Un ladro
- Giovanni Attanasio
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Un ladro
Un ladro
di Giovanni Attanasio
Oh. La porta è aperta, magari oggi è tornato prima.
«Papà?»
Guarda che bravo, non ha neppure dimenticato la luce del corridoio accesa. Sarà in bagno a fare una delle sue docce lunghissime.
«Riscaldo la pizza, ok?»
Lascio le scarpe di fianco agli ombrelli e giro l’angolo verso la cucina. La serratura del bagno scatta: allungo il collo nel corridoio. Un attimo, chi cazzo è questo? Non è papà.
La tasca dei jeans. Veloce, come nei western: punto e spruzzo lo spray. Il ladro grida e rotola sul pavimento, si sfrega gli occhi. Ho vinto? No. Le palle: devo colpirlo lì per dargli il colpo di grazia!
«Ferma! Sono un amico di tuo padre!»
«Come sei entrato!?»
Fissa l’ombra del mio piede sui suoi pantaloni. «Le chiavi erano sotto il tappeto, avevo bisogno del bagno e sono entrato. Giuro!»
«Cazzate! Muori, ladro di merda!»
«Non sono un ladro! Pietà!»
È seduto in cucina, si tampona gli occhi e la faccia con una borsa di ghiaccio.
«Quanta roba mettono in quegli affari al peperoncino?»
«Dov’è mio padre?»
«Ah, già,» si massaggia le tempie, «oggi ritarda un po’. Dovevamo incontrarci ma è saltato tutto.»
«E perché sei venuto qui?»
«Mi ha chiesto di tenerti d’occhio.»
Che idiota, mica ho tre anni! Ha perso la testa.
«Mi chiamo Ettore e— dove vai, Fiorella?»
«Non chiamarmi per nome, ladro. E sono cazzi miei dove vado a casa mia!»
«Ti faccio qualcosa da mangiare?»
Non mi piace questo Ettore. «Non ho fame.»
«Tuo padre cucina mai per te?»
«Macché, è del tutto incapace. Senza mamma qui si mangia solo pizza surgelata e kebab.»
Incrocia le braccia al petto. «Mi hanno detto che è cambiato, da quando tua madre è andata via.»
«Mio padre è lo stesso di sempre.»
«Un po’ sciroccato?»
«Come di permetti?! Vattene via! Non mi frega niente se ti ha detto di venire qui a sorvegliarmi. Vattene!»
Viene a bussare alla porta. È ancora qui? Ovvio, non mi ascolta mai nessuno. Ma che parlo a fare, allora?
«Fiorella?»
Muori, ladro. Non ti ha mandato papà, a papà cosa frega se sono sola a casa? Sarà a bere coi suoi amici. Sciroccato, hai ragione tu. Io non sono la mamma, non so come tenerlo a freno.
«Fiore? Tuo padre è bloccato nella neve. Torna domattina.»
«Ti ho detto di andartene o chiamo la polizia!»
Tornate dentro, lacrime. Niente singhiozzi davanti agli sconosciuti. Calma, Fiorella, dai. Va tutto bene. Ce la fai anche da sola, questione di abitudine.
«Apri la porta? Voglio parlare di tuo padre.»
«Perché? Che ti frega di lui!?»
«Fiorella, non mi ha mandato lui, ok?»
Apro la porta di un filo e lui è lì, con le mani in tasca e lo sguardo da morto. Ma chi è questo qui? «Sei davvero un collega di papà?»
«Sono il suo medico.»
«Medico? Ma lui non è—» oh, certo: medico, quel medico. «È per colpa tua che torna tardi la sera?»
«Ci incontriamo due volte a settimana. Oggi mi ha chiesto di vederci a casa vostra, ma la neve lo ha fermato a lavoro; quella parte è vera.»
«Essere un medico non ti autorizza a irrompere in casa mia.»
«No, hai ragione: è stata una mia idea e me ne assumo le responsabilità. Le chiavi non erano sotto il tappeto, ne ho una copia.»
«Perché?»
«Per sicurezza, ha detto tuo padre.»
«Che sicurezza?»
«Senti, Fiorella, io posso aiutarlo, ma tu devi—»
«Vattene.»
«Fiorella, non hai—»
«Ti ho detto di andartene!» Lo spingo contro la parete. Qualcosa per colpirlo, qualsiasi cosa. Il vaso. «Vattene, o te lo spacco in testa!»
«Non ci tieni a tuo padre!? Ha bisogno di aiuto!»
«Ci penso io ad aiutarlo! Vattene! Voi psicologi siete tutti inutili! È per colpa tua che continua a pensare alla mamma! Come farà a dimenticarla e vivere senza di lei con voi attorno!?»
«Fiore—»
Non riesco a controllarmi: gli lancio il vaso, che scoppia contro la parete. Se non va via lo uccido sul serio.
È passata una settimana. Papà è in salotto, ride davanti alla tv. Sbircio dal corridoio. E le chiamo risate, quelle?
«Papà...»
«Dimmi, bambola. Ah, la mamma dov’è? A fare la spesa?»
Non ce la faccio. Non ce la faccio da sola ad abituarmi a questa vita.
Suona il citofono.
«Bambola, vai tu? Sarà la mamma.»
Alzo la cornetta: «Chi è?»
«Un ladro.»
Apro la porta.
di Giovanni Attanasio
Oh. La porta è aperta, magari oggi è tornato prima.
«Papà?»
Guarda che bravo, non ha neppure dimenticato la luce del corridoio accesa. Sarà in bagno a fare una delle sue docce lunghissime.
«Riscaldo la pizza, ok?»
Lascio le scarpe di fianco agli ombrelli e giro l’angolo verso la cucina. La serratura del bagno scatta: allungo il collo nel corridoio. Un attimo, chi cazzo è questo? Non è papà.
La tasca dei jeans. Veloce, come nei western: punto e spruzzo lo spray. Il ladro grida e rotola sul pavimento, si sfrega gli occhi. Ho vinto? No. Le palle: devo colpirlo lì per dargli il colpo di grazia!
«Ferma! Sono un amico di tuo padre!»
«Come sei entrato!?»
Fissa l’ombra del mio piede sui suoi pantaloni. «Le chiavi erano sotto il tappeto, avevo bisogno del bagno e sono entrato. Giuro!»
«Cazzate! Muori, ladro di merda!»
«Non sono un ladro! Pietà!»
È seduto in cucina, si tampona gli occhi e la faccia con una borsa di ghiaccio.
«Quanta roba mettono in quegli affari al peperoncino?»
«Dov’è mio padre?»
«Ah, già,» si massaggia le tempie, «oggi ritarda un po’. Dovevamo incontrarci ma è saltato tutto.»
«E perché sei venuto qui?»
«Mi ha chiesto di tenerti d’occhio.»
