La culla dell'uomo
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La culla dell'uomo
- L'hai preso il casco?
- Massi, mamma. Non sono mica più una bambina, le so certe cose. E poi a scuola ci hanno detto che entro quindici o vent’anni l’aria sarà di nuovo respirabile, come ai tempi del nonno.
- Beh, questo non è un motivo per …
- Uffa. Guarda. Va bene? - Son Hi fa capolino dalla porta della cucina e si mette in posa come una ballerina. La tuta bianco-argento ora le va un po’ stretta, e mette in risalto il fisico agile e scattante; il volto sorridente è perfettamente visibile grazie alla trasparenza del casco Arirà B-7, ultimo modello, che garantisce più di dieci ore di ossigeno in condizioni respiratorie normali.
La madre sorride. - E vai senza scarpe?
Son Hi guarda in basso, apre la bocca in segno di stupore e scompare nella sua stanza. Poco dopo, ne riesce con gli scarponcini impermeabili Kang ben sigillati alla tuta.
- Brava - scherza la madre, mentre finisce di preparare il kim-chi. - Adesso corri, che arrivi in ritardo.
- Tanto c’è Un Biol che mi tiene il posto. Ci vediamo dopo. Ciaoooo.
E sfreccia via verso l’ascensore.
Chiude la porta stagna, la cabina comincia a salire.
Meno quattro, meno tre. Lei aggiusta la luminosità interna del casco per far risaltare meglio gli occhi verdi, di cui va molto fiera e che piacciono tanto a Lim Hu.
Meno due, meno uno. Accende il respiratore e si accomoda la cintura, non vuole mica sembrare una cicciona.
Zero. Esce. Il bel sole di settembre ha fatto fiorire le kimiacee rosse e arancio del giardino, Son Hi le sfiora con la mano e riesce a sentirne la morbidezza attraverso il guanto in microfibra sensoriale. Che belli, i fiori. Chissà com’era brutto quando non crescevano più, e tutto era sabbioso. Aveva visto dei documentari a scuola, una tristezza!
Ma adesso il lavoro di scienziati come la mamma aveva creato quelle varietà che resistevano alle radiazioni ancora presenti nell’aria, è tutta la città era colorata.
Inforca la bici, accende il motore elettrico e via verso lo spazioporto.
A metà strada la affianca Lim Hu. Gli sorride, anche lei lo fa ma non vuole mostrarsi troppo disponibile, i ragazzi più grandi sono degli sbruffoni, a volte.
Comunque, gli sorride.
Arrivano insieme, Un Biol ammicca maliziosa mentre fa loro posto. Son Hi sillaba ‘scema’ senza parlare, ma è contenta.
Viene annunciata la partenza. Suo padre è nel razzo, la base lunare ha bisogno di ingegneri idraulici, starà su sei mesi. L’orchestra nell’auditorium sotterraneo comincia a suonare, i due cantanti intonano l’inno e poi una canzone scritta dal primo Kim. La diffusione attraverso il megaschermo è perfetta.
Nell’esatto momento dell’accordo finale, il rumore dell’accensione si mescola al crescendo dell’orchestra. Son Hi è emozionata, Lim Hu le prende la mano e lei lo lascia fare. Per un pochino, almeno.
Fra vent’anni anche lei sarà una scienziata, e partirà da Pyongyang verso le stelle. Per la gloria degli ultimi uomini e della Korea del Nord, la culla dell'uomo nuovo.
- Massi, mamma. Non sono mica più una bambina, le so certe cose. E poi a scuola ci hanno detto che entro quindici o vent’anni l’aria sarà di nuovo respirabile, come ai tempi del nonno.
- Beh, questo non è un motivo per …
- Uffa. Guarda. Va bene? - Son Hi fa capolino dalla porta della cucina e si mette in posa come una ballerina. La tuta bianco-argento ora le va un po’ stretta, e mette in risalto il fisico agile e scattante; il volto sorridente è perfettamente visibile grazie alla trasparenza del casco Arirà B-7, ultimo modello, che garantisce più di dieci ore di ossigeno in condizioni respiratorie normali.
La madre sorride. - E vai senza scarpe?
Son Hi guarda in basso, apre la bocca in segno di stupore e scompare nella sua stanza. Poco dopo, ne riesce con gli scarponcini impermeabili Kang ben sigillati alla tuta.
- Brava - scherza la madre, mentre finisce di preparare il kim-chi. - Adesso corri, che arrivi in ritardo.
- Tanto c’è Un Biol che mi tiene il posto. Ci vediamo dopo. Ciaoooo.
