Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
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Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
Mani guantate stendono le pieghe del nastro adesivo, con un gesto amorevole, delicato. Sigillano il pacco con movenze sapienti. Tutto preciso, tutto calcolato, un lavoro perfetto, come sempre. All’interno, il meccanismo attende paziente il suo momento. Basterà una pressione lieve, il tocco di dita ignare e il mondo perderà un altro frammento della sua stupida normalità.
Giorgio ammira il pacco per qualche secondo, un brivido di piacere gli risale dalle pelvi fino al cervello. Un piccolo capolavoro. Lo ripone con cura nello zaino. Nessuna esitazione, nessun ripensamento. È così che deve andare. Un colpo alla volta, una lezione dopo l’altra, e il mondo imparerà a tremare. Alla fine si accorgerà di lui. Ma finora non l’ha fatto abbastanza, non quanto Giorgio vorrebbe.
*
Guida il furgone in preda all’agitazione. Mamma non doveva mettersi in mezzo. Stava preparando un regalo tutto nuovo per il suo pubblico e lei ha scelto proprio quel momento per sentirsi male. Così ha mancato l’appuntamento con la fiera del paese dove avrebbe potuto fare la voce grossa. Un grande boom e la gente avrebbe capito. Ma ora cerca di fuggire da sé stesso, dalla rabbia e dalla delusione. Ha bisogno di stare un po’ da solo, sulla riva del lago dove papà lo portava a pescare.
È mattina. C’è traffico, è ora di punta, l’umanità indifferente è incastrata in una teoria infinita di scatolette motorizzate. Indifferente come mamma. Indifferente come chiunque.
La rabbia gli arde nel petto. Giorgio digrigna i denti e batte un pugno sul volante. Mamma non doveva farlo. Non doveva mettersi in mezzo. Grida. Stringe le palpebre per un istante, poi le spalanca sul rimorchio di un camion divenuto enorme in un battito di ciglia. Uno strillo di freni, un botto colossale, la realtà si ribalta. Giorgio resta imprigionato tra le lamiere, stretto nel pugno d’acciaio di un dolore infinito.
*
La piccola è lì che gioca, assieme al suo fratellino. Nel tepore primaverile, Giorgio pregusta la scena. Abbassa lo sguardo sulla capsula gialla dell’ovetto Kinder. Ha il giusto peso, la giusta carica persuasiva. Deve pazientare e il momento, quel momento!, arriverà.
I bimbi si allontanano e lui ne approfitta per scivolare tra i cespugli fino alla panchina. Appoggia la capsula in bella vista vicino allo zainetto di Minnie.
Si allontana e aspetta, lasciando che i fremiti gli solletichino la schiena.
La bambina corre felice, inseguita dal fratellino, ride, poi dice qualcosa, forse lo avvisa di avere sete. Si avvicina allo zainetto e fruga al suo interno. Estrae una piccola borraccia colorata, poi si ferma. Si china e tira su la capsula. Il fratellino si avvicina incuriosito, le toglie dalla manina l’oggetto e lo esamina. Giorgio ha un brivido violento. Il bambino tenta di separare le due metà.
Il tempo si ferma. A quella distanza lo scoppio assomiglia a uno schiocco secco, come quello di un palloncino punto da uno spillo.
Giorgio sbuffa e si allontana.
*
Si risveglia in ospedale, immobilizzato, le luci bianche e fredde che gli bruciano gli occhi. La realtà si impasta in una sequenza opaca di eventi.
Un medico entra e lo visita. Gli tasta a lungo le gambe. Gli solleva le palpebre, gli punta una torcia fin dentro il cervello. Il suo volto barbuto è asettico, sin troppo.
Giorgio è sospeso in una nebbia cerebrale. Non sente più niente, dalla vita in giù. Il medico se ne va. Un’infermiera brutta e ferrigna gli infila nel braccio l’ago di una flebo e si dilegua senza salutare. Indifferente.
Giorgio si sforza di muovere le mani, ma c’è qualcosa che non va. Sono rigide. Sono ricoperte da pesanti bendaggi.
Si gira verso la porta della stanza. Nessuno verrà a trovarlo. Si addormenta.
*
Spinge la sedia a rotelle fino ad accostarsi al bordo del bancone. Fissa il ripiano ingombro di attrezzi, flaconi colorati e meccanismi da assemblare. Solleva le mani prive di alcune dita e trae un lungo respiro.
Nessuno tremerà più per le sue imprese. Il mondo lo ignorerà per sempre.
Si piega in avanti e in un impeto di frustrazione spazza via tutto ciò che gli capita a tiro. Poi si costringere a riprendere il controllo di sé.
Riflette. Gli resta un’ultima cosa da fare.
*
Al parco, i bambini corrono sull'erba, ignari del peso del suo sguardo spento. Giorgio resta nell'ombra, sulla fredda carrozzella, avvolto nel silenzio. Una bambina lo nota e si avvicina. Minuta, con i capelli arruffati e le gambe arrossate dalle corse sfrenate, lo fissa a lungo, da una certa distanza. Giorgio non parla, non sa cosa dire, non si è mai trovato in una situazione simile. La piccola gli punta contro l’indice e gli chiede cosa gli sia successo alle mani. Lui non risponde. Si fruga nella tasca della giacca e afferra tra il pollice e il mignolo un astuccio di plastica rosa. Lo porge alla bambina. Lei esita, si dondola imbarazzata, poi lo prende. Scappa via felice.
Giorgio pregusta la scena.
La piccola apre l’astuccio. Esclama: “Che bella bambolina!” e mostra euforica il dono agli altri amichetti.
Giorgio sospira, sorride e se ne va.
Giorgio ammira il pacco per qualche secondo, un brivido di piacere gli risale dalle pelvi fino al cervello. Un piccolo capolavoro. Lo ripone con cura nello zaino. Nessuna esitazione, nessun ripensamento. È così che deve andare. Un colpo alla volta, una lezione dopo l’altra, e il mondo imparerà a tremare. Alla fine si accorgerà di lui. Ma finora non l’ha fatto abbastanza, non quanto Giorgio vorrebbe.
*
Guida il furgone in preda all’agitazione. Mamma non doveva mettersi in mezzo. Stava preparando un regalo tutto nuovo per il suo pubblico e lei ha scelto proprio quel momento per sentirsi male. Così ha mancato l’appuntamento con la fiera del paese dove avrebbe potuto fare la voce grossa. Un grande boom e la gente avrebbe capito. Ma ora cerca di fuggire da sé stesso, dalla rabbia e dalla delusione. Ha bisogno di stare un po’ da solo, sulla riva del lago dove papà lo portava a pescare.