Che idiota, mica ho tre anni! Ha perso la testa.
«Mi chiamo Ettore e— dove vai, Fiorella?»
«Non chiamarmi per nome, ladro. E sono cazzi miei dove vado a casa mia!»
«Ti faccio qualcosa da mangiare?»
Non mi piace questo Ettore. «Non ho fame.»
«Tuo padre cucina mai per te?»
«Macché, è del tutto incapace. Senza mamma qui si mangia solo pizza surgelata e kebab.»
Incrocia le braccia al petto. «Mi hanno detto che è cambiato, da quando tua madre è andata via.»
«Mio padre è lo stesso di sempre.»
«Un po’ sciroccato?»
«Come di permetti?! Vattene via! Non mi frega niente se ti ha detto di venire qui a sorvegliarmi. Vattene!»
Viene a bussare alla porta. È ancora qui? Ovvio, non mi ascolta mai nessuno. Ma che parlo a fare, allora?
«Fiorella?»
Muori, ladro. Non ti ha mandato papà, a papà cosa frega se sono sola a casa? Sarà a bere coi suoi amici. Sciroccato, hai ragione tu. Io non sono la mamma, non so come tenerlo a freno.
«Fiore? Tuo padre è bloccato nella neve. Torna domattina.»
«Ti ho detto di andartene o chiamo la polizia!»
Tornate dentro, lacrime. Niente singhiozzi davanti agli sconosciuti. Calma, Fiorella, dai. Va tutto bene. Ce la fai anche da sola, questione di abitudine.
«Apri la porta? Voglio parlare di tuo padre.»
«Perché? Che ti frega di lui!?»
«Fiorella, non mi ha mandato lui, ok?»
Apro la porta di un filo e lui è lì, con le mani in tasca e lo sguardo da morto. Ma chi è questo qui? «Sei davvero un collega di papà?»
«Sono il suo medico.»
«Medico? Ma lui non è—» oh, certo: medico, quel medico. «È per colpa tua che torna tardi la sera?»
«Ci incontriamo due volte a settimana. Oggi mi ha chiesto di vederci a casa vostra, ma la neve lo ha fermato a lavoro; quella parte è vera.»
«Essere un medico non ti autorizza a irrompere in casa mia.»
«No, hai ragione: è stata una mia idea e me ne assumo le responsabilità. Le chiavi non erano sotto il tappeto, ne ho una copia.»
«Perché?»
«Per sicurezza, ha detto tuo padre.»
«Che sicurezza?»
«Senti, Fiorella, io posso aiutarlo, ma tu devi—»
«Vattene.»
«Fiorella, non hai—»
«Ti ho detto di andartene!» Lo spingo contro la parete. Qualcosa per colpirlo, qualsiasi cosa. Il vaso. «Vattene, o te lo spacco in testa!»
«Non ci tieni a tuo padre!? Ha bisogno di aiuto!»
«Ci penso io ad aiutarlo! Vattene! Voi psicologi siete tutti inutili! È per colpa tua che continua a pensare alla mamma! Come farà a dimenticarla e vivere senza di lei con voi attorno!?»
«Fiore—»
Non riesco a controllarmi: gli lancio il vaso, che scoppia contro la parete. Se non va via lo uccido sul serio.
È passata una settimana. Papà è in salotto, ride davanti alla tv. Sbircio dal corridoio. E le chiamo risate, quelle?
«Papà...»
«Dimmi, bambola. Ah, la mamma dov’è? A fare la spesa?»
Non ce la faccio. Non ce la faccio da sola ad abituarmi a questa vita.
Suona il citofono.
«Bambola, vai tu? Sarà la mamma.»
Alzo la cornetta: «Chi è?»
«Un ladro.»
Apro la porta.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."
Re: Un ladro
Ciao Giovanni! Parametri tutti rispettati, divertiti in questa ALL STARS EDITION!
- MatteoMantoani
- Messaggi: 1093
Re: Un ladro
Prime Impressioni: Ciao Giovanni, è sempre un piacere rileggerti. Vedo che ormai stai puntando molto sul tuo pezzo forte: i dialoghi. Il tuo racconto mi è piaciuto, ma non mi ha preso del tutto.
Aderenza al Tema: Certamente c’è un cambiamento che porta alla necessità di adattarsi a una nuova situazione. Il tema è un po’ messo in bocca alla voce narrante, ma non so se è un difetto, io stesso stavolta ho fatto così.
Punti di Miglioramento: Non so cosa dirti. Il tuo racconto funziona bene così com’è. Se non mi ha convinto del tutto non è colpa tua. C’è una situazione ben precisa che descrivi, ed è chiaro che il “ladro” non è un amico del padre. La piega che prende il racconto alla fine è molto lineare, forse troppo lineare. Il tutto si conclude senza una rivelazione o un qualcosa che ti faccia dire “però, che bel viaggio che ‘sto racconto mi ha fatto fare”, non so se mi spiego. Ciò non toglie che sia scritto bene e che sia godibile, ma lo vedo come il frammento di qualcosa di molto più ampio, piuttosto che qualcosa di autoconclusivo.
Un po’ strano che la figlia non sappia il nome dello psicologo del padre, e che non lo conosca al punto da credere sia un ladro, comunque ci può stare.
Punti di Forza: Dialoghi perfetti (forse a parte quel “Non sono un ladro, pietà”), temi legati a famiglie distrutte, lato umano reso molto bene. Confermi le tue doti.
Conclusioni: Come ho detto, se non ti metto in cima alla mia classifica è solo per gusto personale, perché arrivato alla fine ho avuto la sensazione che mi mancasse qualcosa. Durante la lettura l’attenzione è sempre alta (proprio perché si vuole sapere qual è la vera identità del “ladro”), però fila tutto troppo liscio, almeno secondo i miei gusti. A presto a rileggerci!
Aderenza al Tema: Certamente c’è un cambiamento che porta alla necessità di adattarsi a una nuova situazione. Il tema è un po’ messo in bocca alla voce narrante, ma non so se è un difetto, io stesso stavolta ho fatto così.
Punti di Miglioramento: Non so cosa dirti. Il tuo racconto funziona bene così com’è. Se non mi ha convinto del tutto non è colpa tua. C’è una situazione ben precisa che descrivi, ed è chiaro che il “ladro” non è un amico del padre. La piega che prende il racconto alla fine è molto lineare, forse troppo lineare. Il tutto si conclude senza una rivelazione o un qualcosa che ti faccia dire “però, che bel viaggio che ‘sto racconto mi ha fatto fare”, non so se mi spiego. Ciò non toglie che sia scritto bene e che sia godibile, ma lo vedo come il frammento di qualcosa di molto più ampio, piuttosto che qualcosa di autoconclusivo.
Un po’ strano che la figlia non sappia il nome dello psicologo del padre, e che non lo conosca al punto da credere sia un ladro, comunque ci può stare.
