Non è più solo un gioco
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Non è più solo un gioco
Non è più solo un gioco
di Gaia Peruzzo
«Ehi, amico…» Gli posai una mano sulla schiena pelosa, spingendolo contro il coperchio di plastica beige. «Ti manca ancora molto?»
Quel mangia-colpe alzò la faccia bianca e scheletrica da quello che una volta era stato il mio personale distributore automatico di merendine e succhi di frutta.
Dall’orbita destra gli sgusciò fuori un vermicello argentato che si arrotolò su se stesso a formare una spirale.
Aveva davvero senso parlargli così? Non mi aveva mai degnato di una risposta, anche se gli avevo sempre raccontato tutto.
“Non preoccuparti, tu sei bravo. Sei un bravo bambino.” Era quello che mi avrebbe detto, se avesse potuto parlare. Magari con una voce simile a quella della nonna, che non era mai minacciosa. Mai, nemmeno se non finivo tutta la minestra, o se la svegliavo dal riposino del pomeriggio quando rincorrevo le galline nell'orto.
Mi prendevano in giro a scuola e finivo con lo spingere qualche bambino nel fango…
Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino.
Mamma e papà si arrabbiavano perché prendevo qualche brutto voto… O quando stavo fuori tutta la notte, senza dirgli dove andavo perché era un segreto…
Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino.
Quella volta che avevo rotto il motorino contro un muretto…
Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino.
O quando avevo insultato quella stronza della signora Ferro che doveva strizzarmi il cervello…
Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino.
Gli tastai la schiena. Si era ingobbita anche la sua. Era diventata così piccola sotto la mia mano.
Forse era finito anche lui a caricare e scaricare merci su nastri trasportatori.
Allungò un braccio e la manica larga di pelliccia scese giù scoprendo radio e ulna. Pizzicò l'aria con le sue lunghe falangi metalliche, come se i mulinelli di polvere fossero le corde di uno strumento da cui avrebbe ricavato la migliore delle canzoni. Una volta le suonava davvero, ma con la pancia. Era passato così tanto tempo che di sicuro si era dimenticato di essere stato anche un ottimo compositore di ninne nanne.
Puzzava ancora. Lo avevo sfregato milioni di volte, ma lo sporco non veniva mai via del tutto. Così la sua pelliccia era formata da chiazze che sembravano quelle scie di pipì che lasciavano sui muri i drogati della stazione, o le smagliature che le donne hanno sulle cosce.
Lo spostai di lato. «Oh finalmente!» Sollevai il coperchio beige del piccolo baule. L'odore era orribile, tremendo, come se qualche mio parente avesse deciso di infilarci dentro dei pezzi di cadavere. Forse proprio della nonna…
O forse erano solo i panini al prosciutto che avevo dimenticato lì dentro chissà quando. Spazzai via qualche mosca morta e agguantai il sacchetto con la mia collezione di tappi di bottiglia.
«Allora quale vuoi?» Sbattei il coperchio, «Magari uno senza muffa o ruggine.»
Non avevo mai imparato a cucire, ma sapevo che la mamma teneva ago e filo dentro una scatola di biscotti danesi, sotto al suo letto. Erano ancora lì, come se lei e papà fossero soltanto partiti per una vacanza.
Il Mangia-colpe era finito per terra, sulle assi piene di polvere della soffitta e ovviamente non mi aveva risposto.
«Ops, scusami…» Un nome mi si incastrò alla fine della gola. Un nome banale… Ted? Qualcosa che si addiceva più a un orsacchiotto, che a un mostro come lui.
«Amico, non guardarmi così» mi chinai e lo raccolsi, «Non puoi restare senza occhi, sei tremendo. Però a me non fa-»
Il verme a spirale dondolò nell’orbita destra, la sinistra vomitò le sue interiora piene di acari. «Bleah, no!» Lo allontanai da me. Da una ferita scucita sul piede uscirono del muco e un pezzo di intestino. «Fai proprio schifo… Sei messo peggio di quella volta che ti ha morso quel cane, te lo ricordi? E io che volevo provare ad aggiustarti. Mi sa che ti lascio qui.» Lo riposai sul coperchio del baule. «Se ti va bene non finirai schiacciato, quando butteranno giù tutto questo per costruire un ospizio.» Mi scappò una risatina, «Dove probabilmente finirò anch’io tra qualche anno.» Lo salutai e i tappi tintinnarono nel sacchetto che stringevo ancora in mano. «E forse tu sarai in qualche sacco della spazzatura…»
Inspirai a fondo l'odore di stantio e muffa. La polvere roteava nel fascio di luce della finestra, simile a spore velenose. «Sai, amico, forse dovrei farlo io… Forse dovrei risparmiarti questa umiliazione. Sei stato buono con me. Mi hai accompagnato così tante volte…» Riallungai le dita e gli diedi un colpetto sul naso. «Sei stato bravo anche tu e non mi farai mai davvero paura.»
Avrei voluto abbracciarlo. Un ultimo abbraccio se lo meritava. Ma se lo avessi stretto troppo forte si sarebbe sgretolato del tutto?
Le cavità dei suoi occhi volevano dirmi qualcosa. Mi rigiravano una domanda. Soltanto che non stavano più giocando. Il suo sguardo sembrò inghiottire tutta quella vecchia casa, tutti i miei ricordi…
Tutto l’amore che mi aveva abbandonato e mi aveva fatto diventare sgualcito, proprio come lui. Proprio come Teddy.
Ti manca ancora molto?
di Gaia Peruzzo
«Ehi, amico…» Gli posai una mano sulla schiena pelosa, spingendolo contro il coperchio di plastica beige. «Ti manca ancora molto?»
Quel mangia-colpe alzò la faccia bianca e scheletrica da quello che una volta era stato il mio personale distributore automatico di merendine e succhi di frutta.
Dall’orbita destra gli sgusciò fuori un vermicello argentato che si arrotolò su se stesso a formare una spirale.
Aveva davvero senso parlargli così? Non mi aveva mai degnato di una risposta, anche se gli avevo sempre raccontato tutto.
“Non preoccuparti, tu sei bravo. Sei un bravo bambino.” Era quello che mi avrebbe detto, se avesse potuto parlare. Magari con una voce simile a quella della nonna, che non era mai minacciosa. Mai, nemmeno se non finivo tutta la minestra, o se la svegliavo dal riposino del pomeriggio quando rincorrevo le galline nell'orto.
Mi prendevano in giro a scuola e finivo con lo spingere qualche bambino nel fango…
Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino.
Mamma e papà si arrabbiavano perché prendevo qualche brutto voto… O quando stavo fuori tutta la notte, senza dirgli dove andavo perché era un segreto…
Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino.
Quella volta che avevo rotto il motorino contro un muretto…
Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino.