È mattina. C’è traffico, è ora di punta, l’umanità indifferente è incastrata in una teoria infinita di scatolette motorizzate. Indifferente come mamma. Indifferente come chiunque.
La rabbia gli arde nel petto. Giorgio digrigna i denti e batte un pugno sul volante. Mamma non doveva farlo. Non doveva mettersi in mezzo. Grida. Stringe le palpebre per un istante, poi le spalanca sul rimorchio di un camion divenuto enorme in un battito di ciglia. Uno strillo di freni, un botto colossale, la realtà si ribalta. Giorgio resta imprigionato tra le lamiere, stretto nel pugno d’acciaio di un dolore infinito.
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La piccola è lì che gioca, assieme al suo fratellino. Nel tepore primaverile, Giorgio pregusta la scena. Abbassa lo sguardo sulla capsula gialla dell’ovetto Kinder. Ha il giusto peso, la giusta carica persuasiva. Deve pazientare e il momento, quel momento!, arriverà.
I bimbi si allontanano e lui ne approfitta per scivolare tra i cespugli fino alla panchina. Appoggia la capsula in bella vista vicino allo zainetto di Minnie.
Si allontana e aspetta, lasciando che i fremiti gli solletichino la schiena.
La bambina corre felice, inseguita dal fratellino, ride, poi dice qualcosa, forse lo avvisa di avere sete. Si avvicina allo zainetto e fruga al suo interno. Estrae una piccola borraccia colorata, poi si ferma. Si china e tira su la capsula. Il fratellino si avvicina incuriosito, le toglie dalla manina l’oggetto e lo esamina. Giorgio ha un brivido violento. Il bambino tenta di separare le due metà.
Il tempo si ferma. A quella distanza lo scoppio assomiglia a uno schiocco secco, come quello di un palloncino punto da uno spillo.
Giorgio sbuffa e si allontana.
*
Si risveglia in ospedale, immobilizzato, le luci bianche e fredde che gli bruciano gli occhi. La realtà si impasta in una sequenza opaca di eventi.
Un medico entra e lo visita. Gli tasta a lungo le gambe. Gli solleva le palpebre, gli punta una torcia fin dentro il cervello. Il suo volto barbuto è asettico, sin troppo.
Giorgio è sospeso in una nebbia cerebrale. Non sente più niente, dalla vita in giù. Il medico se ne va. Un’infermiera brutta e ferrigna gli infila nel braccio l’ago di una flebo e si dilegua senza salutare. Indifferente.
Giorgio si sforza di muovere le mani, ma c’è qualcosa che non va. Sono rigide. Sono ricoperte da pesanti bendaggi.
Si gira verso la porta della stanza. Nessuno verrà a trovarlo. Si addormenta.
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Spinge la sedia a rotelle fino ad accostarsi al bordo del bancone. Fissa il ripiano ingombro di attrezzi, flaconi colorati e meccanismi da assemblare. Solleva le mani prive di alcune dita e trae un lungo respiro.
Nessuno tremerà più per le sue imprese. Il mondo lo ignorerà per sempre.
Si piega in avanti e in un impeto di frustrazione spazza via tutto ciò che gli capita a tiro. Poi si costringere a riprendere il controllo di sé.
Riflette. Gli resta un’ultima cosa da fare.
*
Al parco, i bambini corrono sull'erba, ignari del peso del suo sguardo spento. Giorgio resta nell'ombra, sulla fredda carrozzella, avvolto nel silenzio. Una bambina lo nota e si avvicina. Minuta, con i capelli arruffati e le gambe arrossate dalle corse sfrenate, lo fissa a lungo, da una certa distanza. Giorgio non parla, non sa cosa dire, non si è mai trovato in una situazione simile. La piccola gli punta contro l’indice e gli chiede cosa gli sia successo alle mani. Lui non risponde. Si fruga nella tasca della giacca e afferra tra il pollice e il mignolo un astuccio di plastica rosa. Lo porge alla bambina. Lei esita, si dondola imbarazzata, poi lo prende. Scappa via felice.
Giorgio pregusta la scena.
La piccola apre l’astuccio. Esclama: “Che bella bambolina!” e mostra euforica il dono agli altri amichetti.
Giorgio sospira, sorride e se ne va.
Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano! Tutto ok con i parametri, buona STEFANIA TONIOLO EDITION!
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Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
Tema centrato. Storia cruda, con Giorgio che ha fabbricato una bomba per attirare l’attenzione su di sé. Ha un incidente con un camion e il suo piano fallisce. Ma ecco la sorpresa esplosiva dell’ovetto, dove c’è traccia di lui, almeno questa è la prima impressione del lettore. Bello il finale nel parco, dove lui, mutilato e paralizzato, tira fuori una bambolina per una bambina e gliela dona.
Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
buongiorno emiliano, piacere ❁
prima di dire qualsiasi altra cosa volevo farti i complimenti per com'è scritto il racconto. wow!
「RACCONTO」
entrando nello specifico di ciò che ho scritto poco sopra, sulla scrittura non riesco a trovare nulla da ridire se non farti presente che ho caldamente apprezzato lo stile della tua penna/tastiera e che ogni paragrafo è stato "calzante". probabilmente per come hai usato la punteggiatura o la cura delle parole utilizzate... assolutamente non cosa da poco visto il poco tempo a disposizione, e scelta vincente visto il limite di caratteri. ♡
「TEMA」
invece, per quanto riguarda il tema, ho le mie perplessità.
da una parte apprezzo l'interpretazione disturbante che hai voluto dare a «se non posso seminare terrore, ispirerò amore» e devo dirti che agli inizi ero davvero curiosa di dove saresti andato a parare e come l'avresti fatto, ma arrivati sul finale sono rimasta un po' spiazzata. primo, l'evoluzione del personaggio l'ho trovata un po' troppo repentina psicologicamente parlando, se così posso dire, visto che in poche righe si passa da "unabomber" nei parchetti a uomo redento che trae piacere nel donare cose ambigue ai bambini. sì, ho inteso che nella storia del tuo racconto ci sono salti temporali, ma è come se ci fosse qualcosa che mi sfugge, hai presente? risulta mutilata... forse si tratta di una trama troppo complessa per poterla racchiudere in 5000 caratteri, sono arrivata a questa conclusione.
in secondo luogo il tema datoci implicava più una certa di evoluzione privata, un migliorarsi perché *inserisci motivo personale*, a parere mio, e vedere che hai utilizzato il fatto che giorgio non potesse più divertirsi in maniera psicopatica il motore del suo cambiamento mi ha lasciata un po' perplessa. il gesto finale vuole farmi credere che ci sia redenzione per lui, ma allo stesso tempo spinge troppo sul "non posso fare terrore, quindi farò finta di dare amore" per farmi credere che ci sia stata...
