Prurito - Ambra Stancampiano
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Prurito - Ambra Stancampiano
Prurito
Io, il male me lo sono sentito dentro per la prima volta una mattina.
Guardavo, dal finestrone della cucina della mia vecchia casa, la prima neve intingere il paesaggio verde e marrone su cui mi sbucciavo le ginocchia da bambina. È stato come una piccola puntura sotto il piede sinistro, proprio al centro della palma; così intensa che mi ha fatto sobbalzare lievemente.
- Che hai? - ha chiesto mia madre, sempre attenta a ogni mio possibile malessere.
- Niente, mà. Tranquilla.
- È per Alessandro, vero? Non ha capito cosa si perde, quel cretino.
- Per favore mamma, ti ho detto che non ci voglio pensare.
Lei mi ha tirato un’occhiata col solito sopracciglio alzato, la puntura ha cominciato a prudere.
La seconda volta, è stato all’ospedale.
Tornavo dall’ennesimo colloquio per un’agenzia della metropoli. Un covo di hipster al sedicesimo piano di un palazzo di acciaio e cristallo infrangibile, per separare i ricchi dai poveri come una barriera. Tutti imbellettati, di fretta, borsa firmata e accento finto. Attaccati ai loro smartphone come a una ragione di vita.
Più che tornare, stavo fuggendo. Ho preso la metro al volo, il fischio di chiusura delle porte del treno mi è rimasto nelle orecchie. Le luci si sono fatte sempre più basse, poi è stato il nero.
Quando mi sono svegliata era tutto bianco, mia madre mi guardava dall’alto con entrambe le sopracciglia alzate.
Lei e un medico anzianotto mi hanno spiegato che avevo un tumore grosso come un limone, e che dovevano operarmi subito. Mia madre mi ha stretto la mano e mi ha guardato con le sopracciglia aggrottate. Io le fissavo il volto, notando per la prima volta una ragnatela di rughe che sembravano spuntate tutte in una volta.
- Ce la faremo tesoro. Dopo starai meglio, te lo prometto.
In quel momento, ha ricominciato a prudermi il piede. Mi sono lasciata andare a un sospiro.
L’operazione è andata benissimo,ma non sono stata meglio.
Dal piede, il prurito si è esteso a tutta la gamba. La puntura, invece, è rimasta sempre uguale.
Mia madre mi stava accanto giorno e notte, prendendosi cura di me senza sosta. Le rughe si allargavano sul suo viso, e a volte si dimenticava di mangiare. Mi parlava di continuo, cercando di conoscere ogni mio umore e pensiero, minuto per minuto. Le ho tenuto nascosto il mio male come un tesoro. Mi sembrava l’unica cosa davvero mia, al riparo dal suo affetto soffocante. La puntura non mi coglieva più di sorpresa, anzi mi dava quasi piacere.
Quando l’ho convinta a tornarsene a casa, dopo più di due mesi, ho chiuso tutte le tapparelle per godermi il silenzio e il buio. Mi sono assopita respirando lentamente.
Dopo ore una fitta alla vescica mi ha costretta a trascinarmi in bagno. Alzandomi dal cesso ho avuto un capogiro, mi sono retta al lavandino e mi sono vista allo specchio; sono rimasta incantata a fissare l’immagine del mio volto emaciato, le mie pupille piccole come spilli in un mare di verde liquido.
Sono scoppiata in un pianto dirotto.
Io sono il male, e mi servono delle pillole per dimenticarmene.
Io, il male me lo sono sentito dentro per la prima volta una mattina.
Guardavo, dal finestrone della cucina della mia vecchia casa, la prima neve intingere il paesaggio verde e marrone su cui mi sbucciavo le ginocchia da bambina. È stato come una piccola puntura sotto il piede sinistro, proprio al centro della palma; così intensa che mi ha fatto sobbalzare lievemente.
- Che hai? - ha chiesto mia madre, sempre attenta a ogni mio possibile malessere.
- Niente, mà. Tranquilla.
- È per Alessandro, vero? Non ha capito cosa si perde, quel cretino.
- Per favore mamma, ti ho detto che non ci voglio pensare.
