Vieni a bere qualcosa al Gips?

Appuntamento fissato per lunedì 19 maggio alle ore 21.00 con un tema di Massimo Tivoli e quattromila caratteri a disposizione per scrivere un racconto in un massimo di quattro ore!
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Emilio Campo
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Vieni a bere qualcosa al Gips?

Messaggio#1 » ieri, 0:17

Chiudo la porta e lancio il borsello sul divano. Il puzzo dei vestiti ancora da lavare, impilati accanto allo stendipanni, mi pizzica il naso. Lo farò più tardi. Forse.
Mi sfilo le scarpe, afferro il telecomando dal bracciolo e accendo la TV.

Sophie corre nel parco giochi che le piaceva tanto. «Sophie, vieni qui!» Anna la insegue con la faccia burbera, fingendo di fare l’orco cattivo. Un uccellino si posa sull’altalena dietro di loro e… 1, 2, 3. È volato via. Sophie cade in ginocchio, si rialza e ride a crepapelle.

Mi manchi. Le mie guance si bagnano, mando giù un macigno e lancio il telecomando sul tavolino davanti a me. Tossisco e appoggio la testa allo schienale.
Devo pisciare, darmi una rinfrescata e poi mi scaldo la lasagna di ieri.

Apro l’acqua ghiacciata e mi sciacquo la faccia tre volte. Tiro il cassettino sotto lo specchio e prendo la—
Un attimo. Ma che… Il mio riflesso. Non… non si muove.
Un brivido mi scende lungo la schiena. Alzo la mano. Niente, quegli occhi mi fissano, ma il resto è fermo.
Mi volto e corro alla porta. Provo ad aprirla, ma è serrata. Non è possibile: era aperta pochi secondi fa. Respiro con affanno. Quel volto è ancora lì nello specchio e mi guarda.
Tento di aprire la finestra del bagno, ma anche quella è bloccata. Ma cosa diavolo succede? «Aiuto. Voglio uscire da qui!»
Colpisco con pugni e calci la porta, ma niente da fare.

«Calmati.»
Quella cosa nello specchio mi sta parlando.
Calmarmi? Sto impazzendo, per forza. Sapevo che sarebbe successo prima o poi.
Stringo forte gli occhi, li riapro ed è ancora lì. Mi sorride. «Tu non stai vivendo. Da due anni non più. Guardati.»
Il riflesso torna a mostrare la mia fronte sudata e gocciolante e i miei occhi azzurri scavati. Poi ritorna lui. «Sei al limite. Stai sprecando la tua esistenza in rimpianti e autocommiserazione.»
Il braccio mi scatta verso il vetro. «Non sei reale!»

«Fermo.» Il tizio allo specchio, con i miei stessi occhi, si avvicina. «Sarebbe come fare la tua scelta. Prima di sapere quale sia.»
Ma di che parla? Mi stringo la testa con entrambe le mani. Devo essere impazzito.

«No. Non sei impazzito. Io sono reale e ho una proposta da farti. Fammi passare. Fammi vivere al tuo posto.» Allunga la mano e la appoggia al vetro, che tremola appena. «Io saprei come essere felice. Sfrutterei il resto della mia vita per esserlo. Per loro.»
Prendo un respiro e mando giù la saliva. Devo calmarmi. «Cosa vuoi da me?»

«Voglio che mi lasci passare. La tua vita in cambio della mia. Tanto che valore ha per te?»
Lui è me? Cosa significa? Chiudo gli occhi. Sophie corre nel parco, Anna la insegue.
«Loro non ci sono più.»
Riapro gli occhi. Lui ha entrambe le mani sullo specchio. «Devi scegliere. Lasci tutto a me o resti qui. Da solo.»
Potrei davvero… andarmene? Smettere di soffrire. «Cosa mi succederà? Sparirò?» Un brivido mi corre lungo il collo e mi fa scuotere la testa. «Potrò rivederli?»
L’uomo allo specchio ha gli occhi calmi, sereni. «Non importa. Solo uno di noi due vivrà dopo questa notte.»
Suona come una minaccia. Torno alla porta e ci sbatto di peso. «Apriti, maledetta. Aiuto!» Niente.
Cado in ginocchio e mi appoggio alla porta. Esplodo in lacrime. «Perché. Cosa significa tutto questo? Chi sei, un fantasma? Un demone?» Mi volto verso lo specchio. «Cosa sei!»
Il riflesso rimane in silenzio.