Punti di Forza: Dialoghi perfetti (forse a parte quel “Non sono un ladro, pietà”), temi legati a famiglie distrutte, lato umano reso molto bene. Confermi le tue doti.
Conclusioni: Come ho detto, se non ti metto in cima alla mia classifica è solo per gusto personale, perché arrivato alla fine ho avuto la sensazione che mi mancasse qualcosa. Durante la lettura l’attenzione è sempre alta (proprio perché si vuole sapere qual è la vera identità del “ladro”), però fila tutto troppo liscio, almeno secondo i miei gusti. A presto a rileggerci!
- Giovanni Attanasio
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Re: Un ladro
MatteoMantoani ha scritto:Prime Impressioni: Ciao Giovanni, è sempre un piacere rileggerti. Vedo che ormai stai puntando molto sul tuo pezzo forte: i dialoghi. Il tuo racconto mi è piaciuto, ma non mi ha preso del tutto.
Aderenza al Tema: Certamente c’è un cambiamento che porta alla necessità di adattarsi a una nuova situazione. Il tema è un po’ messo in bocca alla voce narrante, ma non so se è un difetto, io stesso stavolta ho fatto così.
Punti di Miglioramento: Non so cosa dirti. Il tuo racconto funziona bene così com’è. Se non mi ha convinto del tutto non è colpa tua. C’è una situazione ben precisa che descrivi, ed è chiaro che il “ladro” non è un amico del padre. La piega che prende il racconto alla fine è molto lineare, forse troppo lineare. Il tutto si conclude senza una rivelazione o un qualcosa che ti faccia dire “però, che bel viaggio che ‘sto racconto mi ha fatto fare”, non so se mi spiego. Ciò non toglie che sia scritto bene e che sia godibile, ma lo vedo come il frammento di qualcosa di molto più ampio, piuttosto che qualcosa di autoconclusivo.
Un po’ strano che la figlia non sappia il nome dello psicologo del padre, e che non lo conosca al punto da credere sia un ladro, comunque ci può stare.
Punti di Forza: Dialoghi perfetti (forse a parte quel “Non sono un ladro, pietà”), temi legati a famiglie distrutte, lato umano reso molto bene. Confermi le tue doti.
Conclusioni: Come ho detto, se non ti metto in cima alla mia classifica è solo per gusto personale, perché arrivato alla fine ho avuto la sensazione che mi mancasse qualcosa. Durante la lettura l’attenzione è sempre alta (proprio perché si vuole sapere qual è la vera identità del “ladro”), però fila tutto troppo liscio, almeno secondo i miei gusti. A presto a rileggerci!
Anche se non tutte le ciambelle riescono col buco, tu te le magni sempre. Bravo!
Scherzi a parte. La storia è conclusa, non fa parte di altro. Ho scritto qualcosa di semplice perché volevo che si capisse tutto, senza che passasse qualcuno a dire "ma che è?" e mi mettesse basso in classifica. Ma vedo che alcune cose non si capiscono lo stesso, quindi sono "felice" perché un po' mi secca essere troppo diretto.
Le ragioni per cui la figlia non sa del dottore è che si tratta di una cosa segreta, legata al fatto che il padre è mezzo andato di testa e lei si ostina a pensare che sia tutto ok (da qui il suo movimento interno all'adattamento), ma il padre invece non riesce ad adattarsi, e decide in un momento di lucidità di affidarsi agli esperti. Dovrebbe percepirsi quell'aria di distacco tra padre e figlia dopo l'allontanamento della madre. Non so, ma io non tenevo d'occhio tutto ciò che facevano i genitori: magari mia madre anziché andare in palestra andava a giocare in borsa, che ne so. Mi spiego? Le famiglie sono complicate.
ps. Punto sui dialoghi perché non c'è spazio manco per quelli, quasi, figuriamoci se dovessi mettermi a fare piroette narrative e flessioni di stile. :P Qualche volta la mollo una bella storia dove non succede assolutamente niente e descrivo un vaso di ceramica. Lo giuro.
Alla prossima!
Ah no, scherzavo. La rivelazione c'è eccome, ma è interna alla protagonista ed è mostrata un filino con la sua decisione: nel momento in cui lei apre la porta al "ladro" accetta l'aiuto esterno e supera la propria debolezza che è quella di non accettare che gli spazi sacri della sua famiglia vengano invasi, di ignorare la fragilità del padre e la propria e sperare che le cose si risolvano.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."
- Signor_Darcy
- Messaggi: 307
Re: Un ladro
Ciao Giovanni.
Il racconto si legge tutto d’un fiato, eppure l’impressione è forse che ti sia mancato lo spazio per gestire la vicenda. Quest’ultima è tutto sommato lineare e si sviluppa in tre momenti distinti, tre diverse visite del dottore; traspare il cambiamento interiore di Fiorella, che per orgoglio e amore paterno prima respinge l’invasione esterna e alla fine capisce che non può più essere d’aiuto – non quanto vorrebbe, almeno. Quindi sì, penso che il tema sia rispettato e declinato in una maniera magari non sorprendente, ma sicuramente efficace. Forse sono un po’ eccessive le reazioni di Fiorella (più volte minaccia di uccidere l’intruso: va bene che si senta emotivamente coinvolta e spaventata, ma alla fine è comunque un uomo che è stato reso inerme quasi subito).
Lo stile è buono, i dialoghi sono gestiti bene e si sa sempre chi parla (non che sia stato difficile, data la vicenda raccontata; ma è comunque una cosa che mi fa sempre piacere quando leggo); avrei forse dato qualche dettaglio in più di cosa succede mentre i due parlano nella lunga sequenza centrale: che so, qualche gesto, qualche pensiero. Poca roba, comunque.
Non mi piace molto l’abbondanza di punti esclamativi, dare enfasi a troppe cose finisce per dare l’effetto contrario.
Un buonissimo racconto, d’ogni modo.
Il racconto si legge tutto d’un fiato, eppure l’impressione è forse che ti sia mancato lo spazio per gestire la vicenda. Quest’ultima è tutto sommato lineare e si sviluppa in tre momenti distinti, tre diverse visite del dottore; traspare il cambiamento interiore di Fiorella, che per orgoglio e amore paterno prima respinge l’invasione esterna e alla fine capisce che non può più essere d’aiuto – non quanto vorrebbe, almeno. Quindi sì, penso che il tema sia rispettato e declinato in una maniera magari non sorprendente, ma sicuramente efficace. Forse sono un po’ eccessive le reazioni di Fiorella (più volte minaccia di uccidere l’intruso: va bene che si senta emotivamente coinvolta e spaventata, ma alla fine è comunque un uomo che è stato reso inerme quasi subito).
