Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
- raffaele.marra
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Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Lo spettacolo più grande
Quel mattino, con la cartella rotta in una mano e duecento lire per la colazione nell’altra, Ninuccio cambiò strada. Si lasciò la scuola alle spalle, superò la piazza di Santa Lucia e lo vide.
Il tendone rosso si innalzava al cielo come una vela pirata, e lui si sentiva pronto a salpare. Corse raggiante fino all’ingresso.
«E quanta fretta», esclamò un giovanotto che se ne stava poggiato al cancelletto.
«Voglio entrare».
«Fatti accompagnare stasera da tuo padre. Solo duemila lire.»
Ad averceli, un padre e duemila lire…
Ninuccio si fece triste. Poi sollevò il capo e guardò il giovanotto negli occhi.
«Voglio stare con voi. Sono bravo.»
«E che sai fare?»
«Tengo la sedia sul naso, in equilibrio.»
Il giovanotto rise. «Vediamo», e gli lanciò un piccolo sgabello da marmocchi.
Ninuccio lo sollevò, lo posò sul naso e lo fece cadere un attimo dopo.
«Ci vuole pazienza. E sacrificio. Molta pazienza e molto sacrificio», replicò il giovanotto chinandosi a raccoglierlo. Lo vide allontanarsi dietro il tendone con lo sgabello perfettamente in equilibrio sul naso.
Pazienza e sacrificio.
Ci provò fino a sera, e per tutta la notte. Il giorno dopo il circo era andato via e con esso lo strano giovanotto dal sorriso cordiale. Lo spettacolo avrebbe fatto a meno di lui.
Lo rivide vent’anni dopo, per puro caso, tornando da lavoro.
«Mi ricordo di te», gli disse avvicinandosi al tendone rosso. Il giovanotto era un uomo elegante, vestito da direttore del circo. Ninuccio solo un marito e un padre.
«Voglio venire con voi», continuò Ninuccio amaro in volto.
«Pazienza e sacrificio», ribadì l’uomo con la stessa espressione di un tempo. Ninuccio annuì. Sollevò lo sgabello che attendeva davanti al cancello, lo tenne qualche istante sul naso, poi lo fece cadere. Abbassò la testa e abbandonò il sogno.
Pazienza e sacrificio.
Ninuccio è ormai vecchio, ma se ha una meta dove andare la rincorre con quel che resta delle sue forze. Scende oltre la piazza di Santa Lucia e sospira. Il tendone, bello come una nave pirata, è lì, forse per l’ultima volta. Scende, attento a non sgualcire l’abito nero.
«Non credevo di rivederti», sussurra all’uomo poggiato al cancello. Quello gli sorride, lasciando che le rughe si deformino per qualche istante.
«Avrei voluto vivere con voi, viaggiare, stupire il mondo, ricevere applausi…»
L’uomo scuote il capo, continuando a sorridere. Poi gli porge il solito sgabello. Ninuccio prova a sollevarlo per metterlo sul naso ma la schiena non glielo permette.
«Vai» propone l’uomo aiutandolo a mettersi dritto.
«Addio».
Il sagrato di Santa Lucia è colmo di gente elegante, di sorrisi e di lacrime.
«Arriva il nonno», grida qualcuno. Tutti lo salutano felici: sua moglie, i suoi figli, i suoi nipoti.
Infine compare Gina, la più giovane, vestita da sposa.
«Grazie per tutto questo», gli dice commossa indicando quell’immensa famiglia.
Pazienza e sacrificio. Per una vita intera.
Ninuccio si guarda intorno senza parlare mentre, scrosciante, si leva l’applauso.
Quel mattino, con la cartella rotta in una mano e duecento lire per la colazione nell’altra, Ninuccio cambiò strada. Si lasciò la scuola alle spalle, superò la piazza di Santa Lucia e lo vide.
Il tendone rosso si innalzava al cielo come una vela pirata, e lui si sentiva pronto a salpare. Corse raggiante fino all’ingresso.
«E quanta fretta», esclamò un giovanotto che se ne stava poggiato al cancelletto.
«Voglio entrare».
«Fatti accompagnare stasera da tuo padre. Solo duemila lire.»
Ad averceli, un padre e duemila lire…
Ninuccio si fece triste. Poi sollevò il capo e guardò il giovanotto negli occhi.
«Voglio stare con voi. Sono bravo.»
«E che sai fare?»
«Tengo la sedia sul naso, in equilibrio.»
Il giovanotto rise. «Vediamo», e gli lanciò un piccolo sgabello da marmocchi.
