Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
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Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Le briciole nel letto
Fulvia aprì di scatto gli occhi, sollevando il busto come fanno certe bambole: con un automatismo meccanico. Una bambola rotta infatti si sentiva. Ma ancora con un cuore, purtuttavia, che le pulsava prepotentemente nel petto irradiando sangue a tutte le sue estremità: maledetto quel cuore. L'aveva cercato come l'Uomo di Latta sul sentiero d'oro: ma il mago – quello che lei aveva creduto un mago – s'era rivelato un ciarlatano, come la storia del resto racconta.
Non riusciva a vedere nulla. Non c'era nulla da vedere, era immersa nell'oscurità più nera. Lei però ben sapeva che c'era e cosa aveva fatto e fatto fare. Il suo corpo nudo, teso attraverso l'aria frizzante della notte, glielo ricordava. E glielo ricordava sgradevolmente pure il russare che, nell'oscurità, sentiva gorgogliare, ansimare come un vecchio locomotore a diesel lungo una salita troppo erta. Le sgorgarono due grosse lacrime che però, in quella camera così buia, non trovavano la luce per brillare. Fu un pianto in potenza, così com'era stato in potenza un amore fatto atto puro. Di tutto il calore di qualche ora prima, ora non percepiva che un doloroso freddo ricordo che le tormentava le carni, il pudore e profondità che non aveva immaginato d'avere, recessi nell'anima che da sola (dannazione!) non aveva saputo esplorare. Era ben triste che avesse avuto bisogno di quello, proprio di quello lì, per scoprirli, per aumentare la consapevolezza di sé ed esperire la sua incontenibile solitudine.
In un battibaleno sgusciò dal letto e si vergognò come una porca Eva di quella sua invisibile nudità. Si rivestì cercando di fare meno rumore possibile, lui non si svegliò. La locomotiva sembrava ormai avviata su un sicuro rettilineo e procedeva ineffabile una corsa la cui meta era ignota, un treno che ora era lieta di perdere. Avvilita, Fulvia si richiuse alle spalle il portone e scese di corsa le scale immaginando la libertà. Sulla strada deserta, sulla quale galleggiavano gialli i lampioni, inspirò con gusto l'aria dell'innocenza, che sapeva di rugiada, tombini ostruiti, favole e illusione. Nessuno a vederla, e del resto nessuno, pur vedendola, avrebbe potuto leggere nei pensieri di quell'anima adolescente e confusa. Pensava alla sua casa, ai visi impensieriti dei suoi genitori, al suo letto pulito di bucato, alla gioia ingenua che dà sapere che s'è parte d'una famiglia e che per il resto in fondo c'è tempo, anche se non lo si può riportare indietro.
Intanto qualcosa dentro di lei era schiantato e non esisteva rimedio per ricomporlo.
Intanto però non era sola.
Fulvia aprì di scatto gli occhi, sollevando il busto come fanno certe bambole: con un automatismo meccanico. Una bambola rotta infatti si sentiva. Ma ancora con un cuore, purtuttavia, che le pulsava prepotentemente nel petto irradiando sangue a tutte le sue estremità: maledetto quel cuore. L'aveva cercato come l'Uomo di Latta sul sentiero d'oro: ma il mago – quello che lei aveva creduto un mago – s'era rivelato un ciarlatano, come la storia del resto racconta.
Non riusciva a vedere nulla. Non c'era nulla da vedere, era immersa nell'oscurità più nera. Lei però ben sapeva che c'era e cosa aveva fatto e fatto fare. Il suo corpo nudo, teso attraverso l'aria frizzante della notte, glielo ricordava. E glielo ricordava sgradevolmente pure il russare che, nell'oscurità, sentiva gorgogliare, ansimare come un vecchio locomotore a diesel lungo una salita troppo erta. Le sgorgarono due grosse lacrime che però, in quella camera così buia, non trovavano la luce per brillare. Fu un pianto in potenza, così com'era stato in potenza un amore fatto atto puro. Di tutto il calore di qualche ora prima, ora non percepiva che un doloroso freddo ricordo che le tormentava le carni, il pudore e profondità che non aveva immaginato d'avere, recessi nell'anima che da sola (dannazione!) non aveva saputo esplorare. Era ben triste che avesse avuto bisogno di quello, proprio di quello lì, per scoprirli, per aumentare la consapevolezza di sé ed esperire la sua incontenibile solitudine.
