Vai all'Inferno
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Vai all'Inferno
“Se scendo dal letto con il piede sinistro. Se non salto gli ultimi due gradini prima dell’atrio. Se ripeto un gesto più volte e il numero non è un multiplo di cinque.”
“Un gesto…?”
“Grattarmi. Sbattere le palpebre. Ravviarmi i capelli – così, vede? Cinque volte. O dieci. O quindici. Capisce.”
“Se può aiutarti, non sei solo. Un uomo sentiva di dover risvoltare due volte tutti i pantaloni, altrimenti una creatura avrebbe rapito la sua famiglia. Una signora, insegnante, era certa che, se non avesse chiuso porte e finestre in uno specifico ordine, il sole non sarebbe mai più sorto. Se lo sentiva nel sangue.”
“Descritti così, sembrano matti.”
“È un’idea comune, e tragicamente sbagliata, che le persone credano in qualcosa a un solo livello. La professoressa conosceva l’origine delle sue compulsioni, così come l’uomo del risvolto. Possiamo essere consapevoli dell’infondatezza di una convinzione, senza saperla abbandonare. Conosco materialisti che si lanciano sempre un pizzico di sale dietro la spalla sinistra, contro streghe e spiriti maligni a cui non credono. Capisci cosa intendo?”
“Sì. Credo.”
“Non c’entra quanto tu sia intelligente, o razionale. C’entrano i labirinti che la mente, qualunque mente, elabora per affrontare il mondo. A volte la strada è bloccata, o contorta, e dobbiamo lavorare d’ingegno per arrivare dove vogliamo.”
“Edificante.”
“Suona stantio, senza dubbio, ma è accurato.”
“Non ero sarcastico, dottore. L’idea di una scorciatoia mi conforta.”
“Attenzione, però: non ho parlato di scorciatoie. Il lavoro è lungo e faticoso. In un certo senso, però, cominceremo proprio con qualche trucco, per gestire compulsioni e pensieri intrusivi quando si presentano. Voglio solo esplorare la… Mitologia, prima.”
“Mitologia.”
“La spiegazione della paura, dell’ansia. La storia, il μύθος, che il disturbo ti racconta per darsi senso.”
“L’inferno.”
“Esatto, l’inferno. Piuttosto comune, a dire il vero. Vuoi un po’ di te?”
“Grazie.”
“L’inferno, o un diavolo di qualche tipo.”
“Oh, c’è un diavolo, per me. Eccome.”
“Puoi parlarmene – se ti va.”
“È un incubo. Un demone molestatore, cioè, non un brutto sogno. Si siede sul petto di una vittima addormentata e le ruba il fiato, la tocca, fa di peggio. Ha capito.”
“Ne ho sentito parlare. È una di tante leggende per cui è interessante cercare spiegazioni razionali. Per gli incubi si parla sempre di sogni erotici o paralisi ipnagogica – oltre che, di tanto in tanto, di tattiche per allontanare sospetti d’adulterio.”
“C’è altro, però. Nelle leggende. Piccole curiosità oscene.”
“Per esempio?”
“La sterilità. Non possono fare figli tra di loro. È uno dei motivi per cui fanno quello che fanno. In forma femminile prendono il seme di un uomo. Lo conservano dentro. Poi cercano una donna in cui… Ha capito. Da ingravidare.”
“Un po’ grottesco. Ecco il tè, lascialo riposare per un paio di minuti. Vuoi zucchero?”
“Un cucchiaino solo.”
“Ma certo. Grottesco, dicevo, ma non inaudito. Il folklore è pieno di creature che sfruttano l’umanità per procreare, in qualche modo: pensa alle fate, ai changeling.”
“Cambion, avevo letto. Il figlio di una donna messa incinta da un incubo si chiama cambion. È un po’ come quelli lì delle fate: strano, cioè. Mi scusi, dottore.”
“Va tutto bene?”
“È un argomento che mi prende sempre troppo. Mi distrae. Ha notato, per caso, mi scusi, quante volte ho girato il cucchiaino?”
“Cinque, ne sono quasi certo.”
“Quasi certo. Mi scusi. Davvero.”
“Non sei qui per scusarti del tuo disturbo, ma per affrontarlo. Dicevi, dei cambion?”
