Racconto CIF Edition Ritorni
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Racconto CIF Edition Ritorni
RITORNI
Di Alexandra Fischer
Delia conosce il percorso a memoria malgrado il sole al tramonto.
L’invito di Enrico a vedersi le è parso insolito, ma il posto no, per quel che ricorda: la baracca dove hanno giocato da bambini e neppure la scelta del tramonto per il loro incontro. La boscaglia che circonda il luogo le appare più fitta rispetto all'ultima volta che è stata lì. Questo le fa accelerare i battiti del cuore. I rovi le si impigliano nell'abito.
Risente nella mente la voce di lui: L’ora nella quale gli abitanti di questo posto tornano a farsi un giro. Sono miei amici, non devi temerli, anzi.
Lei ha cominciato a farlo quando sono arrivati i primi doni degli abitanti: spuntavano negli angoli bui sempre al tramonto e davano un’aria cupa a ciò che era rimasto dell’arredamento: una sedia senza spalliera, un paralume privo di lampadina, un tavolo coperto di polvere e schegge di vetro con un pezzo di bulbo della lampadina.
La provenienza dei doni è misteriosa, proprio come chi vive lì.
Ricorda Enrico prendere la lente, la biglia di gomma multicolore, però, all’epoca, c’era voluta tutta l’insistenza di lui nel farle accettare il braccialetto d’oro. Si era convinta solo perché lui aveva tanto insistito. Poi se n’era pentita: aveva cominciato a sognare i volti angosciati di una coppia con un bambino accanto a una porta spalancata dietro alla sedia senza spalliera e ogni volta si svegliava sudata: dietro alla sedia c’era una porta spalancata nel buio.
Arrivata di fronte alla facciata della baracca, vede la porta d’ingresso chiusa e si morde il labbro, domina la paura come può, deve rendere il dono, che ora le pesa in tasca, voltarsi, dimenticare di averlo mai ricevuto; scuote la testa al pensiero delle mail senza risposta e delle allusioni dei familiari di lui a un lungo viaggio di istruzione all’estero.
Bussa un paio di volte, e ode alcuni passi strascicati.
La maniglia si abbassa a fatica e lei si spaventa nel vedere Enrico: di riconoscibile, in lui restano i grandi occhi verdi, ma per il resto, è dimagrito e la sua pelle, bianchissima, emana un alone luminoso.
La camicia grigia e i pantaloni tabacco gli pendono addosso, eppure afferra Delia per il braccio, con abbastanza forza da tirarla dentro.
Le sorride e per un attimo è di nuovo lui: − Ora puoi raggiungere i nostri amici insieme a me −. Le indica il muro, nel quale si è formato un vortice di puntini luminosi. −Vogliono che li seguiamo. Io sono stato dall’altra parte, sai? Una volta erano come noi, poi venne un vicino vendicativo, al tramonto, e aprì una porta nel muro. Ora vogliono che gli aiutiamo a tornare indietro.
Delia grida terrorizzata al sentire l’aria raffreddarsi e vede i puntini aggregarsi, formare una porta, che comincia ad aprirsi: scaglia il monile oltre la spalla di Enrico.
Lui le urla: −Vai via. Li hai offesi.
Delia ubbidisce. Alle sue spalle echeggia il rumore di una porta sbattuta nella luce in agonia.
Di Alexandra Fischer
Delia conosce il percorso a memoria malgrado il sole al tramonto.
L’invito di Enrico a vedersi le è parso insolito, ma il posto no, per quel che ricorda: la baracca dove hanno giocato da bambini e neppure la scelta del tramonto per il loro incontro. La boscaglia che circonda il luogo le appare più fitta rispetto all'ultima volta che è stata lì. Questo le fa accelerare i battiti del cuore. I rovi le si impigliano nell'abito.
Risente nella mente la voce di lui: L’ora nella quale gli abitanti di questo posto tornano a farsi un giro. Sono miei amici, non devi temerli, anzi.
Lei ha cominciato a farlo quando sono arrivati i primi doni degli abitanti: spuntavano negli angoli bui sempre al tramonto e davano un’aria cupa a ciò che era rimasto dell’arredamento: una sedia senza spalliera, un paralume privo di lampadina, un tavolo coperto di polvere e schegge di vetro con un pezzo di bulbo della lampadina.
La provenienza dei doni è misteriosa, proprio come chi vive lì.