In un battibaleno sgusciò dal letto e si vergognò come una porca Eva di quella sua invisibile nudità. Si rivestì cercando di fare meno rumore possibile, lui non si svegliò. La locomotiva sembrava ormai avviata su un sicuro rettilineo e procedeva ineffabile una corsa la cui meta era ignota, un treno che ora era lieta di perdere. Avvilita, Fulvia si richiuse alle spalle il portone e scese di corsa le scale immaginando la libertà. Sulla strada deserta, sulla quale galleggiavano gialli i lampioni, inspirò con gusto l'aria dell'innocenza, che sapeva di rugiada, tombini ostruiti, favole e illusione. Nessuno a vederla, e del resto nessuno, pur vedendola, avrebbe potuto leggere nei pensieri di quell'anima adolescente e confusa. Pensava alla sua casa, ai visi impensieriti dei suoi genitori, al suo letto pulito di bucato, alla gioia ingenua che dà sapere che s'è parte d'una famiglia e che per il resto in fondo c'è tempo, anche se non lo si può riportare indietro.
Intanto qualcosa dentro di lei era schiantato e non esisteva rimedio per ricomporlo.
Intanto però non era sola.
Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Caratteri e tempo ok, sei dentro! Buona Lorenzo Marone Edition!
- Andrea Partiti
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Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Non sono convintissimo da questo racconto.
Ci racconti una scena molto semplice, lineare, e questo mi piace. Però la anneghi in una vasca di figure retoriche e descrizioni che non sempre sono giustificate o hanno un loro posto nel ritmo della narrazione, anzi, spesso remano contro.
Arrivato al finale mi resta un po' il dubbio di cosa volessi raccontarmi davvero, la storia di Fulvia o qualcosa di più nascosto e intimo, tra le righe, che ho mancato completamente...
Ci racconti una scena molto semplice, lineare, e questo mi piace. Però la anneghi in una vasca di figure retoriche e descrizioni che non sempre sono giustificate o hanno un loro posto nel ritmo della narrazione, anzi, spesso remano contro.
Arrivato al finale mi resta un po' il dubbio di cosa volessi raccontarmi davvero, la storia di Fulvia o qualcosa di più nascosto e intimo, tra le righe, che ho mancato completamente...
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Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Il tuo racconto ha molto a che vedere con la favola. Sia per i rimandi al mondo di OZ (paragone Fulvia-Uomo di Latta) e all'immagine iniziale di lei, vista come una bambola nel letto del compagno sconosciuto con il quale ha avuto un amplesso mordi e fuggi del quale si è pentita. Quest'uomo lo caratterizzi bene dal punto di vista di lei (russa come un locomotore lanciato sulle rotaie e lei è ben lieta di perdere quel treno, spezzando un legame che le ha rubato l'innocenza). Il tema dei legami spezzati è rispettato. Fulvia ha perso quello con la parte candida di se stessa e nel ritorno a casa la si vede ripensare a come riannodare le fila della sua vita (la famiglia, resa nell'immagine dei genitori preoccupati e nelle lenzuola fresche di bucato del letto rimasto vuoto dopo la notte brava, la capacità di gioire di quello che la circonda: lampioni gialli, l'aria che sa di tombini ostruiti e rugiada). Questo, malgrado lo schianto emotivo e il senso di fuga del tempo. Trovo ci sia del buono.
- beppe.roncari
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Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Ciao Andrea, ben trovato.
Il lato positivo del racconto è la semplicità e linerarità della scena. Immagino si tratti di una adolescente che ha perso la verginità con l'uomo sbagliato per poi pentirsene. Grande classico.
Trovo invece pesanti lo stile e le figure retoriche del racconto, piuttosto fini a se stesse. A mio parere non riescono a evocare un abisso di vera sofferenza o di liricità poetica. Questa frase, per esempio, è troppo pesante:
Eccessivo l'incidentale "purtuttavia" e l'insistenza sul "cuore", "maledetto quel cuore".
Semplicemente: non entro nella mente e nel cuore di quella ragazza, non mi ci vedo, mi sento sbattuto fuori dalla finzione scenica e non riesco a empatizzare. Stesso problema per la metafora/paragone sotterraneo con il mago di Oz e l'Uomo di latta.
Inoltre, il fatto che l'uomo sia uno stronzo non si può evincere solo dal fatto che ora russa. Non mi pare che abbia fatto davvero per forza intenzionalmente male a quella ragazza, e lei non gli dà certo una possibilità, non lo sveglia neanche.
Insomma, il cuore del racconto è indebolito e lo stile appesantito.
Tema tutto sommato centrato. Titolo non molto convincente.
Alla prossima!
Il lato positivo del racconto è la semplicità e linerarità della scena. Immagino si tratti di una adolescente che ha perso la verginità con l'uomo sbagliato per poi pentirsene. Grande classico.