Lo stile è buono, i dialoghi sono gestiti bene e si sa sempre chi parla (non che sia stato difficile, data la vicenda raccontata; ma è comunque una cosa che mi fa sempre piacere quando leggo); avrei forse dato qualche dettaglio in più di cosa succede mentre i due parlano nella lunga sequenza centrale: che so, qualche gesto, qualche pensiero. Poca roba, comunque.
Non mi piace molto l’abbondanza di punti esclamativi, dare enfasi a troppe cose finisce per dare l’effetto contrario.
Un buonissimo racconto, d’ogni modo.
- Giovanni Attanasio
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Re: Un ladro
Signor_Darcy ha scritto:Ciao Giovanni.
Il racconto si legge tutto d’un fiato, eppure l’impressione è forse che ti sia mancato lo spazio per gestire la vicenda. Quest’ultima è tutto sommato lineare e si sviluppa in tre momenti distinti, tre diverse visite del dottore; traspare il cambiamento interiore di Fiorella, che per orgoglio e amore paterno prima respinge l’invasione esterna e alla fine capisce che non può più essere d’aiuto – non quanto vorrebbe, almeno. Quindi sì, penso che il tema sia rispettato e declinato in una maniera magari non sorprendente, ma sicuramente efficace. Forse sono un po’ eccessive le reazioni di Fiorella (più volte minaccia di uccidere l’intruso: va bene che si senta emotivamente coinvolta e spaventata, ma alla fine è comunque un uomo che è stato reso inerme quasi subito).
Lo stile è buono, i dialoghi sono gestiti bene e si sa sempre chi parla (non che sia stato difficile, data la vicenda raccontata; ma è comunque una cosa che mi fa sempre piacere quando leggo); avrei forse dato qualche dettaglio in più di cosa succede mentre i due parlano nella lunga sequenza centrale: che so, qualche gesto, qualche pensiero. Poca roba, comunque.
Non mi piace molto l’abbondanza di punti esclamativi, dare enfasi a troppe cose finisce per dare l’effetto contrario.
Un buonissimo racconto, d’ogni modo.
Ciao,
sì come ho detto anche prima, stavolta la storia è molto semplice. Diciamo che ho cercato di evitare a tutti i costi alieni, mondi strani e tutte quelle cose che vengono subito in mente parlando di "adattamento".
Sistemerò post concorso la faccenda dei punti esclamativi e penso anche il nodo centrale, che mi sembra un buon punto per aggiungere qualcosa.
Sullo spazio: no(o non credo), la storia è tutta qui non penso mi servisse altro spazio. È una storia semplice, tutto qua.
Buona edition!
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."
-
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Re: Un ladro
Ciao Giovanni,
Il tuo racconto è piaciuto davvero tanto, complimenti. La prosa è scorrevole, l'impatto emotivo potente. Ben resa la protagonista, il suo disagio represso per la situazione che si esprime sotto forma di rabbia e violenza. Dovendo fare un appunto, avrei voluto sapere di preciso quanti anni ha per metterla meglio a fuoco. Io me la sono immaginata sui 12/13, ma sarebbe bastato un "che idiota, ho X anni, mica tre!" per togliere i dubbi.
Però è proprio una minuzia, nel complesso il mio giudizio è pienamente positivo.
Il tuo racconto è piaciuto davvero tanto, complimenti. La prosa è scorrevole, l'impatto emotivo potente. Ben resa la protagonista, il suo disagio represso per la situazione che si esprime sotto forma di rabbia e violenza. Dovendo fare un appunto, avrei voluto sapere di preciso quanti anni ha per metterla meglio a fuoco. Io me la sono immaginata sui 12/13, ma sarebbe bastato un "che idiota, ho X anni, mica tre!" per togliere i dubbi.
Però è proprio una minuzia, nel complesso il mio giudizio è pienamente positivo.
- Giovanni Attanasio
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Re: Un ladro
viviana.tenga ha scritto:Ciao Giovanni,
Il tuo racconto è piaciuto davvero tanto, complimenti. La prosa è scorrevole, l'impatto emotivo potente. Ben resa la protagonista, il suo disagio represso per la situazione che si esprime sotto forma di rabbia e violenza. Dovendo fare un appunto, avrei voluto sapere di preciso quanti anni ha per metterla meglio a fuoco. Io me la sono immaginata sui 12/13, ma sarebbe bastato un "che idiota, ho X anni, mica tre!" per togliere i dubbi.
Però è proprio una minuzia, nel complesso il mio giudizio è pienamente positivo.
Ciao!
Guarda, non è che ci sei andata così lontana. Nella mia testa siamo sui 14/16, ma certi atteggiamenti hanno un range di età ampio, soprattutto se arrestati o accelerati da divorzi e situazioni familiari complesse.
Grazie per l'appunto che terrò in considerazioni per il futuro e buona edizione!
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."
- Quarantine AlessandroCatanzaro
- Messaggi: 44
Re: Un ladro
Ciao Giovanni,
Complimenti per la storia, per la sua originalità, per il tocco sensibile e per il modo che hai trovato in poche righe di aprire e chiudere dando profondità a una tematica così difficile. Mi piace molto la costruzione e ritmo che hai dato al dialogo, e le scene sono vive.
Quello che posso dire che non mi torna molto è la "confidenza" del medico. L'ho trovata inverosimile ma lo dico solo per riportati dove non mi sono trovato, precisamente nel: "«Ti faccio qualcosa da mangiare?» Non mi piace questo Ettore. «Non ho fame.»".
Ecco mi immedesimo nell'adolescente e da qui in poi fino alle frasi finali dove riporti una normalità che hai contestualizzato prima, ho sentito una forzatura e poca linearità con la realtà. Non mi è sembrato verosimile soprattutto il relazionarsi così con un adolescente. Avevo pensato infatti fosse ad un certo punto il vero padre, o uno zio, o un familiare. Ma ci sta, è un mio pensiero, da lettore lo dico.
Punto di forza: ritmo dei dialoghi e tematica molto difficile ben descritta.
Punto debole/ Migliorabile : la confidenza e il comportamento (molto paterno, familiare) del medico, (Psicoterapeuta) non è in linea con quella che io ritengo la realtà.
Lavorando su questo aspetto dandogli certo sempre la giusta empatia e accoglienza ma gestendo per gradi l'avvicinamento tra i due trovo che potrebbe risultare ancor più convincente e coinvolgente.
In bocca al lupo
Alessandro
Complimenti per la storia, per la sua originalità, per il tocco sensibile e per il modo che hai trovato in poche righe di aprire e chiudere dando profondità a una tematica così difficile. Mi piace molto la costruzione e ritmo che hai dato al dialogo, e le scene sono vive.
Quello che posso dire che non mi torna molto è la "confidenza" del medico. L'ho trovata inverosimile ma lo dico solo per riportati dove non mi sono trovato, precisamente nel: "«Ti faccio qualcosa da mangiare?» Non mi piace questo Ettore. «Non ho fame.»".