Ricorda Enrico prendere la lente, la biglia di gomma multicolore, però, all’epoca, c’era voluta tutta l’insistenza di lui nel farle accettare il braccialetto d’oro. Si era convinta solo perché lui aveva tanto insistito. Poi se n’era pentita: aveva cominciato a sognare i volti angosciati di una coppia con un bambino accanto a una porta spalancata dietro alla sedia senza spalliera e ogni volta si svegliava sudata: dietro alla sedia c’era una porta spalancata nel buio.
Arrivata di fronte alla facciata della baracca, vede la porta d’ingresso chiusa e si morde il labbro, domina la paura come può, deve rendere il dono, che ora le pesa in tasca, voltarsi, dimenticare di averlo mai ricevuto; scuote la testa al pensiero delle mail senza risposta e delle allusioni dei familiari di lui a un lungo viaggio di istruzione all’estero.
Bussa un paio di volte, e ode alcuni passi strascicati.
La maniglia si abbassa a fatica e lei si spaventa nel vedere Enrico: di riconoscibile, in lui restano i grandi occhi verdi, ma per il resto, è dimagrito e la sua pelle, bianchissima, emana un alone luminoso.
La camicia grigia e i pantaloni tabacco gli pendono addosso, eppure afferra Delia per il braccio, con abbastanza forza da tirarla dentro.
Le sorride e per un attimo è di nuovo lui: − Ora puoi raggiungere i nostri amici insieme a me −. Le indica il muro, nel quale si è formato un vortice di puntini luminosi. −Vogliono che li seguiamo. Io sono stato dall’altra parte, sai? Una volta erano come noi, poi venne un vicino vendicativo, al tramonto, e aprì una porta nel muro. Ora vogliono che gli aiutiamo a tornare indietro.
Delia grida terrorizzata al sentire l’aria raffreddarsi e vede i puntini aggregarsi, formare una porta, che comincia ad aprirsi: scaglia il monile oltre la spalla di Enrico.
Lui le urla: −Vai via. Li hai offesi.
Delia ubbidisce. Alle sue spalle echeggia il rumore di una porta sbattuta nella luce in agonia.
Ultima modifica di alexandra.fischer il sabato 15 marzo 2025, 16:18, modificato 13 volte in totale.
- gcdaddabbo
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Re: Racconto CIF Edition Ritorni
Ciao, Alexandra! Il racconto ha certo fascino. Costruisce un'atmosfera di presenze diafane, inquietanti. Il genere non è dei miei preferiti, ma devo ammettere una seduzione sottile. La storia ha un che di incompiuto come di un brano di un discorso più ampio. Ci lavorerei ancora.
Cambierei il primo rigo, ricco di particolari che non sembrano indispensabili (dal tetto di lamiera dalla finestra chiusa), e che rendono incerto l'avvio del percorso. Alcuni suggerimenti:
non il luogo
per farle accettare
per quel che ricordava
per il resto
Cambierei il primo rigo, ricco di particolari che non sembrano indispensabili (dal tetto di lamiera dalla finestra chiusa), e che rendono incerto l'avvio del percorso. Alcuni suggerimenti:
non il luogo
per farle accettare
per quel che ricordava
per il resto
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Re: Racconto CIF Edition Ritorni
Ciao, gcdabbo, ci lavorerò su. Garantito. Perdona gli errori, sono lieta che ti sia piaciuto malgrado tutto.
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Re: Racconto CIF Edition Ritorni
Ciao! Mi è piaciuta la tua abilità descrittiva e i dettagli concreti che hai deciso di usare. Purtroppo i problemi di punteggiatura e il continuo cambio di tempi verbali tende a distrarre, va ad inficiare sia sul ritmo, quindi sul flusso di lettura, sia sulla comprensione del testo, quindi sulla godibilità della lettura in generale. Onestamente non credo di aver capito fino in fondo cosa succede proprio per questo motivo. Sono sicura che, una volta corretti tutti gli errori, avrà un aspetto totalmente diverso, perché la potenzialità c'è, almeno secondo il mio modesto parere. Buono studio e buona scrittura!
- gcdaddabbo
- Messaggi: 410
Re: Racconto CIF Edition Ritorni
Ciao Alexandra. Come promesso sono qui a commentare il tuo racconto. Pensavo fosse un nuovo progetto. Ho riconosciuto il testo che avevo già visto quasi un anno fa. Francamente non mi sembra sia migliorato in modo essenziale nonostante le svariate modifiche.
Correggerei quel pronome "gli", che mi pare vada sostituito con un "li", nella parte finale. Poi lascerei perdere.
Continuare a riproporre una vecchia storia rischia di farci restare legati a "ricordi" ormai passati in un mondo morto infestato di pericolosi fantasmi.