Ninuccio lo sollevò, lo posò sul naso e lo fece cadere un attimo dopo.
«Ci vuole pazienza. E sacrificio. Molta pazienza e molto sacrificio», replicò il giovanotto chinandosi a raccoglierlo. Lo vide allontanarsi dietro il tendone con lo sgabello perfettamente in equilibrio sul naso.
Pazienza e sacrificio.
Ci provò fino a sera, e per tutta la notte. Il giorno dopo il circo era andato via e con esso lo strano giovanotto dal sorriso cordiale. Lo spettacolo avrebbe fatto a meno di lui.
Lo rivide vent’anni dopo, per puro caso, tornando da lavoro.
«Mi ricordo di te», gli disse avvicinandosi al tendone rosso. Il giovanotto era un uomo elegante, vestito da direttore del circo. Ninuccio solo un marito e un padre.
«Voglio venire con voi», continuò Ninuccio amaro in volto.
«Pazienza e sacrificio», ribadì l’uomo con la stessa espressione di un tempo. Ninuccio annuì. Sollevò lo sgabello che attendeva davanti al cancello, lo tenne qualche istante sul naso, poi lo fece cadere. Abbassò la testa e abbandonò il sogno.
Pazienza e sacrificio.
Ninuccio è ormai vecchio, ma se ha una meta dove andare la rincorre con quel che resta delle sue forze. Scende oltre la piazza di Santa Lucia e sospira. Il tendone, bello come una nave pirata, è lì, forse per l’ultima volta. Scende, attento a non sgualcire l’abito nero.
«Non credevo di rivederti», sussurra all’uomo poggiato al cancello. Quello gli sorride, lasciando che le rughe si deformino per qualche istante.
«Avrei voluto vivere con voi, viaggiare, stupire il mondo, ricevere applausi…»
L’uomo scuote il capo, continuando a sorridere. Poi gli porge il solito sgabello. Ninuccio prova a sollevarlo per metterlo sul naso ma la schiena non glielo permette.
«Vai» propone l’uomo aiutandolo a mettersi dritto.
«Addio».
Il sagrato di Santa Lucia è colmo di gente elegante, di sorrisi e di lacrime.
«Arriva il nonno», grida qualcuno. Tutti lo salutano felici: sua moglie, i suoi figli, i suoi nipoti.
Infine compare Gina, la più giovane, vestita da sposa.
«Grazie per tutto questo», gli dice commossa indicando quell’immensa famiglia.
Pazienza e sacrificio. Per una vita intera.
Ninuccio si guarda intorno senza parlare mentre, scrosciante, si leva l’applauso.
Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Ciao Raffaele! Tutti rispettati i parametri! Buona Troccoli Edition!
- Polly Russell
- Messaggi: 812
Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Molto delicato, Raffaele. Davvero. Mi è piaciuta molto la delicatezza che hai usato nel tratteggiare i due personaggi, in questa ottica "lui era solo un marito e un padre" stona. Almeno fino all'ultima frase, in cui si rende conto che il "solo" è un concetto relativo. Il problema è che non lo pensa Ninuccio, ma il narratore. Forse sarebbe stato meglio "si sentiva solo un marito..." O qualcosa del genere.
Ci sono un paio di pov sballati. Per esempio
Comunque una buona prova, la battuta "ad averceli tutti e due" è perfetta.
Ci sono un paio di pov sballati. Per esempio
sembra che sia Ninuccio a sparire dietro al tendone. Credo che il punto non sia sufficiente, ci vuole un "a capo".replicò il giovanotto chinandosi a raccoglierlo. Lo vide andare...
Comunque una buona prova, la battuta "ad averceli tutti e due" è perfetta.
Polly
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Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Ciao
bella storia, l'intrusione - se così si può dire - del narratore che disturba un poco Polly a me anzi piace, dà tono di favola, o forse di parabola, di narrazione alla radio... non saprei dire ma la trovo adeguata. ognuno ha il proprio giusto modo di vedere le cose, così come 'pazienza e sacrificio' possono voler dire molte cose, diverse per ognuno, e proprio tutto nella vita magari non si può avere.
Ottimo lavoro.
bella storia, l'intrusione - se così si può dire - del narratore che disturba un poco Polly a me anzi piace, dà tono di favola, o forse di parabola, di narrazione alla radio... non saprei dire ma la trovo adeguata. ognuno ha il proprio giusto modo di vedere le cose, così come 'pazienza e sacrificio' possono voler dire molte cose, diverse per ognuno, e proprio tutto nella vita magari non si può avere.