O quando avevo insultato quella stronza della signora Ferro che doveva strizzarmi il cervello…
Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino.
Gli tastai la schiena. Si era ingobbita anche la sua. Era diventata così piccola sotto la mia mano.
Forse era finito anche lui a caricare e scaricare merci su nastri trasportatori.
Allungò un braccio e la manica larga di pelliccia scese giù scoprendo radio e ulna. Pizzicò l'aria con le sue lunghe falangi metalliche, come se i mulinelli di polvere fossero le corde di uno strumento da cui avrebbe ricavato la migliore delle canzoni. Una volta le suonava davvero, ma con la pancia. Era passato così tanto tempo che di sicuro si era dimenticato di essere stato anche un ottimo compositore di ninne nanne.
Puzzava ancora. Lo avevo sfregato milioni di volte, ma lo sporco non veniva mai via del tutto. Così la sua pelliccia era formata da chiazze che sembravano quelle scie di pipì che lasciavano sui muri i drogati della stazione, o le smagliature che le donne hanno sulle cosce.
Lo spostai di lato. «Oh finalmente!» Sollevai il coperchio beige del piccolo baule. L'odore era orribile, tremendo, come se qualche mio parente avesse deciso di infilarci dentro dei pezzi di cadavere. Forse proprio della nonna…
O forse erano solo i panini al prosciutto che avevo dimenticato lì dentro chissà quando. Spazzai via qualche mosca morta e agguantai il sacchetto con la mia collezione di tappi di bottiglia.
«Allora quale vuoi?» Sbattei il coperchio, «Magari uno senza muffa o ruggine.»
Non avevo mai imparato a cucire, ma sapevo che la mamma teneva ago e filo dentro una scatola di biscotti danesi, sotto al suo letto. Erano ancora lì, come se lei e papà fossero soltanto partiti per una vacanza.
Il Mangia-colpe era finito per terra, sulle assi piene di polvere della soffitta e ovviamente non mi aveva risposto.
«Ops, scusami…» Un nome mi si incastrò alla fine della gola. Un nome banale… Ted? Qualcosa che si addiceva più a un orsacchiotto, che a un mostro come lui.
«Amico, non guardarmi così» mi chinai e lo raccolsi, «Non puoi restare senza occhi, sei tremendo. Però a me non fa-»
Il verme a spirale dondolò nell’orbita destra, la sinistra vomitò le sue interiora piene di acari. «Bleah, no!» Lo allontanai da me. Da una ferita scucita sul piede uscirono del muco e un pezzo di intestino. «Fai proprio schifo… Sei messo peggio di quella volta che ti ha morso quel cane, te lo ricordi? E io che volevo provare ad aggiustarti. Mi sa che ti lascio qui.» Lo riposai sul coperchio del baule. «Se ti va bene non finirai schiacciato, quando butteranno giù tutto questo per costruire un ospizio.» Mi scappò una risatina, «Dove probabilmente finirò anch’io tra qualche anno.» Lo salutai e i tappi tintinnarono nel sacchetto che stringevo ancora in mano. «E forse tu sarai in qualche sacco della spazzatura…»
Inspirai a fondo l'odore di stantio e muffa. La polvere roteava nel fascio di luce della finestra, simile a spore velenose. «Sai, amico, forse dovrei farlo io… Forse dovrei risparmiarti questa umiliazione. Sei stato buono con me. Mi hai accompagnato così tante volte…» Riallungai le dita e gli diedi un colpetto sul naso. «Sei stato bravo anche tu e non mi farai mai davvero paura.»
Avrei voluto abbracciarlo. Un ultimo abbraccio se lo meritava. Ma se lo avessi stretto troppo forte si sarebbe sgretolato del tutto?
Le cavità dei suoi occhi volevano dirmi qualcosa. Mi rigiravano una domanda. Soltanto che non stavano più giocando. Il suo sguardo sembrò inghiottire tutta quella vecchia casa, tutti i miei ricordi…
Tutto l’amore che mi aveva abbandonato e mi aveva fatto diventare sgualcito, proprio come lui. Proprio come Teddy.
Ti manca ancora molto?
Re: Non è più solo un gioco
Ciao Gaia! Parametri tutti ok, buona STEFANIA TONIOLO EDITION!
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Re: Non è più solo un gioco
antico ha scritto:Ciao Gaia! Parametri tutti ok, buona STEFANIA TONIOLO EDITION!
Grazie e buonanotte!
Re: Non è più solo un gioco
Disclaimer: non leggo i commenti altrui prima di postare il mio
Ciao Gaia,
il tuo racconto mi ha trasmesso una forte emotività, però in qualche modo mi sfugge il succo della storia. Mi par di capire che il vecchio pupazzo ispiri un po’ di rimpianti nel protagonista, però faccio fatica a cogliere il tema. Il pupazzo ha un aspetto un po’ macabro, ma non vedo incutere terrore (o tentativi di), né tutto questo amore. Si tratta di una specie di Ritratto di Dorian Gray, in cui il pupazzo marcisce man mano che il protagonista si macchia di colpe più o meno gravi? Però pare che marcisca dentro anche il protagonista, per cui mi chiedo quale sia il punto. Ammetto di non aver capito granché.
Venendo al testo in sé, mi sembra che tutta la prima parte sia un racconto a parte, solo per fornire del contesto al lettore. Rimane l’ambiguità, immagino voluta, se il pupazzo sia o no in qualche modo senziente.
Punto di forza: Trasmette molta emotività
Punto di debolezza: Non mi è chiaro come si riallacci al tema e quale sia il significato del racconto
Ciao Gaia,
il tuo racconto mi ha trasmesso una forte emotività, però in qualche modo mi sfugge il succo della storia. Mi par di capire che il vecchio pupazzo ispiri un po’ di rimpianti nel protagonista, però faccio fatica a cogliere il tema. Il pupazzo ha un aspetto un po’ macabro, ma non vedo incutere terrore (o tentativi di), né tutto questo amore. Si tratta di una specie di Ritratto di Dorian Gray, in cui il pupazzo marcisce man mano che il protagonista si macchia di colpe più o meno gravi? Però pare che marcisca dentro anche il protagonista, per cui mi chiedo quale sia il punto. Ammetto di non aver capito granché.
Venendo al testo in sé, mi sembra che tutta la prima parte sia un racconto a parte, solo per fornire del contesto al lettore. Rimane l’ambiguità, immagino voluta, se il pupazzo sia o no in qualche modo senziente.
