MISSING STARS

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starla
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MISSING STARS

Messaggio#1 » martedì 19 settembre 2023, 22:34

Ciao a tutti,

posto qui questo racconto che sarebbe stato destinato alla convocazione di Sara Simoni di ieri sera, tema: Rivedere le stelle, ma che non ho fatto in tempo a postare. Era il mio primo tentativo e ho un sacco da imparare, ma sono contenta di aver scritto un racconto, visto che sono un po' bloccata con la scrittura. Ho sforato di brutto i caratteri, ma mi premeva portare a termine la storia. La prossima volta farò meglio!

Grazie per i vostri commenti!

Maledette scale! Le ginocchia di Bepi dolevano e scricchiolavano come il vetro prima di frantumarsi, ma nulla lo avrebbe tenuto lontano dal terrazzo. Aprì la porta scorrevole e il profumo delicato dei gelsomini lo avvolse. Gli sembrò di tornare tra le braccia della sua Rosetta e tutte le fatiche della giornata scomparvero. Prese l’annaffiatoio e versò l’acqua nei vasi lungo il muretto perimetrale, spazzò via le foglie secche e finalmente tutto era in ordine, si poteva godere le stelle.
Spolverò con cura il suo telescopio Skywatcher EQ5; aveva speso tutta la sua pensione per comprarlo, ma caspita se ne era valsa la pena! Quando si muore ci si trasferisce su una stella, diceva sempre Rosetta. Lui non ci aveva mai creduto, e invece ora, era proprio lì che la incontrava ogni sera, su Antares; lì rivedeva il suo sorriso e le sue iridi color ambra.
Poggiò l’occhio buono sulla lente. Ecco la via lattea… magnifica! Sargas e… dov’era? Spostò il telescopio alla ricerca di Antares, ma nel posto designato c’era solo oscurità. Non era possibile… Bepi allontanò il viso e si stropicciò gli occhi. Forse era solo stanchezza. Ritornò a osservare. Anche Shaula, Wei, Girtab non c’erano più… la costellazione dello scorpione era quasi sparita, cosa stava accadendo?
Bepi indietreggiò, le gambe iniziarono a tremare e dovette appoggiarsi alla pertica in legno dei gelsomini per sostenersi. Non poteva perderla di nuovo. Le lacrime inondarono gli occhi e il telescopio divenne lattiginoso. Cosa era successo? Le stelle non scomparivano da un giorno all’altro, per questo le anime defunte ci andavano a stare, così i cari rimasti sulla terra avrebbero sempre saputo dove guardare per trovare conforto. Dov’era adesso sua moglie? Non poteva sopportare che non ci fosse più un barlume di lei nel cielo… come avrebbe affrontato le giornate sapendo che non ci sarebbe più stato il loro appuntamento notturno? Il cuore si restrinse.
Un bagliore piombò sul porfido, accanto al telescopio. Qualcosa che sembrava avere la consistenza della gelatina si mosse verso di lui. Si asciugò le lacrime. Era una ragazza, ma da dove diavolo era venuta? «Chi sei e cosa ci fai in casa mia?» Ossignor, aveva un anello al naso come i buoi.
La ragazza gli sorrise. «Bepi, non ho molto tempo per spiegarti…» per l’Onnipotente, le sue labbra non si muovevano… «Mi chiamo Astrid, sono un corpo celeste e sono qui perché ho bisogno del tuo aiuto.»
No, no, che storia era questa? Forse era già a letto e stava sognando, non c’era altra spiegazione. «Un corpo celeste? A me sembri in carne, ossa e ferraglia!»
«Non fare l’antico! Ho assunto l’aspetto che avevo nell’ultima incarnazione per non spaventarti. Dovresti ringraziarmi.»
Ultima incarnazione? Bepi scosse la testa. «Comunque, come sai il mio nome e da dove sei arrivata?»
«Sono onnisciente perché sono spirito, cioè parte dell’universo.» Si avvicinò e la sua pelle brillava sotto i raggi della luna, come fosse polvere di stelle. Buon Dio, che fosse tutto vero? «Ho lasciato la mia stella prima che fosse risucchiata da un mostruoso buco nero e mi sono precipitata qui perché tu stavi osservando. Hai visto cosa è successo agli astri dello Scorpione, non abbiamo tempo da perdere.»
«Un buco nero? È questo che ha fatto sparire la mia Rosetta?» Gli occhi tornarono a bruciare.
«Sì, e insieme a lei, anche molte altre anime. L’Oscurità sta distruggendo tutte le costellazioni e quando arriverà al sole… La terra è in pericolo, Bepi. Altri spettri come me sono scesi a cercare gli osservatori per poter contrastare la forza oscura.»
«Ma cosa potrei mai fare io, sono solo un vecchio…»
Astrid sorrise ed emanò un’ondata di calore. «No Bepi, tu sei l’antenna, ma non ci hai mai voluto credere. Hai sempre soffocato il tuo sentire. Tua moglie ha fatto di tutto per risvegliarti!»
Sì, Rosetta cercava sempre di coinvolgerlo nelle sue attività esoteriche, ma lui era un ragioniere, credeva solo ai numeri. «E cosa dovrei fare?»
«Vieni con me, dobbiamo fare presto.» Astrid sprigionò un alone luminoso che avvolse Bepi. Le gambe non gli facevano più male e divennero leggere. Fu sballottato come se fosse su una barca e si rese conto di essere trasportato giù dalle scale, fino alla stanza magica di Rosetta. Lui non ci entrava mai, c’erano troppe cianfrusaglie strane di cui non sapeva assolutamente niente, come quella enorme palla fatta di stecche intrecciate. La luce lo depositò proprio lì davanti.
Astrid era accanto a lui e gli tendeva la mano. «Ora entreremo nella genesa. Tua moglie era un’iniziata, Bepi, e ha preparato questo strumento per un’evenienza simile.»
«Una genesa?» L’oggetto riempiva quasi tutta la stanza. Le quattro fettucce di compensato e alluminio erano intrecciate secondo uno schema preciso. Al centro, era posizionato uno sgabello. Bepi si avvicinò e uno spostamento d’aria gli soffiò sul viso.
«È già attiva, sente la tua energia. Entra, non avere paura.»
Perché mai stava a sentire una con l’anello al naso? Entrò e si sedette. Che strano, il suo corpo prese a oscillare. «Che succede?»
Anche la ragazza entrò, si mise di fronte a lui e gli prese le mani. «La genesa sta armonizzando le nostre vibrazioni. Ora devi chiudere gli occhi e pensare a espanderti. Immagina che il tuo spirito diventi sempre più grande, fino a salire sopra le terra.»
Bepi l’assecondò. Il suo corpo si fece leggero e prese a salire. Oltrepassò il soffitto e il tetto, come se mattoni e tegole fossero inconsistenti. La notte era fresca e la luna non era mai stata così bella. Era libero e le stelle diventavano sempre più grandi e luminose. Oh no, tre sparirono proprio sotto i suoi occhi e lasciarono uno spaventoso vuoto nel cielo. Oltrepassò l’atmosfera terrestre; l’Italia era illuminata come un albero di natale e il cuore si gonfiò di gioia.
Una scia luminosa gli venne incontro.
La ragazza gli teneva ancora le mani e ascendeva insieme a lui. «Ora ci uniremo agli altri e la genesa amplificherà la nostra energia.»
Fu come essere trascinati dalla corrente giù per una cascata e poi correre ancora verso il mare. E più correva, più Bepi sentiva le sue gambe rinvigorire, la sua schiena raddrizzarsi e una pienezza in mezzo al petto. Non era più solo, era parte di un Tutto e in questo Tutto imperava una incredibile forza vitale. Chissà perché, gli veniva da chiamarla Amore.
Di fronte, un manto di oscurità avanzava e ingoiava ogni astro sul suo cammino. Era il momento. Bepi fu percorso da una scossa e d’istinto la riversò all’esterno. Iniziò a spingere e come lui, anche tutti gli altri.
Lo scontro provocò un tuono che echeggiò nell’universo. L’onda d’urto ricacciò Bepi indietro, ma non si perse d’animo e ritornò in posizione. Incitò gli altri a rimanere uniti, ma non ebbe bisogno di pronunciare alcuna parola: facevano tutti parte di un’unica coscienza collettiva. Insieme, iniziarono ad ardere e l’energia che sprigionarono fu spinta in avanti, finché la luce si fece così intensa, da inghiottire le tenebre.
Bepi riaprì gli occhi. Il cielo era colmo di stelle, come mai prima d’ora. Che ci faceva steso per terra? Si alzò di scatto. Agile e senza il minimo dolore. Ma cosa… Si tastò il torace e le braccia. Muscoli? Le sue mani erano levigate, nessuna ruga, né macchie marroni sulla pelle? Ogni oggetto sul terrazzo era ben delineato. Chiuse un occhio e poi l’altro… ci vedeva da entrambe le parti! Ma com’era possibile? Si girò e sotto i raggi di una splendida luna, la vetrata della porta scorrevole gli rimandò l’immagine di un giovanotto sulla ventina. Era davvero lui, esattamente come appariva nella foto in bianco e nero sul comò in camera. Lo stesso anno in cui conobbe la sua Rosetta…
Tornò al telescopio. La costellazione dello Scorpione era integra e brillante, con Antares rosso e pulsante al centro. Una folata di vento s’alzò e un foglietto stropicciato gli svolazzò davanti al naso.
Per te e Rosetta, la vita si è riavvolta, abbandona i pregiudizi e vivila con la consapevolezza dei tuoi talenti.
Bepi si ritrovò in mano l’anello da naso di Astrid.
Rise di gusto pensando a quando Rosetta l’avrebbe visto con quell’affare addosso.