Lei mi ha tirato un’occhiata col solito sopracciglio alzato, la puntura ha cominciato a prudere.
La seconda volta, è stato all’ospedale.
Tornavo dall’ennesimo colloquio per un’agenzia della metropoli. Un covo di hipster al sedicesimo piano di un palazzo di acciaio e cristallo infrangibile, per separare i ricchi dai poveri come una barriera. Tutti imbellettati, di fretta, borsa firmata e accento finto. Attaccati ai loro smartphone come a una ragione di vita.
Più che tornare, stavo fuggendo. Ho preso la metro al volo, il fischio di chiusura delle porte del treno mi è rimasto nelle orecchie. Le luci si sono fatte sempre più basse, poi è stato il nero.
Quando mi sono svegliata era tutto bianco, mia madre mi guardava dall’alto con entrambe le sopracciglia alzate.
Lei e un medico anzianotto mi hanno spiegato che avevo un tumore grosso come un limone, e che dovevano operarmi subito. Mia madre mi ha stretto la mano e mi ha guardato con le sopracciglia aggrottate. Io le fissavo il volto, notando per la prima volta una ragnatela di rughe che sembravano spuntate tutte in una volta.
- Ce la faremo tesoro. Dopo starai meglio, te lo prometto.
In quel momento, ha ricominciato a prudermi il piede. Mi sono lasciata andare a un sospiro.
L’operazione è andata benissimo,ma non sono stata meglio.
Dal piede, il prurito si è esteso a tutta la gamba. La puntura, invece, è rimasta sempre uguale.
Mia madre mi stava accanto giorno e notte, prendendosi cura di me senza sosta. Le rughe si allargavano sul suo viso, e a volte si dimenticava di mangiare. Mi parlava di continuo, cercando di conoscere ogni mio umore e pensiero, minuto per minuto. Le ho tenuto nascosto il mio male come un tesoro. Mi sembrava l’unica cosa davvero mia, al riparo dal suo affetto soffocante. La puntura non mi coglieva più di sorpresa, anzi mi dava quasi piacere.
Quando l’ho convinta a tornarsene a casa, dopo più di due mesi, ho chiuso tutte le tapparelle per godermi il silenzio e il buio. Mi sono assopita respirando lentamente.
Dopo ore una fitta alla vescica mi ha costretta a trascinarmi in bagno. Alzandomi dal cesso ho avuto un capogiro, mi sono retta al lavandino e mi sono vista allo specchio; sono rimasta incantata a fissare l’immagine del mio volto emaciato, le mie pupille piccole come spilli in un mare di verde liquido.
Sono scoppiata in un pianto dirotto.
Io sono il male, e mi servono delle pillole per dimenticarmene.
Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.
- raffaele.marra
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Re: Prurito - Ambra Stancampiano
Un racconto intenso, che lascia il segno. Merito indubbiamente del tema trattato, ma anche della tua capacità di attirare il lettore con uno stile ben curato (quasi) ovunque. La storia è dura, triste ma senza cadere nel patetico. Splendida la frase iniziale, molto meno la parte finale ("Alzandomi dal cesso ho avuto un capogiro, mi sono retta al lavandino e mi sono vista allo specchio; sono rimasta incantata a fissare l’immagine...") che, probabilmente a causa della carenza di caratteri, diventa un po' troppo cronaca fredda e per nulla poetica a differenza del resto.
Mi piace molto come il male della figlia si somatizzi sul volto della madre attraverso le rughe: è un modo drammatico ma comunque efficace per sottolineare un legame davvero unico.
Ho notato una incongruenza, che spero tu possa chiarirmi: nella seconda parte la madre e il medico raccontano del tumore grande come un limone. Poi, però, nella terza parte la protagonista dice di aver tenuto nascosto il suo male come un tesoro (sempre nei confronti della madre). Questa non l'ho capita.
Comunque, hai fatto un buon lavoro.
Mi piace molto come il male della figlia si somatizzi sul volto della madre attraverso le rughe: è un modo drammatico ma comunque efficace per sottolineare un legame davvero unico.
