Aida
Aida
Aida
di Emanuela Di Novo
Zara aprì gli occhi. Il dolore sembrava scomparso. I capelli le si erano appiccicati sulla faccia, intrisi di sudore e sangue. Tentò di passarsi una mano sugli occhi per liberare la vista. Una fitta le trapassò la spalla. Aveva dimenticato di essere legata.
Appesa al soffitto della cripta cercò di riconoscere il suo corpo tumefatto, seguendo i sentieri disegnati dal dolore che si espandeva lungo le carni.
Non poteva parlare. Piccoli punteruoli le sporgevano dalla bocca e, a ogni movimento della testa, le si conficcavano sempre più in profondità nelle gengive.
Non dirò nulla. Se sono qui non sanno di te. Ma perché sono ancora viva? Aida, piccola mia, almeno tu sei in buone mani, l’Ordine ti proteggerà!
Un’ombra passò davanti al lume, ingigantendosi sulle pareti mentre si avvicinava.
«Zara, sappiamo cosa non hai fatto!»
Zara rivolse il viso verso la voce. Un rivolo di sangue le uscì dalle labbra.
«Adesso ti tolgo questi ferri, ma tu non agitarti, o ti farai ancora più male.»
Zara restò immobile, ingoiando lacrime e sangue, mentre il sacerdote rosso le sfilava lentamente i punteruoli.
«Sei stata molto brava, così brava che ti farò scendere da lì, vuoi?»
Un cenno della sua mano fece attivare il meccanismo che allentò la tensione delle corde, calandola sul pavimento di pietra. Zara si raggomitolò, proteggendo quel che restava del suo corpo, che non le rispondeva.
«Devi farlo tu, Zara, altrimenti il rito non avrà valore e il Signore Rosso non tornerà. Avevi giurato che ti saresti offerta, ma sei qui davanti a me. Cos’è cambiato? Lo sai che non si può tornare indietro. Una volta consacrata al Signore Rosso, la tua anima e il tuo corpo gli apparterranno per sempre.»
Aida, non sanno di te.
«Oh, mia cara. Pensi che non lo sappiamo? La piccola Aida è il frutto della tua unione col Signore Rosso. Ma tu mi hai deluso, l’hai deluso. Quella creatura è Sua e deve tornare a Lui, come te.»
Il sacerdote si avvicinò. Le sollevò delicatamente una mano e, sorridendole, le infilò un punteruolo sotto l’unghia del pollice.
Tutto fu nero, ma durò poco. Zara riprese conoscenza, guardò la mano, che un tempo accarezzava Aida, e vide sporgere il manico intarsiato dal dito. Il cuore le martellava nelle orecchie e nel petto, sperava potesse esplodere per porre fine a tutto quel dolore.
«Avanti Zara, dimmi dov’è e potrete ascendere a Lui, insieme.»
Aida, tu sei ciò che ho fatto e ciò che non ho fatto, e anche senza di me, vivrai.
Zara sfilò il punteruolo dal dito e con un rapido movimento se lo infilò nella giugulare.
Guardò il sacerdote e gorgogliando disse:
«Lei vivrà e io tornerò con lei.».
di Emanuela Di Novo
Zara aprì gli occhi. Il dolore sembrava scomparso. I capelli le si erano appiccicati sulla faccia, intrisi di sudore e sangue. Tentò di passarsi una mano sugli occhi per liberare la vista. Una fitta le trapassò la spalla. Aveva dimenticato di essere legata.
Appesa al soffitto della cripta cercò di riconoscere il suo corpo tumefatto, seguendo i sentieri disegnati dal dolore che si espandeva lungo le carni.
Non poteva parlare. Piccoli punteruoli le sporgevano dalla bocca e, a ogni movimento della testa, le si conficcavano sempre più in profondità nelle gengive.
Non dirò nulla. Se sono qui non sanno di te. Ma perché sono ancora viva? Aida, piccola mia, almeno tu sei in buone mani, l’Ordine ti proteggerà!
Un’ombra passò davanti al lume, ingigantendosi sulle pareti mentre si avvicinava.
«Zara, sappiamo cosa non hai fatto!»
Zara rivolse il viso verso la voce. Un rivolo di sangue le uscì dalle labbra.
«Adesso ti tolgo questi ferri, ma tu non agitarti, o ti farai ancora più male.»