Punto di forza: Trasmette molta emotività
Punto di debolezza: Non mi è chiaro come si riallacci al tema e quale sia il significato del racconto
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Re: Non è più solo un gioco
Alessio ha scritto:Disclaimer: non leggo i commenti altrui prima di postare il mio
Ciao Gaia,
il tuo racconto mi ha trasmesso una forte emotività, però in qualche modo mi sfugge il succo della storia. Mi par di capire che il vecchio pupazzo ispiri un po’ di rimpianti nel protagonista, però faccio fatica a cogliere il tema. Il pupazzo ha un aspetto un po’ macabro, ma non vedo incutere terrore (o tentativi di), né tutto questo amore. Si tratta di una specie di Ritratto di Dorian Gray, in cui il pupazzo marcisce man mano che il protagonista si macchia di colpe più o meno gravi? Però pare che marcisca dentro anche il protagonista, per cui mi chiedo quale sia il punto. Ammetto di non aver capito granché.
Venendo al testo in sé, mi sembra che tutta la prima parte sia un racconto a parte, solo per fornire del contesto al lettore. Rimane l’ambiguità, immagino voluta, se il pupazzo sia o no in qualche modo senziente.
Punto di forza: Trasmette molta emotività
Punto di debolezza: Non mi è chiaro come si riallacci al tema e quale sia il significato del racconto
Ciao Alessio!
Il tema l'ho inteso nel pupazzo.
Il protagonista che è un signore abbastanza anziano, o almeno l'ho immaginato così, torna nella sua vecchia casa e trova un suo vecchio giocattolo mal ridotto. Quindi si mette a giocarci, come quando era bambino, ha dei ricordi e prova ad aggiustarlo. Lui lo immagina anche più brutto di quello che è. Per esempio il verme in realtà è una piccola molla. Però anche se dovrebbe far paura, per lui alla fine non è davvero così perché ci è affezionato e gli ricorda il passato e che per lui è stato una specie di amico.
O almeno questo era quello che avevo immaginato.
A volte tendo a complicarmi la vita quando scrivo per Minuti Contati. Poi avevo perso anche un sacco di tempo dietro un'altra idea che stava diventando troppo lunga, per cui questa è scritta un po' in fretta ma non volevo renderla in modo banale.
In ogni caso sono contenta che almeno l'emotività del testo sia venuta fuori. Sul resto continuerò a lavorarci e grazie per il commento.
Se hai altri consigli, dopo il chiarimento, su come potrei rendere l'intento del testo più nitido sono ben accetti!
- HandyManny_D
- Messaggi: 144
Re: Non è più solo un gioco
Ciao Gaia,
questa volta ho io il privilegio di commentare il tuo racconto.
Guarda, i feedback non ti servono perché la tua scrittura è assolutamente magnetica. Il racconto strappa l’anima, ma non è mai gridato. Si costruisce sulle memorie, con pennellate polverose di malinconia. Un pupazzo che cade a pezzi ed è terrificante nella sua incuria, risveglia ricordi di una figura mai giudicante, capace di salvare dal senso di colpa e che ora rispecchia fisicamente il protagonista nel suo disfacimento.
Il tema, anche se non mostrato esplicitamente nel testo, grida con prepotenza: questo amore nei confronti di una cosa rotta, terrificante, questa voglia di non liberarsi della sua presenza nonostante la fine sia inevitabile.
Un lavoro encomiabile, davvero.
Buona Stefania Toniolo Edition.
Ci si legge in giro!
(ps: mio marito mi ha beccata che frignavo mentre leggevo il tuo racconto ^^”)
questa volta ho io il privilegio di commentare il tuo racconto.
Guarda, i feedback non ti servono perché la tua scrittura è assolutamente magnetica. Il racconto strappa l’anima, ma non è mai gridato. Si costruisce sulle memorie, con pennellate polverose di malinconia. Un pupazzo che cade a pezzi ed è terrificante nella sua incuria, risveglia ricordi di una figura mai giudicante, capace di salvare dal senso di colpa e che ora rispecchia fisicamente il protagonista nel suo disfacimento.
Il tema, anche se non mostrato esplicitamente nel testo, grida con prepotenza: questo amore nei confronti di una cosa rotta, terrificante, questa voglia di non liberarsi della sua presenza nonostante la fine sia inevitabile.
Un lavoro encomiabile, davvero.
Buona Stefania Toniolo Edition.
Ci si legge in giro!
(ps: mio marito mi ha beccata che frignavo mentre leggevo il tuo racconto ^^”)
- Andrea Furlan
- Messaggi: 548
Re: Non è più solo un gioco
Ciao Gaia,
il tuo racconto mi ha lasciato perplesso, l’ho trovato pieno di moltissimi elementi diversi dove ho cercato di trovare un filo mentre leggevo, ma che continuavano a creare confusione senza darmi una chiave di lettura chiara. Leggendo le tue spiegazioni in risposta ai commenti, ho capito che avevi un’idea completamente diversa da quella che mi sono fatto leggendo il brano. Anche io come altri ho percepito una buona emotività, ma purtroppo questo elemento si perde nelle diverse tracce che non sono riuscito a seguire. Anche io tendo a scrivere pezzi troppo complessi per il limite che si usa nell’Arena. Il consiglio che posso darti è seguire un filo logico e dare le informazioni chiave soprattutto all’inizio, per dare una mappa chiara al lettore. Il tema non l’ho trovato, purtroppo.
il tuo racconto mi ha lasciato perplesso, l’ho trovato pieno di moltissimi elementi diversi dove ho cercato di trovare un filo mentre leggevo, ma che continuavano a creare confusione senza darmi una chiave di lettura chiara. Leggendo le tue spiegazioni in risposta ai commenti, ho capito che avevi un’idea completamente diversa da quella che mi sono fatto leggendo il brano. Anche io come altri ho percepito una buona emotività, ma purtroppo questo elemento si perde nelle diverse tracce che non sono riuscito a seguire. Anche io tendo a scrivere pezzi troppo complessi per il limite che si usa nell’Arena. Il consiglio che posso darti è seguire un filo logico e dare le informazioni chiave soprattutto all’inizio, per dare una mappa chiara al lettore. Il tema non l’ho trovato, purtroppo.
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Re: Non è più solo un gioco
Andrea Furlan ha scritto:Ciao Gaia,
il tuo racconto mi ha lasciato perplesso, l’ho trovato pieno di moltissimi elementi diversi dove ho cercato di trovare un filo mentre leggevo, ma che continuavano a creare confusione senza darmi una chiave di lettura chiara. Leggendo le tue spiegazioni in risposta ai commenti, ho capito che avevi un’idea completamente diversa da quella che mi sono fatto leggendo il brano. Anche io come altri ho percepito una buona emotività, ma purtroppo questo elemento si perde nelle diverse tracce che non sono riuscito a seguire. Anche io tendo a scrivere pezzi troppo complessi per il limite che si usa nell’Arena. Il consiglio che posso darti è seguire un filo logico e dare le informazioni chiave soprattutto all’inizio, per dare una mappa chiara al lettore. Il tema non l’ho trovato, purtroppo.