Ottimo lavoro.
- Jacopo Berti
- Messaggi: 441
Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Ciao Raffaele,
un racconto toccante, che mette a confronto due uomini ben tratteggiati a rappresentanza di due "tipi" di esseri umani, l'avventuroso e l'accorto, il migratore e lo stanziale, forse un po' stereotipati ma ben rappresentati dal circense e dal padre e nonno di famiglia.
Rischi eh. Rischi di essere stucchevole e non lo sei per poco, almeno per quelli che sono i miei gusti. Ma superi molto bene la prova e te ne esci con un racconto che non saprei come migliorare se non lavorando di fino sullo stile, cosa che non sempre si ha l'opportunità di fare nel tempo concesso da minuti contati.
In complesso, direi più che buono.
un racconto toccante, che mette a confronto due uomini ben tratteggiati a rappresentanza di due "tipi" di esseri umani, l'avventuroso e l'accorto, il migratore e lo stanziale, forse un po' stereotipati ma ben rappresentati dal circense e dal padre e nonno di famiglia.
Rischi eh. Rischi di essere stucchevole e non lo sei per poco, almeno per quelli che sono i miei gusti. Ma superi molto bene la prova e te ne esci con un racconto che non saprei come migliorare se non lavorando di fino sullo stile, cosa che non sempre si ha l'opportunità di fare nel tempo concesso da minuti contati.
In complesso, direi più che buono.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)
Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Ciao!
Bel racconto in generale, ma la conclusione non mi ha soddisfatta. Probabilmente sono io che non l’ho pienamente capita, ma mi sembra quasi la conclusione di un altro racconto. Penso che la storia potesse tranquillamente terminare con l’ultimo incontro tra Ninuccio ed il circense; la scena finale mi sembra quasi esagerata. Gli incontri tra i due, invece, sono molto ben presentati, affascinanti, ed è un peccato perché credo che, risparmiando i caratteri della scena conclusiva, il racconto sarebbe potuto migliorare di molto ricavando ulteriori dettagli dei tre incontri che tratteggiassero ancora meglio i due personaggi.
Bel racconto in generale, ma la conclusione non mi ha soddisfatta. Probabilmente sono io che non l’ho pienamente capita, ma mi sembra quasi la conclusione di un altro racconto. Penso che la storia potesse tranquillamente terminare con l’ultimo incontro tra Ninuccio ed il circense; la scena finale mi sembra quasi esagerata. Gli incontri tra i due, invece, sono molto ben presentati, affascinanti, ed è un peccato perché credo che, risparmiando i caratteri della scena conclusiva, il racconto sarebbe potuto migliorare di molto ricavando ulteriori dettagli dei tre incontri che tratteggiassero ancora meglio i due personaggi.
- raffaele.marra
- Messaggi: 397
Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Ciao Canadria e grazie per il commento. Dal mio punto di vista, la scena finale è ciò che dà senso al racconto (e giustifica il titolo). Infatti il sacrificio e la pazienza del protagonista sono stati comunque impiegati per una vita, solo che è stato "costretto" a destinarli a qualcos'altro. Così il suo spettacolo è stato la sua famiglia, a cui si è dedicato sempre e l'applauso finale lo sottolinea in qualche modo.
- Polly Russell
- Messaggi: 812
Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
valter_carignano ha scritto:Ciao
bella storia, l'intrusione - se così si può dire - del narratore che disturba un poco Polly a me anzi piace, dà tono di favola, o forse di parabola, di narrazione alla radio... non saprei dire ma la trovo adeguata. ognuno ha il proprio giusto modo di vedere le cose, così come 'pazienza e sacrificio' possono voler dire molte cose, diverse per ognuno, e proprio tutto nella vita magari non si può avere.
Ottimo lavoro.
Valter ce ne fosse uno dove sia o daccordo!
Polly
- giancarmine trotta
- Messaggi: 383
Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Racconto ottimo, corposo, ambientato con le giuste parole. Sembrava di essere lì, al cospetto dell'uomo che spezza il sogno di Ninuccio per tre volte. L'amarezza che accompagna il racconto è scacciata dal finale improvviso, inatteso, positivo. E sembra anche la metafora di tante donne e tanti uomini che lottano per raggiungere un obiettivo ma spesso, a causa delle capacità insufficienti o della sfortuna, si ritrovano, ormai maturi, a consolarsi col bene più prezioso e più vicino: la famiglia.