Forse è giusto così. Forse dovrei finirla qui. Forse… potrò finalmente stare con loro. Ma l’idea di sparire mi terrorizza. Potrei. Dovrei.
Alzo lo sguardo. «No.» Non sceglierò nessuno dei due.
Il riflesso inarca le sopracciglia. «Come?»
Me ne andrò da qui. E vivrò la mia vita.
Mi alzo e metto la mano sulla maniglia della porta. Riempio i polmoni d’aria e la butto fuori, poi spingo in basso la maniglia. La porta si apre.
Il mio salotto è lì nel suo sudicio aspetto. Allora mi volto. Il riflesso è tornato normale.

Accendo la luce, raggiungo il divano e prendo il borsello. Prendo il telefono e apro WhatsApp.
Cerco la chat di Lara, la mia collega.

– Vieni a bere qualcosa al Gips? –



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antico
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Re: Vieni a bere qualcosa al Gips?

Messaggio#2 » ieri, 0:23

Ciao Emilio, finalmente la tua prima partecipazione, se non sbaglio! Caratteri e tempo ok, buona MASSIMO TIVOLI EDITION!

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Emilio Campo
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Re: Vieni a bere qualcosa al Gips?

Messaggio#3 » ieri, 0:28

grazie mille! Si è la prima partecipazione!

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matt_heels
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Re: Vieni a bere qualcosa al Gips?

Messaggio#4 » oggi, 13:03

Emilio Campo ha scritto:Chiudo la porta e lancio il borsello sul divano. Il puzzo dei vestiti ancora da lavare, impilati accanto allo stendipanni, mi pizzica il naso. Lo farò più tardi. Forse.
Mi sfilo le scarpe, afferro il telecomando dal bracciolo e accendo la TV.

Sophie corre nel parco giochi che le piaceva tanto. «Sophie, vieni qui!» Anna la insegue con la faccia burbera, fingendo di fare l’orco cattivo. Un uccellino si posa sull’altalena dietro di loro e… 1, 2, 3. È volato via. Sophie cade in ginocchio, si rialza e ride a crepapelle.

Mi manchi. Le mie guance si bagnano, mando giù un macigno e lancio il telecomando sul tavolino davanti a me. Tossisco e appoggio la testa allo schienale.
Devo pisciare, darmi una rinfrescata e poi mi scaldo la lasagna di ieri.

Apro l’acqua ghiacciata e mi sciacquo la faccia tre volte. Tiro il cassettino sotto lo specchio e prendo la—
Un attimo. Ma che… Il mio riflesso. Non… non si muove.
Un brivido mi scende lungo la schiena. Alzo la mano. Niente, quegli occhi mi fissano, ma il resto è fermo.
Mi volto e corro alla porta. Provo ad aprirla, ma è serrata. Non è possibile: era aperta pochi secondi fa. Respiro con affanno. Quel volto è ancora lì nello specchio e mi guarda.
Tento di aprire la finestra del bagno, ma anche quella è bloccata. Ma cosa diavolo succede? «Aiuto. Voglio uscire da qui!»
Colpisco con pugni e calci la porta, ma niente da fare.

«Calmati.»
Quella cosa nello specchio mi sta parlando.
Calmarmi? Sto impazzendo, per forza. Sapevo che sarebbe successo prima o poi.
Stringo forte gli occhi, li riapro ed è ancora lì. Mi sorride. «Tu non stai vivendo. Da due anni non più. Guardati.»
Il riflesso torna a mostrare la mia fronte sudata e gocciolante e i miei occhi azzurri scavati. Poi ritorna lui. «Sei al limite. Stai sprecando la tua esistenza in rimpianti e autocommiserazione.»
Il braccio mi scatta verso il vetro. «Non sei reale!»

«Fermo.» Il tizio allo specchio, con i miei stessi occhi, si avvicina. «Sarebbe come fare la tua scelta. Prima di sapere quale sia.»
Ma di che parla? Mi stringo la testa con entrambe le mani. Devo essere impazzito.

«No. Non sei impazzito. Io sono reale e ho una proposta da farti. Fammi passare. Fammi vivere al tuo posto.» Allunga la mano e la appoggia al vetro, che tremola appena. «Io saprei come essere felice. Sfrutterei il resto della mia vita per esserlo. Per loro.»
Prendo un respiro e mando giù la saliva. Devo calmarmi. «Cosa vuoi da me?»

