Gli occhi si abituano all'oscurità
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Gli occhi si abituano all'oscurità
… sullo Zombibus con noi e aiutaci a ricostruire!
Ancora quel messaggio.
Era quasi un anno che non lo captavo e, anche se ho insonorizzato questa stanza con i materassi contro le pareti, abbasso il volume d’istinto.
Ci sono meno interferenze dell’altra volta, devono essere più vicini.
Devo prendere una decisione.
Aspetto che ricominci e lo ascolto con gli occhi chiusi, alla ricerca delle sfumature nel tono. Sembra sincero. Ma non significa nulla, è comunque un azzardo. E anche se potessi fidarmi di loro, se accettassi di unirmi al gruppo cambierebbe tutto. Ci sono voluti mesi per fortificare le case, per raccogliere provviste, per eliminare tutti i corpi, ma ora mi sento al sicuro. Ho le mie routine, i miei tempi. Non sono mai stato in forma quanto lo sono adesso. Se gli zombi dovessero irrompere qui, potrei fuggire in una delle ville accanto e avere cibo e acqua per il tempo sufficiente a riflettere su cosa fare. E qui…
Ho investito tanto tempo in questa casa. Varrebbe davvero la pena rinunciare a tutto? Per stare con… altra gente. Da quando è iniziata, sì, corro dei rischi, ma sono libero. Se mi unissi agli altri, ci sarebbe qualcuno che prende le decisioni per me, che mi dice cosa fare, che mi usa come una risorsa utile fin quando non serve più. Come nel mondo di prima, insomma. Odiavo talmente tanto andare in ufficio che quando i morti hanno iniziato a camminare una parte di me, una parte più grande di quanto ammettessi ai tempi, ha esultato. Nessun obbligo, nessuna persona a cui sorridere mentre immagino di strapparle il cuore. È come durante il covid, quando tutti si lamentavano di dover stare a casa e mi godevo ogni singolo momento.
L’orologio sulla parete mi dice che devo mettermi al lavoro. Ci penserò dopo.
Oggi non devo lasciare la villa, ma indosso comunque le protezioni sulle braccia e le gambe. Chissà se anche quelli del bus usano gli pneumatici per proteggersi dai morsi. Sono pesanti, ma funzionano.
Basta, basta. Devo concentrarmi o mi metterò in pericolo.
Controllo la camera di Vader, che scodinzola in attesa di uscire. Apro la porta e mi chino per abbracciarlo, lui mi mette le zampe sulle spalle e piega la testa per farsi grattare il collo.
«Cucciolone, lui, chi è il cagnolone più bravo?»
Si mette seduto e mi guarda come per dire “Sono io! Sono io! Non è che hai un biscottino?”
Appena metto la mano in tasca gli si illuminano gli occhi. Sa bene dove li tengo.
Un premietto, un’altra grattatina e siamo pronti. Non so come farei senza di lui, sarei già impazzito. Vorrei tanto non doverlo chiudere in camera, la notte, ma non posso correre il rischio che…
Non voglio nemmeno pensarci.
Focus.
«Guardiamo fuori, Vaddy?»
Il primo controllo è dalla terrazza sul tetto, saliamo insieme e controlliamo il parco della villa. Non vedo nessun movimento e anche Vader è tranquillo.
Anche oggi nemmeno una nuvola. Per fortuna qui a Varese è un po’ più fresco che a Milano, ma pagherei per una giornata di pioggia.
Torniamo di sotto e tiro il filo per muovere le lattine fuori dalla porta. Aspetto. Tiro di nuovo. Non sento rumore di passi strascicati né quel basso ringhiare che gli zombi emettono quando si eccitano per una preda. Sembra che questa notte nessuno abbia oltrepassato le recinzioni, ma controllo comunque dalla finestra prima di aprire la porta.
Tutto è tranquillo, posso iniziare il giro d’ispezione del perimetro. Poi finirò l’inventario della cantina. Appena metto un piede fuori, però, Vader parte al galoppo verso il pollaio.
Mi gela il cuore.
È strano come funzioni la mente umana.
Quando ho visto in TV gli zombi che aggredivano Meloni e Salvini non ho solo guardato, ho cercato tutti i video online e me li sono scaricati. Li ho riprodotti ancora e ancora, nei giorni che hanno preceduto la fine di tutto, ho anche scaricato un programma per scorrerli al rallentatore e non perdere nessun dettaglio. Uno zombi ha strappato la mascella a Meloni, altri due si sono gettati su di lei e le hanno divorato quegli occhi sporgenti da rana. Era ancora viva quando l’hanno sventrata e si sono mangiati le sue budella. C’è un’inquadratura in cui si vede il momento in cui smette di agitarsi e muore, con Salvini, alle sue spalle, che piange e aspetta il suo turno, rannicchiato con le ginocchia contro al petto.
Non ho avuto nessun problema a guardare quelle immagini, anzi. Beh, sì, mi hanno fatto un po’ schifo, ma per tanti aspetti mi sono piaciute. E ora non riesco a uccidere una gallina già morta.
Deve essersi appena risvegliata, perché le altre sono ancora vive, ammassate sul trespolo più alto, una contro l’altra e tremanti, le teste nascoste tra le ali delle vicine. Quella zombi, invece, sta beccando la rete in ferro e sposta quei suoi occhi vuoti e affamati da me a Vader, che le mostra i denti. Stringo le dita attorno al bastone. Vader ha la schiuma alla bocca, le altre galline chiocciano in preda al panico e non voglio succeda qualcosa anche a loro, che i loro fragili cuori cedano per la paura. Sono più affettuose e simpatiche di quanto immaginassi ed è stato difficile non dare loro un nome, sforzarsi di non affezionarmi. Ma sapevo che questo momento sarebbe arrivato.
«Vieni, Vader» ordino. Lui mi ignora, è furioso e spaventato. Gli metto il guinzaglio e lo porto via, nel suo recinto. Abbaia, ma basta uno sguardo per farlo smettere.
Torno al pollaio, sposto il chiavistello e la porta si socchiude. La piccola zombi ci si avventa contro e la spalanca e io calo il bastone sulla sua testa una, due volte, fracassandola. Ho sentito il rumore delle ossa distrutte, ne ho sentito la vibrazione attraverso il legno. Non ho bisogno di colpirla ancora, ma non ci si può mai fidare. La copro con una scatola di legno, richiudo il pollaio e corro a prendere una mannaia per tagliarle la testa.
Avrò gli incubi, stanotte.
Li ho avuti anche quando ho ucciso Chiara e sua madre. Che poi, si può dire “ucciso”, in questi casi?
Suo padre, il colonnello, ha passato la vita a prepararsi per un evento come questo, ha speso una fortuna per comprare il generatore, i pannelli solari, le scorte. È stato uno scherzo crudele, da parte del fato, farlo morire il primo giorno.
Ma non è il momento di abbandonarsi a certi pensieri. Perché se inizio, poi ripenso a quando lei…
No.
Devo fare il giro del parco.
*
La cosa che mi piace di più, la sera, è stare in terrazza con Vader. Qui si sta quasi bene, quando il sole si avvicina all’orizzonte c’è qualche grado in meno e ogni tanto ti accarezza un vento leggero. Ho una bella vista sulla Schiranna e sul lago. La provinciale che lo costeggia si snoda silenziosa e abbandonata, molte delle luci ancora accese. È così pacifico. L’aria è pulita e fresca, è silenzioso, si sente il canto degli uccelli notturni.
Mi sdraio sulla poltrona, con una mano che scorre tra i peli del mio cagnolone, le stelle che si accendono sopra di me. Forse il mondo è diventato l’inferno, ma qui è un paradiso. E ci si abitua in fretta a stare bene.
Ripenso al messaggio alla radio.
… appendete un lenzuolo alla finestra, al balcone, al cancello di casa, aiutateci a trovarvi!
Io, quello che io vorrei, sarebbe di avere dei contatti con altri sopravvissuti, ma virtuali. Non dal vivo. Se mi dovessi rompere una gamba vorrei che qualcuno venisse ad aiutarmi, è chiaro, ma fino ad allora… O finché ci sarà ancora internet, almeno. I server, prima o poi, avranno bisogno di manutenzione. Devo anche trovare il modo di ricaricare il mio conto. Il mondo è morto, ma gli automatismi bancari no. Se non pago, perdo la connessione.
Quelli dello Zombibus parlano di un sito web. È ora di prendere il portatile e dargli un’occhiata.
Scrivo l’indirizzo e premo invio.
Oh cazzo! Cazzo, cazzo, cazzo! Chiudo subito la schermata, ma…
Merda, cosa ho fatto?
Scatto a sedere, mi manca l’aria. Vader mi guarda con le orecchie dritte, in allerta, ma non riesco a respirare, non posso tranquillizzarlo.