「CONSIGLI」
tema dell'amore trattato in maniera ambigua, è fin troppo sfuggente!
e storia troppo impegnata, avrebbe bisogno di più spazio per svilupparsi in un racconto più ricco e completo.
「FRASI PREFERITE」
prima di dire qualsiasi altra cosa volevo farti i complimenti per com'è scritto il racconto. wow!
「RACCONTO」
entrando nello specifico di ciò che ho scritto poco sopra, sulla scrittura non riesco a trovare nulla da ridire se non farti presente che ho caldamente apprezzato lo stile della tua penna/tastiera e che ogni paragrafo è stato "calzante". probabilmente per come hai usato la punteggiatura o la cura delle parole utilizzate... assolutamente non cosa da poco visto il poco tempo a disposizione, e scelta vincente visto il limite di caratteri. ♡
「TEMA」
invece, per quanto riguarda il tema, ho le mie perplessità.
da una parte apprezzo l'interpretazione disturbante che hai voluto dare a «se non posso seminare terrore, ispirerò amore» e devo dirti che agli inizi ero davvero curiosa di dove saresti andato a parare e come l'avresti fatto, ma arrivati sul finale sono rimasta un po' spiazzata. primo, l'evoluzione del personaggio l'ho trovata un po' troppo repentina psicologicamente parlando, se così posso dire, visto che in poche righe si passa da "unabomber" nei parchetti a uomo redento che trae piacere nel donare cose ambigue ai bambini. sì, ho inteso che nella storia del tuo racconto ci sono salti temporali, ma è come se ci fosse qualcosa che mi sfugge, hai presente? risulta mutilata... forse si tratta di una trama troppo complessa per poterla racchiudere in 5000 caratteri, sono arrivata a questa conclusione.
in secondo luogo il tema datoci implicava più una certa di evoluzione privata, un migliorarsi perché *inserisci motivo personale*, a parere mio, e vedere che hai utilizzato il fatto che giorgio non potesse più divertirsi in maniera psicopatica il motore del suo cambiamento mi ha lasciata un po' perplessa. il gesto finale vuole farmi credere che ci sia redenzione per lui, ma allo stesso tempo spinge troppo sul "non posso fare terrore, quindi farò finta di dare amore" per farmi credere che ci sia stata...
「CONSIGLI」
tema dell'amore trattato in maniera ambigua, è fin troppo sfuggente!
e storia troppo impegnata, avrebbe bisogno di più spazio per svilupparsi in un racconto più ricco e completo.
「FRASI PREFERITE」
Emiliano Maramonte ha scritto:nessuna esitazione, nessun ripensamento. è così che deve andare. un colpo alla volta, una lezione dopo l’altra, e il mondo imparerà a tremare.
«un giorno guarderemo a questi momenti difficili e ne rideremo»
❀❁♡
❀❁♡
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Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
julia ha scritto:buongiorno emiliano, piacere ❁
prima di dire qualsiasi altra cosa volevo farti i complimenti per com'è scritto il racconto. wow!
「RACCONTO」
entrando nello specifico di ciò che ho scritto poco sopra, sulla scrittura non riesco a trovare nulla da ridire se non farti presente che ho caldamente apprezzato lo stile della tua penna/tastiera e che ogni paragrafo è stato "calzante". probabilmente per come hai usato la punteggiatura o la cura delle parole utilizzate... assolutamente non cosa da poco visto il poco tempo a disposizione, e scelta vincente visto il limite di caratteri. ♡
「TEMA」
invece, per quanto riguarda il tema, ho le mie perplessità.
da una parte apprezzo l'interpretazione disturbante che hai voluto dare a «se non posso seminare terrore, ispirerò amore» e devo dirti che agli inizi ero davvero curiosa di dove saresti andato a parare e come l'avresti fatto, ma arrivati sul finale sono rimasta un po' spiazzata. primo, l'evoluzione del personaggio l'ho trovata un po' troppo repentina psicologicamente parlando, se così posso dire, visto che in poche righe si passa da "unabomber" nei parchetti a uomo redento che trae piacere nel donare cose ambigue ai bambini. sì, ho inteso che nella storia del tuo racconto ci sono salti temporali, ma è come se ci fosse qualcosa che mi sfugge, hai presente? risulta mutilata... forse si tratta di una trama troppo complessa per poterla racchiudere in 5000 caratteri, sono arrivata a questa conclusione.
in secondo luogo il tema datoci implicava più una certa di evoluzione privata, un migliorarsi perché *inserisci motivo personale*, a parere mio, e vedere che hai utilizzato il fatto che giorgio non potesse più divertirsi in maniera psicopatica il motore del suo cambiamento mi ha lasciata un po' perplessa. il gesto finale vuole farmi credere che ci sia redenzione per lui, ma allo stesso tempo spinge troppo sul "non posso fare terrore, quindi farò finta di dare amore" per farmi credere che ci sia stata...
「CONSIGLI」
tema dell'amore trattato in maniera ambigua, è fin troppo sfuggente!
e storia troppo impegnata, avrebbe bisogno di più spazio per svilupparsi in un racconto più ricco e completo.
「FRASI PREFERITE」Emiliano Maramonte ha scritto:nessuna esitazione, nessun ripensamento. è così che deve andare. un colpo alla volta, una lezione dopo l’altra, e il mondo imparerà a tremare.
Ciao Julia, il piacere è tutto mio!!
Naturalmente i complimenti fanno sempre piacere e ti ringrazio per l'entusiasmo relativo al mio testo.
Inoltre ti devo dare ragione sul resto. Il tema non era semplice e, per ciò che riguarda il mio racconto, ero consapevole che ci poteva essere uno stacco nella trasformazione del personaggio, però i 5000 caratteri sono stati malefici, perché avrei voluto introdurre un paragrafetto di 2/3 righe per fare in modo che il protagonista riflettesse sulla propria vita, prendendo consapevolezza che aveva fatto del male e questa consapevolezza sarebbe stata ancor più dolorosa, considerando la sua nuova situazione di tetraplegico. Purtroppo non ci sono riuscito e ho scommesso su un labile collegamento, ossia quella fuga al lago dove unabomber ci andava a pescare col padre. Non è facile selezionare le semine da fornire al lettore, con contesti narrativi così "compressi" e il bello di Minuti Contati e proprio questo.