Ciao Andrea. Effettivamente sì, ammetto che non sia semplice da capire, anche perché praticamente ho voluto giocarlo tutto sull'immaginazione del personaggio in scena per provare a caricarlo a livello emotivo.
Grazie comunque per il commento che in ogni caso mi sprona e anche per i consigli.
Se poi hai tempo, potresti dirmi che cosa avevi capito/inteso prima di leggere la risposta con le mie spiegazioni? È sia una curiosità, sia penso che potrebbe aiutarmi a fare meglio la prossima volta.
Grazie! E in bocca al lupo per il tuo racconto!
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- Messaggi: 421
Re: Non è più solo un gioco
HandyManny_D ha scritto:Ciao Gaia,
questa volta ho io il privilegio di commentare il tuo racconto.
Guarda, i feedback non ti servono perché la tua scrittura è assolutamente magnetica. Il racconto strappa l’anima, ma non è mai gridato. Si costruisce sulle memorie, con pennellate polverose di malinconia. Un pupazzo che cade a pezzi ed è terrificante nella sua incuria, risveglia ricordi di una figura mai giudicante, capace di salvare dal senso di colpa e che ora rispecchia fisicamente il protagonista nel suo disfacimento.
Il tema, anche se non mostrato esplicitamente nel testo, grida con prepotenza: questo amore nei confronti di una cosa rotta, terrificante, questa voglia di non liberarsi della sua presenza nonostante la fine sia inevitabile.
Un lavoro encomiabile, davvero.
Buona Stefania Toniolo Edition.
Ci si legge in giro!
(ps: mio marito mi ha beccata che frignavo mentre leggevo il tuo racconto ^^”)
Ciao Daniela. Dagli altri feedback che sto ricevendo penso che sarà un racconto divisivo. La prossima volta vado con la prima idea che mi viene in mente, anche perché più passa il tempo più ho sonno e scrivo male ahah. Quindi diventa anche una corsa contro me stessa.
In ogni caso mi ha fatto davvero piacere che ti abbia colpito così tanto, anche se mi dispiace di averti fatto versare qualche lacrima. Un abbraccio!
E in bocca al lupo per il tuo racconto!
Re: Non è più solo un gioco
Gaia Peruzzo ha scritto:Ciao Alessio!
[...]
Ciao Gaia,
grazie per la spiegazione. Purtroppo anche dopo di essa faccio veramente fatica a cogliere nel testo gli elementi che descrivi e a distinguere cosa è metafora, cosa è realtà e cosa è immaginazione. Probabilmente dipende dall'esperienza di ciascuno e non avere un beta lettore per queste cose rende molto complicato capire cosa, di quello che abbiamo immaginato, è finito sul testo e cosa è rimasto nella nostra testa, e sicuramente la fretta non aiuta. Posso solo suggerirti, per la prossima volta, di seminare qualche dettaglio in più per far capire che quello che il protagonista ci sta raccontando è la sua immaginazione (o la tua :P)
Buona scrittura!
- giulio.palmieri
- Messaggi: 352
Re: Non è più solo un gioco
Ciao Gaia, piacere di leggerti. Allora, la dinamica del racconto è un attimo da chiarire: il pupazzo è molto realistico, e sembra più uno zombie sopravvissuto a qualche catastrofe, che però, appunto, non ha molte interazioni col protagonista. Il racconto così risulta un po' un lungo monologo, che magari potrebbe essere intervallato da qualche battuta di dialogo per chiarire appunto la dinamica tra i personaggi. Va un attimo ripensato per legare le varie parti del racconto tra loro. A rileggerci, buona edition.
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Re: Non è più solo un gioco
Alessio ha scritto:Gaia Peruzzo ha scritto:Ciao Alessio!
[...]
Ciao Gaia,
grazie per la spiegazione. Purtroppo anche dopo di essa faccio veramente fatica a cogliere nel testo gli elementi che descrivi e a distinguere cosa è metafora, cosa è realtà e cosa è immaginazione. Probabilmente dipende dall'esperienza di ciascuno e non avere un beta lettore per queste cose rende molto complicato capire cosa, di quello che abbiamo immaginato, è finito sul testo e cosa è rimasto nella nostra testa, e sicuramente la fretta non aiuta. Posso solo suggerirti, per la prossima volta, di seminare qualche dettaglio in più per far capire che quello che il protagonista ci sta raccontando è la sua immaginazione (o la tua :P)
Buona scrittura!
Eh sarebbe bello poter avere un beta lettore per i racconti di MC, ma dovrei svegliare le persone e avere più tempo ahah. In ogni caso mi dispiace che non si capisca, avrei dovuto effettivamente dare qualche elemento già da subito. Anche se il colpo di scena in pratica sta nello scoprire che il "coso" schifoso che lui vede in realtà è un peluche rovinato dal tempo. Però hai anche ragione che potevo giocare meglio sui dettagli.
Grazie per il feedback ed essere ripassato a rispondermi.
E in bocca al lupo per il tuo racconto!
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Re: Non è più solo un gioco
giulio.palmieri ha scritto:Ciao Gaia, piacere di leggerti. Allora, la dinamica del racconto è un attimo da chiarire: il pupazzo è molto realistico, e sembra più uno zombie sopravvissuto a qualche catastrofe, che però, appunto, non ha molte interazioni col protagonista. Il racconto così risulta un po' un lungo monologo, che magari potrebbe essere intervallato da qualche battuta di dialogo per chiarire appunto la dinamica tra i personaggi. Va un attimo ripensato per legare le varie parti del racconto tra loro. A rileggerci, buona edition.
Ciao Giulio. Pensa che io ero convinta bastasse a far capire che era un oggetto "piccolo" dal fatto che lo premeva tenendolo per la schiena su un coperchio. Però ammetto che poi magari l'ho fatto viaggiare troppo con l'immaginazione. Perché alla fine è una cosa che tendo a fare anche io nella realtà, con un po' tutto, e ho messo la stessa dinamica nel racconto. E quindi capisco che bisogna stare lì a ragionarci sopra, perché non è tutto immediato.
Forse il tuo consiglio di farlo dialogare potrebbe essermi di aiuto, anche se da un lato ho paura che confonderebbe tutto quanto solo di più, essendo che è un giocattolo inanimato. Vedrò cosa farci, in base anche agli altri feedback, intanto grazie e in bocca al lupo per il tuo racconto!
Re: Non è più solo un gioco
Ciao!
Il tuo racconto lascia senz'altro una bella impressione, grazie alle descrizioni molto ben scritte (o forse sono io che ho troppa paura degli insetti).
Devo dire però che proprio le descrizioni mi hanno un po' confuso le idee: da un lato è chiaro che Ted sia un pupazzo di un qualche tipo, dall'altro però nomini viscere e ossa che fanno piuttosto pensare a una sorta di creatura fantastica non meglio specificata. Questa mancanza di chiarezza non aiuta la lettura, e, qualora fosse un effetto cercato, non mi convince del tutto.