“Che sono strani. Hanno qualcosa di, non so, sbagliato. Come se gli fosse rimasto un pezzo d’inferno dentro.”
“Ti senti mai così?”
“Cinque, ha detto. Non quattro?”
“Ti senti a disagio? Possiamo fare una pausa. Confesso, anch’io sto un po’…”
“Mi spiace, dottore. Credo fossero quattro.”
“Parliamo della paura di – senti anche tu questo rumore? – di essere trascinato giù, all’inferno, a cui accennavi al telefono. La tragedia che le tue compulsioni, la tua disciplina, scongiurano.”
“Ha frainteso, dottore.”
“Cosa?”
“Non riguarda me. La paura. Se sbaglio, non tirano giù me.”
“Si è fatto più buio, qui dentro?”
“Sono mortificato, dottore. Non accadeva da mesi. Per favore…”
“Si è fatto più…?”
“Quando vede mio padre, laggiù, gli chieda di smettere.”
“Un gesto…?”
“Grattarmi. Sbattere le palpebre. Ravviarmi i capelli – così, vede? Cinque volte. O dieci. O quindici. Capisce.”
“Se può aiutarti, non sei solo. Un uomo sentiva di dover risvoltare due volte tutti i pantaloni, altrimenti una creatura avrebbe rapito la sua famiglia. Una signora, insegnante, era certa che, se non avesse chiuso porte e finestre in uno specifico ordine, il sole non sarebbe mai più sorto. Se lo sentiva nel sangue.”
“Descritti così, sembrano matti.”
“È un’idea comune, e tragicamente sbagliata, che le persone credano in qualcosa a un solo livello. La professoressa conosceva l’origine delle sue compulsioni, così come l’uomo del risvolto. Possiamo essere consapevoli dell’infondatezza di una convinzione, senza saperla abbandonare. Conosco materialisti che si lanciano sempre un pizzico di sale dietro la spalla sinistra, contro streghe e spiriti maligni a cui non credono. Capisci cosa intendo?”
“Sì. Credo.”
“Non c’entra quanto tu sia intelligente, o razionale. C’entrano i labirinti che la mente, qualunque mente, elabora per affrontare il mondo. A volte la strada è bloccata, o contorta, e dobbiamo lavorare d’ingegno per arrivare dove vogliamo.”
“Edificante.”
“Suona stantio, senza dubbio, ma è accurato.”
“Non ero sarcastico, dottore. L’idea di una scorciatoia mi conforta.”
“Attenzione, però: non ho parlato di scorciatoie. Il lavoro è lungo e faticoso. In un certo senso, però, cominceremo proprio con qualche trucco, per gestire compulsioni e pensieri intrusivi quando si presentano. Voglio solo esplorare la… Mitologia, prima.”
“Mitologia.”
“La spiegazione della paura, dell’ansia. La storia, il μύθος, che il disturbo ti racconta per darsi senso.”
“L’inferno.”
“Esatto, l’inferno. Piuttosto comune, a dire il vero. Vuoi un po’ di te?”
“Grazie.”
“L’inferno, o un diavolo di qualche tipo.”
“Oh, c’è un diavolo, per me. Eccome.”
“Puoi parlarmene – se ti va.”
“È un incubo. Un demone molestatore, cioè, non un brutto sogno. Si siede sul petto di una vittima addormentata e le ruba il fiato, la tocca, fa di peggio. Ha capito.”
“Ne ho sentito parlare. È una di tante leggende per cui è interessante cercare spiegazioni razionali. Per gli incubi si parla sempre di sogni erotici o paralisi ipnagogica – oltre che, di tanto in tanto, di tattiche per allontanare sospetti d’adulterio.”
“C’è altro, però. Nelle leggende. Piccole curiosità oscene.”
“Per esempio?”
“La sterilità. Non possono fare figli tra di loro. È uno dei motivi per cui fanno quello che fanno. In forma femminile prendono il seme di un uomo. Lo conservano dentro. Poi cercano una donna in cui… Ha capito. Da ingravidare.”
“Un po’ grottesco. Ecco il tè, lascialo riposare per un paio di minuti. Vuoi zucchero?”