Quegli stronzi…
Faccio dei respiri profondi e cerco di rallentare il cuore, che sembra stia per esplodere.
Sulla homepage di zombibus.it c’è una mappa e i punti rossi sparsi qua e là devono essere quelli di chi si è connesso.
Se hanno registrato il mio IP, sanno dove sono.
E lo hanno registrato di sicuro.
Avrei dovuto usare una VPN. Idiota. Stupido imbecille.
Devo guardare di nuovo e controllare quanto sia precisa la localizzazione.
Ma prima devo calmarmi. E poi rendere la connessione sicura.
Vader fa un breve guaito e mi si avvicina per consolarmi. Lo stringo a me.
Merita un premietto.
*
Il mio segno non è esattamente sulla casa, ma a un centinaio di metri, all’inizio della via. Ma se non sono del tutto imbecilli, capiranno qual è la villa abitata dandole una sola occhiata. E devo supporre non siano stupidi, visto che mi hanno fregato.
Ci sono tanti punti, tanta gente ancora viva. Beh, non poi così tanti, ma più di quanti pensassi. Non ho mai incontrato superstiti quando mi sono avventurato in città. Chissà se qualcuno mi ha guardato da dietro una tenda, chiedendosi se avvertirmi o meno della sua presenza.
Nelle altre pagine ci sono foto delle cittadelle che stanno costruendo, della gente che ci vive. Sembrano felici. Sicuri. Ci sono video di uomini e donne che dicono che lo Zombibus li ha salvati da morte certa.
Eppure…
Come posso fidarmi? E non riesco a non pensare a quanto sia pericoloso che ci siano tante persone insieme. Qualcuno morirà, prima o poi, per un incidente, un infarto, una malattia. E quando succederà, si rialzerà per attaccare gli altri. Siamo tutti contagiati, siamo tutti destinati a diventare zombi.
Ci sono tante informazioni, ma non dicono dove sono e dalle foto non si vede nulla del paesaggio. Hanno mura con torri di guardia presidiate, magazzini pieni, campi coltivati. Se fosse vero… Ma lo è? Come può esserlo?
Vader richiama la mia attenzione.
«Sì, sì. Ti do la pappa prima di metterti a nanna.»
*
… lo Zombibus arriverà ovunque per mettervi in salvo!
Oggi l’ho visto, percorreva la provinciale.
Verde fluorescente, non passa inosservato, anche se gli zombi a queste cose non fanno caso. Le fiancate e il paraurti sono rinforzate, forse per colpire i morti, forse per sfondare i cancelli. Ero sul tetto e mi sono abbassato appena l’ho visto e per poco non sono rotolato giù a terra. C’era un ragazzo che spuntava dalla presa d’aria a metà del corridoio e si guardava intorno con un binocolo, ma non credo sia riuscito a vedermi. Oggi non cercavano me.
Ma sono vicini.
Forse hanno già identificato la casa.
Io… Devo pensare a una difesa. Contrastare gli zombi è una cosa, ma un gruppo di vivi…
*
Oggi qualcosa non va.
Ho un peso nel petto, una tristezza che non so identificare. Forse è solo il caldo, sono tutto sudato.
Scendo le scale e sento l’ansia crescere a ogni passo.
Vado da Vader e ancora prima di guardare dalla feritoia riconosco il suono, il roco ringhiare della morte. Do una sola occhiata e mi sento morire anche io. I suoi occhi non sono pieni di amore come al solito, sono neri e vuoti, sono un nulla che mi si stringe addosso strappandomi il respiro.
Stava bene, ieri sera. Cosa può essergli successo?
È possibile che… Se l’hanno fatto, li ammazzo tutti. Possibile che lo abbiano avvelenato? L’ho lasciato libero nel parco tutto il pomeriggio, potrebbero aver lanciato dei bocconcini oltre il muretto. Ma perché? L’unico motivo che mi viene in mente è che si stiano preparando ad attaccarmi, che non volessero mi difendesse.
Un altro sguardo all’interno e scoppio a piangere. Scivolo a terra, la schiena appoggiata alla porta e la testa tra le mani.
«Vaddy…»
Non posso usare il bastone con lui.
… solo uniti possiamo sopravvivere.
Hanno ripetuto il messaggio ancora e ancora e sono quasi certo di aver sentito il bus passare lungo la strada. Non l’ho visto, ma il rumore… Sono mesi che non passano automobili, qui.
Avrei voluto evitarlo, ma non posso.
Schiaccio i blister e due pastiglie di metilfenidato mi cadono nel palmo della mano. Le inghiotto con acqua abbondante, come dice il bugiardino. Chiudo gli occhi e respiro. Non ci metteranno molto a fare effetto, le ho provate una volta per sapere cosa aspettarmi.
Inizia con il cuore che accelera e una sensazione di calore che si spande dentro.
Eccolo.
Riapro gli occhi, e i colori sono più vivi e intensi, l’udito si fa più acuto, sento una nuova energia spandersi dentro di me fino a farmi tremare le mani, un’onda di lava che scioglie la stanchezza della giornata. Ho scavato una fossa per Vader e l’ho seppellito sotto al suo albero preferito.
Non ho più lacrime da piangere.
Stanotte starò sveglio.
Se quei bastardi arriveranno, sarò pronto.
*
Ho preso due pillole quando è svanito l’effetto delle prime. Poi altre tre.
Sono sicuro che arriveranno oggi.
Forse si preparano ad attaccare questa notte, quando pensano sarò addormentato. Ma li sto aspettando.
*
… siamo qui per te!
Sono tre giorni che non dormo. E non sono nemmeno stanco.
C’è stato un momento, questa mattina, che forse sì, cioè, forse ho perso qualche momento, non ricordo bene. Ero in giardino e poi mi son trovato sul divano. Ho aumentato un po’ la dose, ho dovuto. Quattro pillole, solo per ora. Così posso stare sveglio e aspettarli.
Ho deciso di scendere in cantina. Lì avrò tutti i vantaggi.
Porto giù dell’acqua e un paio di scatolette, ma non ho fame in questi giorni. Non ricordo quando ho mangiato, ma meglio così. Le scorte dureranno di più.
Il fucile è pulito e carico, ho le munizioni. Porto giù anche il bastone e un paio di coltelli. Sistemo gli scatoloni per formare una piccola barricata dietro cui nascondermi. Loro scenderanno dalle scale e saranno perfettamente a tiro.
Spengo la luce. Sono invisibile. Punto il fucile verso l’entrata e aspetto.
Sono pronto. Il cuore mi batte all’impazzata.
È buio, ma non mi preoccupa.
Gli occhi si abituano all’oscurità.
Ancora quel messaggio.
Era quasi un anno che non lo captavo e, anche se ho insonorizzato questa stanza con i materassi contro le pareti, abbasso il volume d’istinto.
Ci sono meno interferenze dell’altra volta, devono essere più vicini.
Devo prendere una decisione.
Aspetto che ricominci e lo ascolto con gli occhi chiusi, alla ricerca delle sfumature nel tono. Sembra sincero. Ma non significa nulla, è comunque un azzardo. E anche se potessi fidarmi di loro, se accettassi di unirmi al gruppo cambierebbe tutto. Ci sono voluti mesi per fortificare le case, per raccogliere provviste, per eliminare tutti i corpi, ma ora mi sento al sicuro. Ho le mie routine, i miei tempi. Non sono mai stato in forma quanto lo sono adesso. Se gli zombi dovessero irrompere qui, potrei fuggire in una delle ville accanto e avere cibo e acqua per il tempo sufficiente a riflettere su cosa fare. E qui…
Ho investito tanto tempo in questa casa. Varrebbe davvero la pena rinunciare a tutto? Per stare con… altra gente. Da quando è iniziata, sì, corro dei rischi, ma sono libero. Se mi unissi agli altri, ci sarebbe qualcuno che prende le decisioni per me, che mi dice cosa fare, che mi usa come una risorsa utile fin quando non serve più. Come nel mondo di prima, insomma. Odiavo talmente tanto andare in ufficio che quando i morti hanno iniziato a camminare una parte di me, una parte più grande di quanto ammettessi ai tempi, ha esultato. Nessun obbligo, nessuna persona a cui sorridere mentre immagino di strapparle il cuore. È come durante il covid, quando tutti si lamentavano di dover stare a casa e mi godevo ogni singolo momento.
L’orologio sulla parete mi dice che devo mettermi al lavoro. Ci penserò dopo.
Oggi non devo lasciare la villa, ma indosso comunque le protezioni sulle braccia e le gambe. Chissà se anche quelli del bus usano gli pneumatici per proteggersi dai morsi. Sono pesanti, ma funzionano.
Basta, basta. Devo concentrarmi o mi metterò in pericolo.
