L'invasione
- KatyBlacksmith
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L'invasione
di Katjia Mirri (a.k.a. Katy Blacksmith)
Quando la prima grande struttura era apparsa, si era pensato a un'ardita installazione artistica. Un gigantesco parallelogramma, alto dieci piani, profondo tre metri e largo 10, chiaro e liscio fu avvistato in una zona desertica. Forse non era stato notato neppure subito, il luogo non era molto frequentato e solo il fatto che sbarrasse l'accesso a un'oasi fece sì che qualcuno si lagnasse di quanto inopportuna fosse la sistemazione. Presto si aggiunsero altri identici e mastodontici blocchi di materiale lucido, ovunque. Spuntavano dal nulla: ti voltavi ed eccoli lì, a riempire quello che un istante prima era solo uno spazio vuoto. Nel giro di pochi giorni la terra si trovò invasa da una gran quantità di gigantesche stele le quali - orrore! - non erano neppure ricoperte da qualche logo. Si trovavano ovunque, senza far distinzione di latitudine o longitudine, appartenenza politica, religiosa o inclinazione a rispettare i diritti umani. Ogni terra emersa aveva la sua quantità di oggetti, equanimemente distribuiti, fonte di identici interrogativi.
Provarono a radiografarli, a grattarne via pochi frammenti, a carotarli, per comprenderne la composizione. L'analisi restituì risultati incerti: non si sapeva con esattezza di quale materiale fossero composti.
Tentarono di rilevare eventuali segnali, ma gli enormi blocchi, stolidi, rimasero muti, indifferenti a ogni tipo di sollecitazione. Qualche generale tutto d'un pezzo propose di usare dell'esplosivo, qualcun altro si lasciò tentare dagli ordigni atomici, ma furono tutti trattenuti. Nessuno sapeva se un atteggiamento aggressivo avrebbe innescato una qualche reazione in quegli oggetti di provenienza ignota.
Gli enormi blocchi crebbero di numero, si diffusero ovunque. Il loro aumentare fu inarrestabile e si materializzarono in qualsiasi luogo, ignorando l'eventuale presenza di strutture preesistenti. L'Umanità perse uno dei testoni dell'isola di Pasqua, sedici chiese cristiane, quattro templi induisti, otto moschee, una sinagoga (una sola; cosa che fece pensare agli ebrei che, dopotutto, rimanevano i preferiti dal loro dio), cinque templi buddisti e novecentosessantatré centri commerciali, i luoghi di pellegrinaggio più diffusi sul pianeta.
Si persero anche tre barriere coralline, e lo scoprirono solo quando un sottomarino nucleare venne spezzato a metà dall'apparizione improvvisa di un altro gigantesco blocco, appoggiato sul fondo dell'oceano, a confondere le rotte dei grandi cetacei.
Non c'era superficie in grado di impedire l'apparizione di quegli oggetti. Che si trattasse di un ghiacciaio, di un deserto, di un acquitrino, di una profondità oceanica o una città irta di grattacieli, i blocchi avevano trovato modo di ergersi, solidi e splendenti, pronti ad assorbire i raggi del sole, a godersi le notti di luna e anche il vento modulava melodie nuove incidendo sugli spigoli.
«Mi piace il nuovo percorso! Vediamo che effetto fa.»
Toccò la prima tessera del domino.
L'umanità si estinse.
Quando la prima grande struttura era apparsa, si era pensato a un'ardita installazione artistica. Un gigantesco parallelogramma, alto dieci piani, profondo tre metri e largo 10, chiaro e liscio fu avvistato in una zona desertica. Forse non era stato notato neppure subito, il luogo non era molto frequentato e solo il fatto che sbarrasse l'accesso a un'oasi fece sì che qualcuno si lagnasse di quanto inopportuna fosse la sistemazione. Presto si aggiunsero altri identici e mastodontici blocchi di materiale lucido, ovunque. Spuntavano dal nulla: ti voltavi ed eccoli lì, a riempire quello che un istante prima era solo uno spazio vuoto. Nel giro di pochi giorni la terra si trovò invasa da una gran quantità di gigantesche stele le quali - orrore! - non erano neppure ricoperte da qualche logo. Si trovavano ovunque, senza far distinzione di latitudine o longitudine, appartenenza politica, religiosa o inclinazione a rispettare i diritti umani. Ogni terra emersa aveva la sua quantità di oggetti, equanimemente distribuiti, fonte di identici interrogativi.