“Un cucchiaino solo.”
“Ma certo. Grottesco, dicevo, ma non inaudito. Il folklore è pieno di creature che sfruttano l’umanità per procreare, in qualche modo: pensa alle fate, ai changeling.”
“Cambion, avevo letto. Il figlio di una donna messa incinta da un incubo si chiama cambion. È un po’ come quelli lì delle fate: strano, cioè. Mi scusi, dottore.”
“Va tutto bene?”
“È un argomento che mi prende sempre troppo. Mi distrae. Ha notato, per caso, mi scusi, quante volte ho girato il cucchiaino?”
“Cinque, ne sono quasi certo.”
“Quasi certo. Mi scusi. Davvero.”
“Non sei qui per scusarti del tuo disturbo, ma per affrontarlo. Dicevi, dei cambion?”
“Che sono strani. Hanno qualcosa di, non so, sbagliato. Come se gli fosse rimasto un pezzo d’inferno dentro.”
“Ti senti mai così?”
“Cinque, ha detto. Non quattro?”
“Ti senti a disagio? Possiamo fare una pausa. Confesso, anch’io sto un po’…”
“Mi spiace, dottore. Credo fossero quattro.”
“Parliamo della paura di – senti anche tu questo rumore? – di essere trascinato giù, all’inferno, a cui accennavi al telefono. La tragedia che le tue compulsioni, la tua disciplina, scongiurano.”
“Ha frainteso, dottore.”
“Cosa?”
“Non riguarda me. La paura. Se sbaglio, non tirano giù me.”
“Si è fatto più buio, qui dentro?”
“Sono mortificato, dottore. Non accadeva da mesi. Per favore…”
“Si è fatto più…?”
“Quando vede mio padre, laggiù, gli chieda di smettere.”
Ultima modifica di Daniel Travis il martedì 20 ottobre 2020, 0:07, modificato 2 volte in totale.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
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Re: Vai all'Inferno
Ciao Riccardo e benvenuto nell'Ottava Era! Caratteri e tempo ok, divertiti in questa LIVIO GAMBARINI EDITION!
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Re: Vai all'Inferno
Grazie, Antico.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
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- Stefano Impellitteri
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Re: Vai all'Inferno
Ciao Riccardo, molto piacere.
A colpo d’occhio mi sono chiesto come potrebbe funzionare un racconto di soli dialoghi. Leggendo ho trovato però che hai messo i movimenti della scena proprio al loro interno, una trovata diversa dal solito. Una scelta del genere ovviamente limita le azioni e le descrizioni, un romanzo difficilmente funzionerebbe, ma in questo contesto limitato nella lunghezza gli da uno stile e un valore aggiunto. Ottima anche l’idea in cui poi sia lo psicologo a pagarne le conseguenze.
A colpo d’occhio mi sono chiesto come potrebbe funzionare un racconto di soli dialoghi. Leggendo ho trovato però che hai messo i movimenti della scena proprio al loro interno, una trovata diversa dal solito. Una scelta del genere ovviamente limita le azioni e le descrizioni, un romanzo difficilmente funzionerebbe, ma in questo contesto limitato nella lunghezza gli da uno stile e un valore aggiunto. Ottima anche l’idea in cui poi sia lo psicologo a pagarne le conseguenze.
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Re: Vai all'Inferno
Grazie, Stefano. Non sono il primo a proporre un dialogo per Minuti Contati - né, sospetto, il più capace - ma sono felice che il risultato ti sia piaciuto. Devo ancora proporre il racconto al mio amico psicoterapeuta, vediamo quanto piacerà a lui il finale...
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
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Re: Vai all'Inferno
Ciao Riccardo.
Premetto che non sono un amante dei racconti narrati totalmente coi dialoghi, ma devo dire che il tuo è scritto e gestito molto bene. Considerato anche che io coi dialoghi sono spesso in difficoltà, non posso che farti i miei complimenti ed essere anche un po' invidioso.
Non ho molto da eccepire. Non avendo nessuna parte non di dialogo non posso giudicare punto di vista, show don't tell o cura delle descrizioni...
