La vita fuori - di M.R. Del Ciello
- maria rosaria
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La vita fuori - di M.R. Del Ciello
LA VITA FUORI
Sono passati quasi vent’anni. Tanti. Pochi. Dipende dai punti di vista. Dipende dal punto di partenza e dal punto di arrivo.
Son qui, in questa stanza minuscola, quattro pareti lunghe due passi, una brandina di ferro arrugginito e un tavolino di legno scorticato a cui si appoggia una sedia sbilenca. Se chiudo gli occhi, però, questo spazio ristretto diventa infinito e posso immaginare di essere in qualunque altro posto.
È sempre stata la mia sola possibilità di salvezza. L’unica cosa che mi ha fatto resistere fin a oggi. La mia immaginazione.
So che ho sbagliato, ho commesso errori enormi che mi hanno condotto fin qui. Errori che non rifarei, anche perché un’altra vita non ce l’ho.
Mi rimane uno scampolo d’esistenza e un paio di immagini, ricordi che mi spingono a viverla al meglio.
Ci proverò, senza aspettative. Perché sono loro che rovinano i giorni. Ce li consumano nell’attesa di quelli migliori, che non arrivano mai.
Quando ho avuto la notizia ero in cella, seduto sulla mia sedia, quella che traballa un po’ e sulla quale mi dondolo perché mi rilassa.
Ad avvisarmi è stato Giustino, il secondino sempre allegro e con la pancia tonda racchiusa dentro una divisa così tirata che sembra debba aprirsi da un momento all’altro.
- Lui’, – mi fa attraverso le sbarre – tra poco esci – e mi fa l’occhiolino.
Non ho riposto. La speranza che il momento sarebbe arrivato ce l’avevo da tempo, ma avevo imparato a non cedere alle illusioni.
- Allora? Non dici niente? – mi fa.
Cos’avrei dovuto dire? Che ero contento? Che non vedevo l’ora di riabbracciare i miei cari?
Io sapevo solo che fuori di là non c’era più nessuno ad aspettarmi e che sarebbe stato un inferno, forse peggio di quello che avevo vissuto lì dentro in tutti quegli anni.
- Meglio così – fu l’unica cosa che mi riuscì di dire.
Giustino però non era contento. Voleva entusiasmo.
- E dai, Luì! Cerca di essere felice. Sono anni che aspetti ‘sto momento, no?
Eh sì. Lui sapeva di tutti gli avvocati che avevo pagato e di tutti quelli che avevano fallito. Ero un assassino, in fondo. A chi poteva interessare se l’avevo fatto per gelosia o per rabbia. Un uomo aveva perso la vita per colpa mia. Questo era tutto.
- Le vedi quelle formiche? – dissi allora a Giustino indicando una fila di formiche che correva lungo la parete della cella e saliva fino alla grata della finestra.
- Sì, le vedo Luigi. Sbaglio o sono rosse? Se vuoi ti mando qualcuno con l’insetticida. Quelle pizzicano.
- No, Giustino, non mi danno fastidio.
- E allora?
- Le formiche rosse sono come la felicità.
- Non ti seguo, Luì.
Giustino era un semplice.
- La felicità è una cosa piccola, spesso nascosta tra le pieghe della nostra vita. Quando ce ne rendiamo conto è sempre tardi. E a molti dà fastidio…
Giustino continuava a guardarmi con aria perplessa.
- Non riesco a essere felice, Giustino. Ce l’ho avuta la felicità, un tempo. E l’ho schiacciata, proprio come si fa con le formiche rosse quando ti danno noia. Capito ora? E dammi una sigaretta, piuttosto…
Sono passati quasi vent’anni. Tanti. Pochi. Dipende dai punti di vista. Dipende dal punto di partenza e dal punto di arrivo.
Son qui, in questa stanza minuscola, quattro pareti lunghe due passi, una brandina di ferro arrugginito e un tavolino di legno scorticato a cui si appoggia una sedia sbilenca. Se chiudo gli occhi, però, questo spazio ristretto diventa infinito e posso immaginare di essere in qualunque altro posto.
È sempre stata la mia sola possibilità di salvezza. L’unica cosa che mi ha fatto resistere fin a oggi. La mia immaginazione.
So che ho sbagliato, ho commesso errori enormi che mi hanno condotto fin qui. Errori che non rifarei, anche perché un’altra vita non ce l’ho.
Mi rimane uno scampolo d’esistenza e un paio di immagini, ricordi che mi spingono a viverla al meglio.