Ho notato una incongruenza, che spero tu possa chiarirmi: nella seconda parte la madre e il medico raccontano del tumore grande come un limone. Poi, però, nella terza parte la protagonista dice di aver tenuto nascosto il suo male come un tesoro (sempre nei confronti della madre). Questa non l'ho capita.
Comunque, hai fatto un buon lavoro.
- AmbraStancampiano
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Re: Prurito - Ambra Stancampiano
Ciao Raffaele,
grazie per i complimenti, a volte sei addirittura troppo buono :)
In effetti sul finale il conteggio caratteri è stato impietoso, il che ha portato alla "cronaca" degli ultimi movimenti della protagonista e anche a quella che hai interpretato come una contraddizione.
Rispondo alla tua perplessità nello spoiler :)
grazie per i complimenti, a volte sei addirittura troppo buono :)
In effetti sul finale il conteggio caratteri è stato impietoso, il che ha portato alla "cronaca" degli ultimi movimenti della protagonista e anche a quella che hai interpretato come una contraddizione.
Rispondo alla tua perplessità nello spoiler :)
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Qui giace il mio cervello, che poteva fare tanto e ha deciso di fare lo stronzo.
Re: Prurito - Ambra Stancampiano
Ciao Ambra!
Allora ho letto il tuo racconto. Non mi ha convinto molto, in verità. Ho riletto il tuo racconto forse ne avevo capito qualcosa in più. Ho letto lo spoiler e allora ho capito. Secondo me unire due temi così importanti e dolorosi non ha giovato al tuo racconto. E se levassimo il cancro che non è il vero male e ci incentrassimo solo sugli effetti reali e psicosomatici di quello che tu dici essere il vero male? (ci sto girando attorno per non spoilerare!) io penso che se tu lo riscrivessi attorno al tema che tratti solo in seconda lettura il racconto ne gioverebbe molto. Pensiamoci ;)
a presto! :D
Allora ho letto il tuo racconto. Non mi ha convinto molto, in verità. Ho riletto il tuo racconto forse ne avevo capito qualcosa in più. Ho letto lo spoiler e allora ho capito. Secondo me unire due temi così importanti e dolorosi non ha giovato al tuo racconto. E se levassimo il cancro che non è il vero male e ci incentrassimo solo sugli effetti reali e psicosomatici di quello che tu dici essere il vero male? (ci sto girando attorno per non spoilerare!) io penso che se tu lo riscrivessi attorno al tema che tratti solo in seconda lettura il racconto ne gioverebbe molto. Pensiamoci ;)
a presto! :D
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
- Eugene Fitzherbert
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Re: Prurito - Ambra Stancampiano
Ciao, Ambra,
piacere di conoscerti!
Il tuo racconto è molto intenso e angosciante, come qualcosa che ti graffia da dentro. Immagino che in qualche modo tu abbia una conoscenza diretta della materia trattata, e anche una conoscenza approfondita e molto circostanziata: traspare perfettamente dal tuo scritto e ne ho avuto una conferma dal tuo intervento al commento di Marra.
Però, secondo me, questo essere addentro alla materia è anche una sorta di maledizione: mi è sembrato che tutte le allegorie che pian piano svelano l a reale condizione della protagonista sono evidenti solo a chi ha tutti gli strumenti necessari per coglierli al volo. A una prima lettura ho pensato che ci fosse qualcosa di anomalo (la operano, va tutte bene e sta ancora male?*), che stesse vivendo qualche trauma personale che non riuscivo a cogliere all'istante. Ho dovuto aspettare la tua spiegazione per entrare in sintonia con il racconto.
Bella comunque la scelta di declinare il tema in questa maniera, ribaltando la prospettiva e descrivendo il Male Dentro, il più pericoloso e quello più drammatico. Brava!
*Questa parte di racconto mi ha fatto venire in mente la battuta cinica con cui sfottiamo i chirurghi: L'intervento è riuscito perfettamente, il paziente è morto...
piacere di conoscerti!
Il tuo racconto è molto intenso e angosciante, come qualcosa che ti graffia da dentro. Immagino che in qualche modo tu abbia una conoscenza diretta della materia trattata, e anche una conoscenza approfondita e molto circostanziata: traspare perfettamente dal tuo scritto e ne ho avuto una conferma dal tuo intervento al commento di Marra.