Ecco mi immedesimo nell'adolescente e da qui in poi fino alle frasi finali dove riporti una normalità che hai contestualizzato prima, ho sentito una forzatura e poca linearità con la realtà. Non mi è sembrato verosimile soprattutto il relazionarsi così con un adolescente. Avevo pensato infatti fosse ad un certo punto il vero padre, o uno zio, o un familiare. Ma ci sta, è un mio pensiero, da lettore lo dico.
Punto di forza: ritmo dei dialoghi e tematica molto difficile ben descritta.
Punto debole/ Migliorabile : la confidenza e il comportamento (molto paterno, familiare) del medico, (Psicoterapeuta) non è in linea con quella che io ritengo la realtà.
Lavorando su questo aspetto dandogli certo sempre la giusta empatia e accoglienza ma gestendo per gradi l'avvicinamento tra i due trovo che potrebbe risultare ancor più convincente e coinvolgente.
In bocca al lupo
Alessandro
Ultima modifica di Quarantine AlessandroCatanzaro il lunedì 24 maggio 2021, 10:00, modificato 1 volta in totale.
- Giovanni Attanasio
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Re: Un ladro
Quarantine ha scritto:Ciao Giovanni,
Complimenti per la storia, per la sua originalità, per il tocco sensibile e per il modo che hai trovato in poche righe di aprire e chiudere dando profondità ad una tematica così difficile. Mi piace molto la costruzione e ritmo che hai dato al dialogo, e le scene sono vive.
Quello che posso dire che non mi torna molto è la "confidenza" del medico. L'ho trovata inverosimile ma lo dico solo per riportati dove non mi sono trovato, precisamente nel: "«Ti faccio qualcosa da mangiare?» Non mi piace questo Ettore. «Non ho fame.»".
Ecco mi immedesimo nell'adolescente e da qui in poi fino alle frasi finali dove riporti una normalità che hai contestualizzato prima, ho sentito una forzatura e poca linearità con la realtà. Non mi è sembrato verosimile soprattutto il relazionarsi così con un adolescente. Avevo pensato infatti fosse ad un certo punto il vero padre, o uno Zio, o un familiare. Ma ci sta, è un mio pensiero, da lettore lo dico.
Punto di forza: ritmo dei dialoghi e tematica molto difficile ben descritta.
Punto debole/ Migliorabile : la confidenza e il comportamento (molto paterno, familiare) del medico, (Psicoterapeuta) non è in linea con quella che io ritengo la realtà.
Lavorando su questo aspetto dandogli certo sempre la giusta empatia e accoglienza ma gestendo per gradi l'avvicinamento tra i due trovo che potrebbe risultare ancor più convincente e coinvolgente.
In bocca al lupo
Alessandro
Ciao.
Posso capire cosa intendi col discorso di relazionarsi all'adolescente, ma non sono molto d'accordo sul fatto che sia così strano. Ogni persona ha un modo diverso di fare, e il modo in cui il medico si comporta è proprio significativo del suo modo di fare, della volontà che ha nel riparare quella famiglia. Ognuno di noi vive e vede una realtà diversa.
Se poi intendi che è molto rapida, beh sì, potrebbe essere capitato che l'abbia accelerata un po' :P
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."
- Quarantine AlessandroCatanzaro
- Messaggi: 44
Re: Un ladro
Giovanni Attanasio ha scritto:Quarantine ha scritto:Ciao Giovanni,
Complimenti per la storia, per la sua originalità, per il tocco sensibile e per il modo che hai trovato in poche righe di aprire e chiudere dando profondità ad una tematica così difficile. Mi piace molto la costruzione e ritmo che hai dato al dialogo, e le scene sono vive.
Quello che posso dire che non mi torna molto è la "confidenza" del medico. L'ho trovata inverosimile ma lo dico solo per riportati dove non mi sono trovato, precisamente nel: "«Ti faccio qualcosa da mangiare?» Non mi piace questo Ettore. «Non ho fame.»".
Ecco mi immedesimo nell'adolescente e da qui in poi fino alle frasi finali dove riporti una normalità che hai contestualizzato prima, ho sentito una forzatura e poca linearità con la realtà. Non mi è sembrato verosimile soprattutto il relazionarsi così con un adolescente. Avevo pensato infatti fosse ad un certo punto il vero padre, o uno Zio, o un familiare. Ma ci sta, è un mio pensiero, da lettore lo dico.
Punto di forza: ritmo dei dialoghi e tematica molto difficile ben descritta.
Punto debole/ Migliorabile : la confidenza e il comportamento (molto paterno, familiare) del medico, (Psicoterapeuta) non è in linea con quella che io ritengo la realtà.
Lavorando su questo aspetto dandogli certo sempre la giusta empatia e accoglienza ma gestendo per gradi l'avvicinamento tra i due trovo che potrebbe risultare ancor più convincente e coinvolgente.
In bocca al lupo
Alessandro
Ciao.
Posso capire cosa intendi col discorso di relazionarsi all'adolescente, ma non sono molto d'accordo sul fatto che sia così strano. Ogni persona ha un modo diverso di fare, e il modo in cui il medico si comporta è proprio significativo del suo modo di fare, della volontà che ha nel riparare quella famiglia. Ognuno di noi vive e vede una realtà diversa.
Se poi intendi che è molto rapida, beh sì, potrebbe essere capitato che l'abbia accelerata un po' :P
Ok allora rimaniamo su questo, nella rapidità mi sono perso la naturalezza e l'efficacia del metodo scelto dal Terapeuta.
Sono d'accordo che ognuno ha il suo, e lo rispetto profondamente. Quindi ci incontriamo qui. :)
Re: Un ladro
Ciao Giovanni e ben ritrovato.
Come sempre è un piacere leggerti. Il tuo punto di forza, soprattutto in questo formato brevissimo sono i dialoghi sempre precisi, sempre pregni di sottotesto e di forza.
La vicenda mi è piaciuta molto. Un peccato solo che l'ultimissima scena sia stata così breve, avrei gradito qualcosina (un pensiero, un sospiro, un sorriso) prima che Fiorella aprisse la porta.
Non ho capito se la madre è morta o se se n'è andata, ma ai fini del racconto non cambia molto. Il padre potrebbe essere in cura da uno psicologo in ambo i casi.
Una prova davvero convincente, come al solito.
Come sempre è un piacere leggerti. Il tuo punto di forza, soprattutto in questo formato brevissimo sono i dialoghi sempre precisi, sempre pregni di sottotesto e di forza.
La vicenda mi è piaciuta molto. Un peccato solo che l'ultimissima scena sia stata così breve, avrei gradito qualcosina (un pensiero, un sospiro, un sorriso) prima che Fiorella aprisse la porta.