Sei stato molto abile ad aggiungere azioni e movimento ad esempio con la tazza di tè e a dare un minimo di contesto con il ruolo del dottore. Quello che mi manca qui (ed è il motivo per cui non amo i racconti totalmente di dialogo) è solo un po' di contestualizzazione (l'anno, in che parte del mondo siamo, roba così).
La trama mi è piaciuta molto, così come il colpo di scena finale, intrigante e inaspettato.
Ottima prova! Spero di rileggerti presto.
Premetto che non sono un amante dei racconti narrati totalmente coi dialoghi, ma devo dire che il tuo è scritto e gestito molto bene. Considerato anche che io coi dialoghi sono spesso in difficoltà, non posso che farti i miei complimenti ed essere anche un po' invidioso.
Non ho molto da eccepire. Non avendo nessuna parte non di dialogo non posso giudicare punto di vista, show don't tell o cura delle descrizioni...
Sei stato molto abile ad aggiungere azioni e movimento ad esempio con la tazza di tè e a dare un minimo di contesto con il ruolo del dottore. Quello che mi manca qui (ed è il motivo per cui non amo i racconti totalmente di dialogo) è solo un po' di contestualizzazione (l'anno, in che parte del mondo siamo, roba così).
La trama mi è piaciuta molto, così come il colpo di scena finale, intrigante e inaspettato.
Ottima prova! Spero di rileggerti presto.
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Re: Vai all'Inferno
Grazie Fagiolo (anche per avermi permesso di scrivere "Grazie Fagiolo"), sono davvero felice di averti sorpreso positivamente.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
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- wladimiro.borchi
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Re: Vai all'Inferno
Ciao Daniel,
molto divertente la tua storia e come l'hai scritta.
Forse hai seminato un po' poco, almeno per gli scarsi di comprendonio come me, gli indizi che portavano al colpo di scena finale.
Certo che è bastato rileggere una volta il testo per aver tutto chiaro. Non ce ne fosse stata alcuna necessità il racconto sarebbe stato perfetto.
Resta in ogni caso un racconto molto buono, di cui, come altri, ho apprezzato tantissimo la scelta stilistica di muovere i personaggi utilizzando gestualità "implicite nel parlato" (spero si capisca cosa intendo).
I dialoghi sono credibili, anche se, con l'espediente del colloquio psicoanalitico, hai infilato un bel po' di "tell" nelle battute del protagonista.
Nella mia classifica provvisoria, in alto, ma non in cima.
A rileggerci presto.
W
molto divertente la tua storia e come l'hai scritta.
Forse hai seminato un po' poco, almeno per gli scarsi di comprendonio come me, gli indizi che portavano al colpo di scena finale.
Certo che è bastato rileggere una volta il testo per aver tutto chiaro. Non ce ne fosse stata alcuna necessità il racconto sarebbe stato perfetto.
Resta in ogni caso un racconto molto buono, di cui, come altri, ho apprezzato tantissimo la scelta stilistica di muovere i personaggi utilizzando gestualità "implicite nel parlato" (spero si capisca cosa intendo).
I dialoghi sono credibili, anche se, con l'espediente del colloquio psicoanalitico, hai infilato un bel po' di "tell" nelle battute del protagonista.
Nella mia classifica provvisoria, in alto, ma non in cima.
A rileggerci presto.
W
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Re: Vai all'Inferno
Grazie Wladimiro. Il tell è senza dubbio il tallone (tellone?) d'Achille dell'idea, tanto che ero tentato di abbandonarla a metà durante il contest. Spero che gesti impliciti, voci dei personaggi e, per così dire, immagini dialogate facciano il possibile per bilanciare l'equazione.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
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Re: Vai all'Inferno
Ciao Riccardo,
ottimo racconto. Non lo dico a cuor leggero: di solito non so un amante del "solo dialogo".
A mio avviso questo è venuto molto bene.
Hai dosato le informazioni molto bene in maniera tale che il colpo di scena non è sembrato campato per aria.
Se proprio bisogna cercare qualcosa, la parola greca μύθος l'avrei messa come mýthos.
Ben fatta.
ciao
Fabio
ottimo racconto. Non lo dico a cuor leggero: di solito non so un amante del "solo dialogo".
A mio avviso questo è venuto molto bene.
Hai dosato le informazioni molto bene in maniera tale che il colpo di scena non è sembrato campato per aria.
