Parola di cane

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massimogrilli
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Parola di cane

Messaggio#1 » mercoledì 28 giugno 2023, 13:01

Parola di cane

Ancora pioggia! Sbuffo. La odio, soprattutto quando capita nei giorni accaldati come oggi. Troppi odori entrano tutti insieme nel mio grande naso nero: la ruggine delle sbarre della mia gabbia, il fetore del mio grosso compagno di cella e anche quello degli altri cani reclusi qui vicino. In lontananza c'è profumo di pizza Margherita... sarebbe buono se non prevalesse lo schifo che c'è qui attorno. Ho la nausea.
Faccio avanti e indietro tra le quattro mura, troppo ravvicinate per i miei gusti. Ogni tre secondi le mie zampotte marroni sguazzano nella stessa pozzanghera. «Secondo te c'è speranza che qualche “senza pelo” ci porti a fare un giro fuori?» chiedo al grande Labrador bianco sdraiato poco più in là.
«Wof wof! Wof wof!» mi abbaia quello stupido in un accento a me incomprensibile.
«Certe volte mi chiedo perché mi ostino a cercare di parlare con te!».
All'improvviso mi assale un crampo all'intestino. Se non arriva nessuno tra un po' mi toccherà farla qui. Ne farei volentieri a meno, ma non vedo altra soluzione. «Spero non te ne vorrai a male» dico al mio compagno di cella, ma questa volta non risponde. Si è già messo a dormire. Sarà per via dell'età... lo sento dal suo odore stantio che avrà come minimo nove anni. Chissà da quanto tempo è qui dentro. Quand'è che mi vengono a liberare? Eppure non ho mai fatto male a nessuno, non mi merito di rimanere in questo postaccio.

Un cane in lontananza sulla sinistra abbaia, poi un altro e un altro ancora, sempre più vicini. Apro gli occhi di scatto. Sono loro! Sono arrivati i visitatori “senza pelo”. Ogni volta è sempre la stessa storia. Sbucano dal nulla quando pare loro, fanno il giro di tutto il carcere, ci guardano, ci parlano e qualche volta liberano uno di noi. Ah, quanto vorrei uscirmene da qua. Non sono sicuro al cento per cento che mi porterebbero in un posto migliore, ma cambiare aria non potrebbe che farmi che bene.
Rizzo le orecchie, eccoli, eccoli, stanno arrivando! Per primo compare un cucciolo di “senza pelo”. Ha un cappellino rosso in testa, corre verso di me sorridente. «Benvenuto!» lo accolgo caloroso e salto rimbalzando come una palla contro il muro più vicino. Subito dopo sopraggiungono anche i genitori del piccolo. Ma... chi c'è con loro? Non posso credere ai miei occhi: è' un cane molto simile a me, l'uomo lo tiene legato al guinzaglio. Lo annuso in lontananza. Sì, ora me lo ricordo, un tempo era anche lui un carcerato. Ma ora non devo lasciarmi distrarre. Non è lui quello su cui devo fare colpo e c'è poco tempo. «Buongiorno signori!» scodinzolo festoso tra un salto e l'altro, «Guardate quanto sono bello, sano e atletico».
Il bambino mi indica e ride. «Lano treco bina» dice nella classica, assurda lingua dei “senza pelo”. Non capisco una parola ma colgo il tono della voce: è felice, il che vuol dire che gli piaccio.
«Portatemi con voi, non ve ne pentirete.» la mamma del bambino sembra non ascoltarmi e si mette a parlare con il compagno. Approfitto del momento di pausa per rivolgermi al cane al di fuori della gabbia: «Ehi tu, come hai fatto a convincerli?» Non risponde. Rimane seduto a cuccia, dritto come un soldatino, ma con la lingua di fuori. «Dico a te, fortunello!» alzo la voce, magari non mi sente... tanti altri cani stanno abbaiando. Ma anche questa volta niente. Rimane immobile con quella faccia da fesso. Poi però accade qualcosa che mi fa venire un tuffo al cuore: la mamma del bambino prende la mano del figlio. Vuole portarlo via. «Aspettate, non andate. Prendete anche me!» grido con voce tremula, rimbalzo tre volte contro il muro per attirare la loro attenzione. Il piccolo riesce a sfuggire alla presa della mamma, ma un attimo dopo arriva il papà, lascia cadere il guinzaglio, solleva di forza il piccolo e se lo mette sulle spalle.
«Datemi solo un attimo. Cos'ho che non va?» li seguo veloce finché non sbatto il muso contro l'arrugginita rete metallica, Ma è troppo tardi. I quattro proseguono oltre, verso la gabbia successiva. Pochi secondi e di loro non rimangono che leggere tracce olfattive.
Rimango solo, immobile, assordato dalle numerose grida degli altri cani. Annuso l'aria... c'è un forte odore e mi viene un dubbio. Mi giro. Il mio amico Labrador è ancora sdraiato. Solo ora capisco perché non ha provato anche lui ad attirare l'attenzione dei “senza pelo”. Quello che sento è odore di morte.
L'ergastolo per lui è terminato.