Non ho capito se la madre è morta o se se n'è andata, ma ai fini del racconto non cambia molto. Il padre potrebbe essere in cura da uno psicologo in ambo i casi.
Una prova davvero convincente, come al solito.
- Giovanni Attanasio
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Re: Un ladro
Fagiolo17 ha scritto:Ciao Giovanni e ben ritrovato.
Come sempre è un piacere leggerti. Il tuo punto di forza, soprattutto in questo formato brevissimo sono i dialoghi sempre precisi, sempre pregni di sottotesto e di forza.
La vicenda mi è piaciuta molto. Un peccato solo che l'ultimissima scena sia stata così breve, avrei gradito qualcosina (un pensiero, un sospiro, un sorriso) prima che Fiorella aprisse la porta.
Non ho capito se la madre è morta o se se n'è andata, ma ai fini del racconto non cambia molto. Il padre potrebbe essere in cura da uno psicologo in ambo i casi.
Una prova davvero convincente, come al solito.
Ciao!
La mamma è andata via dopo il divorzio ed era un po' quella che teneva su la famiglia. Grazie per l'appunto sul finale.
Grazie del commento e buona edition!
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."
- Andrea Furlan
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Re: Un ladro
Ciao Giovanni,
anche il tuo racconto, come altri del gruppo, ha parti veramente efficaci e altre che lo sono molto meno. Ho trovato il finale perfetto, in pochissime righe hai saputo ricucire indizi e informazioni seminate prima, culminando nelle ultime due frasi che danno senso a tutto, titolo e storia. Anche il personaggio di Fiorella ha una bella evoluzione pur nella brevità della storia ed è tramite questo che si sviluppa il tema della edition, perfettamente centrato.
Invece la parte sul personaggio e sulla rivelazione dello psicologo è troppo confusa: perché ha detto delle bugie o informazioni fuorvianti a Fiorella? Cosa c’entra la neve? Dove si trova il padre? Sono tutte domande che non trovano una risposta chiara e distolgono l’attenzione dal filo della storia. Peccato, più cura su questa parte centrale e sarebbe stato davvero ben costruito.
Ultima cosa, forse avresti potuto nominare Fiorella da subito nell’incipit, per fare capire meglio il punto di vista: bisogna arrivare a circa un quarto per capire chi sta raccontando.
anche il tuo racconto, come altri del gruppo, ha parti veramente efficaci e altre che lo sono molto meno. Ho trovato il finale perfetto, in pochissime righe hai saputo ricucire indizi e informazioni seminate prima, culminando nelle ultime due frasi che danno senso a tutto, titolo e storia. Anche il personaggio di Fiorella ha una bella evoluzione pur nella brevità della storia ed è tramite questo che si sviluppa il tema della edition, perfettamente centrato.
Invece la parte sul personaggio e sulla rivelazione dello psicologo è troppo confusa: perché ha detto delle bugie o informazioni fuorvianti a Fiorella? Cosa c’entra la neve? Dove si trova il padre? Sono tutte domande che non trovano una risposta chiara e distolgono l’attenzione dal filo della storia. Peccato, più cura su questa parte centrale e sarebbe stato davvero ben costruito.
Ultima cosa, forse avresti potuto nominare Fiorella da subito nell’incipit, per fare capire meglio il punto di vista: bisogna arrivare a circa un quarto per capire chi sta raccontando.
- Giovanni Attanasio
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Re: Un ladro
Andrea Furlan ha scritto:Ciao Giovanni,
anche il tuo racconto, come altri del gruppo, ha parti veramente efficaci e altre che lo sono molto meno. Ho trovato il finale perfetto, in pochissime righe hai saputo ricucire indizi e informazioni seminate prima, culminando nelle ultime due frasi che danno senso a tutto, titolo e storia. Anche il personaggio di Fiorella ha una bella evoluzione pur nella brevità della storia ed è tramite questo che si sviluppa il tema della edition, perfettamente centrato.
Invece la parte sul personaggio e sulla rivelazione dello psicologo è troppo confusa: perché ha detto delle bugie o informazioni fuorvianti a Fiorella? Cosa c’entra la neve? Dove si trova il padre? Sono tutte domande che non trovano una risposta chiara e distolgono l’attenzione dal filo della storia. Peccato, più cura su questa parte centrale e sarebbe stato davvero ben costruito.
Ultima cosa, forse avresti potuto nominare Fiorella da subito nell’incipit, per fare capire meglio il punto di vista: bisogna arrivare a circa un quarto per capire chi sta raccontando.
Il padre si trova a lavoro e poi resta bloccato, viene detto parlando prima di un ritardo (bugia) e poi del fatto che è bloccato (realtà).
La neve è semplicemente la condizione climatica che ho scelto come scusa per bloccare il padre fuori.
Il medico mente perché tra lui non vorrebbe rivelare alla figlia che il padre è in cura, e avevano deciso di incontrarsi proprio a casa per poter confessare alla figlia che lui era in cura, però c'è stato il fatto della neve.
Non penso affatto che la parte centrale sia confusa, soprattutto perché non tutte le domande necessitano di una risposta chiarissima. È un testo di narrativa, alcune cose vanno intuite e altre interpretate a cuore. Quello che doveva essere chiaro per fruire la storia lo è. Fissarsi su piccoli dettagli— che hanno anche loro una risposta, se si scava— non serve.
Vedrò in fase di revisione finale cosa posso fare per sistemare.
Buona edition.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."
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Re: Un ladro
Ciao Giovanni.
Ho trovato il brano ottimo nel “come” esponi gli eventi, molto meno nel “cosa”.
Il problema di fondo risiede a mio avviso nella figura dello psicologo. E qui mi permetto una correzione.
Vero è che la protagonista è giovane e quindi ci sta che sbagli termine, ma se davvero il padre è ancora convinto che la madre viva con loro (“Ah, la mamma dov’è? A fare la spesa?”), allora di certo sarà stato messo in cura non da uno psicologo (che non è un medico, è bene ricordarlo), ma da uno psichiatra. Però ripeto: il PDV è quello di una ragazzina, quindi non lo vedo come un errore. E visto che nel testo lui si definisce "medico" suppongo sia, appunto, un medico psichiatra.
Discorso diverso è l’approccio dell’uomo. Attiviamo pure la modalità “sospensione d’incredulità” e accettiamo che questo tizio si sia presentano a casa della ragazza in quanto contatto d’emergenza del padre, mi è tuttavia molto più arduo considerare verosimile il suo approccio. Per un bravo psichiatra è fondamentale guadagnarsi la fiducia del paziente. Mi è quindi molto difficile accettare che questi invece si metta a mentire (oltretutto con una scusa ben poco credibile) anziché rivelare la sua identità. Avrei preferito che il “colpo di scena” arrivasse subito e che il resto del racconto si basasse sul consolidamento del rapporto di fiducia tra figlia e medico al fine di aiutare il padre di lei. Così com’è mi è sembrato invece di leggere una storia un po’ sopra le righe e poco credibile, per quanto divertente e ben scritta.