Controllo la camera di Vader, che scodinzola in attesa di uscire. Apro la porta e mi chino per abbracciarlo, lui mi mette le zampe sulle spalle e piega la testa per farsi grattare il collo.
«Cucciolone, lui, chi è il cagnolone più bravo?»
Si mette seduto e mi guarda come per dire “Sono io! Sono io! Non è che hai un biscottino?”
Appena metto la mano in tasca gli si illuminano gli occhi. Sa bene dove li tengo.
Un premietto, un’altra grattatina e siamo pronti. Non so come farei senza di lui, sarei già impazzito. Vorrei tanto non doverlo chiudere in camera, la notte, ma non posso correre il rischio che…
Non voglio nemmeno pensarci.
Focus.
«Guardiamo fuori, Vaddy?»
Il primo controllo è dalla terrazza sul tetto, saliamo insieme e controlliamo il parco della villa. Non vedo nessun movimento e anche Vader è tranquillo.
Anche oggi nemmeno una nuvola. Per fortuna qui a Varese è un po’ più fresco che a Milano, ma pagherei per una giornata di pioggia.
Torniamo di sotto e tiro il filo per muovere le lattine fuori dalla porta. Aspetto. Tiro di nuovo. Non sento rumore di passi strascicati né quel basso ringhiare che gli zombi emettono quando si eccitano per una preda. Sembra che questa notte nessuno abbia oltrepassato le recinzioni, ma controllo comunque dalla finestra prima di aprire la porta.
Tutto è tranquillo, posso iniziare il giro d’ispezione del perimetro. Poi finirò l’inventario della cantina. Appena metto un piede fuori, però, Vader parte al galoppo verso il pollaio.
Mi gela il cuore.
È strano come funzioni la mente umana.
Quando ho visto in TV gli zombi che aggredivano Meloni e Salvini non ho solo guardato, ho cercato tutti i video online e me li sono scaricati. Li ho riprodotti ancora e ancora, nei giorni che hanno preceduto la fine di tutto, ho anche scaricato un programma per scorrerli al rallentatore e non perdere nessun dettaglio. Uno zombi ha strappato la mascella a Meloni, altri due si sono gettati su di lei e le hanno divorato quegli occhi sporgenti da rana. Era ancora viva quando l’hanno sventrata e si sono mangiati le sue budella. C’è un’inquadratura in cui si vede il momento in cui smette di agitarsi e muore, con Salvini, alle sue spalle, che piange e aspetta il suo turno, rannicchiato con le ginocchia contro al petto.
Non ho avuto nessun problema a guardare quelle immagini, anzi. Beh, sì, mi hanno fatto un po’ schifo, ma per tanti aspetti mi sono piaciute. E ora non riesco a uccidere una gallina già morta.
Deve essersi appena risvegliata, perché le altre sono ancora vive, ammassate sul trespolo più alto, una contro l’altra e tremanti, le teste nascoste tra le ali delle vicine. Quella zombi, invece, sta beccando la rete in ferro e sposta quei suoi occhi vuoti e affamati da me a Vader, che le mostra i denti. Stringo le dita attorno al bastone. Vader ha la schiuma alla bocca, le altre galline chiocciano in preda al panico e non voglio succeda qualcosa anche a loro, che i loro fragili cuori cedano per la paura. Sono più affettuose e simpatiche di quanto immaginassi ed è stato difficile non dare loro un nome, sforzarsi di non affezionarmi. Ma sapevo che questo momento sarebbe arrivato.
«Vieni, Vader» ordino. Lui mi ignora, è furioso e spaventato. Gli metto il guinzaglio e lo porto via, nel suo recinto. Abbaia, ma basta uno sguardo per farlo smettere.
Torno al pollaio, sposto il chiavistello e la porta si socchiude. La piccola zombi ci si avventa contro e la spalanca e io calo il bastone sulla sua testa una, due volte, fracassandola. Ho sentito il rumore delle ossa distrutte, ne ho sentito la vibrazione attraverso il legno. Non ho bisogno di colpirla ancora, ma non ci si può mai fidare. La copro con una scatola di legno, richiudo il pollaio e corro a prendere una mannaia per tagliarle la testa.
Avrò gli incubi, stanotte.
Li ho avuti anche quando ho ucciso Chiara e sua madre. Che poi, si può dire “ucciso”, in questi casi?
Suo padre, il colonnello, ha passato la vita a prepararsi per un evento come questo, ha speso una fortuna per comprare il generatore, i pannelli solari, le scorte. È stato uno scherzo crudele, da parte del fato, farlo morire il primo giorno.
Ma non è il momento di abbandonarsi a certi pensieri. Perché se inizio, poi ripenso a quando lei…
No.
Devo fare il giro del parco.
*
La cosa che mi piace di più, la sera, è stare in terrazza con Vader. Qui si sta quasi bene, quando il sole si avvicina all’orizzonte c’è qualche grado in meno e ogni tanto ti accarezza un vento leggero. Ho una bella vista sulla Schiranna e sul lago. La provinciale che lo costeggia si snoda silenziosa e abbandonata, molte delle luci ancora accese. È così pacifico. L’aria è pulita e fresca, è silenzioso, si sente il canto degli uccelli notturni.
Mi sdraio sulla poltrona, con una mano che scorre tra i peli del mio cagnolone, le stelle che si accendono sopra di me. Forse il mondo è diventato l’inferno, ma qui è un paradiso. E ci si abitua in fretta a stare bene.
Ripenso al messaggio alla radio.
… appendete un lenzuolo alla finestra, al balcone, al cancello di casa, aiutateci a trovarvi!
Io, quello che io vorrei, sarebbe di avere dei contatti con altri sopravvissuti, ma virtuali. Non dal vivo. Se mi dovessi rompere una gamba vorrei che qualcuno venisse ad aiutarmi, è chiaro, ma fino ad allora… O finché ci sarà ancora internet, almeno. I server, prima o poi, avranno bisogno di manutenzione. Devo anche trovare il modo di ricaricare il mio conto. Il mondo è morto, ma gli automatismi bancari no. Se non pago, perdo la connessione.
Quelli dello Zombibus parlano di un sito web. È ora di prendere il portatile e dargli un’occhiata.
Scrivo l’indirizzo e premo invio.
Oh cazzo! Cazzo, cazzo, cazzo! Chiudo subito la schermata, ma…
Merda, cosa ho fatto?
Scatto a sedere, mi manca l’aria. Vader mi guarda con le orecchie dritte, in allerta, ma non riesco a respirare, non posso tranquillizzarlo.
Quegli stronzi…
Faccio dei respiri profondi e cerco di rallentare il cuore, che sembra stia per esplodere.
Sulla homepage di zombibus.it c’è una mappa e i punti rossi sparsi qua e là devono essere quelli di chi si è connesso.
Se hanno registrato il mio IP, sanno dove sono.
E lo hanno registrato di sicuro.
Avrei dovuto usare una VPN. Idiota. Stupido imbecille.
Devo guardare di nuovo e controllare quanto sia precisa la localizzazione.
Ma prima devo calmarmi. E poi rendere la connessione sicura.
Vader fa un breve guaito e mi si avvicina per consolarmi. Lo stringo a me.
Merita un premietto.
*
Il mio segno non è esattamente sulla casa, ma a un centinaio di metri, all’inizio della via. Ma se non sono del tutto imbecilli, capiranno qual è la villa abitata dandole una sola occhiata. E devo supporre non siano stupidi, visto che mi hanno fregato.
Ci sono tanti punti, tanta gente ancora viva. Beh, non poi così tanti, ma più di quanti pensassi. Non ho mai incontrato superstiti quando mi sono avventurato in città. Chissà se qualcuno mi ha guardato da dietro una tenda, chiedendosi se avvertirmi o meno della sua presenza.
Nelle altre pagine ci sono foto delle cittadelle che stanno costruendo, della gente che ci vive. Sembrano felici. Sicuri. Ci sono video di uomini e donne che dicono che lo Zombibus li ha salvati da morte certa.
Eppure…
Come posso fidarmi? E non riesco a non pensare a quanto sia pericoloso che ci siano tante persone insieme. Qualcuno morirà, prima o poi, per un incidente, un infarto, una malattia. E quando succederà, si rialzerà per attaccare gli altri. Siamo tutti contagiati, siamo tutti destinati a diventare zombi.
Ci sono tante informazioni, ma non dicono dove sono e dalle foto non si vede nulla del paesaggio. Hanno mura con torri di guardia presidiate, magazzini pieni, campi coltivati. Se fosse vero… Ma lo è? Come può esserlo?
Vader richiama la mia attenzione.
«Sì, sì. Ti do la pappa prima di metterti a nanna.»
*
… lo Zombibus arriverà ovunque per mettervi in salvo!
Oggi l’ho visto, percorreva la provinciale.