Zara restò immobile, ingoiando lacrime e sangue, mentre il sacerdote rosso le sfilava lentamente i punteruoli.
«Sei stata molto brava, così brava che ti farò scendere da lì, vuoi?»
Un cenno della sua mano fece attivare il meccanismo che allentò la tensione delle corde, calandola sul pavimento di pietra. Zara si raggomitolò, proteggendo quel che restava del suo corpo, che non le rispondeva.
«Devi farlo tu, Zara, altrimenti il rito non avrà valore e il Signore Rosso non tornerà. Avevi giurato che ti saresti offerta, ma sei qui davanti a me. Cos’è cambiato? Lo sai che non si può tornare indietro. Una volta consacrata al Signore Rosso, la tua anima e il tuo corpo gli apparterranno per sempre.»
Aida, non sanno di te.
«Oh, mia cara. Pensi che non lo sappiamo? La piccola Aida è il frutto della tua unione col Signore Rosso. Ma tu mi hai deluso, l’hai deluso. Quella creatura è Sua e deve tornare a Lui, come te.»
Il sacerdote si avvicinò. Le sollevò delicatamente una mano e, sorridendole, le infilò un punteruolo sotto l’unghia del pollice.
Tutto fu nero, ma durò poco. Zara riprese conoscenza, guardò la mano, che un tempo accarezzava Aida, e vide sporgere il manico intarsiato dal dito. Il cuore le martellava nelle orecchie e nel petto, sperava potesse esplodere per porre fine a tutto quel dolore.
«Avanti Zara, dimmi dov’è e potrete ascendere a Lui, insieme.»
Aida, tu sei ciò che ho fatto e ciò che non ho fatto, e anche senza di me, vivrai.
Zara sfilò il punteruolo dal dito e con un rapido movimento se lo infilò nella giugulare.
Guardò il sacerdote e gorgogliando disse:
«Lei vivrà e io tornerò con lei.».
- eleonora.rossetti
- Messaggi: 553
Re: Aida
Ciao Emanuela, benvenuta! Tutto ok con i parametri, buona Cerbero Edition!
Uccidi scrivendo.
-
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Re: Aida
AIDA di Emanuela Di Novo Tema centrato. E in modo originale. Si tratta della versione satanica di un interrogatorio a una strega, Zaira, “colpevole” di troppo amore per la figlia Aida, al punto da preferire le torture del sacerdote (molto simili a quelle del Tribunale dell’Inquisizione, quanto a resa cruenta: mi fa rabbrividire il punteruolo che esce dal dito di Zara) al cedere la figlia al padre, ossia il Signore Rosso (che immagino come un’entità diabolica). Certo, lei ha firmato una sorta di patto, ma la figlia è ancora innocente e tutta questa volontà di proteggerla dall’incontro con il padre fa rizzare i capelli in testa al Lettore (chissà che cosa rischierebbe?); il finale del suicidio inteso come riabilitazione e protezione dell’anima della figlia è reso molto bene, è straziante al punto giusto.
Re: Aida
Zara con la maternità rinnega la sua devozione al Signore Rosso, non gli va più di far uccidere la figlia e, forse, nemmeno di morire lei stessa.
La storia della donna che incinta diventa il veicolo del demonio è un classico per cui nulla da dire. Così come lo è questo cambio di fede al momento dell’avveramento dei patti. Però non mi prende, non mi emoziona. Ci sono una serie di dettagli che mi allontanano dalla narrazione: il dolore scomparso, anche se il corpo è tumefatto, è appesa al soffitto e piena di punteruoli nella bocca; il riferimento all’ “Ordine” che proteggerà la figlia, di cui nulla si dice; questa frase che dice il sacerdote che è il tema ma sembra davvero innaturale: «Zara, sappiamo cosa non hai fatto!»; il punteruolo infilato nel dito fino al manico (ma quanto è lungo?); l’improbabilità che al primo colpo si riesca a colpire la giugulare.
Mi lascia anche perplesso che vogliano uccidere la figlia (se era così, perché non lo hanno fatto subito, appena nata?), e non capisco in che modo lei tornerà con la figlia.
Tema centrato. Racconto che non mi appassiona per trama e veridicità.