Il sole tra un po' comincerà a calare, ma fa ancora molto caldo. Sto stravaccato a un lato della cella. Una zanzara mi si posa sul nasone ma faccio finta di niente. Non ho abbastanza energie per cacciarla via. Ho provato per ore ad attirare l'attenzione dei miei carcerieri ma non c'è stato nulla da fare. Per loro il cane alle mie spalle sta solo dormendo.
Tiro fuori la lingua in cerca di un po' di refrigerio. Penso al cane che stava con i “senza pelo”. Perché non si è degnato di rispondermi? Forse non ho modo di parlare neanche con quelli della mia stessa razza? Eppure poteva almeno provarci, come fanno tutti gli altri cani che conosco. Maledetto lui e quell'odiosa famigliola. Poggio il muso contro il pavimento, così almeno per qualche secondo starò più fresco.
Ma ecco che all'improvviso ricomincia. Nuovi abbai giungono da sinistra. Sono arrivati altri visitatori. Non so se questa volta avrò la forza di riprovarci, non con il corpo ancora caldo di quello sciocco labrador a pochi passi.
Sento due voci provenire dalla cella adiacente. Una è di un cagnetto stridulo che conosco bene, l'altra è di un “senza pelo”, ha una tono lento e un po' roco. Pochi secondi e i suoi pantaloni grigi compaiono davanti ai miei occhi. Si avvina alla gabbia che ci divide e si abbassa con molta calma. È un vecchio dai capelli bianchi. Si sistema gli occhiali tondi. Mi fissa e io ricambio con poca convinzione.
«Ualo tande, colose» dice tranquillo, «Nabelanto corlera teriano». Si mette una mano sotto il mento, rimane un po' così. Quindi allunga il braccio attraverso un varco nella rete metallica. Mi porge la mano e attende. Sembra un brav'uomo, decido di accettare l'invito e l'annuso: sa di borotalco. Mi accarezza la testa e sorride.
Mi tiro su... non capisco come sia possibile: non mi sto neanche sforzando di convincerlo eppure sembra che io gli piaccia. Se gli rispondo e gli faccio qualche festa ho qualche possibilità di uscire di qui. Mi metto a saltare rimbalzando contro il muro. «Benvenuto signore» gli dico ma questi indietreggia intimorito. «Non abbia paura!» ma lui arretra ancora. Poi d'un tratto capisco. Ripenso al cane della visita precedente... non mi aveva risposto. Non sarà che...
Mi metto a cuccia e non proferisco parola. Intorno a me sento i cani delle celle vicine abbaiare in tutti i modi possibili, rauchi e acuti, a ripetizione o con un unico prolungato ululato. Ma io no, rimango in silenzio. Il vecchio si riavvicina. Allora forse è proprio così... ma poi all'improvviso si volta di lato... Peccato, ci ero andato vicino, però almeno credo di avere imparato qualcosa da questa visita... ma... solleva una mano verso l'alto, poco dopo sopraggiunge uno dei miei carcerieri. Si scambiano qualche parola a me incomprensibile, quindi tira fuori la chiave e la inserisce nella serratura della gabbia. La rigira per quattro volte. Il cuore mi palpita forte. La porta metallica cigola e si apre verso l'esterno. Non posso credere ai miei occhi: sono libero! Vorrei correre a ringraziare il vecchio signore, ma non voglio rischiare di rovinare tutto. Esco fuori a passi lenti, faccio fatica a trattenermi. Il vecchio si avvicina e si piega. Il suo volto è ora molto vicino al mio. Non ho mai visto gli occhi di un “senza pelo” così da vicino. Sono blu. La mano che sa di borotalco si allunga verso di me e mi scompiglia la testa. Vorrei dirgli che li mi da fastidio ma non servirebbe a niente. Poi passa a grattarmi il collo. Ah, questa si che è una vera goduria.
Il vecchio si mette a parlare a lungo con me. Allora è davvero come pensavo: ai “senza pelo” piace discutere con noi, ma non amano che noi parliamo troppo con loro. Forse un giorno capirò il perché. Mi mettono il guinzaglio e mi portano a fare una passeggiata sull'erba fresca. Finalmente.



