio sa che deve effettuare un lavoro di “pulizia” di spiriti maligni e si mette a dormire?
Vorrei anche capire meglio perché, alla fine, lascia il tipo con il simbolo della vita nella buchetta nel terreno? A cosa serve? Farà tornare in vita gli spiriti degli animali morti?
Ti prego non odiarmi, perché mi sa che ultimamente ti ho fatto più puntualizzazioni che altro, e sto diventando una super rompiscatole. In ogni caso c'è un'idea molto suggestiva alla base del racconto, oltre che alla tua solita ottima scrittura. Secondo me dovresti solo lavorare ancora un pochino sul lato emotivo. So che i caratteri sono pochi ma magari prova a concentrarti sul momento, sulle più piccole azioni/reazioni che compie o subisce il personaggio nei momenti più importanti del racconto.
In bocca al lupo!
- matt_heels
- Messaggi: 72
Re: Chi soffre in silenzio
MatteoMantoani ha scritto:Raggiungo il capanno usato dai cacciatori per appostarsi nel bosco. Una brandina logora sta vicino a un tavolaccio che sorregge una cassa di birre vuote, una piccola stufa spenta rigurgita cenere e carbone. Dalla finestra si vedono le conifere e i castagni le cui foglie secche imbrattano il terreno, una spolverata di neve copre le fronde più alte, mentre a terra il nevischio lascia spazio a umida fanghiglia.
Mi siedo nella branda, tolgo dallo zaino la fiaschetta di grappa e il libro dei riti. I boscaioli hanno accennato a fumi iridescenti che la notte penetravano nelle loro capanne seminando il terrore e il sindaco mi ha raccontato qualche strana leggenda contadina, ma invece di ascoltarlo ho preferito studiare i trofei di caccia appesi alle pareti di casa sua: teste di cinghiale, barbagianni impagliati e pelli di ermellino. Alla fine non mi interessano le leggende locali, che fanno riferimento agli spiriti del mondo antico, mentre in questo bosco vivono forze più giovani e subdole.
Prendo un sorso di grappa, conscio che sarà l’ultimo conforto in vista delle notti d’inverno in questa catapecchia solitaria. Sospiro, una nuvoletta di vapore si forma di fronte al mio viso. Sì, accenderò il fuoco e mi butterò su questa brandina puzzolente, poi stanotte vedremo cosa accadrà.
Apro gli occhi e guardo le lancette fosforescenti del mio orologio da polso: le due del mattino. Il bosco è illuminato dalla luna piena, non si sente nemmeno il verso di una civetta insonne. Sul terreno sotto ai pini, una fitta nebbia luccica e si espande a vista d’occhio verso il capanno dei cacciatori.
Bene, deve essere la sostanza di cui mi parlavano i boscaioli atterriti. Con mano ferma apro il libro dei riti e accendo una candela, il cerchio di protezione tracciato sulla pagina reca la formula in latino, la biascico in silenzio e lascio che la tenue luce della fiammella si colori di verde.
La nebbia passa sotto la porta, sottile come un lenzuolo, un fumo denso e luccicante si palesa di fronte a me. I contorni si fanno nitidi: un groviglio di corpi di bestioline intrecciate le une sulle altre si contorce, decine di fauci sibilano all’unisono.
Il mio cuore batte forte: non è un demone moderno, ma un antichissimo spirito del bosco. Finché la fiammella brucia non potrà farmi del male, ma devo stare attento: se sto nel bosco sono in suo potere. Le teste di ermellino, donnola e faina hanno gli occhi di un rosso acceso come sangue infuocato, attendo paziente, la luna viene oscurata da una nuvola di passaggio e nel capanno rimane solo il lume verde della mia candela.
Lo spirito smette di minacciarmi, mi fissa con le sue teste ferine e rimane immobile, alzo il mento in cenno di sfida: «Perché perseguiti la gente del posto?» Il groviglio di corpi si dissolve in una manciata di polvere iridescente e assume una nuova forma.
La luce verde illumina il manto bianco di una volpe delle nevi. Le sue zampette si muovono sulle assi marce senza far rumore, i suoi occhi gialli sono come fari accesi. Tendo la mano, sfioro la coda dal manto soffice: il vapore mi penetra la carne e mi colpisce le ossa con un freddo glaciale. La bestiola emette un verso lugubre, scorgo il contorno della tagliola attaccata alla zampa posteriore. Con le dita intirizzite, allargo le maglie della trappola e libero la volpe, ma appena alzo lo sguardo lei è svanita.
Esco dal capanno e mi dirigo nel bosco silenzioso. I pini e i larici coperti di neve sono come le sentinelle di un regno segreto. La mia candela verde mi protegge, seguo una traccia luminosa che mi guida in mezzo agli alberi in una strada non battuta da alcun sentiero. Giungo presto a una radura: tronchi ammassati giacciono in attesa di essere portati via, gli attrezzi dei boscaioli sono abbandonati alla rinfusa in mezzo ai ceppi che spuntano dal terreno come dita scheletriche.