Ultime due note.
Gli è appena stato spruzzato uno spray urticante sugli occhi. Dubito seriamente sia in grado di “fissare” (verbo estremamente specifico nel suo significato) qualcosa anche a solo mezzo metro di distanza.
Qui sono dubbioso. È la prima volta che vedo l’em dash usato per un’auto-interruzione. Stavo per scrivere che non è del tutto corretto, ma a ripensarci sai che ti dico? Che non mi dispiace affatto e, anzi, rende molto bene l’andamento del dialogo.
Alla prossima.
Ho trovato il brano ottimo nel “come” esponi gli eventi, molto meno nel “cosa”.
Il problema di fondo risiede a mio avviso nella figura dello psicologo. E qui mi permetto una correzione.
Vero è che la protagonista è giovane e quindi ci sta che sbagli termine, ma se davvero il padre è ancora convinto che la madre viva con loro (“Ah, la mamma dov’è? A fare la spesa?”), allora di certo sarà stato messo in cura non da uno psicologo (che non è un medico, è bene ricordarlo), ma da uno psichiatra. Però ripeto: il PDV è quello di una ragazzina, quindi non lo vedo come un errore. E visto che nel testo lui si definisce "medico" suppongo sia, appunto, un medico psichiatra.
Discorso diverso è l’approccio dell’uomo. Attiviamo pure la modalità “sospensione d’incredulità” e accettiamo che questo tizio si sia presentano a casa della ragazza in quanto contatto d’emergenza del padre, mi è tuttavia molto più arduo considerare verosimile il suo approccio. Per un bravo psichiatra è fondamentale guadagnarsi la fiducia del paziente. Mi è quindi molto difficile accettare che questi invece si metta a mentire (oltretutto con una scusa ben poco credibile) anziché rivelare la sua identità. Avrei preferito che il “colpo di scena” arrivasse subito e che il resto del racconto si basasse sul consolidamento del rapporto di fiducia tra figlia e medico al fine di aiutare il padre di lei. Così com’è mi è sembrato invece di leggere una storia un po’ sopra le righe e poco credibile, per quanto divertente e ben scritta.
Ultime due note.
Fissa l’ombra del mio piede sui suoi pantaloni.
Gli è appena stato spruzzato uno spray urticante sugli occhi. Dubito seriamente sia in grado di “fissare” (verbo estremamente specifico nel suo significato) qualcosa anche a solo mezzo metro di distanza.
«Mi chiamo Ettore e— dove vai, Fiorella?»
Qui sono dubbioso. È la prima volta che vedo l’em dash usato per un’auto-interruzione. Stavo per scrivere che non è del tutto corretto, ma a ripensarci sai che ti dico? Che non mi dispiace affatto e, anzi, rende molto bene l’andamento del dialogo.
Alla prossima.
lupus in fabula
- Giovanni Attanasio
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Re: Un ladro
John Doe ha scritto:Ciao Giovanni.
Ho trovato il brano ottimo nel “come” esponi gli eventi, molto meno nel “cosa”.
Il problema di fondo risiede a mio avviso nella figura dello psicologo. E qui mi permetto una correzione.
Vero è che la protagonista è giovane e quindi ci sta che sbagli termine, ma se davvero il padre è ancora convinto che la madre viva con loro (“Ah, la mamma dov’è? A fare la spesa?”), allora di certo sarà stato messo in cura non da uno psicologo (che non è un medico, è bene ricordarlo), ma da uno psichiatra. Però ripeto: il PDV è quello di una ragazzina, quindi non lo vedo come un errore. E visto che nel testo lui si definisce "medico" suppongo sia, appunto, un medico psichiatra.
Discorso diverso è l’approccio dell’uomo. Attiviamo pure la modalità “sospensione d’incredulità” e accettiamo che questo tizio si sia presentano a casa della ragazza in quanto contatto d’emergenza del padre, mi è tuttavia molto più arduo considerare verosimile il suo approccio. Per un bravo psichiatra è fondamentale guadagnarsi la fiducia del paziente. Mi è quindi molto difficile accettare che questi invece si metta a mentire (oltretutto con una scusa ben poco credibile) anziché rivelare la sua identità. Avrei preferito che il “colpo di scena” arrivasse subito e che il resto del racconto si basasse sul consolidamento del rapporto di fiducia tra figlia e medico al fine di aiutare il padre di lei. Così com’è mi è sembrato invece di leggere una storia un po’ sopra le righe e poco credibile, per quanto divertente e ben scritta.
Ultime due note.Fissa l’ombra del mio piede sui suoi pantaloni.
Gli è appena stato spruzzato uno spray urticante sugli occhi. Dubito seriamente sia in grado di “fissare” (verbo estremamente specifico nel suo significato) qualcosa anche a solo mezzo metro di distanza.«Mi chiamo Ettore e— dove vai, Fiorella?»
Qui sono dubbioso. È la prima volta che vedo l’em dash usato per un’auto-interruzione. Stavo per scrivere che non è del tutto corretto, ma a ripensarci sai che ti dico? Che non mi dispiace affatto e, anzi, rende molto bene l’andamento del dialogo.
Alla prossima.
Il racconto è quello che è, c'è poco da fare: sono meno contento di altre volte. Al netto di tutti i problemi sono però felice di aver concluso qualcosa di decente a livello tecnico, un po' meno a livello di trama (anche se a me piaciucchia e fa il suo lavoro). Non nego di essermi ostinato troppo a scacciare le idee classicone che mi venivano in testa in favore di questo. Grazie per gli appunti sullo psichiatra e la fiducia. Sai, secondo me ci sta che la storia sia un po' così, per sdrammatizzare; alcuni lettori la apprezzeranno per la sua leggerezza, spero.
Sull'mdash, ti confesso che faccio spesso come voglio e come mi pare bello xD Forse questa è la prima storia, al massimo la seconda, dove uso l'autointerruzione e sono convinto pure io che ci stia bene.
Buona edition!
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- freakycharlie
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Re: Un ladro
Ciao Giovanni,
il tuo racconto è molto triste, ma in senso buono. Dalla lettura emergono empatia e delicatezza, attributi così rari di questi tempi.
Specialmente nella prima parte, i dialoghi sono macchinosi e la situazione non scorre benissimo. L'incipit inoltre, rispetto al resto, l'ho trovato poco efficace. Nella parte finale, invece, il meccanismo funziona meglio e a fine lettura rimane una situazione come di amaro in bocca o malinconia. Lì hai colto il segno, però darei una grossa revisione ai dialoghi, aggiungendo vari dettagli sensoriali in linea per evitare il fenomeno delle "teste parlanti".