starla
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Re: Parola di cane

Messaggio#2 » giovedì 21 settembre 2023, 17:09

Ho letto volentieri questo racconto, è stato fatto un buon lavoro di caratterizzazione del personaggio e mi sono dispiaciuta quando la famiglia non l'ha preso. Molto interessante il pov del cane e il fatto che non tutti i cani parlino la stessa lingua e che occorra imparare a comunicare anche con gli umani.
Alcune parole usate mi hanno sbalzato fuori dal punto di vista: il mio grande naso nero, nasone, pizza margherita, le prime perché sembra che qualcuno lo guardi dall'esterno, l'ultima perché semmai sentirà odore di pizza, ma un cane che ne sa se è pizza margherita o altro?
Il finale non mi ha entusiasmato, finalmente qualcuno lo ha portato fuori dalla gabbia, ma effettivamente che fine fa, dove lo portano? In generale, credo che quello che funziona meno sia il fatto che non c'è un effettivo cambiamento per questo personaggio, come se il racconto non volesse dire nulla in particolare. Va bene, è un racconto, il focus era sul rendere al meglio possibile il pov di un animale, ma in conclusione è poco efficace.
Io comunque lo promuovo perché mi ha dato delle emozioni.

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Marco Travaglini
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Re: Parola di cane

Messaggio#3 » martedì 24 ottobre 2023, 18:36

Ciao Massimo,
è un bell'esperimento il tuo, ma è anche molto complicato. Bisogna capire fino a che grado immedesimarsi. Non sono un esperto di cani, ma sono d'accordo con quello che diceva Starla.
Potresti spiegarmi bene anche come mai hai preso questa scelta di non far parlare i cani tra loro? Ho apprezzato il lavoro che hai fatto per il parlato degli umani, ma se il tuo protagonista parla un linguaggio completo (lo metti tra virgolette) come mai gli altri cani abbaiano soltanto?

La parte centrale la reputo peggiore della prima dal punto di vista dell'immedesimazione. Nella prima hai fatto un grande lavoro mettendo sempre come parte sensoriale preponderante l'olfatto. Nella seconda parte invece c'è un po' di udito e quando arriva il bambino lo descrivi con la vista. Ci vorrebbe un lavoro simile a quello che hai fatto nella prima parte: un cane che conosce tramite olfatto, e non serve che siano a contatto, l'odore del bambino lo può sentire già da lontano, prima ancora che gli altri cani inizino ad abbaiare.