Rinnovo però i complimenti per la prosa, molto emotiva.
Felice scrittura!
Giulia
Il tuo racconto lascia senz'altro una bella impressione, grazie alle descrizioni molto ben scritte (o forse sono io che ho troppa paura degli insetti).
Devo dire però che proprio le descrizioni mi hanno un po' confuso le idee: da un lato è chiaro che Ted sia un pupazzo di un qualche tipo, dall'altro però nomini viscere e ossa che fanno piuttosto pensare a una sorta di creatura fantastica non meglio specificata. Questa mancanza di chiarezza non aiuta la lettura, e, qualora fosse un effetto cercato, non mi convince del tutto.
Rinnovo però i complimenti per la prosa, molto emotiva.
Felice scrittura!
Giulia
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Re: Non è più solo un gioco
giulia ha scritto:Ciao!
Il tuo racconto lascia senz'altro una bella impressione, grazie alle descrizioni molto ben scritte (o forse sono io che ho troppa paura degli insetti).
Devo dire però che proprio le descrizioni mi hanno un po' confuso le idee: da un lato è chiaro che Ted sia un pupazzo di un qualche tipo, dall'altro però nomini viscere e ossa che fanno piuttosto pensare a una sorta di creatura fantastica non meglio specificata. Questa mancanza di chiarezza non aiuta la lettura, e, qualora fosse un effetto cercato, non mi convince del tutto.
Rinnovo però i complimenti per la prosa, molto emotiva.
Felice scrittura!
Giulia
Ciao Giulia, grazie per i complimenti sulla prosa. E benvenuta su Minuti Contati.
In pratica, per la mia idea lui se lo immagina spaventoso perché ritrova questo suo vecchio pupazzo molto rovinato. Per cui gli elementi che vede li sta "trasformando" lui stesso in qualcosa di mostruoso con la fantasia. È tutto nella sua mente, mentre quasi ci rigioca assieme. Mi spiace che non sia del tutto convincente e che abbia stordito i lettori più che altro. Ci lavorerò su perché comunque mi piace molto l'idea, ma capisco che sia anche da perfezionare.
In bocca al lupo per il tuo racconto!
- Shanghai Kid
- Messaggi: 433
Re: Non è più solo un gioco
Ciao Gaia,
leggerti è sempre un piacere, cosa che non ti ho mai nascosto.
Scrivi benissimo e la tua storia è incantevole, come il tuo stile. Ci sono dei picchi di poeticità non indifferenti e le immagini che crei sono nitidi e visualizzabili e questo - per me - è un grandissimo pregio. C’è emotività - altra cosa che apprezzo molto - ma non sei mai stucchevole o banale, anzi, trovi soluzioni inedite. Sono d’accordo con chi ti dice che i confini narrativi di questo tuo scritto sono un po’ sfumati e si fatica ad afferrarne pienamente il senso. Questo è il punto di criticità maggiore.
Per me rimane comunque una buonissima prova.
A rileggerci,
Elisa
leggerti è sempre un piacere, cosa che non ti ho mai nascosto.
Scrivi benissimo e la tua storia è incantevole, come il tuo stile. Ci sono dei picchi di poeticità non indifferenti e le immagini che crei sono nitidi e visualizzabili e questo - per me - è un grandissimo pregio. C’è emotività - altra cosa che apprezzo molto - ma non sei mai stucchevole o banale, anzi, trovi soluzioni inedite. Sono d’accordo con chi ti dice che i confini narrativi di questo tuo scritto sono un po’ sfumati e si fatica ad afferrarne pienamente il senso. Questo è il punto di criticità maggiore.
Per me rimane comunque una buonissima prova.
A rileggerci,
Elisa
Re: Non è più solo un gioco
Ciao Gaia,
sinceramente il racconto mi ha lasciato perplesso. I richiami al mostro, usare termini come mangia-colpe, questa creatura brutta, gibbosa, vermiscente, mi hanno dato l'idea di trovarmi in un mondo post apocalittico, con la nostra voce narrante che parla con una sorta di mutante, anche innocuo, in una sorta di chiacchiera in una casa abbandonata, dove si è alla ricerca di materiale utile alla sopravvivenza. La raccolta del sacchetto con i tappi di bottiglia mi ha subito richiamato a Fallout. Alla fine l'interpretazione che avevo avuto si è rivelata errata ma non avevo colto che si trattasse di un orsacchiotto, quando il nome Teddy non è stato evocato ha solo aumentato i miei dubbi.
Il finale riesce ad essere evocativo, chiamare ricordi e una malinconia lontana, l'inizio, forse anche per la reiterazione del Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino, meno. Complice anche il fatto che in prima lettura ho avuto fatica a capire il perchè e il senso di questa confessione. Anche perchè avevo inteso che il nostro protagonista stesse parlando con una specie di mostro innocuo seduto sul baule che deve aprire...
Per quanto riguarda il tema è pure vero che ora l'orsacchiotto, vecchio e macilento, può ispirare terrore, forse più repulsione, ma in passato ha ispirato amore al protagonista, e ora, con la considerazione finale, gli richiama grande nostalgia per quei momenti. Forse un tema non del tutto centrato, anche se ho molto apprezzato lo sguardo malinconico finale.
Buona scrittura!
Daniele
sinceramente il racconto mi ha lasciato perplesso. I richiami al mostro, usare termini come mangia-colpe, questa creatura brutta, gibbosa, vermiscente, mi hanno dato l'idea di trovarmi in un mondo post apocalittico, con la nostra voce narrante che parla con una sorta di mutante, anche innocuo, in una sorta di chiacchiera in una casa abbandonata, dove si è alla ricerca di materiale utile alla sopravvivenza. La raccolta del sacchetto con i tappi di bottiglia mi ha subito richiamato a Fallout. Alla fine l'interpretazione che avevo avuto si è rivelata errata ma non avevo colto che si trattasse di un orsacchiotto, quando il nome Teddy non è stato evocato ha solo aumentato i miei dubbi.
Il finale riesce ad essere evocativo, chiamare ricordi e una malinconia lontana, l'inizio, forse anche per la reiterazione del Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino, meno. Complice anche il fatto che in prima lettura ho avuto fatica a capire il perchè e il senso di questa confessione. Anche perchè avevo inteso che il nostro protagonista stesse parlando con una specie di mostro innocuo seduto sul baule che deve aprire...
Per quanto riguarda il tema è pure vero che ora l'orsacchiotto, vecchio e macilento, può ispirare terrore, forse più repulsione, ma in passato ha ispirato amore al protagonista, e ora, con la considerazione finale, gli richiama grande nostalgia per quei momenti. Forse un tema non del tutto centrato, anche se ho molto apprezzato lo sguardo malinconico finale.