Ci proverò, senza aspettative. Perché sono loro che rovinano i giorni. Ce li consumano nell’attesa di quelli migliori, che non arrivano mai.
Quando ho avuto la notizia ero in cella, seduto sulla mia sedia, quella che traballa un po’ e sulla quale mi dondolo perché mi rilassa.
Ad avvisarmi è stato Giustino, il secondino sempre allegro e con la pancia tonda racchiusa dentro una divisa così tirata che sembra debba aprirsi da un momento all’altro.
- Lui’, – mi fa attraverso le sbarre – tra poco esci – e mi fa l’occhiolino.
Non ho riposto. La speranza che il momento sarebbe arrivato ce l’avevo da tempo, ma avevo imparato a non cedere alle illusioni.
- Allora? Non dici niente? – mi fa.
Cos’avrei dovuto dire? Che ero contento? Che non vedevo l’ora di riabbracciare i miei cari?
Io sapevo solo che fuori di là non c’era più nessuno ad aspettarmi e che sarebbe stato un inferno, forse peggio di quello che avevo vissuto lì dentro in tutti quegli anni.
- Meglio così – fu l’unica cosa che mi riuscì di dire.
Giustino però non era contento. Voleva entusiasmo.
- E dai, Luì! Cerca di essere felice. Sono anni che aspetti ‘sto momento, no?
Eh sì. Lui sapeva di tutti gli avvocati che avevo pagato e di tutti quelli che avevano fallito. Ero un assassino, in fondo. A chi poteva interessare se l’avevo fatto per gelosia o per rabbia. Un uomo aveva perso la vita per colpa mia. Questo era tutto.
- Le vedi quelle formiche? – dissi allora a Giustino indicando una fila di formiche che correva lungo la parete della cella e saliva fino alla grata della finestra.
- Sì, le vedo Luigi. Sbaglio o sono rosse? Se vuoi ti mando qualcuno con l’insetticida. Quelle pizzicano.
- No, Giustino, non mi danno fastidio.
- E allora?
- Le formiche rosse sono come la felicità.
- Non ti seguo, Luì.
Giustino era un semplice.
- La felicità è una cosa piccola, spesso nascosta tra le pieghe della nostra vita. Quando ce ne rendiamo conto è sempre tardi. E a molti dà fastidio…
Giustino continuava a guardarmi con aria perplessa.
- Non riesco a essere felice, Giustino. Ce l’ho avuta la felicità, un tempo. E l’ho schiacciata, proprio come si fa con le formiche rosse quando ti danno noia. Capito ora? E dammi una sigaretta, piuttosto…
Maria Rosaria
Re: La vita fuori - di M.R. Del Ciello
Tempo ok, caratteri ok, foto ok, buona Manualmente Live Edition, Maria Rosaria!!!
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Re: La vita fuori - di M.R. Del Ciello
L'alienazione carceraria e lo straniamento dal mondo "di fuori" sono resi molto bene, così come lo spaesamento di chi non ha più nessuno e non sa cosa fare della vita che gli resta.
Re: La vita fuori - di M.R. Del Ciello
Ciao Maria Rosaria.
Il racconto è scritto bene ed è molto evocativo. Non mi piace il modo in cui hai inserito il tema, ma c'è, quindi va bene. Però da un racconto del genere "pretendo" una metafore più forte, mentre con le formiche che vengono scacciate sei andata sul "banale".
Nel complesso è comunque una buona prova da cui ci si poteva aspettare qualcosa di più.
Il racconto è scritto bene ed è molto evocativo. Non mi piace il modo in cui hai inserito il tema, ma c'è, quindi va bene. Però da un racconto del genere "pretendo" una metafore più forte, mentre con le formiche che vengono scacciate sei andata sul "banale".
Nel complesso è comunque una buona prova da cui ci si poteva aspettare qualcosa di più.
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Re: La vita fuori - di M.R. Del Ciello
Ciao Maria Rosaria,
dal mio punto di vista il problema di questo racconto è il tema. Il tema in questo caso, non è la felicità come una formica rossa ma il rimpianto per le scelte sbagliate. La felicità è una formica rossa è inserito nel dialogo tra i due personaggi, ma non mi dà l'impressione di essere il nucleo fondante del racconto.
Mi rendo conto che un tema come quello di questa edizione era veramente di difficile interpretazione.
La prima parte del racconto è una spiegazione che potevi tralasciare, sono informazioni che avresti potuto distribuire nel dialogo tra Luigi e il secondino. Se fosse iniziato direttamente con la notizia che a breve Luigi sarebbe uscito, avresti portato direttamente il lettore al centro dell’azione.