E sfreccia via verso l’ascensore.
Chiude la porta stagna, la cabina comincia a salire.
Meno quattro, meno tre. Lei aggiusta la luminosità interna del casco per far risaltare meglio gli occhi verdi, di cui va molto fiera e che piacciono tanto a Lim Hu.
Meno due, meno uno. Accende il respiratore e si accomoda la cintura, non vuole mica sembrare una cicciona.
Zero. Esce. Il bel sole di settembre ha fatto fiorire le kimiacee rosse e arancio del giardino, Son Hi le sfiora con la mano e riesce a sentirne la morbidezza attraverso il guanto in microfibra sensoriale. Che belli, i fiori. Chissà com’era brutto quando non crescevano più, e tutto era sabbioso. Aveva visto dei documentari a scuola, una tristezza!
Ma adesso il lavoro di scienziati come la mamma aveva creato quelle varietà che resistevano alle radiazioni ancora presenti nell’aria, è tutta la città era colorata.
Inforca la bici, accende il motore elettrico e via verso lo spazioporto.
A metà strada la affianca Lim Hu. Gli sorride, anche lei lo fa ma non vuole mostrarsi troppo disponibile, i ragazzi più grandi sono degli sbruffoni, a volte.
Comunque, gli sorride.
Arrivano insieme, Un Biol ammicca maliziosa mentre fa loro posto. Son Hi sillaba ‘scema’ senza parlare, ma è contenta.
Viene annunciata la partenza. Suo padre è nel razzo, la base lunare ha bisogno di ingegneri idraulici, starà su sei mesi. L’orchestra nell’auditorium sotterraneo comincia a suonare, i due cantanti intonano l’inno e poi una canzone scritta dal primo Kim. La diffusione attraverso il megaschermo è perfetta.
Nell’esatto momento dell’accordo finale, il rumore dell’accensione si mescola al crescendo dell’orchestra. Son Hi è emozionata, Lim Hu le prende la mano e lei lo lascia fare. Per un pochino, almeno.
Fra vent’anni anche lei sarà una scienziata, e partirà da Pyongyang verso le stelle. Per la gloria degli ultimi uomini e della Korea del Nord, la culla dell'uomo nuovo.
Re: La culla dell'uomo
Ciao Valter! Tutto ok con i parametri, buona Brambilla Edition!
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Re: La culla dell'uomo
LA CULLA DELL’UOMO di Valter Carignano. Storia che mischia SF e attualità e che si legge piacevolmente. Particolari tipici del genere fantascientifico come la tuta argentea, il casco, gli stivali speciali da atmosfera protetta e lo spazioporto si alternano a dettagli esotici: il kim-ci, le kimiacee, la Biol (che immagino come un androide), la nazionalità coreana dei personaggi. L’illustrazione di Brambilla viene qui usata per dare un’ulteriore connotazione tipica del regime coreano del nord: l’orchestra dell’auditorium sotterraneo, l’inno, la canzone scritta dal primo King salutano la partenza del padre di Son Hi, ingegnere idraulico diretto nello spazio e del quale la figlia sogna di emulare il destino (pur flirtando con Lim Hu).
Attenzione a: Massi per Massì.
Refuso: è tutta la città. Meglio: e tutta la città.
Korea lo scriverei con la C maiuscola.
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Korea lo scriverei con la C maiuscola.
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Re: La culla dell'uomo
ciao Alexandra, quanto tempo che non ci si incrocia.
Sui refusi hai ragione, ho scritto col cellulare, in fretta, ci vedo poco... già è andata bene così :-)
Sono contento che i riferimenti alla loro cultura sono stati compresi, fiori inclusi.
Invece, Korea è con la K perché loro la scrivono così, se devono usare i caratteri occidentali.
E 'Un Biol' è un nome, non 'Un' nel senso di 'uno'. Ma giustamente non puoi saperlo, si tratta peraltro di nomi veri di persone che ho conosciuto (però non c'era stata la catastrofe nucleare e non andavano sulla luna).
Grazie e ciao :-)
Sui refusi hai ragione, ho scritto col cellulare, in fretta, ci vedo poco... già è andata bene così :-)
Sono contento che i riferimenti alla loro cultura sono stati compresi, fiori inclusi.
Invece, Korea è con la K perché loro la scrivono così, se devono usare i caratteri occidentali.
E 'Un Biol' è un nome, non 'Un' nel senso di 'uno'. Ma giustamente non puoi saperlo, si tratta peraltro di nomi veri di persone che ho conosciuto (però non c'era stata la catastrofe nucleare e non andavano sulla luna).