Buona scrittura!
Daniele
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Re: Non è più solo un gioco
Shanghai Kid ha scritto:Ciao Gaia,
leggerti è sempre un piacere, cosa che non ti ho mai nascosto.
Scrivi benissimo e la tua storia è incantevole, come il tuo stile. Ci sono dei picchi di poeticità non indifferenti e le immagini che crei sono nitidi e visualizzabili e questo - per me - è un grandissimo pregio. C’è emotività - altra cosa che apprezzo molto - ma non sei mai stucchevole o banale, anzi, trovi soluzioni inedite. Sono d’accordo con chi ti dice che i confini narrativi di questo tuo scritto sono un po’ sfumati e si fatica ad afferrarne pienamente il senso. Questo è il punto di criticità maggiore.
Per me rimane comunque una buonissima prova.
A rileggerci,
Elisa
Ciao Elisa, grazie per le tue belle parole. Quando cerco di scrivere qualcosa di più complesso non va mai tanto bene a livello di riscontri, quindi devo ancora capire esattamente cosa migliorare nell'esposizione per rendere il tutto più chiaro possibile. Sto pensando che forse, in questo caso, dovevo dedicare una parte del testo per la "trasformazione mentale a ritroso" nel senso che il verme nell'occhio diventa una molla, le ossa diventano delle braccia da orsetto e così via. Vorrei tanto che l'idea mi fosse venuta impostata così quel lunedì sera.
Però mi fa molto piacere che almeno a livello emotivo sia nitido e sentito.
In bocca al lupo per il tuo racconto!
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Re: Non è più solo un gioco
Nessuno ha scritto:Ciao Gaia,
sinceramente il racconto mi ha lasciato perplesso. I richiami al mostro, usare termini come mangia-colpe, questa creatura brutta, gibbosa, vermiscente, mi hanno dato l'idea di trovarmi in un mondo post apocalittico, con la nostra voce narrante che parla con una sorta di mutante, anche innocuo, in una sorta di chiacchiera in una casa abbandonata, dove si è alla ricerca di materiale utile alla sopravvivenza. La raccolta del sacchetto con i tappi di bottiglia mi ha subito richiamato a Fallout. Alla fine l'interpretazione che avevo avuto si è rivelata errata ma non avevo colto che si trattasse di un orsacchiotto, quando il nome Teddy non è stato evocato ha solo aumentato i miei dubbi.
Il finale riesce ad essere evocativo, chiamare ricordi e una malinconia lontana, l'inizio, forse anche per la reiterazione del Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino, meno. Complice anche il fatto che in prima lettura ho avuto fatica a capire il perchè e il senso di questa confessione. Anche perchè avevo inteso che il nostro protagonista stesse parlando con una specie di mostro innocuo seduto sul baule che deve aprire...
Per quanto riguarda il tema è pure vero che ora l'orsacchiotto, vecchio e macilento, può ispirare terrore, forse più repulsione, ma in passato ha ispirato amore al protagonista, e ora, con la considerazione finale, gli richiama grande nostalgia per quei momenti. Forse un tema non del tutto centrato, anche se ho molto apprezzato lo sguardo malinconico finale.
Buona scrittura!
Daniele
Ciao Daniele e benvenuto!
In realtà per come avevo pensato di scrivere il testo bisogna immaginarlo proprio come un mostro. Sia per la parte relativa al tema, sia perché il protagonista lo sta immaginando lui stesso spaventoso e ripugnante. Mi dispiace solo che sia venuto fuori più complicato di come speravo.
Non conosco Fallout, ma non è la prima volta che me lo nominano qui. In realtà con i tappi di bottiglia doveva solo ricucirgli gli occhi. I ricordi avevano lo scopo a far capire che era qualcosa che gli era appartenuto, e il fatto che sapesse dove cercare ago e filo che quella casa una volta era la sua. Insomma ho seminato un po' di indizi, però se non sono così efficaci non mi rimane che rivederli.
Il tema era dovuto al fatto che nonostante l'orsetto fosse mal ridotto e facesse schifo, a lui ricorda comunque un amore/affetto/sostegno lontano. Almeno questo è arrivato, quindi sono contenta che non sia completamente un fiasco ahah.
In bocca al lupo per il tuo racconto!
- Luca Moggia
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Re: Non è più solo un gioco
Ciao Gaia,
arrivo molto in ritardo e senza aver letto i commenti degli altri (come faccio sempre per non farmi influenzare), quindi perdonami se ripeto cose già dette.
Alla prima lettura del racconto sono rimasto molto confuso. Ma anche in seguito, pur avendo colto di più il senso della scena, non ho afferrato bene le immagini che volevi evocare.
Penso che questo sia dipeso soprattutto dallo scostamento fra le suggestioni presenti nel racconto e le immagini che si formano durante la lettura.
Ero indeciso se il mangia-colpe (nome bellissimo tra l'altro) fosse un orsacchiotto oppure un mostro. Da alcuni dettagli sembra un mostro (faccia scheletrica e gli artigli meccanici), da altri può sembrare un orsacchiotto (le orbite vuote piene di polvere, la schiena pelosa, il pelo che compare in diversi punti, il fatto che toccandogli la pancia suonava ninna nanne). Anche il fatto che il mostro si trovi nella casa in cui il protagonista abitava da piccolo fa pensare a un vecchio giocattolo.
Dopo aver riletto e riflettuto ho concluso che sia in effetti un orsacchiotto giocattolo ma il protagonista lo vede come un mostro.
Se le cose stanno così mi vengono altre domande in mente, ad esempio il perché di questa visione. Accenni alla strizzacervelli quindi immagino che il protagonista sia una persona affetta da allucinazioni. Ma anche questa è una supposizione venuta in seguito a riletture.
Anche sulla trama mi sono rimasti dei dubbi. La domanda finale, che credo sia quella che l'orso silenziosamente rivolge al protagonista, a che cosa si riferisce? Alla nonna? All' amore perduto? O a qualcos’altro?
Mi è piaciuto invece il modo come hai costruito l’atmosfera che, nonostante i “problemi” di cui ti parlavo sopra, trasmette una buona dose di angoscia.
Secondo me questo racconto ripreso e ampliato, con più spazio per definire meglio i vari (e numerosi) nuclei narrativi può venire veramente una bomba!
L’ho fatta lunga (come al solito) ma spero di essere riuscito a darti informazioni complete sulla mia esperienza di lettura.
Un grande in bocca al lupo per la Toniolo edition e alla prossima!
Luca
arrivo molto in ritardo e senza aver letto i commenti degli altri (come faccio sempre per non farmi influenzare), quindi perdonami se ripeto cose già dette.
Alla prima lettura del racconto sono rimasto molto confuso. Ma anche in seguito, pur avendo colto di più il senso della scena, non ho afferrato bene le immagini che volevi evocare.
