[PROMOSSO IN VETRINA] libroza edition l'altra faccia della medaglia
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[PROMOSSO IN VETRINA] libroza edition l'altra faccia della medaglia
L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA
Di Alexandra Fischer
Sento squillare il cellulare e avverto una fitta di terrore.
L’Interpol ci ha scoperti.
La voce di Milena che risponde mi rassicura, anche se di poco; questa tachicardia è davvero ostinata.
Mi alzo e vado sul balcone; mi giungono echi della voce di Milena al telefono: «Ciao, Edvige. Sì, qui a Rio il tempo è meraviglioso. Renzo? Oh, no. Sta riposando. Sì, gli dirò che hai chiamato. Montreux il mese prossimo? Benissimo.»
Sento un colpetto sulla spalla e mi giro: passo di colpo dal panorama di palme e sabbia bianca, con tanto di vista sull’oceano a Milena.
La guardo: alta, sinuosa, con l’abito smanicato dalla scollatura quadrata.
Eppure.
Vorrei che il pavimento della terrazza si aprisse in questo istante inghiottendomi.
È stata colpa mia, Milena. Sono stato io lo stupido a crederti. Ma sembrava così facile: niente più sotterfugi. Certo, per te è stato facile liberarti di colpo di un fidanzamento logoro. Io qualche senso di colpa per lei ce l’ho ancora. È stata mia moglie per vent’anni, anche se poi non avevamo più nulla da dirci. E i ragazzi mi mancano. Qualche volta più del solito. Come oggi. Anche loro amavano la vita da spiaggia.
Lei si accorge del mio turbamento e mi accarezza il volto: «Su, su. Buone notizie. Passeremo l’estate in Svizzera, come custodi della villa che Edvige e Marcello hanno laggiù.»
Annuisco, ormai non mi resta altra scelta che seguirla.
Tende le sue braccia verso di me ma io indietreggio.
«Risparmiami le smancerie.»
Ho il fiato corto.
C’è qualcosa di gelido nei suoi occhi castani.
«Eppure, quando te l’ho proposto, eri ben contento.»
Si scosta una ciocca dei suoi lunghi capelli neri.
È rimasta bella come allora, il primo giorno nell’agenzia pubblicitaria di Marcello come sostituta di una delle creatrici di slogan nel reparto pubblicitario: una meninge, come si dice in gergo, di nome e di fatto.
«Disprezzi proprio i regali del destino … ottimo stipendio, vita da spiaggia, shopping. E in più con lo stesso stipendio dell’agenzia ma senza tutte quelle grane.»
Alzo una mano: «Per te, forse.»
La vedo scuotere via una ciocca della sua capigliatura nera a onde e la prevengo: «Ho letto il trafiletto sull’incidente. Perché hai buttato via il giornale?»
La mia è una provocazione; ormai ho impresso nella memoria l’articolo corredato con le fotografie di noi due.
La voce di Marcello è altrettanto indimenticabile.
Ho trovato la soluzione ai vostri problemi. Avere una moglie medico legale fa sempre comodo. Vieni all’obitorio e porta Milena.
Edvige ci aveva mostrato i nostri sosia a notte fonda.
Ecco qui. Una volta che la tua macchina sarà finita nel baratro, nessuno si accorgerà della differenza.
Poi aveva indicato un manico di scopa in un angolo.
Li farò salire dietro a turno: con il manico di scopa e un braccio intorno alle spalle per me e Marcello sarà uno scherzo trasportarli. Tu e Milena ci seguirai con la mia macchina. Dopo l’incidente vi accompagneremo in aeroporto.
Poi ci aveva dato le buste con i passaporti, le carte di credito, e la chiave dell’attico con una strizzata d’occhio.
Ho ancora i brividi se ci penso.
Ecco un altro lucchetto alla mia gabbia dorata.
Milena non ne vede neppure più le sbarre e mi conforta a modo suo.
«Devi dimenticare, come avranno fatto già tutti. Un’auto finita in una scarpata non fa notizia.»
«Non pensi alle nostre famiglie?»
Lei fa spallucce: «Ora è tardi i rimpianti. Siamo dall’altra parte del mondo.»
Faccio una smorfia di disgusto e lei alza il sopracciglio: «Ti ricordo che i due tizi erano già morti quando Edvige ce li ha fatti vedere. Li ha persino vestiti e dato loro un'identità. La nostra.»
«Sì, ma se ci penso sto male. Poveretti, venire sfruttati così, e dopo essere morti di freddo per strada, per giunta.»
Lei mi abbraccia: «E tu non farlo, per loro è stato un bene. Hanno avuto un funerale decoroso. Ti immagini, se no, quanto sarebbero rimasti all’obitorio?»
Per quanto amareggiato, so che ha ragione.