Faccio una piccola buca per terra scansando gli aghi di pino, ci spingo dentro un piccolo teschio di topo su cui ho tracciato il segno della vita con un cuneo.
Recito la formula, sospiro col cuore in gola e attendo.
Le dita della nebbia si chiudono attorno alla radura e compaiono gli spiriti degli animali morti: donnole senza pelliccia, cinghiali senza testa, civette senza piume né occhi, cervi senza palco e daini scorticati il cui sangue fluorescente gocciola tra i muschi.
Mi fissano con orbite vuote. Alla persecuzione dell’uomo hanno risposto col terrore puro, alla sua violenza con la cieca follia di chi si sente braccato.
Un'orsa ha il ventre aperto a rivelare dei feti che pendono come grappoli d’uva, figli che mai nasceranno. Mi fissa con occhi immensamente tristi, come per chiedermi il perché di tanto odio.
Sospiro e mi inginocchio sul terreno ghiacciato. Piango per loro e chiudo gli occhi.
La volpe mi lecca le guance, la sua saliva è come ghiaccio.
Apro gli occhi, sono solo, lo spirito mi ha risparmiato.
Torno alla capanna.
Il sindaco mi ha pagato per esorcizzare questo bosco e renderlo di nuovo fruttuoso per caccia e legname. Domani gli restituirò il denaro.
Ciao, Matteo!
Ho adorato il tuo racconto per una serie di motivi: la prosa e le costruzioni che hai sapientemente imbastito, l'ambientazione ricca di particolari che avvolge noi e il protagonista, e infine la declinazione del tema tutt'altro che banale. Hai saputo giostrare la tematica della violenza sulla natura in maniera creativa e memorabile.
Se proprio devo trovare un'area di miglioramento, ma credo sia figlia più delle restrizioni che di altro, è quella del finale, che rispetto al resto del racconto è un po' "asciutto". Un dettaglio, comunque.
Ancora complimenti!
Buona edition e alla prossima,
Matteo
- giuseppe.gangemi
- Messaggi: 186
Re: Chi soffre in silenzio
Ciao Matteo,
il tuo è un racconto che si distingue per la sua atmosfera intensa e la capacità di evocare immagini forti con una prosa controllata e visivamente efficace. Ambientato in un bosco invernale e narrato in prima persona, il testo segue il percorso di un protagonista chiamato a esorcizzare spiriti inquieti. Tuttavia, la narrazione sovverte le aspettative tipiche del racconto soprannaturale: gli spiriti non sono semplici entità maligne, ma manifestazioni di un dolore più profondo, quello degli animali uccisi, feriti, mutilati dalla violenza umana.
Il cuore del racconto risiede nella trasformazione interiore del protagonista: da osservatore cinico e professionale, a testimone empatico, fino a complice silenzioso di una giustizia spirituale. Il suo rifiuto finale di portare a termine il compito assegnatogli segna un momento di svolta morale, espresso con sobrietà e coerenza. Il finale, asciutto ma intenso, chiude il cerchio in modo efficace, restituendo dignità al mondo naturale e ponendo una critica implicita all’antropocentrismo.
Tra i punti di forza spiccano la costruzione dell’atmosfera, il simbolismo delle visioni, l’uso evocativo del linguaggio e la profondità etica. Alcune immagini (come l’orsa gravida, la volpe ferita, le civette senza occhi) sono memorabili, e rendono il testo potente pur nella sua sobrietà.
Nel complesso, un racconto solido, ben scritto e carico di significato. Non spettacolare, ma profondo.
Alla prossima!
il tuo è un racconto che si distingue per la sua atmosfera intensa e la capacità di evocare immagini forti con una prosa controllata e visivamente efficace. Ambientato in un bosco invernale e narrato in prima persona, il testo segue il percorso di un protagonista chiamato a esorcizzare spiriti inquieti. Tuttavia, la narrazione sovverte le aspettative tipiche del racconto soprannaturale: gli spiriti non sono semplici entità maligne, ma manifestazioni di un dolore più profondo, quello degli animali uccisi, feriti, mutilati dalla violenza umana.
Il cuore del racconto risiede nella trasformazione interiore del protagonista: da osservatore cinico e professionale, a testimone empatico, fino a complice silenzioso di una giustizia spirituale. Il suo rifiuto finale di portare a termine il compito assegnatogli segna un momento di svolta morale, espresso con sobrietà e coerenza. Il finale, asciutto ma intenso, chiude il cerchio in modo efficace, restituendo dignità al mondo naturale e ponendo una critica implicita all’antropocentrismo.
Tra i punti di forza spiccano la costruzione dell’atmosfera, il simbolismo delle visioni, l’uso evocativo del linguaggio e la profondità etica. Alcune immagini (come l’orsa gravida, la volpe ferita, le civette senza occhi) sono memorabili, e rendono il testo potente pur nella sua sobrietà.
Nel complesso, un racconto solido, ben scritto e carico di significato. Non spettacolare, ma profondo.
Alla prossima!