Penso che questo sia dipeso soprattutto dallo scostamento fra le suggestioni presenti nel racconto e le immagini che si formano durante la lettura.
Ero indeciso se il mangia-colpe (nome bellissimo tra l'altro) fosse un orsacchiotto oppure un mostro. Da alcuni dettagli sembra un mostro (faccia scheletrica e gli artigli meccanici), da altri può sembrare un orsacchiotto (le orbite vuote piene di polvere, la schiena pelosa, il pelo che compare in diversi punti, il fatto che toccandogli la pancia suonava ninna nanne). Anche il fatto che il mostro si trovi nella casa in cui il protagonista abitava da piccolo fa pensare a un vecchio giocattolo.
Dopo aver riletto e riflettuto ho concluso che sia in effetti un orsacchiotto giocattolo ma il protagonista lo vede come un mostro.
Se le cose stanno così mi vengono altre domande in mente, ad esempio il perché di questa visione. Accenni alla strizzacervelli quindi immagino che il protagonista sia una persona affetta da allucinazioni. Ma anche questa è una supposizione venuta in seguito a riletture.
Anche sulla trama mi sono rimasti dei dubbi. La domanda finale, che credo sia quella che l'orso silenziosamente rivolge al protagonista, a che cosa si riferisce? Alla nonna? All' amore perduto? O a qualcos’altro?
Mi è piaciuto invece il modo come hai costruito l’atmosfera che, nonostante i “problemi” di cui ti parlavo sopra, trasmette una buona dose di angoscia.
Secondo me questo racconto ripreso e ampliato, con più spazio per definire meglio i vari (e numerosi) nuclei narrativi può venire veramente una bomba!
L’ho fatta lunga (come al solito) ma spero di essere riuscito a darti informazioni complete sulla mia esperienza di lettura.
Un grande in bocca al lupo per la Toniolo edition e alla prossima!
Luca
"A volte, impazzire è una risposta appropriata alla realtà" - Philip K. Dick
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Re: Non è più solo un gioco
Luca Moggia ha scritto:Ciao Gaia,
arrivo molto in ritardo e senza aver letto i commenti degli altri (come faccio sempre per non farmi influenzare), quindi perdonami se ripeto cose già dette.
Alla prima lettura del racconto sono rimasto molto confuso. Ma anche in seguito, pur avendo colto di più il senso della scena, non ho afferrato bene le immagini che volevi evocare.
Penso che questo sia dipeso soprattutto dallo scostamento fra le suggestioni presenti nel racconto e le immagini che si formano durante la lettura.
Ero indeciso se il mangia-colpe (nome bellissimo tra l'altro) fosse un orsacchiotto oppure un mostro. Da alcuni dettagli sembra un mostro (faccia scheletrica e gli artigli meccanici), da altri può sembrare un orsacchiotto (le orbite vuote piene di polvere, la schiena pelosa, il pelo che compare in diversi punti, il fatto che toccandogli la pancia suonava ninna nanne). Anche il fatto che il mostro si trovi nella casa in cui il protagonista abitava da piccolo fa pensare a un vecchio giocattolo.
Dopo aver riletto e riflettuto ho concluso che sia in effetti un orsacchiotto giocattolo ma il protagonista lo vede come un mostro.
Se le cose stanno così mi vengono altre domande in mente, ad esempio il perché di questa visione. Accenni alla strizzacervelli quindi immagino che il protagonista sia una persona affetta da allucinazioni. Ma anche questa è una supposizione venuta in seguito a riletture.
Anche sulla trama mi sono rimasti dei dubbi. La domanda finale, che credo sia quella che l'orso silenziosamente rivolge al protagonista, a che cosa si riferisce? Alla nonna? All' amore perduto? O a qualcos’altro?
Mi è piaciuto invece il modo come hai costruito l’atmosfera che, nonostante i “problemi” di cui ti parlavo sopra, trasmette una buona dose di angoscia.
Secondo me questo racconto ripreso e ampliato, con più spazio per definire meglio i vari (e numerosi) nuclei narrativi può venire veramente una bomba!
L’ho fatta lunga (come al solito) ma spero di essere riuscito a darti informazioni complete sulla mia esperienza di lettura.
Un grande in bocca al lupo per la Toniolo edition e alla prossima!
Luca
Ciao Luca! Grazie per il feedback. La tua deduzione è corretta. È un orsacchiotto ma il protagonista lo vede come un mostro perché quando lo ritrova tornando nella sua vecchia casa lo trova molto rovinato.
Di base sto pensando di provare a fare una cosa al contrario. Nel senso che gli elementi mostruosi verso la fine del racconto man mano si trasformano nelle parti rovinate del peluche per rendere il tutto più chiaro e immediato.
Nella domanda finale l'orsacchiotto si riferisce all'amore che il protagonista ha perso, perché ormai è vecchio e la sua famiglia non c'è più. Mi piaceva il gioco di riprendere la stessa che gli poneva il protagonista all'inizio però lì si riferiva al tempo, (nel senso di "ti muovi?") perché l'orsacchiotto era proprio sopra al baule che voleva aprire e ci sta come giocando.
Sono contenta che ti sia piaciuto il nome mangia-colpe (anche quello ha un significato) e che l'idea di base funzioni. Cercherò di migliorare l'esposizione affinché sia chiaro tutto alla prima lettura, con le storie più complicate e meno lineari ancora non mi riesce così bene.
In bocca al lupo per il tuo racconto!
Ah e come sempre i tuoi pareri sono utilissimi!
Re: Non è più solo un gioco
Ciao Gaia, piacere di leggerti.
Ho trovato il racconto molto emotivo. La parte iniziale, con il ripetersi della frase “Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino” mette il lettore in empatia con il protagonista. Un persona adulta che si ritrova a rivivere il suo passato quando si ritrova tra le mani il suo vecchio giocattolo. Purtroppo mi sono perso lo sviluppo del tema pur apprezzando tanto il tuo stile.
Buona Stefania Toniolo Edition.
Ho trovato il racconto molto emotivo. La parte iniziale, con il ripetersi della frase “Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino” mette il lettore in empatia con il protagonista. Un persona adulta che si ritrova a rivivere il suo passato quando si ritrova tra le mani il suo vecchio giocattolo. Purtroppo mi sono perso lo sviluppo del tema pur apprezzando tanto il tuo stile.
Buona Stefania Toniolo Edition.
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Re: Non è più solo un gioco
Driu_GP&S ha scritto:Ciao Gaia, piacere di leggerti.
Ho trovato il racconto molto emotivo. La parte iniziale, con il ripetersi della frase “Non preoccuparti, tu sei un bravo bambino” mette il lettore in empatia con il protagonista. Un persona adulta che si ritrova a rivivere il suo passato quando si ritrova tra le mani il suo vecchio giocattolo. Purtroppo mi sono perso lo sviluppo del tema pur apprezzando tanto il tuo stile.