Grazie e ciao :-)
Re: La culla dell'uomo
Sarò sintetico: mi è piaciuto molto, lo stile scorre bene e la punchline (a dispetto di chi le spregia) arriva e produce un effetto di "inversione" nel giudizio che destabilizza e funziona perfettamente. L'unica macchia è quel "E poi a scuola ci hanno detto che entro quindici o vent’anni l’aria sarà di nuovo respirabile, come ai tempi del nonno.", è una frase che davvero non ha senso lei dica (e non ti salvi né con l'ironia né con la risposta della madre:P), capisco sia funzionale a consegnare l'informazione ma (con un po' di fiducia in più al lettore) trovando un'altra "entratura" il racconto sarebbe stato spotless.
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Re: La culla dell'uomo
ciao Kuranes
grazie dell'apprezzamento :-)
Riguardo quella frase... beh, al mattino, quando ho riletto, da un lato ero contento di aver scritto una cosa semplice che stesse in piedi, pur in quaranta minuti; dall'altra, quella frase incriminata era una di quelle che avrei tolto volentieri, potendo :-)
grazie dell'apprezzamento :-)
Riguardo quella frase... beh, al mattino, quando ho riletto, da un lato ero contento di aver scritto una cosa semplice che stesse in piedi, pur in quaranta minuti; dall'altra, quella frase incriminata era una di quelle che avrei tolto volentieri, potendo :-)
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Re: La culla dell'uomo
Ciao, interessante l’ambientazione: la Corea del Nord si presta bene come scenario di parate, anche per andare nello spazio. Mi è piaciuta la costruzione dell’ambientazione, con la descrizione degli ultimi ritrovati tecnologici. Anche la vicenda è lineare, forse un po’ troppo ma ci si può lavorare.
Ti segnalo “Massi”, da correggere in “massì”.
Ti segnalo “Massi”, da correggere in “massì”.
- Andrea Partiti
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Re: La culla dell'uomo
Mi piacciono i racconti fortemente caratterizzati da culture aliene (come quella coreana, appunto) se sono abbastanza ricchi di dettagli inseriti ad arte da ingannarmi e farmi pensare che l'autore ne sappia davvero di quel che sta scrivendo. Sei un esperto di cultura coreana? Non lo so, per quanto ne so sì, sei un esperto :D
Una corea del nord tecnologica, che è veramente all'avanguardia nell'esplorazione spaziale perché il suo modello ha funzionato a lungo termine è vera fantascienza, uno scenario imprevedibile e su cui è bello speculare. Ci vedo un'ombra di distopia, tutta l'operazione è solo promozionale/mediatica e in realtà i razzi non vanno davvero sulla luna ma è solo un inganno per mantenere la popolazione nella sua bolla di superiorità nordcoreana iniziata nel ventesimo secolo? Non possiamo saperlo, il sospetto c'è.
Il tema, biciclette e tute spaziali vintage, l'hai usato integrandolo alle fissazioni si magressa e fashion dei (sud) coreani di ora, ho apprezzato quel dettaglio.
Un ottimo lavoro, e hai la mia ammirazione per averlo scritto sul cellulare, con nomi coreani e forestieristi da tenere sotto controllo e non autocorreggere malamente!
Una corea del nord tecnologica, che è veramente all'avanguardia nell'esplorazione spaziale perché il suo modello ha funzionato a lungo termine è vera fantascienza, uno scenario imprevedibile e su cui è bello speculare. Ci vedo un'ombra di distopia, tutta l'operazione è solo promozionale/mediatica e in realtà i razzi non vanno davvero sulla luna ma è solo un inganno per mantenere la popolazione nella sua bolla di superiorità nordcoreana iniziata nel ventesimo secolo? Non possiamo saperlo, il sospetto c'è.
Il tema, biciclette e tute spaziali vintage, l'hai usato integrandolo alle fissazioni si magressa e fashion dei (sud) coreani di ora, ho apprezzato quel dettaglio.
Un ottimo lavoro, e hai la mia ammirazione per averlo scritto sul cellulare, con nomi coreani e forestieristi da tenere sotto controllo e non autocorreggere malamente!
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Re: La culla dell'uomo
Ciao Charlesdexter e Andrea
grazie dell'apprezzamento e degli appunti, sempre graditi entrambi.
Per Andrea: esperto di Korea del Nord non mi definirei, certo è che ci sono andato parecchie volte per lavoro e ci tornerò a breve. Un luogo davvero alieno, di cui - personalissima opinione che è assolutamente apolitica - noi di qua non sappiamo niente o quasi, nel bene e nel male.
grazie dell'apprezzamento e degli appunti, sempre graditi entrambi.