La storia della donna che incinta diventa il veicolo del demonio è un classico per cui nulla da dire. Così come lo è questo cambio di fede al momento dell’avveramento dei patti. Però non mi prende, non mi emoziona. Ci sono una serie di dettagli che mi allontanano dalla narrazione: il dolore scomparso, anche se il corpo è tumefatto, è appesa al soffitto e piena di punteruoli nella bocca; il riferimento all’ “Ordine” che proteggerà la figlia, di cui nulla si dice; questa frase che dice il sacerdote che è il tema ma sembra davvero innaturale: «Zara, sappiamo cosa non hai fatto!»; il punteruolo infilato nel dito fino al manico (ma quanto è lungo?); l’improbabilità che al primo colpo si riesca a colpire la giugulare.
Mi lascia anche perplesso che vogliano uccidere la figlia (se era così, perché non lo hanno fatto subito, appena nata?), e non capisco in che modo lei tornerà con la figlia.
Tema centrato. Racconto che non mi appassiona per trama e veridicità.
- Luca Nesler
- Messaggi: 728
- Contatta:
Re: Aida
Ciao Emanuela. Caspita che tosto... davvero crudo. Il racconto è scritto abbastanza bene e il tema c'è. Nel complesso individuo solamente due difetti:
1- essendo l'antefatto così importante, vasto e particolare, la piccola unità della storia che viene narrata non riesce a coinvolgermi del tutto. Come se sbirciassi per caso da una finestra un dettaglio di una vicenda molto più ampia e complessa e mi sentissi in qualche modo escluso. Capisci che intendo? Penso che sia a causa del genere e della complessità delle vicende non narrate nel brano. La particolarità della situazione non mi permette di desumere il non-narrato, cosa che invece succede con racconti che raccontano situazioni a noi più famigliari (è solo un'ipotesi che formulo visto che il racconto, pur essendo scritto abbastanza bene e molto drammatico, non mi ha preso più di tanto).
2- tecnicamente hai utilizzato un buon mostrato, ma in certi punti hai avuto qualche piccola defaillance che mi ha lasciato un po' fuori dalla vicenda (e probabilmente anche questo contribuisce a quanto sopra).
Ti riporto quello che ho trovato per capirci:
"Appesa al soffitto della cripta cercò di riconoscere il suo corpo tumefatto" Questa parte è tell. Mentre prima eravamo immersi in Zara che sente la fitta alla spalla e ricorda di essere legata, qui la cripta e il suo sforzo vengono raccontati.
"...le si conficcavano sempre più in profondità nelle gengive.
Non dirò nulla. Se sono qui non sanno di te. Ma perché sono ancora viva? Aida, piccola mia, almeno tu sei in buone mani, l’Ordine ti proteggerà!"
Qui il pensiero è un po' a favore di lettore, nel senso che non sembra un pensiero vero. Mi aspetterei prima lo sgomento per la situazione orribile in cui si trova, poi qualcosa su Aida, eventualmente, ma non in seconda persona, piuttosto in terza, come verrebbe più naturale. Così sembra messo lì per fare esposizione di info per il lettore.
"Zara rivolse il viso verso la voce. Un rivolo di sangue le uscì dalle labbra."
Se siamo denrto a Zara non possiamo vedere il rivolo. Piuttosto sentiremo il sapore del sangue (come succede subito dopo).
"Aida, non sanno di te."
come il pensiero sopra: risulta un po' forzato scritto così.
"...La piccola Aida è il frutto della tua unione col Signore Rosso"
infodump
"Tutto fu nero, ma durò poco."
Il tutto fu nero funziona bene, ma il ma durò poco non è utile e sminuisce una situazione orrenda e traumatica che, invece, Zara dovrebbe vivere come estremamente grave.
"Zara sfilò il punteruolo dal dito e con un rapido movimento se lo infilò nella giugulare."
Se ci pensi, il con un rapido movimento è superfluo e allunga il periodo che risulterebbe più incisivo se fosse più breve. Per rendere la violenza del gesto avresti potuto usare "conficcò" al posto di "infilò".
Per il resto il pezzo è scritto bene e la violenza è disturbante, quindi un buon lavoro.
Alla prossima!
1- essendo l'antefatto così importante, vasto e particolare, la piccola unità della storia che viene narrata non riesce a coinvolgermi del tutto. Come se sbirciassi per caso da una finestra un dettaglio di una vicenda molto più ampia e complessa e mi sentissi in qualche modo escluso. Capisci che intendo? Penso che sia a causa del genere e della complessità delle vicende non narrate nel brano. La particolarità della situazione non mi permette di desumere il non-narrato, cosa che invece succede con racconti che raccontano situazioni a noi più famigliari (è solo un'ipotesi che formulo visto che il racconto, pur essendo scritto abbastanza bene e molto drammatico, non mi ha preso più di tanto).