Verde fluorescente, non passa inosservato, anche se gli zombi a queste cose non fanno caso. Le fiancate e il paraurti sono rinforzate, forse per colpire i morti, forse per sfondare i cancelli. Ero sul tetto e mi sono abbassato appena l’ho visto e per poco non sono rotolato giù a terra. C’era un ragazzo che spuntava dalla presa d’aria a metà del corridoio e si guardava intorno con un binocolo, ma non credo sia riuscito a vedermi. Oggi non cercavano me.
Ma sono vicini.
Forse hanno già identificato la casa.
Io… Devo pensare a una difesa. Contrastare gli zombi è una cosa, ma un gruppo di vivi…
*
Oggi qualcosa non va.
Ho un peso nel petto, una tristezza che non so identificare. Forse è solo il caldo, sono tutto sudato.
Scendo le scale e sento l’ansia crescere a ogni passo.
Vado da Vader e ancora prima di guardare dalla feritoia riconosco il suono, il roco ringhiare della morte. Do una sola occhiata e mi sento morire anche io. I suoi occhi non sono pieni di amore come al solito, sono neri e vuoti, sono un nulla che mi si stringe addosso strappandomi il respiro.
Stava bene, ieri sera. Cosa può essergli successo?
È possibile che… Se l’hanno fatto, li ammazzo tutti. Possibile che lo abbiano avvelenato? L’ho lasciato libero nel parco tutto il pomeriggio, potrebbero aver lanciato dei bocconcini oltre il muretto. Ma perché? L’unico motivo che mi viene in mente è che si stiano preparando ad attaccarmi, che non volessero mi difendesse.
Un altro sguardo all’interno e scoppio a piangere. Scivolo a terra, la schiena appoggiata alla porta e la testa tra le mani.
«Vaddy…»
Non posso usare il bastone con lui.
… solo uniti possiamo sopravvivere.
Hanno ripetuto il messaggio ancora e ancora e sono quasi certo di aver sentito il bus passare lungo la strada. Non l’ho visto, ma il rumore… Sono mesi che non passano automobili, qui.
Avrei voluto evitarlo, ma non posso.
Schiaccio i blister e due pastiglie di metilfenidato mi cadono nel palmo della mano. Le inghiotto con acqua abbondante, come dice il bugiardino. Chiudo gli occhi e respiro. Non ci metteranno molto a fare effetto, le ho provate una volta per sapere cosa aspettarmi.
Inizia con il cuore che accelera e una sensazione di calore che si spande dentro.
Eccolo.
Riapro gli occhi, e i colori sono più vivi e intensi, l’udito si fa più acuto, sento una nuova energia spandersi dentro di me fino a farmi tremare le mani, un’onda di lava che scioglie la stanchezza della giornata. Ho scavato una fossa per Vader e l’ho seppellito sotto al suo albero preferito.
Non ho più lacrime da piangere.
Stanotte starò sveglio.
Se quei bastardi arriveranno, sarò pronto.
*
Ho preso due pillole quando è svanito l’effetto delle prime. Poi altre tre.
Sono sicuro che arriveranno oggi.
Forse si preparano ad attaccare questa notte, quando pensano sarò addormentato. Ma li sto aspettando.
*
… siamo qui per te!
Sono tre giorni che non dormo. E non sono nemmeno stanco.
C’è stato un momento, questa mattina, che forse sì, cioè, forse ho perso qualche momento, non ricordo bene. Ero in giardino e poi mi son trovato sul divano. Ho aumentato un po’ la dose, ho dovuto. Quattro pillole, solo per ora. Così posso stare sveglio e aspettarli.
Ho deciso di scendere in cantina. Lì avrò tutti i vantaggi.
Porto giù dell’acqua e un paio di scatolette, ma non ho fame in questi giorni. Non ricordo quando ho mangiato, ma meglio così. Le scorte dureranno di più.
Il fucile è pulito e carico, ho le munizioni. Porto giù anche il bastone e un paio di coltelli. Sistemo gli scatoloni per formare una piccola barricata dietro cui nascondermi. Loro scenderanno dalle scale e saranno perfettamente a tiro.
Spengo la luce. Sono invisibile. Punto il fucile verso l’entrata e aspetto.
Sono pronto. Il cuore mi batte all’impazzata.
È buio, ma non mi preoccupa.
Gli occhi si abituano all’oscurità.
- Taylor_Blackfyre
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Re: Gli occhi si abituano all'oscurità
Ciao!
Punto a entrambi i bonus. Due boss finali su tre sanno il mio nome XD
Punto a entrambi i bonus. Due boss finali su tre sanno il mio nome XD
- angelo.frascella
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Re: Gli occhi si abituano all'oscurità
Ciao Taylor!
Il tuo è il primo racconto che leggo di questo contest e devo dire che inizio molto bene.
Il racconto è bello, con una struttura particolare e coraggiosa e diverso dalle solite storie sugli zombie.
Tutto si incentra sulla paranoia crescente del protagonista, che finisce col trovarsi a suo agio nella situazione di isolamento in cui è costretto, e sull'attesa.
Il riferimento al Covid aiuta, da una parte, il lettore a calarsi nella situazione (ricordandoci come davvero molti possano finire col trovarsi a proprio agio in una situazione di isolamento innaturale) e, dall'altra, aggiinge un piano di lettura metaforico.
Il racconto non ha un vero climax, ma un'atmosfera di attesa che genera una tensione crescente che si ferma sul più bello. Ammetto che avrei preferito che si spingere un pochetto più avanti: l'autobus che si ferma davanti a casa sua per esempio (o meglio ancora lui che crede che si sia fermato, ma gli indizi sono ambigui e potrebbe essere in preda a una sorta di allucinazione) e lui che si prepara ad attaccare, per esempio.
Qualcuno potrebbe non apprezzare la scarsa presenza di zombie, ma dal mio punto di vista questo non è un problema.
Ho inoltre qualche perplessità dal punto dal punto di vista tecnico: non credo che rete elettrica e Internet possano reggere a una simile apocalisse nel momento in cui viene a mancare la presenza umana e se potrebbe esserci elettricità in casa grazie ai pannelli solari, tenderei a escludere che il Web possa continuare a funzionare. Magari potresti lasciare solo la radio in funzione (dei trasmettitori locali dotati di pannelli solari sono più credibili). La paura che la sia posizione possa essere rivelata potrebbe dipendere da una sua trasmissione incauta.
Comunque, in generale il giudizio è positivo. Bravo!
Il tuo è il primo racconto che leggo di questo contest e devo dire che inizio molto bene.
Il racconto è bello, con una struttura particolare e coraggiosa e diverso dalle solite storie sugli zombie.
Tutto si incentra sulla paranoia crescente del protagonista, che finisce col trovarsi a suo agio nella situazione di isolamento in cui è costretto, e sull'attesa.
Il riferimento al Covid aiuta, da una parte, il lettore a calarsi nella situazione (ricordandoci come davvero molti possano finire col trovarsi a proprio agio in una situazione di isolamento innaturale) e, dall'altra, aggiinge un piano di lettura metaforico.
Il racconto non ha un vero climax, ma un'atmosfera di attesa che genera una tensione crescente che si ferma sul più bello. Ammetto che avrei preferito che si spingere un pochetto più avanti: l'autobus che si ferma davanti a casa sua per esempio (o meglio ancora lui che crede che si sia fermato, ma gli indizi sono ambigui e potrebbe essere in preda a una sorta di allucinazione) e lui che si prepara ad attaccare, per esempio.
Qualcuno potrebbe non apprezzare la scarsa presenza di zombie, ma dal mio punto di vista questo non è un problema.
Ho inoltre qualche perplessità dal punto dal punto di vista tecnico: non credo che rete elettrica e Internet possano reggere a una simile apocalisse nel momento in cui viene a mancare la presenza umana e se potrebbe esserci elettricità in casa grazie ai pannelli solari, tenderei a escludere che il Web possa continuare a funzionare. Magari potresti lasciare solo la radio in funzione (dei trasmettitori locali dotati di pannelli solari sono più credibili). La paura che la sia posizione possa essere rivelata potrebbe dipendere da una sua trasmissione incauta.
Comunque, in generale il giudizio è positivo. Bravo!
- Taylor_Blackfyre
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Re: Gli occhi si abituano all'oscurità
angelo.frascella ha scritto:Ciao Taylor!
Il tuo è il primo racconto che leggo di questo contest e devo dire che inizio molto bene.
Il racconto è bello, con una struttura particolare e coraggiosa e diverso dalle solite storie sugli zombie.
Tutto si incentra sulla paranoia crescente del protagonista, che finisce col trovarsi a suo agio nella situazione di isolamento in cui è costretto, e sull'attesa.