Per Andrea: esperto di Korea del Nord non mi definirei, certo è che ci sono andato parecchie volte per lavoro e ci tornerò a breve. Un luogo davvero alieno, di cui - personalissima opinione che è assolutamente apolitica - noi di qua non sappiamo niente o quasi, nel bene e nel male.
Re: La culla dell'uomo
Mi piace questo racconto, scritto in maniera leggera e scorrevole, fila via che è una bellezza. Mi piace come hai usato una trama di vita comune, i primi batticuori di una ragazza, la complicità dell'amica, per raccontare tutt'altro. Operazione ben riuscita che non è tra le più facili da dominare, raccontare una storia qualsiasi, quotidiana, immersa in una storia più grande. Qui ci fai la sorpresa, ho sbagliato di poco, pensavo la Cina (che sarebbe più realistica e non avrebbe la necessità di una guerra), e invece era la Korea. Sei un pessimista? Non importa, la sorpresa finale forse non sorprende troppo, ma anche questo lo considero un plus, e la dimostrazione che il racconto dietro al racconto ha fatto il suo dovere.
Re: La culla dell'uomo
Tutto bello, mi manca solo la motivazione: perché la scelta di ambientarlo in Corea del Nord? Va bene, sappiamo di tutto quello che sta succedendo e nel momento in cui scrivo, la Corea ha minacciato da appena cinque ore di cancellare gli Stati Uniti dalla faccia della Terra e quindi, in base a questo, posso trovare la mia risposta, ma tutto questo contesto è al di fuori della tua narrazione che, invece, dovrebbe, a mio personalissimo modo di vedere, fornire qualche chiave interpretativa in più altrimenti rimane la bella storia, ben narrata, ma che potrebbe essere ambientata anche in Svizzera senza che per questo ne venga minimamente intaccata la portata. E ok, il tutto è dal punto di vista della giovane protagonista, ma, diversamente da Andrea (Partiti) non riesco a scorgere quell'aspetto da lui sottolineato se non, appunto, attingendo a un'interpretazione mia personale e non guidata dall'autore (Valter Carignano). Mancherebbe davvero poco e per me sarebbe perfetto, allo stato attuale mi appare un po' monco ed è un peccato.
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Re: La culla dell'uomo
ciao
Le motivazioni della scelta sono davvero molto personali, nel senso che è un posto che conosco (per lavoro e non per politica, dalla quale sono totalmente alieno).
Il fatto è che - appunto - un po' li conosco, e se c'è qualcuno che potrebbe sopravvivere all'olocausto nucleare, da chiunque sia scatenato, ho idea che sarebbero loro. O anche loro.
In quei quaranta minuti di scrittura sul telefono e in macchina non sono stato a pensare 'perchè' in modo da spiegarlo al lettore, che non è nella mia testa, quindi il tuo appunto è giusto.
Le motivazioni della scelta sono davvero molto personali, nel senso che è un posto che conosco (per lavoro e non per politica, dalla quale sono totalmente alieno).
Il fatto è che - appunto - un po' li conosco, e se c'è qualcuno che potrebbe sopravvivere all'olocausto nucleare, da chiunque sia scatenato, ho idea che sarebbero loro. O anche loro.
In quei quaranta minuti di scrittura sul telefono e in macchina non sono stato a pensare 'perchè' in modo da spiegarlo al lettore, che non è nella mia testa, quindi il tuo appunto è giusto.
- giuseppe.gangemi
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Re: La culla dell'uomo
Ciao Walter,
secondo me questo tuo racconto è in qualche modo collegabile al racconto che avevi scritto per il Camaleonte dedicato a Evangelisti. Anche in questa occasione il mio giudizio sul tuo lavoro è positivo. Potesti scrivere un intero ciclo di racconti su questo universo narrativo.
L'ambientazione è bella e ben curata. Belli i particolari tecnologici.
Bello il focus sul modo di pensare e sui pudori sociali di Son Hi.
Tema rispettato.
secondo me questo tuo racconto è in qualche modo collegabile al racconto che avevi scritto per il Camaleonte dedicato a Evangelisti. Anche in questa occasione il mio giudizio sul tuo lavoro è positivo. Potesti scrivere un intero ciclo di racconti su questo universo narrativo.
L'ambientazione è bella e ben curata. Belli i particolari tecnologici.
Bello il focus sul modo di pensare e sui pudori sociali di Son Hi.
Tema rispettato.
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