2- tecnicamente hai utilizzato un buon mostrato, ma in certi punti hai avuto qualche piccola defaillance che mi ha lasciato un po' fuori dalla vicenda (e probabilmente anche questo contribuisce a quanto sopra).
Ti riporto quello che ho trovato per capirci:
"Appesa al soffitto della cripta cercò di riconoscere il suo corpo tumefatto" Questa parte è tell. Mentre prima eravamo immersi in Zara che sente la fitta alla spalla e ricorda di essere legata, qui la cripta e il suo sforzo vengono raccontati.
"...le si conficcavano sempre più in profondità nelle gengive.
Non dirò nulla. Se sono qui non sanno di te. Ma perché sono ancora viva? Aida, piccola mia, almeno tu sei in buone mani, l’Ordine ti proteggerà!"
Qui il pensiero è un po' a favore di lettore, nel senso che non sembra un pensiero vero. Mi aspetterei prima lo sgomento per la situazione orribile in cui si trova, poi qualcosa su Aida, eventualmente, ma non in seconda persona, piuttosto in terza, come verrebbe più naturale. Così sembra messo lì per fare esposizione di info per il lettore.
"Zara rivolse il viso verso la voce. Un rivolo di sangue le uscì dalle labbra."
Se siamo denrto a Zara non possiamo vedere il rivolo. Piuttosto sentiremo il sapore del sangue (come succede subito dopo).
"Aida, non sanno di te."
come il pensiero sopra: risulta un po' forzato scritto così.
"...La piccola Aida è il frutto della tua unione col Signore Rosso"
infodump
"Tutto fu nero, ma durò poco."
Il tutto fu nero funziona bene, ma il ma durò poco non è utile e sminuisce una situazione orrenda e traumatica che, invece, Zara dovrebbe vivere come estremamente grave.
"Zara sfilò il punteruolo dal dito e con un rapido movimento se lo infilò nella giugulare."
Se ci pensi, il con un rapido movimento è superfluo e allunga il periodo che risulterebbe più incisivo se fosse più breve. Per rendere la violenza del gesto avresti potuto usare "conficcò" al posto di "infilò".
Per il resto il pezzo è scritto bene e la violenza è disturbante, quindi un buon lavoro.
Alla prossima!
- Simone Cassia
- Messaggi: 153
Re: Aida
Ciao Emanuela,
bentrovata. Ammetto di avere sentimenti contrastanti verso il tuo racconto. Mi spiego meglio, da un lato non sono nuovo a scrivere o fruire racconti che abbiano una lore alle spalle non sempre esplicitata, dall'altro lato provo un senso di insoddisfazione nel non comprendere a pieno le dinamiche che muovono i personaggi del tuo racconto e quindi sono molto, molto, indeciso nella valutazione.
Trovo le osservazioni di Luca e di Sirimedho molto calzanti, quindi in più mi sento solo di aggiungere di cercare di bilanciare maggiormente il detto e il non detto, senza cadere nell'oscuro ermetismo o nell'infodump più selvaggio.
Lavorerei maggiormente anche su pensieri e dialoghi che sembrano essere un po' ingessati e poco realistici e... Boh, avrò di che faticare per metterti in classifica.
A rileggerci
bentrovata. Ammetto di avere sentimenti contrastanti verso il tuo racconto. Mi spiego meglio, da un lato non sono nuovo a scrivere o fruire racconti che abbiano una lore alle spalle non sempre esplicitata, dall'altro lato provo un senso di insoddisfazione nel non comprendere a pieno le dinamiche che muovono i personaggi del tuo racconto e quindi sono molto, molto, indeciso nella valutazione.
Trovo le osservazioni di Luca e di Sirimedho molto calzanti, quindi in più mi sento solo di aggiungere di cercare di bilanciare maggiormente il detto e il non detto, senza cadere nell'oscuro ermetismo o nell'infodump più selvaggio.
Lavorerei maggiormente anche su pensieri e dialoghi che sembrano essere un po' ingessati e poco realistici e... Boh, avrò di che faticare per metterti in classifica.