Il riferimento al Covid aiuta, da una parte, il lettore a calarsi nella situazione (ricordandoci come davvero molti possano finire col trovarsi a proprio agio in una situazione di isolamento innaturale) e, dall'altra, aggiinge un piano di lettura metaforico.
Il racconto non ha un vero climax, ma un'atmosfera di attesa che genera una tensione crescente che si ferma sul più bello. Ammetto che avrei preferito che si spingere un pochetto più avanti: l'autobus che si ferma davanti a casa sua per esempio (o meglio ancora lui che crede che si sia fermato, ma gli indizi sono ambigui e potrebbe essere in preda a una sorta di allucinazione) e lui che si prepara ad attaccare, per esempio.
Qualcuno potrebbe non apprezzare la scarsa presenza di zombie, ma dal mio punto di vista questo non è un problema.
Ho inoltre qualche perplessità dal punto dal punto di vista tecnico: non credo che rete elettrica e Internet possano reggere a una simile apocalisse nel momento in cui viene a mancare la presenza umana e se potrebbe esserci elettricità in casa grazie ai pannelli solari, tenderei a escludere che il Web possa continuare a funzionare. Magari potresti lasciare solo la radio in funzione (dei trasmettitori locali dotati di pannelli solari sono più credibili). La paura che la sia posizione possa essere rivelata potrebbe dipendere da una sua trasmissione incauta.
Comunque, in generale il giudizio è positivo. Bravo!
Ciao Angelo,
grazie del commento!
Pur senza spingere troppo sul realismo, ho fatto qualche ricerca prima di scrivere e oggi come oggi sì, internet si potrebbe usare solo per pochi giorni senza manutenzione. Nel 2030, però, immagino che le connessioni satellitari come starlink saranno più diffuse e quelle, anche se non dureranno all'infinito, dovrebbero poter tirare per qualche anno. I normali siti web non sarebbero più online, ma se i sopravvissuti si dotassero di un server e avessero energia elettrica dovrebbero poter rendere raggiungibile il loro. Comunque, se sembra poco credibile, si può modificare, magari come suggerisci.
La prima immagine che mi è venuta per il racconto era quella del protagonista in piena paranoia che si rinchiude al buio in attesa di un nemico che forse non esiste nemmeno e mi piaceva l'idea di giocare un po' con l'individualismo, la mancanza di fiducia negli altri e la reale possibilità che, in effetti, abbia ragione a temere più i vivi dei morti. Ho valutato se ci dovesse volere più tempo a mandarlo fuori di testa, ma credo che la rottura delle routine, la fine di Vader e l'assunzione di stimolanti siano colpi troppo forti per una psiche resa fragile dai traumi e dall'isolamento. Ho pensato anche se mettere una bella scena di zombie, ma mi serviva sottolineare il contrasto tra una situazione a cui, bene o male, si è adattato e la paura di fare cambiamenti. Il finale è anticlimatico, sì. Chissà quanto rimarrà lì in attesa, riempiendosi di pillole per essere pronto. Poteva essere interessante fargli fare un agguato allo Zombibus per vendicare Vader, ma come ti accennavo è da quell'immagine che è partito tutto e volevo che fosse più un racconto incentrato sulla solitudine e la difficoltà di relazionarsi che sul confronto reale con una minaccia.
Comunque, sono felice ti sia piaciuto e ti ringrazio. Buona sfida a te!
- angelo.frascella
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Re: Gli occhi si abituano all'oscurità
Ciao Taylor.
Una soluzione semplice potrebbe esplicitare il fatto che la connessione funziona grazie alle miriadi di satelliti che continuano a fare il loro dovere indipendentemente da ciò che accade sulla Terra e che l'elettricità va grazie ai pannelli solari
Nel 2030, però, immagino che le connessioni satellitari come starlink saranno più diffuse e quelle, anche se non dureranno all'infinito, dovrebbero poter tirare per qualche anno
Una soluzione semplice potrebbe esplicitare il fatto che la connessione funziona grazie alle miriadi di satelliti che continuano a fare il loro dovere indipendentemente da ciò che accade sulla Terra e che l'elettricità va grazie ai pannelli solari
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Re: Gli occhi si abituano all'oscurità
Ciao Taylor! Prima di tutto ti faccio qualche osservazione che secondo me potrebbe migliorare il testo! Però calcola solo quelle che ritieni più giuste.
Allora mi è piaciuto molto il senso che lui non abbia paura solo degli zombi ma anche degli umani sopravvissuti. Davvero una bella pensata, e anche il protagonista fa delle belle deduzioni.
Nel tuo testo, se non ho male interpretato, si diventa zombi con la sola morte naturale.
È un racconto che vuole comunque essere introspettivo, ma forse taglierei qualche riflessione all'inizio a favore di più azione nel finale, con la presenza di qualcuno che davvero entra nella casa, mentre i suoi occhi si abituano al buio. Magari una conclusione ad effetto del tipo “C'è qualcuno? Siamo quelli dello zombiebus…” e lui che pensa si sono qui, ma non mi avrete mai (anche se così è una frase fatta, ma era per darti il senso di quello che intendevo). Perché effettivamente lui sa solo che la minaccia sta arrivando e anche il lettore rimane sospeso, in una specie di senso di attesa che di sicuro volevi dare, ma allo stesso tempo si spezza anche la tensione. Della serie che magari è sceso in cantina, ha fatto tutta la barricata, però non arriva nessuno. Riflettici su, anche se ho capito che a te il finale piace così. E ci sta eh, non è brutto, però ci starebbe un altro scossone emotivo, forse anche finto. Del tipo “Ho sentito dei rumori. Li ho immaginati oppure no?”
Molto bella anche la parte online del sito dello zombiebus. Secondo me è stata proprio una bella trovata. Hai creato proprio uno scenario solido come “nuova casa” del protagonista.
Bonus animali zombie: sì. Gallina e cane zombie.
Bonus personaggio famoso: sì. Meloni e Salvini.
- Perché controlla la camera di Vader? Prima di aprirgli la porta. Non si fida del tutto del suo cane? Se così fosse enfatizzerei questa cosa che mi sembra importante. Anche perché c'è un poco di controsenso. Lui lo lascia libero di correre nel parco alla fine della storia, ma sa che ci sono dei pericoli facendolo. Quindi perché lo fa? Se appunto Vader è la sua unica compagnia e ci tiene così tanto? Perché non tenerlo sempre d'occhio? Questo mi ha lasciato in dubbio, cioè io me lo terrei stretto questo cane. Non può farlo solo di notte, che lo chiude nella camera, e poi non avere riguardi. Anche perché appunto qualche zombie potrebbe superare il muretto del parco se lui va sistematicamente a controllare ogni tot, anche dal terrazzo, a vedere se sono entrati zombi. Sistemerei questa cosa. Magari il cane potrebbe correre un momento più lontano. O aver sciolto il nodo che lo lega all'albero (se lo usi al posto del recinto, questo è un suggerimento che ti ho dato più avanti nella parte con la gallina zombie). Il protagonista si spaventa, dopo che ha ucciso la gallina, perché non lo vede. Va a cercarlo, lo chiama, Vader ritorna e poi gli dice di non allontanarsi più… e poi appunto quando lo trova zombi nella sua camera, ripensa a quando era scappato e che cosa poteva aver fatto. Questo è il primo esempio/suggerimento che mi è venuto in mente su come, per me, potresti risolvere questo problema. Però in questo caso dovresti partire all'inizio, o prima, con il pezzo sul sito dello zombiebus. Magari prova a spostarli e vedere se esce un casino, oppure no. Anche perché non voglio farti fare pasticci per colpa di una mia sensazione, ecco.
In questa frase: Appena metto piede fuori, però, Vader parte al galoppo verso il pollaio. Si perde il focus sul pdv perché sembra appunto che lui sappia già che Vader partirà via veloce, e non userei galoppo per un cane. La modificherei in questo modo: Apro la porta e Vader schizza fuori. Corre verso il pollaio. Mi si gela il cuore.
Quando arriva la gallina zombi mi sarebbe piaciuto vedere una diversificazione in più rispetto alle altre. E non solo gli occhi vuoti mentre becca il recinto. Qualche dettaglio in più. Magari poteva aver attaccato già un’altra gallina? Anche se così dovrebbe ucciderne due. Poi anche la scatola di legno con cui la copre prima di tagliarle la testa, sembra un po’ comparire dal nulla. E anche il recinto in cui mette Vader l’ho percepito come un po’ troppo a posta per evitare che attaccasse lui per primo la gallina zombi. Quindi forse lo legherei semplicemente al tronco di un albero?