In questo bellissimo racconto e in particolare nel finale, sono evidenti tutti i valori di cui noi italiani andiamo fieri, come appunto la famiglia e la voglia di non arrendersi di fronte alle difficoltà. Anche i nomi sono funzionali alla storia: Ninuccio, la piazza di Santa Lucia. Quest'ultima, in particolare, aggiunge quel velo di Spirito al racconto, come se dall'alto, finalmente, Qualcuno si fosse deciso a dare felicità a Ninuccio nei pressi del posto dove desiderava esibirsi.
Complimenti!
In questo bellissimo racconto e in particolare nel finale, sono evidenti tutti i valori di cui noi italiani andiamo fieri, come appunto la famiglia e la voglia di non arrendersi di fronte alle difficoltà. Anche i nomi sono funzionali alla storia: Ninuccio, la piazza di Santa Lucia. Quest'ultima, in particolare, aggiunge quel velo di Spirito al racconto, come se dall'alto, finalmente, Qualcuno si fosse deciso a dare felicità a Ninuccio nei pressi del posto dove desiderava esibirsi.
Complimenti!
- raffaele.marra
- Messaggi: 397
Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Ciao Giancarmine, e grazie per il commento. Vedo che hai colto il senso del racconto e mi fa piacere. Nel "giovanotto" io ho visto fin dal primo momento molto di più di un semplice circense, ma non ho voluto calcare la mano. Ho però sempre immaginato che quel suggerire sempre a Ninuccio "pazienza e sacrificio" fosse riferito alla sua vera vita più che a una esibizione di equilibrismo. In altre parole, l'intero tendone con il suo affascinante (e unico) interlocutore è una specie di "sogno" (sia inteso come "desiderio irraggiungibile", sia, perché no, inteso come "apparizione onirica") che accompagna Ninuccio in momenti cruciali della sua vita, rinnovando in lui la capacità di vivere con pazienza e sacrificio la complessità di una vita "normale" ma non meno spettacolare.
- angelo.frascella
- Messaggi: 729
Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Ciao, Raffaele
Bello, questo racconto, percorso da un velo di malinconia. Sembra rappresentare una perfetta metafora della vita dell’uomo alla perenne ricerca di qualcos’altro che lo renderà felice, anche quando attorno a loro sono riusciti a costruire tanto. Non ho molto altro da dire, visto che il racconto non ha particolari difetti da mettere in evidenza.
A rileggerci,
Angelo
Bello, questo racconto, percorso da un velo di malinconia. Sembra rappresentare una perfetta metafora della vita dell’uomo alla perenne ricerca di qualcos’altro che lo renderà felice, anche quando attorno a loro sono riusciti a costruire tanto. Non ho molto altro da dire, visto che il racconto non ha particolari difetti da mettere in evidenza.
A rileggerci,
Angelo
Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Mi è piaciuta molto la prosa del tuo racconto. Mi ha accompagnato dolcemente fino alla fine. Un racconto intenso per la sua semplicità. Un sogno mai realizzato ma che ha accompagnato Ninuccio per tutta la sua vita, scoprendosi poi alla fine in una veste diversa. Molti sono i messaggi fra le righe che vanno a interpretazione di chi ti legge.
Bellissima prova, complimenti.
Bellissima prova, complimenti.
Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Raffaaaaaa! ma ciaoooooo!
piacerone rileggerti e… bello il pezzo, mi è piaciuto molto! delicato, gentile, non rincorre pretese, ma arrivano spontanee (proprio come accade al tuo protagonista ^_^)
davvero non ho molto da consigliarti purtroppo, il pezzo funziona, non è appieno nelle mie corde perché avrei preferito scorgere una maturazione nel comportamento di Ninuccio, ma questi sono gusti personali. diciamo che avrei preferito che Ninuccio prendesse più consapevolezza di sé o più determinazione… insomma, non si è impegnato mai per sostenere la sedia sul naso, ma neppure ha mai maturato l’appagamento della sua vita nel aver dato spazio a una bella famiglia unita, se non all’ultimo quando sembra che sia più il narratore che lui stesso a scorgerlo… boh. non fa parte della mia vita credo: si può avere una famiglia e non rinunciare a un lavoro che ti piace o una passione che t’impegna… ma, ripeto, mio punto di vista! ^__^
insomma, vedo Ninuccio troppo in balia degli eventi senza che abbia una spinta per migrarli verso qualcosa… qualcosa che, invece, poi arriva come un fulmine a ciel sereno quando ormai la sua vita è già sul viale del tramonto… forse mi sarebbe piaciuto che nell’ultimo incontro Ninuccio parlasse al circense con più consapevolezza, facendogli capire che anche se non era mai riuscito a fare il numero della sedia, aveva imparato che il “suo centro” era impegnarsi per fare una cosa ancora più difficile: creare una famiglia, tenerla unita e tramandare questa bellezza a figli e nipoti.