Ricordo il sorriso di Edvige quando ce li ha indicati con gli abiti che le abbiamo dato.
Quando li abbiamo trovati morti di freddo per strada, non avevano certo addosso completi di sartoria come questi. Almeno faranno un ultimo viaggio come si deve.
Mi si secca la gola se penso allo spezzato di lana antracite, regalo natalizio di mia moglie; Milena è rimasta fredda vedendo il suo scamiciato di feltro multicolore addosso a un’altra donna, eppure, quello era un dono del suo fidanzato: lo so, perché li ho incrociati spesso, in centro.
«Hai ragione, cara. Mi è venuta sete. Che ne dici di bere qualcosa in soggiorno?»
La guardo precedermi nell’ampio salone arredato in stile Versace.
Le teste di Medusa alate mi sembrano mostri sul punto di spalancare la bocca nella risata satanica di chi ha svenduto la propria anima.
Milena si siede su uno dei divani rivestiti di seta a greche e prende un bicchiere e una bottiglia dal tavolino di cristallo ovale.
Il succo di melagrana spande il suo aroma dolciastro e lo sorseggio, quasi fosse una cura contro gli ultimi sensi di colpa.
Certo, cambiare vita come piano B come cura per la crisi della mezza età è stata una mossa astuta, tutto sommato: Marcello era stato chiaro, o così o andarsene.
Le relazioni fra colleghi sono vietate in agenzia.
Di Alexandra Fischer
Sento squillare il cellulare e avverto una fitta di terrore.
L’Interpol ci ha scoperti.
La voce di Milena che risponde mi rassicura, anche se di poco; questa tachicardia è davvero ostinata.
Mi alzo e vado sul balcone; mi giungono echi della voce di Milena al telefono: «Ciao, Edvige. Sì, qui a Rio il tempo è meraviglioso. Renzo? Oh, no. Sta riposando. Sì, gli dirò che hai chiamato. Montreux il mese prossimo? Benissimo.»
Sento un colpetto sulla spalla e mi giro: passo di colpo dal panorama di palme e sabbia bianca, con tanto di vista sull’oceano a Milena.
La guardo: alta, sinuosa, con l’abito smanicato dalla scollatura quadrata.
Eppure.
Vorrei che il pavimento della terrazza si aprisse in questo istante inghiottendomi.
È stata colpa mia, Milena. Sono stato io lo stupido a crederti. Ma sembrava così facile: niente più sotterfugi. Certo, per te è stato facile liberarti di colpo di un fidanzamento logoro. Io qualche senso di colpa per lei ce l’ho ancora. È stata mia moglie per vent’anni, anche se poi non avevamo più nulla da dirci. E i ragazzi mi mancano. Qualche volta più del solito. Come oggi. Anche loro amavano la vita da spiaggia.
Lei si accorge del mio turbamento e mi accarezza il volto: «Su, su. Buone notizie. Passeremo l’estate in Svizzera, come custodi della villa che Edvige e Marcello hanno laggiù.»
Annuisco, ormai non mi resta altra scelta che seguirla.
Tende le sue braccia verso di me ma io indietreggio.
«Risparmiami le smancerie.»
Ho il fiato corto.
C’è qualcosa di gelido nei suoi occhi castani.
«Eppure, quando te l’ho proposto, eri ben contento.»
Si scosta una ciocca dei suoi lunghi capelli neri.
È rimasta bella come allora, il primo giorno nell’agenzia pubblicitaria di Marcello come sostituta di una delle creatrici di slogan nel reparto pubblicitario: una meninge, come si dice in gergo, di nome e di fatto.
«Disprezzi proprio i regali del destino … ottimo stipendio, vita da spiaggia, shopping. E in più con lo stesso stipendio dell’agenzia ma senza tutte quelle grane.»
Alzo una mano: «Per te, forse.»
La vedo scuotere via una ciocca della sua capigliatura nera a onde e la prevengo: «Ho letto il trafiletto sull’incidente. Perché hai buttato via il giornale?»
La mia è una provocazione; ormai ho impresso nella memoria l’articolo corredato con le fotografie di noi due.
La voce di Marcello è altrettanto indimenticabile.
Ho trovato la soluzione ai vostri problemi. Avere una moglie medico legale fa sempre comodo. Vieni all’obitorio e porta Milena.
Edvige ci aveva mostrato i nostri sosia a notte fonda.
Ecco qui. Una volta che la tua macchina sarà finita nel baratro, nessuno si accorgerà della differenza.
Poi aveva indicato un manico di scopa in un angolo.
Li farò salire dietro a turno: con il manico di scopa e un braccio intorno alle spalle per me e Marcello sarà uno scherzo trasportarli. Tu e Milena ci seguirai con la mia macchina. Dopo l’incidente vi accompagneremo in aeroporto.