Provarono a radiografarli, a grattarne via pochi frammenti, a carotarli, per comprenderne la composizione. L'analisi restituì risultati incerti: non si sapeva con esattezza di quale materiale fossero composti.
Tentarono di rilevare eventuali segnali, ma gli enormi blocchi, stolidi, rimasero muti, indifferenti a ogni tipo di sollecitazione. Qualche generale tutto d'un pezzo propose di usare dell'esplosivo, qualcun altro si lasciò tentare dagli ordigni atomici, ma furono tutti trattenuti. Nessuno sapeva se un atteggiamento aggressivo avrebbe innescato una qualche reazione in quegli oggetti di provenienza ignota.
Gli enormi blocchi crebbero di numero, si diffusero ovunque. Il loro aumentare fu inarrestabile e si materializzarono in qualsiasi luogo, ignorando l'eventuale presenza di strutture preesistenti. L'Umanità perse uno dei testoni dell'isola di Pasqua, sedici chiese cristiane, quattro templi induisti, otto moschee, una sinagoga (una sola; cosa che fece pensare agli ebrei che, dopotutto, rimanevano i preferiti dal loro dio), cinque templi buddisti e novecentosessantatré centri commerciali, i luoghi di pellegrinaggio più diffusi sul pianeta.
Si persero anche tre barriere coralline, e lo scoprirono solo quando un sottomarino nucleare venne spezzato a metà dall'apparizione improvvisa di un altro gigantesco blocco, appoggiato sul fondo dell'oceano, a confondere le rotte dei grandi cetacei.
Non c'era superficie in grado di impedire l'apparizione di quegli oggetti. Che si trattasse di un ghiacciaio, di un deserto, di un acquitrino, di una profondità oceanica o una città irta di grattacieli, i blocchi avevano trovato modo di ergersi, solidi e splendenti, pronti ad assorbire i raggi del sole, a godersi le notti di luna e anche il vento modulava melodie nuove incidendo sugli spigoli.
«Mi piace il nuovo percorso! Vediamo che effetto fa.»
Toccò la prima tessera del domino.
L'umanità si estinse.
Re: L'invasione
Ciao Katjia e benvenuta nell'Arena! Caratteri e tempo ok, buona FRANCESCA BERTUZZI EDITION!
- ItaliaLeggendaria
- Messaggi: 172
Re: L'invasione
Ciao Katjia, benvenuta.
Apprezzo la tua idea del domino, avendone avuta io una simile con Dio e Gesù che giocano a jenga con la torre di Babele. Il tema c'è e, anche se compare solo all'ultimo, lo fai presagire dall'inizio.
Il problema principale che riscontro nel tuo testo è la narrazione esterna che ci riassume tutto ciò che avviene, in un muro di testo, senza dialoghi o emozioni. Alla fine poi qualcuno parla, ma non siamo sicuri di chi sia: Dio? Alieni?
La lista di edifici “persi” mi sembra una frecciatina gratuita e senza utilità, che non aggiunge niente al racconto.
Peccato che tu non abbia utilizzato una forma più personale e interna perché il testo ne avrebbe giovato.
Buona sfida.
Apprezzo la tua idea del domino, avendone avuta io una simile con Dio e Gesù che giocano a jenga con la torre di Babele. Il tema c'è e, anche se compare solo all'ultimo, lo fai presagire dall'inizio.
Il problema principale che riscontro nel tuo testo è la narrazione esterna che ci riassume tutto ciò che avviene, in un muro di testo, senza dialoghi o emozioni. Alla fine poi qualcuno parla, ma non siamo sicuri di chi sia: Dio? Alieni?
La lista di edifici “persi” mi sembra una frecciatina gratuita e senza utilità, che non aggiunge niente al racconto.
Peccato che tu non abbia utilizzato una forma più personale e interna perché il testo ne avrebbe giovato.
Buona sfida.
Re: L'invasione
Ciao Katjia, benvenuta nell’arena.
Tocchi alcuni temi dell’apocalittico, i parallelogrammi mi ricordano un po’ il monolite di 2001 Odissea nello spazio.