Se proprio bisogna cercare qualcosa, la parola greca μύθος l'avrei messa come mýthos.
Ben fatta.
ciao
Fabio
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Re: Vai all'Inferno
Grazie Fabio, è un piacere avere feedback positivi su una scelta particolare come quella del dialogo. I miei giorni teatranti sono lontani, ma quello che c'è di buono nel testo l'ho preso da lì. Riguardo il mito, è un vezzo da classicista di 'sto caθo perché le lettere greche sono belle da vedere, lo ammetto, non ho scuse. Grazie ancora.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
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- eleonora.rossetti
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Re: Vai all'Inferno
Ciao Riccardo,
di solito non sono un'amante dei racconti composti da solo dialogo, ma questo l'ho apprezzato parecchio. Forse ho ravvisato qualche forzatura nelle risposte della psicanalista, un tentativo di spiegare al lettore i concetti da cui si parte per imbastire il colpo di scena finale. Ma non mi ha disturbato così tanto.
Trovo molto carina l'idea delle fissazioni e delle piccole manie (che tutti abbiamo, non possiamo negarlo) estremizzate fino a diventare l'innesco dei casini combinati da una creatura soprannaturale (il cambion).
Sul termine greco ho inciampato, ho dovuto leggere gli altri commenti per capire che diavolo fosse XD
Ben fatto ;)
di solito non sono un'amante dei racconti composti da solo dialogo, ma questo l'ho apprezzato parecchio. Forse ho ravvisato qualche forzatura nelle risposte della psicanalista, un tentativo di spiegare al lettore i concetti da cui si parte per imbastire il colpo di scena finale. Ma non mi ha disturbato così tanto.
Trovo molto carina l'idea delle fissazioni e delle piccole manie (che tutti abbiamo, non possiamo negarlo) estremizzate fino a diventare l'innesco dei casini combinati da una creatura soprannaturale (il cambion).
Sul termine greco ho inciampato, ho dovuto leggere gli altri commenti per capire che diavolo fosse XD
Ben fatto ;)
Uccidi scrivendo.
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Re: Vai all'Inferno
Grazie Eleonora, su tic e compulsioni ho un gran bagaglio di sfortunata esperienza. Per non fare strafalcioni clinici troppo grandi, avere amici psicologi aiuta molto. Mi sa che il termine scritto in alfabeto greco è stato un errore, oltre che un capriccio... Annotato.
Grazie ancora.
Grazie ancora.
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Re: Vai all'Inferno
Ciao Riccardo e piacere di averti letto, al contrario degli altri commentatori io ho un debole per le storie quasi tutte con i dialoghi, e tu sei stato bravo a gestirli, sono d'accordo con chi ha detto che ci sono dei pezzi un po' spiegati ma vista la modalità ne capisco le ragioni e le ho seguite con interesse, e ho trovato originale anche la fine.
Insomma un bel lavoro.
Alla prossima e buona Edition!
Insomma un bel lavoro.
Alla prossima e buona Edition!
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Re: Vai all'Inferno
Grazie mille Gennibo, sia per i complimenti che per le osservazioni.
(Vinci il premio come prima fan dei dialoghi "puri" dell'edizione, tra parentesi).
(Vinci il premio come prima fan dei dialoghi "puri" dell'edizione, tra parentesi).
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
- Andrea Partiti
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Re: Vai all'Inferno
Sono un amante dei racconti di solo dialogo (ho visto dai commenti precedenti che bisogna dichiarare la propria fazione di appartenenza).
Lo psicanalista usato per spiegarci l'ambientazione è molto comodo, ma ho avuto la distinta impressione che parlasse per me lettore e non per il suo paziente. Non ce lo vedo uno psicanalista che parla così tanto e spiega così a lungo teorie e miti al suo paziente, mi sembrerebbe inappropriato e avvilente per il paziente, vedersi categorizzato e standardizzato in quella maniera. In alcuni punti c'è quasi una volontà di sfoggiare tutta quella conoscenza.
Penso che la prima metà del dialogo vada almeno bilanciata e ristrutturata un po' per renderla più digeribile.