«Voglio che mi lasci passare. La tua vita in cambio della mia. Tanto che valore ha per te?»
Lui è me? Cosa significa? Chiudo gli occhi. Sophie corre nel parco, Anna la insegue.
«Loro non ci sono più.»
Riapro gli occhi. Lui ha entrambe le mani sullo specchio. «Devi scegliere. Lasci tutto a me o resti qui. Da solo.»
Potrei davvero… andarmene? Smettere di soffrire. «Cosa mi succederà? Sparirò?» Un brivido mi corre lungo il collo e mi fa scuotere la testa. «Potrò rivederli?»
L’uomo allo specchio ha gli occhi calmi, sereni. «Non importa. Solo uno di noi due vivrà dopo questa notte.»
Suona come una minaccia. Torno alla porta e ci sbatto di peso. «Apriti, maledetta. Aiuto!» Niente.
Cado in ginocchio e mi appoggio alla porta. Esplodo in lacrime. «Perché. Cosa significa tutto questo? Chi sei, un fantasma? Un demone?» Mi volto verso lo specchio. «Cosa sei!»
Il riflesso rimane in silenzio.

Forse è giusto così. Forse dovrei finirla qui. Forse… potrò finalmente stare con loro. Ma l’idea di sparire mi terrorizza. Potrei. Dovrei.
Alzo lo sguardo. «No.» Non sceglierò nessuno dei due.
Il riflesso inarca le sopracciglia. «Come?»
Me ne andrò da qui. E vivrò la mia vita.
Mi alzo e metto la mano sulla maniglia della porta. Riempio i polmoni d’aria e la butto fuori, poi spingo in basso la maniglia. La porta si apre.
Il mio salotto è lì nel suo sudicio aspetto. Allora mi volto. Il riflesso è tornato normale.

Accendo la luce, raggiungo il divano e prendo il borsello. Prendo il telefono e apro WhatsApp.
Cerco la chat di Lara, la mia collega.

– Vieni a bere qualcosa al Gips? –



Ciao Emilio e benvenuto!

Hai approcciato l'arena con un buon uso della prosa e del ritmo. Nulla sfugge alla prima lettura, quindi buon uso del flusso informativo, e la tensione cresce man mano che si arriva al climax. La storia è semplice (uomo a pezzi che deve fare i conti con sé stesso), ma il racconto funziona bene. La "voce" dello specchio forse è un pochino troppo esplicativa, ma capisco che funziona da "coscienza" e ci può stare.

La parte che mi ha convinto meno è il passaggio finale: il protagonista sembra sull’orlo della resa, pronto a sparire pur di smettere di soffrire, ma all’improvviso trova in sé la forza di reagire. È un twist positivo, ma rischia di risultare un po’ improvviso, quasi un deus ex machina. Una possibile via si potrebbe trovare nell'incipit, come un messaggio in arrivo da Lara che lui ignora o respinge. Darebbe un senso più circolare alla chiusura e rafforzerebbe la sensazione che non è la realtà a cambiare, ma lui. Vedi se questo ragionamento ti può essere utile.

Al netto di questo elemento, ti rinnovo i complimenti per l'esordio. La forma funziona bene, e il ritmo non ha incertezze. Sei già a buon punto!

A presto e buona edition,

Matteo

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Emilio Campo
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Re: Vieni a bere qualcosa al Gips?

Messaggio#5 » oggi, 13:13

Grazie mille. Mi fa piacere che tu lo abbia apprezzato.
mi sono cimentato nel contest, dopo mesi a dirmi dai al prossimo partecipo. :)

Hai ragione. Con quel messaggio all’inizio avrebbe avuto una chiusura migliore! Non ci avevo proprio pensato.
E invece cosa intendi per voce troppo esplicativa? Che spiega un po’ troppo? Ti sarebbe piaciuto se fosse rimasta più vaga, misteriosa o criptica?

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matt_heels
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Re: Vieni a bere qualcosa al Gips?

Messaggio#6 » oggi, 14:02

Emilio Campo ha scritto:Grazie mille. Mi fa piacere che tu lo abbia apprezzato.
mi sono cimentato nel contest, dopo mesi a dirmi dai al prossimo partecipo. :)

Hai ragione. Con quel messaggio all’inizio avrebbe avuto una chiusura migliore! Non ci avevo proprio pensato.
E invece cosa intendi per voce troppo esplicativa? Che spiega un po’ troppo? Ti sarebbe piaciuto se fosse rimasta più vaga, misteriosa o criptica?


Avrei reso la voce leggermente meno "verbosa" con una piccola asciugatura, ma come dicevo, le battute funzionano anche così, perché è come se a parlare fosse la coscienza di Tommaso, un flusso interiore che lo mette spalle al muro, più che una forza oscura standard, che avrebbe banalizzato il momento. Quindi va bene così :)

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