Poi ci aveva dato le buste con i passaporti, le carte di credito, e la chiave dell’attico con una strizzata d’occhio.
Ho ancora i brividi se ci penso.
Ecco un altro lucchetto alla mia gabbia dorata.
Milena non ne vede neppure più le sbarre e mi conforta a modo suo.
«Devi dimenticare, come avranno fatto già tutti. Un’auto finita in una scarpata non fa notizia.»
«Non pensi alle nostre famiglie?»
Lei fa spallucce: «Ora è tardi i rimpianti. Siamo dall’altra parte del mondo.»
Faccio una smorfia di disgusto e lei alza il sopracciglio: «Ti ricordo che i due tizi erano già morti quando Edvige ce li ha fatti vedere. Li ha persino vestiti e dato loro un'identità. La nostra.»
«Sì, ma se ci penso sto male. Poveretti, venire sfruttati così, e dopo essere morti di freddo per strada, per giunta.»
Lei mi abbraccia: «E tu non farlo, per loro è stato un bene. Hanno avuto un funerale decoroso. Ti immagini, se no, quanto sarebbero rimasti all’obitorio?»
Per quanto amareggiato, so che ha ragione.
Ricordo il sorriso di Edvige quando ce li ha indicati con gli abiti che le abbiamo dato.
Quando li abbiamo trovati morti di freddo per strada, non avevano certo addosso completi di sartoria come questi. Almeno faranno un ultimo viaggio come si deve.
Mi si secca la gola se penso allo spezzato di lana antracite, regalo natalizio di mia moglie; Milena è rimasta fredda vedendo il suo scamiciato di feltro multicolore addosso a un’altra donna, eppure, quello era un dono del suo fidanzato: lo so, perché li ho incrociati spesso, in centro.
«Hai ragione, cara. Mi è venuta sete. Che ne dici di bere qualcosa in soggiorno?»
La guardo precedermi nell’ampio salone arredato in stile Versace.
Le teste di Medusa alate mi sembrano mostri sul punto di spalancare la bocca nella risata satanica di chi ha svenduto la propria anima.
Milena si siede su uno dei divani rivestiti di seta a greche e prende un bicchiere e una bottiglia dal tavolino di cristallo ovale.
Il succo di melagrana spande il suo aroma dolciastro e lo sorseggio, quasi fosse una cura contro gli ultimi sensi di colpa.
Certo, cambiare vita come piano B come cura per la crisi della mezza età è stata una mossa astuta, tutto sommato: Marcello era stato chiaro, o così o andarsene.
Le relazioni fra colleghi sono vietate in agenzia.
Ultima modifica di alexandra.fischer il mercoledì 24 giugno 2020, 18:23, modificato 9 volte in totale.
- Luca Nesler
- Messaggi: 709
- Contatta:
Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ciao Alexandra, secondo me in questa veste è decisamente più chiaro anche se c'è ancora dell'infodump dove i due discutono di quello che è successo spiegando al lettore sostanzialmente tutto il piano. Le descrizioni ambientali mi sembrano ancora un pochino buttate lì.
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- Messaggi: 2887
Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ciao Luca, grazie del commento. Ne terrò conto lavorandoci ancora su.
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- Messaggi: 2887
Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ecco la nuova versione della storia. Sono disposta a modificarla nel caso in cui rimanessero sviste da sistemare.
- Andrea Lauro
- Messaggi: 596
Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
ciao Alexandra, ho faticato un po' a capire la storia (perché è la prima volta che la leggo), ma dopo un paio di riletture credo di essere arrivato al nocciolo. Vado subito ai suggerimenti, spero possano risultarti utili:
“il pavimento DELla terrazza si aprisse”
Cambierei “«Ma, e le nostre famiglie?»”, non bellissimo da leggere, in: “Non pensi alle nostre famiglie?”
Cambierei “E loro hanno funzionato bene” in: “é andato tutto bene.” Con il "loro" ti riferisci ai due cadaveri utilizzati per inscenare la morte, ma è qui che mi ero fermato nella lettura. Per completare, aggiungerei “Ti ricordo che I DUE TIZI erano già morti” (oppure "I DUE erano già morti").
toglierei il secondo “ci” in “«Sì, ma se ci penso ci sto male.”
“rimasti ALL’obitorio”
ripeti teste di Medusa in: “ ….di seta a greche e teste di Medusa e”. Toglierei, a questo secondo passaggio.