La scelta stilistica: una voce esterna e impersonale, una voce che tutto sa e distaccata ci informa sugli avvenimenti e con un pizzico di senso di superiorità (lo percepisco da frasi come i luoghi di pellegrinaggio più diffusi sul pianeta.)
L'obiettivo mi sembra quello di creare un contrasto fra il distacco e l’enormità di ciò che ci si racconta.
Il risultato è quello di un pezzo che non mi ha preso del tutto, capisco la scelta, ma ho subito la mancanza di personaggi,
Conclusione: il testo sembra più un grosso preambolo di quelli che preparano il campo a una vicenda e a personaggi che escono solo dopo che l’autore ci ha spiegato tutto, starebbe bene all'inizio di un romanzo stile Orson Scott Card.
Scrittura corposa che fa uso di figure retoriche quali accumulazione e iperbole ironica, a gusto mio da alleggerire un poco per non renderle parte di uno schema artificioso.
Curiosa di vedere in azione questa verve in un altro racconto perché per me la mancanza di personaggi è un ostacolo al godimento.
Buona edizione. Spero con la sincerità di esserti stata utile come lo sono stati con me da quando sono arrivata in questo prezioso forum!
Tocchi alcuni temi dell’apocalittico, i parallelogrammi mi ricordano un po’ il monolite di 2001 Odissea nello spazio.
La scelta stilistica: una voce esterna e impersonale, una voce che tutto sa e distaccata ci informa sugli avvenimenti e con un pizzico di senso di superiorità (lo percepisco da frasi come i luoghi di pellegrinaggio più diffusi sul pianeta.)
L'obiettivo mi sembra quello di creare un contrasto fra il distacco e l’enormità di ciò che ci si racconta.
Il risultato è quello di un pezzo che non mi ha preso del tutto, capisco la scelta, ma ho subito la mancanza di personaggi,
Conclusione: il testo sembra più un grosso preambolo di quelli che preparano il campo a una vicenda e a personaggi che escono solo dopo che l’autore ci ha spiegato tutto, starebbe bene all'inizio di un romanzo stile Orson Scott Card.
Scrittura corposa che fa uso di figure retoriche quali accumulazione e iperbole ironica, a gusto mio da alleggerire un poco per non renderle parte di uno schema artificioso.
Curiosa di vedere in azione questa verve in un altro racconto perché per me la mancanza di personaggi è un ostacolo al godimento.
Buona edizione. Spero con la sincerità di esserti stata utile come lo sono stati con me da quando sono arrivata in questo prezioso forum!
- Signor_Darcy
- Messaggi: 307
Re: L'invasione
Ciao Katjia e benvenuta.
Racconto curioso caratterizzato da un autore narratore esterno che racconta la vicenda con un tono che – essendo anch’io spesso attirato da queste esposizioni ironiche e ricche di iperboli – ho apprezzato forse più del dovuto.
Buona l’idea del domino, buona anche la scrittura concisa del finale: non mi turba non sapere chi parla; anzi: trovo che dia una marcia in più al racconto, che d’ogni modo non colpisce più di tanto proprio per la sua scelta di non approfondire e anzi ridursi a una descrizione di molte cose in poco spazio. Scelta che, ripeto, ho anche apprezzato ma che si porta con sé molti rischi.
Non ho trovato centratissimo il titolo: è vero che tecnicamente il voler utilizzare la Terra come un tavolo da gioco questo è; però – posto che gli alieni sono la prima cosa a cui hanno pensato tutti quello che hanno letto il racconto – trovo che banalizzi un po’ la vicenda.
Non trovo tuttavia centratissimo il tema. O meglio: il crollo c’è, ma non riesco ad associarlo a tessere del domino che pure cadono, non so.
Per il resto, cerca di evitare i numeri scritti in cifre e – l’ho imparato sulla mia pelle – gli avverbi in -mente. Prima prova per me tutto sommato valida.
Racconto curioso caratterizzato da un autore narratore esterno che racconta la vicenda con un tono che – essendo anch’io spesso attirato da queste esposizioni ironiche e ricche di iperboli – ho apprezzato forse più del dovuto.