A rileggerci
- maurizio.ferrero
- Messaggi: 529
Re: Aida
Ciao Emanuela,
Il tuo racconto mi convince per certi aspetti e mi convince molto poco per altri. È indubbiamente scritto bene, crudo, la narrazione prende, anche se il tutto risulta essere un po' freddo. Mi ha però dato l'impressione di essere solamente un fotogramma di una pellicola molto più lunga, in cui è lasciato al lettore il compito di ricostruire i pezzi mancanti. Se alcuni sono intuibili, altri lo sono molto meno. Non sono ben riuscito a comprendere il significato dell'immolazione al Signore Rosso (è una citazione al Re Rosso di King?), se non che sembra che la protagonista abbia inizialmente deciso di concedersi volontariamente, salvo poi cambiare idea dopo la nascita della figlia.
Il finale mi sembra un po' affrettato. Non sapremo mai nulla del destino di Aida e di cosa voglia il culto da lei.
Insomma, mi sembra una bella scena che non sfigurerebbe in un'opera più grande, ma da sola credo manchi un po' di sostanza.
A presto!
Il tuo racconto mi convince per certi aspetti e mi convince molto poco per altri. È indubbiamente scritto bene, crudo, la narrazione prende, anche se il tutto risulta essere un po' freddo. Mi ha però dato l'impressione di essere solamente un fotogramma di una pellicola molto più lunga, in cui è lasciato al lettore il compito di ricostruire i pezzi mancanti. Se alcuni sono intuibili, altri lo sono molto meno. Non sono ben riuscito a comprendere il significato dell'immolazione al Signore Rosso (è una citazione al Re Rosso di King?), se non che sembra che la protagonista abbia inizialmente deciso di concedersi volontariamente, salvo poi cambiare idea dopo la nascita della figlia.
Il finale mi sembra un po' affrettato. Non sapremo mai nulla del destino di Aida e di cosa voglia il culto da lei.
Insomma, mi sembra una bella scena che non sfigurerebbe in un'opera più grande, ma da sola credo manchi un po' di sostanza.
A presto!
- giulio.palmieri
- Messaggi: 258
Re: Aida
Ciao Emanuela, piacere di leggerti.
Allora, il racconto è molto crudo e immersivo, e di sicuro raggiunge l'effetto. Pochi errori, il primo all'inizio (quando Zara cerca il proprio corpo, come ne fosse al di fuori), i rapporti tra i personaggi sono chiari. Se ho ben capito, l'Ordine proteggerà la figlia Aida mentre Zara subisce la tortura per non rivelare dove si trovi la figlia. Come in ogni tragedia che si rispetti, i ruoli sono mischiati e vanno oltre la barricate: dunque Zara subisce la tortura (di carattere medievale, mi ha fatto venire in mente il supplizio della corda per le streghe, da parte dell'Inquisizione) per aver rapito la figlia al Signore Rosso.
A un certo punto scrivi: "Aida, tu sei ciò che ho fatto e ciò che non ho fatto" e non ne capisco il significato. Il topic è centrato.
Forse un po' generiche le sensazioni di dolore, perché (così mi sembra) non si rifanno a un contesto realistico ma a uno scenario fantasy. Prova valida. E buona edition!
Allora, il racconto è molto crudo e immersivo, e di sicuro raggiunge l'effetto. Pochi errori, il primo all'inizio (quando Zara cerca il proprio corpo, come ne fosse al di fuori), i rapporti tra i personaggi sono chiari. Se ho ben capito, l'Ordine proteggerà la figlia Aida mentre Zara subisce la tortura per non rivelare dove si trovi la figlia. Come in ogni tragedia che si rispetti, i ruoli sono mischiati e vanno oltre la barricate: dunque Zara subisce la tortura (di carattere medievale, mi ha fatto venire in mente il supplizio della corda per le streghe, da parte dell'Inquisizione) per aver rapito la figlia al Signore Rosso.
A un certo punto scrivi: "Aida, tu sei ciò che ho fatto e ciò che non ho fatto" e non ne capisco il significato. Il topic è centrato.
Forse un po' generiche le sensazioni di dolore, perché (così mi sembra) non si rifanno a un contesto realistico ma a uno scenario fantasy. Prova valida. E buona edition!
