I commenti di Enrico Luceri ai finalisti
I commenti di Enrico Luceri ai finalisti
Ce l'hai, di Angelo Frascella
Una volta tanto, una narrazione distopica racconta un futuro dove la malattia produce la vita, e l’istinto alla libertà provoca la morte. Ribellarsi è un istinto atavico per sciogliersi dalle catene, ma solo per salire le scale del patibolo. VOTO: 6
Andiamo a mangiare, di Mario Mazzafoglie
La follia provoca illusioni ottiche e la certezza di dialogare con la propria vittima, ma è solo l’incentivo a scatenare l’ennesima pulsione omicida. Con tono pacato, quasi languido, l’analisi di come una mente malata possa distorcere la realtà. VOTO: 7,5
Gengivette sdentate, di Matteo Mantoani
Violare la natura significa nutrirla ciclicamente con sacrifici umani previsti da un sinistro rituale. I frutti di questa sinistra semina saranno corrotti come gli stregoni. Cupo e sinistro come un’antica leggenda, spaventa quando la logica è sopraffatta dall’orrore. VOTO: 6
Il ladro, di Angela Potente
Un uomo vive una vita in prestito per molti anni, dopo averla sottratta. E decide alla fine di restituirla, prima che gli sia sottratta a sua volta dal destino. Quel destino così simile all’angolo di una via: si svolta, e ci si accorge troppo tardi che tornare indietro è impossibile. VOTO: 6+
Vendetta indiana, di Michael Dag Scattina
Il cercatore d’oro affonda le mani nel forziere che ha rubato dopo averne ucciso il proprietario. E scopre troppo tardi il serpente nascosto fra le monete. L’atmosfera e l’ambientazione diventano esse stesse protagoniste della storia. VOTO: 7+
Un posto sicuro, di Luca Moggia
Seppellire, anzi imprigionare i responsabili di un’antica violenza dove si scatenò la loro rabbia, rende la vittima custode del castigo. La forma pacata del racconto aumenta per contrasto l’effetto di una vendetta inesorabile. VOTO: 7
Condoglianze, di Luca Fagiolo
Quando la legge osserva la sua immagine riflessa da uno specchio, scopre che rappresenta sì la giustizia, ma al contrario. Storia secca e precisa come un colpo di Winchester. VOTO: 6,5
L'ombra del destino, di Bruce Lagogrigio
Dai tempi di Shakespeare, l’ombra di Banco rinnova il ricordo di un’antica ingiustizia a ogni Macbeth tormentato. Freddo e tagliente come una lama che scivoli sulla pelle. VOTO: 7-
Colpe di Debora Donadel
La Nemesi non fa sconti: i carnefici diventano vittime delle loro colpe, la vittima diventa carnefice delle colpe altrui e proprie. Il movente in quell’impasto di rancori, rimpianti e rimorsi che per convenzione chiamiamo emozione. VOTO: 8
Una volta tanto, una narrazione distopica racconta un futuro dove la malattia produce la vita, e l’istinto alla libertà provoca la morte. Ribellarsi è un istinto atavico per sciogliersi dalle catene, ma solo per salire le scale del patibolo. VOTO: 6
Andiamo a mangiare, di Mario Mazzafoglie
La follia provoca illusioni ottiche e la certezza di dialogare con la propria vittima, ma è solo l’incentivo a scatenare l’ennesima pulsione omicida. Con tono pacato, quasi languido, l’analisi di come una mente malata possa distorcere la realtà. VOTO: 7,5
Gengivette sdentate, di Matteo Mantoani
Violare la natura significa nutrirla ciclicamente con sacrifici umani previsti da un sinistro rituale. I frutti di questa sinistra semina saranno corrotti come gli stregoni. Cupo e sinistro come un’antica leggenda, spaventa quando la logica è sopraffatta dall’orrore. VOTO: 6
Il ladro, di Angela Potente
Un uomo vive una vita in prestito per molti anni, dopo averla sottratta. E decide alla fine di restituirla, prima che gli sia sottratta a sua volta dal destino. Quel destino così simile all’angolo di una via: si svolta, e ci si accorge troppo tardi che tornare indietro è impossibile. VOTO: 6+
Vendetta indiana, di Michael Dag Scattina
Il cercatore d’oro affonda le mani nel forziere che ha rubato dopo averne ucciso il proprietario. E scopre troppo tardi il serpente nascosto fra le monete. L’atmosfera e l’ambientazione diventano esse stesse protagoniste della storia. VOTO: 7+
Un posto sicuro, di Luca Moggia
Seppellire, anzi imprigionare i responsabili di un’antica violenza dove si scatenò la loro rabbia, rende la vittima custode del castigo. La forma pacata del racconto aumenta per contrasto l’effetto di una vendetta inesorabile. VOTO: 7
Condoglianze, di Luca Fagiolo
Quando la legge osserva la sua immagine riflessa da uno specchio, scopre che rappresenta sì la giustizia, ma al contrario. Storia secca e precisa come un colpo di Winchester. VOTO: 6,5
L'ombra del destino, di Bruce Lagogrigio
Dai tempi di Shakespeare, l’ombra di Banco rinnova il ricordo di un’antica ingiustizia a ogni Macbeth tormentato. Freddo e tagliente come una lama che scivoli sulla pelle. VOTO: 7-
Colpe di Debora Donadel
La Nemesi non fa sconti: i carnefici diventano vittime delle loro colpe, la vittima diventa carnefice delle colpe altrui e proprie. Il movente in quell’impasto di rancori, rimpianti e rimorsi che per convenzione chiamiamo emozione. VOTO: 8
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