Buona Stefania Toniolo Edition.
Grazie Driu. Il tema l'ho inteso così: il ritrovamento del vecchio giocattolo in parte lo ha spaventato (seminare terrore) perché era molto rovinato come gli ha fatto paura tornare nella vecchia casa e trovarla vuota. Per questo motivo lo immagina come un mostro. Ma in realtà, nonostante tutto, lui ha dei buoni ricordi con lui e quindi gli ispira lo stesso l'amore anche se è una cosa passata, legata a qualcosa che gli provoca nostalgia.
Sul tema cerco spesso di dare una mia interpretazione.
In bocca al lupo per il tuo racconto!
Re: Non è più solo un gioco
Questa volta non mi è proprio arrivato e mi dispiace perché la prosa, al solito, è ottima. Anche in seconda lettura, niente. Le info che hai dato mi portano, non ridere, a pensare che il Mangia-Colpe fosse una sorta di diavoletto che confortava il protagonista dopo le sue marachelle. Anche il fatto che tu abbia citato la psicologa mi ha confermato questa interpretazione. Insomma, per me il tuo protagonista era un delinquente che ora ritrovava questo mostro dal passato. In pratica, mi sento in colpa perché, per quello che è il mio modo di interpretare, sono arrivato alle stesse conclusioni in più letture differenti. Poi, chiaro, c'è proprio un problema di informazioni che non arrivano anche se ad alcuni, ho letto, è arrivato tutto nel modo giusto. Però credo che se tu avessi contestualizzato in modo più chiaro, magari evitando termini quale MANGIA-COLPE che potevano portare verso altro e andando direttamente su un banale ORSETTO per settare meglio da subito, ecco, penso che ci sarebbe stato un più alto numero di lettori allineati verso un maggiore apprezzamento (e comprensione). Questa volta non riesco ad andare oltre a un pollice tendente al positivo anche se non in modo solido e neppure brillante.
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Re: Non è più solo un gioco
antico ha scritto:Questa volta non mi è proprio arrivato e mi dispiace perché la prosa, al solito, è ottima. Anche in seconda lettura, niente. Le info che hai dato mi portano, non ridere, a pensare che il Mangia-Colpe fosse una sorta di diavoletto che confortava il protagonista dopo le sue marachelle. Anche il fatto che tu abbia citato la psicologa mi ha confermato questa interpretazione. Insomma, per me il tuo protagonista era un delinquente che ora ritrovava questo mostro dal passato. In pratica, mi sento in colpa perché, per quello che è il mio modo di interpretare, sono arrivato alle stesse conclusioni in più letture differenti. Poi, chiaro, c'è proprio un problema di informazioni che non arrivano anche se ad alcuni, ho letto, è arrivato tutto nel modo giusto. Però credo che se tu avessi contestualizzato in modo più chiaro, magari evitando termini quale MANGIA-COLPE che potevano portare verso altro e andando direttamente su un banale ORSETTO per settare meglio da subito, ecco, penso che ci sarebbe stato un più alto numero di lettori allineati verso un maggiore apprezzamento (e comprensione). Questa volta non riesco ad andare oltre a un pollice tendente al positivo anche se non in modo solido e neppure brillante.
Noooo, ero molto orgogliosa del nome mangia-colpe. In realtà io volevo proprio che il lettore lo figurasse come un mostriciattolo (per la parte del terrore del tema) insieme al punto di vista. E che poi piano piano capisse che in realtà era un pupazzo. Però mi sa che ho divagato troppo coi dettagli anche sta volta. Il bello è che è sempre lo stesso problema quest'Era, perché a tutti i costi cerco di portare qualche idea brillante ahah. La prossima volta rimango di nuovo sul semplice, spero. Credo. Dipende da cosa mi verrà in mente.
Ps. Mi dispiace per l'opacità del contenuto.
Re: Non è più solo un gioco
Gaia Peruzzo ha scritto:antico ha scritto:Questa volta non mi è proprio arrivato e mi dispiace perché la prosa, al solito, è ottima. Anche in seconda lettura, niente. Le info che hai dato mi portano, non ridere, a pensare che il Mangia-Colpe fosse una sorta di diavoletto che confortava il protagonista dopo le sue marachelle. Anche il fatto che tu abbia citato la psicologa mi ha confermato questa interpretazione. Insomma, per me il tuo protagonista era un delinquente che ora ritrovava questo mostro dal passato. In pratica, mi sento in colpa perché, per quello che è il mio modo di interpretare, sono arrivato alle stesse conclusioni in più letture differenti. Poi, chiaro, c'è proprio un problema di informazioni che non arrivano anche se ad alcuni, ho letto, è arrivato tutto nel modo giusto. Però credo che se tu avessi contestualizzato in modo più chiaro, magari evitando termini quale MANGIA-COLPE che potevano portare verso altro e andando direttamente su un banale ORSETTO per settare meglio da subito, ecco, penso che ci sarebbe stato un più alto numero di lettori allineati verso un maggiore apprezzamento (e comprensione). Questa volta non riesco ad andare oltre a un pollice tendente al positivo anche se non in modo solido e neppure brillante.
Noooo, ero molto orgogliosa del nome mangia-colpe. In realtà io volevo proprio che il lettore lo figurasse come un mostriciattolo (per la parte del terrore del tema) insieme al punto di vista. E che poi piano piano capisse che in realtà era un pupazzo. Però mi sa che ho divagato troppo coi dettagli anche sta volta. Il bello è che è sempre lo stesso problema quest'Era, perché a tutti i costi cerco di portare qualche idea brillante ahah. La prossima volta rimango di nuovo sul semplice, spero. Credo. Dipende da cosa mi verrà in mente.
Ps. Mi dispiace per l'opacità del contenuto.
In verita, credo dovresti continuare su questa strada cercando di capire come rendere più efficiace il messaggio. La tua forza sta in una capacità di narrare fuori dal comune unita a un'attenzione per i dettagli anch'essa sopra la media. A volte esageri, e va bene. La sfida non sta nel semplificare, ma nel come riuscire ad arrivare a tutti al massimo della tua potenza. E pace se ci sono edizioni dove il racconto non rende, per me sei sulla strada giusta.
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Re: Non è più solo un gioco
antico ha scritto:
In verita, credo dovresti continuare su questa strada cercando di capire come rendere più efficiace il messaggio. La tua forza sta in una capacità di narrare fuori dal comune unita a un'attenzione per i dettagli anch'essa sopra la media. A volte esageri, e va bene. La sfida non sta nel semplificare, ma nel come riuscire ad arrivare a tutti al massimo della tua potenza. E pace se ci sono edizioni dove il racconto non rende, per me sei sulla strada giusta.
Grazie, ci proverò.
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