Hai ragione anche sul l'elemento "amore", probabilmente sul finale non è proprio aderente, ma c'è, e il sorriso di unabomber dovrebbe testimoniarlo.
Buona gara e grazie ancora!!
Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
ciao emiliano, grazie per avermi risposto ♥
mi fa piacere vedere averci preso con quel che ho scritto nella valutazione, ma anche che tu abbia specificato il tuo voler inserire un paragrafo che alla fine non è stato messo per via dei limiti dei caratteri. effettivamente con il passaggio intermedio il finale sarebbe stato più godibile ;3
spero tanto di leggerti ancora,
buona gara!
mi fa piacere vedere averci preso con quel che ho scritto nella valutazione, ma anche che tu abbia specificato il tuo voler inserire un paragrafo che alla fine non è stato messo per via dei limiti dei caratteri. effettivamente con il passaggio intermedio il finale sarebbe stato più godibile ;3
spero tanto di leggerti ancora,
buona gara!
«un giorno guarderemo a questi momenti difficili e ne rideremo»
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Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano, è sempre un piacere leggerti, il tuo stile è molto nel mio mood. Questo racconto però è forse troppo ambizioso per sole 5000 battute, avrebbe avuto bisogno di un respiro più ampio. Ci sono alcuni passaggi che soffrono di più della costrizione delle battute, forse quel particolare della mamma non serviva? E così avresti potuto seminare qualcosina in più sul personaggio? Il tema lo prendi per i capelli con il finale che risulta davvero un po’ forzato, io avrei voluto che lui avesse conservato una bomba da dare a quella bimba e farla morire male perché era quello che mi aspettavo dal personaggio in quel momento. Del resto dopo l’incidente dovrebbe essere ancora più arrabbiato, no? Non lo so, questa volta non mi hai convinto e mi dispiace. Ti auguro comunque una buona edition, a rileggerci!
Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano, è sempre un piacere leggerti, il racconto mi è piaciuto, soprattutto come hai declinato il tema, anche se, come ti hanno fatto già notare, manca il punto di svolta che ci fa capire il cambio di atteggiamento, che potrebbe essere la morte della madre indifferente, che qui a un certo punto sparisce e lui sembra averla dimenticata.
Bella l'idea dell'ovetto Kinder che farei mangiare al personaggio in sedia a rotelle mentre riflette.
Stile gestito alla grande con frasi efficacissime come: resta imprigionato tra le lamiere, stretto nel pugno d’acciaio di un dolore infinito.
Oppure: A quella distanza lo scoppio assomiglia a uno schiocco secco, come quello di un palloncino punto da uno spillo.
Nonostante non perfetto per il sopracitato motivo, per me una buonissima prova.
Alla prossima e buona edition!
Bella l'idea dell'ovetto Kinder che farei mangiare al personaggio in sedia a rotelle mentre riflette.
Stile gestito alla grande con frasi efficacissime come: resta imprigionato tra le lamiere, stretto nel pugno d’acciaio di un dolore infinito.
Oppure: A quella distanza lo scoppio assomiglia a uno schiocco secco, come quello di un palloncino punto da uno spillo.
Nonostante non perfetto per il sopracitato motivo, per me una buonissima prova.
Alla prossima e buona edition!
Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
ciao Emiliano
unico appunto, poi solo complimenti: "A quella distanza lo scoppio assomiglia a uno schiocco secco, come quello di un palloncino punto da uno spillo.
Giorgio sbuffa e si allontana.
*
Si risveglia in ospedale, immobilizzato..."
scusa ma la mia curiosità atavica mi fa chiedere: il bambino?
come ha fatto a mutilarsi Giorgio? non volevo una descrizione esatta, naturalmente, ma un semino mi sarebbe piaciuto.
Per il resto hai saputo rendere attuale fatti che accadevano negli anni '90
mi è piaciuto
Valerio
unico appunto, poi solo complimenti: "A quella distanza lo scoppio assomiglia a uno schiocco secco, come quello di un palloncino punto da uno spillo.
Giorgio sbuffa e si allontana.
*
Si risveglia in ospedale, immobilizzato..."
scusa ma la mia curiosità atavica mi fa chiedere: il bambino?
come ha fatto a mutilarsi Giorgio? non volevo una descrizione esatta, naturalmente, ma un semino mi sarebbe piaciuto.
Per il resto hai saputo rendere attuale fatti che accadevano negli anni '90
mi è piaciuto
Valerio
- Emiliano Maramonte
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Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
Debora ha scritto:Ciao Emiliano, è sempre un piacere leggerti, il tuo stile è molto nel mio mood. Questo racconto però è forse troppo ambizioso per sole 5000 battute, avrebbe avuto bisogno di un respiro più ampio. Ci sono alcuni passaggi che soffrono di più della costrizione delle battute, forse quel particolare della mamma non serviva? E così avresti potuto seminare qualcosina in più sul personaggio? Il tema lo prendi per i capelli con il finale che risulta davvero un po’ forzato, io avrei voluto che lui avesse conservato una bomba da dare a quella bimba e farla morire male perché era quello che mi aspettavo dal personaggio in quel momento. Del resto dopo l’incidente dovrebbe essere ancora più arrabbiato, no? Non lo so, questa volta non mi hai convinto e mi dispiace. Ti auguro comunque una buona edition, a rileggerci!
Ciao Debora!
Dispiace a me averti deluso, in qualche modo. Però, d'altra parte, sono felice che ci siano tra noi scambi di feedback franchi e non accomodanti.
Ti rispondo in merito ai tuoi rilievi.
Sul finale avevo avuto un'idea simile a quella da te suggerita, ossia il dono della bambolina si trasformava in un incubo finale con un'ultima esplosione, ma avrei stravolto completamente il senso del tema, dato che Unabomber/Giorgio in realtà, in tal modo, non avrebbe ispirato amore ma sarebbe tornato al punto di partenza. E se un incidente ti facesse vedere le cose in modo differente, cioè in modo positivo? Ecco la svolta. Poi, che io abbia mancato nel giustificare adeguatamente la trasformazione del personaggio, è un altro paio di maniche.
Questione "mamma". Sembra un elemento trascurabile, ma mi serviva per scatenare una reazione nel protagonista.