In questo pezzo: Li ho avuti anche quando ho ucciso Chiara [...] fino alla fine del paragrafo, mi ha fatto strano che non pensasse prima ai suoi affetti, ma a Meloni e Salvini che vengono attaccati dagli zombi. Nella parte in cui appunto si prepara mentalmente a uccidere la gallina. Dato che appunto è più atroce aver ucciso i propri cari sotto costrizione, che invece vedere sconosciuti politici morire. Quindi invertirei i due pezzi, con lui che si fa forza per ammazzare la gallina pensando che ha fatto ben di peggio. E poi dopo averla uccisa magari pensa che non è stato così schifoso come vedere Meloni e Salvini ammazzati dagli zombi.
Allora mi è piaciuto molto il senso che lui non abbia paura solo degli zombi ma anche degli umani sopravvissuti. Davvero una bella pensata, e anche il protagonista fa delle belle deduzioni.
Nel tuo testo, se non ho male interpretato, si diventa zombi con la sola morte naturale.
È un racconto che vuole comunque essere introspettivo, ma forse taglierei qualche riflessione all'inizio a favore di più azione nel finale, con la presenza di qualcuno che davvero entra nella casa, mentre i suoi occhi si abituano al buio. Magari una conclusione ad effetto del tipo “C'è qualcuno? Siamo quelli dello zombiebus…” e lui che pensa si sono qui, ma non mi avrete mai (anche se così è una frase fatta, ma era per darti il senso di quello che intendevo). Perché effettivamente lui sa solo che la minaccia sta arrivando e anche il lettore rimane sospeso, in una specie di senso di attesa che di sicuro volevi dare, ma allo stesso tempo si spezza anche la tensione. Della serie che magari è sceso in cantina, ha fatto tutta la barricata, però non arriva nessuno. Riflettici su, anche se ho capito che a te il finale piace così. E ci sta eh, non è brutto, però ci starebbe un altro scossone emotivo, forse anche finto. Del tipo “Ho sentito dei rumori. Li ho immaginati oppure no?”
Molto bella anche la parte online del sito dello zombiebus. Secondo me è stata proprio una bella trovata. Hai creato proprio uno scenario solido come “nuova casa” del protagonista.
Bonus animali zombie: sì. Gallina e cane zombie.
Bonus personaggio famoso: sì. Meloni e Salvini.
- Taylor_Blackfyre
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Re: Gli occhi si abituano all'oscurità
Ciao Gaia!
Grazie dei consigli, tutto è migliorabile e se hai pensato queste cose vale la pena di rifletterci. Specie per come vengono spiegate, evidentemente dei passaggi non sono chiari/non ottengono l'effetto voluto.
Per come ho immaginato io la situazione, il protagonista è giudizioso fino all'eccesso nei controlli mattutini prima di uscire di casa, ma una volta appurato che di notte, quando non è vigile, non è successo niente, nel perimetro del parco si sente al sicuro e lascia il cane libero di muoversi, non necessariamente nel recinto. Non vede nessuno da un anno e fino all'arrivo dello Zombibus non si immagina nemmeno che qualcuno si prenda la briga di uccidergli il cane. Ha fortificato la villa e il giardino ed è difficile che uno zombie riesca a entrare, specie di giorno quando lui sentirebbe il rumore e potrebbe intervenire prima dello sfondamento delle barriere. La mattina controlla la stanza del cane perché sa che c'è il rischio di trovarlo come poi lo trova, anche per cause naturali, altrimenti lo lascerebbe dormire in camera. Fargli trovare uno zombie in casa darebbe modo di fare una bella scena, ma bisognerebbe capire come ha fatto a entrare e gli farebbe percepire come meno sicura la sistemazione, spingendolo magari ad accettare di andarsene.
Non ho capito bene il secondo paragrafo, quello sul pov. Lui apre la porta e vede il cane correre fuori, perché si infrange il pdv? Galoppo è il termine tecnico per l'andatura di corsa di un sacco di animali, compresi i cani, anche se fa venire in mente il cavallo. "Schizza fuori" mi sembra un'ottima alternativa.
Perché non vuoi bene alle galline? U_U Se vuoi gliele facciamo uccidere anche tutte, ma poverine! La scatola immagino fosse lì accanto al pollaio, con dentro magari il necessario per pulire. Il recinto è per non tenere il cane in casa mentre le galline razzolano in giro.
Quello dell'invertire i ricordi è un buon punto. Lì per lì mi interessava creare il contrasto tra il divertimento nel vedere meloni e salvini mangiati vivi e la difficoltà di uccidere la gallina, anche perché al resto cerca di non pensare, però ci sta.
Per gli zombie, sì, ho usato quelli della Notte dei morti viventi, quindi chiunque si risveglierà dopo il decesso. L'essere morsi uccide perché il morso è infetto, ma non è quello che ti contagia.
Anche sul finale è un buon punto e può starci, dipende da che effetto si vuole dare.
Sono tutte cose che terrò in considerazione, se dovessi riprendere il racconto, grazie!
Grazie dei consigli, tutto è migliorabile e se hai pensato queste cose vale la pena di rifletterci. Specie per come vengono spiegate, evidentemente dei passaggi non sono chiari/non ottengono l'effetto voluto.
Per come ho immaginato io la situazione, il protagonista è giudizioso fino all'eccesso nei controlli mattutini prima di uscire di casa, ma una volta appurato che di notte, quando non è vigile, non è successo niente, nel perimetro del parco si sente al sicuro e lascia il cane libero di muoversi, non necessariamente nel recinto. Non vede nessuno da un anno e fino all'arrivo dello Zombibus non si immagina nemmeno che qualcuno si prenda la briga di uccidergli il cane. Ha fortificato la villa e il giardino ed è difficile che uno zombie riesca a entrare, specie di giorno quando lui sentirebbe il rumore e potrebbe intervenire prima dello sfondamento delle barriere. La mattina controlla la stanza del cane perché sa che c'è il rischio di trovarlo come poi lo trova, anche per cause naturali, altrimenti lo lascerebbe dormire in camera. Fargli trovare uno zombie in casa darebbe modo di fare una bella scena, ma bisognerebbe capire come ha fatto a entrare e gli farebbe percepire come meno sicura la sistemazione, spingendolo magari ad accettare di andarsene.
Non ho capito bene il secondo paragrafo, quello sul pov. Lui apre la porta e vede il cane correre fuori, perché si infrange il pdv? Galoppo è il termine tecnico per l'andatura di corsa di un sacco di animali, compresi i cani, anche se fa venire in mente il cavallo. "Schizza fuori" mi sembra un'ottima alternativa.
Perché non vuoi bene alle galline? U_U Se vuoi gliele facciamo uccidere anche tutte, ma poverine! La scatola immagino fosse lì accanto al pollaio, con dentro magari il necessario per pulire. Il recinto è per non tenere il cane in casa mentre le galline razzolano in giro.
Quello dell'invertire i ricordi è un buon punto. Lì per lì mi interessava creare il contrasto tra il divertimento nel vedere meloni e salvini mangiati vivi e la difficoltà di uccidere la gallina, anche perché al resto cerca di non pensare, però ci sta.
Per gli zombie, sì, ho usato quelli della Notte dei morti viventi, quindi chiunque si risveglierà dopo il decesso. L'essere morsi uccide perché il morso è infetto, ma non è quello che ti contagia.
Anche sul finale è un buon punto e può starci, dipende da che effetto si vuole dare.
Sono tutte cose che terrò in considerazione, se dovessi riprendere il racconto, grazie!
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Re: Gli occhi si abituano all'oscurità
Taylor_Blackfyre ha scritto:Ciao Gaia!
Grazie dei consigli, tutto è migliorabile e se hai pensato queste cose vale la pena di rifletterci. Specie per come vengono spiegate, evidentemente dei passaggi non sono chiari/non ottengono l'effetto voluto.
Per come ho immaginato io la situazione, il protagonista è giudizioso fino all'eccesso nei controlli mattutini prima di uscire di casa, ma una volta appurato che di notte, quando non è vigile, non è successo niente, nel perimetro del parco si sente al sicuro e lascia il cane libero di muoversi, non necessariamente nel recinto. Non vede nessuno da un anno e fino all'arrivo dello Zombibus non si immagina nemmeno che qualcuno si prenda la briga di uccidergli il cane. Ha fortificato la villa e il giardino ed è difficile che uno zombie riesca a entrare, specie di giorno quando lui sentirebbe il rumore e potrebbe intervenire prima dello sfondamento delle barriere. La mattina controlla la stanza del cane perché sa che c'è il rischio di trovarlo come poi lo trova, anche per cause naturali, altrimenti lo lascerebbe dormire in camera. Fargli trovare uno zombie in casa darebbe modo di fare una bella scena, ma bisognerebbe capire come ha fatto a entrare e gli farebbe percepire come meno sicura la sistemazione, spingendolo magari ad accettare di andarsene.