a parte questo pensiero, ti ripeto, il racconto lo trovo davvero scritto in punta di piedi, bello stile. forse, ultimo appunto, non trovo rispettato appieno il tema nel senso che il protagonista ha un sogno, ma non gli cambia certo la vita perché, come detto prima, a Ninuccio non cambia la vita, semplicemente la sua vita scorre come vuole o gli capita che scorra…
alla prossima Raffa :) spero non tra altri due anni ^_^”
un abbraccio e in bocca al lupo per il contest ;)
Lau
piacerone rileggerti e… bello il pezzo, mi è piaciuto molto! delicato, gentile, non rincorre pretese, ma arrivano spontanee (proprio come accade al tuo protagonista ^_^)
davvero non ho molto da consigliarti purtroppo, il pezzo funziona, non è appieno nelle mie corde perché avrei preferito scorgere una maturazione nel comportamento di Ninuccio, ma questi sono gusti personali. diciamo che avrei preferito che Ninuccio prendesse più consapevolezza di sé o più determinazione… insomma, non si è impegnato mai per sostenere la sedia sul naso, ma neppure ha mai maturato l’appagamento della sua vita nel aver dato spazio a una bella famiglia unita, se non all’ultimo quando sembra che sia più il narratore che lui stesso a scorgerlo… boh. non fa parte della mia vita credo: si può avere una famiglia e non rinunciare a un lavoro che ti piace o una passione che t’impegna… ma, ripeto, mio punto di vista! ^__^
insomma, vedo Ninuccio troppo in balia degli eventi senza che abbia una spinta per migrarli verso qualcosa… qualcosa che, invece, poi arriva come un fulmine a ciel sereno quando ormai la sua vita è già sul viale del tramonto… forse mi sarebbe piaciuto che nell’ultimo incontro Ninuccio parlasse al circense con più consapevolezza, facendogli capire che anche se non era mai riuscito a fare il numero della sedia, aveva imparato che il “suo centro” era impegnarsi per fare una cosa ancora più difficile: creare una famiglia, tenerla unita e tramandare questa bellezza a figli e nipoti.
a parte questo pensiero, ti ripeto, il racconto lo trovo davvero scritto in punta di piedi, bello stile. forse, ultimo appunto, non trovo rispettato appieno il tema nel senso che il protagonista ha un sogno, ma non gli cambia certo la vita perché, come detto prima, a Ninuccio non cambia la vita, semplicemente la sua vita scorre come vuole o gli capita che scorra…
alla prossima Raffa :) spero non tra altri due anni ^_^”
un abbraccio e in bocca al lupo per il contest ;)
Lau
Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Ciao Raffaele,
racconto che mi piace e su cui non ho suggerimenti particolari da darti.
I personaggi sono semplici e stereotipati ma proprio per questo funzionano in questa struttura, lo stile tende al favolistico e ci sta e la ripetizione è una cosa che mi piace molto e tu qui la usi bene per creare una serie di quadri interessanti nel loro legame: forse per rendere più forte il passaggio del tempo avresti potuto aggiungere qualche mglioramento rispetto ai tentativi di ninuccio.
Alla prossima^^
racconto che mi piace e su cui non ho suggerimenti particolari da darti.
I personaggi sono semplici e stereotipati ma proprio per questo funzionano in questa struttura, lo stile tende al favolistico e ci sta e la ripetizione è una cosa che mi piace molto e tu qui la usi bene per creare una serie di quadri interessanti nel loro legame: forse per rendere più forte il passaggio del tempo avresti potuto aggiungere qualche mglioramento rispetto ai tentativi di ninuccio.
Alla prossima^^
Re: Lo spettacolo più grande (Raffaele Marra)
Bello, molto. Al prezzo di un po' di polpa che non avrebbe guastato, sfrutti i 3000 caratteri per tratteggiare la vita del tuo protagonista attrraverso sogni non realizzati, che però realizzati, alla fine, si sono, caratterizzandogliela indelebilmente. Bello anche il rapporto con il comprimario, anche se, anche in questo caso, qualche carattere in più non guasterebbe. Pollice quasi su e non su totalmente proprio perché si percepisce che il racconto sta stretto in questa misura, pur essendo più che riuscito. Bravo comunque.
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