Comunque grazie ancora e nelle prossime Edition non ti deluderò! ;-)
Buona gara!
- matt_heels
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Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
Emiliano Maramonte ha scritto:Mani guantate stendono le pieghe del nastro adesivo, con un gesto amorevole, delicato. Sigillano il pacco con movenze sapienti. Tutto preciso, tutto calcolato, un lavoro perfetto, come sempre. All’interno, il meccanismo attende paziente il suo momento. Basterà una pressione lieve, il tocco di dita ignare e il mondo perderà un altro frammento della sua stupida normalità.
Giorgio ammira il pacco per qualche secondo, un brivido di piacere gli risale dalle pelvi fino al cervello. Un piccolo capolavoro. Lo ripone con cura nello zaino. Nessuna esitazione, nessun ripensamento. È così che deve andare. Un colpo alla volta, una lezione dopo l’altra, e il mondo imparerà a tremare. Alla fine si accorgerà di lui. Ma finora non l’ha fatto abbastanza, non quanto Giorgio vorrebbe.
*
Guida il furgone in preda all’agitazione. Mamma non doveva mettersi in mezzo. Stava preparando un regalo tutto nuovo per il suo pubblico e lei ha scelto proprio quel momento per sentirsi male. Così ha mancato l’appuntamento con la fiera del paese dove avrebbe potuto fare la voce grossa. Un grande boom e la gente avrebbe capito. Ma ora cerca di fuggire da sé stesso, dalla rabbia e dalla delusione. Ha bisogno di stare un po’ da solo, sulla riva del lago dove papà lo portava a pescare.
È mattina. C’è traffico, è ora di punta, l’umanità indifferente è incastrata in una teoria infinita di scatolette motorizzate. Indifferente come mamma. Indifferente come chiunque.
La rabbia gli arde nel petto. Giorgio digrigna i denti e batte un pugno sul volante. Mamma non doveva farlo. Non doveva mettersi in mezzo. Grida. Stringe le palpebre per un istante, poi le spalanca sul rimorchio di un camion divenuto enorme in un battito di ciglia. Uno strillo di freni, un botto colossale, la realtà si ribalta. Giorgio resta imprigionato tra le lamiere, stretto nel pugno d’acciaio di un dolore infinito.
*
La piccola è lì che gioca, assieme al suo fratellino. Nel tepore primaverile, Giorgio pregusta la scena. Abbassa lo sguardo sulla capsula gialla dell’ovetto Kinder. Ha il giusto peso, la giusta carica persuasiva. Deve pazientare e il momento, quel momento!, arriverà.
I bimbi si allontanano e lui ne approfitta per scivolare tra i cespugli fino alla panchina. Appoggia la capsula in bella vista vicino allo zainetto di Minnie.
Si allontana e aspetta, lasciando che i fremiti gli solletichino la schiena.
La bambina corre felice, inseguita dal fratellino, ride, poi dice qualcosa, forse lo avvisa di avere sete. Si avvicina allo zainetto e fruga al suo interno. Estrae una piccola borraccia colorata, poi si ferma. Si china e tira su la capsula. Il fratellino si avvicina incuriosito, le toglie dalla manina l’oggetto e lo esamina. Giorgio ha un brivido violento. Il bambino tenta di separare le due metà.
Il tempo si ferma. A quella distanza lo scoppio assomiglia a uno schiocco secco, come quello di un palloncino punto da uno spillo.
Giorgio sbuffa e si allontana.
*
Si risveglia in ospedale, immobilizzato, le luci bianche e fredde che gli bruciano gli occhi. La realtà si impasta in una sequenza opaca di eventi.
Un medico entra e lo visita. Gli tasta a lungo le gambe. Gli solleva le palpebre, gli punta una torcia fin dentro il cervello. Il suo volto barbuto è asettico, sin troppo.
Giorgio è sospeso in una nebbia cerebrale. Non sente più niente, dalla vita in giù. Il medico se ne va. Un’infermiera brutta e ferrigna gli infila nel braccio l’ago di una flebo e si dilegua senza salutare. Indifferente.
Giorgio si sforza di muovere le mani, ma c’è qualcosa che non va. Sono rigide. Sono ricoperte da pesanti bendaggi.
Si gira verso la porta della stanza. Nessuno verrà a trovarlo. Si addormenta.
*
Spinge la sedia a rotelle fino ad accostarsi al bordo del bancone. Fissa il ripiano ingombro di attrezzi, flaconi colorati e meccanismi da assemblare. Solleva le mani prive di alcune dita e trae un lungo respiro.
Nessuno tremerà più per le sue imprese. Il mondo lo ignorerà per sempre.
Si piega in avanti e in un impeto di frustrazione spazza via tutto ciò che gli capita a tiro. Poi si costringere a riprendere il controllo di sé.
Riflette. Gli resta un’ultima cosa da fare.
*
Al parco, i bambini corrono sull'erba, ignari del peso del suo sguardo spento. Giorgio resta nell'ombra, sulla fredda carrozzella, avvolto nel silenzio. Una bambina lo nota e si avvicina. Minuta, con i capelli arruffati e le gambe arrossate dalle corse sfrenate, lo fissa a lungo, da una certa distanza. Giorgio non parla, non sa cosa dire, non si è mai trovato in una situazione simile. La piccola gli punta contro l’indice e gli chiede cosa gli sia successo alle mani. Lui non risponde. Si fruga nella tasca della giacca e afferra tra il pollice e il mignolo un astuccio di plastica rosa. Lo porge alla bambina. Lei esita, si dondola imbarazzata, poi lo prende. Scappa via felice.
Giorgio pregusta la scena.
La piccola apre l’astuccio. Esclama: “Che bella bambolina!” e mostra euforica il dono agli altri amichetti.
Giorgio sospira, sorride e se ne va.
Ciao, Emiliano!
Seconda edition di fila che mi trovo commentarti, ed è stato ancora un piacere.
Parto dal presupposto che anche io ho sentito un po' di frammentazione, e forse la svolta finale è arrivata un po' brusca, ma dopo il primo stacco ho percepito il tuo intento di ritmo e mi ha colpito subito, al volo.
Stile solidissimo e idea, per me, geniale. Non solo hai saputo distinguerti, ma hai anche sviluppato bene la figura di un "mostro comune", con i suoi deliri e pulsioni.
A mio parere un lavoro davvero di altissimo livello. Forse si può perfezionare ancora, ma sono felice di averlo letto e di averlo commentato. Complimenti, quindi!