“Marcello Chiellono deve avere…” prima non hai mai citato il cognome. Non è un uomo di successo, il lettore non lo conosce e quindi non c’è una rivelazione in questo punto: ben diverso sarebbe stato se tu avessi scritto: “Giorgio Armani deve avere…” o “Al Capone deve avere…”: quindi toglierei il cognome. Ho cercato sul web, per essere sicuro che non esistesse!
virgola di troppo in: “ma qualche volta, vorrei svegliarmi”
Prova a vedere se qualcuno dei suggerimenti ti garba! Dopo OK per me
ciao
andrea
“il pavimento DELla terrazza si aprisse”
Cambierei “«Ma, e le nostre famiglie?»”, non bellissimo da leggere, in: “Non pensi alle nostre famiglie?”
Cambierei “E loro hanno funzionato bene” in: “é andato tutto bene.” Con il "loro" ti riferisci ai due cadaveri utilizzati per inscenare la morte, ma è qui che mi ero fermato nella lettura. Per completare, aggiungerei “Ti ricordo che I DUE TIZI erano già morti” (oppure "I DUE erano già morti").
toglierei il secondo “ci” in “«Sì, ma se ci penso ci sto male.”
“rimasti ALL’obitorio”
ripeti teste di Medusa in: “ ….di seta a greche e teste di Medusa e”. Toglierei, a questo secondo passaggio.
“Marcello Chiellono deve avere…” prima non hai mai citato il cognome. Non è un uomo di successo, il lettore non lo conosce e quindi non c’è una rivelazione in questo punto: ben diverso sarebbe stato se tu avessi scritto: “Giorgio Armani deve avere…” o “Al Capone deve avere…”: quindi toglierei il cognome. Ho cercato sul web, per essere sicuro che non esistesse!
virgola di troppo in: “ma qualche volta, vorrei svegliarmi”
Prova a vedere se qualcuno dei suggerimenti ti garba! Dopo OK per me
ciao
andrea
-
- Messaggi: 2887
Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ciao Andrea, grazie dei consigli, li seguirò tutti. Mi saranno preziosi.
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ciao, Alexandra.
Una proposta. Poiché il piano vien rivelato già alla metà del racconto, perché non utilizzare il flashback prima?
Dopo «Perché hai buttato via il giornale?» attaccare [i]«VI assomigliano davvero parecchio...[/i] fino a Ecco un altro lucchetto alla mia gabbia dorata E poi riprendere con «Devi dimenticarti.... Forse è un po' arzigogolato come suggerimento ma si riferisce al fatto che non c'è sorpresa nel tuo racconto. E secondo me, spostando l'ordine dei fattori, il risultato cambierebbe. Vedi tu.
Una proposta. Poiché il piano vien rivelato già alla metà del racconto, perché non utilizzare il flashback prima?
Dopo «Perché hai buttato via il giornale?» attaccare [i]«VI assomigliano davvero parecchio...[/i] fino a Ecco un altro lucchetto alla mia gabbia dorata E poi riprendere con «Devi dimenticarti.... Forse è un po' arzigogolato come suggerimento ma si riferisce al fatto che non c'è sorpresa nel tuo racconto. E secondo me, spostando l'ordine dei fattori, il risultato cambierebbe. Vedi tu.
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- Messaggi: 2887
Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ciao Roberto, grazie. Ne farò tesoro.
- Davide Di Tullio
- Messaggi: 298
Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ciao Alexandra
Non so come fosse la versione originale del racconto, ma questa versione mi é piaciuta. L´uso preminente dei dialoghi é un punto a favore, soprattutto se sono credibili come in questo caso. A mio avviso si puó fare ancora qualche limatura (nulla di sconvolgente)
ecco alcuni (umili) suggerimenti che sei libera di raccogliere per migliorare la leggibilitá del racconto (in rosso ció che taglierei, in blu le mie aggiunte):
Sento squillare il cellulare e la voce di Milena che risponde: «Ciao, Edvige. Sì, qui a Rio il tempo è meraviglioso. Renzo? Oh, no. Sta riposando. Sì, gli dirò che hai chiamato. Montreux il mese prossimo? Benissimo.»
Milena viene verso di me e mi batte un colpo sulla spalla, distogliendomi dal panorama di palme e sabbia bianca, con tanto di vista sull’oceano.
Vorrei che il pavimento della terrazza si aprisse in questo istante inghiottendomi.
Non è stata colpa tua È stata colpa mia (la dove possibile, sostituire una frase affermativa con una negativa rende piú immediata la comprensione di un periodo), Milena. Sono stato io lo stupido a crederti. Ma sembrava così facile: niente più sotterfugi e fine del peso di un matrimonio in crisi per me e di un fidanzamento logoro per te.
«Passeremo l’estate in Svizzera, come custodi della villa che Edvige e Marcello hanno laggiù.»
Annuisco, ormai non mi resta altra scelta che seguirla.
Tende le sue braccia verso di me ma io indietreggio.
«Risparmiami le smancerie.»
Ho il fiato corto.