Insisterei invece un po' di più sugli aspetti psicologici, sulla consapevolezza del malato che le compulsioni sono solo compulsioni ma sul seguirle comunque "giusto in caso", che è un aspetto molto tipico e perfettamente applicabile al tuo protagonista dal punto di vista dello psicanalista, anche se gli effetti sono quelli che vediamo nel finale.
Lo psicanalista usato per spiegarci l'ambientazione è molto comodo, ma ho avuto la distinta impressione che parlasse per me lettore e non per il suo paziente. Non ce lo vedo uno psicanalista che parla così tanto e spiega così a lungo teorie e miti al suo paziente, mi sembrerebbe inappropriato e avvilente per il paziente, vedersi categorizzato e standardizzato in quella maniera. In alcuni punti c'è quasi una volontà di sfoggiare tutta quella conoscenza.
Penso che la prima metà del dialogo vada almeno bilanciata e ristrutturata un po' per renderla più digeribile.
Insisterei invece un po' di più sugli aspetti psicologici, sulla consapevolezza del malato che le compulsioni sono solo compulsioni ma sul seguirle comunque "giusto in caso", che è un aspetto molto tipico e perfettamente applicabile al tuo protagonista dal punto di vista dello psicanalista, anche se gli effetti sono quelli che vediamo nel finale.
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Re: Vai all'Inferno
Grazie mille, Andrea.
Come ho confessato, è quello il tellone d'Achille della vicenda, anche se lo psicologo sta chiaramente seguendo i segnali del paziente/cliente ed espandendo a partire da lì. Ci sono tanti approcci quanti professionisti, ma questo non l'ho visto troppo raro, perlomeno in fase preliminare, fatta salva volendo la frase sulle "spiegazioni razionali", che però non è affatto impensabile, almeno in base alla mia esperienza.
Altro che quasi, c'è eccome nel terapeuta: dovendo optare per il solo dialogo, ho cercato di costruire due voci distinte, lo psicologo definito dal suo attaccamento alla propria aura di calma e razionalità, più o meno giustificata, e il paziente definito dalla tensione e dall'ansia (anche lessico e punteggiatura riflettono questa scelta). Nessuno dei due è una persona estremamente simpatica - e ci mancherebbe altro, visto che si finisce su uno che casca all'Inferno e un altro che, accidenti a lui, ce l'ha mandato per sbaglio.
Certo. Non a caso la sintomatologia è l'argomento a cui vengono dedicati più caratteri in assoluto nel racconto, nonché l'argomento su cui si apre il dialogo.
Sono un amante dei racconti di solo dialogo (ho visto dai commenti precedenti che bisogna dichiarare la propria fazione di appartenenza).
Lo psicanalista usato per spiegarci l'ambientazione è molto comodo, ma ho avuto la distinta impressione che parlasse per me lettore e non per il suo paziente. Non ce lo vedo uno psicanalista che parla così tanto e spiega così a lungo teorie e miti al suo paziente, mi sembrerebbe inappropriato e avvilente per il paziente, vedersi categorizzato e standardizzato in quella maniera.
Come ho confessato, è quello il tellone d'Achille della vicenda, anche se lo psicologo sta chiaramente seguendo i segnali del paziente/cliente ed espandendo a partire da lì. Ci sono tanti approcci quanti professionisti, ma questo non l'ho visto troppo raro, perlomeno in fase preliminare, fatta salva volendo la frase sulle "spiegazioni razionali", che però non è affatto impensabile, almeno in base alla mia esperienza.
In alcuni punti c'è quasi una volontà di sfoggiare tutta quella conoscenza.
Altro che quasi, c'è eccome nel terapeuta: dovendo optare per il solo dialogo, ho cercato di costruire due voci distinte, lo psicologo definito dal suo attaccamento alla propria aura di calma e razionalità, più o meno giustificata, e il paziente definito dalla tensione e dall'ansia (anche lessico e punteggiatura riflettono questa scelta). Nessuno dei due è una persona estremamente simpatica - e ci mancherebbe altro, visto che si finisce su uno che casca all'Inferno e un altro che, accidenti a lui, ce l'ha mandato per sbaglio.