Buona edition e alla prossima,
Matteo!
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Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano. Per me sei stato bravo perché sei riuscito a mettere più elementi nel testo, creando una storia complessa. E all'apparenza sembrano incastrarsi, ma una volta finito di leggerlo mi sono rimaste delle domande. Cosa è successo alla madre di Giorgio? Messo così sembra solo un pretesto per fargli fallire il primo piano di mettere una bomba alla fiera. E cosa lo ha portato a fare atti così estremi? Perché ha bisogno di farsi ascoltare e fare la voce grossa? Conoscendo le sue motivazioni, il perché sia diventato così, sarebbe più facile capire il personaggio a 360 gradi. Perché Giorgio, per me, è rimasto un po’ fumoso.
L’incidente con il camion invece l’ho trovato un buon colpo di scena ma, al tempo stesso, il suo cambiamento è troppo repentino, lui può ancora fabbricare bombe. Ammetto di essere totalmente ignorante su come si facciano, però ha ancora delle dita ed è in sedia a rotelle. Se lo scopo che lo muove all'inizio è forte, e mi sembra così, mi sono chiesta come mai si spenga anche così in fretta e non cerchi altre soluzioni. Non ho capito perché si demoralizzi così tanto solo perché adesso è mezzo mutilato, non farà più paura perché è in sedia a rotelle? Già da prima non la faceva dato che comunque doveva agire in incognito, almeno penso. Quindi perché? Perché non può più scappare in fretta? O guidare? In ogni caso l’idea mi sembra molto buona e la tua scrittura è come sempre molto visiva, in questo testo soprattutto per quanto riguarda piccoli gesti e dettagli che sono dosati al punto giusto. Forse aveva solo bisogno di più caratteri o forse di un taglio sulle prime scene. Magari potevi aprire il racconto con lui che andava alla fiera con questo pacco nel retro del camion e veniva investito? Però non so se forse sarebbe potuta esplodere anche la bomba, in quel caso. Comunque ti consiglierei di togliere tutto quello che è più superfluo, così avrai più spazio per aggiungere qualcosa di più profondo a livello psicologico quando arriva il suo momento di rivoluzione.
In bocca al lupo!
L’incidente con il camion invece l’ho trovato un buon colpo di scena ma, al tempo stesso, il suo cambiamento è troppo repentino, lui può ancora fabbricare bombe. Ammetto di essere totalmente ignorante su come si facciano, però ha ancora delle dita ed è in sedia a rotelle. Se lo scopo che lo muove all'inizio è forte, e mi sembra così, mi sono chiesta come mai si spenga anche così in fretta e non cerchi altre soluzioni. Non ho capito perché si demoralizzi così tanto solo perché adesso è mezzo mutilato, non farà più paura perché è in sedia a rotelle? Già da prima non la faceva dato che comunque doveva agire in incognito, almeno penso. Quindi perché? Perché non può più scappare in fretta? O guidare? In ogni caso l’idea mi sembra molto buona e la tua scrittura è come sempre molto visiva, in questo testo soprattutto per quanto riguarda piccoli gesti e dettagli che sono dosati al punto giusto. Forse aveva solo bisogno di più caratteri o forse di un taglio sulle prime scene. Magari potevi aprire il racconto con lui che andava alla fiera con questo pacco nel retro del camion e veniva investito? Però non so se forse sarebbe potuta esplodere anche la bomba, in quel caso. Comunque ti consiglierei di togliere tutto quello che è più superfluo, così avrai più spazio per aggiungere qualcosa di più profondo a livello psicologico quando arriva il suo momento di rivoluzione.
In bocca al lupo!
- giuseppe.gangemi
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Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano,
il tuo è un racconto che si distingue per precisione formale, potenza visiva e profondità psicologica. Il protagonista, Giorgio, è un uomo spezzato che cerca di affermare la propria esistenza attraverso il terrore, in una spirale di violenza sottile e trattenuta. La sua parabola, raccontata attraverso cinque quadri narrativi, lo conduce dal tentativo di attentato alla completa marginalità, fino a un gesto finale ambivalente: forse di pace, forse ancora di sfida.
Il racconto lavora sul tema del contest “Se non posso seminare terrore, ispirerò amore” con notevole finezza: Giorgio inizia come un “unabomber” emotivo, un uomo che vuole costringere il mondo a tremare. Ma il destino lo punisce, lo rende invisibile, e lo priva persino del potere di distruggere. Nel finale, costretto a confrontarsi con la propria irrilevanza, offre un dono a una bambina. È un gesto che può significare redenzione o vendetta. Il racconto lascia il lettore sospeso, in un finale perfettamente calibrato.
Dal punto di vista stilistico, il testo è controllato, sobrio, efficace. Il linguaggio è nitido, visivo, con frasi brevi e pesate. Le immagini sono potenti, cariche di significato simbolico. Il ritmo è ben gestito, con una progressione narrativa che non cerca l’effetto facile ma punta a costruire un senso crescente di inquietudine e compassione. Giorgio non è un mostro(questo non lo so veramente), ma un uomo solo (di questo sono sicuro). Questo lo rende ancora più spaventoso, e al tempo stesso più umano.
Siamo in un dramma psicologico con venature noir, costruito per lasciare un’eco nel lettore. Un racconto che non cerca di spiegare, ma di mostrare.
Alla prossima!
il tuo è un racconto che si distingue per precisione formale, potenza visiva e profondità psicologica. Il protagonista, Giorgio, è un uomo spezzato che cerca di affermare la propria esistenza attraverso il terrore, in una spirale di violenza sottile e trattenuta. La sua parabola, raccontata attraverso cinque quadri narrativi, lo conduce dal tentativo di attentato alla completa marginalità, fino a un gesto finale ambivalente: forse di pace, forse ancora di sfida.
Il racconto lavora sul tema del contest “Se non posso seminare terrore, ispirerò amore” con notevole finezza: Giorgio inizia come un “unabomber” emotivo, un uomo che vuole costringere il mondo a tremare. Ma il destino lo punisce, lo rende invisibile, e lo priva persino del potere di distruggere. Nel finale, costretto a confrontarsi con la propria irrilevanza, offre un dono a una bambina. È un gesto che può significare redenzione o vendetta. Il racconto lascia il lettore sospeso, in un finale perfettamente calibrato.