Trovo invece pesanti lo stile e le figure retoriche del racconto, piuttosto fini a se stesse. A mio parere non riescono a evocare un abisso di vera sofferenza o di liricità poetica. Questa frase, per esempio, è troppo pesante:
Ma ancora con un cuore, purtuttavia, che le pulsava prepotentemente nel petto irradiando sangue a tutte le sue estremità: maledetto quel cuore.
Eccessivo l'incidentale "purtuttavia" e l'insistenza sul "cuore", "maledetto quel cuore".
Semplicemente: non entro nella mente e nel cuore di quella ragazza, non mi ci vedo, mi sento sbattuto fuori dalla finzione scenica e non riesco a empatizzare. Stesso problema per la metafora/paragone sotterraneo con il mago di Oz e l'Uomo di latta.
Inoltre, il fatto che l'uomo sia uno stronzo non si può evincere solo dal fatto che ora russa. Non mi pare che abbia fatto davvero per forza intenzionalmente male a quella ragazza, e lei non gli dà certo una possibilità, non lo sveglia neanche.
Insomma, il cuore del racconto è indebolito e lo stile appesantito.
Tema tutto sommato centrato. Titolo non molto convincente.
Alla prossima!
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Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Velocemente provo a rispondere con qualche considerazione, sempre tenendo presente che se un racconto non piace o non è capito la colpa è principalmente di chi l'ha scritto.
Il racconto parla né più né meno di quel che c'è scritto: Fulvia ha avuto un'avventura di cui s'è pentita. Non c'è alcun significato nascosto. Che lui sia uno "stronzo", è una possibilità, non una necessità. Nel testo non viene detto: il pentimento di Fulvia è indipendente dalle qualità del suo amante.
Volevo descrivere il senso di delusione e di pena di sé di Fulvia senza metterle per forza in bocca e in mente dei pensieri, che sono invece miei, che la guardo da fuori: è il narratore che parla e che si prende il lusso di usare un linguaggio che non è quello parlato di tutti i giorni.
Il racconto parla né più né meno di quel che c'è scritto: Fulvia ha avuto un'avventura di cui s'è pentita. Non c'è alcun significato nascosto. Che lui sia uno "stronzo", è una possibilità, non una necessità. Nel testo non viene detto: il pentimento di Fulvia è indipendente dalle qualità del suo amante.
Volevo descrivere il senso di delusione e di pena di sé di Fulvia senza metterle per forza in bocca e in mente dei pensieri, che sono invece miei, che la guardo da fuori: è il narratore che parla e che si prende il lusso di usare un linguaggio che non è quello parlato di tutti i giorni.
- marco.roncaccia
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Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Ciao Andrea,
ho apprezzato molto la tua scelta di raccontare un momento di ordinaria delusione della tua protagonista Fulvia. Ottimo! In un Contest come questo spesso orientato in maniera eccessiva al fantastico e a stupire con effetti speciali è necessaria, ogni tanto, una voce fuori dal coro. Quello che trovo incongruo è il linguaggio che utilizzi e il tipo di immaginario che evochi che sembrano appartenere più all’autore che non al personaggio. Altra cosa che non ho apprezzato è la frase finale che, da come l’ho capita io, ci annuncia la gravidanza di Fulvia. Le cose sono due: o Fulvia è al corrente del suo essere incinta e allora dovresti segnalarlo al lettore. oppure è una comunicazione dell’autore al lettore e quindi operi, nell’ultima frase, un cambio di POV andando a inserire un narratore onnisciente, che non è una bella cosa in narrativa.
ho apprezzato molto la tua scelta di raccontare un momento di ordinaria delusione della tua protagonista Fulvia. Ottimo! In un Contest come questo spesso orientato in maniera eccessiva al fantastico e a stupire con effetti speciali è necessaria, ogni tanto, una voce fuori dal coro. Quello che trovo incongruo è il linguaggio che utilizzi e il tipo di immaginario che evochi che sembrano appartenere più all’autore che non al personaggio. Altra cosa che non ho apprezzato è la frase finale che, da come l’ho capita io, ci annuncia la gravidanza di Fulvia. Le cose sono due: o Fulvia è al corrente del suo essere incinta e allora dovresti segnalarlo al lettore. oppure è una comunicazione dell’autore al lettore e quindi operi, nell’ultima frase, un cambio di POV andando a inserire un narratore onnisciente, che non è una bella cosa in narrativa.
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Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Caro Marco,
molte grazie per il commento. Nel finale, in realtà, non pensavo a una gravidanza, ma piuttosto al rapporto con i genitori.
molte grazie per il commento. Nel finale, in realtà, non pensavo a una gravidanza, ma piuttosto al rapporto con i genitori.