- Andrea Partiti
- Messaggi: 1047
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Re: Aida
Ah, lascio perdere le osservazioni sull'ermetismo e su come non passi davvero bene il tema, perché "So cosa non hai fatto" sembra innaturale e forzato nel dialogo. Cosa non ha fatto? Non ha rivelato dove si trova la figlia? Grazie, la stanno torturando per farselo dire, certo che lo sanno.
Il "bloddy/body horror" è uno dei miei preferiti, ma commetti degli errori. Descrivi troppo e da un punto di vista esterno.
Un punteruolo che entra sotto alle unghie, sì, è brutto, ma non abbiamo l'esperienza per interpretare questo dolore.
Essere appesi, carne lacerate? Uguale, niente esperienza.
Per l'horror corporeo devi fare qualcosa in più che il semplice descrivere l'azione, altrimenti l'effetto è di creare distacco, non di calarci nella scena. Devi scendere molto più nel dettaglio su quel che sente, sul modo in cui soffre, sull'odore della sofferenza, sugli aspetti più grotteschi.
"Ma io non sono mai stata torturata coi punteruoli!" mi dirai. Beh, neanche i tuoi lettori, quindi non devi preoccuparti della verosimiglianza. Se hai dei dubbi, scegli la via peggiore.
Il "bloddy/body horror" è uno dei miei preferiti, ma commetti degli errori. Descrivi troppo e da un punto di vista esterno.
Un punteruolo che entra sotto alle unghie, sì, è brutto, ma non abbiamo l'esperienza per interpretare questo dolore.
Essere appesi, carne lacerate? Uguale, niente esperienza.
Per l'horror corporeo devi fare qualcosa in più che il semplice descrivere l'azione, altrimenti l'effetto è di creare distacco, non di calarci nella scena. Devi scendere molto più nel dettaglio su quel che sente, sul modo in cui soffre, sull'odore della sofferenza, sugli aspetti più grotteschi.
"Ma io non sono mai stata torturata coi punteruoli!" mi dirai. Beh, neanche i tuoi lettori, quindi non devi preoccuparti della verosimiglianza. Se hai dei dubbi, scegli la via peggiore.
- wladimiro.borchi
- Messaggi: 396
Re: Aida
Ciao Emanuela,
tema centrato e una realizzazione più che sufficiente, senza brillare.
In dei momenti perdi il PDV della protagonista, così facendo il lettore viene portato fuori a vedere quello che succede. La conseguenza è che non c'è sufficiente empatia, o meglio, ce n'è, ma non tutta quella che avresti potuto comunicare con una storia così cruda come questa.
I pensieri di Zara, quando diventano didascalie volte a far capire al lettore fatti non noti, suonano molto artefatti e questo contribuisce all'effetto di cui sopra.
Ultimo, ci sono una serie di elementi che restano sullo sfondo ("l'ordine" che proteggerà Aida solo per fare un esempio) che danno a tutto il racconto un gusto "prequel" di qualcosa che non potremo vedere.
Nel complesso una storia migliorabile.
A rileggerci presto.
W
tema centrato e una realizzazione più che sufficiente, senza brillare.
In dei momenti perdi il PDV della protagonista, così facendo il lettore viene portato fuori a vedere quello che succede. La conseguenza è che non c'è sufficiente empatia, o meglio, ce n'è, ma non tutta quella che avresti potuto comunicare con una storia così cruda come questa.
I pensieri di Zara, quando diventano didascalie volte a far capire al lettore fatti non noti, suonano molto artefatti e questo contribuisce all'effetto di cui sopra.
Ultimo, ci sono una serie di elementi che restano sullo sfondo ("l'ordine" che proteggerà Aida solo per fare un esempio) che danno a tutto il racconto un gusto "prequel" di qualcosa che non potremo vedere.
Nel complesso una storia migliorabile.
A rileggerci presto.
W
Re: Aida
Due problemi principali: 1) il contesto che rimane davvero troppo oscuro e quindi non permette di empatizzare con la situazione e 2) il tema inserito troppo a forza che va a danno dell'impianto generale del racconto stesso. Per il resto, forma più che buona e si legge bene perché sai quello che stai facendo e lo esegui con perizia. In pratica: errata strategia di fondo e forse tu stessa non sei riuscita a entrare nel tuo stesso racconto, cose che capitano più sovente di quanto si possa immaginare. Per me un pollice ni tendente più al positivo.
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