C’è qualcosa di gelido nei suoi occhi castani scuri A mio avviso questo aggettivo non ha ragione d´essere. Direi massimo un aggettivo per sostantivo (in alcuni casi é anche troppo).
«Eppure, quando te l’ho proposto, eri ben contento.»
La guardo: alta, sinuosa, con l’abito smanicato dalla scollatura quadrata.
È rimasta bella come allora, il primo giorno in agenzia come sostituta di una delle creatrici di slogan nel reparto pubblicitario: una meninge, come si dice in gergo, di nome e di fatto.
«Non apprezzi disprezzi proprio i regali del destino … ottimo stipendio, vita da spiaggia, shopping. E in più con lo stesso stipendio dell’agenzia ma senza tutte quelle grane.»
Alzo una mano: «Per te, forse.»
La vedo scuotere via una ciocca della sua capigliatura nera a onde e la prevengo: «Ho letto il trafiletto sull’incidente. Perché hai buttato via il giornale?»
«Devi dimenticarli. A quest’ora, se ne saranno dimenticati tutti. Un’auto finita in una scarpata non fa notizia.»
«Non pensi alle nostre famiglie?»
Lei fa spallucce: «Ora è tardi per gli scrupoli. Siamo dall’altra parte del mondo. È andato tutto bene.»
Faccio una smorfia di disgusto e lei alza il sopracciglio: «Ti ricordo che i due tizi erano già morti quando Edvige e Marcello hanno fatto il lavoro.»
«Sì, ma se ci penso sto male. Poveretti, venire sfruttati così, e dopo essere morti di freddo per strada, per giunta.»
Lei mi abbraccia: «E tu non farlo, per loro è stato un bene. Hanno avuto un funerale decoroso. Ti immagini, se no, quanto sarebbero rimasti all’obitorio?»
Per quanto amareggiato, so che ha ragione.
Ricordo il sorriso di Edvige e di suo marito quando ce li hanno mostrati. Poveretti, e dire che dovevano essersela passata abbastanza bene prima di cadere in rovina. Lei portava un tailleur di Mani e lui un completo di Sisley.
Marcello li aveva guardati con occhio professionale, ricordandomi quando preparava i veri morti truccati dalla moglie per gli spot pubblicitari realizzati dalla nostra agenzia per invogliare la gente ad abbellire i propri cari nel giorno dell’ultima apparizione in pubblico.
Vi assomigliano davvero parecchio. Sì, prendiamo questi.
Poi si era rivolto alla moglie.
Edvige, per stavolta fai un lavoro veloce con il trucco e usa pure i vestiti che ci hanno portato Milena e Renzo senza badare alle pieghe. Ah, e ricordati del manico di scopa. Sì, falli salire dietro uno alla volta e usa la mia macchina. Al resto penseremo dopo.
Poi ci aveva dato le buste con i passaporti e le carte di credito con una strizzata d’occhio.
Ho ancora i brividi se ci penso.
Ecco un altro lucchetto alla mia gabbia dorata.
Se è riuscito a fare questo, Marcello deve avere interessi più ampi di quelli della moglie, il genio della tanato cosmetica.
«Hai ragione, cara. Mi è venuta sete. Che ne dici di bere qualcosa in soggiorno?»
La guardo precedermi nell’ampio salone arredato in stile Versace.
Le teste di Medusa alate mi sembrano mostri sul punto di spalancare la bocca nella risata satanica di chi ha svenduto la propria anima.
Milena si siede su uno dei divani rivestiti di seta a greche e prende un bicchiere e una bottiglia dal tavolino di cristallo ovale.
Il succo di melagrana spande il suo aroma dolciastro, ma fingo di sorseggiarlo: il suo rosso mi fa pensare al sangue di un delitto, quasi avessi ammazzato la mia famiglia chiudendomi alle spalle la porta di casa.
Certo, cambiare vita come piano B come cura per la crisi della mezza età è stata una mossa astuta, però i rimorsi ci sono e mi sono lasciato troppo alle spalle.
So che tornare indietro è tardi ma, qualche volta, vorrei svegliarmi nella mia vecchia casa solo per vedere se lei e i ragazzi stanno bene.
Poi tornerei qui.
a rileggerci!
Non so come fosse la versione originale del racconto, ma questa versione mi é piaciuta. L´uso preminente dei dialoghi é un punto a favore, soprattutto se sono credibili come in questo caso. A mio avviso si puó fare ancora qualche limatura (nulla di sconvolgente)
ecco alcuni (umili) suggerimenti che sei libera di raccogliere per migliorare la leggibilitá del racconto (in rosso ció che taglierei, in blu le mie aggiunte):
Sento squillare il cellulare e la voce di Milena che risponde: «Ciao, Edvige. Sì, qui a Rio il tempo è meraviglioso. Renzo? Oh, no. Sta riposando. Sì, gli dirò che hai chiamato. Montreux il mese prossimo? Benissimo.»