Buona l’idea del domino, buona anche la scrittura concisa del finale: non mi turba non sapere chi parla; anzi: trovo che dia una marcia in più al racconto, che d’ogni modo non colpisce più di tanto proprio per la sua scelta di non approfondire e anzi ridursi a una descrizione di molte cose in poco spazio. Scelta che, ripeto, ho anche apprezzato ma che si porta con sé molti rischi.
Non ho trovato centratissimo il titolo: è vero che tecnicamente il voler utilizzare la Terra come un tavolo da gioco questo è; però – posto che gli alieni sono la prima cosa a cui hanno pensato tutti quello che hanno letto il racconto – trovo che banalizzi un po’ la vicenda.
Non trovo tuttavia centratissimo il tema. O meglio: il crollo c’è, ma non riesco ad associarlo a tessere del domino che pure cadono, non so.
Per il resto, cerca di evitare i numeri scritti in cifre e – l’ho imparato sulla mia pelle – gli avverbi in -mente. Prima prova per me tutto sommato valida.
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- Messaggi: 560
Re: L'invasione
Ciao Katjia,
Idea interessante, belli i blocchi misteriosi che rievocano il monolite di Odissea nella Spazio e sono invece pezzi di un enorme domino celeste. Funziona abbastanza anche il contrasto tra la dimensione umana e quella sovra umana, che non si cura di chiese, centri commerciali, sottomarini ed esplosivi, anche se ho trovato alcune frasi un po' didascaliche (es: quella sui centri commerciali come luogo di pellegrinaggio).
L'ultima frase è forse superflua. In fondo, se comincia a cadere un domino così esteso, è abbastanza chiaro quale sarà l'esito sul pianeta (e probabilmente non riguarda nemmeno solo l'umanità, ma tante altre forme di vita).
Il narratore esterno è funzionale al tipo di racconto, ma ha il difetto di togliere intensità al racconto, e questo penalizza un po' in racconti così brevi.
Idea interessante, belli i blocchi misteriosi che rievocano il monolite di Odissea nella Spazio e sono invece pezzi di un enorme domino celeste. Funziona abbastanza anche il contrasto tra la dimensione umana e quella sovra umana, che non si cura di chiese, centri commerciali, sottomarini ed esplosivi, anche se ho trovato alcune frasi un po' didascaliche (es: quella sui centri commerciali come luogo di pellegrinaggio).
L'ultima frase è forse superflua. In fondo, se comincia a cadere un domino così esteso, è abbastanza chiaro quale sarà l'esito sul pianeta (e probabilmente non riguarda nemmeno solo l'umanità, ma tante altre forme di vita).
Il narratore esterno è funzionale al tipo di racconto, ma ha il difetto di togliere intensità al racconto, e questo penalizza un po' in racconti così brevi.
- Giovanni Attanasio
- Messaggi: 322
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Re: L'invasione
Il colpetto di scena è divertente, ma non regge. Cancellata l’ultima battuta il testo potrebbe tranquillamente fare da incipit a qualcosa di più grosso, sia per la voce narrante e sia per il modo in cui vengono presentate le informazioni.
Il problema secondario, ma è personale, è che i monoliti e le strutture aliene piazzate dove capita sono ormai davvero un classico. Magari, e dico magari, se quelle steli fossero state davvero tessere del domino, descritte in modo opportuno, il finale sarebbe arrivato più forte al lettore.
Il problema secondario, ma è personale, è che i monoliti e le strutture aliene piazzate dove capita sono ormai davvero un classico. Magari, e dico magari, se quelle steli fossero state davvero tessere del domino, descritte in modo opportuno, il finale sarebbe arrivato più forte al lettore.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."
Re: L'invasione
Ciao Katjia,
Il punto di vista utilizzato nel racconto non mi ha permesso di apprezzarlo pienamente, per quanto è interessante e non avevo pensato al domino per cui la fine mi ha un po' spiazzato.
La lista dei vari luoghi credo sia poco utile e poteva essere sostituita ampliando il resto, butto lì, magari alla fine mostrare una sorta di scacchiera aliena e gli effetti del cadere delle prime tessere ma che ricade però anche nel punto di vista scelto.
Anche così comunque la fine non mi è dispiaciuta (per quanto potesse sembrare...).