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Marco Travaglini
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Re: MISSING STARS

Messaggio#2 » domenica 24 settembre 2023, 23:21

Ciao e benvenut?.
Sarebbe stata una bella impresa partecipare a MC e riuscire a comprimere questa storia in 3000 caratteri eheh
Sarò onesto: così com'è ora il racconto, secondo il mio modestissimo parere, non funziona e ci sarebbe da modificarlo parecchio.
La prima cosa che mi viene in mente è che c'è davvero troppa carne al fuoco: enormi buchi neri che mangiano costellazioni, entità aliene, reincarnazione, viaggi ipersapaziali, esoterismo, superpoteri e anche viaggi nel tempo. Davvero troppe cose tutte insieme, quando ognuna di queste dovrebbe essere qualcosa di sconvolgente per Bepi: devi avere i caratteri necessari per introdurre la cosa e mostrare la reazione di Bepi in modo più approfondito. Invece mettendone così tante in pochi caratteri non hai il tempo di approfondire nulla e per forza di cose devi un po' banalizzare tutto.
Fossi in te quindi, come prima cosa proverei a togliere qualcuno dei punti sopra, in particolare io mi concentrerei al massimo su un paio di questi per sviluppare la tua storia.
Inoltre darei un po' di presenza anche a Rosetta: non so se aggiungendo un'introduzione in cui lei ci sia ancora, oppure tramite un flashback, ma la storia di Bepi che sarebbe un'antenna o che i morti vanno sulle stelle, ce la deve spiegare rosetta di persona secondo me.

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