Milena viene verso di me e mi batte un colpo sulla spalla, distogliendomi dal panorama di palme e sabbia bianca, con tanto di vista sull’oceano.
Vorrei che il pavimento della terrazza si aprisse in questo istante inghiottendomi.
Non è stata colpa tua È stata colpa mia (la dove possibile, sostituire una frase affermativa con una negativa rende piú immediata la comprensione di un periodo), Milena. Sono stato io lo stupido a crederti. Ma sembrava così facile: niente più sotterfugi e fine del peso di un matrimonio in crisi per me e di un fidanzamento logoro per te.
«Passeremo l’estate in Svizzera, come custodi della villa che Edvige e Marcello hanno laggiù.»
Annuisco, ormai non mi resta altra scelta che seguirla.
Tende le sue braccia verso di me ma io indietreggio.
«Risparmiami le smancerie.»
Ho il fiato corto.
C’è qualcosa di gelido nei suoi occhi castani scuri A mio avviso questo aggettivo non ha ragione d´essere. Direi massimo un aggettivo per sostantivo (in alcuni casi é anche troppo).
«Eppure, quando te l’ho proposto, eri ben contento.»
La guardo: alta, sinuosa, con l’abito smanicato dalla scollatura quadrata.
È rimasta bella come allora, il primo giorno in agenzia come sostituta di una delle creatrici di slogan nel reparto pubblicitario: una meninge, come si dice in gergo, di nome e di fatto.
«Non apprezzi disprezzi proprio i regali del destino … ottimo stipendio, vita da spiaggia, shopping. E in più con lo stesso stipendio dell’agenzia ma senza tutte quelle grane.»
Alzo una mano: «Per te, forse.»
La vedo scuotere via una ciocca della sua capigliatura nera a onde e la prevengo: «Ho letto il trafiletto sull’incidente. Perché hai buttato via il giornale?»
«Devi dimenticarli. A quest’ora, se ne saranno dimenticati tutti. Un’auto finita in una scarpata non fa notizia.»
«Non pensi alle nostre famiglie?»
Lei fa spallucce: «Ora è tardi per gli scrupoli. Siamo dall’altra parte del mondo. È andato tutto bene.»
Faccio una smorfia di disgusto e lei alza il sopracciglio: «Ti ricordo che i due tizi erano già morti quando Edvige e Marcello hanno fatto il lavoro.»
«Sì, ma se ci penso sto male. Poveretti, venire sfruttati così, e dopo essere morti di freddo per strada, per giunta.»
Lei mi abbraccia: «E tu non farlo, per loro è stato un bene. Hanno avuto un funerale decoroso. Ti immagini, se no, quanto sarebbero rimasti all’obitorio?»
Per quanto amareggiato, so che ha ragione.
Ricordo il sorriso di Edvige e di suo marito quando ce li hanno mostrati. Poveretti, e dire che dovevano essersela passata abbastanza bene prima di cadere in rovina. Lei portava un tailleur di Mani e lui un completo di Sisley.
Marcello li aveva guardati con occhio professionale, ricordandomi quando preparava i veri morti truccati dalla moglie per gli spot pubblicitari realizzati dalla nostra agenzia per invogliare la gente ad abbellire i propri cari nel giorno dell’ultima apparizione in pubblico.
Vi assomigliano davvero parecchio. Sì, prendiamo questi.
Poi si era rivolto alla moglie.
Edvige, per stavolta fai un lavoro veloce con il trucco e usa pure i vestiti che ci hanno portato Milena e Renzo senza badare alle pieghe. Ah, e ricordati del manico di scopa. Sì, falli salire dietro uno alla volta e usa la mia macchina. Al resto penseremo dopo.
Poi ci aveva dato le buste con i passaporti e le carte di credito con una strizzata d’occhio.
Ho ancora i brividi se ci penso.
Ecco un altro lucchetto alla mia gabbia dorata.
Se è riuscito a fare questo, Marcello deve avere interessi più ampi di quelli della moglie, il genio della tanato cosmetica.
«Hai ragione, cara. Mi è venuta sete. Che ne dici di bere qualcosa in soggiorno?»
La guardo precedermi nell’ampio salone arredato in stile Versace.
Le teste di Medusa alate mi sembrano mostri sul punto di spalancare la bocca nella risata satanica di chi ha svenduto la propria anima.
Milena si siede su uno dei divani rivestiti di seta a greche e prende un bicchiere e una bottiglia dal tavolino di cristallo ovale.