Non ho capito bene il secondo paragrafo, quello sul pov. Lui apre la porta e vede il cane correre fuori, perché si infrange il pdv? Galoppo è il termine tecnico per l'andatura di corsa di un sacco di animali, compresi i cani, anche se fa venire in mente il cavallo. "Schizza fuori" mi sembra un'ottima alternativa.
Perché non vuoi bene alle galline? U_U Se vuoi gliele facciamo uccidere anche tutte, ma poverine! La scatola immagino fosse lì accanto al pollaio, con dentro magari il necessario per pulire. Il recinto è per non tenere il cane in casa mentre le galline razzolano in giro.
Quello dell'invertire i ricordi è un buon punto. Lì per lì mi interessava creare il contrasto tra il divertimento nel vedere meloni e salvini mangiati vivi e la difficoltà di uccidere la gallina, anche perché al resto cerca di non pensare, però ci sta.
Per gli zombie, sì, ho usato quelli della Notte dei morti viventi, quindi chiunque si risveglierà dopo il decesso. L'essere morsi uccide perché il morso è infetto, ma non è quello che ti contagia.
Anche sul finale è un buon punto e può starci, dipende da che effetto si vuole dare.
Sono tutte cose che terrò in considerazione, se dovessi riprendere il racconto, grazie!
Grazie per il confronto sul termine galoppo. Non lo sapevo! Ma mi piace imparare cose nuove. Probabilmente è una cosa più mia che altro. Ma credo che dipenda dal fatto che c'è quel però. Perché lo vedo come un termine più adatto al dialogo. Invece che a, diciamo, unire più azioni in una frase. Del tipo sai mi stavo preparando il caffè però per sbaglio ci ho messo lo zucchero. Non so se riesco a spiegarmi bene.
Non avevo capito che la zona fosse sicura e lui controllasse più per routine e per accettarsi comunque di non avere sorprese. Proverò comunque a rileggere il testo con questa informazione in più. Ora che me lo hai detto ha in effetti più senso che lui lasci il cane libero per il parco, dopo i controlli. E anche il recinto ha una sua funzionalità.
Le galline devono morire tutte, perché mi fanno paura! No dai, sto scherzando. È solo che appunto mi sembrava strano che la riconoscesse solo dagli occhi strani, più scuri. Ora non ricordo di preciso cosa hai scritto. Però forse qualche dettaglio in più, magari qualche comportamento strano, sarebbe stato utile. Perché tipo anche su Vader comunque se non sbaglio hai messo il ringhio che era diverso, oltre agli occhi.
Devo ancora pensare a come mettere la classifica. Perché comunque di mio sento che ho proprio il bisogno di confrontarmi per poi decidere. Però in ogni caso il tuo racconto mi è piaciuto molto!
- Taylor_Blackfyre
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Re: Gli occhi si abituano all'oscurità
Gaia Peruzzo ha scritto:Taylor_Blackfyre ha scritto:Ciao Gaia!
Grazie dei consigli, tutto è migliorabile e se hai pensato queste cose vale la pena di rifletterci. Specie per come vengono spiegate, evidentemente dei passaggi non sono chiari/non ottengono l'effetto voluto.
Per come ho immaginato io la situazione, il protagonista è giudizioso fino all'eccesso nei controlli mattutini prima di uscire di casa, ma una volta appurato che di notte, quando non è vigile, non è successo niente, nel perimetro del parco si sente al sicuro e lascia il cane libero di muoversi, non necessariamente nel recinto. Non vede nessuno da un anno e fino all'arrivo dello Zombibus non si immagina nemmeno che qualcuno si prenda la briga di uccidergli il cane. Ha fortificato la villa e il giardino ed è difficile che uno zombie riesca a entrare, specie di giorno quando lui sentirebbe il rumore e potrebbe intervenire prima dello sfondamento delle barriere. La mattina controlla la stanza del cane perché sa che c'è il rischio di trovarlo come poi lo trova, anche per cause naturali, altrimenti lo lascerebbe dormire in camera. Fargli trovare uno zombie in casa darebbe modo di fare una bella scena, ma bisognerebbe capire come ha fatto a entrare e gli farebbe percepire come meno sicura la sistemazione, spingendolo magari ad accettare di andarsene.
Non ho capito bene il secondo paragrafo, quello sul pov. Lui apre la porta e vede il cane correre fuori, perché si infrange il pdv? Galoppo è il termine tecnico per l'andatura di corsa di un sacco di animali, compresi i cani, anche se fa venire in mente il cavallo. "Schizza fuori" mi sembra un'ottima alternativa.
Perché non vuoi bene alle galline? U_U Se vuoi gliele facciamo uccidere anche tutte, ma poverine! La scatola immagino fosse lì accanto al pollaio, con dentro magari il necessario per pulire. Il recinto è per non tenere il cane in casa mentre le galline razzolano in giro.
Quello dell'invertire i ricordi è un buon punto. Lì per lì mi interessava creare il contrasto tra il divertimento nel vedere meloni e salvini mangiati vivi e la difficoltà di uccidere la gallina, anche perché al resto cerca di non pensare, però ci sta.
Per gli zombie, sì, ho usato quelli della Notte dei morti viventi, quindi chiunque si risveglierà dopo il decesso. L'essere morsi uccide perché il morso è infetto, ma non è quello che ti contagia.
Anche sul finale è un buon punto e può starci, dipende da che effetto si vuole dare.
Sono tutte cose che terrò in considerazione, se dovessi riprendere il racconto, grazie!
Grazie per il confronto sul termine galoppo. Non lo sapevo! Ma mi piace imparare cose nuove. Probabilmente è una cosa più mia che altro. Ma credo che dipenda dal fatto che c'è quel però. Perché lo vedo come un termine più adatto al dialogo. Invece che a, diciamo, unire più azioni in una frase. Del tipo sai mi stavo preparando il caffè però per sbaglio ci ho messo lo zucchero. Non so se riesco a spiegarmi bene.
Non avevo capito che la zona fosse sicura e lui controllasse più per routine e per accettarsi comunque di non avere sorprese. Proverò comunque a rileggere il testo con questa informazione in più. Ora che me lo hai detto ha in effetti più senso che lui lasci il cane libero per il parco, dopo i controlli. E anche il recinto ha una sua funzionalità.
Le galline devono morire tutte, perché mi fanno paura! No dai, sto scherzando. È solo che appunto mi sembrava strano che la riconoscesse solo dagli occhi strani, più scuri. Ora non ricordo di preciso cosa hai scritto. Però forse qualche dettaglio in più, magari qualche comportamento strano, sarebbe stato utile. Perché tipo anche su Vader comunque se non sbaglio hai messo il ringhio che era diverso, oltre agli occhi.
Devo ancora pensare a come mettere la classifica. Perché comunque di mio sento che ho proprio il bisogno di confrontarmi per poi decidere. Però in ogni caso il tuo racconto mi è piaciuto molto!
La gallina potrebbe chiocciare in modo sinistro, in effetti!
Non le ho messo caratteristiche zombesche visibili perché la immaginavo morta in modo naturale, ma in effetti sarebbe stato più interessante se avesse combattuto con una delle altre e avesse delle ferite, magari un occhi pendente o cose del genere. E l'altra si fosse magari risvegliata ma avesse ferite troppo gravi per muoversi e attaccare.
Comunque vada, sono contento ti sia piaciuto :D in bocca al lupo per il tuo girone!
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Re: Gli occhi si abituano all'oscurità
Taylor_Blackfyre ha scritto:
La gallina potrebbe chiocciare in modo sinistro, in effetti!
Non le ho messo caratteristiche zombesche visibili perché la immaginavo morta in modo naturale, ma in effetti sarebbe stato più interessante se avesse combattuto con una delle altre e avesse delle ferite, magari un occhi pendente o cose del genere. E l'altra si fosse magari risvegliata ma avesse ferite troppo gravi per muoversi e attaccare.
Comunque vada, sono contento ti sia piaciuto :D in bocca al lupo per il tuo girone!
Oppure per cambiare, se non vuoi farle attaccare un'altra gallina, magari potrebbe essersi rotta il becco cercando di aprire la rete del pollaio. O essersi ferita e sbatterci contro. Non so se sia possibile. È un'idea che mi è venuta ora su due piedi così. Con un comportamento anomalo, lo differenzi anche poi dalla trasformazione del cane. Però vedi tu se cambiare o meno, e anche se ci stai coi caratteri.
Re: Gli occhi si abituano all'oscurità
Ciao Taylor!
Leggendo il tuo racconto ho provato una particolare immersione, considerando che come il protagonista, anche io sono introverso (e anch’io ho ben goduto del periodo a casa durante il covid!). Potrei sbagliarmi ma, questa cosa di preferire l’isolamento, aver costruito una routine ed avere un cane fidato, mi ha ricordato molto il film Io sono leggenda, che ha dato alla tua storia un punto di vista accattivante.