I dialoghi tra il secondino e il carcerato funzionano bene, sono naturali e danno l'idea di una certa affettività che si è sviluppata nel corso di molti anni tra i due, seppure si trovino ai due poli opposti dello stesso mondo.
Marina
dal mio punto di vista il problema di questo racconto è il tema. Il tema in questo caso, non è la felicità come una formica rossa ma il rimpianto per le scelte sbagliate. La felicità è una formica rossa è inserito nel dialogo tra i due personaggi, ma non mi dà l'impressione di essere il nucleo fondante del racconto.
Mi rendo conto che un tema come quello di questa edizione era veramente di difficile interpretazione.
La prima parte del racconto è una spiegazione che potevi tralasciare, sono informazioni che avresti potuto distribuire nel dialogo tra Luigi e il secondino. Se fosse iniziato direttamente con la notizia che a breve Luigi sarebbe uscito, avresti portato direttamente il lettore al centro dell’azione.
I dialoghi tra il secondino e il carcerato funzionano bene, sono naturali e danno l'idea di una certa affettività che si è sviluppata nel corso di molti anni tra i due, seppure si trovino ai due poli opposti dello stesso mondo.
Marina
- maria rosaria
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Re: La vita fuori - di M.R. Del Ciello
Ciao Francesco,
mi dispiace che la mia metafora non ti sia piaciuta e che pensi sia "banale".
Confesso che non mi è venuto in mente nulla di meglio e, stranamente, neanche a ripensarci ora, con più tempo, mi viene in mente una interpretazione diversa da quella che ho dato.
Grazie, a presto
:-)
mi dispiace che la mia metafora non ti sia piaciuta e che pensi sia "banale".
Confesso che non mi è venuto in mente nulla di meglio e, stranamente, neanche a ripensarci ora, con più tempo, mi viene in mente una interpretazione diversa da quella che ho dato.
Grazie, a presto
:-)
Maria Rosaria
- maria rosaria
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Re: La vita fuori - di M.R. Del Ciello
Ciao Marina!
Grazie delle tue precisazioni, di cui terrò conto in fase di riscrittura.
Però:
Per me il tema era una metafora e (ma di certo non l'ho espressa bene) volevo intendere che la felicità è qualcosa di molto piccolo (nell'arco dell'esistenza di un uomo), di cui a volte non ci si accorge. Quando ci si accorge di ciò, ecco allora il rimpianto di cui parli te. Ma è una conseguenza.
Di nuovo grazie
:-)
Grazie delle tue precisazioni, di cui terrò conto in fase di riscrittura.
Però:
marina_usai ha scritto: Il tema in questo caso, non è la felicità come una formica rossa ma il rimpianto per le scelte sbagliate.
Per me il tema era una metafora e (ma di certo non l'ho espressa bene) volevo intendere che la felicità è qualcosa di molto piccolo (nell'arco dell'esistenza di un uomo), di cui a volte non ci si accorge. Quando ci si accorge di ciò, ecco allora il rimpianto di cui parli te. Ma è una conseguenza.
Di nuovo grazie
:-)
Maria Rosaria
Re: La vita fuori - di M.R. Del Ciello
Ciao Maria Rosaria,
ben ritrovata.
Tema centrato.
Bella ambientazione, racconto interessante, originale, finale molto bello. Ho apprezzato il tuo modo d’interpretare il tema: una metafora molto evocativa.
Alla fine mi hai trasmesso un senso di tristezza e rimorsi che fanno male, anche se solo vissuti nei panni dell’altro…
Brava, complimenti!
A presto
Ciao
Adriano
ben ritrovata.
Tema centrato.
Bella ambientazione, racconto interessante, originale, finale molto bello. Ho apprezzato il tuo modo d’interpretare il tema: una metafora molto evocativa.
Alla fine mi hai trasmesso un senso di tristezza e rimorsi che fanno male, anche se solo vissuti nei panni dell’altro…
Brava, complimenti!
A presto
Ciao
Adriano
Re: La vita fuori - di M.R. Del Ciello
Ciao Maria Rosaria,
Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Ben descritta la cella dove il protagonista si abbandona alle sue riflessioni, con azzeccatissime scelte lessicali. Il lessico è discorsivo e “volgarizzato” dove serve per dare realismo. Il rapporto quasi da “compagnoni” tra il carcerato ed il secondino da un lato potenzia il realismo che hai dato al racconto, dall’altro caratterizza il protagonista come un uomo “buono”, che si è guadagnato il rispetto delle guardie carcerarie e probabilmente dopo vent’anni ha imparato la lezione e si merita una seconda chance. Il tema della paura della scarcerazione è ben centrato ( mi ricorda molto “Le ali della libertà” ) in tutta l’inquietudine che deve avere una persona a tornare dopo vent’anni in un mondo che l’ha “scartata” gettandola in cella. Molto interessante anche l’originale visione del rapporto felicità\formiche. Anche la tua un’ottima prova!
Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Ben descritta la cella dove il protagonista si abbandona alle sue riflessioni, con azzeccatissime scelte lessicali. Il lessico è discorsivo e “volgarizzato” dove serve per dare realismo. Il rapporto quasi da “compagnoni” tra il carcerato ed il secondino da un lato potenzia il realismo che hai dato al racconto, dall’altro caratterizza il protagonista come un uomo “buono”, che si è guadagnato il rispetto delle guardie carcerarie e probabilmente dopo vent’anni ha imparato la lezione e si merita una seconda chance. Il tema della paura della scarcerazione è ben centrato ( mi ricorda molto “Le ali della libertà” ) in tutta l’inquietudine che deve avere una persona a tornare dopo vent’anni in un mondo che l’ha “scartata” gettandola in cella. Molto interessante anche l’originale visione del rapporto felicità\formiche. Anche la tua un’ottima prova!
Non so scrivere, ma ho bisogno di farlo.
- giancarmine trotta
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Re: La vita fuori - di M.R. Del Ciello
Ciao Maria Rosaria,
il tuo racconto è descrittivo e chi legge sembra partecipare direttamente alle angosce del protagonista. Un lavoro perfetto in quanto a emozioni trasmesse e partecipazione.
Il tema per me è centrato, perché Luigi associa le formiche rosse alla felicità e il finale, amarissimo, è adatto ad una storia legata ad un assassinio. Avrei voluto qualche particolare rispetto alle immagini che rovinano i giorni, ma capisco la difficoltà di far rientrare tutto in 3000 caratteri. Il finale amaro vola alto, con la formica rossa che diventa metafora di vita e che, piccola indifesa e schiacciata, si porta con se la felicità.
Ottimo lavoro, complimenti!
il tuo racconto è descrittivo e chi legge sembra partecipare direttamente alle angosce del protagonista. Un lavoro perfetto in quanto a emozioni trasmesse e partecipazione.
Il tema per me è centrato, perché Luigi associa le formiche rosse alla felicità e il finale, amarissimo, è adatto ad una storia legata ad un assassinio. Avrei voluto qualche particolare rispetto alle immagini che rovinano i giorni, ma capisco la difficoltà di far rientrare tutto in 3000 caratteri. Il finale amaro vola alto, con la formica rossa che diventa metafora di vita e che, piccola indifesa e schiacciata, si porta con se la felicità.
Ottimo lavoro, complimenti!
Re: La vita fuori - di M.R. Del Ciello
I racconti di questo gruppo sono tutti di ottima fattura, non c'è che dire. Anche qui trovo un testo completo nelle sue parti, anche se concordo con Marina sul fatto che la prima parte sia accessoria e farei almeno un tentativo di integrarla nella seconda, tanto per vedere se potrebbe funzionare di più. Perdi qualche punto sull'interpretazione del tema, che c'è, ma che virando sul messaggio metaforico inserito in modo molto evidente tende a non essere elemento fondante del tutto perché la riflessione vera si avvia solo in una certa parte del dialogo con il secondino. In ogni caso un lavoro più che buono.
Re: La vita fuori - di M.R. Del Ciello
Concordo con Maurizio Bertino: i racconti di questo girone sono davvero belli. Ne ho letti tre fino ad ora e ne sono rimasta affascinata. Bellissimo l'incipit.
Sono passati quasi vent’anni. Tanti. Pochi. Dipende dai punti di vista.
Mi fa pensare all'inizio di un film, quando senti la voce del narratore che introduce la scena. Molto buon lo stile e anche la struttura del racconto che ho trovato completa ed esaustiva. Il finale è delicato, poetico e nostalgico. Non so come si piazzerà nel girone, ma è un testo che merita: pulito, chiaro ed elegante. Brava :)
Sono passati quasi vent’anni. Tanti. Pochi. Dipende dai punti di vista.
Mi fa pensare all'inizio di un film, quando senti la voce del narratore che introduce la scena. Molto buon lo stile e anche la struttura del racconto che ho trovato completa ed esaustiva. Il finale è delicato, poetico e nostalgico. Non so come si piazzerà nel girone, ma è un testo che merita: pulito, chiaro ed elegante. Brava :)
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