- MatteoMantoani
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Re: Chi soffre in silenzio
alexandra.fischer ha scritto:. Tema centrato. Bellissima l’atmosfera del bosco invernale, l’hai resa molto immersiva. Ben riuscito anche il personaggio dell’esorcista e lo spirito degli animali sotto forma di nebbia luccicante. Molto bello il finale, con gli animali mutilati, gli stessi che probabilmente ornano la casa del sindaco. Il protagonista, commosso, decide di rinunciare al compenso, sapendo che ci sarà nuova sofferenza. Bellissima l’immagine della volpe bianca che il protagonista libera dalla tagliola. È un fantasma anche lei.
Grazie mille, Alexandra, come sempre :)
- MatteoMantoani
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Re: Chi soffre in silenzio
julia ha scritto:ciao matteo, piacere di conoscerti! ♥
è stato anche un piacere leggere come primissimo racconto il tuo, perché devo dire che mi ha emozionata particolarmente çwç se non ti spiace ho fatto una mini schedina per tenere un po' il filo del discorso e rimanere concentrata.
「RACCONTO」
come detto poco sopra, è stato un piacere da lettrice! l'ambiente invernale e come l'hai descritto mi hanno immersa subito nell'atmosfera che hai creato, anche se in teoria siamo in un periodo dove non vorremmo altro che scoppiasse il caldo, quindi bravo davvero viste le poche parole a disposizione. poi hai tenuto alta la mia curiosità dai primi momenti e mi hai stupita quando hai scelto di rendere protagonisti gli animali. e ho letto in questo racconto un certo "simbolismo", dove gli spiriti mutilati rappresentano l'impatto dell'uomo sulla natura... ma dimmi pure se mi sbaglio, potrei essermi lasciata andare e averci fantasticato troppo sopra.
la frase conclusiva, dove l'uomo fortifica l'idea di non continuare secondo questa strada, affermando che riporterà indietro il denaro, secondo me ha dato dolcezza al finale: avevi appena parlato di animali rimasti in sofferenza anche sotto forma di spiriti e l'avevi fatto con una descrizione piuttosto spinta, ma con l'esorcista che manda un po' al diavolo il sindaco e i soldi mi sono rincuorata.
ehi, c'è speranza per l'umanità!
「TEMA」
mi piace molto come hai reso originale l'esorcismo, perché non si parla spesso dell'idea che gli animali abbiano un'anima o che possano legarsi al loro luogo di morte perché hanno attraversato un trapasso cruento. non avevo capito bene subito come avevi reso la parte «ispirerò amore»... poi mi sono accorta di come il reciproco risparmiarsi sia stato un atto di fiducia da parte degli spiriti e anche del protagonista ♡ è poco esplicito, però ha senso.
「CONSIGLI」
una cosa che ho poco amato sono i due punti, e lo dico non perché tu abbia sbagliato a utilizzarli ma per via di averli visti tanti tutti assieme che avrei preferito fossero di meno. è un appunto così, generico e generale, quindi non farci troppo caso! giusto preferenza personale, ecco.
ps: critica, che poi davvero critica non è, sarebbe quella di rendere un po' più caratterizzato il protagonista per potermi immedesimare ancor meglio, ma avendo pochi caratteri a disposizione mi accorgo come sia un po' impossibile...
「FRASI PREFERITE」MatteoMantoani ha scritto:un groviglio di corpi di bestioline intrecciate le une sulle altre si contorce, decine di fauci sibilano all’unisonoMatteoMantoani ha scritto:ha il ventre aperto a rivelare dei feti che pendono come grappoli d’uva
Piacere di conoscerti e grazie mille per il commento, così ben strutturato e completo. C'è bisogno di gente come te su MC, che ama leggere e commentare nell'ottica di miglioramento reciproco, continua così e grazie ancora
- MatteoMantoani
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Re: Chi soffre in silenzio
Debora ha scritto:Ciao Matteo, ben trovato anche in questa edizione. Che dire? Il tuo racconto mi è piaciuto molto, hai creato un world building perfetto e centrato in pieno il tema. Inoltre non posso che provare empatia per il protagonista: sono profondamente contraria alla caccia! L’unico problema l’ho avuto con la parte in cui lui arriva nel capanno ed evoca la “sostanza”: ho dovuto rileggere per capire bene il senso di quello che stava facendo. Magari dipende anche dal mio bassissimo livello di concentrazione, non lo so. Poi un dubbio, che può restare tale, eh, non voglio una risposta a tutti i costi: lui viene risparmiato perché lo spirito percepisce che non è un cacciatore o perché ha liberato la “volpe” dalla tagliola? Buona edition, Matteo!
Ciao Debora, grazie per il commento, lui viene risparmiato perché lo spirito percepisce il dolore che prova e capisce di avere a che fare con un umano diverso.
- MatteoMantoani
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Re: Chi soffre in silenzio
Gennibo ha scritto:Ciao Matteo e piacerissimo di averti letto. Hai gestito l'ambientazione con grande maestria.