Guardati intorno e cerca nuovi stimoli! Un viaggio, nuovi amici possono aiutare. Nel nostro pianeta c'è tanto da scoprire. L'universo è ancora più vasto e affascinante da descrivere, studiare, esplorare, immaginare.
Buon tutto!
Correggerei quel pronome "gli", che mi pare vada sostituito con un "li", nella parte finale. Poi lascerei perdere.
Continuare a riproporre una vecchia storia rischia di farci restare legati a "ricordi" ormai passati in un mondo morto infestato di pericolosi fantasmi.
Guardati intorno e cerca nuovi stimoli! Un viaggio, nuovi amici possono aiutare. Nel nostro pianeta c'è tanto da scoprire. L'universo è ancora più vasto e affascinante da descrivere, studiare, esplorare, immaginare.
Buon tutto!
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Re: Racconto CIF Edition Ritorni
Grazie, gcdaddabbo, farò come dici.
- Manuel Marinari
- Messaggi: 341
Re: Racconto CIF Edition Ritorni
Ciao Alexandra, come promesso ho letto il tuo racconto.
Con tutta onestà, ho trovato difficile la comprensione.
Il primo motivo sono stati i riferimenti alle comunicazioni di Enrico nei confronti di Delia. Mail, sms, sono dettagli che sinceramente eliminerei. Li trovo superflui. Me la sbrigherei con un semplice “le aveva dato appuntamento”. Il come, a mio avviso, non è importante. Piuttosto giocherei con l’angoscia? L’ansia? Che prova Delia nel raggiungere la destinazione.
In secondo luogo, se l’intenzione era quella di rendere l’atmosfera dark, oserei di più. Credo ci sia bisogno di collocare il tutto in un luogo più definito. Un bosco, una vallata sperduta, un canneto dietro il fiume. Insomma, qualcosa di più che una semplice baracca. Per renderla più efficace, manca il percorso che fa lei per raggiungerlo.
Ti suggerisco di osare di più sui dettagli visivi dell’ambiente, mancano dettagli più precisi. Baracca e edificio mi hanno confuso molto. La baracca me la immagino di ferro o di legno, piccola e malmessa. L’edificio? Non l’ho capito.
Anche la trama ha bisogno di essere semplificata. Troppi passi avanti e poi indietro, molte indecisioni. (Del pdv intendo).
Non so, tenterei di riscriverlo da capo. Tanto la storia ce l’hai in testa, immagino.
Ritenta una nuova scrittura se sei affezionata a questa storia.
A volte funziona e si fa molto prima che revisionare qualcosa in cui ci sono troppe cose che non funzionano.
Questo era un racconto di un edition? In caso proverei a rileggere i commenti che al tempo ti furono dati ed elencarli in un foglio.
E ripartirei da capo.
Mi dispiace, spero ne venga fuori un bel nuovo racconto.
Con tutta onestà, ho trovato difficile la comprensione.
Il primo motivo sono stati i riferimenti alle comunicazioni di Enrico nei confronti di Delia. Mail, sms, sono dettagli che sinceramente eliminerei. Li trovo superflui. Me la sbrigherei con un semplice “le aveva dato appuntamento”. Il come, a mio avviso, non è importante. Piuttosto giocherei con l’angoscia? L’ansia? Che prova Delia nel raggiungere la destinazione.
In secondo luogo, se l’intenzione era quella di rendere l’atmosfera dark, oserei di più. Credo ci sia bisogno di collocare il tutto in un luogo più definito. Un bosco, una vallata sperduta, un canneto dietro il fiume. Insomma, qualcosa di più che una semplice baracca. Per renderla più efficace, manca il percorso che fa lei per raggiungerlo.
Ti suggerisco di osare di più sui dettagli visivi dell’ambiente, mancano dettagli più precisi. Baracca e edificio mi hanno confuso molto. La baracca me la immagino di ferro o di legno, piccola e malmessa. L’edificio? Non l’ho capito.
Anche la trama ha bisogno di essere semplificata. Troppi passi avanti e poi indietro, molte indecisioni. (Del pdv intendo).
Non so, tenterei di riscriverlo da capo. Tanto la storia ce l’hai in testa, immagino.
Ritenta una nuova scrittura se sei affezionata a questa storia.
A volte funziona e si fa molto prima che revisionare qualcosa in cui ci sono troppe cose che non funzionano.
Questo era un racconto di un edition? In caso proverei a rileggere i commenti che al tempo ti furono dati ed elencarli in un foglio.
E ripartirei da capo.
Mi dispiace, spero ne venga fuori un bel nuovo racconto.
Manuel Marinari
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Re: Racconto CIF Edition Ritorni
Grazie Manuel, farò così, sei stato molto gentile.
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