Il succo di melagrana spande il suo aroma dolciastro, ma fingo di sorseggiarlo: il suo rosso mi fa pensare al sangue di un delitto, quasi avessi ammazzato la mia famiglia chiudendomi alle spalle la porta di casa.
Certo, cambiare vita come piano B come cura per la crisi della mezza età è stata una mossa astuta, però i rimorsi ci sono e mi sono lasciato troppo alle spalle.
So che tornare indietro è tardi ma, qualche volta, vorrei svegliarmi nella mia vecchia casa solo per vedere se lei e i ragazzi stanno bene.
Poi tornerei qui.
a rileggerci!
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Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Grazie, Davide. Sono suggerimenti costruttivissimi. Mi metterò subito al lavoro.
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Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ecco il racconto modificato. Sono disposta a lavorarci ancora su nel caso rimanesse qualcosa da aggiustare.
- Davide Di Tullio
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Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Per me può andar bene. CHIEDO LA GRAZIA
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Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Sei gentilissimo, Davide, grazie.
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Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
RICHIEDO L'INTERVENTO DEL DOTTORE
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Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ciao Alexandra!
E' la prima volta che entro in Laboratorio, quindi non so se dopo aver richiesto l'intervento del Dottore si può ancora commentare. Comunque sia lo faccio, magari ti posso essere d'aiuto lo stesso.
Detto che la costruzione del racconto è precisa e fila tranne per un punto tecnico di cui parlo dopo, sull'intero contesto mi è rimasto in testa un dubbio sulle motivazioni del protagonista. Cioè, questo Renzo che si presta a intavolare un piano così complesso e poi ci ripensa (abbastanza velocemente, a quanto si intuisce) mi è sembrato troppo "finto". Non che sia impossibile, tutto è possibile, però in questo caso il ripensamento sembra giustificato solo da un rimorso perfino eccessivo e da quella frase finale sulla moglie e i figli. Ecco, questo della nostalgia per i figli potrebbe invece essere un reale motivo di ripensamento e per questo, almeno per me, meriterebbe più spazio, o almeno tanto quanto quello concesso al rimorso per i corpi di due sconosciuti, deceduti comunque per cause indipendenti alle azioni della coppia fuggiasca. Cioè, è solo un mio tarlo, ma un uomo che si presta a mettere su questo po' po' di messinscena, non ce lo vedo poi a preoccuparsi per la memoria dei due senza nome.
Per la questione tecnica, ti segnalo questo punto che mi ha tratto in inganno:
almeno io l'ho letta come se l'articolo fosse corredato con le foto dei due morti e non con quelle dei due fuggitivi, come dovrebbe essere, visto che i primi sono stati messi al posto dei secondi. Te lo segnalo perché senza una rilettura, non mi tornava proprio l'intera storia: se sul giornale c'è la foto dei veri morti, cade tutto il racconto.
Se ho frainteso bene (!), la correzione è semplice, basta cambiare "quei" con "noi".
Se invece il richiamo alle foto si riferisce al momento in cui Marcello le mostra ai fuggitivi per la scelta dei sostituti, allora la frase la rivedrei tutta.
A questo proposito ti segnalo anche uno scambio di nomi qui:
colui che mostra le foto è Marcello, giusto?
Premesso tutto questo, per me è un buon lavoro, non mi esprimo per la grazia che a questo punto credo di capire sia superflua.
A rileggerci.
E' la prima volta che entro in Laboratorio, quindi non so se dopo aver richiesto l'intervento del Dottore si può ancora commentare. Comunque sia lo faccio, magari ti posso essere d'aiuto lo stesso.
Detto che la costruzione del racconto è precisa e fila tranne per un punto tecnico di cui parlo dopo, sull'intero contesto mi è rimasto in testa un dubbio sulle motivazioni del protagonista. Cioè, questo Renzo che si presta a intavolare un piano così complesso e poi ci ripensa (abbastanza velocemente, a quanto si intuisce) mi è sembrato troppo "finto". Non che sia impossibile, tutto è possibile, però in questo caso il ripensamento sembra giustificato solo da un rimorso perfino eccessivo e da quella frase finale sulla moglie e i figli. Ecco, questo della nostalgia per i figli potrebbe invece essere un reale motivo di ripensamento e per questo, almeno per me, meriterebbe più spazio, o almeno tanto quanto quello concesso al rimorso per i corpi di due sconosciuti, deceduti comunque per cause indipendenti alle azioni della coppia fuggiasca. Cioè, è solo un mio tarlo, ma un uomo che si presta a mettere su questo po' po' di messinscena, non ce lo vedo poi a preoccuparsi per la memoria dei due senza nome.