Riguardo l'immersività, ho accarezzato anche io la coda della volpe delle nevi e ne ho sentito la morbidezza. :D
Originale e interessante il modo in cui hai centrato il tema.
Se proprio devo farti un appunto, chiederei al sindaco una cifra enorme, per ogni testa di animale che ha appesa in casa. Così da non fargliela passare liscia. ;)
Racconto bellissimo.
Alla prossima e buona edition!
Ciao Isabella, grazie mille sia del commento che del posizionamento in classifica :) buona edition e buona fortuna
- MatteoMantoani
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Re: Chi soffre in silenzio
Lupo59 ha scritto:ciao Matteo
che dire ero li con l' esorcista immerso completamente nel bosco, nella capanna, mi sono pulito dagli aghi di pino che mi sono rimasti attaccati sotto le scarpe...scherzi a parte sono rimasto colpito, la crudezza della immagine degli animali morti è molto suggestiva, rende la sofferenza degli animali e la crudeltà dell' uomo
molto bello
Valerio
Grazie mille per essere passato a commentarmi a se non chiamato! Sempre bello quando succede, grazie ancora
- MatteoMantoani
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Re: Chi soffre in silenzio
Gaia Peruzzo ha scritto:Ciao di nuovo Matteo! Il destino vuole che ti legga spesso, ma è una fortuna dato che scrivi molto bene. Le descrizioni ambientali in questo tuo racconto sono puntuali ed evocative. Ho apprezzato molto il dettaglio che la candela fosse verde e che l’elemento magico dei rituali prenda forma lentamente come elemento nel testo, proprio come la nebbia che si forma piano piano tra gli alberi del tuo bosco.
L’unico consiglio che mi sento di darti è quello di limare comunque le descrizioni ambientali, che qui sono molto protagoniste, in modo tale da avere dei caratteri per descrivere meglio le sensazioni provate dal personaggio in scena.
Lo spirito del bosco dovrebbe far paura, giusto? Quando è tutto un groviglio. Cosa prova il tuo personaggio in quel momento? Manca una sua reazione emotiva più coinvolgente, dato che comprende di essere al cospetto di un demone antichissimo. Ha il cuore che gli batte forte, e poi che altro? E quando lo spirito cambia forma e diventa la volpe bianca per farsi liberare, che cosa prova in questo altro momento? Avrei voluto sentire di più la sua sorpresa, il suo bisogno di liberarlo in contrasto magari a una certa ritrosia dato che era stato pagato per catturarlo. Poi lui va nel bosco, anche se non avrebbe dovuto farlo, perché così poi sarebbe diventato preda del demone stesso. Quindi perché lo fa? Cosa lo spinge? Capisco che ha compreso che il demone non aveva cattive intenzioni con lui, ma lo capisco solo arrivata alla fine. Però mi serve saperlo anche in quel momento perché il fatto che lui esca nel bosco è un passaggio chiave.
Anche il momento in cui si sveglia potrebbe essere migliorato. Il personaggio apre gli occhi e controlla l’orologio, ma forse lo avrei fatto svegliare da un rumore o da una sensazione improvvisi, che facciano stare sull’attenti anche il lettore. Perché così mi sembra molto impostato. Anche perché, in teoria, il personaggio sa che deve effettuare un lavoro di “pulizia” di spiriti maligni e si mette a dormire?
Vorrei anche capire meglio perché, alla fine, lascia il tipo con il simbolo della vita nella buchetta nel terreno? A cosa serve? Farà tornare in vita gli spiriti degli animali morti?
Ti prego non odiarmi, perché mi sa che ultimamente ti ho fatto più puntualizzazioni che altro, e sto diventando una super rompiscatole. In ogni caso c'è un'idea molto suggestiva alla base del racconto, oltre che alla tua solita ottima scrittura. Secondo me dovresti solo lavorare ancora un pochino sul lato emotivo. So che i caratteri sono pochi ma magari prova a concentrarti sul momento, sulle più piccole azioni/reazioni che compie o subisce il personaggio nei momenti più importanti del racconto.
In bocca al lupo!
Ma... perché ti scusi? Prendi il mio pezzo, dissezionalo, analizzalo, smontalo.. fai quello che ritieni opportuno nell'ottica di insegnarmi a capire dove migliorare! Detto questo, capisco quello che mi hai segnalato, fa parte del mio percorso capire come esporre meglio le emozioni del protagonista, per rendere il racconto più coinvolgente possibile anche dal punto di vista emotivo, e sono contento quando vedo qualcuno come te che è in grado di analizzare le cose a mente fredda e allo stesso tempo inserire passaggi delicati e coinvolgenti nei suoi racconti (non mi sono dimenticato il bel racconto con cui hai vinto un annetto fa). Quindi, continua così, dammi più consigli che puoi perché su certe cose da te ho solo da imparare.