Anche io ho trovato il titolo non il migliore per il racconto, non mi dà l'impressione di un'invasione, ma più di un gioco (con conseguenze apocalittiche...). Mi ha ricordato un po' "Men in black" per la scena finale.
Buon proseguimento e alla prossima.
Il punto di vista utilizzato nel racconto non mi ha permesso di apprezzarlo pienamente, per quanto è interessante e non avevo pensato al domino per cui la fine mi ha un po' spiazzato.
La lista dei vari luoghi credo sia poco utile e poteva essere sostituita ampliando il resto, butto lì, magari alla fine mostrare una sorta di scacchiera aliena e gli effetti del cadere delle prime tessere ma che ricade però anche nel punto di vista scelto.
Anche così comunque la fine non mi è dispiaciuta (per quanto potesse sembrare...).
Anche io ho trovato il titolo non il migliore per il racconto, non mi dà l'impressione di un'invasione, ma più di un gioco (con conseguenze apocalittiche...). Mi ha ricordato un po' "Men in black" per la scena finale.
Buon proseguimento e alla prossima.
- Giacomo Puca
- Messaggi: 257
Re: L'invasione
Ciao Katjia, piacere di leggerti.
Tema
Forse più che di crollo in questo racconto si parla di caduta. Alla fine potremmo anche interpretarlo come crollo dell'umanità quindi direi centrato ma senza brillare.
Stile e trama.
Idea molto carina con un finale sorprendente. Secondo me il difetto è da trovare in una semina imperfetta. Infatti l'effetto sarebbe stato ben maggiore se avessi descritto con maggior dettaglio i blocchi, lasciando tutti gli elementi utili per capire cosa fossero... senza farlo capire. Invece il narratore "bara" un po', restando sul vago per farci la sorpresa finale. Questo è uno dei rischi del narratore onnisciente che per il resto del racconto non mi è dispiaciuto, specialmente nelle punte ironiche che mette qui e là.
Anche sul finale ho qualcosina da ridire, nel senso che mi sta benissimo che non si capisca chi sia a parlare, ma avrei gradito di più se le battute fossero state introdotte con (esempio estemporaneo): Poi tutti gli uomini alla stessa ora sentirono una voce fanciullesca arrivare dalle profondità dei mari: «Mi piace il nuovo percorso! Vediamo che effetto fa.» ...
Il titolo è, per me, da rivedere assolutamente. Banalotto e "spoileroso".
Concludendo direi che è un racconto carino che soffre di alcuni difetti ma resta una buona prova.
A rileggerci!
Tema
Forse più che di crollo in questo racconto si parla di caduta. Alla fine potremmo anche interpretarlo come crollo dell'umanità quindi direi centrato ma senza brillare.
Stile e trama.
Idea molto carina con un finale sorprendente. Secondo me il difetto è da trovare in una semina imperfetta. Infatti l'effetto sarebbe stato ben maggiore se avessi descritto con maggior dettaglio i blocchi, lasciando tutti gli elementi utili per capire cosa fossero... senza farlo capire. Invece il narratore "bara" un po', restando sul vago per farci la sorpresa finale. Questo è uno dei rischi del narratore onnisciente che per il resto del racconto non mi è dispiaciuto, specialmente nelle punte ironiche che mette qui e là.
Anche sul finale ho qualcosina da ridire, nel senso che mi sta benissimo che non si capisca chi sia a parlare, ma avrei gradito di più se le battute fossero state introdotte con (esempio estemporaneo): Poi tutti gli uomini alla stessa ora sentirono una voce fanciullesca arrivare dalle profondità dei mari: «Mi piace il nuovo percorso! Vediamo che effetto fa.» ...
Il titolo è, per me, da rivedere assolutamente. Banalotto e "spoileroso".
Concludendo direi che è un racconto carino che soffre di alcuni difetti ma resta una buona prova.
A rileggerci!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.
- Alvin Miller
- Messaggi: 142
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Re: L'invasione
Ciao Katjia.
Nella tua storia hai usato molto il "tell" dello show, don't tell, ma sei comunque riuscita a rendere chiaro quanto basta per farsi un'idea del contesto.
Mi ricorda molto i film di fantascienza degli anni 50, ma personalmente avrei evitato quel finale: fa a pezzi il "sense of wonder" e il mistero intorno all'invasione, e si riduce a un colpo di scena fine a sé stesso, pure abbastanza scontato.