Insisterei invece un po' di più sugli aspetti psicologici, sulla consapevolezza del malato che le compulsioni sono solo compulsioni ma sul seguirle comunque "giusto in caso", che è un aspetto molto tipico e perfettamente applicabile al tuo protagonista dal punto di vista dello psicanalista, anche se gli effetti sono quelli che vediamo nel finale.
Certo. Non a caso la sintomatologia è l'argomento a cui vengono dedicati più caratteri in assoluto nel racconto, nonché l'argomento su cui si apre il dialogo.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
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Re: Vai all'Inferno
Ciao Riccardo,
comincio con il dire che, almeno per me, non è stato subito immediato il tuo racconto, infatti, l’ho dovuto leggere diverse volte per capire il tutto. Ciò non toglie che l’idea è davvero molto buona e il colpo di scena alla fine fa rimanere senza parole. Personalmente non avrei abusato con i dialoghi che creano nel lettore l’effetto smarrimento e rendono la narrazione molto pesante, magari sfoltendolo un po' può diventare davvero un ottimo racconto.
A rileggerti.
Arianna
comincio con il dire che, almeno per me, non è stato subito immediato il tuo racconto, infatti, l’ho dovuto leggere diverse volte per capire il tutto. Ciò non toglie che l’idea è davvero molto buona e il colpo di scena alla fine fa rimanere senza parole. Personalmente non avrei abusato con i dialoghi che creano nel lettore l’effetto smarrimento e rendono la narrazione molto pesante, magari sfoltendolo un po' può diventare davvero un ottimo racconto.
A rileggerti.
Arianna
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Re: Vai all'Inferno
Grazie per il parere e per i complimenti, Arianna.
La scelta di scrivere un breve dialogo anziché un racconto è stata sofferta, a modo suo. Mi ha dato diverse soddisfazioni, tutto sommato, nell'edizione, quindi per quanto mi riguarda si è dimostrata corretta, ma terrò conto dei pareri discordanti nel rivedere il pezzo in futuro.
La scelta di scrivere un breve dialogo anziché un racconto è stata sofferta, a modo suo. Mi ha dato diverse soddisfazioni, tutto sommato, nell'edizione, quindi per quanto mi riguarda si è dimostrata corretta, ma terrò conto dei pareri discordanti nel rivedere il pezzo in futuro.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
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Re: Vai all'Inferno
Mi è piaciuto molto e non arrivo al pollice su completo solo per un paio di punti di cui non sono convinto: 1) quando si accenna alla scorciatoia si capisce che sia una considerazione importante che poteva essere usata per rivelare qualcosa di figo in seconda lettura, ma non mi è parso così ben sfruttato e 2) parlando dei figli infernali le parti sembrano intercambiarsi e d'un tratto è il protagonista che "spiega" allo psicoterapeuta, solo che le due voci sono molto simili e ho faticato a distinguerle. Per il resto: ottima conduzione e gran bella lettura, quindi pollice quasi su e i classifica finisci davanti ai pari votati racconti di De Luca e Ferrero perché il tuo racconto aveva, a mio parere, una difficoltà di esecuzione più alta.
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Re: Vai all'Inferno
Grazie Antico per il parere, sempre puntuale, e per i complimenti, sempre piacevoli.
Potenziali setup abbandonati o non sfruttati a dovere sono una piaga dei testi scritti in tempi brevi. Non saprei come sistemare la questione qui, ma faccio tesoro dell'osservazione, per ora, e la sfrutterò per questo pezzo o per i prossimi.
Per le due voci, ho cominciato un lavoro di differenziazione ma il punto che indichi è in effetti il più delicato e dovrò rivederlo.
Grazie anche per il "salto" in classifica, lo considero un incoraggiamento a sperimentare ancora di più al prossimo giro.
Potenziali setup abbandonati o non sfruttati a dovere sono una piaga dei testi scritti in tempi brevi. Non saprei come sistemare la questione qui, ma faccio tesoro dell'osservazione, per ora, e la sfrutterò per questo pezzo o per i prossimi.
Per le due voci, ho cominciato un lavoro di differenziazione ma il punto che indichi è in effetti il più delicato e dovrò rivederlo.
Grazie anche per il "salto" in classifica, lo considero un incoraggiamento a sperimentare ancora di più al prossimo giro.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.
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