A livello stilistico ti suggerirei di usare qualche criterio per andare a capo un po' più spesso. Ci sono periodi in cui metti insieme parlato, azioni, pensieri e sensazioni senza mai andare a capo.

Occhio anche a qualche typo:
Non sono sicuro al cento per cento che mi porterebbero in un posto migliore, ma cambiare aria non potrebbe che farmi che bene.


Ti suggerirei di rivedere anche i puntini di sospensione, li hai usati ben 12 volte in un racconto così corto, in molti casi potevano essere evitati secondo me. Ad esempio:
Ripenso al cane della visita precedente... non mi aveva risposto. Non sarà che...

Qui toglierei senza dubbio i primi, li puoi sostituire con i due punti o con un punto o come più sia consono al tuo stile, mentre i puntini di sospensione finali li lascerei, perché è in quel caso che devono essere usati.
Un altro esempio è questo:
Allora forse è proprio così... ma poi all'improvviso si volta di lato... Peccato, ci ero andato vicino, però almeno credo di avere imparato qualcosa da questa visita... ma... solleva una mano verso l'alto, poco dopo sopraggiunge uno dei miei carcerieri.

Qui i taglierei tutti, e sinceramente riformulerei la seconda frase, una cosa tipo:
Allora forse è proprio così.
Ma no, si volta di lato. Peccato, ci ero andato vicino. Almeno ho imparato qualcosa da questa visita.
Un momento! Si è girato di nuovo, sta sollevando la mano verso l'alto.

O qualcosa del genere insomma.

Veniamo al cuore del racconto. Qui non sono d'accordo con Starla, il protagonista qualcosa ha imparato, ha fatto qualcosina per essere liberato, ha avuto una crescita: ha capito che agli umani non piacciono i cani che abbaiano troppo, quindi ha smesso di farlo. Però non ti sembra comunque troppo debole? Anche qui se vuoi veicolare un messaggio tramite questo racconto, magari una condanna, rendila più forte, anche nella parte del cane del bambino che sta fermo e inebetito. Cosicché io alla fine del racconto possa pormi delle domande: il cane è libero ma ha dovuto castrare il suo spirito. È veramente libero? Accentua questa cosa se è questo il tuo messaggio.

Spero di essere stato utile.
Saluti

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EnricoCastellano
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Re: Parola di cane

Messaggio#4 » domenica 10 dicembre 2023, 0:02

Bel racconto, mettersi nei panni di un cane è qualcosa di terribilmente azzardato. Però per me ha funzionato. Ovviamente non mi hai tenuto sempre dentro, proprio per la difficoltà dell'esperimento.

Punto di forza: punto di vista originale bel fraseggio interiore.
Punto di debolezza: la difficoltà dell'esperimento ti spinge fuori dal punto di vista.
Da migliorare: a parte i momenti meno immersivi, non saprei che dirti...

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MaxLento
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Re: Parola di cane

Messaggio#5 » domenica 31 marzo 2024, 11:32

Buongiorno;
sono nuovo qui, pertanto prendi il mio commento con le pinze.
Il racconto è interessante, la prima parte scorre e mi è piaciuta. Concordo con chi ha commentato prima di me che la parte centrale è un po' pesante. Il suo compagno di cella che è morto come lo portano via?. Ci sarebbe stata una bella scena cruda ...
Anche il finale forse meritava un paio di riflessioni in più e una visione più ampia di un possibile futuro, positivo o negativo che ti fosse piaciuto.

Punti di forza: soggetto interessante, un punto di vista inusuale fatto dalle sensazioni olfattive e visive.

Punti di debolezza: la mancata interazione vocale con le diverse razze è a mio parere poco credibile. Ci stavano bene un bel paio di dialoghi.

Da migliorare: qualche descrizione del luogo in più e poi quanto ho già messo sopra.

Grazie per l'attenzione.
Max

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