- MatteoMantoani
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Re: Chi soffre in silenzio
matt_heels ha scritto:MatteoMantoani ha scritto:Raggiungo il capanno usato dai cacciatori per appostarsi nel bosco. Una brandina logora sta vicino a un tavolaccio che sorregge una cassa di birre vuote, una piccola stufa spenta rigurgita cenere e carbone. Dalla finestra si vedono le conifere e i castagni le cui foglie secche imbrattano il terreno, una spolverata di neve copre le fronde più alte, mentre a terra il nevischio lascia spazio a umida fanghiglia.
Mi siedo nella branda, tolgo dallo zaino la fiaschetta di grappa e il libro dei riti. I boscaioli hanno accennato a fumi iridescenti che la notte penetravano nelle loro capanne seminando il terrore e il sindaco mi ha raccontato qualche strana leggenda contadina, ma invece di ascoltarlo ho preferito studiare i trofei di caccia appesi alle pareti di casa sua: teste di cinghiale, barbagianni impagliati e pelli di ermellino. Alla fine non mi interessano le leggende locali, che fanno riferimento agli spiriti del mondo antico, mentre in questo bosco vivono forze più giovani e subdole.
Prendo un sorso di grappa, conscio che sarà l’ultimo conforto in vista delle notti d’inverno in questa catapecchia solitaria. Sospiro, una nuvoletta di vapore si forma di fronte al mio viso. Sì, accenderò il fuoco e mi butterò su questa brandina puzzolente, poi stanotte vedremo cosa accadrà.
Apro gli occhi e guardo le lancette fosforescenti del mio orologio da polso: le due del mattino. Il bosco è illuminato dalla luna piena, non si sente nemmeno il verso di una civetta insonne. Sul terreno sotto ai pini, una fitta nebbia luccica e si espande a vista d’occhio verso il capanno dei cacciatori.
Bene, deve essere la sostanza di cui mi parlavano i boscaioli atterriti. Con mano ferma apro il libro dei riti e accendo una candela, il cerchio di protezione tracciato sulla pagina reca la formula in latino, la biascico in silenzio e lascio che la tenue luce della fiammella si colori di verde.
La nebbia passa sotto la porta, sottile come un lenzuolo, un fumo denso e luccicante si palesa di fronte a me. I contorni si fanno nitidi: un groviglio di corpi di bestioline intrecciate le une sulle altre si contorce, decine di fauci sibilano all’unisono.
Il mio cuore batte forte: non è un demone moderno, ma un antichissimo spirito del bosco. Finché la fiammella brucia non potrà farmi del male, ma devo stare attento: se sto nel bosco sono in suo potere. Le teste di ermellino, donnola e faina hanno gli occhi di un rosso acceso come sangue infuocato, attendo paziente, la luna viene oscurata da una nuvola di passaggio e nel capanno rimane solo il lume verde della mia candela.
Lo spirito smette di minacciarmi, mi fissa con le sue teste ferine e rimane immobile, alzo il mento in cenno di sfida: «Perché perseguiti la gente del posto?» Il groviglio di corpi si dissolve in una manciata di polvere iridescente e assume una nuova forma.
La luce verde illumina il manto bianco di una volpe delle nevi. Le sue zampette si muovono sulle assi marce senza far rumore, i suoi occhi gialli sono come fari accesi. Tendo la mano, sfioro la coda dal manto soffice: il vapore mi penetra la carne e mi colpisce le ossa con un freddo glaciale. La bestiola emette un verso lugubre, scorgo il contorno della tagliola attaccata alla zampa posteriore. Con le dita intirizzite, allargo le maglie della trappola e libero la volpe, ma appena alzo lo sguardo lei è svanita.
Esco dal capanno e mi dirigo nel bosco silenzioso. I pini e i larici coperti di neve sono come le sentinelle di un regno segreto. La mia candela verde mi protegge, seguo una traccia luminosa che mi guida in mezzo agli alberi in una strada non battuta da alcun sentiero. Giungo presto a una radura: tronchi ammassati giacciono in attesa di essere portati via, gli attrezzi dei boscaioli sono abbandonati alla rinfusa in mezzo ai ceppi che spuntano dal terreno come dita scheletriche.
Faccio una piccola buca per terra scansando gli aghi di pino, ci spingo dentro un piccolo teschio di topo su cui ho tracciato il segno della vita con un cuneo.
Recito la formula, sospiro col cuore in gola e attendo.
Le dita della nebbia si chiudono attorno alla radura e compaiono gli spiriti degli animali morti: donnole senza pelliccia, cinghiali senza testa, civette senza piume né occhi, cervi senza palco e daini scorticati il cui sangue fluorescente gocciola tra i muschi.
Mi fissano con orbite vuote. Alla persecuzione dell’uomo hanno risposto col terrore puro, alla sua violenza con la cieca follia di chi si sente braccato.
Un'orsa ha il ventre aperto a rivelare dei feti che pendono come grappoli d’uva, figli che mai nasceranno. Mi fissa con occhi immensamente tristi, come per chiedermi il perché di tanto odio.
Sospiro e mi inginocchio sul terreno ghiacciato. Piango per loro e chiudo gli occhi.
La volpe mi lecca le guance, la sua saliva è come ghiaccio.