- marco.roncaccia
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Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Ok ... allora ignora le ultime righe. In ogni caso non si capisce ( o almeno io non l'ho capito).
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Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Ciao Andrea,
Racconto molto profondo, apprezzabile il fatto che tu ti sia cimentato con un punto di vista femminile, riuscendo a far sentire le emozioni della protagonista. La nota di demerito sta in tutte quelle figure retoriche piuttosto "pesanti", e infatti nella parte finale, quando lasciano spazio alla verità dei fatti, la storia ne ha un giovamento.
Racconto molto profondo, apprezzabile il fatto che tu ti sia cimentato con un punto di vista femminile, riuscendo a far sentire le emozioni della protagonista. La nota di demerito sta in tutte quelle figure retoriche piuttosto "pesanti", e infatti nella parte finale, quando lasciano spazio alla verità dei fatti, la storia ne ha un giovamento.
Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Ciao Andrea,
credo sia la prima volta che ti leggo qui a Minuti Contati, quindi non so se lo stile con cui hai scritto il racconto ti appartenga o se tu lo abbia sfoderato per questa particolare occasione.
Parto con le critiche, costruttive, spero.
La scena è chiara, ma la mia sensazione è che sia un po' troppo "condita". Voglio dire, a volte arricchire troppo le descrizioni rischia di rallentare il ritmo, la lettura è frenata dal voler cogliere le sensazioni così come ce le proponi.
Alcune frasi sono particolarmente belle:
Fulvia si richiuse alle spalle il portone e scese di corsa le scale immaginando la libertà. Sulla strada deserta, sulla quale galleggiavano gialli i lampioni, inspirò con gusto l'aria dell'innocenza, che sapeva di rugiada, tombini ostruiti, favole e illusione.
Altre, invece, meno chiare, come questa che non ho ben recepito:
Fu un pianto in potenza, così com'era stato in potenza un amore fatto atto puro.
Sai scrivere, si sente, e mi hai anche sorpreso: non avendo letto il nome dell'autore credevo che a scrivere fosse una donna, ti sai immedesimare e non è cosa così scontata, complimenti! Quindi spero di leggere ancora qualcosa di tuo, alla prossima!
credo sia la prima volta che ti leggo qui a Minuti Contati, quindi non so se lo stile con cui hai scritto il racconto ti appartenga o se tu lo abbia sfoderato per questa particolare occasione.
Parto con le critiche, costruttive, spero.
La scena è chiara, ma la mia sensazione è che sia un po' troppo "condita". Voglio dire, a volte arricchire troppo le descrizioni rischia di rallentare il ritmo, la lettura è frenata dal voler cogliere le sensazioni così come ce le proponi.
Alcune frasi sono particolarmente belle:
Fulvia si richiuse alle spalle il portone e scese di corsa le scale immaginando la libertà. Sulla strada deserta, sulla quale galleggiavano gialli i lampioni, inspirò con gusto l'aria dell'innocenza, che sapeva di rugiada, tombini ostruiti, favole e illusione.
Altre, invece, meno chiare, come questa che non ho ben recepito:
Fu un pianto in potenza, così com'era stato in potenza un amore fatto atto puro.
Sai scrivere, si sente, e mi hai anche sorpreso: non avendo letto il nome dell'autore credevo che a scrivere fosse una donna, ti sai immedesimare e non è cosa così scontata, complimenti! Quindi spero di leggere ancora qualcosa di tuo, alla prossima!
- alessandra.corra
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Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Ciao Andrea,
comincio subito con ciò che ho apprezzato del tuo racconto. La scelta di narrare una vicenda di ordinaria quotidianeità, che non subisce slanci o cambi di prospettiva durante la narrazione, l'ho trovata ottima. Non sempre sono gli effetti speciale a rendere interessante una trama, anzi.
Per quanto riguarda i punti deboli, invece, mi troverai ripetitiva, ma in effetti il lessico che hai usato l'ho trovato anch'io un pò troppo condito e retorico. Elemento questo che ha reso la lettura poco fluida senza che il lettore riesca a empatizzare nel modo adeguato con la protagonista.
Alla prossima.
comincio subito con ciò che ho apprezzato del tuo racconto. La scelta di narrare una vicenda di ordinaria quotidianeità, che non subisce slanci o cambi di prospettiva durante la narrazione, l'ho trovata ottima. Non sempre sono gli effetti speciale a rendere interessante una trama, anzi.