Però, secondo me, questo essere addentro alla materia è anche una sorta di maledizione: mi è sembrato che tutte le allegorie che pian piano svelano l a reale condizione della protagonista sono evidenti solo a chi ha tutti gli strumenti necessari per coglierli al volo. A una prima lettura ho pensato che ci fosse qualcosa di anomalo (la operano, va tutte bene e sta ancora male?*), che stesse vivendo qualche trauma personale che non riuscivo a cogliere all'istante. Ho dovuto aspettare la tua spiegazione per entrare in sintonia con il racconto.
Bella comunque la scelta di declinare il tema in questa maniera, ribaltando la prospettiva e descrivendo il Male Dentro, il più pericoloso e quello più drammatico. Brava!
*Questa parte di racconto mi ha fatto venire in mente la battuta cinica con cui sfottiamo i chirurghi: L'intervento è riuscito perfettamente, il paziente è morto...
Re: Prurito - Ambra Stancampiano
Ciao, Ambra!
Il tuo racconto sviluppa un tema particolare, il rapporto madre-figlia e le conseguenze sulla psicologia e sul carattere di un individuo. Bello. Tuttavia, devo dire, non mi pare perfettamente riuscito e lo ritengo sotto la media dei tuoi racconti (che mi piacciono sempre molto, a questo proposito ti faccio i complimenti per “Sul gradino”).
Innanzitutto, prurito + tumore = Linfoma di Hodgkin, motivo per cui per tutto il racconto ho creduto che ci stessi raccontando la storia di una ragazza con un linfoma e non un prurito psicosomatico. Ho compreso la realtà dei fatti soltanto grazie al tuo spoiler. Devo ammettere che non avevo colto i passaggi che hai sottolineato: non avevo notato che il prurito si manifesta per la prima volta quando “sta pensando alla sua infanzia in maniera più dolorosa che felice” e forse il riferimento alle ginocchia sbucciate è troppo poco; non avevo colto neppure che il prurito si manifesta in ospedale per le rassicurazioni della madre, credevo semplicemente che, essendo svenuta, non avesse avuto modo di accorgersene in metropolitana.
Insomma, il racconto è molto più originale di quanto mi è stato suggerito dalle tre prime letture ed è un peccato perché, effettivamente, senza il tuo spoiler, si perdere un mondo all’interno del tuo racconto intenso e già sviluppato. Proverei a scriverlo in maniera più dettagliata, senza limiti di caratteri e con maggiore incisività sul rapporto con il suo inconscio e con la madre.
Il tuo racconto sviluppa un tema particolare, il rapporto madre-figlia e le conseguenze sulla psicologia e sul carattere di un individuo. Bello. Tuttavia, devo dire, non mi pare perfettamente riuscito e lo ritengo sotto la media dei tuoi racconti (che mi piacciono sempre molto, a questo proposito ti faccio i complimenti per “Sul gradino”).
Innanzitutto, prurito + tumore = Linfoma di Hodgkin, motivo per cui per tutto il racconto ho creduto che ci stessi raccontando la storia di una ragazza con un linfoma e non un prurito psicosomatico. Ho compreso la realtà dei fatti soltanto grazie al tuo spoiler. Devo ammettere che non avevo colto i passaggi che hai sottolineato: non avevo notato che il prurito si manifesta per la prima volta quando “sta pensando alla sua infanzia in maniera più dolorosa che felice” e forse il riferimento alle ginocchia sbucciate è troppo poco; non avevo colto neppure che il prurito si manifesta in ospedale per le rassicurazioni della madre, credevo semplicemente che, essendo svenuta, non avesse avuto modo di accorgersene in metropolitana.
Insomma, il racconto è molto più originale di quanto mi è stato suggerito dalle tre prime letture ed è un peccato perché, effettivamente, senza il tuo spoiler, si perdere un mondo all’interno del tuo racconto intenso e già sviluppato. Proverei a scriverlo in maniera più dettagliata, senza limiti di caratteri e con maggiore incisività sul rapporto con il suo inconscio e con la madre.