Apro gli occhi, sono solo, lo spirito mi ha risparmiato.
Torno alla capanna.
Il sindaco mi ha pagato per esorcizzare questo bosco e renderlo di nuovo fruttuoso per caccia e legname. Domani gli restituirò il denaro.
Ciao, Matteo!
Ho adorato il tuo racconto per una serie di motivi: la prosa e le costruzioni che hai sapientemente imbastito, l'ambientazione ricca di particolari che avvolge noi e il protagonista, e infine la declinazione del tema tutt'altro che banale. Hai saputo giostrare la tematica della violenza sulla natura in maniera creativa e memorabile.
Se proprio devo trovare un'area di miglioramento, ma credo sia figlia più delle restrizioni che di altro, è quella del finale, che rispetto al resto del racconto è un po' "asciutto". Un dettaglio, comunque.
Ancora complimenti!
Buona edition e alla prossima,
Matteo
Eh.. una volta mi bacchettavano per i miei finali un po' bruschi, e anche qui forse sono stato un pochino troppo repentino, ma avevo poco tempo e poco spazio, e ogni tanto faccio fatica a capire come concludere un racconto nel modo migliore.. grazie per il commento e alla prossima!
- MatteoMantoani
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Re: Chi soffre in silenzio
giuseppe.gangemi ha scritto:Ciao Matteo,
il tuo è un racconto che si distingue per la sua atmosfera intensa e la capacità di evocare immagini forti con una prosa controllata e visivamente efficace. Ambientato in un bosco invernale e narrato in prima persona, il testo segue il percorso di un protagonista chiamato a esorcizzare spiriti inquieti. Tuttavia, la narrazione sovverte le aspettative tipiche del racconto soprannaturale: gli spiriti non sono semplici entità maligne, ma manifestazioni di un dolore più profondo, quello degli animali uccisi, feriti, mutilati dalla violenza umana.
Il cuore del racconto risiede nella trasformazione interiore del protagonista: da osservatore cinico e professionale, a testimone empatico, fino a complice silenzioso di una giustizia spirituale. Il suo rifiuto finale di portare a termine il compito assegnatogli segna un momento di svolta morale, espresso con sobrietà e coerenza. Il finale, asciutto ma intenso, chiude il cerchio in modo efficace, restituendo dignità al mondo naturale e ponendo una critica implicita all’antropocentrismo.
Tra i punti di forza spiccano la costruzione dell’atmosfera, il simbolismo delle visioni, l’uso evocativo del linguaggio e la profondità etica. Alcune immagini (come l’orsa gravida, la volpe ferita, le civette senza occhi) sono memorabili, e rendono il testo potente pur nella sua sobrietà.
Nel complesso, un racconto solido, ben scritto e carico di significato. Non spettacolare, ma profondo.
Alla prossima!
Piacere di conoscerti e grazie per il commento, sono contento che ti sia piaciuto. Buona edition!
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Re: Chi soffre in silenzio
MatteoMantoani ha scritto:Ma... perché ti scusi? Prendi il mio pezzo, dissezionalo, analizzalo, smontalo.. fai quello che ritieni opportuno nell'ottica di insegnarmi a capire dove migliorare! Detto questo, capisco quello che mi hai segnalato, fa parte del mio percorso capire come esporre meglio le emozioni del protagonista, per rendere il racconto più coinvolgente possibile anche dal punto di vista emotivo, e sono contento quando vedo qualcuno come te che è in grado di analizzare le cose a mente fredda e allo stesso tempo inserire passaggi delicati e coinvolgenti nei suoi racconti (non mi sono dimenticato il bel racconto con cui hai vinto un annetto fa). Quindi, continua così, dammi più consigli che puoi perché su certe cose da te ho solo da imparare.
Mi scuso perché a volte ho paura di essere troppo severa. Però, davvero, a parte queste cose che ti ho segnato, il racconto è ottimo e si percepisce bene anche il suo background. Perché ha una sua profondità, ma la percepisco più visiva che con gli altri sensi. Specie appunto quando arrivano quei due momenti (incontro con lo spirito e uscita nel bosco).
Se ci lavori su per me diventa perfetto!
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Chi soffre in silenzio
Ciao Matteo,
il mondo dei rituali è il tuo forte, ora l'ho capito. Hai delle idee molto valide e hai la grande capacità di trasportare chi legge nel mondo che ti immagini. Questo è il tuo punto di forza, si nota.
Mi piace il tema di chi si oppone ai bracconieri, perchè non si parla solo di caccia, ma proprio dell'esposizione trionfale della morte. Ottima scelta tematica.
Un suggerimento che mi sento di farti è sull'inizio: ho trovato un pò pesante (e carica di informazioni) l'ingresso nel capanno. Secondo me, avresti potuto diluire il senso visivo. Mi spiego meglio: ci mostri cosa vede dentro e poi subito cosa vede fuori dalla finestra. Avrei spezzato così:
"Raggiungo il capanno usato dai cacciatori per appostarsi nel bosco. Una brandina logora sta vicino a un tavolaccio che sorregge una cassa di birre vuote, una piccola stufa spenta rigurgita cenere e carbone.