Alla prossima
il tuo racconto è molto triste, ma in senso buono. Dalla lettura emergono empatia e delicatezza, attributi così rari di questi tempi.
Specialmente nella prima parte, i dialoghi sono macchinosi e la situazione non scorre benissimo. L'incipit inoltre, rispetto al resto, l'ho trovato poco efficace. Nella parte finale, invece, il meccanismo funziona meglio e a fine lettura rimane una situazione come di amaro in bocca o malinconia. Lì hai colto il segno, però darei una grossa revisione ai dialoghi, aggiungendo vari dettagli sensoriali in linea per evitare il fenomeno delle "teste parlanti".
Alla prossima
- Giovanni Attanasio
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Re: Un ladro
freakycharlie ha scritto:Ciao Giovanni,
il tuo racconto è molto triste, ma in senso buono. Dalla lettura emergono empatia e delicatezza, attributi così rari di questi tempi.
Specialmente nella prima parte, i dialoghi sono macchinosi e la situazione non scorre benissimo. L'incipit inoltre, rispetto al resto, l'ho trovato poco efficace. Nella parte finale, invece, il meccanismo funziona meglio e a fine lettura rimane una situazione come di amaro in bocca o malinconia. Lì hai colto il segno, però darei una grossa revisione ai dialoghi, aggiungendo vari dettagli sensoriali in linea per evitare il fenomeno delle "teste parlanti".
Alla prossima
Grazie dei consigli!
Buona edition.
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Re: Un ladro
Ciao!
Del racconto mi piace molto il lavoro di caratterizzazione indiretta che fai sulla protagonista.
Le sue insicurezze e reazioni funzionano molto bene per delineare un momento preciso dello sviluppo, abbastanza cresciuta da difendersi e mettere in discussione l'autorità di un adulto, non abbastanza cresciuta da andarsene e chiamare la polizia prima di adesso con degli intrusi in casa, anziché parlarci. Abbastanza giovane da sentire come proprie le mancanze del padre, abbastanza cresciuta da capirne i problemi alla radice.
Mi sembra che non funzionino bene con lo stile del racconto alcuni stacchi sui pensieri della protagonista, a partire dall'incipit.
Mentre in gran parte del racconto quel che pensa si intuisce da come ci guidi su quel che osserva, in alcuni punti lo fai esplicitamente "magari oggi è tornato prima" e "Guarda che bravo, non ha neppure dimenticato la luce del corridoio accesa. Sarà in bagno a fare una delle sue docce lunghissime".
Penso siano tutti pensieri riadattabili, un "Papà, sei già tornato?" altrettanto bene. Osservare le luci e avvicinarsi al bagno per ascoltare se c'è la doccia accesa. Essere interrotta mentre sta sollevando il ginocchio e prendendo la mira. Magari non trasmetti tutta l'informazione in maniera precisa, ma lo troverei più naturale.
Del racconto mi piace molto il lavoro di caratterizzazione indiretta che fai sulla protagonista.
Le sue insicurezze e reazioni funzionano molto bene per delineare un momento preciso dello sviluppo, abbastanza cresciuta da difendersi e mettere in discussione l'autorità di un adulto, non abbastanza cresciuta da andarsene e chiamare la polizia prima di adesso con degli intrusi in casa, anziché parlarci. Abbastanza giovane da sentire come proprie le mancanze del padre, abbastanza cresciuta da capirne i problemi alla radice.
Mi sembra che non funzionino bene con lo stile del racconto alcuni stacchi sui pensieri della protagonista, a partire dall'incipit.
Mentre in gran parte del racconto quel che pensa si intuisce da come ci guidi su quel che osserva, in alcuni punti lo fai esplicitamente "magari oggi è tornato prima" e "Guarda che bravo, non ha neppure dimenticato la luce del corridoio accesa. Sarà in bagno a fare una delle sue docce lunghissime".
Penso siano tutti pensieri riadattabili, un "Papà, sei già tornato?" altrettanto bene. Osservare le luci e avvicinarsi al bagno per ascoltare se c'è la doccia accesa. Essere interrotta mentre sta sollevando il ginocchio e prendendo la mira. Magari non trasmetti tutta l'informazione in maniera precisa, ma lo troverei più naturale.
- Giovanni Attanasio
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Re: Un ladro
Andrea Partiti ha scritto:Ciao!
Del racconto mi piace molto il lavoro di caratterizzazione indiretta che fai sulla protagonista.
Le sue insicurezze e reazioni funzionano molto bene per delineare un momento preciso dello sviluppo, abbastanza cresciuta da difendersi e mettere in discussione l'autorità di un adulto, non abbastanza cresciuta da andarsene e chiamare la polizia prima di adesso con degli intrusi in casa, anziché parlarci. Abbastanza giovane da sentire come proprie le mancanze del padre, abbastanza cresciuta da capirne i problemi alla radice.
Mi sembra che non funzionino bene con lo stile del racconto alcuni stacchi sui pensieri della protagonista, a partire dall'incipit.
Mentre in gran parte del racconto quel che pensa si intuisce da come ci guidi su quel che osserva, in alcuni punti lo fai esplicitamente "magari oggi è tornato prima" e "Guarda che bravo, non ha neppure dimenticato la luce del corridoio accesa. Sarà in bagno a fare una delle sue docce lunghissime".
Penso siano tutti pensieri riadattabili, un "Papà, sei già tornato?" altrettanto bene. Osservare le luci e avvicinarsi al bagno per ascoltare se c'è la doccia accesa. Essere interrotta mentre sta sollevando il ginocchio e prendendo la mira. Magari non trasmetti tutta l'informazione in maniera precisa, ma lo troverei più naturale.
Ciao!
Grazie per le osservazioni sui suoi pensieri, molto utili. Vedrò di fare meglio la prossima volta, anche perché mi son dato la regola di non modificare più i racconti dopo averli postati (li butto direttamente sul mio sito spiegando le modalità del contest e ciao).
Buona edition!
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Re: Un ladro
Ti considero un vero maestro nella gestione delle informazioni e questo pezzo ne è ulteriore dimostrazione. Detto questo, non esco totalmente convinto dagli equilibri interni. Nello specifico, mi sembra troppo veloce il finale con lei che deve cedere, com'è giusto che sia, ma che lo fa con troppa fretta rispetto a tutta l'ostinazione mostrata nel resto del racconto. Dove potevi recuperare spazio per aumentare il finale? Bella domanda soprattutto considerato che i tuoi testi sono come gli orologi svizzeri, precisi in ogni loro parte. Resta il fatto che il mio parere è che qualcosa andasse sacrificato per riuscire a equilibrare meglio il suo cedere (e quindi il suo adattamento). Per me un pollice tendente verso il positivo in modo brillante.
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