Dal punto di vista stilistico, il testo è controllato, sobrio, efficace. Il linguaggio è nitido, visivo, con frasi brevi e pesate. Le immagini sono potenti, cariche di significato simbolico. Il ritmo è ben gestito, con una progressione narrativa che non cerca l’effetto facile ma punta a costruire un senso crescente di inquietudine e compassione. Giorgio non è un mostro(questo non lo so veramente), ma un uomo solo (di questo sono sicuro). Questo lo rende ancora più spaventoso, e al tempo stesso più umano.
Siamo in un dramma psicologico con venature noir, costruito per lasciare un’eco nel lettore. Un racconto che non cerca di spiegare, ma di mostrare.
Alla prossima!
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano,
non commento una tua storia da... un'Era!
Allora, prima di tutto ti faccio i complimenti per l'ottima capacità che hai di strutturare una storia. L'utilizzo del narratore e del pdv del criminale mi è davvero piaciuto e lo hai gestito davvero in modo efficace. Posso solo imparare leggendo i tuoi testi.
Tra l'altro anche io, in questa edition, ho scritto di un bombarolo, in chiave futuristica. Se avrai tempo di leggerlo e anche commentarlo, ne sarei strafelice. Ovviamente, non dovuto.
Senti, mi sento di dirti che al racconto manchi un collegamento importante: il suo cambio di atteggiamento così drastico mi ha convinto poco. Ma, secondo me, la relazione con la madre sarebbe potuto diventare un collante importante. Mi spiego: i suoi comportamenti pazzoidi e violenti sicuramente hanno un'origine traumatica che possono essere date da una mancanza di legame affettivo con i genitori e quindi, per la mancanza di attenzione sviluppa questo comportamento. Magari con il padre, per esempio. Invece la madre poteva essere efficace, ad esempio con un minimo di scambio di battute, per innestare in lui il seme dell'amore.
Buona prova Emiliano, manca giusto qualcosina per renderlo eccellente.
Buona edition
non commento una tua storia da... un'Era!
Allora, prima di tutto ti faccio i complimenti per l'ottima capacità che hai di strutturare una storia. L'utilizzo del narratore e del pdv del criminale mi è davvero piaciuto e lo hai gestito davvero in modo efficace. Posso solo imparare leggendo i tuoi testi.
Tra l'altro anche io, in questa edition, ho scritto di un bombarolo, in chiave futuristica. Se avrai tempo di leggerlo e anche commentarlo, ne sarei strafelice. Ovviamente, non dovuto.
Senti, mi sento di dirti che al racconto manchi un collegamento importante: il suo cambio di atteggiamento così drastico mi ha convinto poco. Ma, secondo me, la relazione con la madre sarebbe potuto diventare un collante importante. Mi spiego: i suoi comportamenti pazzoidi e violenti sicuramente hanno un'origine traumatica che possono essere date da una mancanza di legame affettivo con i genitori e quindi, per la mancanza di attenzione sviluppa questo comportamento. Magari con il padre, per esempio. Invece la madre poteva essere efficace, ad esempio con un minimo di scambio di battute, per innestare in lui il seme dell'amore.
Buona prova Emiliano, manca giusto qualcosina per renderlo eccellente.
Buona edition
Manuel Marinari
- Emiliano Maramonte
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Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato. Storia cruda, con Giorgio che ha fabbricato una bomba per attirare l’attenzione su di sé. Ha un incidente con un camion e il suo piano fallisce. Ma ecco la sorpresa esplosiva dell’ovetto, dove c’è traccia di lui, almeno questa è la prima impressione del lettore. Bello il finale nel parco, dove lui, mutilato e paralizzato, tira fuori una bambolina per una bambina e gliela dona.
Grazie, Alexandra, per la lettura e per la valutazione.
Alla prossima!
- Emiliano Maramonte
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Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
matt_heels ha scritto:Emiliano Maramonte ha scritto:Mani guantate stendono le pieghe del nastro adesivo, con un gesto amorevole, delicato. Sigillano il pacco con movenze sapienti. Tutto preciso, tutto calcolato, un lavoro perfetto, come sempre. All’interno, il meccanismo attende paziente il suo momento. Basterà una pressione lieve, il tocco di dita ignare e il mondo perderà un altro frammento della sua stupida normalità.
Giorgio ammira il pacco per qualche secondo, un brivido di piacere gli risale dalle pelvi fino al cervello. Un piccolo capolavoro. Lo ripone con cura nello zaino. Nessuna esitazione, nessun ripensamento. È così che deve andare. Un colpo alla volta, una lezione dopo l’altra, e il mondo imparerà a tremare. Alla fine si accorgerà di lui. Ma finora non l’ha fatto abbastanza, non quanto Giorgio vorrebbe.
*
Guida il furgone in preda all’agitazione. Mamma non doveva mettersi in mezzo. Stava preparando un regalo tutto nuovo per il suo pubblico e lei ha scelto proprio quel momento per sentirsi male. Così ha mancato l’appuntamento con la fiera del paese dove avrebbe potuto fare la voce grossa. Un grande boom e la gente avrebbe capito. Ma ora cerca di fuggire da sé stesso, dalla rabbia e dalla delusione. Ha bisogno di stare un po’ da solo, sulla riva del lago dove papà lo portava a pescare.
È mattina. C’è traffico, è ora di punta, l’umanità indifferente è incastrata in una teoria infinita di scatolette motorizzate. Indifferente come mamma. Indifferente come chiunque.
La rabbia gli arde nel petto. Giorgio digrigna i denti e batte un pugno sul volante. Mamma non doveva farlo. Non doveva mettersi in mezzo. Grida. Stringe le palpebre per un istante, poi le spalanca sul rimorchio di un camion divenuto enorme in un battito di ciglia. Uno strillo di freni, un botto colossale, la realtà si ribalta. Giorgio resta imprigionato tra le lamiere, stretto nel pugno d’acciaio di un dolore infinito.
*
La piccola è lì che gioca, assieme al suo fratellino. Nel tepore primaverile, Giorgio pregusta la scena. Abbassa lo sguardo sulla capsula gialla dell’ovetto Kinder. Ha il giusto peso, la giusta carica persuasiva. Deve pazientare e il momento, quel momento!, arriverà.
I bimbi si allontanano e lui ne approfitta per scivolare tra i cespugli fino alla panchina. Appoggia la capsula in bella vista vicino allo zainetto di Minnie.
Si allontana e aspetta, lasciando che i fremiti gli solletichino la schiena.