Mi siedo nella branda, tolgo dallo zaino la fiaschetta di grappa e il libro dei riti.
Dalla finestra si vedono le conifere e i castagni le cui foglie secche imbrattano il terreno, una spolverata di neve copre le fronde più alte, mentre a terra il nevischio lascia spazio a umida fanghiglia."
Ho soltanto fatto taglia e cuci, senza aggiungere nulla. Credo sia meno pesante in questo modo, o comunque è come avrei fatto io :D
Le ambientazioni del bosco e degli animali magici molto belle ed evocative.
Forse il finale così non mi convince del tutto, mi sa che ci sei arrivato un pò tirato col tempo? Perchè se non sbaglio il sindaco non viene mai citato e arriva un pò buttato lì. Quindi o lo avrei seminato o non l'avrei messo.
Complimenti, buona edition
il mondo dei rituali è il tuo forte, ora l'ho capito. Hai delle idee molto valide e hai la grande capacità di trasportare chi legge nel mondo che ti immagini. Questo è il tuo punto di forza, si nota.
Mi piace il tema di chi si oppone ai bracconieri, perchè non si parla solo di caccia, ma proprio dell'esposizione trionfale della morte. Ottima scelta tematica.
Un suggerimento che mi sento di farti è sull'inizio: ho trovato un pò pesante (e carica di informazioni) l'ingresso nel capanno. Secondo me, avresti potuto diluire il senso visivo. Mi spiego meglio: ci mostri cosa vede dentro e poi subito cosa vede fuori dalla finestra. Avrei spezzato così:
"Raggiungo il capanno usato dai cacciatori per appostarsi nel bosco. Una brandina logora sta vicino a un tavolaccio che sorregge una cassa di birre vuote, una piccola stufa spenta rigurgita cenere e carbone.
Mi siedo nella branda, tolgo dallo zaino la fiaschetta di grappa e il libro dei riti.
Dalla finestra si vedono le conifere e i castagni le cui foglie secche imbrattano il terreno, una spolverata di neve copre le fronde più alte, mentre a terra il nevischio lascia spazio a umida fanghiglia."
Ho soltanto fatto taglia e cuci, senza aggiungere nulla. Credo sia meno pesante in questo modo, o comunque è come avrei fatto io :D
Le ambientazioni del bosco e degli animali magici molto belle ed evocative.
Forse il finale così non mi convince del tutto, mi sa che ci sei arrivato un pò tirato col tempo? Perchè se non sbaglio il sindaco non viene mai citato e arriva un pò buttato lì. Quindi o lo avrei seminato o non l'avrei messo.
Complimenti, buona edition
Manuel Marinari
- MatteoMantoani
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Re: Chi soffre in silenzio
Manuel Marinari ha scritto:Ciao Matteo,
il mondo dei rituali è il tuo forte, ora l'ho capito. Hai delle idee molto valide e hai la grande capacità di trasportare chi legge nel mondo che ti immagini. Questo è il tuo punto di forza, si nota.
Mi piace il tema di chi si oppone ai bracconieri, perchè non si parla solo di caccia, ma proprio dell'esposizione trionfale della morte. Ottima scelta tematica.
Un suggerimento che mi sento di farti è sull'inizio: ho trovato un pò pesante (e carica di informazioni) l'ingresso nel capanno. Secondo me, avresti potuto diluire il senso visivo. Mi spiego meglio: ci mostri cosa vede dentro e poi subito cosa vede fuori dalla finestra. Avrei spezzato così:
"Raggiungo il capanno usato dai cacciatori per appostarsi nel bosco. Una brandina logora sta vicino a un tavolaccio che sorregge una cassa di birre vuote, una piccola stufa spenta rigurgita cenere e carbone.
Mi siedo nella branda, tolgo dallo zaino la fiaschetta di grappa e il libro dei riti.
Dalla finestra si vedono le conifere e i castagni le cui foglie secche imbrattano il terreno, una spolverata di neve copre le fronde più alte, mentre a terra il nevischio lascia spazio a umida fanghiglia."
Ho soltanto fatto taglia e cuci, senza aggiungere nulla. Credo sia meno pesante in questo modo, o comunque è come avrei fatto io :D
Le ambientazioni del bosco e degli animali magici molto belle ed evocative.
Forse il finale così non mi convince del tutto, mi sa che ci sei arrivato un pò tirato col tempo? Perchè se non sbaglio il sindaco non viene mai citato e arriva un pò buttato lì. Quindi o lo avrei seminato o non l'avrei messo.
Complimenti, buona edition
Ciao Manuel, grazie per i complimenti e per i suggerimenti, sempre utilissimi e ben accetti.
In realtà il sindaco è "seminato" proprio all'inizio del racconto: "I boscaioli hanno accennato a fumi iridescenti che la notte penetravano nelle loro capanne seminando il terrore e il sindaco mi ha raccontato qualche strana leggenda contadina, ma invece di ascoltarlo ho preferito studiare i trofei di caccia appesi alle pareti di casa sua"
Dimmi se ti torna.