Peccato.
Nella tua storia hai usato molto il "tell" dello show, don't tell, ma sei comunque riuscita a rendere chiaro quanto basta per farsi un'idea del contesto.
Mi ricorda molto i film di fantascienza degli anni 50, ma personalmente avrei evitato quel finale: fa a pezzi il "sense of wonder" e il mistero intorno all'invasione, e si riduce a un colpo di scena fine a sé stesso, pure abbastanza scontato.
Peccato.
Editor e consulente freelance per scrittori. Formazione in scrittura creativa e sceneggiatura presso agenziaduca.it di Marco Carrara.
- Enzo Gentile
- Messaggi: 27
Re: L'invasione
Ciao Katjia, piacere di conoscerti e di averti letto. Ti giro il mio commento:
Bella l’idea della terra ridotta a plancia di un gioco planetario (ricorda un po’ la premessa di Guida galattica per autostoppisti). Il tono è vagamente ironico e la cosa funziona, anche se qualche volta è un po’ troppo spinta (…l’orrore… dell’assenza di loghi ad esempio). Anche il crescendo di ipotesi e di sconcerto al peggioramento della situazione sono resi con sensazioni che stanno a metà tra il drammatico e il divertito. Proprio per questo l’ultima frase: l’umanità si estinse stona un po’ con tutto il resto e forse è anche ridondante. Meglio chiudere sul Toccò la prima tessera del domino e lasciare ai lettori immaginare quello che succederà.
Bella l’idea della terra ridotta a plancia di un gioco planetario (ricorda un po’ la premessa di Guida galattica per autostoppisti). Il tono è vagamente ironico e la cosa funziona, anche se qualche volta è un po’ troppo spinta (…l’orrore… dell’assenza di loghi ad esempio). Anche il crescendo di ipotesi e di sconcerto al peggioramento della situazione sono resi con sensazioni che stanno a metà tra il drammatico e il divertito. Proprio per questo l’ultima frase: l’umanità si estinse stona un po’ con tutto il resto e forse è anche ridondante. Meglio chiudere sul Toccò la prima tessera del domino e lasciare ai lettori immaginare quello che succederà.
Re: L'invasione
Ciao Katjia e piacere di leggerti. A livello di trama, il racconto risente tutto dello stile "riassuntivo" della vicenda, che sacrifica totalmente la narrazione in favore di una esposizione degli eventi. Qualcuno lo ha paragonato all'ironia di "Guida Galattica per autostoppisti": il paragone che a me è venuto in mente è con l'introduzione del libro, che serve a introdurre la vicenda, per poi lasciare il campo alla vera storia. Anche lo stacco netto con il finale, poco più di una frase tirata via, danneggia il racconto, poiiché arriva all'improvviso e con troppa poca spiegazione per poter davvero funzionare come plot twist. A livello stilistico, direi la scelta di favorire un approccio riassuntivo (con introspezioni del narratore dal gusto moraleggiante e umoristico) rende il tutto più simile a una favola che a un vero racconto.
Alla prossima!
Alla prossima!
Re: L'invasione
Sono un po' la memoria storica di Minuti Contati (ci mancherebbe, tra partecipazioni e gestioni non mi sono perso un'edizione) e posso assicurarti che, quando si entra nell'Arena, tra le prime prove in tanti (me compreso) hanno scelto la via del Dio che si diverte a giocare con la Terra (che qui potrebbe anche essere un alieno particolarmente potente, ma cambia poco) e non mi sembra che ne sia mai uscito un racconto memorabile. Questo preambolo anche per dirti che ci sta e che ci sono cascato anch'io, ma che questa struttura è tra le più abusate in assoluto. In più, qui decidi per una lunga narrazione senza mostrarci personaggi e quindi dialoghi e sembra davvero un preambolo a qualcosa di molto più grosso. Infine chiudi con il domino che ci evoca quanto detto più sopra. Come tema direi più che a posto, ma hai verve e penna che mi piacerebbe vedere impiegati in qualcos'altro e spero di rivederti presto nell'Arena. Concludendo, starei su un pollice tendente verso il positivo un po' al pelo perché, comunque, si legge bene.
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