La bambina corre felice, inseguita dal fratellino, ride, poi dice qualcosa, forse lo avvisa di avere sete. Si avvicina allo zainetto e fruga al suo interno. Estrae una piccola borraccia colorata, poi si ferma. Si china e tira su la capsula. Il fratellino si avvicina incuriosito, le toglie dalla manina l’oggetto e lo esamina. Giorgio ha un brivido violento. Il bambino tenta di separare le due metà.
Il tempo si ferma. A quella distanza lo scoppio assomiglia a uno schiocco secco, come quello di un palloncino punto da uno spillo.
Giorgio sbuffa e si allontana.
*
Si risveglia in ospedale, immobilizzato, le luci bianche e fredde che gli bruciano gli occhi. La realtà si impasta in una sequenza opaca di eventi.
Un medico entra e lo visita. Gli tasta a lungo le gambe. Gli solleva le palpebre, gli punta una torcia fin dentro il cervello. Il suo volto barbuto è asettico, sin troppo.
Giorgio è sospeso in una nebbia cerebrale. Non sente più niente, dalla vita in giù. Il medico se ne va. Un’infermiera brutta e ferrigna gli infila nel braccio l’ago di una flebo e si dilegua senza salutare. Indifferente.
Giorgio si sforza di muovere le mani, ma c’è qualcosa che non va. Sono rigide. Sono ricoperte da pesanti bendaggi.
Si gira verso la porta della stanza. Nessuno verrà a trovarlo. Si addormenta.
*
Spinge la sedia a rotelle fino ad accostarsi al bordo del bancone. Fissa il ripiano ingombro di attrezzi, flaconi colorati e meccanismi da assemblare. Solleva le mani prive di alcune dita e trae un lungo respiro.
Nessuno tremerà più per le sue imprese. Il mondo lo ignorerà per sempre.
Si piega in avanti e in un impeto di frustrazione spazza via tutto ciò che gli capita a tiro. Poi si costringere a riprendere il controllo di sé.
Riflette. Gli resta un’ultima cosa da fare.
*
Al parco, i bambini corrono sull'erba, ignari del peso del suo sguardo spento. Giorgio resta nell'ombra, sulla fredda carrozzella, avvolto nel silenzio. Una bambina lo nota e si avvicina. Minuta, con i capelli arruffati e le gambe arrossate dalle corse sfrenate, lo fissa a lungo, da una certa distanza. Giorgio non parla, non sa cosa dire, non si è mai trovato in una situazione simile. La piccola gli punta contro l’indice e gli chiede cosa gli sia successo alle mani. Lui non risponde. Si fruga nella tasca della giacca e afferra tra il pollice e il mignolo un astuccio di plastica rosa. Lo porge alla bambina. Lei esita, si dondola imbarazzata, poi lo prende. Scappa via felice.
Giorgio pregusta la scena.
La piccola apre l’astuccio. Esclama: “Che bella bambolina!” e mostra euforica il dono agli altri amichetti.
Giorgio sospira, sorride e se ne va.
Ciao, Emiliano!
Seconda edition di fila che mi trovo commentarti, ed è stato ancora un piacere.
Parto dal presupposto che anche io ho sentito un po' di frammentazione, e forse la svolta finale è arrivata un po' brusca, ma dopo il primo stacco ho percepito il tuo intento di ritmo e mi ha colpito subito, al volo.
Stile solidissimo e idea, per me, geniale. Non solo hai saputo distinguerti, ma hai anche sviluppato bene la figura di un "mostro comune", con i suoi deliri e pulsioni.
A mio parere un lavoro davvero di altissimo livello. Forse si può perfezionare ancora, ma sono felice di averlo letto e di averlo commentato. Complimenti, quindi!
Buona edition e alla prossima,
Matteo!
Ciao Matteo, grazie mille per le belle parole. Leggendo anche gli altri commenti, ho capito che è un testo perfettibile e non esente da difetti. Non è escluso che un giorno ci rimetterò mano per migliorarlo e proporlo in qualche altro contest.
Buona gara!
- Emiliano Maramonte
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Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
Gennibo ha scritto:Ciao Emiliano, è sempre un piacere leggerti, il racconto mi è piaciuto, soprattutto come hai declinato il tema, anche se, come ti hanno fatto già notare, manca il punto di svolta che ci fa capire il cambio di atteggiamento, che potrebbe essere la morte della madre indifferente, che qui a un certo punto sparisce e lui sembra averla dimenticata.
Bella l'idea dell'ovetto Kinder che farei mangiare al personaggio in sedia a rotelle mentre riflette.
Stile gestito alla grande con frasi efficacissime come: resta imprigionato tra le lamiere, stretto nel pugno d’acciaio di un dolore infinito.
Oppure: A quella distanza lo scoppio assomiglia a uno schiocco secco, come quello di un palloncino punto da uno spillo.
Nonostante non perfetto per il sopracitato motivo, per me una buonissima prova.
Alla prossima e buona edition!
Ciao Isabella, grazie di cuore per la lettura e per l'attento feedback. Come già detto qui sopra, il testo è perfettibile, ma a MC il rischio di tralasciare qualcosa è sempre dietro l'angolo!
Grazie ancora e buona gara!
Emiliano.
- BruceLagogrigio
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Re: Come un palloncino punto da uno spillo di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano, ma che bello stile. L'incipit è veramente pazzesco. Fra i tuoi migliori letti.
"Alla fine si accorgerà di lui. Ma finora non l’ha fatto abbastanza, non quanto Giorgio vorrebbe."
Questa frase l'unica che mi ha convinto meno.
Quanto l'avrei voluto in prima persona!
Gli altri commenti mi hanno fatto notare dei difetti che di acchito non avevo notato però wow è veramente ben fatto. Condivido l'idea di approfondirlo perché merita.
Non so se era quello l'obiettivo, ma tutta la vicenda della madre mi ha trasmesso l'idea di un protagonista con problemi psichici, (non so se hai presente quelli tipici nei film, assassini ma molto legati alla madre).
Alla prossima!
Bruce!
"Alla fine si accorgerà di lui. Ma finora non l’ha fatto abbastanza, non quanto Giorgio vorrebbe."
Questa frase l'unica che mi ha convinto meno.
Quanto l'avrei voluto in prima persona!
Gli altri commenti mi hanno fatto notare dei difetti che di acchito non avevo notato però wow è veramente ben fatto. Condivido l'idea di approfondirlo perché merita.
Non so se era quello l'obiettivo, ma tutta la vicenda della madre mi ha trasmesso l'idea di un protagonista con problemi psichici, (non so se hai presente quelli tipici nei film, assassini ma molto legati alla madre).
Alla prossima!
Bruce!
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