Grazie ancora :)
- Manuel Marinari
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Re: Chi soffre in silenzio
MatteoMantoani ha scritto:Manuel Marinari ha scritto:Ciao Matteo,
il mondo dei rituali è il tuo forte, ora l'ho capito. Hai delle idee molto valide e hai la grande capacità di trasportare chi legge nel mondo che ti immagini. Questo è il tuo punto di forza, si nota.
Mi piace il tema di chi si oppone ai bracconieri, perchè non si parla solo di caccia, ma proprio dell'esposizione trionfale della morte. Ottima scelta tematica.
Un suggerimento che mi sento di farti è sull'inizio: ho trovato un pò pesante (e carica di informazioni) l'ingresso nel capanno. Secondo me, avresti potuto diluire il senso visivo. Mi spiego meglio: ci mostri cosa vede dentro e poi subito cosa vede fuori dalla finestra. Avrei spezzato così:
"Raggiungo il capanno usato dai cacciatori per appostarsi nel bosco. Una brandina logora sta vicino a un tavolaccio che sorregge una cassa di birre vuote, una piccola stufa spenta rigurgita cenere e carbone.
Mi siedo nella branda, tolgo dallo zaino la fiaschetta di grappa e il libro dei riti.
Dalla finestra si vedono le conifere e i castagni le cui foglie secche imbrattano il terreno, una spolverata di neve copre le fronde più alte, mentre a terra il nevischio lascia spazio a umida fanghiglia."
Ho soltanto fatto taglia e cuci, senza aggiungere nulla. Credo sia meno pesante in questo modo, o comunque è come avrei fatto io :D
Le ambientazioni del bosco e degli animali magici molto belle ed evocative.
Forse il finale così non mi convince del tutto, mi sa che ci sei arrivato un pò tirato col tempo? Perchè se non sbaglio il sindaco non viene mai citato e arriva un pò buttato lì. Quindi o lo avrei seminato o non l'avrei messo.
Complimenti, buona edition
Ciao Manuel, grazie per i complimenti e per i suggerimenti, sempre utilissimi e ben accetti.
In realtà il sindaco è "seminato" proprio all'inizio del racconto: "I boscaioli hanno accennato a fumi iridescenti che la notte penetravano nelle loro capanne seminando il terrore e il sindaco mi ha raccontato qualche strana leggenda contadina, ma invece di ascoltarlo ho preferito studiare i trofei di caccia appesi alle pareti di casa sua"
Dimmi se ti torna.
Grazie ancora :)
Hai ragione, Matteo. Mi è davvero sfuggito. Scusami. Forse, allora, ci sarebbe stato bisogno di una caratterizzazione maggiore. Anche una battuta, che ne so, che era il sindaco che lo aveva pagato di più fino a quel momento? Una cosa del genere, una qualsiasi.
Manuel Marinari
Re: Chi soffre in silenzio
Non potevo non venire a omaggiare il King con un mio indegno commento.
Un personaggio solo ti ha liberato da ogni sorta di dialoghi diretti e ti ha permesso di lasciar andare flusso interiore e descrizioni. Una buona scelta. La tentazione di mettere un assistente all'esorcista per far fare loro qualche botta e risposta per me sarebbe stata dura da soverchiare.
Bella semina potente quella dei trofei di caccia.
Dettagli puliti e precisi al micron.
L'eco-tropo della natura che si ribella magicamente ci sta. Finale secco e positivo.
Far addormentare il protagonista per aspettare le due di notte e non metterlo subito all'opera ti è costato una bella manciata di caratteri che potevi tenere per il climax finale, secondo me. Anche perchè farlo svegliare così comodamente e in tranquillità un po' mi stona col clima di boscaglia selvaggia e notturna che hai dipinto.
Un bello scrocchio legnoso della finestra che si socchiude da sola, un borbottio da dentro la stufa...clichettate da horror ma efficaci.
Do una lucidatina alla tua corona e poi vado. va.
Un personaggio solo ti ha liberato da ogni sorta di dialoghi diretti e ti ha permesso di lasciar andare flusso interiore e descrizioni. Una buona scelta. La tentazione di mettere un assistente all'esorcista per far fare loro qualche botta e risposta per me sarebbe stata dura da soverchiare.
Bella semina potente quella dei trofei di caccia.
Dettagli puliti e precisi al micron.
L'eco-tropo della natura che si ribella magicamente ci sta. Finale secco e positivo.
Far addormentare il protagonista per aspettare le due di notte e non metterlo subito all'opera ti è costato una bella manciata di caratteri che potevi tenere per il climax finale, secondo me. Anche perchè farlo svegliare così comodamente e in tranquillità un po' mi stona col clima di boscaglia selvaggia e notturna che hai dipinto.
Un bello scrocchio legnoso della finestra che si socchiude da sola, un borbottio da dentro la stufa...clichettate da horror ma efficaci.
Do una lucidatina alla tua corona e poi vado. va.
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