- patty.barale
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Re: Prurito - Ambra Stancampiano
Di solito amo molto la tua scrittura secca, diretta e spigolosa, la tua capacità di dare informazioni senza mai cadere nell'infodump e il tuo frequente e attento sguardo sul male di vivere, ma questa volta mi hai lasciata perplessa.
Solo la tua spiegazione mi ha permesso di capire in quale rapporto stessero il prurito e il tumore, mentre mi è piaciuto molto il modo in cui i movimenti delle sopracciglia della madre rendono perfettamente l'accrescersi della preoccupazione e il legame a tratti morboso (come sottolineato da quel "ce la faremo) tra madre e figlia.
Insomma, tutte queste parole per dire che il racconto ha ottime potenzialità, ma così com'è lascia il lettore con troppi dubbi.
Alcune note:
Il fatto che la parte finale perda qualche colpo ti è già stato segnalato, per cui non mi ripeto, mentre mi soffermo sulla parte iniziale:
1)
Qui mi hai fatto venire grossi dubbi:
INTINGERE: (dal Treccani) bagnare leggermente tuffando in un liquido.
Quindi l'immagine della prima neve che lambisce i tetti delle case c'è, ma il dubbio è questo: si intinge il pane nel sugo, non è il sugo a intingere il pane, per cui questa neve che intinge il paesaggio mi suona male (ma se ho preso una toppa ti sarei grata di una spiegazione, perchè proprio mi hai spalancato le porte del dubbio!)
2)
Quella del piede è la pianta e non la palma (e del resto anche quello della mano è il palmo, non la palma)
:-)
Solo la tua spiegazione mi ha permesso di capire in quale rapporto stessero il prurito e il tumore, mentre mi è piaciuto molto il modo in cui i movimenti delle sopracciglia della madre rendono perfettamente l'accrescersi della preoccupazione e il legame a tratti morboso (come sottolineato da quel "ce la faremo) tra madre e figlia.
Insomma, tutte queste parole per dire che il racconto ha ottime potenzialità, ma così com'è lascia il lettore con troppi dubbi.
Alcune note:
Il fatto che la parte finale perda qualche colpo ti è già stato segnalato, per cui non mi ripeto, mentre mi soffermo sulla parte iniziale:
1)
la prima neve intingere il paesaggio verde e marrone
Qui mi hai fatto venire grossi dubbi:
INTINGERE: (dal Treccani) bagnare leggermente tuffando in un liquido.
Quindi l'immagine della prima neve che lambisce i tetti delle case c'è, ma il dubbio è questo: si intinge il pane nel sugo, non è il sugo a intingere il pane, per cui questa neve che intinge il paesaggio mi suona male (ma se ho preso una toppa ti sarei grata di una spiegazione, perchè proprio mi hai spalancato le porte del dubbio!)
2)
È stato come una piccola puntura sotto il piede sinistro, proprio al centro della palma
Quella del piede è la pianta e non la palma (e del resto anche quello della mano è il palmo, non la palma)
:-)
- alberto.dellarossa
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Re: Prurito - Ambra Stancampiano
Ciao Ambra. Il racconto - non sto nemmeno a dirtelo, anzi no, via, lo dico lo stesso - mi piace moltissimo. È il tuo stile, e non ho molto da ridire. Toh, se proprio vogliamo essere pignoli si potrebbe appuntare la palma, o l'intingere, o il gerundio della frase Più che tornare, stavo fuggendo che rallenta un'affermazione che dovrebbe essere una fucilata (palla singola, 12ga).
Però hanno ragione: il rapporto malattia reale e somatizzazione è compresso dai 3k e non sufficientemente chiaro. Eliminerei anche io il tumore, sfrutterei piuttosto un male senza nome, all'ombra del quale la depressione finale risulterebbe lampante.
Detto questo, trovo il racconto bello e feroce.
Però hanno ragione: il rapporto malattia reale e somatizzazione è compresso dai 3k e non sufficientemente chiaro. Eliminerei anche io il tumore, sfrutterei piuttosto un male senza nome, all'ombra del quale la depressione finale risulterebbe lampante.
Detto questo, trovo il racconto bello e feroce.
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