Una delle cose che ho apprezzato di più è il ruolo quasi antagonista che viene dato allo Zombibus, perché non è una cosa che ci si aspetta; non tutti ci avrebbero pensato, insomma.
La figura di Vader è ben descritta e presente, e crea empatia durante la lettura: si, mi sono affezionato a quella bestiolina.
Il problema è che, anche qui manca un elemento fondamentale: lo zombi. Se si sceglie un punto di vista in cui si tende a far capire l’elemento zombi più che mostrarlo, allora perché dare tanta cura a questo aspetto sugli animali? A questo punto facciamolo anche sulle persone! Si tratta comunque di un racconto sugli zombi. Hai composto quella macabra descrizione di Meloni e Salvini che vengono aggrediti, ma non un minimo cenno all’entità degli aggressori, se non la parola “zombi” e basta.
Mi è poi rimasto un dubbio: chi sono Chiara e sua madre? Prima della fine mi sarei aspettato di conoscere il loro ruolo, ma non è successo, e questa sensazione di sospeso mi ha irritato un po’. Sarebbe stato meglio dare una spiegazione ad un certo punto (che avrebbe dato ulteriore empatia) oppure non citarle affatto.
I bonus sono presenti entrambi:
la gallina e Vader il cane
Meloni e Salvini
Leggendo il tuo racconto ho provato una particolare immersione, considerando che come il protagonista, anche io sono introverso (e anch’io ho ben goduto del periodo a casa durante il covid!). Potrei sbagliarmi ma, questa cosa di preferire l’isolamento, aver costruito una routine ed avere un cane fidato, mi ha ricordato molto il film Io sono leggenda, che ha dato alla tua storia un punto di vista accattivante.
Una delle cose che ho apprezzato di più è il ruolo quasi antagonista che viene dato allo Zombibus, perché non è una cosa che ci si aspetta; non tutti ci avrebbero pensato, insomma.
La figura di Vader è ben descritta e presente, e crea empatia durante la lettura: si, mi sono affezionato a quella bestiolina.
Il problema è che, anche qui manca un elemento fondamentale: lo zombi. Se si sceglie un punto di vista in cui si tende a far capire l’elemento zombi più che mostrarlo, allora perché dare tanta cura a questo aspetto sugli animali? A questo punto facciamolo anche sulle persone! Si tratta comunque di un racconto sugli zombi. Hai composto quella macabra descrizione di Meloni e Salvini che vengono aggrediti, ma non un minimo cenno all’entità degli aggressori, se non la parola “zombi” e basta.
Mi è poi rimasto un dubbio: chi sono Chiara e sua madre? Prima della fine mi sarei aspettato di conoscere il loro ruolo, ma non è successo, e questa sensazione di sospeso mi ha irritato un po’. Sarebbe stato meglio dare una spiegazione ad un certo punto (che avrebbe dato ulteriore empatia) oppure non citarle affatto.
I bonus sono presenti entrambi:
la gallina e Vader il cane
Meloni e Salvini
Francesco Michele Forciniti
Re: Gli occhi si abituano all'oscurità
Ciao Taylor!
Leggendo il tuo racconto ho provato una particolare immersione, considerando che come il protagonista, anche io sono introverso (e anch’io ho ben goduto del periodo a casa durante il covid!). Potrei sbagliarmi ma, questa cosa di preferire l’isolamento, aver costruito una routine ed avere un cane fidato, mi ha ricordato molto il film Io sono leggenda, che ha dato alla tua storia un punto di vista accattivante.
Una delle cose che ho apprezzato di più è il ruolo quasi antagonista che viene dato allo Zombibus, perché non è una cosa che ci si aspetta; non tutti ci avrebbero pensato, insomma.
La figura di Vader è ben descritta e presente, e crea empatia durante la lettura: si, mi sono affezionato a quella bestiolina.
Il problema è che, anche qui manca un elemento fondamentale: lo zombi. Se si sceglie un punto di vista in cui si tende a far capire l’elemento zombi più che mostrarlo, allora perché dare tanta cura a questo aspetto sugli animali? A questo punto facciamolo anche sulle persone! Si tratta comunque di un racconto sugli zombi. Hai composto quella macabra descrizione di Meloni e Salvini che vengono aggrediti, ma non un minimo cenno all’entità degli aggressori, se non la parola “zombi” e basta.
Mi è poi rimasto un dubbio: chi sono Chiara e sua madre? Prima della fine mi sarei aspettato di conoscere il loro ruolo, ma non è successo, e questa sensazione di sospeso mi ha irritato un po’. Sarebbe stato meglio dare una spiegazione ad un certo punto (che avrebbe dato ulteriore empatia) oppure non citarle affatto.
I bonus sono presenti entrambi:
la gallina e Vader il cane
Meloni e Salvini
Leggendo il tuo racconto ho provato una particolare immersione, considerando che come il protagonista, anche io sono introverso (e anch’io ho ben goduto del periodo a casa durante il covid!). Potrei sbagliarmi ma, questa cosa di preferire l’isolamento, aver costruito una routine ed avere un cane fidato, mi ha ricordato molto il film Io sono leggenda, che ha dato alla tua storia un punto di vista accattivante.
Una delle cose che ho apprezzato di più è il ruolo quasi antagonista che viene dato allo Zombibus, perché non è una cosa che ci si aspetta; non tutti ci avrebbero pensato, insomma.
La figura di Vader è ben descritta e presente, e crea empatia durante la lettura: si, mi sono affezionato a quella bestiolina.
Il problema è che, anche qui manca un elemento fondamentale: lo zombi. Se si sceglie un punto di vista in cui si tende a far capire l’elemento zombi più che mostrarlo, allora perché dare tanta cura a questo aspetto sugli animali? A questo punto facciamolo anche sulle persone! Si tratta comunque di un racconto sugli zombi. Hai composto quella macabra descrizione di Meloni e Salvini che vengono aggrediti, ma non un minimo cenno all’entità degli aggressori, se non la parola “zombi” e basta.
Mi è poi rimasto un dubbio: chi sono Chiara e sua madre? Prima della fine mi sarei aspettato di conoscere il loro ruolo, ma non è successo, e questa sensazione di sospeso mi ha irritato un po’. Sarebbe stato meglio dare una spiegazione ad un certo punto (che avrebbe dato ulteriore empatia) oppure non citarle affatto.
I bonus sono presenti entrambi:
la gallina e Vader il cane
Meloni e Salvini
Francesco Michele Forciniti
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Re: Gli occhi si abituano all'oscurità
frafo ha scritto:Ciao Taylor!
Ciao Frafo, credo sia la prima volta che ci incrociamo, piacere di conoscerti!
Il racconto più che al film è ispirato al libro, nella questione delle routine quotidiane. Ho sempre trovato bellissimo come Matheson descrive i lavori che fa ogni giorno Neville, il giro della casa per sostituire l'aglio, cambiare gli specchi, fare paletti ecc. È forse l'unico modo per non impazzire del tutto. Il cane purtroppo richiama la scena del film, avrei preferito evitarlo ma è l'animale che si presta meglio alla storia.
Gli zombie non li ho inseriti perché il fulcro della storia è l'allontanamento dalle dinamiche sociali del protagonista (come te, anche io tendo decisamente all'introversione e penso risentirei meno di altri della solitudine. Non credo che arriverei agli eccessi della voce narrante perché alcune esperienze recenti mi fanno preferire la vicinanza a qualcuno che ne sa di medicina, se necessario, ma per il resto...). Il racconto si appoggia su un immaginario ben definito, basta dire "zombie" e viene in mente tutto il background necessario, non essendo la mia ambientazione originale o innovativa. Quello che mi interessava in questo caso era mostrare come la vita della VN fosse, bene o male, tranquilla e accettabile, che avesse trovato la sua nicchia. Unirsi agli altri superstiti doveva essere, per lui, un potenziale problema più che una soluzione. C'era di certo spazio per inserire un incontro durante una missione di approvvigionamento, per esempio, ci ho pensato, ma avrebbe rischiato di far sembrare preferibile salire sullo Zombibus che continuare a essere solo. Se l'avessi scritto con una focalizzazione diversa o sotto forma di diario avrei magari messo dei flashback, ma per lo stile usato penso sarebbe stato difficile inserirli in modo naturale. Ciò detto, ho preso nota e se riprenderò il racconto ci aggiungerò qualcosa!
Chiara e sua madre non si capisce dal contesto? È una cosa cui non vuole pensare, appena gli viene in mente si concentra su altro. Però mostrano che non è sempre stato un solitario patologico, prima degli zombie aveva una vita "normale" con fidanzata, lavoro in ufficio e quant'altro.
Sono contento ti sia piaciuto Vader XD Grazie mille dei consigli e in bocca allo zombie per il tuo racconto!
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