Per la questione tecnica, ti segnalo questo punto che mi ha tratto in inganno:
ormai ho impresso nella memoria l’articolo corredato con le fotografie di quei due
almeno io l'ho letta come se l'articolo fosse corredato con le foto dei due morti e non con quelle dei due fuggitivi, come dovrebbe essere, visto che i primi sono stati messi al posto dei secondi. Te lo segnalo perché senza una rilettura, non mi tornava proprio l'intera storia: se sul giornale c'è la foto dei veri morti, cade tutto il racconto.
Se ho frainteso bene (!), la correzione è semplice, basta cambiare "quei" con "noi".
Se invece il richiamo alle foto si riferisce al momento in cui Marcello le mostra ai fuggitivi per la scelta dei sostituti, allora la frase la rivedrei tutta.
A questo proposito ti segnalo anche uno scambio di nomi qui:
La voce di Renzo è altrettanto indimenticabile.
Vi assomigliano davvero parecchio. Sì, prendiamo questi.
colui che mostra le foto è Marcello, giusto?
Premesso tutto questo, per me è un buon lavoro, non mi esprimo per la grazia che a questo punto credo di capire sia superflua.
A rileggerci.
- Il Dottore
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Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
alexandra.fischer ha scritto:RICHIEDO L'INTERVENTO DEL DOTTORE
Ciao Alexandra.
Che tipo di intervento?
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!
-
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Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ciao Dottore, sapere se il racconto, così com'è, può andare bene per la Vetrina o devo aggiustarlo ancora. Il tutto, con tuo comodo.
- Il Dottore
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Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ciao Alexandra.
Il racconto mi piace e ha una bella idea.
Avrei due suggerimenti però:
- mi pare che l'incipit sia debole. In un racconto breve è importante afferrare subito il lettore alla gola. Invece fino alla metà, quando viene rivelato ciò che hanno fatto pare di leggere una banale storia di amori in crisi e tradimenti. Sarebbe secondo me importante se trovassi il modo di suggerire sin dalle prime righe che c'è un segreto oscuro e macabro che aleggia su di loro
- il passaggio "...quando preparava i veri morti truccati dalla moglie per gli spot pubblicitari realizzati dall’ agenzia per invogliare la gente ad abbellire i propri cari nel giorno dell’ultima apparizione in pubblico" mi sembra davvero poco credibile per la realtà italiana. Riesci a inventarti una circostanza diverse e più contestualizzata al nostro paese per dare modo al protagonista di conoscere i suoi complici?
(attenzione anche allo spazio in più fra "dall'" e "agenzia")
- ultima cosa: parli di un tailleur di Mani. Chi è questo Mani? Non è che volevi scrivere di Armani?
Il racconto mi piace e ha una bella idea.
Avrei due suggerimenti però:
- mi pare che l'incipit sia debole. In un racconto breve è importante afferrare subito il lettore alla gola. Invece fino alla metà, quando viene rivelato ciò che hanno fatto pare di leggere una banale storia di amori in crisi e tradimenti. Sarebbe secondo me importante se trovassi il modo di suggerire sin dalle prime righe che c'è un segreto oscuro e macabro che aleggia su di loro
- il passaggio "...quando preparava i veri morti truccati dalla moglie per gli spot pubblicitari realizzati dall’ agenzia per invogliare la gente ad abbellire i propri cari nel giorno dell’ultima apparizione in pubblico" mi sembra davvero poco credibile per la realtà italiana. Riesci a inventarti una circostanza diverse e più contestualizzata al nostro paese per dare modo al protagonista di conoscere i suoi complici?
(attenzione anche allo spazio in più fra "dall'" e "agenzia")
- ultima cosa: parli di un tailleur di Mani. Chi è questo Mani? Non è che volevi scrivere di Armani?
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!
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Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ciao Luca, vedrò di aggiustare il racconto in base alle tue indicazioni, grazie.
Ciao Dottore, hai ragione riguardo alle critiche sul mancato brivido. Mani è uno stilista degli Anni Ottanta, meno conosciuto di altri.
Ciao Dottore, hai ragione riguardo alle critiche sul mancato brivido. Mani è uno stilista degli Anni Ottanta, meno conosciuto di altri.
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Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ho modificato il racconto in base ai suggerimenti ricevuti e li ho trovati molto costruttivi, grazie. Sono disposta a limarlo ancora, nel caso in cui dovessero permanere errori.
- Il Dottore
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Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Per me ora va bene, Alexandra.
Lo passiamo in Vetrina (compatibilmente con i tempi tecnici e con i ritmi dell'Antico, che è abituato a muoversi tra le Ere :D)
Lo passiamo in Vetrina (compatibilmente con i tempi tecnici e con i ritmi dell'Antico, che è abituato a muoversi tra le Ere :D)
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!
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Re: libroza edition l'altra faccia della medaglia
Ciao Dottore, grazie, scritto da te è un grande onore. Prendetevi pure tutto il tempo che serve.
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