Per quanto riguarda i punti deboli, invece, mi troverai ripetitiva, ma in effetti il lessico che hai usato l'ho trovato anch'io un pò troppo condito e retorico. Elemento questo che ha reso la lettura poco fluida senza che il lettore riesca a empatizzare nel modo adeguato con la protagonista.
Alla prossima.
- Jacopo Berti
- Messaggi: 441
Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Ciao Andrea,
un discreto racconto, nel quale i punti forti sono i contenuti e le tempistiche: quelle che dedichi al risveglio, alla riflessione, alla fuga, ai vari particolari su cui metti a fuoco l'attenzione di Fulvia e a quelli che invece trascuri. La prosa, come in altri casi, mi piace, ma anch'io sottolineo la leziosità di alcuni termini e di alcune costruzioni "retoriche" in senso deteriore. "Purtuttavia", ad esempio, mi sembra esagerato e marcato, "ben triste" è accettabile, ma un po' sopra il tono del racconto. L'effetto opposto - unico caso, mi pare - sortisce quel "una porca Eva", che mi ha colpito negativamente.
Il paragone con Il mago di Oz non mi è dispiaciuto, invece.
Quanto ai contenuti, riesci a passare un senso, una forma di "saggezza" senza fare "la morale". Scrivi che lui è un uomo e lei ha "un'anima adolescente". Probabilmente non hai pensato a un rapporto che costituisca, per l'uomo, un reato. Ma quel che conta è la situazione psicologica, non anagrafica, non dell'età del consenso, dei due. In questo, direi, riesci a essere privo di retorica: sia di quella "da predica" sia di quella opposta.
un discreto racconto, nel quale i punti forti sono i contenuti e le tempistiche: quelle che dedichi al risveglio, alla riflessione, alla fuga, ai vari particolari su cui metti a fuoco l'attenzione di Fulvia e a quelli che invece trascuri. La prosa, come in altri casi, mi piace, ma anch'io sottolineo la leziosità di alcuni termini e di alcune costruzioni "retoriche" in senso deteriore. "Purtuttavia", ad esempio, mi sembra esagerato e marcato, "ben triste" è accettabile, ma un po' sopra il tono del racconto. L'effetto opposto - unico caso, mi pare - sortisce quel "una porca Eva", che mi ha colpito negativamente.
Il paragone con Il mago di Oz non mi è dispiaciuto, invece.
Quanto ai contenuti, riesci a passare un senso, una forma di "saggezza" senza fare "la morale". Scrivi che lui è un uomo e lei ha "un'anima adolescente". Probabilmente non hai pensato a un rapporto che costituisca, per l'uomo, un reato. Ma quel che conta è la situazione psicologica, non anagrafica, non dell'età del consenso, dei due. In questo, direi, riesci a essere privo di retorica: sia di quella "da predica" sia di quella opposta.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)
Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
L'idea del racconto è valida e la resa finale, pur con diversi problemi legati a refusi sparsi e a una forma da sistemare, è da considerarsi efficace. Sistemato, per me sarebbe da pollice su, ma va lustrato e oliato, aggiustato dove è, con ogni evidenza, mancante nella forma. Allo stato attuale è un ni, ma lavoraci un paio d'ora e si trasforma.
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Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Caro Antico,
accetto il commento e i consigli, ma ti chiedo quali refusi tu abbia trovato: rileggendo e rileggendo, io non ne rilevo alcuno.
accetto il commento e i consigli, ma ti chiedo quali refusi tu abbia trovato: rileggendo e rileggendo, io non ne rilevo alcuno.
Re: Le briciole nel letto - Andrea Dessardo
Perbacco, chiedo venia. Refuso non è il termine adatto, tuttal'altro! Di refusi non ce ne sono, ma solo una forma che va ottimizzata per rendere al meglio. E in verità non va cambiata, ma confermo il mio termine "oliare" laddove stride e nuoce alla fluidità della lettura. C'è qualcosa che non arriva come dovrebbe in questo racconto, ma proprio poco. Una volta nel labo riconvocami che lo rileggo volentieri.
(Non escludo che in prima battuta potrei anche non averlo apprezzato tanto quanto ho fatto in seconda, ma questo può essere un problema perché un racconto tanto breve deve colpire subito e capire dove sta il problema credo sia fondamentale. Per il momento lo identifico in questa forma da ottimizzare, non cambiare. Poi vedremo.)
(Non escludo che in prima battuta potrei anche non averlo apprezzato tanto quanto ho fatto in seconda, ma questo può essere un problema perché un racconto tanto breve deve colpire subito e capire dove sta il problema credo sia fondamentale. Per il momento lo identifico in questa forma da ottimizzare, non cambiare. Poi vedremo.)
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